lunedì 4 settembre 2017

Akiyama Nobutomo

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Akiyama Nobutomo (秋山 信友; 1531 – 23 dicembre 1575) è stato un samurai e generale giapponese del periodo Sengoku. È anche conosciuto come uno dei ventiquattro generali di Takeda Shingen. Nobutomo servì anche il figlio di Shingen, Takeda Katsuyori.

Biografia

Primi anni

Akiyama Nobutomo nasce nel 1531 a Tsutsujigasaki (躑躅ヶ崎館) nella provincia del Kai. Suo padre era Akiyama Nobutou, un membro di una rispettata famiglia al servizio del clan Takeda. Quando Nobutomo raggiunse la maggiore età entrò al servizio di Takeda Shingen, guida del clan e signore della provincia del Kai, un'area montagnosa al centro del Giappone. Nel 1547, durante la campagna del distretto di Ina, Nobutomo combatté con onore e gli fu garantito un feudo nel nord del distretto, oggi Kamiina nella prefettura di Nagano. Nobutomo continuò il suo servizio, la maggior parte delle volte svolse un ruolo difensivo a proteggere i castelli come Takato e Iida. In questo periodo, Nobutomo prese il nome di Takeda no mogyu (武田の猛牛 "toro scatenato del clan Takeda").

Apice della carriera

Nel 1568 Nobutomo era abbastanza stimato da svolgere compiti diplomatici. In quell'anno fu invitato al castello di Gifu, dove rappresentava il suo signore Takeda Shingen, per presenziare al matrimonio tra Oda Nobutada, figlio maggiore di Oda Nobunaga, e Matsuhime, figlia di Shingen.
Nel 1571 Shingen organizzò una campagna contro Tokugawa Ieyasu con l'intento di prendere le pianure costiere del Tōtōmi e spingersi verso le fertili pianure della provincia di Mikawa. Nobutomo fu richiamato dal castello di Iida e gli fu ordinato di guidare un'invasione della provincia di Mino. La sua avanzata fu seguita dal clan Saigo guidati da Saigo Yoshikatsu. I due eserciti si scontrarono nella battaglia di Takehiro, e anche se Yoshikatsu fu ucciso nello scontro, Nobutomo fu costretto al ritiro.
Nel 1572, Shingen organizzò un'altra campagna contro la provincia di Mikawa, che sarebbe culminata nella battaglia di Mikatagahara nel gennaio 1573. Shingen avrebbe guidato l'armata a sud ed ovest, mentre Nobutomo discendeva da nord, tagliando le vie di fuga e bloccando i rifornimenti. Per riuscire nella tattica Nobutomo strinse d'assedio il castello di Iwamura. Quando Toyama Kageto, signore del castello di Iwamura, morì improvvisamente di malattia, il morale delle truppe in difesa crollò, e la signora Toyama Otsuya (vedova di Kageto e zia di Oda Nobunaga) negoziò con Nobutomo. Stipularono un trattato, secondo il quale il castello si arrendeva senza spargimenti di sangue e Lady Toyama accettò di sposare Nobutomo, assicurando così la protezione e la salvezza delle truppe a difesa del castello. Oltre al castello, Nobutomo ottenne la custodia di Gobomaru (御坊丸), il figlio biologico di Oda Nobunaga, figlio adottivo di Kageto, che aveva sette anni. Nobutomo lo mandò nella provincia del Kai in qualità di servitore; il ragazzo prenderà più tardi il nome di Oda Katsunaga. Con la stipula del trattato, Nobutomo fece del castello di Iwamura il suo quartier generale con una posizione difensiva in prima linea da cui poteva sostenere l'esercito Takeda.

Ultimi giorni

Dopo la morte di Takeda Shingen, nella primavera dal 1573, Nobutomo continuò a servire il figlio, Takeda Katsuyori, nel proseguimento della campagna. Nel 1575 Katsuyori perse la battaglia di Nagashino, un disastro per il clan Takeda che lasciò Nobutomo al castello di Iwamura senza supporto. Sotto il continuo assedio di Oda Nobutada, le forze al comando di Nobutomo resistettero fino a novembre quando Nobunaga arrivò con il resto dell'esercito. Nobutomo firmò una resa per consegnare il castello stesso quando capì che non aveva possibilità di resistere ulteriormente. Sfortunatamente Nobunaga non stette ai patti e ordinò che Nobutomo, sua moglie (zia di Nobunaga) e tutte le truppe a difesa del castello venissero giustiziate.
Il 23 dicembre 1575 Nobutomo e sua moglie, la signora Otsuya, furono crocifissi sulle rive del fiume Nagara.


domenica 3 settembre 2017

Fudoshin

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Fudōshin (不動心) è uno stato di equanimità o imperturbabilità (letteralmente "cuore - mente - attenzione" "immobile") - una dimensione mentale/filosofica di un'arte marziale (usalmente giapponese) che contribuisce all'efficacia del professionista avanzato.
Fudōshin è uno spirito di calma irremovibile e determinazione, di coraggio senza avventatezza, di stabilità radicata sia nel regno mentale sia nel regno fisico. Come un salice, possenti radici affondano nella terra mentre flessibili e tenaci rami oppongono, ai venti che soffiano, una leggera accomodante resistenza.
Fudō myō-ō (不動明王) è una divinità buddhista (e uno dei tredici Buddha Giapponesi) che porta una spada in una mano (per recidere delusione e ignoranza) e una corda nell'altra (per legare "le forze del male", e le passioni e le emozioni violente o incontrollate). Nonostante un aspetto intimorente, i suoi caratteri di benevolenza e asservimento agli esseri viventi sono simboleggiati dallo stile della sua capigliatura tipica della classe servile.

