mercoledì 12 novembre 2014

Tambura

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Il tambura, tampura, tanpura, o tambora è uno strumento musicale della tradizionale indiana. La sua forma assomiglia a quella di un liuto dal collo allungato ed è uno strumento a corde. La forma del corpo del tambura è simile a quella del sitar, ma senza tasti - solo le corde aperte vengono suonate per accompagnare altri musicisti. Ha quattro o cinque (raramente sei) corde metalliche, che vengono pizzicate una dopo l'altra in modo regolare per creare una risonanza armonica sulla nota fondamentale (chiamata bordone o drone).


martedì 11 novembre 2014

Lanterna di carta

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Le lanterne di carta sono disponibili in varie forme e dimensioni, così come in parecchi metodi di costruzione. Nella forma più semplice, sono dei sacchi di carta con una candela al loro interno; mentre le più complesse sono costituite da una corazza di bambù o metallo rivestita di carta dura.
Talvolta, le lanterne possono essere fabbricate in seta colorata (solitamente rossa) o vinile. Le lanterne di seta sono anche molto pieghevoli, ma hanno rivestimenti in metallo; inoltre sono decorate con caratteri e disegni cinesi. Le lanterne in vinile sono molto durevoli; possono resistere alla pioggia, alla luce del Sole ed al vento. Le lanterne di carta non durano molto: la carta dorata su di esse diviene bianca e la seta rossa diventa rosa.
Queste lanterne sono popolari in Cina, in Corea ed in Giappone ed in tutti i quartieri dove predomina una maggioranza asiatica (comunemente detti Chinatown). Le si trova per esempio all'esterno e nelle vetrine dei negozi per attirare l'attenzione.
A Natale le comunità ispaniche hanno l'abitudine di mettere delle candele tradizionali in piccoli sacchetti di carta bianca. Queste lanterne sono conosciute come luminaria o farolitos.


lunedì 10 novembre 2014

Quanto sarebbe pericoloso il famoso pugno a un pollice di Bruce Lee contro gli avversari in un ring di box o MMA?

Nel 1964 e nel 1967 Bruce Lee fece dimostrazioni al torneo di Karate di Long Beach Internationals di Ed Parker.
All'epoca, il Wing Chun Gung Fu non era ancora molto conosciuto nella scena delle arti marziali statunitensi.
"Il famoso pugno a un pollice di Bruce Lee" era una prodezza dimostrativa progettata per mostrare l'energia di un pugno a corto raggio praticato nel Wing Chun Gung Fu.
Quindi ogni volta che un pugile o un combattente MMA usa un pugno a corto raggio, usa gli stessi principi e meccanismi di Bruce Lee.


Le condizioni / situazioni esistenti in un ambiente dimostrativo non sono ovviamente le stesse di un incontro di boxe o MMA!






domenica 9 novembre 2014

Cosa dovrei sapere prima di fare a botte?



