martedì 5 giugno 2018

Drago cinese

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Il Drago (,, Lóng) ricopre un ruolo egemone nella mitologia cinese in particolare e nei miti dell'Asia Orientale in generale. Per questo motivo, non stupisce che, spesso, il Drago Cinese sia preso a modello archetipico per il Drago asiatico.
Nella sua raffigurazione standardizzata, il dragone cinese è un animale colossale (talune incarnazioni pantagrueliche lo vorrebbero lungo fino a cento chilometri), avente corpo di serpente, quattro zampe di pollo, testa di coccodrillo, baffi simili a quelli di un pesce gatto, criniera e corna di cervo. La creatura raffigura dunque un miscuglio di tutte le specie animali.
È stato per lungo tempo un simbolo di buon auspicio nel folclore cinese, in contrasto con il Drago Occidentale che ha invece sempre avuto, anche prima della diffusione del Cristianesimo, dei connotati negativi. Questo perché il Drago Cinese è l'incarnazione del concetto di Yang, il Bene/Spirito-Fecondo, associato all'acqua. Il drago è quindi la creatura portatrice di pioggia, nutrimento per le messi e gli armenti, e non il mostro distruttore sputa veleno/fuoco della tradizione occidentale. I cinesi pregavano il drago nei momenti di siccità e lo consideravano il padre della loro civiltà. Il drago era inoltre simbolo dell'Ime e si riteneva che, al momento della morte, l'Imperatore stesso rivelasse la sua vera natura di drago liberando il proprio spirito di drago ora svincolato dalle catene terrene e libero di ascendere al cielo e/o vigilare sulla città. I dragoni cinesi si riproducono fecondando una perla (nelle loro raffigurazioni, la tengono spesso nelle fauci), che in seguito si schiudeva dando alla luce un nuovo drago. Questa perla o gemma era l'essenza dello spirito del drago.
La controparte femminile del Drago Cinese è la Fenghuang, ossia la fenice cinese.

Simbologia

La figura del dragone ha legato le sue fortune a quelle dell'Impero cinese sin dal XII secolo a.C.. Già al tempo della Dinastia Zhou, infatti, il dragone unghiuto venne associato alle caste dominanti siniche: cinque dragoni simboleggiavano il Figlio del Cielo, quattro i suoi nobili (gli zhuhou) e tre dei suoi burocrati/ministri (i daifu). Con la Dinastia Qing i cinque dragoni vennero confermati quali simbolo dell'Imperatore mentre il dragone singolo passava a simboleggiare il popolo dell'Impero in sé e non più talune sue caste divenendo simbolo nazionale raffigurato sulle bandiere.
Ancora oggi, i cinesi indicano sé stessi come "Discendenti del Drago" ( 龙的传人 cinese semplificato; 龍的傳人 cinese tradizionale), seppur la creatura mitologica sia oggi abbastanza in disuso quale simbolo ufficiale della Cina moderna. I motivi di questa controversa situazione sono molteplici. In via non ufficiale, il dragone è a pieno titolo considerato il simbolo della Repubblica popolare cinese tanto quanto della Repubblica di Cina, per non parlare poi di Hong Kong che ha nel dragone una parte fondamentale del suo brand. Importante anche ricordare che, a partire dagli anni settanta, le popolazioni dell'Asia Orientale hanno codificato la scelta di un "animale nazionale" ed i cinesi, proprio in quel periodo, hanno ribadito la loro scelta del dragone (là dove i tibetani scelsero la scimmia ed i mongoli il lupo). Precise scelte di strategia comunicativa hanno però spinto la classe politica cinese ad accantonare il drago nella grafica pubblicitaria del loro Stato per evitare di veicolare messaggi erronei o allarmanti agli Occidentali, per i quali la figura del dragone ha valenze prettamente bellico/negativi e non benevolo/propiziatorie. La scelta incontrò però la netta disapprovazione della popolazione.
Nella cultura popolare cinese attuale, il dragone è uno stilema decorativo molto ricorrente. Notevoli sono state le sue fortune nel campo sub-culturale dei tatuaggi, fenomeno osservabile anche per la controparte nipponica del long, il ryū.