sabato 2 settembre 2017

Pixiu

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Il Pixiu o Pi Yao (Lingua cinese: 貔貅; pinyin: píxiū, cinese arcaico: bjii hiu) è una creatura della mitologia cinese, considerata come uno dei nove figli del drago ed è sovente utilizzato come amuleto, nei ciondoli di giada e posto a guardia di palazzi o templi.
Secondo la tradizione ha il corpo di un leone alato e la testa di un drago, e si nutre solo di oro e di argento.
Il pixiu è considerato un protettore molto potente per i praticanti del Feng Shui.
Non bisogna confonderlo col Bixie, creatura simile o col Bixi, altro figlio del drago, che aveva una forma simile ad una tartaruga ed era utilizzata come base per le stele.

venerdì 1 settembre 2017

Sun Wukong

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Sun Wukong — cinese Sun Wukong (孫悟空, 孙悟空); giapponese Son Gokū (孫悟空); coreano Son Ogong (손오공); vietnamita Tôn Ngộ Không; Sun Go Kong in Indonesiano — l'Affascinante Re delle Scimmie (美猴王, Měihóu Wáng), è un personaggio letterario.
Mago, monaco, re, saggio e guerriero dall'aspetto di scimmia, è il malizioso protagonista del romanzo Il viaggio in Occidente, basato su racconti popolari risalenti alla dinastia Tang (618-907). Il romanzo racconta le sue avventure dalla nascita fino al suo viaggio insieme al monaco Xuanzang, anche noto come Sanzang (in giapponese Sanzo, in sanscrito Tripitaka) o Tangseng, per recuperare i testi sacri del Buddhismo conservati in India.
È spesso considerato il più famoso e amato personaggio della letteratura cinese classica.

Il personaggio nel romanzo

I primi capitoli del romanzo sono tutti dedicati alla storia di Sun Wukong, e non a caso molte edizioni italiane e internazionali si limitano a questa prima parte, con il nome Lo scimmiotto.

Il Grande Santo Uguale al Cielo

Nato da una roccia frutto della terra ingravidata dal vento, lo scimmiotto di pietra Sun Wukong si distingue per il suo coraggio portando il popolo delle scimmie nella Caverna del Sipario d'Acqua della Montagna dei Fiori e dei Frutti, e diventandone così il re. Preoccupato dalla possibilità che la sua conquistata felicità un giorno finisca, viaggia a lungo fino ad arrivare presso l'abitazione di un Saggio, il Patriarca Subhodi, che gli insegna la Via (Tao), e in particolare come diventare un Immortale e come difendersi dalle Tre Calamità, il che lo rende un guerriero potentissimo, capace di 72 trasformazioni e di volare su una nuvola; quando il Saggio si renderà conto che il giovane scimmiotto non ha appreso l'essenza della Via ma solo i suoi poteri, lo caccerà e gli proibirà di dichiararsi suo discepolo, e in effetti Sun Wukong non farà mai più il suo nome.
Tornato nella sua Montagna dei Fiori e dei Frutti, si impegna a portare il suo regno alla supremazia, insegnando alle scimmie e agli animali a combattere, conquistando e sottomettendo tutte le altre specie e pretendendo in dono dai quattro Dragoni Re dei Mari un bastone che si allunga e rimpicciolisce a piacimento (originariamente una delle colonne che tenevano l'oceano al suo posto), un elmo di fenice, un'armatura d'oro e degli stivali magici.
L'Imperatore di Giada, infastidito dalla sua arroganza, lo chiama a palazzo per tenerlo sotto controllo, e gli assegna l'incarico di Custode dei Cavalli Celesti (弼馬溫, Bimawen), ma lo scimmiotto superbo trova l'incarico troppo umile, così torna alla sua montagna; allora l'Imperatore di Giada manda contro di lui il Re Li e suo figlio Nezha, che tuttavia non riescono a sconfiggerlo, così egli decide di concedere al Re delle Scimmie il titolo di Grande Santo Uguale al Cielo (齊天大聖, Qitiān Dasheng) come da lui richiesto e richiamarlo in Cielo.
Qui però lo scimmiotto dà ancora prova di sé e dopo essersi cibato delle Pesche dell'Immortalità si introduce in una festa a cui non era stato invitato e mangia e beve tutti gli alimenti degli dei che può, ruba le pillole di Lao Zi, poi fugge di nuovo alla sua montagna. Questa volta l'Imperatore infuriato manda contro di lui suo nipote Erlang, che, dopo una estenuante battaglia a cui partecipano anche molte altre divinità tra cui la Bodhisattva Guanyin e Lao Zi, riesce a sconfiggerlo e consegnarlo al Cielo, dove viene subito condannato a morte.
Il problema ovviamente è che lo scimmiotto è un Immortale, ed è invulnerabile avendo mangiato le pesche sacre, perciò pur venendo trafitto da spade, battuto con martelli, colpito da fulmini e sottoposto a innumerevoli torture, non riporta neanche un graffio: allora viene rinchiuso in una fornace nella speranza che il suo corpo fonda, ma dopo diversi giorni, quando la fornace viene aperta, egli è ancora vivo, e i suoi occhi sono ora del colore del fuoco con pupille dorate, ed hanno acquisito il potere di vedere attraverso ogni inganno.
In cerca di vendetta, Sun Wukong mette a ferro e fuoco il Cielo, combattendo alla pari con più di centomila soldati imperiali, e l'Imperatore terrorizzato manda a chiamare il Tathāgata Buddha, che sfida il Re delle Scimmie a saltare fuori dalla sua mano: apparentemente lo scimmiotto vi riesce, ma nel momento in cui lo fa la mano diventa sempre più grande finché quando Sun Wukong crede di essere arrivato al confine dell'universo in realtà non ha raggiunto che le dita della mano. Il Buddha allora lo punisce per la sua arroganza seppellendolo sotto la Montagna dei Cinque Elementi.