Ho fatto a botte molte volte nella mia vita. Alcune volte ho vinto, altre ho perso. Questo è quello che succede quando non sei bravo a scegliere quando lottare. Ho combattuto in tutti i tipi di Arti Marziali: Krav Maga, BJJ, Shotokahn Karate, Muay Thai, wrestling, combattimento di strada, e sono stato addestrato in alcune discipline interessanti come il combattimento con il coltello. Ci sono alcune cose che dovresti sapere per alcuni diversi scenari:
  • Se ti trovi in ​​una rissa con una persona a caso, preparati ai guai se rimani fino a quando arrivano i poliziotti.
  • Guardati le spalle. Non sai mai quanti amici ci possono essere in zona.
  • Qualunque cosa che vi circonda può essere usato come arma. Pali, bottiglie di birra, rocce, ecc.
  • Non ci sono regole nei combattimenti di strada. Non c'è lotta leale. È vincere o perdere e significa anche che qualche volta vivi o muori.
  • Non sai mai quanto è allenato il tuo avversario quindi stai attento con chi inizi a lottare.
  • Non smettere mai di colpire fino a quando non smettono di muoversi. Sì, questo significa colpirli quando sono giù. Non mollare. Non dare loro la possibilità di invertire la tendenza. Combattere con "onore" ti farà uccidere.
  • I posti migliori per colpire qualcuno sono lungo il lato della mascella.
  • Non colpire gli occhi o la parte superiore della testa. Ci sono buone probabilità che ti spezzerai le tue ossa invece delle loro.
  • Dai il pugno con le prime due nocche, non con il mignolo o con le nocche con un anello. Parlando per esperienza, se non lo farai ti spezzerai il tuo quarto o quinto metacarpo.
  • Non usare i calci. Non m'importa di quello che hai imparato durante le tue lezioni di arti marziali, un ragazzo come me ti afferrerà la gamba e non sarà divertente.
  • Ricorda che non sei fatto di vetro. Non aver paura di ricevere un pugno se ti fa guadagnare una posizione migliore. Stai sacrificando un pedone per prendere la regina.
  • Parlare è per bambini e fighette. È una perdita di tempo e ti fa sembrare stupido. Se hai intenzione di combattere, chiudi la tua fottuta bocca e combatti.
  • Dovresti imparare a usare l'inerzia di un avversario.
  • Due delle tue migliori armi nel tuo corpo sono i tuoi gomiti e le tue ginocchia. Sono difficili da rompere e sono molto forti.
  • La tua arma migliore è la tua mente. Pensa al tuo nemico e hai buone probabilità di vincere.
  • Ultimo, ma non meno importante... Buon divertimento! Il combattimento è uno dei più grandi passatempi dell'umanità! Non c'è niente di meglio di un po' di sport, anche se con un po' di sangue.




sabato 8 novembre 2014

A livello culturale, da cosa le arti marziali giapponesi si differenziano da quelle cinesi?

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Le arti marziali giapponesi ( karate,jujitsu,aikido) si sono sviluppate sopratutto attorno al contesto feudale.
Partono più che altro dal presupposto sia chi esegue che chi risponde indossi l'armatura da samurai.
Se si nota le movenze di un karateka, con posizioni basse, possenti, stabili ma lente sono tipiche di un guerriero appesantito da un'armatura che si difende altresì da avversari con armatura.
Il jujitsu fa dei suoi capisaldi leve articolari, proiezioni e strangolamenti in quanto erano le tecniche che più risultavano efficaci contro un avversario bardato appunto di armatura.
Nelle arti marziali cinesi invece lo scopo era difendersi non in un campo di battaglia con tanto di corazza, ma difendersi da briganti e malintenzionati nelle viuzze delle città o delle campagne.
Magari anche con armi di matrice contadina, (bastoni, coltelli, nunchaku).
Ecco allora che le posture degli stili cinesi differiscono da quelle degli stili giapponesi in quanto auspicano maggiore mobilità, scioltezza e agilità.
Si narra che durante l'occupazione della Cina da parte del Giappone prima dell'avvento del regime di Mao Tse Tung, avvenissero molti scontri tra combattenti cinesi contro giapponesi, quasi sempre a favore dei primi.

Che questa cosa sia completamente vera o che sia soltanto leggenda per tessere le lodi delle arti marziali cinesi, non è dato a sapersi.




venerdì 7 novembre 2014

Ji

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Il Ji () è un'antica arma inastata cinese, ad oggi ancora in uso nelle arti marziali cinesi, normalmente considerata la versione sinica dell'alabarda occidentale.
Il Ji è, in buona sostanza, un'evoluzione della lancia di metallo Mao () ottenuta combinando quest'ultima con l'ascia-daga (Gē). Il Ji fu creato tra l'epoca della dinastia Yin e quello della dinastia Shang. Anticamente era decorata con monete e nastri colorati di seta.
Il Ji interamente in bronzo fu utilizzato ampiamente dalla dinastia Zhou occidentale e quella in ferro apparve nel periodo degli stati combattenti. Durante la dinastia Qin e la dinastia Han il Ji divenne un'arma importantissima utilizzata sia dalle forze di cavalleria che di fanteria. Gradualmente scomparve dai campi di battaglia tra il periodo della dinastia Jìn e l'epoca delle Dinastie del Nord e del Sud. Nel contempo, però, il Ji iniziò ad essere ampiamente utilizzato durante le dimostrazioni popolari. Durante la dinastia Sui e la dinastia Tang, l'arma fu definitivamente relegata alla pratica spettacolistica, all'esercizio fisico e alle cerimonie onorifiche, perdendo una valenza bellica vera e propria.