Drago Cinese e Drago Orientale: varianti "geografiche"

Il Drago Cinese, complice il ruolo egemone svolto per secoli dalla cultura cinese nei confronti delle altre culture dell'Asia Orientale, funse in buona sostanza da modello per lo sviluppo di figure simili nella mitologia e nel folklore di quelle culture che coabitarono e/o si scontrarono/incontrarono con il blocco culturale sinico. Un po' più problematico è invece stabilire la correlazione tra il dragone sinico ed i Nāga del Subcontinente indiano. Le creature serpentiformi semi-divine dell'Induismo, più una vera e propria razza pre-umana di abitatori della Terra che delle "creature" senzienti, spartirebbero infatti con il long solo una leggera similitudine estetica (caratteristica tipica dei nāga è l'assenza delle zampe e la pluri-cefalia, attributi questi carenti al dragone cinese) ed il comune habitat marino-lacustre.

Drago giapponese

Il Drago del Sol Levante è, tra i vari draghi asiatici, il più simile al modello cinese. Unica apprezzabile differenza tra il Nihon no ryū (日本の竜) ed il long e la zampa d'uccello dotata di soli tre rostri nella creatura nipponica.

Miti e Leggende

Evidenze archeologico-scientifiche a supporto del mito

Allo stato attuale, i reperti archeologici più antichi attestanti l'esistenza della figura mitica del drago nella cultura cinese datano al Neolitico. Nello specifico, si tratta di una statua attribuita alla Cultura di Yangshao (5000-3000 a.C.) dello Henan e dei distintivi di grado a spirale in giada, decorati in foggia serpentiforme, attribuiti alla Cultura di Hongshan (4700-2900 a.C.), gli zhūlóng. Proprio queste suppellettili a spirale richiamanti la forma del serpente ma con testa chiaramente non ofidea funsero, presumibilmente, da tramite per: (a) lo sviluppo dei successi amuleti di giada draghiformi della Dinastia Shang (ca. 1600-1046 a.C), codificando così la forma del dragone dal lungo corpo di serpente che appare nei primi testi cinesi; e (b) lo sviluppo dell'ideogramma indicante appunto il dragone.
In Cina come in Occidente, il rinvenimento di fossili di dinosauro e/o di paleofauna alimentò, nel corso dei secoli, il mito del drago. Lo scrittore Chang Qu (IV secolo a.C.), per esempio, menziona il rinvenimento di "ossa di drago" nel Sichuan. Questi reperti non vennero però semplicemente conservati come reliquie dai cinesi, un aspetto questo della "cultura archeologica" occidentale, ma divennero oggetto di vere e proprie raccolte sistematiche per un loro riutilizzo nella formulazione di ricette della medicina tradizionale cinese. Una pratica ancora oggi diffusa, nonostante le invettive della comunità scientifica.Interessante inoltre osservare che, oggi, la parola utilizzata dalla Lingua cinese per indicare i dinosauri, kónglóng (恐龍), significa, letteralmente, "drago terribile" e non "lucertola terribile" come invece vale per gli Europei. Più specificatamente, specie autoctone di dinosauri rinvenuti in Cina vedono spesso il suffisso "-long" divenire parte integrante del loro nome. Eclatante è il caso dei Draghi-Dormienti, i mèilóng (寐 龙 ), rettili preistorici fossilizzatisi in gruppi, probabilmente colti nel sonno da veleno aereo, tutti accovacciati e ripiegati su sé stessi a disegnare grandi anelli/spirali.
Analizzare le origini del mito del drago in Cina è cosa abbastanza complessa.
Il rinvenimento dei mèilóng diede abito a supposizioni circa un loro presunto rinvenimento da parte di abitanti dell'Antica Cina che ne avrebbero fatto lo spunto per lo sviluppo dei loro bracciali di giada. D'altro canto, in Cina come altrove, si tende a supporre che la figura del drago sia stata assemblata mescolando caratteristiche fisiche di vari esponenti della paleofauna locale. Il naturalista He Xin ha perorato la causa di una derivazione del lóng dal Crocodylus porosus, il rettile vivente di maggiori dimensioni, o, meglio ancora, da qualche suo progenitore di maggiori dimensioni (varie sono le specie di Crocodylomorpha di dimensioni ben maggiori rispetto alle specie attuali datate al solo Cretaceo: es. il Deinosuchus dell'America Settentrionale o il Sarcosuchus africano). L'accostamento drago-coccodrillo sarebbe principalmente dovuto allo stretto legame del lóng con l'acqua, suo habitat privilegiato nonché elemento da lui controllato. Il dragone portatore di pioggia sarebbe così una trasposizione delle capacità "meteorologiche" di coccodrilli/alligatori, capaci di percepire l'arrivo delle perturbazioni perché sensibili ai cambi di pressione dell'aria. Il binomio dragone-coccodrillo sarebbe poi confermato da quelle fonti storiche riportanti memorie di scontri tra eroi-salvatori e draghi infestanti corsi d'acqua: tale, per esempio, il caso del guerriero Zhou Chu, al tempo della Dinastia Jìn (265-420), riportato nel Shishuo Xinyu.
Un altro approccio al problema delle origini del lóng predilige un'interpretazione più antropologica, tendente a leggere nella figura del dragone un esempio tangibile del sincretismo caratterizzante l'origine dell'Impero cinese, formatosi da un amalgama di popoli e tradizioni culturali. Il lóng sarebbe dunque un miscuglio di vari animali totemici, frutto dell'unione tra diverse tribù, cominciata con mostri leggendari come Nüwa (女媧) e Fuxi (伏羲), molto simili ai Nāga dell'India. Meglio ancora, una chiave di lettura vorrebbe il dragone frutto di una contaminatio araldica sull'originario modello del serpente che funse da stemma di Huang Di (黃帝), l'Imperatore Giallo, da lui arricchito con attributi araldici sottratti agli stemmi dei nemici sconfitti: le corna del cervo, le zampe dell'aquila, ecc.