Il Viaggio ad Ovest

Dopo 500 anni la Bodhisattva Guanyin viene incaricata dal Buddha di cercare un uomo pio in grado di affrontare il pericoloso viaggio verso Ovest per portare nell'impero Tang i Sutra, in modo da diffondere in esso il vero insegnamento del Buddha, e lungo il cammino questa pensa di concedere a Sun Wukong la libertà in cambio della promessa di diventare un discepolo del prescelto. Quando il monaco Chen Xuanzang, detto Sanzang (o Tripitaka, "tre ceste", dal nome del sutra che porterà al ritorno) e Tangseng (fratello dei Tang) giunge in prossimità della Montagna dei Cinque Elementi la scimmia ormai millenaria gli spiega la situazione e lo implora di liberarlo; il monaco accetta, gli dà il nomignolo Xingzhe (行者) e da quel momento diventa il suo maestro.
Non che Sun Wukong sia un buon discepolo; alla prima ramanzina abbandona il monaco, e la Bodhisattva Guanyin, giunta in suo soccorso, dona a questi un diadema magico. Quando il Grande Saggio Pari del Cielo ritorna il monaco gli fa indossare il diadema con un trucco e poi con una magia insegnatagli dalla Bodhisattva lo stringe attorno al suo cranio provocandogli un immenso dolore; quando smette Sun Wukong si rende conto di non poterlo togliere e cerca di uccidere di botte il suo maestro, ma questo ricomincia a recitare la formula magica.
Da questo momento in poi Sun Wukong obbedirà senza discutere al monaco, e lo proteggerà durante tutto il viaggio, durante il quale incontrerà nuovi compagni di avventura e nuovi nemici, imparerà a comportarsi meglio e infine, dopo aver portato a termine la loro impresa, lui e il monaco raggiungeranno l'illuminazione e diventeranno dei buddha a loro volta.

Il Re delle Scimmie nelle sue parole

Quella che segue è una poesia appartenente a Il viaggio in Occidente in cui Sun Wukong, presentandosi a un nemico, si racconta a parole sue:
Grandi son sempre stati i miei poteri magici sin dall'infanzia;
Cambiando col vento, mostro la mia potenza.
Nutrendo la mia natura e coltivando la verità,
Ho vissuto giorni e mesi,
Salvando la mia vita saltando fuori dal ciclo delle rinascite.
Una volta ho cercato con sincerità la Via
Scalando la Montagna Terrazza degli Spiriti per cogliere erbe medicinali.
Su quella montagna vive un antico Immortale
Vecchio di centottomila anni.
Ne ho fatto il mio maestro,
Sperando che mi mostrasse una via per l'immortalità.
Egli disse che l'elisir è nel corpo di ciascuno,
Che è perder tempo cercarlo fuori.
Imparai la gran magia dell'immortalità,
Senza la quale difficilmente sarei sopravvissuto.
Volgendo dentro il mio sguardo, sedetti e mi calmai la mente,
Mentre il sole e la luna si mescolavano dentro di me.
Trascurando le cose del mondo, ridussi i miei desideri,
E quando i sensi, il corpo, e la mente furono purificati, il mio corpo fu saldo.
Riavvolgere gli anni e tornare alla giovinezza è presto fatto;
La strada per l'immortalità e la saggezza non fu lunga.
In tre anni acquisii un corpo magico,
Che non soffriva come uno comune.
Vagai per i Dieci Continenti e le Tre Isole,
Gli angoli del mare e i confini del cielo.
Avevo vissuto oltre trecento anni,
Ma non potevo ancora volare sui Nove Cieli.
Ebbi un vero tesoro sottomettendo i dragoni del mare:
Un bastone di ferro con fasce d'oro.
Sulla montagna dei Fiori e dei Frutti
Ero il comandante supremo;
Nella Caverna del Sipario d'Acqua
Riunii servitori demoniaci.
Il Grande Imperatore di Giada mi inviò un decreto
Con cui mi dava l'alto rango e il titolo di 'Pari del Cielo'.
Più di una volta ho rovinato la Sala della Nebbia Miracolosa,
Ed ho rubato le pesche della Regina Madre diverse volte.
Centomila soldati celesti in ranghi serrati
Vennero con lance e spade per fermarmi.
Rimandai i Re celesti lassù sconfitti,
Ferii e misi in fuga Nezha alla testa dei suoi uomini.
Il Vero Signore Erlang, abile nelle trasformazioni,
Lao Zi, Guanyin e l'Imperatore di Giada
Guardarono mentre venivo sconfitto dalla Porta Sud del Cielo.
Con un po' d'aiuto di Lao Zi,
Erlang mi catturò e portò in Cielo.
Fui legato alla Colonna della Punizione dei Demoni,
E fu ordinato a soldati divini di tagliarmi la testa,
Ma sebbene tagliato con spade e battuto con martelli
Non ne fui scalfito.
Allora fui colpito col fulmine e bruciato col fuoco.
Poiché ho davvero poteri magici,
Non ne fui impressionato.
Allora mi portarono alla fornace di Lao Zi per essere fuso.
I Sei Ding mi arrostirono lentamente col fuoco divino.
Quando fu tempo e la fornace si aprì, ne uscii,
E corsi per il Cielo, con il mio bastone in mano.
Nessuno poté fermarmi dal causar danni ovunque,
E provocai il caos nei trentatré Cieli.
Poi il nostro Tathāgata Buddha usò il potere del suo Dharma
E mi gettò di schiena sotto la Montagna dei Cinque Elementi,
Dove fui schiacciato per cinquecento anni pieni,
Finché Sanzang venne dalla terra dei Tang.
Ora mi sono ravveduto e vado ad Ovest
Per scalare la Cima del Tuono e vedere il Buddha.
Chiedi per i Sette Mari, Cielo e Terra:
Scoprirai che sono il più forte mostro mai vissuto.