Varianti
Nel corso della storia sono stati prodotti numerosi tipi di questa arma:
  • Jiuquji (九曲戟);
  • Fangtianhuaji (方天画戟);
  • Qinglongji (青龙戟);
  • Duanji (短戟);
  • Shuangji (双戟);
  • Maji (马戟).


giovedì 6 novembre 2014

Spuntone

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Lo spuntone è un'arma inastata rassomigliante alla partigiana, sviluppata in Italia e largamente in uso alla fanteria d'Europa nel XVII secolo. Cadde in disuso solo nella seconda metà del XIX secolo.

Storia
Lo spuntone venne inventato in Italia durante il Medioevo, pare come arma di rappresentanza o da utilizzarsi per la difesa delle mura durante un assedio. Nel XVII secolo venne riscoperto dalle truppe di fanteria che se ne servirono come mezza-picca nei quadrati di picchieri ormai costituenti l'imperante modello campale (v. Pike and Shot).
«SPUNTONE. s.m. In franc. Esponton. Arme d'asta con lungo ferro quadrangolare o tondo, non molto grosso, ma acuto in punta. Era in uso ne' tempi cavallereschi, ma non era arme di battaglia. Venne ripigliato dagli eserciti moderni nel secolo XVII, e durò sin quasi alla fine del XVIII come arme degli uffiziali delle compagnie d'infanteria, ed era una Mezza picca lunga otto piedi francesi. Andò in disuso nelle guerre della rivoluzione francese. Si annovera altresì colle altre armi d'asta nelle difese che si fanno talvolta con essi negli assedii.»
(Grassi, Giuseppe (1833), Dizionario militare italiano, 2. ed. ampliata dall'a., Torino, Società Tipografica Libraria, v. III-IV, p. 165.)
Nel corso del XVIII secolo, mentre la maggior parte delle armi bianche andava scomparendo dai campi di battaglia europei, sostituita dalla capillare diffusione della baionetta, lo spuntone rimase in uso come arma distintiva dei sottoufficiali di truppa (v. sergentina): alcuni sottufficiali inglesi se ne servirono durante la Battaglia di Culloden (16 aprile 1746). Ancora durante le Guerre napoleoniche, lo spuntone era arma precipua dei sergenti che se ne servivano per difendere l'insegna del reparto dagli attacchi della cavalleria. L'incredibile longevità di questa arma inastata ne fece l'unica mai apparsa nella panoplia dei soldati degli Stati Uniti d'America: venne utilizzata, per esempio, nella celeberrima spedizione di Lewis e Clark come arma difensiva degli esploratori contro gli orsi grizzly.
Ad oggi, lo spuntone è ancora in uso quale arma cerimoniale della Old Guard Fife and Drum Corps (U.S. Army).

Costruzione
Rispetto alla picca, lo spuntone è arma dalle dimensioni più contenute, la cui lunghezza complessiva non superava i 2,5 m:
  • La lama sviluppa dalla gorbia in un disco piatto dal quale dipartono un robusto corpo lanceolato diritto, appuntito ed affilato da ambo i lati, e due protuberanze lateriali, a volte in forma di rebbi arcuati, sensibilmente più corte della centrale. In alcuni modelli, il corpo piatto centrale della lama serve da innesto ad una lama di scure;
  • Astile ligneo solido, maneggevole.
Data la foggia tripuntuta della lama, lo spuntone contende spesso al brandistocco la nomea di "tridente da guerra". L'evidente differenza tra spuntone e brandistocco è che in quel'ultimo tutte e tre le lame dipartono dalla gorbia.


mercoledì 5 novembre 2014

Scherma genovese

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La scherma genovese è uno stile di scherma originatosi a Genova a partire dal X secolo che prevede l'uso di armi tipiche come il coltello genovese, la spada d'abbordaggio genovese e lo spadone genovese.