La creatura mitologica

Lo storico Wang Fu, vissuto al tempo della Dinastia Han, testimoniò ai posteri l'esistenza di nome differenti caratteristiche che, nel loro insieme, danno al dragone cinese la sua identità:
« La gente dipinge il drago con la testa di un cavallo e la coda di un serpente. Si evincono inoltre tre sezioni e nove rassomiglianze [del drago], sarebbe a dire: dalla testa alle spalle, dalle spalle al petto, dal petto alla coda. Queste sono le sezioni. Per quanto riguarda le rassomiglianze, esse sono: le corna somigliano a quelle di un cervo, la testa a quella di un cammello, la criniera di un leone, gli occhi di un demone, il collo di un serpente, la pancia di una vongola [shen, ], le scaglie di una carpa, gli artigli di un'aquila, le palme di una tigre e le orecchie di una vacca. Sopra alla testa [il drago] ha un'escrescenza simile ad un bernoccolo chiamata chimu [尺木]. Senza il chimu, un drago non può ascendere al cielo.»
(Wang Fu)
Altre fonti forniscono differenti rassomiglianze tra le parti anatomiche della creatura e quelle di altri animali. Il sinologo Henri Doré ha codificato l'autentico dragone cinese come dotato di: corna di cervo, testa di coccodrillo, criniera di un leone, occhi di demone, collo di serpente, pancia di tartaruga, artigli di falco, palme di tigre, orecchie di vacca. Peculiarità della creatura è poi quella di utilizzare, quale organo sensoriale uditivo, le corna e non le orecchie che sono prive di tale capacità.
Ultima peculiarità anatomica del dragone era la presenza di una perla sotto al suo mento.
Il drago cinese era dunque un amalgama di parti anatomiche provenienti da altri animali tanto quanto la chimera e la manticora della mitologia greca ma mancava della loro natura poliedrica. Il lóng aveva infatti un aspetto omogeneo e conciso, là dove, invece, la chimera greca ostentava l'evidenza della sua eterogeneità.
Un'altra chiave di lettura dell'eterogenea natura estetica del drago cinese si rifà allo zodiaco e presenta la creatura come una mescolanza di attributi tipici alle altre undici bestie zodiacali cinesi. Il lóng sarebbe dunque dotato dei baffi del topo, del cranio e delle corna del bue, degli artigli e delle zanne della tigre, della pancia del coniglio, del corpo di un serpente, delle zampe di un cavallo, della barba di una capra, dell'arguzia della scimmia, della cresta del gallo, delle orecchie del cane e del muso di un maiale.
Scarse ma comunque presenti le raffigurazioni del lóng con ali di pipistrello, attributo tipico del demone nell'arte del Celeste Impero. Importante a questo punto ricordare che la mitologia cinese (i miti d'Oriente in generale) svincola le capacità aeronautiche del dragone dalla presenza di ali, là dove, invece, la mitologia occidentale segna una netta differenza tra i draghi vermiformi (v. Serpente-Ariete celtico) ed i draghi dotati di ali e quindi volanti.
Creatura sostanzialmente benevola, il dragone aveva 117 scaglie, delle quali 81 yang (positive) e 36 yin (negative). La perla stessa, attributo tipico del dragone, era simbolo di prosperità, ricchezza e buona sorte. La creatura acquisiva valenza negativa là dove la sua furia andava a simboleggiare l'aspetto distruttivo e non più unicamente benefico dell'elemento acqua: alluvioni, maremoti e tempeste. Questa accezione distruttivo-malvagia, in disaccordo rispetto all'originale natura positiva, della creatura "drago" si dovette all'intromissione del buddhismo nella cultura della Cina.
Oltre alla capacità di volare, la natura sovrannaturale del dragone si manifesta in una variegata serie di altri poteri mistici. Il lóng è creatura muta-forma: può trasformarsi in un baco da seta tanto quanto ingigantirsi sino a divenire grande quanto l'universo stesso. La sua affinità con l'elemento acquatico gli permette di immergersi tra i flutti tanto quanto di acquattarsi tra le nuvole. Meglio ancora, il dragone sarebbe capace di trasformarsi in acqua, originare fenomeni meteorologici come la pioggia, mimetizzarsi con l'ambiente circostante sino a divenire invisibile.
Nel folklore cinese, si ritiene che l'effigie del dragone debba sempre essere rivolta verso l'alto. Sarebbe infatti di cattivo auspicio rivolgere la creatura verso il basso, verso la terra, quasi si volesse precluderle la possibilità di spiccare il volo per librarsi verso i cieli. È poi credenza diffusa che il ricorso al lóng quale proprio stemma sia da intendersi come arma a doppio taglio: simbolo di potenza, la creatura può essere usata come simbolo solo da chi è sufficientemente potente da domarne il sovrannaturale potere (non a caso, il dragone è simbolo dell'Imperatore cinese). Un debole verrebbe infatti consumato dalla forza stessa del drago di cui vuole servirsi come stemma. Simili considerazioni valgono, al giorno d'oggi, per i cinesi, soprattutto membri di organizzazioni criminali, che decidono di marcare il proprio corpo con il dragone tramite tatuaggio.

