mercoledì 9 gennaio 2019

Aoyama Tadanari

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Aoyama Tadanari (青山 忠成; Okazaki, 6 settembre 1551 – 10 aprile 1613) è stato un militare e daimyō giapponese che ha servito lo shogunato Tokugawa dalla fine del periodo Sengoku fino ai primi anni del periodo Edo. Il quartiere di Aoyama a Tokyo è così chiamato perché sede di una delle sue magioni.

Biografia

Durante il periodo Sengoku il clan Aoyama regnava sul villaggio di Dōdo, nel distretto di Nukata della provincia di Mikawa (la moderna città di Okazaki nella prefettura di Aichi). Aoyama Tadakado, il padre di Tadanari, servì sia Matsudaira Hirotada che Tokugawa Ieyasu, e fu così che Tadanari entrò nelle grazie di Ieyasu. Quando Tadakado morì nel 1572 nella battaglia contro Takeda Shingen, Tadanari divenne il nuovo capofamiglia.
Come segno della fiducia in lui riposta, nel 1585 Ieyasu lo nominò a guardia del figlio Hidetada. Nel 1588 Tadanari accompagnò lo stesso Hidetada alla capitale dove venne fregiato da Toyotomi Hideyoshi del quinto rango inferiore di corte, il rango più basso della provincia di Hitachi. Nel 1590 Ieyasu promosse Tadanari a commissario di Edo facendogli dono di un appezzamento di terra del valore di 5.000 koku (a cui si aggiunsero 2.000 koku nel 1593). La leggenda vuole che, durante una battuta di caccia, Ieyasu gli ordinò di cavalcare verso ovest finché il suo cavallo non fosse stramazzato al suolo esausto; al suo ritorno Tadanari ricevette in dono l'intera area che riuscì a percorrere. La zona includeva il villaggio di Harajuku fino alle attuali Akasaka e Shibuya. Il quartiere di Aoyama è così chiamato proprio perché sede di una delle magioni di Tadanari.
Nel 1600 Tadanari si unì all'esercito di Hidetada nella battaglia di Sekigahara, ottenendo come ricompensa il rango di daimyō e un terreno del valore di 15.000 koku tra la provincia di Kazusa e quella di Shimōsa. Successivamente venne nominato magistrato dell'intera regione del Kantō. Con l'inizio del periodo Edo, fu pesantemente coinvolto nella rivolta contro lo shogunato al pari di Honda Masanobu e Naitō Kiyonari. Nel 1606 fu condannato insieme a Naitō agli arresti domiciliari, venendo però graziato poco dopo.

martedì 8 gennaio 2019

Zhang Rang

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Zhang Rang (張讓) (135 – 189) è stato un eunuco cinese della tarda Dinastia Han, che servì l'Imperatore Ling di Han; era anche il leader dei Dieci Custodi Regolari (anche conosciuti come Dieci Eunuchi), un gruppo di eunuchi di corte con grande influenza nella corte imperiale di Han.
Il potere di Zhang Rang era tale che Han Ling, l'imperatore, si riferiva a lui come 'padre adottivo' e gli permetteva di occuparsi degli affari più importanti della corte. La gente e gli ufficiali, inclusi He Jin, Yuan Shao e Cao Cao, concordarono che il potere di Zhang Rang era troppo. Dopo la morte dell'imperatore Ling e la salita al trono di suo figlio Liu Bian nel 189, questi individui invasero la capitale con lo scopo di sconfiggere i Dieci Custodi, ma finì con la decapitazione di He Jin nel cortile del palazzo da parte dei Dieci Custodi. Zhang rapì l'imperatore e suo fratello, il futuro Imperatore Xian. Comunque, Zhang venne presto circondato da soldati nemici e così si gettò in un fiume, annegando.

lunedì 7 gennaio 2019

Jian

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Jian (, , jiàn, chien) è una spada dritta a doppio filo. Per Wu Bin, Li Xingdong e Yu Gongbao la spada è una delle quattro armi maggiori delle arti marziali cinesi ed è detta "Signore di Tutte le Armi”.

Storia

Wu Bin, Li Xingdong e Yu Gongbao raccontano che l'utilizzo del Jiàn compare nelle offerte sacrificali agli dei ed agli antenati. Durante il periodo degli stati combattenti divenne pratica comune. Yǐn Qiānhé elenca alcune famose spade leggendarie tra cui Mòyé (莫邪, 莫邪, Tài'ē, mo ye) , Tài'ē (太阿, 太阿, Mòyé, t'ai e) e Gānjiāng (干將, 干将, Gānjiāng , kan chiang). Nel libro Cronache dei Tre Regni (三国志, 三国志, sānguózhì, san kuo chi) si riferisce che Cao Pi dopo aver bevuto smodatamente discusse dell'arte della spada con Dèng Zhǎn (邓展), discussione che si trasformò in una dimostrazione di abilità con questa arma. Dài Zǐgāo 戴子高 racconta che c'era un grande cavaliere di Shāngshuǐ 商水 che si chiamava Lǐ Zǐqīng (李子靑) che un giorno fece vedere a Yán la propria maestria con la spada.

Aspetto

Duan Ping e Zheng Shouzhi descrivono le parti della spada:
  • 1) lama della spada (劍身, 剑身, jiànshēn , chien shen);
  • 2) tagli della spada (劍刃, 剑刃, jiànrèn, chien ren);
  • 3) spina dorsale della spada (劍脊, 剑脊, jjiànjí, chien chi);
  • 4) parte tagliente della spada (vicino alla punta) (劍鋒, 剑锋, jjiànfēng , chien feng);
  • 5) punta della spada (劍尖, 剑尖, jiànjiān , chien chien);
  • 6) testa della spada (劍首, 剑首, jiànshǒu , chien shou);
  • 7) impugnatura della spada (劍柄, 剑柄, jiànbǐng, chien ping);
  • 8) guardia della spada (劍格, 剑格, jiàngé, chien ke);
  • 9) frangia della spada (劍穗, 剑穗, jiànsuì, chien sui).