Origini del mito

Alcuni studiosi credono che il personaggio sia stato ispirato dalla divinità hindu Hanuman, l'eroe dall'aspetto di scimmia, avatar di Śiva, dell'antica epica Ramayana, di cui Xuanzang ha scritto dopo essere tornato in Cina.
Secondo altri, però, il culto di un dio dall'aspetto di scimmia era già diffuso in alcune regioni del Paese molto prima del viaggio di Xuanzang, forse come divinità locale poi inglobata nel pantheon taoista, e quindi assorbita nel sincretismo buddhista, come sembrerebbe indicare il fatto che ne Il viaggio in Occidente lo stesso Lao Zi, autore del Tao Te Ching, è citato tra le divinità celesti e dice di sé di aver raggiunto lo stato di buddha, e nella storia la prima divinità autenticamente buddhista a comparire, Guanyin, entra in scena solo durante la battaglia con Erlang.
Un'altra possibile interpretazione è che Wú Chéng'ēn abbia unito miti e leggende locali per creare l'antieroe perfetto, l'esatto contrario di ciò che un buddhista dovrebbe essere, in modo da dimostrare che anche una bestia dedita ai piaceri della carne può raggiungere l'illuminazione. A suffragio di questa tesi si può notare che "saltare fuori da una roccia" è l'equivalente cinese dell'italiano "nascere sotto un cavolo" o "essere portati dalla cicogna", e "Custode dei Cavalli" rimanda alla tradizione cinese di tenere una scimmia nelle stalle come "protettrice" (si credeva che le scimmie avessero il potere di prevenire e curare le malattie equine); inoltre secondo una tradizione citata nello stesso Il viaggio in Occidente alcune scimmie di montagna sono immortali.

Sun Wukong oggi

Tratti caratteristici

Sun Wukong è un personaggio che ha segnato profondamente la cultura cinese e giapponese, e spesso compare come personaggio in altre opere con altri nomi, ma con alcune caratteristiche distintive che ne rendono immediata l'identificazione da parte del pubblico. Alcune di queste sono:
  • In primis il carattere infantile, irruente e pronto alla lotta, spesso affiancato da un personaggio che lo moderi (generalmente femminile)
  • Usa come arma un bastone allungabile
  • Ha sulla testa una coroncina o un diadema
  • Spesso indossa una veste buddhista gialla, arancione, o rossa, legata però al modo dei monaci combattenti Shaolin così da non impacciare i movimenti.
  • Stranamente, solo occasionalmente ha tratti fisici scimmieschi.
  • Ha un gruppo di amici con i quali compie un viaggio in cui il gruppo affronta numerosi nemici.





giovedì 31 agosto 2017

Akechi Mitsuhide

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Akechi Mitsuhide, (明智 光秀) (1526 – luglio 1582), è stato un generale giapponese.
Fu uno dei generali al servizio del daimyō Oda Nobunaga, il suo tradimento ne causò la morte.

L'ascesa

Nacque nella provincia di Mino, fu un amante della poesia e del Cha no yu. Compì le sue prime imprese militari al servizio di Ashikaga Yoshiaki e Asakura Yoshikage. Mitsuhide iniziò a servire Oda Nobunaga nel 1566 dopo la conquista da parte di quest'ultimo della provincia di Mino; nel 1571, in qualità di suo vassallo, ricevette in feudo il territorio di Sakamoto (con rendite pari a 100.000 koku). Ben presto divenne uno dei più fidati uomini di Nobunaga e ricevette l'incarico di pacificare la regione di Tamba e porla sotto al controllo del suo signore; le sue campagne militari contro i clan locali ebbero successo e una volta conquistato il territorio ricevette come ricompensa il castello di Kamiyama situato proprio in quella regione e divenne il governatore della provincia di Hyūga.

Il tradimento

Nel 1579 conquistò il castello di Yakami appartenente a Hatano Hideharu e negoziò con lui i termini per la pacificazione, tuttavia Nobunaga disattese gli accordi presi dal suo vassallo e fece giustiziare Hideharu. Questo gesto fu avvertito come una grave offesa dal clan Hatano che si vendicò nei confronti di Akechi Mitsuhide uccidendone la madre che era stata inviata come ostaggio durante le trattative. Questo fu probabilmente uno dei motivi che portarono al tradimento nei confronti di Oda Nobunaga. Il 21 giugno 1582 Nobunaga si rifugiò nell'Honnō-ji, un tempio di Kyoto, per sfuggire al tentativo di colpo di stato di Akechi Mitsuhide e quest'ultimo appiccò le fiamme all'edificio. Non si sa con certezza se Nobunaga morì a causa dell'incendio o se fece in tempo a compiere seppuku prima di essere sopraffatto dal fuoco. Quando si diffuse la notizia della morte di Oda Nobunaga, Toyotomi Hideyoshi e Tokugawa Ieyasu radunarono i propri eserciti ed entrambi si misero all'inseguimento di Mitsuhide con l'intento dichiarato di vendicare Nobunaga ma in realtà con lo scopo di diventarne il successore. Hideyoshi fu il primo a trovarlo e lo sconfisse nella battaglia di Yamazaki durante la quale il traditore di Nobunaga fu ucciso da un bandito chiamato Nakamura. Per le circostanze della sua morte venne soprannominato Jūsan-kobū (it: Shogun dei tredici giorni). I motivi che spinsero Mitsuhide a tradire il proprio signore sono ancora oggi avvolti nel mistero, ma secondo una teoria Mitsuhide non perse la vita nella Battaglia di Yamazaki ma riuscì a salvarsi e cominciò una nuova vita come monaco con il nome di Nankobo Tenkai.



mercoledì 30 agosto 2017

William Adams

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William Adams, conosciuto anche come Miura Anjin (三浦 按針 "il timoniere di Miura"; Gillingham, 24 settembre 1564 – Hirado, 16 maggio 1620), è stato un navigatore inglese, ritenuto il primo britannico ad aver raggiunto il Giappone.
Giunto in Giappone poco prima della battaglia di Sekigahara, divenne grazie alla sua abilità diplomatica un consigliere fidato prima di Ieyasu Tokugawa e poi di suo figlio Hidetada, contribuendo alla creazione di rapporti commerciali con le nazioni protestanti europee che, tra le altre cose, assicurarono ai Paesi Bassi il monopolio commerciale con il Giappone anche dopo la chiusura del Paese ai rapporti con il mondo esterno (il sakoku).
Egli fu l'ispirazione al personaggio di John Blackthorne nel bestseller di James Clavell Shōgun.

