L’Aikido è una disciplina marziale nata in Giappone all’inizio degli anni trenta dello scorso secolo. Il suo fondatore, Morihei Ueshiba, si ispirò ai principi del “Budo” giapponese (disciplina basata sul concetto di “non-resistenza”) e del “Daitō-Ryū Aikijūjutsu” (combattimento “senza armi” praticato nel periodo feudale giapponese). Grazie però alle influenze della religione Ōmoto-kyō, Ueshiba arrivò a sviluppare un concetto di “applicazione pratica” dei doni provenienti dalla natura proprio attraverso le tecniche dell’Aikido. Il significato dei termini giapponesi è il seguente: “Ai” vuol dire “unione”, “Ki” esprime l’idea del “soffio vitale” e “Do” significa “percorso”. Traslitterando in italiano i termini, la parola Aikido prende quindi il significato di “percorso verso l’unione col soffio vitale”. In questa guida analizzeremo le tecniche di base di questa disciplina che sta avendo, in questi anni, una grande diffusione in tutto il mondo.
Iniziamo dalla difesa in cui si utilizzano principalmente schivate, sbilanciamenti e distanze. In questa fase, tutti gli eventuali “colpi” inferti, servono solamente a distrarre l’avversario e non sono mai portati a termine. Le principali tecniche difensive dell’Aikido comprendono sia proiezioni (i nage-waza), sia immobilizzazioni (i katame-waza). Tra le proiezioni, ricordiamo per prima la “shiho-nage”. Questa tecnica consiste nel ruotare il corpo facendo perno su di un piede, “tagliando” in una delle quattro possibili direzioni. È considerato un po’ il movimento “base” dell’Aikido ed è fondamentale per imparare tutte le altre mosse. La seconda proiezione è denominata “irimi-nage”. L’obiettivo è di uscire dalla linea di attacco dell’avversario ed entrargli successivamente dal fianco, lanciandolo a terra. L’ultima tecnica di proiezione è chiamata “kote-gaeshi” e consta in una torsione esterna del polso dell’avversario che viene così scaraventato a terra. L’immobilizzazione più importante è la “ikkyo”, con cui si tiene l’avversario a terra facendo pressione su di un gomito senza piegargli il braccio. Data la sua importanza, la “ikkyo” viene anche denominata “prima tecnica”. Vi è poi la “nikyo”, una immobilizzazione praticata con una torsione sul polso, tendendo poi il braccio precedentemente piegato. Le ultime tecniche sono la “sankyo”, attraverso cui si torcono sia il braccio, sia il polso, ed infine la “yonkyo” in cui l’immobilizzazione avviene con una pressione di un particolare punto del braccio.
L’attacco comprende molti colpi e prese. I colpi principali sono il “shomenuchi”, un colpo verticale dall’alto verso il basso alla testa, lo “yokomenuchi”, colpo sempre inferto alla testa o al collo ma partendo da un punto laterale all’avversario ed il “munetsuki”, cioè un pugno. Tra le prese più importanti possiamo citare il “ryotetori”, una presa effettuata con entrambe le mani e il “katatori” una presa fatta alla spalla dell’avversario. Nell’Aikido possono anche essere impiegate delle armi: il “tanto” (cioè il pugnale), il “jo” (bastone) ed il “bokken” (la caratteristica spada di legno). Quando si combatte con il “tanto”, si utilizzano le tecniche illustrate prima (valide per scontri a mani nude). L’importante è che alla fine del combattimento, l’avversario non abbia più in mano il suo pugnale. Con il “jo” si possono usare (in aggiunta alle precedenti) le tecniche del “choku tsuki” (una entrata con l’obiettivo di sferrare un colpo all’addome), del “kaeshi tsuki” (un colpo inferto alla tempia facendo ruotare il bastone) e la “furi komi” (colpire l’avversario alla gola). Gli attacchi che si possono fare con il “bokken” sono invece l’”hume no tachi” (rapido movimento dal basso verso l’alto), ed il “matsu no tachi” (dall’alto verso il basso).
Nell’Aikido è poi molto importante il saluto iniziale tra i due combattenti. Viene fatto per dimostrare il grande rispetto che si ha per l’avversario e per la tradizione di questa nobile disciplina. Molti lo utilizzano anche per trovare la concentrazione necessaria ad iniziare il combattimento, lasciando da parte tutte le distrazioni che potrebbero “inficiarne” il risultato. Per imparare bene le tecniche di questa arte marziale è importantissimo un allenamento costante e di buona qualità. Solitamente ci si allena a coppie, dove una persona sferra l’attacco (“uke”) e l’atra (“nage”) tenta di difendersi. Scambiandosi reciprocamente i ruoli, sotto il costante monitoraggio di un maestro, gli aspiranti aikidoisti possono apprendere le varie tecniche di attacco e difesa, senza mai perdere di vista il fondamento di questa disciplina: individuare un personale percorso verso l’unione col proprio soffio vitale e con tutta la creazione.
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