Jian Elemento Architettonico

Jian è anche l'elemento base, principale dell'architettura cinese, esso costituisce il vano, lo spazio delimitato da 4 colonne lignee su cui poggia il classico tetto a padiglione detto Tian.

domenica 6 gennaio 2019

Meditazione

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La meditazione (dal latino meditatio, riflessione) è, in generale, una pratica che si utilizza per raggiungere una maggiore padronanza delle attività della mente, in modo che essa smetta il suo usuale chiacchierio di sottofondo e divenga assolutamente acquietata, pacifica. Tradizionalmente per meditazione si intende la concentrazione della mente in un sol punto mentre, per contemplazione si intende la capacità di lasciar riposare la mente nel suo stato naturale, o talità. È una pratica volta quindi all'auto-realizzazione. Lo scopo religioso, spirituale, filosofico o il miglioramento delle condizioni psicofisiche nella meditazione sono una scelta prettamente personale.
Questa pratica, in forme differenti, è riconosciuta da molti secoli come parte integrante di tutte le principali tradizioni religiose. Nelle Upaniṣad, scritture sacre induiste compilate approssimativamente a partire dal IX - VIII secolo a.C., è presente il primo riferimento esplicito alla meditazione che sia giunto fino a noi, indicata con il termine sanscrito dhyāna (ध्यान).
Nell'ambito della psicosintesi è definita uno stato della coscienza che può essere ottenuto mediante l'indirizzamento volontario della nostra attenzione verso un determinato oggetto (meditazione riflessiva) o mediante la completa assenza di pensieri (meditazione recettiva).
Nella meditazione riflessiva l'oggetto della meditazione può essere qualsiasi cosa. In genere nella pratica vengono utilizzate visualizzazioni di elementi che riguardano il mondo interiore o di semplici oggetti, per raggiungere un maggiore stato di concentrazione e di ponderazione. Questo è un tipo di meditazione usato spesso dalla cultura occidentale.
La meditazione recettiva ha come scopo l'assenza di pensieri e permette alla mente di raggiungere un livello di "consapevolezza senza pensieri", ovvero libero dall'attività psichica dell'essere umano, talvolta caotica e confusionaria. È un tipo di meditazione tipica di numerose filosofie e religioni orientali. Entrambi richiedono fasi di concentrazione e la visualizzazione.

Religioni e filosofie orientali

Attraverso la dinamica del modo di operare della mente si può riuscire a riconoscere la distinzione tra un io egocentrico, che si identifica con l'essere io (nome) e l'Io (sé) in grado di osservare l'osservatore (oggettivizzare il soggetto). Questo metodo comporta quattro stati di coscienza:
  • vedo l'oggetto;
  • mi accorgo di vedere che vedo l'oggetto;
  • mi accorgo di vedere il vedere che vedo l'oggetto;
  • assorbimento in uno stato che supera la dualità soggetto/oggetto al di là dell'espressione e della comunicazione convenzionale.
Anche nello yoga lo stato raggiunto tramite la pratica della dhyana favorirebbe l'esperienza della "visione" e, ad un livello superiore, dell'illuminazione, ossia della rivelazione della divinità onnipresente. Nell'ambito dello Yoga, la meditazione è il 7º degli otto stadi indicati da Patanjali e si dice che la mente è nello stato di meditazione, dhyana, non sta meditando è la meditazione stessa, e mentre ci sono molte tecniche di concentrazione, dharana, non esiste una vera e propria tecnica di meditazione.
Nella pratica di Sahaja Yoga la meditazione è considerato uno stato d'essere che si manifesta come assenza di pensieri, chiamato consapevolezza senza pensieri, dove la mente smette il suo usuale chiacchierio di sottofondo e diventa assolutamente tranquilla.
Questo stato di "pura consapevolezza senza oggetto" può essere raggiunto anche con altri generi di pratiche meditative: ad esempio la Meditazione Trascendentale si basa sulla ripetizione mentale di un mantra. In ogni caso il termine "meditazione", com'è inteso normalmente nella lingua italiana, si rivela inadeguato a dare un'idea efficace di questo tipo di pratiche: un termine meno impreciso potrebbe essere contemplazione.

Cristianesimo

Nel Cattolicesimo la meditazione è una forma di preghiera interiore. Viene fatta in una chiesa o cappella, in presenza dell'Eucaristia, o in un ambiente privato, ed è strettamente legata al pensiero e alla riflessione sulla parola di Dio. Preferibilmente si fa di mattina presto, prima di ogni altra azione della giornata.
Nella sua forma più generale si sviluppa attraverso diversi passi successivi:
  • Inizia con la invocazione dello Spirito Santo perché sia luce interiore di colui che medita.
  • Si apre alla contemplazione di una scena evangelica o dalla lettura di un brano della Bibbia o di un altro libro che possa aiutare.
  • Approfondisce il significato dell'episodio o dell'insegnamento in questione. Lo fa attraverso il ragionamento e la ricerca di situazioni o passi biblici simili o correlati.
  • Si sofferma su qualche parola o immagine o concetto, "ruminandolo" interiormente.
  • Chiede a Dio la grazia di vivere il mistero che si è contemplato.
  • Fissa l'impegno di un qualche gesto da vivere durante la giornata, per trasformare in carità quello che si è contemplato.
  • Ringrazia il Signore per il dono della luce dell'alto.
Una forma particolare di meditazione è la lectio divina, che è una lettura orante di un passo biblico.