Primi anni

Nato a Gillingham, nel Kent, da una famiglia protestante, alla morte del padre Adams si trasferì appena dodicenne a Londra, dove venne assunto come apprendista carpentiere nell'officina navale di Nicholas Diggins, apprendendo nei successivi dodici anni quei rudimenti di ingegneria navale, astronomia e matematica che un domani gli sarebbero stati utili per conquistare la stima e la considerazione di Ieyasu, aprendogli le porte del potere in Giappone.
A partire dal 1588, Adams prese attivamente parte alle guerre di religione che in quegli anni stavano imperversando in tutta Europa, e in particolare alla Guerra anglo-spagnola, durante la quale ebbe modo di servire sotto il celebre esploratore e corsaro inglese Francis Drake; nello stesso anno poi, a soli ventiquattro anni, ricevette il comando della nave da rifornimento Richarde Dyffylde, con la quale partecipò, seppure con un ruolo marginale, alla battaglia contro l'Invincibile Armata.
Alcune fonti ipotizzano che negli stessi anni abbia preso parte ad un'infruttuosa spedizione organizzata dalla Royal Navy nel tentativo di trovare il Passaggio a nord-ovest, ma poiché non vi è traccia di tale evento nelle numerose lettere e cronache di viaggio redatte dallo stesso Adams e giunte fino a noi gli storici hanno dubbi sulla attendibilità di tale ipotesi.

La spedizione in Estremo Oriente

«Sono nativo del Kent, nato nella cittadina di Gillingham, a due miglia inglesi da Rochester ad uno da Chatham, dove trovano posto le navi del Re; all'età di dodici anni sono stato portato a Londra, a Limehause, dove per i successivi dodici anni sono stato apprendista sotto Nicholas Diggins; io stesso in seguito ho servito come comandante e timoniere sulle navi di Sua Maestà; per undici o dodici anni poi ho servito presso la Compagnia dei Mercanti di Barberia, fino a quando hanno avuto inizio traffici commerciali tra le Indie e i Paesi Bassi, e in quei traffici ho visto l'opportunità di ampliare le conoscenze che Dio Onnipotente aveva voluto donarmi. Così, nell'Anno del Signore 1598, sono stato ingaggiato con il ruolo di Primo Timoniere in una flotta di cinque navi allestita per conto della Compagnia Inglese delle Indie Orientali [...]»
(Da una lettera di William Adams datata 1611)



Affascinato dai traffici olandesi con l'estremo oriente, all'età di 34 anni Adams si unì alla voorcompagnie (futura Compagnia Olandese delle Indie Orientali), per conto della quale, con il grado di primo timoniere, nel 1598 assieme al fratello Thomas lasciò l'isola di Texel a bordo di una flotta di cinque navi mercantili (il Blijde Bootschap, il Trouwe, il T Gelooue, il Liefde e lo Hoope) diretta in Perù, con le direttive da parte dei committenti di fare vela per il Giappone solo in caso di necessità.
La spedizione, tuttavia, fu segnata fin dall'inizio da una sorte avversa. Dopo una sosta nel Golfo di Guinea, infatti, due delle cinque navi, seriamente provate da una serie di tempeste nel sud Atlantico, non riuscirono a superare lo Stretto di Magellano (il Blijde Bootschap, al cui comando c'era l'olandese Dirck Gerritszoon Pomp, famoso per essere stato il primo olandese ad aver visitato Cina e Giappone, venne catturato dagli spagnoli dopo aver attraccato, a corto di provviste, nel porto di Valparaíso, mentre il T Gelooue fu costretto a fare rientro nei Paesi Bassi, dove giungerà nel 1600 con un equipaggio quasi decimato), e delle tre superstiti solo una, lo Hoope, raggiunse, assieme al Liefde di Adams, il punto d'incontro nell'isola di Floreana, al largo dell'Ecuador, nel novembre del 1599, dopo un incontro-scontro con i nativi sudamericani che costò tra l'altro la vita a Thomas Adams (l'ultima nave, il Trouwe, raggiungerà l'Indonesia nel 1601, dove verrà però affondata dai portoghesi nei pressi di Tidore, e il suo equipaggio massacrato).
Circondate da acque, vascelli da guerra e porti spagnoli, le due navi superstiti a quel punto non ebbero altra scelta che fare vela per l'Estremo Oriente, ma durante il viaggio un tifone affondò lo Hoope, lasciando la Liefde come unica superstite della spedizione.

L'arrivo in Giappone

Nell'Aprile del 1600 la Liefde, con soli venti marinai ancora in vita dei cento originali, raggiunse finalmente il Giappone, gettando l'ancora nelle acque di Bungo, (non lontano dall'odierna Usuki, nella Prefettura di Ōita), nel Kyushu nordorientale.
Appena un gruppo di uomini, tra i quali lo stesso Adams, furono in grado di lasciare la nave, una piccola ambasceria lasciò la Liefde per prendere contatto con la popolazione locale. Tuttavia, in quel periodo, il Giappone, e in particolare il Kyushu, erano popolati da missionari spagnoli e portoghesi, in particolare Gesuiti, che come si avvidero della nazionalità olandese calvinista dei nuovi arrivati si affrettarono a sobillare le autorità locali per farli arrestare con l'accusa di pirateria.
Adams e i suoi compagni quindi vennero tradotti come prigionieri al castello di Osaka, mentre la Liefde e il suo carico di cotte di maglia, moschetti, cannoni e altri beni vennero consegnati a Ieyasu Tokugawa, che successivamente se ne sarebbe servito per assicurarsi la vittoria nella Battaglia di Sekigahara contro la coalizione occidentale al comando di Ishida Mitsunari (in particolare si racconta che i famosi cannoni usati dai Tokugawa per bersagliare le linee Toyotomi per tutto il corso della battaglia fossero proprio quelli requisiti alla Liefde).
William Adams, però, era giunto in Giappone in un momento particolare; non solo Ieyasu era sul punto di unificare finalmente l'arcipelago, mettendo fine al periodo Sengoku ed instaurando uno shogunato destinato a durare più di due secoli, ma proprio al fine di pacificare il Paese il futuro primo shogun dei Tokugawa, seppur consapevole della necessità dei commerci con l'estero, vedeva con crescente sospetto l'attività dei missionari cattolici provenienti dall'Europa, che soprattutto nel sud continuavano a fare proseliti anche tra gli stessi daimyō, a discapito di un potere centrale che invece aveva un disperato bisogno di affermare la propria autorità.
Venuto a sapere della fede protestante, e quindi non interessata a opere missionarie, dei nuovi arrivati, Ieyasu volle incontrare personalmente Adams; gli incontri avvennero tra il maggio e il giugno del 1600, e il loro contenuto venne successivamente redatto dallo stesso Adams nelle sue corpose memorie autobiografiche:

«Fui portato al cospetto del re, che si rivelò incredibilmente gentile, e mi accolse con favore. Mi fece molte domande e richieste, ma riuscii a rispondere solo ad alcune di esse. Così, egli fece chiamare un uomo che parlava portoghese, cosicché potessimo capirci. Tramite lui, il re mi chiese chi fossimo, da dove venissimo e perché fossimo venuti a trovarci in un luogo così lontano da casa. Così gli dissi il nome del mio Paese, che la nostra patria aveva cercato lungamente di raggiungere le Indie Orientali, e che desideravamo di essere amici nel commercio con tutti i re e i potenti di quelle terre, giacché abbondavamo di merci sconosciute che in quella terra non esistevano... Così egli mi chiese "Ci sono guerre nel tuo Paese?", ed io gli risposi "Sì, siamo in guerra con la Spagna e il Portogallo, mentre siamo amici degli altri Paesi". Inoltre, mi chiese "In quale Dio credi?", ed io risposi "In Dio onnipotente creatore del cielo e della terra". E mi fece molte altre domande, sulla religione e su tante altre cose: per esempio, come fossimo arrivati fino a lì. Io avevo con me una carta del mondo, così gli mostrai il tragitto che avevamo percorso, attraverso lo Stretto di Magellano. Al che egli rimase stupefatto, pensando ch'io stessi mentendo. Tra una cosa e l'altra, rimasi con lui fin'oltre mezzanotte.»
(Da una lettera spedita da William Adams a sua moglie in Inghilterra)



Inoltre, Adams scrive che Ieyasu rifiutò con veemenza le esortazioni dei gesuiti portoghesi affinché l'intero equipaggio della Liefde venisse giustiziato, redarguendoli severamente poiché
«[...] noi non avevamo fatto nulla che minacciasse lui o il regno che egli governava; e che metterci a morte andava contro ogni legge morale e giuridica. Che se lontano da lì c'erano dei conflitti tra noi e loro, questo non lo riguardava, né era motivo per sobillarlo ad ucciderci. Ed essi si rattristarono molto, giacché il loro crudele piano era miseramente fallito. Dio sia lodato.»
(Lettera di William Adams alla moglie)



Per ordine di Ieyasu, dopo la sconfitta della coalizione occidentale e la fine della guerra con Mitsunari Adams e i suoi compagni furono portati a Edo a bordo della Liefde, che subito dopo l'arrivo, duramente provata e ormai irrecuperabile, affondò.

Le caracche giapponesi

Nel 1604, con il Giappone pacificato e lo shogunato saldo nelle sue mani, Ieyasu commissionò a William Adams la costruzione di una nave occidentale capace di garantire una efficace difesa costiera contro le scorrerie dei pirati wakou.
La nave, dotata di un dislocamento di circa 80 tonnellate, venne costruita a Itō, nella penisola di Izu, e dopo il suo completamento lo shogun, rimasto positivamente colpito dall'abilità del timoniere inglese come carpentiere e ingegnere navale, gliene ordinò una seconda, una caracca di 120 tonnellate, in grado di compiere traversate oceaniche. La sfida si presentava ardua, in quanto Adams non aveva mai diretto o supervisionato i lavori per la realizzazione di una nave di quelle dimensioni, ma ciò nonostante il vascello, ribattezzato in seguito San Buena Ventura, venne infine costruito, e secondo la testimonianza dello stesso Adams, Ieyasu ne rimase talmente soddisfatto che diede al timoniere inglese l'autorizzazione a fargli visita in qualunque momento avesse voluto.
Successivamente, nel 1610, la nave fu prestata ad un equipaggio di naufraghi spagnoli che la usarono per fare rientro in Messico, accompagnati da un'ambasceria giapponese; una volta giunta a destinazione però, la San Buena Ventura con un prestesto venne requisita dal viceré Luis de Velasco, che temeva la prospettiva di un Giappone in possesso di una flotta militare al livello di quelle europee, e l'ambasceria riportata in Giappone con una nave battende bandiera spagnola, seppure con al seguito un proprio emissario, Sebastián Vizcaíno.
Il poco amichevole approccio da parte del viceré non fermò tuttavia i tentativi da parte di Ieyasu di creare delle proprie personali relazioni commerciali con le potenze europee, e attorno al 1608 ordinò ad Adams di prendere contatto con Rodrigo de Vivero y Velasco, il governatore delle Filippine spagnole, come primo atto per la costituzione di una rotta commerciale tra il Giappone e la Nuova Spagna. Tutti questi tentativi saranno destinati tuttavia a venire vanificati con l'inizio delle persecuzioni contro i cristiani giapponesi, che indispettì notevolmente le potenze cattoliche europee, e il successivo sakoku ordinato dal nipote di Ieyasu, lo shogun Iemitsu, avrebbe messo fine a qualsiasi tentativo di approccio amichevole tra spagnoli e giapponesi.

