Le arti marziali giapponesi sono moltissime e si distinguono tanto nello scopo cui mirano quanto nella maniera per raggiungerlo. In questa guida cercheremo di capire la loro storia, le loro origini culturali e le fondamenta su cui nacquero e crebbero, in maniera tale da comprendere le principali differenze fra di esse.
Le arti marziali giapponesi si dividono in due principali categorie, in base alla loro finalitá preminente:
Al primo gruppo appartengono quelle scuole che tendono in primo luogo al miglioramento personale e secondariamente alla vittoria in combattimento (piú caratteristico delle arti marziali moderne). Gendai budo è il termine utilizzato per le scuole moderne, quelle create dopo gli anni 1866-1876, ma è anche impiegato per definire e riferirsi ad arti marziali che sono orientate all’automiglioramento. Un’ulteriore differenza viene determinata dal suffisso “do” – che significa “la via”.
Alla seconda categoria appartengono le discipline il cui scopo prioritario è la vittoria in combattimento e quello secondario il miglioramento personale. Koryu è il termine usato per definire le scuole tradizionali di arti marziali, quelle create prima degli anni 1866-1876, ma puó anche essere impiegato per identificare questo tipo di orientamento. Un’ulteriore differenza è riscontrabile nell’utilizzo del termine “jutsu”- che significa abilitá, capacitá. Alla luce di ció possiamo ulteriormente specificare che “Bujutsu” è l’arte della guerra, e “Bugei” l’arte marziale. Entrambe i termini sono usati per le arti designate specificamente alla vittoria in combattimento. Bujutsu è l’effettiva teoria sottostante l’arte marziale. Bugei invece rappresenta l’insieme delle tecniche di allenamento. “Budo”, la via delle arti marziali, viene impiegato per descrivere le arti marziali orientate all’evoluzione del sé; tutto ció che comprende la crescita personale.
Storicamente le arti marziali giapponesi si distinguono da quelle del resto del mondo tanto per ragioni geografiche (a causa dell’isolamento parziale delle isole che costituiscono il Giappone), quanto per la maniera particolare in cui le loro armi si sono evolute. Gli anni compresi fra il 646 ed il 702 furono fondamentali per il loro sviluppo. Fu in quel periodo che il governo imperiale tentó di formare un esercito organizzato, sul modello di quello cinese. In questi anni la classe guerriera era definita “samurai” e lo sviluppo delle arti marziali tutt’oggi praticate ebbe inizio con essi (a parte il sumo, che nacque come sport e non come combattimento). I primi guerrieri samurai venivano addestrati in combattimento a cavallo e tiro con l’arco. Essi iniziarono ad usare la spada come loro arma principale solo durante il Medioevo. Fu nel 14° secolo che un fabbro dal nome Masamune creó la struttura della Katana – la spada giapponese, quella che conosciamo oggi. Il fatto che i metodi di lotta giapponesi si evolverono attorno al mondo dei samurai ha due importanti implicazioni.
Bushido – “la via del guerriero” – era un codice comportamentale su cui si basava la vita dei samurai. In particolare definiva uno specifico stato mentale durante la battaglia. Tracce di tale codice mentale e di comportamento si possono ritrovare facilmente in tutte le arti marziali giapponesi.
Combattimento armato – dato dal fatto che i samurai erano protetti e coperti da un’armatura. Questi concetti hanno influenzato lo sviluppo del combattimento a mani nude. Le arti marziali giapponesi sono rinomate per i loro ”joint locks” (blocchi congiunti) e “submission holds” (prese di sottomissione). Il Jiu-jitsu è considerato la madre di tutte le discipline di combattimento a mani nude. Questa tecnica mira a risolvere la situazione in cui un samurai viene lasciato senza armi e deve affrontare un nemico armato. Il Buddismo Zen, religione e filosofia molto diffusa in Giappone, è un’altro fattore molto importante nello sviluppo delle arti marziali. Questa forma di pensiero venne adottata dai praticanti come parte fondante dello stile di vita, indipendentemente dall’evoluzione che l’arte conobbe, fosse essa orientata al combattimento come alla crescita personale.
Vediamo ora alcuni fra i principali stili delle arti marziali giapponesi. Arti moderne:
• Karate (significa svuotare la mente, sgomberare i pensieri negativi), strumento di autodifesa e filosofia di vita;
• Aikido (significa armonia dello spirito), tecnica che mira a soggiogare l’avversario attraverso il completo controllo del proprio corpo e mente;
• Kendo (significa “via della spada”) combattimento con lo Shinai, spada in bambú ed armatura Bogu;
• Judo (significa via della cedevolezza), combattimento a mani nude, teso a soggiogare l’avversario con prese. Arti tradizionali:
• Sojutsu (significa arte della lancia), combattimento con la Yari, lancia, principale arma dei fanti dell’esercito;
• Ninjutsu (significa arte dell’invisibilitá), tecniche di guerriglia, nei nostri giorni la disciplina associata ai ninja
• Ju jitsu (significa arte gentile), mira ad immobilizzare il nemico ed ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo;
• Sumo (mai concepito per il campo di battaglia), lotta corpo a corpo.
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