Islam

Il concetto di meditazione è espresso in arabo dal termine tafakkur, che va distinto da dhikr, meglio tradotto come "invocazione" o "memoria". Si può dire che il termine dhikr sia il ricordo di uno stato precedente, un modo di far riemergere qualcosa che, fortunatamente, non si è perso del tutto.
Comunque i due termini sono unificati nella pratica mistica dell'islam, perché è proprio grazie al dhikr Allah, l'invocazione del nome di Dio, che si raggiunge lo stato adeguato alla meditazione. Il dhikr come metodo spirituale di concentrazione è stato elaborato dai sufi.
Questa pratica, sorta ben presto nell'Islam e già sviluppata nei secoli IX e X, prevede la ripetizione di uno dei novantanove nomi di Dio o di formule sacre sotto la direzione di un maestro spirituale. Questo maestro, chiamato in arabo shaykh o anche murshid (guida) mentre in Iran e in India è detto pir, rende il metodo praticabile per i partecipanti al rito.
Dei vari tipi di shaykh, il più simile al pandit degli hindù è lo shaykh at-ta'lim, colui che conosce la dottrina.
L'invocazione del nome di Dio raggiunge livelli decisamente ossessivi e può essere pericolosa per chi non sia guidato in modo corretto e deve essere accompagnata dall'osservanza di una serie di riti. Se praticata senza vera adesione all'Islam, risulta tanto inefficace quanto pericolosa.

Sant Mat

Nel Surat Shabd Yoga vengono praticate parallelamente due tecniche di meditazione, una mirata alla visione della Luce Interiore e una mirata all'ascolto della Corrente Sonora (o Shabd). La prima pratica è sempre accompagnata dal Simran o ripetizione dei Nomi Divini, pratica del tutto analoga alla ripetizione di mantra nell'induismo o buddhismo o al dhikhr sufi. Viene raccomandato dal Guru di praticare perlomeno due ore al giorno di meditazione, e progressivamente aumentare.

Percorsi personali

Esistono molti percorsi personali che non sono all'interno di una religione o una filosofia e di cui la meditazione è strumento indispensabile per approfondire i lati oscuri di noi stessi. Molti si avvalgono di un maestro che permette loro di fare un cammino, un percorso che attraversa nuove realtà e che si lascia alle spalle vecchi mondi, in un procedere verso la maggiore consapevolezza di se stessi e della realtà.
Un aspetto fondamentale è la riduzione della sofferenza che insieme alla maggiore consapevolezza abbisognano di un maestro. A tal fine occorrerà conquistarsi un cammino e capacità di meditazione nella relazione con la figura di riferimento. È importante che il maestro non sia solo "padre"/"madre" ma una figura che possa essere lasciata per una nuova realtà affettiva.
In particolare la meditazione del Buddha Śākyamuni e di altri saggi (come Osho Rajneesh) non era ascritta a nessuna religione o filosofia ma seguiva un cammino personale.

Ricerche scientifiche

Parecchi studi condotti fin dal 1970 su una tecnica specifica, la Meditazione Trascendentale, hanno evidenziato la sua efficacia nella diminuzione di ansia e stress e nel miglioramento della salute. In seguito furono condotte altre ricerche e meta analisi coinvolgendo altri metodi di meditazione.
Nella loro analisi comparativa sugli studi scientifici sulla meditazione, pubblicato nel 2000 nell'International Journal of Psychotherapy, Perez-De-Albeniz e Holmes hanno identificato le seguenti componenti in comune con tutti i metodi meditativi:
  1. rilassamento
  2. concentrazione
  3. alterato stato di coscienza
  4. sospensione dei processi di pensiero logico e razionale
  5. presenza di una attitudine alla autocoscienza ed alla auto-osservazione.
Numerosissimi sono gli studi della comunità medica sugli effetti fisiologici della meditazione.
Il Dr. James Austin, neuropsicologo dell'Università del Colorado, ha indicato come la meditazione Zen possa modificare le connessioni nervose del cervello nel suo libro Zen and the Brain (Austin, 1999). Questo è stato confermato mediante risonanza magnetica funzionale sull'attività del cervello.
Recentemente uno studio scientifico americano pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, ha dimostrato effetti rilevanti della meditazione secondo il metodo Integrative body-mind training (tecnica nata in Cina negli anni '90) sul miglioramento delle condizioni di vita: la depressione si attenua, e le difese immunitarie si rinforzano. I ricercatori hanno verificato che il gruppo di studenti che avevano applicato avevano una concentrazione di cortisolo molto inferiore e una migliore risposta immunitaria rispetto al gruppo di controllo. Dai questionari è anche emerso che la meditazione aveva abbassato i livelli di rabbia, ansia, depressione e fatica. Il dottor Yi-Yuan Tang, il coordinatore della ricerca, ha così dedotto che i processi mentali, la consapevolezza e l'attenzione sono aspetti della vita che possono essere esercitati, esattamente come i muscoli.
In psicoterapia le tecniche di meditazione di mindfulness sono utilizzate per accrescere la consapevolezza dei pazienti e hanno svariate applicazioni, fra cui la prevenzione delle recidive depressive e il trattamento dei disturbi d'ansia.