martedì 4 novembre 2014

Zhi neng

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Zhi neng (智能) o Chi-lel da alcuni parlanti statunitensi è uno stile di Qi gong ideato alla fine degli anni settanta dal dottor Pang He Ming.
Zhi () significa "conoscere", "comprendere"; Neng () significa "saper o poter fare". Zhi neng Qi gong (智能气功) significa quindi il Qi gong che sviluppa e consente di usare le capacità della mente. Infatti alcuni lo chiamano "Qi gong della saggezza" (wisdom qi gong).
Il suo scopo è quello di armonizzare il praticante con l'ambiente che lo circonda tramite l'equilibrazione del proprio Qi con il Qi dell'universo. In particolare, il tipo di Qi con il quale il Zhi neng lavora è lo Hun-yuan Qi (混元氣). Lo hun-yuan qi si definisce con tre caratteristiche:
  • è il Qi originario, primordiale, dal quale tutta la materia si è formata, è quindi antecedente alla divisione della Natura in Yin e Yang;
  • è presente in ogni cosa, in tutto l'universo;
  • può essere mosso tramite la mente, con l'intenzione: chiunque concentrandosi può focalizzarlo in un punto qualsiasi dello spazio.
Con la pratica del Zhi neng è possibile modificare la struttura subatomica di ogni cosa. Questa capacità è insita in ognuno di noi, con questo stile di Qi gong siamo solamente in grado di rendere più efficace un tipo di operazione che già facciamo di continuo. Il desiderio, l'intenzione, è in grado di modificare l'ambientre che ci circonda, è solo questione di tempo e costanza, ma il risultato si ottiene.
Quindi il Zhi neng Qi gong è in grado di curare qualsiasi malattia, è sufficiente indirizzare la pratica verso il problema che vogliamo eliminare e la costanza nella pratica ci guarirà. La guarigione si ottiene con un automatico e in parte inconsapevole mutamento della struttura subatomica degli organi interessati. In maniera minore si modifica tutto il corpo, proprio perché l'obiettivo ultimo del Zhi neng è l'armonizzazione di tutto il nostro corpo con l'ambiente.
Il Zhi neng Qi gong può essere praticato da chiunque, indipendentemente dall'età o dallo stato di salute, l'importante è tenere presenti i seguenti principi:
  • costanza
  • corretta esecuzione dei movimenti
  • calma e rilassamento
  • concentrazione
La pratica individuale consente di affinare la propria capacità di gestire e condurre il Qi, la pratica in gruppo è però più potente, perché grazie all'unione dei campi energetici individuali permette di muovere un maggior quantitativo di energia (qi).

Pang He Ming
Pang He Ming 庞鹤鸣 (nato nel 1940 a Dingxing, provincia dello Hebei, Cina) inizia la sua pratica medica secondo la medicina occidentale nel 1958, dopo essersi laureato presso il Collegio di medicina di Pechino. Dopo altri quattro anni di studio presso l'Associazione medica cinese di Pechino fa il dottore di medicina tradizionale cinese, e proprio in questi anni si avvicina al Qi gong e al Taijiquan.
Alla fine degli anni settanta codifica il Zhi neng Qi gong. Nel 1980 diffonde la prima parte degli esercizi, nel 1985 la seconda e nel 1991 la terza.
Esistono sei livelli di Zhi neng Qi gong, ma solo i primi tre sono stati resi noti da Pang Ming in quanto si può accedere al successivo livello di pratica solo dopo aver perfettamente compreso gli esercizi del proprio livello.
Attualmente il gran maestro Pang He Ming si è ritirato dall'attività di insegnamento per dedicarsi nuovamente allo studio del Zhi neng.

L'istituto Hua Xia Zhi neng Qi gong training center
Nel 1988 il gran maestro Pang He Ming fondò lo Hua Xia Zhi neng Qi gong training centre, ossia un ospedale ove migliaia di persone venivano addestrate nella pratica del Zhi neng per guarire dalle malattie senza medicine. All'inizio l'istituto era situato a Shijiazhuang, nella provincia dello Hebei, con il nome di Hebei Shijiazhuang Zhineng Qigong College, ma nel novembre 1991 si spostò a Qinhuandao con il nome definitivo. Nel 1996 viene fondato inoltre lo Hua Xia Zhineng Healing Center a Fengrun, nella contea Tangshan, sempre nella provincia dello Hebei.
Nel 2000 però la sede dovette chiudere a causa del divieto di pratica di Qi gong per gruppi di più di 50 persone stabilito dal governo cinese in seguito agli avvenimenti legati alla setta Fa-lun gong. In dodici anni nella Hua Xia sono transitati più di 300.000 degenti afflitti da più di 180 sindromi diverse registrando un miglioramento delle condizioni nel 95% dei casi. Nel 1997 lo China Sports Boreau fece un'indagine per evidenziare quali sono i venti migliori stili di Qi gong riguardo al miglioramento della salute e il zhineng risultò al primo posto.

