Yamato Takeru (Yamato, 375 –
Ise, 455) è stato un principe giapponese che, con le sue eroiche
gesta, soffocò diverse rivolte contro il potere centrale del paese
detenuto da suo padre, il sovrano del regno di Yamato.
I frammentari riferimenti storici che
lo riguardano, mettono in dubbio la sua effettiva esistenza e ne
fanno un personaggio leggendario, sebbene un principe pare esser
realmente esistito con tale identità, durante quello che le antiche
fonti giapponesi chiamano "Il periodo degli enigmi" nel IV
secolo - V secolo d.C.
Secondo tali fonti, fu il figlio
dell'imperatore Keikō, ed il padre dell'imperatore Chūai.
I riferimenti storici che lo riguardano
sono contraddittori, ma la sua epopea, ampiamente riportata negli
antichi testi di corte, fornisce un quadro originale su quelli che
erano i rapporti di forza e gli schieramenti della corte di Yamato e
dei clan delle altre province del Giappone.
La
collocazione storica
Fondatore dello stato fu, secondo la
tradizione, il leggendario imperatore Jimmu, discendente della dea
del Sole, Amaterasu Omikami, che nel VII secolo a.C. condusse le sue
armate alla vittoria che gli garantì il controllo della regione di
Yamato.
Durante il periodo Kofun ("Degli
Antichi Tumuli"), che va dal 250 d.C. al 538 d.C., si assiste al
lento passaggio da una condizione di frammentazione politica, in cui
regna l'anarchia e la lotta tra i vari regni tribali giapponesi, ad
una progressiva unificazione politica del paese, ad opera del Regno
di Yamato, sito nella parte centrale dell'isola di Honshū.
L'affermazione definitiva degli Yamato avviene durante il periodo
Asuka, dal 538 al 710 d.C., che segna l'uscita del paese
dall'oscurità dei tempi antichi e la fioritura di una cultura
moderna.
Il personaggio
Il principe Yamato Takeru rappresenta
l'equivalente nipponico del cavaliere "senza macchia e senza
paura" medioevale europeo. Il suo nome, che significa "Eroe
del Giappone", può essere riferito ad altre personalità del
paese, dove si stava passando dalla tradizione orale a quella
scritta. Gli annali cinesi riportano come le prime iscrizioni in
cinese furono inviate in Giappone nel 57 d.C. Gli annali giapponesi
antichi Nihongi, fanno risalire alla fine del terzo secolo
l'invio dei primi studenti giapponesi in Cina per apprendere la
scrittura. Ma sarà nel VI secolo che avverrà una discreta
diffusione dell'uso dei caratteri cinesi.
Alla fine del VI secolo, il buddhismo
divenne religione di Stato in Giappone, ed iniziò un processo di
sincretismo tra la nuova dottrina e quella tradizionale del paese, lo
Shintoismo. Lo "Scin-to", letteralmente "Via degli
Spiriti", si basa sulla tradizione mitologica giapponese che
annovera innumerevoli personaggi a cavallo tra leggenda e realtà
storica, come nel caso di Yamato Takeru e dei primi imperatori del
paese.
La leggenda
Yamato (大和)
era il nome dell'antica provincia i cui clan unificarono il paese.
Per estensione l'intero regno assunse tale nome. Takeru (長ける)
è un verbo che esprime il concetto di eccellere, essere superiore ed
identifica l'eroe.
L'epopea di Yamato Takeru narra che fu
un principe di nome Ousu, secondo di due gemelli figli
dell'imperatore Keikō. Tale legame di parentela implica un problema
di collocazione storica, essendo Keikō il semi-leggendario 12º
sovrano di Yamato, che secondo i Nihongi visse tra il 71 d.C.
ed il 130 d.C.), tre secoli prima del periodo descritto dai Nihongi
per Takeru. L'altra antica fonte giapponese, i Kojiki, sono
apparentemente più fedeli nel riportare la storia di Yamato Takeru,
che viene collocata in un periodo diverso.
Il violento temperamento del giovane
Takeru lo portò ad uccidere il fratello per aver mancato di rispetto
al padre. Questi, spaventato, lo allontanò dalla corte dandogli il
pericoloso incarico di combattere contro un regno che si trovava
nell'ovest di Honshū, ed uno che si trovava in Kyūshū. Il clan dei
Kumaso, che comandava in quest'ultimo regno, venne annientato da
Takeru con uno stratagemma, si travestì da cameriera per infiltrarsi
in un banchetto di corte ed uccidere i presenti. Con il grande
stupore del padre, riuscì a sconfiggere tutti i potenti nemici, uno
dei quali, ammirato dalle sue doti di guerriero, gli assegnò il nome
Yamato Takeru.
L'imperatore non lo voleva a corte e,
al ritorno dall'impresa, gli assegnò un altro duro incarico,
sottomettere le popolazioni ribelli Emishi, storicamente collegate ai
tuttora esistenti Ainu, che si erano sollevate nei territori ad est.
Lungo il tragitto incontrò la zia Yamato, sacerdotessa del tempio di
Ise che, mossa a compassione, gli consegnò la leggendaria spada
Kusanagi-no-tsurugi, appartenuta al Kami delle Tempeste Susanoo,
fratello della grande Dea del Sole Amaterasu. Dopo aver perso la
moglie Ototachibanahime durante una tempesta, si scontrò a più
riprese coi ribelli e riportò l'ordine nella provincia ottenendo
nuovi successi.
Sulla strada del ritorno, offese il
Kami del monte Ibuki, le cui maledizioni gli procurarono una grave
malattia e la morte, che avvenne nell'antica provincia di Ise,
l'odierna prefettura di Mie, nel quarantatreesimo anno del regno di
Keikō. Una statua che lo raffigura, a ricordo del funesto evento, è
stata collocata sulla sommità del monte Ibuki.
I suoi averi e la spada vennero
dapprima custoditi dalla moglie, ed in seguito vennero trasferiti nel
santuario Atsuta, lui dedicato, sito nell'odierna città di Nagoya.
Tale santuario è tuttora uno dei più venerati del Giappone. Secondo
la leggenda, dopo la morte Yamato Takeru si trasformò in un uccello
bianco e volò via. Le sue spoglie sono custodite nel mausoleo del
piviere bianco, che si trova a Ise.
Discrepanze dei riferimenti storici
Gli eventi narrati nella leggenda di
Yamato Takeru sono contenuti negli antichi testi giapponesi dell'VIII
secolo d.C., noti come Kojiki e Nihonshoki. Il periodo
in cui viene ambientata l'intera leggenda, dalla descrizione della
casa regnante alla morte dell'eroe, è compreso in un arco di circa
centotrent'anni, tra il 370 d.C. ed il 500 d.C.. Sicuramente non poté
un singolo uomo pacificare l'intero paese. Il processo di unità
nazionale richiese alcuni secoli. Viene collocata attorno al 480 d.C.
l'espansione giapponese a danno dei nativi indigeni Ainu, che vennero
spinti a settentrione, proprio come narra la leggenda di Yamato
Takeru.
Si può ipotizzare che possa essere
stato uno degli strateghi più abili al servizio dell'imperatore
Ingyō, che regnò tra il 411 d.C. ed il 453 d.C.. A riprova della
inaffidabile cronologia delle battaglie, l'arco temporale degli
avvenimenti trasfigurati nella leggenda dell'eroe è di circa
ottant'anni, compresi tra il 375 d.C. ed il 455 d.C., troppi per una
persona dedita all'arte della guerra che - considerati gli elevati
rischi - difficilmente raggiungeva i cinquant'anni d'età.