sabato 5 gennaio 2019

Forma Chen di 19 posizioni

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La Chenshi shijiu shi taolu (piccola forma delle diciannove posizioni in cinese) è una forma del Taijiquan stile Chen definita nel 1995 dal Maestro Chen Xiaowang, rappresentante della 19ª generazione della famiglia che diede vita alla disciplina. Ha uno scopo prettamente didattico, tant'è che di norma è la prima ad essere appresa dai neofiti.
Le sue posizioni (17, più apertura e chiusura) sono divise in quattro sezioni e riprese da altre forme tradizionali:
  • Xin Jia Yi Lu (da cui prende Shang bu xie xing, Dao juan hong e Yeh ma fen zhong)
  • Xiao Jia Yi Lu (Shuang tui shou, Shan tong bei e Liu feng si bi)
  • Lao Jia Yi Lu (per le rimanenti).
Il ritmo di esecuzione riflette bene le caratteristiche tipiche dello stile Chen
  • alternanza tra movimenti duri e morbidi, con predominanza di quelli morbidi,
  • alternanza tra movimenti lenti e veloci, con predominanza di quelli lenti
  • le braccia guidate dal corpo nella gran parte di movimenti.
Così come per le altre, esistono tre metodi per svolgerla in riferimento all'altezza della postura assunta dall'atleta: alto, medio e basso. Può, inoltre, essere eseguita sia in modo "soft" sia con un atteggiamento più veloce e marziale, come se si affrontasse un avversario.
La forma si sviluppa lungo un asse lineare come segue:
Posizione Nome in cinese Nome in italiano Movimenti
prima sezione
1 yu bei shi preparazione 5
2 jin gang chu miao il guerriero di Budda esce dal tempio 7
3 lan zha yi allacciarsi la veste pigramente 4
4 shang bu xie xing passo in avanti con postura obliqua 9
5 shang san bu muovere tre passi in avanti 5
6 zuo yan shou hong quan ruotare, muovere le mani e sferrare un pugno a sinistra 2
7 liu feng si bi Sei sigilli e quattro chiusure (spingere con entrambe le mani) 4
seconda sezione
8 dao juan hong Indietreggiare ruotando le braccia 9
9 shan tong bei il lampo attraversa la schiena (girarsi di spalle) 3
10 you yan shou hong quan ruotare, muovere le mani e sferrare un pugno a destra 2
11 liu feng si bi Sei sigilli e quattro chiusure (spingere con entrambe le mani) 4
terza sezione
12 yun shou muovere le mani nelle nuvole 7
13 gao tan ma carezzare il cavallo 4
14 you deng yi gen scalciare con il tallone destro 5
15 zuo deng yi gen scalciare con il tallone sinistro 3
quarta sezione
16 ye ma fen zong dividere la criniera del cavallo selvaggio 7
17 yu nu chuan suo la ragazza di giada lavora alla spola 7
18 jin gang dao dui Il guerriero di Budda (Jin Gang) pesta il mortaio 4
19 shou shi conclusione 5

venerdì 4 gennaio 2019

Xu Huang

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Xu Huang (in lingua cinese 徐晃) (169 – 227) è stato un generale cinese durante il regno del signore della guerra Cao Cao e del suo successore, Cao Pi, durante la fine della Dinastia Han e i Tre Regni. È ricordato soprattutto per aver rotto l'assedio nella Battaglia di Fancheng (219).
Chen Shou, l'autore delle Cronache dei Tre Regni, considera Xu Huang tra i cinque generali del Regno di Wei, assieme a Zhang Liao, Yue Jin, Zhang He e Yu Jin.

Vita

Nato nella contea di Yang ((, oggi Hongdong, Shanxi) negli ultimi anni della Dinastia Han, Xu Huang lavorò in gioventù come ufficiale nell'amministrazione locale. Più tardi seguì il generale Yang Feng (楊奉) nella campagna militare contro l'Insurrezione dei Turbanti Gialli e fu nominato comandante della cavalleria (騎都尉).
Nel 196, dopo la morte del tirannico signore della guerra Dong Zhuo, Xu Huang e Yang Fen scortarono l'imperatore Xian da Chang'an a Luoyang, il quale da allora in poi cadde in rovina. Nello stesso anno, Cao Cao andò personalmente a Louyang per costringere l'imperatore a muovere verso Xuchang
Xu Huang allora suggerì a Yang Feng di entrare nelle forze armate di Cao Cao, ma Yang Feng non gli diede retta e inviò una truppa nel futile tentativo di respingere l'imperatore Xian. Cao Cao presto si vendicò e sconfisse Yang Feng, dopo di che Xu Huang si arrese a Cao Cao.
In seguito Xu Huang partecipò in ogni campagna maggiore di Cao Cao, incluse le offensive contro Lü Bu, Yuan Shao, Ma Chao, e Ta Dun (蹋頓). Xu Huang combatté bene in tutte, facendosi notare specialmente per la sua ingegnosità.
Durante la campagna contro l'erede di Yuan Shao nel 203, il difensore della città di Yiyang (易陽) inizialmente si arrese ma presto cambiò idea. Vedendo come si comportava, Xu Huang riconobbe i dubbi che turbavano il suo nemico e gli scrisse una lettera per persuaderlo ed incendiò la città. Il difensore fu sconfitto e Xu Huang conquistò la città senza spargimento di sangue.
Nel 215, Xu Huang si appostò nel Passo Yangping (陽平關) per difendere Hanzhong contro l'avanzata dell'esercito di Liu Bei, che tentava di troncare le rotte commerciali della città. Xu Huang si mosse in modo da colpire frontalmente l'esercito nemico. Molti soldati nemici caddero dal dirupo su sui combattevano di fronte al furioso attacco di Xu Huang e la città fu messa in sicurezza.
Il momento di maggior gloria nella carriera militare di Xu Huang avvenne nella Battaglia di Fangcheng, nel 219. Quando la città di Fangcheng (樊城), al giorno d'oggi un distretto di Xiangfan, Hubei, fu assediata dal generale nemico Guan Yu e i primi rinforzi inviati da Yu Jin furono sconfitti, Xu Huang fu inviato come un secondo rinforzo per aiutare e proteggere la città.
Sapendo che la maggior parte dei suoi soldati non avevano ricevuto un adeguato addestramento, Xu Huang non entrò direttamente nella battaglia ma si accampò dietro il nemico avendo così un effetto deterrente. Intanto, intanto ordinò ai suoi uomini di scavare trincee intorno alla città nemica di Yancheng (偃城) con l'idea di bloccare i rifornimenti alla città. I nemici furono così ingannati ed abbandonarono le loro posizioni. Xu Huang stabilì a Yan il suo punto d'appoggio.
In questo periodo arrivarono altri rinforzi coi quali l'esercito di Xu Huang attaccò l'accampamento di Guan Yu. Guan Yu inviò 5000 uomini a cavallo incontro all'esercito, ma furono sconfitte. Molti di questi soldati furono spinti nel vicino Fiume Han e annegati. L'assedio di Fangcheng fu rotto. Quando Cao Cao venne a conoscenza della vittoria, lodò Xu Huang e lo paragonò a Sun Tzu and Tian Rangju(田穰苴).
Quando Xu Huang fece ritorno, Cao Cao inviò sette li fuori dalla città per accoglierlo, dandogli pieno merito per la vittoria conseguita. Durante il ricevimento, i soldati di altri comandanti si spostarono in modo da dare modo a Cao Cao di vedere nel migliore dei modi, ma gli uomini di Xu Huang si fermarono ordinatamente in coda. Vedendo questo, Cao Cao lodò: "Il generale Xu ha veramente ereditato la classe di Zhou Yafu".
Dopo la morte di Cao Cao nel 220, Xu Huang continuò ad essere un uomo di fiducia del suo successore, Cao Pi. Divenne Generale del Diritto (右將軍) e marchese di Yangping (陽平侯). Quando Cao Rui subentrò a Cao Pi nel 227, inviò Xu Huang a difendere Xiangyang contro l'invasione del Regno di Wu. Xu Huang morì lo stesso anno di malattia, domandando una sepoltura in abiti non ufficiali. Gli fu dato il titolo postumo di marchese di Zhuang (壯侯), letteralmente "marchese robusto". Gli successo Xu Gai (徐該), che insieme ai discendenti di Xu Huang ereditò il titolo di marchese.