Il primo livello
Gli esercizi principali del primo livello di Zhi neng qi gong sono i seguenti:
  • la forma Peng qi guan din
  • la posizione statica di fusione dei tre cuori (San xin pin Zhan-zhuan)
  • le flessioni sulle gambe (dun qian fa)
  • zhen-qi
  • stiramento dell'energia (la-qi)
Dopo ogni movimento di raccolta dello hun-yuan qi si porta questo al dan tian inferiore.
Prima di iniziare ognuno di questi esercizi è bene prepararsi nel modo seguente:
  1. rilassare ogni parte del corpo partendo dall'alto verso il basso
  2. creare un campo energetico, al fine di fondersi il più possibile con lo Hun-yuan qi dell'universo. Per creare un campo energetico è sufficiente immaginare di ingrandirsi sempre di più, aumentando le proprie dimensioni sino a comprendere gradualmente tutto il cosmo.
  3. indirizzare la pratica verso un obiettivo (per esempio guarire il cuore, oppure rafforzare i muscoli delle gambe, far crescere la pianta che ho accanto...)
I punti del corpo stimolati sono qui elencati dall'alto al basso:
  • Bai-hui: sul piano sagittale mediale del corpo, si trova all'apice del capo sopra le orecchie;
  • Yin-tan: a metà strada tra le sopracciglia;
  • Yu-zhen: dietro il capo, opposto a YIN-TAN;
  • Chi-hu: sono due punti, sopra ogni capezzolo, immediatamente sotto la clavicola;
  • Da-bao: sono due punti opposti (uno a sinistra l'altro a destra) all'altezza della parte finale dello sterno, sono situati sul piano frontale mediale del corpo;
  • Ming-men: sulla colonna vertebrale, all'altezza dell'ombelico;
  • Lao-gun: chiudendo ogni mano a pugno, è dove il medio tocca il palmo;
  • Hui-yin: a metà strada tra l'ano e i genitali;
  • Yong-quan: sulla pianta di ogni piede, a metà sulla linea che connette il terzo dito al tallone.


lunedì 3 novembre 2014

Si Euli

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Il Si Euli è un coltello-pugnale tradizionale indonesiano, originario dell'isola di Nias (e più precisamente della parte settentrionale dell'isola), a ovest di Sumatra. Esistono varie versioni dell'arma, portate quotidianamente dagli uomini.

Descrizione
È un coltello dotato di lama stretta e diritta; il manico, curvo verso l'estremità o leggermente piegato a metà della sua lunghezza, è separato dalla lama tramite una ghiera d'ottone. L'estremità dell'impugnatura può essere appiattita. Il fodero è diritto e, in prossimità dell'apertura per accogliere la lama, presenta una sporgenza perpendicolare alla sua lunghezza che si allunga verso il lato tagliente della lama. Verso il lato posteriore è presente una protuberanza leggermente ricurva. Il fodero può essere avvolto con del filo d'ottone e avere delle catenelle a cui vengono appese delle piccole campane. L'arma è portata diagonalmente al centro della cintura.


domenica 2 novembre 2014

Zweihänder

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La zweihänder (tedesco per “doppia impugnatura”, chiamato anche bidenhänder o bihänder), meglio noto come spadone, è un tipo di spada a due mani sviluppatasi nel corso del Rinascimento in Italia e nelle terre gravitanti intorno al Sacro Romano Impero Germanico (fond. Germania e Svizzera).