 

Dragoni, acque e fenomeni atmosferici

Come anticipato, il lóng aveva un fortissimo legame con l'elemento acquatico, sia nelle sue manifestazioni tangibili (laghi, fiumi, cascate) sia nelle manifestazioni atmosferiche (tornado, trombe d'aria originatesi sopra specchi d'acqua, ecc.). In questa sua incarnazione dello spirito elementale, il dragone è però raffigurato quale creatura antropomorfa più che bestiale. Il lóng diventa dunque un umanoide con paludamenti regali, conservante solo la testa della creatura mitologica, testa ornata da una corona. Da ciò trae origine il mito dei "Re Dragoni" che presiedono i quattro mari della Cina: il Mare dell'Est (Mar Cinese Orientale), il Mare dell'Ovest (Mar Giallo), il Mare del Sud (Mar Cinese Meridionale) ed il Mare del Nord (Lago Baikal). Divinità potenti e largamente adorate, questi sovrani dalla testa di drago estendevano la loro influenza a tutti i fenomeni acquatico-atmosferici del loro regno di competenza. Sovente, in epoca pre-moderna, i villaggi cinesi prospicienti al mare o a grossi corsi/specchi d'acqua avevano templi dedicati al culto del locale Re-Dragone. Presso questi luoghi di culto si officiavano, in tempi di crisi idrico-correlata (siccità o inondazione), rituali di massa quali preghiere, sacrifici propiziatori, ecc., per cattivarsi il favore della divinità. Il sovrano di Wuyue, durante il Periodo delle Cinque Dinastie e dei Dieci Regni (907-979), era noto con l'appellativo di "Re Dragone" per l'attenzione profusa nella promozione di opere idrico-ingegneristiche volte a controllare i danni prodotti dal capriccio delle maree.

Simbolo del potere imperiale

Nel mito cinese, i primi autarchi che riunirono sotto il loro scettro l'ecumene del "Popolo dai capelli neri" erano legati alla figura del lóng. Yandi, monarca semi-leggendario della Cina proto-storica, sarebbe stato un ibrido uomo-dragone. Huang Di, il cui stemma era appunto un dragone, secondo la leggenda ascese al cielo nella forma di un dragone. Proprio per questa vicinanza degli ancestrali sovrani con i draghi, i Cinesi indicano sé stessi come "Discendenti del Drago". Parimenti, queste leggende spiegano il perché, sin dall'inizio, il lóng sia divenuto simbolo del potere imperiale in Cina salvo poi divenire, già al tempo della Dinastia Qing, simbolo della Cina stessa e del suo popolo.
La forma canonica del drago imperiale ritrae la creatura di colore giallo/oro con zampe munite di cinque artigli. Come simbolo, il lóng figurava sulle vesti del Figlio del Cielo, sui suoi stendardi e sugli edifici vicini alla sua persona: es. frequentissimo è l'uso del drago quale stilema decorativo nella Città Proibita di Pechino. Il trono imperiale cinese era chiamato, non a caso, "Trono del Drago".
Simbolo intimo dell'Imperatore, il lóng ne marchiava spesso anche le carni. Frequente è la menzione di segni draghiformi sul corpo dei rampolli della dinastia imperiale tanto quanto su quelli di usurpatori di successo.
Contestualmente al binomio Imperatore-Lóng l'Imperatrice ebbe quale suo simbolo distintivo la fenghuang.