Romanzo dei Tre Regni

Il Romanzo dei Tre Regni è un romanzo storico scritto da Luo Guanzhong ed è una novellizzazione dei fatti avvenuti prima e durante il periodo dei Tre Regni. Xu Huang appare per la prima volta nel trediceismo capitolo, dove presta servizio a Yang Feng, un ufficiale militare nella capitale Chang'an. Insieme scortano l'imperatore Xian a Luoyang dopo la morte di Dong Zhuo, che teneva l'imperatore in ostaggio.
Quando Cao Cao arriva a Louyang per andare a prendere l'imperatore a Xuchang, Yang Feng manda Xu Huang a dissuaderlo. Vedendo il formidabile Xu Huang sul suo cavallo, Cao Cao conosce quest'uomo straordinario. Il signore della guerra mandò la sua guardia del corpo ed uno dei più fieri guerrieri, Xu Chu, a duellare col nemico.
Nessuno dei due poté avere un vantaggio sull'altro anche dopo cinquanta attacchi, e Cao Cao fu sorpreso dell'abilità di Xu Huang. Non volendo che nessuno dei due si facesse del male, Cao Cao chiamò Xu Chu alla ritirata. Venuto a conoscenza che il suo signore voleva reclutare Xu Huang, Man Chong, un suddito di Cao Cao e concittadino di Xu Huang, si ovffrì volontario per convincere Xu Huang a disertare.
Quella notte, Man Chong si travestì come un soldato comune e spiò nella tenda di Xu Huang. Dopo qualche tentativo di persuasione, Xu Huang cedette. Man Chong gli propose di uccidere Yang Feng per suggellare la diserzione. Comunque, Xu Huang fu onesto e rifiutò di uccidere il suo ex superiore.
Nel libro Xu Huang incontra la sua fine fuori Xincheng (新城), dove viene colpito in fronte da Meng Da dalle mura della città. I suoi uomini lo riportano immediatamente al campo, dove il medico rimuove la freccia e tenta di curarlo, ma alla fine il generale muore a notte fonda. Nel romanzo muore a cinquantanove anni, ma questo dato non è supportato da fonti storiche. Xu Huang è anche popolarmente considerato come uno dei più grandi generali di Cao Cao, al fianco di Zhang Liao, Yue Jin, Xiahou Dun.

Riferimenti attuali

Una serie televisiva in 84 episodi mandata in onda dalla Mantdarin TV e molti anime basati sul Romanzo dei Tre Regni vennero messi in onda nello stesso periodo, e Xu Huang fu spesso ritratto come un coraggioso, leale e affidabile servo di Wei.
Distante da questa visione, Koei, la casa produttrice di videogiochi giapponese ha utilizzato la figura di Xu Huang in alcuni videogiochi di strategia come Romance of the Three Kingdoms e la serie Dynasty Warriors.



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giovedì 3 gennaio 2019

Zhī Qiān

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Zhī Qiān (支謙, Wade-Giles: Chih-ch'ien, giapponese: Shi Ken; Luoyang, II secolo – Nanchino, III secolo) fu un monaco buddhista kushan, traduttore di testi dal sanscrito al cinese.
Zhī Qiān fu uno studioso poliglotta (le Cronache monastiche attestano che parlava sei lingue), di origini Kushan, discendente di una famiglia che si era stabilita in Cina verso la meta del I secolo a Luoyang (capitale della Dinastia Han Orientali, 25-220). Nel 220, Luoyang divenne la capitale del Regno di Wei (220-265), uno dei Tre regni in cui era suddivisa la Cina dopo il crollo della dinastia imperiale. Così Zhiqian si trasferisce, pochi anni dopo e con tutta la famiglia, a Nanchino, capitale del regno di Wu (222-280). A Nanchino Zhi Qian iniziò la sua opera di traduzione. Nel Canone buddhista cinese gli vengono attribuite circa 50 traduzioni. Le più importanti riguardano:
  • Aṣṭasāhasrikāprajñāpāramitāsūtra (Sutra della saggezza trascendente in ottomila stanze, 大明度經, pinyin: Dàmíngdù jīng, giapp. Daimyōdo kyō), tradotto da Lokaksema nel II secolo ma poi tradotto nuovamente da Zhiqian nel 225 (T.D. 225, è conservato nel Bōrěbù).
  • Vimalakīrtinirdeśasūtra (L'insegnamento di Vimalakirti, 維摩詰經 pinyin Weimojie jing, T.D. 474.14.519-536) in due fascicoli è conservato nel Jīngjíbù.
  • Sukhāvatī-vyūha-sūtra (Sutra della vita infinita, 無量壽經, pinyin Wúliángshòu jīng, giapp. Muryōju kyō), conservato nel Bǎojībù, diverrà uno dei tre testi fondamentali delle scuole della Terra Pura.
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mercoledì 2 gennaio 2019