L'arrivo della Compagnia delle Indie

Il lasciapassare olandese per il Giappone firmato da Tokugawa Ieyasu. Il testo recita: «Alle navi olandesi è fatta autorizzazione di approdare in Giappone e di sbarcare a terra qualora necessario, senza alcuna limitazione. Tale editto entra in vigore da subito, e inoltre agli olandesi è consentito viaggiare liberamente attraverso il Giappone. Nessun atto ostile nei loro riguardi, come già accaduto in passato, sarà tollerato» – datato 24 agosto 1609.
Nello stesso anno, il 1604, in cui Adams iniziava la costruzione delle navi occidentali per conto di Ieyasu, lo shogun inviò il comandante della Liefte, Jacob Quaeckernaeck, a Pattani a bordo di una nave shuinsen per prendere contatto con la Compagnia Olandese delle Indie Orientali, che vi si era stabilita nel 1602 impiantandovi una propria filiale, il tutto al fine di rompere il monopolio portoghese sul Giappone e in questo modo infliggere un duro colpo al proselitismo religioso dei missionari.
Limitati nei movimenti dal conflitto in corso coi portoghesi, gli olandesi non furono tuttavia in grado di inviare propri delegati in Giappone fino al 1609, quando una spedizione al comando di Jacques Specx riuscì a raggiungere Hirado, dove fu fondata una nuova filiale. Grazie all'intercessione di Adams, che agì come mediatore per conto dei nuovi arrivati, gli olandesi ottenero di poter effettuare compravendite in tutto il territorio giapponese, con la libertà di poter adattare i prezzi di vendita e acquisto alle necessità dettate dal mercato (tutto l'opposto quindi dei portoghesi, che erano limitati nei loro traffici alla sola Nagasaki e potevano commerciare solo ai prezzi e alle condizioni stabilite dai giapponesi).
Tali concessioni, anche se territorialmente ristrette alla sola isola di Dejima con la chiusura dei confini a seguito del sakoku, sarebbero state tuttavia il lasciapassare olandese per il Giappone fino alla Restaurazione Meiji.

Un samurai occidentale

Grazie al buon ascendente esercitato da Adams sullo shogun, anche gli altri superstiti della Liefde godettero di relativa fortuna. Molti di loro lasciarono il Giappone arricchiti nel 1605 grazie all'intercessione del daimyō di Hirado, ma il loro timoniere all'opposto non avrebbe più abbandonato il Giappone fino al 1613, né avrebbe più fatto rientro in Europa.
Troppa era infatti la stima che Adams si era conquistato presso Ieyasu, che cominciò a ricompensarlo con nomine ed incarichi di sempre maggiore prestigio. Dopo averlo preso come proprio personale interprete al posto del missionario gesuita João Rodrigues, arrivò a concedergli il titolo di hatamoto e il diritto di portare in pubblico la katana e la wakizashi; inoltre, come era prassi presso i samurai, lo invitò a cambiare il proprio nome con uno più consono al suo nuovo rango, così William Adams divenne da quel momento Miura Anjin (三浦 按針 "il Timoniere di Miura").
Tale gesto, per quanto simbolo della considerazione che lo shogun aveva per il suo nuovo consigliere inglese, pose però Adams sotto le stesse leggi vigenti per tutti gli altri cittadini giapponesi, tra le quali quella che limitava fortemente i viaggi all'estero, da compiersi solo a seguito di una formale autorizzazione da parte dello shogunato.
Infine, quale ulteriore segno di riconoscimento, gli furono donate una residenza a Edo, una ad Hirado ed una fattoria a Hemi, vicino al porto di Uraga, quest'ultima del valore di 250 koku.
Come ultimo atto della propria conversione ai costumi giapponesi Adams, pur essendo sposato con una donna inglese (a cui, comunque, seguitò a mandare ogni qualvolta gli fosse possibile denaro e altri beni tramite la collaborazione di alcuni amici olandesi e inglesi che visitavano il Giappone), prese in moglie Oyuki, la figlia di Magome Kageyu, un ufficiale di polizia che comandava una stazione di scambio lungo la strada per Edo, da cui ebbe due figli, Joseph e Susanna.

Conflitti religiosi

L'ascesa di Adams e dei suoi datori di lavoro olandesi coincideva con la perdita di prestigio da parte dei commercianti portoghesi e spagnoli che avevano fino a quel momento goduto del monopolio mercantile in Giappone, e ciò ebbe un impatto decisivo anche sull'operato dei missionari cattolici francescani e gesuiti che svolgevano le loro attività in tutto il Paese.
Ieyasu, come già detto, era favorevole agli scambi commerciali con l'Europa e il resto del mondo, ma mal sopportava il cattivo ascendente che a suo giudizio i missionari esercitavano sulla popolazione. Le persecuzioni iniziate da Hideyoshi Toyotomi erano state momentaneamente sospese per non indispettire ulteriormente i mercanti occidentali, ma con il Giappone finalmente unificato Tokugawa aveva bisogno di burocratizzare, gerarchizzare e ordinare la futura nazione giapponese, e ciò passava anche dall'osservanza di un'unica fede, si da evitare il rischio di nuovi conflitti religiosi come quelli che avevano segnato lungamente l'epoca Sengoku.
In tutto ciò Adams, inglese protestante con simpatie calviniste, ebbe buon gioco nel persuadere lo shogun sul fatto che i mercanti spagnoli e portoghesi fossero una minaccia tanto quanto i missionari che arrivavano in Giappone a bordo delle loro navi.
Ieyasu tentò in un primo momento di limitare il diffondersi delle conversioni proibendo l'attività missionaria, ma quando i Gesuiti, incuranti dei divieti, seguitarono nella propria attività di evangelizzazione in modo clandestino, talvolta arrivando a fare una vera e propria propaganda anti-Tokugawa, nel 1614 lo shogun, su consiglio di Adams, decise per l'espulsione definitiva di tutti i Gesuiti portoghesi, primo atto di quelle persecuzioni anticristiane che avrebbero avuto il loro apice sotto il governo di Tokugawa Iemitsu.

Morte

William Adams morì il 16 maggio 1620 a Hirado, all'età di 55 anni. Venne sepolto a Nagasaki, dove tuttora si trova una stele commemorativa a lui dedicata.
In base al suo testamento, le sue dimore giapponesi e tutto il suo patrimonio, consistente in circa 500 sterline, vennero ripartite tra le sue due famiglie, quella inglese e quella giapponese. Suo figlio Joseph ereditò sia il nome di Miura Anjin che il titolo di Hatamoto, e seguitò a servire lo shogunato sia sotto il governo di Hidetata che sotto quello di Iemitsu.

