lunedì 22 febbraio 2021

Le cose più inaspettate / scioccanti / sconcertanti che la gente incontra quando visita Bali per la prima volta?

1- Peni ovunque!

Una cosa che è sicuramente unica a Bali è la presenza di questi strani souvenir. A Bali, la rappresentazione dei genitali maschili è considerata come un simbolo di fortuna.




2- Caffè estremamente costoso!

Bali è la patria del caffè più costoso del mondo, fatto con escrementi di zibetto.

Il Kopi Luwak è prodotto dai chicchi di caffè che sono stati digeriti da un tipo di animale indonesiano simile a un gatto chiamato zibetto.




3- Iniziare il nuovo anno con la meditazione

Siamo tutti abituati a un mondo in cui si balla, si beve e si fa festa fino all'anno nuovo. Avete mai pensato di accogliere il nuovo anno con il silenzio e la meditazione? I balinesi lo fanno!

Lo chiamano "Nyepi day".

Tutta l'isola si spegne e non è permesso lavorare, viaggiare e nemmeno fare rumore.




4- Spiagge di sabbia nera

Anche se Bali è famosa per le sue spiagge bianche incontaminate, è anche la patria di spiagge di sabbia nera vulcanica incredibilmente belle. Tutto grazie ai vulcani attivi che punteggiano l'isola e la penisola indonesiana. Una di queste spiagge è la spiaggia di Jasri. La sabbia di Jasri è nera vulcanica e stupefacente.




domenica 21 febbraio 2021

Perché il Giappone ha acquisito gli ideogrammi cinesi?

 




Parliamo di un periodo in cui la Cina era al pieno del suo splendore e dominava su tutta l'asia. Il Giappone e' un paese incredibilmente giovane in questo senso, e al contrario di quello che si possa pensare ha una storia (dove per storia si intende il periodo da cui si hanno testimonianze scritte), relativamente breve.

La lingua autoctona naturalmente si era gia' venuta a formare, ma non vi era un sistema di scrittura. I primi testi che arrivarono in Giappone furono naturalmente testi sacri buddhisti (lo shintoismo in quanto religione animista che ha a che fare col rapporto con la natura non ha testi sacri). Questi erano testi scritti in cinese (erano stati trascritti naturalmente), ed essendo una scrittura iconografica, ad ogni simbolo corrisponde un significato, dunque se ci pensi bene in realta' adattabile a qualsiasi lingua in questo senso!

E cosi' i giapponesi hanno preso la loro lingua autoctona, e hanno dato agli ideogrammi il significato e la pronuncia nella loro lingua. Ovviamente il tutto e' stato poi adattato con la creazione dai caratteri stessi di Katakana (si e' venuto prima in realta'), ed Hiragana, per rendere le parti flessibili della lingua (piccola curiosita' l'hiragana e' stato inventato dalle donne, anche se in teoria non avevano accesso alle arti letterarie, infatti scrivevano con pseudonimi).

Alcuni caratteri hanno significati leggermente diversi dal cinese: credo che il punto stia proprio nell'interpretazione che si puo' dare comunque ai testi sacri e agli ideogrammi (anche se gli studiosi giapponesi sapevano il cinese, e molti andavano a studiare in Cina, per non parlare del fatto che agli uomini, parliamo sempre della parte ricca della popolazione ovviamente, fosse richiesta la comprensione della lingua cinese come lo era una volta quella del francese in Europa).

Per riassumere e rispondere semplicemente: era il popolo piu' potente del continente, e i giapponesi non avevano ancora inventato una scrittura propria, anche se poi l'hanno rielaborata nel loro stile unico.


sabato 20 febbraio 2021

Com'è passare una serata in compagnia di una geisha?

Diciamo che il tutto si svolge attraverso una cena in cui si dialoga, principalmente in giapponese in cui ti potrà essere servito, ad esempio, il sake.



La cosa sicuramente più suggestiva potrebbe essere la danza classica giapponese in cui più Geishe mostreranno una danza classica in cui si accompagneranno a vicenda con lo "Shamisen".



La serata si svolgerà, ovviamente, in un quadro di tutto rispetto, le geishe sono addestrate attraverso un lungo periodo di apprendistato.
Di solito queste serate vengono utilizzate per festeggiare importanti avvenimenti, come ad esempio i compleanni.


venerdì 19 febbraio 2021

Se Muhammad Ali era così grande. Perché non terminava gli incontri al primo round come Mike Tyson?

La ragione principale è che Ali non era un assassino come Tyson. Ali era principalmente un pugile scientifico e fine.  