Man Chong

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Man Chong (... – 243 circa) è stato un ufficiale e stratega cinese del periodo dei Tre Regni.
Con Cáo Cāo fin dall'inizio, Man Chong ebbe ruoli importantissimi nelle campagne di Cáo Cāo. Molti suoi interventi si conclusero positivamente, dandogli gloria e potere. Nella formazione dell'Impero di Wei ricordiamo che Man Chong fece disertare Xu Huang e lo fece schierare con Cáo Cāo, anche se in seguito Xu Huang rifiuterà di uccidere il suo ex superiore. Nella Battaglia di Guandu protesse Yan Jin dagli attacchi del generale di Yuan Shao Wen Chou, che aveva sconfitto sia Xu Huang che Zhang Liao (verrà fermato e ucciso da Guan Yu). Combatté anche a Chi Bi. Il miglior momento di gloria di Man Chong venne nel 219, quando Guan Yu marciò con l'esercito Shu su Fanchen. Man Chong, ufficiale del comandante Cao Ren, suggerì al suo superiore tattiche geniali che fermarono e respinsero Guan Yu fino alla sua disfatta. Venne spesso lodato da Cáo Cāo per la sua bravura e per la sua intelligenza.


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martedì 1 gennaio 2019

Namioka Tomokazu

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Kitabatake Tomokazu (浪岡具運; 1532 – 1562) fu un daimyō giapponese del periodo Sengoku appartenente al clan Namioka.
Tomokazu fu capo del clan Namioka. Spendendo le energie del clan per la restaurazione di templi e santuari portò i suoi servitori a ribellarsi e fu ucciso da uno zio. Con la sua morte iniziò il declino del clan.


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lunedì 31 dicembre 2018

Tripitaka Koreana

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I Tripitaka Koreana (in coreano: 팔만 대장경 in hangul, 八萬大藏經 in hanja) sono una collezione di tripitaka (scritture buddhiste) composta da 81.258 tavolette in legno risalenti al XIII secolo e derivate in larga parte dal Canone buddhista cinese. Si tratta del più antico e completo canone buddhista del mondo, in cui non è stato trovato alcun errore negli oltre 52 milioni di caratteri cinesi organizzati in 6.568 volumi e 1.496 titoli. Ogni tavoletta è lunga 24 centimetri e larga 70, mentre lo spessore varia fra i 2,6 e i 4 centimetri e il peso fra i 3 e i 4 chili.
L'intera collezione è conservata nel Tempio di Haeinsa, un tempio buddhista che si trova nella provincia sudcoreana di Sud Gyeongsang. Le tavolette furono scolpite a cominciare dal 1011, quando la penisola coreana venne invasa dai Khitani. L'atto dello scolpire le scritture buddhiste era considerato un modo per invocare l'aiuto di Buddha e cambiare le sorti della guerra.
Le tavolette originali vennero quasi completamente distrutte durante l'invasione mongola della Corea nel 1232, quando la capitale del regno venne spostata sull'isola di Ganghwa per quasi 30 anni per resistere meglio agli attacchi mongoli. Una volta tornata la calma, il re Gojong ordinò che i Tripitaka venissero riscolpiti dall'inizio, un lavoro che durò 16 anni fra il 1236 e il 1251, dove fu indetta una cerimonia ufficiale. Le tavolette vennero scolpite presso Namhae (una provincia della Corea del Sud), e dopo il completamento furono depositate fuori dalla porta ovest della fortezza Ganghwa. Nel 1381 furono spostate presso il tempio Sonwonsa. Le testimonianze raccontano come il Re abbia personalmente supervisionato lo spostamento delle tavolette lungo il fiume fiume Han, quando nel 1398 le tavolette vennero spostate nel Tempio di Haeinsa, dove sono tuttora conservate in quattro edifici. Il tempio, anche grazie a questo inestimabile tesoro, è stato inserito nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
Il valore storico dei Tripitaka Koreana deriva dal fatto di essere la collezione più completa ed accurata di trattati, leggi e scritture buddhiste. I compilatori della versione coreana incorporarono altre antiche versioni e vi aggiunsero altre versioni scritte da rispettabili monaci. La qualità delle incisioni su tutte le tavolette è attribuita al Precettore nazionale Sugi, che le controllò attentamente in cerca del più piccolo errore. Proprio per la loro accuratezza, sulle Tripitaka Koreana sono basate le versioni giapponesi, cinesi e di Taiwan.
Ogni tavoletta è costituito di legno di betulla proveniente dalle isole meridionali della Corea, trattato per evitarne il decadimento: vennero lasciate nell'acqua di mare per tre anni, poi tagliate e successivamente bollite in acqua salata. Dopo di ciò, le tavolette vennero messe all'ombra ed esposte al vento per altri 3 anni e solo allora erano considerate pronte per essere scolpite. Una volta scolpita ogni tavoletta veniva ricoperta di uno strato velenoso per tenerne lontani gli insetti e incorniciata con del metallo per evitarne la deformazione.
Su ogni tavoletta venivano scolpite 23 righe di testo, contenente 14 caratteri per riga, per un totale di 644 caratteri considerando entrambi i lati. Lo stile calligrafico utilizzato deriva dalla dinastia cinese Song, dal calligrafo Ou-yang Hsun, una delle ragioni per cui anche il valore estetico (oltre che storico e religioso) dei Tripitaka Koreana è considerato enorme. A causa dell'uniformità dello stile e per alcune fonti storiche, si credeva che un solo uomo fosse l'arteficie di tutte le iscrizioni in tutte le tavolette, ma oggi si è più portati a credere che la collezione sia opera di un gruppo di una trentina di persone.