Costruzione
Stando alla trattatistica italiana di scherma tradizionale, lo spadone doveva essere alto quanto lo schermidore che lo brandiva (dove invece la spada a due mani doveva essere alta quanto l'ascella dello schermidore). L'elsa era di dimensioni prodigiose, con manica nominalmente "a due mani" ma, in realtà, nell'ordine dei quattro palmi (circa 50 cm) e guardia a crociera con bracci diritti di lunghezza complessiva simile a quella della manica. Con una simile impugnatura, lo schermidore riusciva ad imprimere velocità al pesante fendente dello spadone, sfruttando la mano avanzata, contro l'impugnatura, come perno e quella arretrata, presso il pomolo, come leva.
L'apparato decorativo del fornimento era, nella zweihänder, di solito scarso ma esistevano modelli riccamente decorati con materiale pregiato quale l'avorio. Tipica nell'arma era comunque la presenza di due anelli dipartenti dalla crociera, simili a quelli tipici della guardia di una katzbalger.
«Il spadone al modo eh 'oggi s'usa con quattro palmi di manico & piu et con quella croce grande non è stato ritrovato affine di adoprarlo da solo a solo a ugual partito come l'altre arme delle quali habbiamo trattato, ma per poter con esso solo a guisa d'un galeone fra molte galere resistere a molte spade o altre arme»
(Giacomo Grassi, Ragione di adoprar sicuramente l'Arme sì da offesa, come da difesa [...])
«...tal che esso Spadone viene ad esser compartito mezo in difendere, e mezo in offendere, e la sua lunghezza deve essere tanto lungo quanto è un huomo proportionato, ne grande, ne picciolo, esso deve havere doifili taglienti, e dev'esser molto leggiero, per poter l'osservatore di quest'arte, tirar di colpi di taglio, e punta, con maggior velocità, e minor fatica; ancora deve havere buon fornimento, per assicurare la mano istrumento principale d'operare secondo la natura, e regola dell'arte.»
(Francesco Alfieri)
In alcuni casi, una seconda guardia, costituita da denti di arresto (parierhaken) simili a quelli di uno spiedo da guerra o di una corsesca, lunghi all'incirca 5 cm, proteggeva l'estremità superiore del ricasso, a protezione della mano quando lo schermidore doveva eseguire manovre a "Mezza Spada".
La lama dello spadone era lunga generalmente un metro, a volte più, ed aveva il ricasso spesso protetto da una manica di cuoio. Parte della lama poteva avere il filo, su ambo i lati, ondulato. L'effettiva utilità di un "tagliente" a profilo ondulato è ad oggi ancora dibattuta: l'ipotesi che potesse servire per migliorare il colpo di taglio al momento dell'impatto, specialmente contro le aste di picche o alabarde, viene normalmente scartata; più interessante è invece l'ipotesi che il tagliente a serpentina servisse per scaricare maggior peso sulla lama della spada di un avversario al momento della parata, ipotesi questa che trova riscontro nella tipologia di spada da lato flambard diffusasi concomitantemente allo spadone come arma da duello.
Fatte salve le particolarità della linea e la modalità di utilizzo, le dimensioni degli spadoni europei, durante il XVI secolo erano molto varie. Una cernita degli spadoni conservati presso il museo Landeszeughaus di Graz rivela una lunghezza media di 170 cm ed un peso medio di 3,5 kg ma l'esemplare più grosso, pur restando nel campo delle armi pratiche e non cerimoniali, misura 199 cm per un peso di quasi 6 kg. Per quanto riguarda invece le armi dell'areale mediterraneo, come il Montante spagnolo, si stima una lunghezza media di 150 cm per un peso di 2-2,5 kg.
Esistevano anche zweihänder con lama interamente a serpentina. Si trattava sempre di armi decorative, caratterizzate da dimensioni e peso addirittura superiori rispetto agli spadoni per uso pratico: oltre 2 metri di lunghezza per più di 7 kg di peso. Questo tipo di arma era detta flamberga per la similitudine tra la lama ed il profilo della fiamma.