Persistenze moderne

Seppur sia diventato, al pari di altre creature mitologiche, un elemento grafico-decorativo della cultura mediatica moderna, il lóng conserva ancora un suo ruolo ben definito all'interno del folklore cinese. È ancora oggi molto persistente il mito dei Re Dragoni, celebrati durante il Capodanno cinese ed ancora oggetto di una velata venerazione in talune aree rurali della Cina.

Descrizione e Tassonomia

Tassonomia Neolitica

La più antica raffigurazione del dragone cinese è lo zhūlóng della Cultura di Hongshan, sviluppatasi in un territorio grossomodo sovrapponibile a quello dell'attuale Mongolia Centrale. Questo "Drago Maiale" era una creatura serpentiforme con un muso prognato molto simile a quello di un cinghiale. Da questo archetipo svilupparono, al tempo della Dinastia Shang, sia l'ideogramma lóng sia il dragone vero e proprio.

Specie, sotto-razze e Lóng degni di nota

La letteratura e la mitologia della Cina Imperiale descrivono svariate tipologie di drago oltre al long propriamente detto. Il linguista Michael Carr analizzò ed attestò la presenza di oltre 100 nomi di draghi nella produzione letteraria dei "Classici cinesi" La quasi totalità di questi nomi presenta però sempre il suffisso "-long":
  • Tianlong ((ZH) ), dragone celeste che sorveglia i palazzi delle divinità celesti e funge loro da mezzo di locomozione (spesso trainandone la biga). Con questo nome viene indicata anche la costellazione del Draco;
  • Shenlong ((ZH) ), divinità del tuono raffigurata come un dragone con testa umana e stomaco in forma di tamburo;
  • Fucanglong ((ZH) ), guardiano del mondo ctonio e dei suoi tesori, spesso associato anche ai vulcani;
  • Dilong ((ZH) ), signore dei fiumi e dei mari;
  • Yinglong ((ZH) ), dragone alato associato con i temporali e la pioggia, funse da cavalcatura a Huangdi nell'esecuzione di Chi You;
  • Jiaolong ((ZH) ), dragone privo di corna, coperto di scaglie, signore delle creature acquatiche;
  • Panlong ((ZH) ), dragone di lago incapace di ascendere al cielo;
  • Huanglong ((ZH) ), dragone privo di corna simboleggiante l'Imperatore della Cina;
  • Feilong ((ZH) ), dragone alato che corre sopra le nuvole e la nebbia; il nome designa anche lo pterosauro;
  • Qinglong ((ZH) ), incarnazione del punto cardinale Est nella simbologia cinese del Si Ling, i "Quattro Animali";
  • Qiulong ((ZH) ), contraddittoria definizione indicante sia un dragone con le corna sia un dragone privo di corna;
  • Zhulong ((ZH) ), anche Zhuyin ((ZH) ) gigantesca divinità draghiforme di colore rosso, con corpo di serpente e testa umana. Il giorno e la notte erano create dal movimento delle sue ciglia mentre i venti erano il frutto della sua respirazione. Da non confondere con il Drago-Maiale zhulong.
  • Chilong ((ZH) ), dragone privo di corna, anche demonio di montagna;
Molto rari invece i casi in cui "long-" viene utilizzato come prefisso:
  • Longwang ((ZH) ) celesti governatori dei Quattro Mari;
  • Longma ((ZH) ), creatura mitologica che emerse dal Fiume Luo e rivelò il ba gua a Fu Xi.
Alcuni dragoni non presentano invece alcun riferimento alla parola "long":
  • Hong ((ZH) ), un dragone a due teste, variante cinese del Serpente Arcobaleno;
  • Shen ((ZH) ), un dragone/mostro-marino mutaforma, ritenuto l'origine dei miraggi;
  • Bashe ((ZH) ), un dragone-serpente, simile ad un pitone gigante, che si nutre di elefanti;
  • Teng ((ZH) ) o Tengshe ((ZH) ; lett. "serpente impennato"), un dragone volante privo di zampe.
Gli studiosi cinesi dirimano questo variegato insieme di creature in diverse classificazioni. L'imperatore Huizong di Song, per esempio, canonizzò le figure dei cinque Re-Dragoni in base al loro colore:
  • Dragone Azzurro [Qinglong 青龍], patrono dei sovrani compassionevoli;
  • Dragone Vermiglio [Zhulong 朱龍], patrono dei sovrani che elargiscono benedizioni sui laghi;
  • Dragone Giallo [Huanglong 黃龍], patrono dei sovrani favorevoli alle petizioni di supplica;
  • Dragone Bianco [Bailong 白龍], patrono dei sovrani virtuosi; e
  • Dragone Nero [Xuanlong 玄龍], patrono dei sovrani che dimorano nelle profondità delle acque mistiche.
Ora, tenendo presente che il Dragone Azzurro è già presente nella nomenclatura dei punti cardinali cinesi (il Si Ling), i Dragoni Vermiglio, Bianco e Nero vanno a sostituire, rispettivamente, l'Uccello Vermiglio (Sud), la Tigre Bianca (Ovest) e la Tartaruga Nera (Nord), mentre il Dragone Giallo si "posiziona" nel centro, producendo così una variante a cinque voci della toponomastica cardinale "classica" cinese.