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sabato 29 dicembre 2018

Gensui

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Il titolo di Gensui (元帥) (spesso tradotto come "maresciallo") è stato il più alto titolo dell'Esercito imperiale giapponese prima della seconda guerra mondiale.
Le termine gensui, che è stato utilizzato anche nella Marina imperiale giapponese, era in origine il nome del rango di Saigō Takamori nel 1873 in qualità di comandante dell'esercito. Tuttavia, nel maggio 1873, Saigo è stato «declassato» al rango di generale, e gensui non indica più che una funzione molto onorifica conferita per servizio esemplare all'Imperatore del Giappone.
Il titolo per i generali dell'Esercito imperiale giapponese era maresciallo generale d'armata (元帥陸軍大将, translitterato Gensui Rikugun Taishō) che può essere paragonato a Feldmaresciallo o al titolo di Maresciallo di Francia dell'esercito francese; per gli ammiragli della Marina imperiale giapponese il titolo era maresciallo ammiraglio (元帥海軍大将, translitterato Gensui Kaigun Taishō) corrispondente a Großadmiral, Grande ammiraglio o Ammiraglio di Flotta. Le denominazioni e la sequenza gerarchica dei gradi giapponesi erano le stesse sia per l'esercito imperiale sia per la marina: l'unica distinzione era la collocazione della parola Rikugun (esercito) o Kaigun (marina) prima del nome del grado. La denominazione di ammiraglio era quella di Generale d'armata navale, quella di viceammiraglio era di generale di divisione navale e quella di contrammiraglio era generale di brigata navale.
Chi veniva investito del titolo di Gensui aveva le stesse insegne di grado di generale o di ammiraglio, ma si distingueva per una placca smaltata appuntata sul petto, sulla quale vi erano al centro delle foglie di Paulonia con gli stendardi incrociati dell'esercito imperiale ai lati la bandiera di guerra della Marina giapponese e sormontate dal sigillo imperiale; inoltre coloro che avevano il titolo di Gensui erano anche autorizzati ad indossare in particolari cerimonie la spada da samurai.
Il titolo è stato assegnato a un totale di diciassette generali e tredici ammiragli, alcuni dei quali promossi a questo rango a titolo postumo l'anno della loro morte.
Durante il periodo Meiji, il titolo è stato assegnato a cinque generali e tre ammiragli, a sei generali e sei ammiragli durante il periodo Taishō e a sei generali e quattro ammiragli durante il periodo Shōwa. Alcuni furono promossi a questo rango a titolo postumo l'anno della loro morte.
Del titolo di Gensui è stato insignito anche il sovrano britannico Giorgio V il 28 ottobre 1918.

Storia

1871–1873

Nell'agosto 1871 sono stati introdotti i titoli dei due ufficiali Dai-Gensui (大元帥Grande-Gensui“) e Gensui. Il Dai-Gensui era il comandante dell'esercito e della marina e il Gensui dell'esercito. Poco tempo dopo questo è stato corretto o chiarito che il Dai-Gensui era il titolo onorario dell'imperatore come comandante di entrambe le forze armate nell'evento di una campagna personalmente condotta e Gensui del principe ereditario e ministro equivalente.
Il 20 luglio 1872 Yamagata Aritomo diede le dimissioni a causa dello scandalo Yamashiroya (山城屋事件, Yamashiroya-jiken) come comandante della guardia imperiale (近衛都督, konoe totoku). Poi l'incarico è stato affidato a Saigō Takamori e gli è stato dato il titolo di Rikugun Gensui (陸軍元帥, „Gensui dell'Esercito“), che corrisponde grosso modo al posto di ministro dell'esercito. Tuttavia c'era ancora il posto ufficiale di Ministro della Guerra (陸軍卿, Rikugun-kyō) nel gabinetto di governo, così in modo che le due cariche andassero in parallelo, a Saigō è stato aggiunto il titolo di Rikugun Gensui ricevuto dal Gran Cancelliere (Daijō Daijin) Sanjō Sanetomi. Anche se non era stato stabilito, fu aggiunto che dipendeva anche da quest'ultimo.
Per stabilire una chiara catena di comando in data 8 maggio 1873 furono ancora aboliti entrambi i titoli. Tuttavia il termine di Dai-Gensui per l'Imperatore del Giappone nella sua qualità di comandante in capo è stato ancora utilizzato con questo significato.

1898–1945

Il 20 gennaio 1898 è stato adottato un editto imperiale che istituisce il Gensui-fu (元帥府). Inoltre, assieme al Consiglio militare supremo (軍事参議院, gunji sangiin) fondato nel 1903, è stato uno dei due corpi che hanno consigliato il Tenno in campo militare. I suoi membri erano solo generali (陸軍大将, rikugun taishō) e ammiragli (海軍大将, kaigun taishō), che ricevettero il titolo onorifico di Gensui prefisso al loro rango.