Celebrazioni e Riconoscimenti

  • Non lontano da Edo, dove Adams aveva una delle sue residenze, venne fondato un piccolo villaggio chiamato, in suo onore, Anjin-chō. Ad oggi, l'area in cui sorgeva il villaggio è stata inglobata nel tessuto urbano di Tokyo, e corrisponde al quartiere di Chūō.
  • A Itō, dove Adams costruì la prima caracca giapponese per ordine dello shogun, si tiene ogni anno il 10 Agosto il Miura Anjin Festival.
  • Nel 1934 a Gillingham venne inaugurato, alla presenza dell'allora ambasciatore giapponese a Londra Tsuneo Matsudaira, un monumento in ricordo del contributo di Adams alla creazione di rapporti diplomatici tra la Gran Bretagna e il Giappone.
  • A partire dal 2000, anno in cui ricorreva il quattrocentesimo anniversario dall'arrivo di Adams in Giappone, a Ghillingam viene organizzato un festival, con tanto di rievocazione storica. Nello stesso anno, la città ha stipullato un gemellaggio con le città di Itō e Yokosuka.

martedì 29 agosto 2017

Ventiquattro generali di Takeda Shingen

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I ventiquattro generali (武田二十四将 Takeda Nijūshi-shō) sono stati uno dei tanti gruppi storicamente conosciuti di comandanti militari del periodo Sengoku in Giappone. Questi uomini erano i più fidati comandanti delle truppe di Takeda Shingen. Un terzo di loro perse la vita durante le diverse fasi della celebre battaglia di Nagashino del 1575, nella quale guidarono le forze di Takeda contro Oda Nobunaga.

I ventiquattro generali

  • Akiyama Nobutomo - attivo durante l'invasione della Provincia di Shinano, e secondo in comando dell'esercito Takeda, era uno dei pochi fuori dal controllo diretto di Takeda, perché non amava essere sotto l'autorità.
  • Amari Torayasu - morì nella battaglia di Uedahara del 1548.
  • Anayama Nobukimi - dopo la battaglia di Mikatagahara e la battaglia di Nagashino, passò dalla parte di Tokugawa Ieyasu e lo aiutò a sconfiggere Takeda Katsuyori.
  • Baba Nobuharu - combatté la battaglia di Mikatagahara e comandò l'avanguardia dell'ala destra dell'esercito Takeda nella Battaglia di Nagashino, nella quale perse la vita.
  • Hara Masatane - morì nella battaglia di Nagashino del 1575.
  • Hara Toratane - participó alle diverse battaglie di Kawanakajima, nelle quali si scontrò con le truppe di Uesugi Kenshin; morì nella quinta ed ultima battaglia di Kawanakajima.
  • Ichijō Nobutatsu - fratello più giovane di Shingen, prese parte alla Battaglia di Nagashino.
  • Itagaki Nobukata - morì nella battaglia di Uedahara del 1548.
  • Kōsaka Danjō Masanobu - ebbe un ruolo di spicco durante la quarta battaglia di Kawanakajima, ma non fu presente a Nagashino; si ritiene sia stato l'artefice di gran parte del Kōyō Gunkan.
  • Naitō Masatoyo - presente sia a Mikatagahara, dove guidò una carica verso le truppe Tokugawa, che in prima linea a Nagashino; nel corso di questa battaglia, fu colpito più volte da frecce, ed infine decapitato da Asahina Yasukatsu.
  • Obata Toramori - nel corso di 30 battaglie subì una quarantina di ferite. Dopo la quinta battaglia di Kawanakajima nel 1561, fece ritorno al castello di Kaizu dove, a causa di una malattia relativamente avanzata morì nel giugno di quello stesso anno.
  • Obata Masamori - condusse il contingente principale (500 unità di cavalleria e 1 000 ashigaru al centro dello schieramento) nella battaglia di Nagashino, nella quale perì.
  • Obu Toramasa - conosciuto come la tigre selvaggia di Kai, fu sospettato di manipolare il figlio di Takeda Shingen, Takeda Yoshinobu e nel 1565 gli fu ordinato di commettere seppuku.
  • Oyamada Nobushige - prese parte alle battaglie di Kawanakajima, Mikatagahara, Nagashino e Temmokuzan; nel 1582 tradì il clan Takeda, ma quando entrò nel campo del clan Oda fu giustiziato da Horio Yoshiharu, un ufficiale di Oda Nobunaga.
  • Saigusa Moritomo - prese parte alle battaglie di Mikatagahara e Nagashino; morì in quest'ultima nel 1575.
  • Sanada Yukitaka - nonno del leggendario samurai Sanada Yukimura, daimyō della provincia di Shinano fu sottomesso a Shingen dopo una lunga e difficoltosa lotta.
  • Sanada Nobutsuna - figlio maggiore di Sanada Yukitaka, comandò 200 samurai a cavallo nella battaglia di Nagashino, in cui perse la vita.
  • Tada Mitsuyori - prese parte a più di 29 battaglie sotto il comando di Shingen; morì malato nel 1563.
  • Takeda Nobushige - fratello minore di Shingen, morì nella quarta battaglia di Kawanakajima nel 1561.
  • Takeda Nobukado - fratello di Shingen, morì al comando di truppe al centro dello schieramento Takeda nella battaglia di Nagashino.
  • Tsuchiya Masatsugu - combatté a Mikatagahara; cadde nella battaglia di Nagashino. I suoi tre figli seguirono Takeda Katsuyori fino alla morte nella battaglia di Temmokuzan nel 1582.
  • Yamagata Masakage - fratello minore di Obu Toramasa, era conosciuto per la sua abilità in battaglia e per la sua armatura rosso fuoco; combatté a Mikatagahara e prese parte all'Assedio di Yoshida. Perse la vita nella battaglia di Nagashino nel 1575, insieme alla sua famosa unità di cavalleria in armatura rosso fuoco.
  • Yamamoto Kansuke - stratega della quarta battaglia di Kawanakajima, nella quale morì.
  • Yokota Takatoshi - morì nell'Assedio di Toishi del 1550.