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lunedì 4 giugno 2018

Drago Giapponese

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I draghi giapponesi (日本の竜 Nihon no ryū) sono diverse creature leggendarie della mitologia e del folklore nipponici. I miti relativi ai draghi presenti in Giappone amalgamano le leggende locali con storie importate da Cina, Corea ed India; infatti ad esempio lo stile di questo drago è fortemente influenzato da quello cinese. Come altri draghi delle varie culture asiatiche, la maggior parte di quelli giapponesi sono divinità dell'acqua associate alle precipitazioni ed ai corsi d'acqua. Essi sono tipicamente rappresentati come grandi creature serpentine senza ali ma con lunghi artigli. Nella lingua giapponese moderna ci sono molteplici termini per designare la parola "drago", tra cui i più usati sono l'autoctono tatsu, dall'antica forma ta-tu, il prestito cinese ryū o ryō () dal cinese (, lóng), nāga (ナーガ) dal sanscrito nāga, oppure ancora doragon (ドラゴン) dall'inglese dragon (quest'ultimo vocabolo viene usato perlopiù in riferimento al drago europeo ed alle creature da esso derivate). A volte il dragone è rappresentato con una perla o pietra preziosa, che è la manifestazione della sua anima.



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domenica 3 giugno 2018

Longxing Baguazhang

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Nel 1936 Huang Bonian (黄柏年) scrive il libro Longxing Baguazhang (龙形八卦掌) dove descrive il Simen Longxing Baguazhang (四门龙形八卦掌) affermando che esso è il Baguazhang originario di Dong Haichuan. Quello descritto in questo libro non ha nulla a che vedere con il sistema descritto nel libro di Fu Yonghui, Fushi Longxing Baguazhang (Longxing Baguazhang dello stile Fu, riferendosi allo stile creato da Fu Zhensong). In quest'ultimo libro viene spiegata la teoria, le tecniche fondamentali, la forma Yin Baguazhang 阴八卦掌, la forma Yang Baguazhang 阳八卦掌, la forma Longxing Baguazhang 龙形八卦掌, l'esercizio in coppia Longxing Bagua Tuishou 龙形八卦推手, ecc. In alcuni testi invece di Longxing Baguazhang si trova riferito alla forma tramandata da Fu Zhensong con Bagua Longxingzhang (八卦龙形掌). Longxing Baguazhang è il Taolu del più alto livello nel sistema della famiglia Fu; esso contiene le tecniche più avanzate del Baguazhang, la camminata in cerchio ed in linea retta. Quando è praticata bene, colui che la esegue può essere paragonato ad un drago che attacca in tutte le direzioni. Segue il principio Simian bafang 四面八方. Utilizza molti tipi di colpi ed in molte parti della forma, si devono eseguire quattro rotazioni complete in una direzione ed immediatamente dopo quattro rotazioni nella direzione opposta. Essa si compone di 50 figure.

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sabato 2 giugno 2018

Cai Guiqin

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Cai Guiqin 蔡桂勤 (cinese), zì Zhuoting (拙亭) (Caixing, 1877 – Jining, settembre 1956) è stato un insegnante cinese.