Lista dei gensui

Gensui dell'Esercito Imperiale


Nome giapponese Date di nascita e morte promozione provenienza


Saigō Takamori 西郷 隆盛 1828–1877 20 luglio 1872 –
8 maggio 1873
Kagoshima


Principe Komatsu Akihito 小松宮彰仁親王 1846–1903 20/01/98 Yamaguchi


Principe Yamagata Aritomo 山県 有朋 1838–1922 20/01/98 Famiglia imperiale


Principe Ōyama Iwao 大山 厳 1842–1916 20/01/98 Kagoshima


Marchese Nozu Michitsura 野津 道貫 1841–1908 31/01/06 Kagoshima


Conte Oku Yasukata 奥 保鞏 1847–1930 24/10/11 Fukuoka


Conte Hasegawa Yoshimichi 長谷川 好道 1850–1924 09/01/13 Yamaguchi


Principe Fushimi Sadanaru 伏見宮貞愛親王 1858–1923 09/01/13 Famiglia imperiale


Barone Kawamura Kageaki 川村 景明 1850–1926 09/01/13 Kagoshima


Conte Masatake Terauchi 寺内 正毅 1852–1919 24/06/16 Yamaguchi


Principe Kanin Kotohito 閑院宮載仁親王 1865–1945 12/12/19 Famiglia imperiale


Barone Uehara Yūsaku 上原 勇作 1856–1933 27/04/21 Miyazaki


Principe Kuni Kuniyoshi 久邇宮邦彦王 1873–1929 27 gennaio 1929 (postuma) Famiglia imperiale


Principe Nashimoto Morimasa 梨本宮守正王 1874–1951 08/08/32 Famiglia imperiale


Barone Nobuyoshi Mutō 武藤 信義 1868–1933 03/05/33 Saga


Conte Hisaichi Terauchi 寺内 寿一 1879–1946 21/06/43 Tōkyō


Hajime Sugiyama 杉山 元 1880–1945 21/06/43 Fukuoka


Shunroku Hata 畑 俊六 1879–1962 02/06/44 Fukushima

Gensui della Marina Imperiale



Nome giapponese Date di nascita e morte promozione provenienza


Marchese Tsugumichi Saigō 西郷 従道/西郷 從道 1843–1902 20/01/98 Kagoshima


Conte Itō Sukeyuki 伊東 祐亨 1843–1914 31/01/06 Kagoshima


Visconte Inoue Yoshika 井上 良馨 1845–1929 31/10/11 Kagoshima


Marchese Tōgō Heihachirō 東郷 平八郎 1847–1934 21/04/13 Kagoshima


Principe Arisugawa Takehito 有栖川宮威仁親王 1862–1913 7 luglio 1913 (postuma) famiglia imperiale


Barone Gorō Ijūin 伊集院 五郎 1852–1921 26/05/17 Kagoshima


Principe Higashifushimi Yorihito 東伏見宮依仁親王 1867–1922 27 giugno 1922 (postuma) famiglia imperiale


Barone Hayao Shimamura 島村 速雄 1858–1923 8 gennaio 1923 (postuma) Kochi


Barone Tomosaburō Katō 加藤 友三郎 1861–1923 24 agosto 1923 (postuma) Hiroshima


Principe Hiroyasu Fushimi 伏見宮博恭王 1875–1946 27/05/32 famiglia imperiale


Isoroku Yamamoto 山本 五十六 1884–1943 18 aprile 1943 (postuma) Niigata


Osami Nagano 永野 修身 1880–1947 21/06/43 Kochi


Mineichi Kōga 古賀 峯一 1885–1944 31 marzo 1944 (postuma) Saga

Dai-Gensui

Il titolo di Dai Gensui traducibile con Gran maresciallo e comparabile a quello di generalissimo o Reichsmarschall era riservato all'Imperatore. Il corrispondente italiano in epoca fascista era quello di Primo maresciallo dell'Impero riservato solamente al Re Vittorio Emanuele III e a Mussolini, titolo abolito dall'Italia dopo la seconda guerra mondiale.
L'ultimo ad essere insignito del titolo Dai Gensui è stato l'imperatore Hirohito che lo assunse nel 1926 quando ascese al Trono del crisantemo e lo mantenne fino al 15 agosto 1945 quando il Giappone si arrese agli alleati; il titolo venne abolito nel 1947.

Nome giapponese Date di nascita e morte In carica Note


Imperatore Meiji (明治天皇 Meiji Tennō) 3 novembre 1852 – 30 luglio 1912 1872-1873; 1889-1912 Istituzione del titolo di Dai-Gensui


Imperatore Taishō (大正天皇 Taishō tennō) 31 agosto 1879 – 25 dicembre 1926 1912-1926


Imperatore Shōwa (昭和天皇 Shōwa Tennō) 29 aprile 1901 – 7 gennaio 1989 1926-1945 Mantenne il titolo fino al 15 agosto 1945 quando il Giappone si arrese agli alleati


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Kojima Yatarō

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Kojima Yatarō (小島 弥太郎; 1522 – 1582) è stato un samurai giapponese del periodo Sengoku che servì il clan Uesugi della provincia di Echigo.
Yatarō servì prima Nagao Tamekage, poi Uesugi Kenshin. Fu uno dei principali generali di Kenshin e la sua ferocia in combattimento gli valse il soprannome di Demon Kojima (鬼小島 Oni Kojima?). Era spesso chiamato anche "The Ogre" poiché il suo elmo aveva un'immagine di un oni grignante, una creatura mitica simile ad un orco o demone. La sua arma era un kanabō (金棒, simile ad una mazza ferrata), un'arma associata agli orchi, per aggiungere fama alla sua reputazione.
È ricordato per un incidente che si verificò nel corso di una battaglia di Kawanakajima: Yataro fu inviato alla tenda Takeda come messaggero e fu aggredito da un cane da guardia. Senza battere gli occhi con calma tenne il cane verso terra e consegnò il suo messaggio a Takeda Shingen. Una volta consegnato il messaggio liberò il cane velocemente e se ne andò.


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