Storia
Giunto alla sua forma definitiva nelle terre gravitanti intorno al Sacro Romano Impero Germanico (fond. Italia, Germania e Svizzera) nel XV secolo, la zweihänder divenne famosa durante il Rinascimento come arma distintiva dei Mercenari svizzeri prima e dei Lanzichenecchi, corpo di fanteria creato dall'imperatore Massimiliano I d'Asburgo in opposizione agli svizzeri, poi. Luogo d'origine dell'arma, variante della normale spada a due mani utilizzata nel Tardo Medioevo per i duelli a piedi tra cavalieri, fu probabilmente la Spagna ove però l'arma, nota come Montante (anche Espadon in epoca successiva), non raggiunse mai le dimensioni prodigiose degli esemplari tedeschi.
L'uso della zweihänder, variante della normale spada a due mani utilizzata nel Tardo Medioevo per i duelli a piedi tra cavalieri, subì, nel corso del Rinascimento, una radicale evoluzione. Arma pesante e d'ampio raggio, votata a massicci attacchi di taglio, divenne equipaggiamento standard dei fanti più massicci e degli spadaccini più abili, disposti nelle linee frontali dello schieramento ed incaricati di sfrondare a furia di fendenti la selva delle picche nemiche per permettere ai compagni di caricare a fondo. Rispetto alla spada a due mani tradizionale, destinata allo scontro spadaccino-vs-spadaccino, lo spadone divenne quindi un "tranciapicche". Nel confronto poi con un avversario disarmato o armato di spada, lo spadone, quando non vibrato per mutilare, trovava la sua efficacia quale surrogato di un'arma inastata: lo schermidore, con la presa sull'impugnatura e sul ricasso, avventava lo zweihänder in un affondo più simile a quello di una lancia che di una spada.
I lanzi abili nel maneggio dello spadone, tanto quanto quelli armati di archibugio, erano indicati con il nome di Doppelsöldner e remunerati con paga doppia rispetto a quella dei compagni picchieri o alabardieri (Doppelsöldner significa appunto "doppio soldo", "doppia paga" in tedesco).
L'uso attivo dello spadone sui campi di battaglia decadde già al volgere del Cinquecento: l'aumentato numero di archibugieri tra le file degli eserciti europei (v. Pike and Shot) rese la carica iniziale dei Doppelsöldner verso il quadrato dei picchieri un mero ed inutile suicidio di massa.
La zweihänder restò in uso come arma da duello almeno sino alla fine del XVII secolo.

Utilizzo
L'efficacia dello spadone sul campo di battaglia è ancora oggetto di dispute serrate tra gli studiosi. Se, da una parte, è fuor di dubbio che cagione del problema sia stata l'eccessiva romanticizzazione della figura dello spadaccino armato di spadone nel corso del Romanticismo, è però vero che gli eventi bellici dell'Europa rinascimentale e moderna ci hanno tramandato la memoria di mortiferi spadaccini armati di zweihänder.
  • Forse il più conosciuto spadaccino armato di spadone è Pier Gerlofs Donia (1480-1520), pirata frisone attivo nella resistenza anti-Asburgo al principio del XVI secolo. Donia era noto per la sua abilità ed efficienza di spadaccino, nonché per la sua prodigiosa forza, al punto di divenire una leggenda: lo si riteneva capace di decapitare più persone con una singola sferzata del suo spadone. La zweihänder attribuita a lui, dal 2008, è ora nel Museo di Leeuwarden: ha una lunghezza di 213 cm (84 pollici) ed un peso di 6.6 kg (14½ lb).
Altre testimonianze porterebbe però a ritenere più plausibile l'opinione dello studioso Oakeshott, cioè che lo spadone trovasse una sua utilità principalmente nei duelli e nelle postazioni di difesa.
  • Durante l'assedio di Rodi (1522), i cavalieri Ospitalieri, soverchiati dal numero delle forze di Solimano il Magnifico (100.000 turchi contro 7000 cristiani), disposero a difesa delle mura i loro mercenari lanzichenecchi armati di spadoni. Dopo il massacro di 20.000 dei suoi uomini, periti dando l'assalto alla roccaforte cristiana, il sultano accettò di negoziare una resa favorevole al nemico. Durante gli scontri, si distinse il violentissimo Prégeant de Bidaux (Pregianni o Pier Gianni in italiano), pirata al soldo degli Ospitalieri e già cavaliere francese che “amava la guerra, odiava i turchi”, noto per il suo fisico erculeo e per il suo mortifero spadone, capace di tranciare "netto per la metà un uomo".
  • Nella Storia Fiorentina di Benedetto Varchi viene citato tale capitano Goro, mercenario al soldo di Firenze, che, impegnato a difendere il palazzo del comune dagli insorti volterrani, ne spacciò due usando sapientemente il suo spadone a due mani.
  • Un altro fiorentino, il bronzista e scultore Benvenuto Cellini, nella sua Vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze, cita, in occasione di un tentativo di furto a sue spese perpetrato da grassatori francesi durante il suo soggiorno a Parigi, l'uso, da parte sua, di uno spadone a due mani come insolita arma di difesa personale.
  • Lo spadone risulta incredibilmente flessibile nelle sue varie applicazioni, in grado di altalenare la sua funzionalità tra arma da taglio, da impatto ed arma inastata. Questo è reso possibile grazie alla notevole estensione della lama, alla distribuzione del peso ed alla buona protezione alle mani fornita dai denti d’arresto che consentiva differenti tipi di impugnatura. La fanteria lanzichenecca era infatti solita formare muri di uomini armati di spadone impugnato tenendo una mano sul ricasso, in questo modo l’arma poteva essere usata allo stesso modo di una lancia, in grado di fermare violente cariche di cavalleria disarcionando i cavalieri e mantenendo la stessa efficacia per gli scontri in mischia. Allo stesso tempo lo spadone può essere utilizzato come arma da taglio nel caso di nemici privi di corazza o da impatto qualora si affrontassero cavalieri corazzati a terra. La buona distanza coperta dalla lama e il buon controllo esercitato su di essa grazie alla “seconda impugnatura” sul ricasso permettono all’affilata punta dell’arma di essere guidata con precisione nei punti non protetti da cotta di maglia o armatura a piastre.