Biografia

Cai Guiqin era il nipote di uno dei pochi praticanti di arti marziali cinesi rimasti in Caixing (蔡行), un villaggio dell'area di Jining. È nato il terzo anno del regno dell'imperatore Guanxu della dinastia Qing e fu istruito nel Wushu fin da bambino, iniziando a praticare con il nonno Cai Gongcheng (蔡公盛) fino alla morte di quest'ultimo. Dopo di ciò, fu costretto dall'estrema povertà a trasferirsi da Caixing a una zona nelle vicinanze della porta sud di Jining dove divenne allievo di Ding Yushan (丁玉山), noto per la sua maestria nell'Huaquan, e studiò con lui per tre anni. Nel 1897 egli si recò da solo a fare un viaggio nel sud della Cina. Nel 1920 Cai Guiqin si incontrò con molti eminenti membri del Guomintang: il dottor Sun Yat-sen (Sun Zhongshan in Pinyin, 孙中山); Li Zhongren (李宗仁); Li Liejun (李烈均); Wu Chaoshu (伍朝枢); Fan Shisheng (范石生); Li Zonghuang (李宗黄); ecc. Dopo aver conosciuto Sun Yat-sen iniziò ad insegnare Wushu agli ufficiali del governo nel quartier generale della Repubblica in Canton. Dopo la morte di Sun, Cai Guiqin riprese a viaggiare fino a quando, nel 1932, non si stabilì a Shanghai dove restò a vivere fino alla morte che avvenne nel 1953.

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venerdì 1 giugno 2018

Bai Yufeng

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Bai Yufeng 白玉峰 (Taiyuan, ...) è un artista marziale cinese.
Bai Yufeng (白玉峰, Pai Yu-feng in Wade-Giles) è un personaggio semi storico delle arti marziali cinesi che sarebbe vissuto a cavallo tra l'epoca della dinastia Jīn e l'epoca della dinastia Yuan. La sua abilità nel pugilato era famosa in tutta la Cina. Dopo che la sua famiglia cadde in rovina viaggiò lungamente incrementando le proprie conoscenze marziali. In seguito si fermò a Luoyang dove ebbe numerosi insegnanti. Qui incontrò il monaco Jue Yuan (觉远) e creò il Wuquan (五拳) oggi conosciuto come Wuxingquan. Dopo il suo ingresso nel tempio Shaolin egli avrebbe intrapreso la vita monacale ed assunto il nome di Qiuyue Chanshi (秋月禪師). A Bai Yufeng è anche attribuita l'introduzione a Shaolin dell'Hongquan.

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giovedì 31 maggio 2018

Bai Jindou

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Bai Jindou (白金斗, Pai Chin Tou in Wade-Giles; ... – ...) è un maestro di Meihuaquan (梅花拳), a cui in Italia è attribuita la fondazione di questo stile.
Nell'"Enciclopedia del Kungfu Shaolin" di Chang Dsu Yao e Roberto Fassi, si legge che egli creò il Meihuaquan in epoca della dinastia Ming, ma ne "Il Kung FU" degli stessi autori si afferma che il Meihuaquan "fu reso popolare da un maestro di nome Pai Chin Tou, vissuto circa quattrocento anni fa, il quale lo avrebbe appreso da un monaco Shaolin". Da ricerche compiute nella scuola creata da Bai Jindou, cioè il Baijiazhi Meihuaquan, anche conosciuta a Taiwan come Beipai Shaolin Meihuaquan (北派少林梅花拳) o Meihuamen (梅花门), risulta invece che Bai Jindou è una nona generazione dello stile Meihuaquan, ma non vi è chiarezza sui suoi dati anagrafici. Vista la sua posizione genealogica si può però supporre che egli sia vissuto nel 1800 e dalla stele di Jiao Shihu (焦士虎) sappiamo che Bai Jindou apprese da lui il Meihuaquan nel 1840.
In Italia il lignaggio di Bai Jindou è stato rappresentato dal Maestro Chang Dsu Yao (张祖堯) che era una sedicesima generazione di Meihuaquan ed una ottava generazione di Baijiazhi Meihuaquan.

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mercoledì 30 maggio 2018

Li Ling

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Li Ling (... – ...) è stato un generale cinese della dinastia Han.


Storia di Li Ling

La spedizione contro gli Unni

Nell'anno 99 durante una spedizione cinese guidata dal generalissimo Li Kuang-li contro gli Hsiung-nu, il generale Li Ling con 5000 fanti si trovò circondato dalle forze degli unni presso i monti Siun-ki (nei pressi del lago Barkul, catena del Tien-Shan). In un primo momento i cinesi riuscirono a rompere l'accerchiamento e ripresero la via verso Sud e la salvezza. Ma dopo che un ufficiale della retroguardia cinese cadde nelle mani degli Unni e interrogato, comunicò allo Shan Yu che il distaccamento cinese era isolato, gli attacchi degli Unni divennero più risoluti. I Cinesi esaurirono tutte le frecce e Li Ling, vedendo l'impossibilità di un'ulteriore resistenza, diede l'ordine estremo del "si salvi chi può" ed egli stesso si arrese agli Unni.

Li Ling principe chu-ki occidentale

Lo Shan Yu Tsiu-ti-heu si dimostrò generoso e non uccise i prigionieri cinesi, anzi pare che abbia dato sua figlia in sposa a Li-Ling e lo insignì di titolo di "principe chu-ki occidentale". Li Ling servì con lealtà il nuovo signore visto che in patria lo attendeva la pena di morte per tradimento, essendo stato condannato in contumacia per essersi arreso contro i barbari del Nord. Da allora, i discendenti di Li Ling e della principessa unna regnarono in successione sui Khyagas . Nelle cronache cinesi si riporta che "i Khyagas reputavano gli uomini con gli occhi neri discendenti di Li Ling". Il castello di Li Ling è stato scoperto da archeologi sovietici nella regione di Minusinsk. È una costruzione non grande di architettura cinese.


Conseguenze in Cina

La capitolazione produsse in Cina grande impressione e l'Imperatore dispose di fare un'inchiesta e di punire il colpevole, cioè il comandante in capo Li Kuang-li Er-shih, ma grazie alle sue relazioni a corte questi sfuggì alla disgrazia e così fu condannata a morte la madre di Li Ling. In favore della vecchia donna intercedette lo storico Ssu-ma Chien, che tentò di dimostrare l'innocenza di Li Ling, in quanto era venuto a trovarsi in una posizione disperata. Ma in tal modo si veniva a trovare in conflitto con Li Kuang-li e cadde in disgrazia. Fu condannato all'evirazione e al carcere nell'anno 98.

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martedì 29 maggio 2018

Dong Haichuan

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Dong Haichuan 董海川 (Wenanxian, 13 ottobre 1797 – Pechino, 25 ottobre 1882) è stato un insegnante cinese.
Dong Haichuan (董海川) è da molti considerato il fondatore dello stile di arti marziali cinesi, Baguazhang. È nato nel villaggio Zhujiawucun (朱家坞村), nella zona di Wen'an (文安县), in provincia di Hebei. Secondo alcuni sarebbe nato nel 1797, per altri nel 1813. Alcuni forniscono date completamente differenti. In origine si sarebbe chiamato Dong Mingkui (董明魁).

Biografia

Il giovane Dong era appassionato di arti marziali e divenne presto famoso per la sua abilità. Circa dal 1853, Dong Haichuan intraprende un lungo viaggio attraverso la Cina. In particolare si sarebbe recato in Jiangsu, Anhui e per alcuni addirittura in Sichuan. Durante questo viaggio egli avrebbe appreso i principi della Camminata in Cerchio. Egli avrebbe ricevuto gli insegnamenti di un eremita taoista dei monti Jiuhuashan (九华山) in Anhui, il cui nome secondo alcuni autori sarebbe Bi Dengxia (畢澄霞). Nel 1864 circa, Dong si trasferì a Pechino dove lavorò alle dipendenze del Principe Su. Nel palazzo di questo principe, Dong si rivelò come incredibile praticante di arti marziali.

Studenti

Sulla stele commemorativa eretta nel 1883 sulla sua tomba, si possono leggere i nomi di 56 discepoli di Dong Haichuan. Si dice che i nomi su questa stele appaiano nell'ordine in cui Dong avrebbe iniziato ad insegnare, partendo dal suo primo studente, Yin Fu, per arrivare all'ultimo.Cheng Tinghua appare al quarto posto, prima di lui Ma Weiqi e Shi Jidong (rispettivamente secondo e terzo). È risaputo che Dong Haichuan accettava solo studenti che erano già esperti di un altro stile di arti marziali; infatti Dong insegnava il Baguazhang basandosi su ciò che già i suoi allievi conoscevano.
Questo è l'elenco di una parte degli allievi di Dong Haichuan:
  • Yin Fu (尹福)
  • Cheng Tinghua (程廷华);
  • Ma Weiqi (馬維祺)
  • Shi Jidong (史計棟)
  • Song Changrong (宋長榮)
  • Song Yongxiang (宋永祥)
  • Wei Jixiang (魏吉祥)
  • Fan Zhiyong (樊志涌)
  • Gu Buyun (谷步雲)
  • Liu Baozhen (劉寶真)
  • Liang Zhenpu (梁振蒲)
  • Liu Fengchun (劉鳯春)
  • Si Yuangong (司元功)

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