sabato 1 novembre 2014

Karatè, Italia terza nel medagliere ai mondiali in Portogallo



Gli sport cosiddetti minori vivono con risorse scarse, grande entusiasmo e molto volontariato. E il karatè non sfugge alla regola. Ecco perché solo nei giorni scorsi sono stati pubblicati i risultati definitivi dei campionati mondiali della Fska (l'associazione internazionale che raccoglie le società che si ispirano alla scuola fondata dai discendenti diretti del maestro Gichin Funakoshi, il codificatore del karatè moderno) che si sono svolti alla fine di settembre ad Almada, in Portogallo.
Ma l'attesa dell'esito dei mondiali, ai quali hanno preso parte atleti di tredici Paesi, ci ha riservato la bella sorpresa di trovare l'Italia al terzo posto nel medagliere, che è stato dominato dai padroni di casa con 60 medaglie d'oro. Fra gli ospiti la squadra azzurra è stata superata solo dall'Ucraina e ha battuto concorrenti molto «tosti» come kazaki e sudafricani.
Insomma, sulle rive dell'Atlantico - Almada si trova a pochi chilometri da Lisbona e si affaccia sulla costa a sud della foce del Tago - l'Italia del karatè si è fatta onore: 21 medaglie d'oro, 23 d'argento e 24 di bronzo. Dietro la fortissima Ucraina (29, 20 e 18) e davanti l'agguerritissimo Kazakistan (20, 10 e 10), il Sudafrica (6, 5 e 16), la Russia (5, 2 e 3) e la Polonia (3,2 2 e2). Via via gli altri Paesi partecipanti, fra i quali Inghilterra, Irlanda, Germania e India. Peccato che ai campionati mondiali Fska Portugal 2014 non abbiano potuto prendere parte, per motivi economici, gli atleti delle tante società Fska che operano in Usa, Argentina, Brasile, Cile, Messico, Uruguay, Venezuela, Indonesia, Iran, Israele eccetera.
Karatè sport minore ma anche e forse soprattutto sport giovane. Grazie all'impegno dei «sensei» che riescono a far appassionare alle arti marziali i bambini che dopo qualche anno, con le loro cinture verdi e blu, si impegnano e si divertono negli allenamenti per poi gioire, insieme con i loro genitori, nelle competizioni.
Per questo è opportuno segnalare la società Kokoro Dai di Cairate (in provincia di Varese) che ha fra i suoi tesserati i due italiani campioni del mondo under 15 Matteo Simonelli, primo nel kumitè (combattimento) e Francesco Pricolo, primo nel katà (stile), entrambi allievi del maestro Mauro Volpini, che ad Almada ha avuto la grande soddisfazione di festeggiare anche gli argenti e i bronzi di tutti gli altri suoi ragazzi che hanno preso parte alla spedizione in Portogallo.