Nelle rare occasioni in cui Ali tirava pugni con cattive intenzioni, riusciva a far concludere l'incontro al suo avversario in pochi round. Mise a segno solo due ko al primo round in tutta la sua carriera da professionista e uno di questi fu contro Sonny Liston 2.

D'altra parte, Iron Man ha 24 scalpi al primo round nel suo record professionale.

Un altro killer di nome George Foreman ha 15 grandi vittorie ottenute per mezzo di un primo round knockout.

Quindi, in termini di fattore di pericolo, Tyson è sicuramente il n. 1 tra i pesi massimi d'elite.

La differenza tra gli assassini e i pugili più fini è ovviamente la potenza dei pugni e la metodologia. Solo in questo senso, Tyson era chiaramente maggiore di Ali. Ma in molti altri aspetti della boxe Ali più che pareggiava l'equazione.....



giovedì 18 febbraio 2021

Perché la Cina copia tutto?

Perché il sistema educativo cinese, anzi l'intera filosofia confuciana è basata sull'apprendimento meccanico.

Nella dinastia Qing, l'unico modo per diventare un "mandarino" (lavoro governativo, il più apprezzato - un altro segno di quanto poco valorizzata fosse l'iniziativa individuale) era quello di superare l'esame imperiale. Questo esame consisteva nel memorizzare la letteratura antica, difficilmente di grande ispirazione per lo sviluppo e l'invenzione futura.

Si pensa che questa ossessione dell'esame sia la ragione per cui è stato così facile per le potenze occidentali (e il Giappone) controllare la Cina. Ricordiamo che l'imperatrice vedova Cixi spese i soldi per la marina cinese per una barca di marmo nel suo palazzo.



Questo tipo di assurdità continuò nell'era di Mao con il Grande balzo in avanti (all'indietro), quando Mao cercò di copiare la produzione di acciaio dell'URSS. Infatti, vale la pena ricordare che la Cina ha copiato il comunismo dai russi.

Nell'era moderna, copiare la tecnologia è diventato il modo per fare soldi. Le aziende occidentali sono state attirate ad aprire fabbriche in Cina, solo per avere la loro proprietà intellettuale rubata e i loro mercati inondati da falsi a buon mercato.


mercoledì 17 febbraio 2021

Gulabi Gang

 

Il Bundelkhand è una delle parti più povere dell’Uttar Pradesh, che è già una regione povera di per sé, nel nord dell’India. È anche una delle sue aree più densamente popolate, in una nazione già notevolmente sovrappopolata. Gli abitanti del Bundelkhand affrontano ogni giorno una lotta per la sopravvivenza: la terra è poco fertile, il sistema giudiziario-amministrativo è corrotto, per non parlare dell’arretrata e opprimente gerarchia delle caste indiane. C’è da divertirsi. E, anche se potrebbe non sorprendervi più di tanto, diciamolo comunque chiaro e tondo: l’India non è proprio il paradiso delle pari opportunità per le donne. Violenza domestica e, in generale, diritti civili di seconda categoria, sono la regola.


In questo panorama, un gruppo di vigilantes autonominatesi Gulabi Gang (gulabi significa rosa) combatte, non solo metaforicamente, per l’uguaglianza. La gang è composta da più di 10.000 donne. Indossano tutte un sari rosa, che è l’uniforme delle Gulabi. Sono tutte piuttosto brave con il lathi, un bastone da combattimento tradizionale indiano. Troppo bello per essere vero? È quello che abbiamo pensato anche noi, fino a quando non siamo andati laggiù e le abbiamo incontrate personalmente. Queste meravigliose femmine fanno sul serio, e sono perfettamente capaci di spaccarti un ginocchio con un solo colpo della loro mazza da combattimento.

La gang si ritrova già con un discreto numero di accuse: associazione clandestina, sommossa, aggressione a pubblico ufficiale, e interdizione di pubblico ufficio. Ma la quarantasettenne leader della Gulabi Gang, Sampat Pal Devi, è una donna di carattere senza alcuna paura delle accuse rivolte a lei e alla sua gang. Sampat Pal Devi non ha ricevuto nemmeno un briciolo d’istruzione ed è vissuta nella povertà assoluta con i suoi cinque figli, ma è riuscita comunque a emergere come una figura pseudo-messianica.

“La parola ‘gang’ non significa necessariamente un gruppo di criminali,” ci ha detto. “Può anche essere usata per indicare una squadra, un collettivo. Siamo una gang che combatte per la giustizia. Nelle manifestazioni di protesta al di fuori dei nostri villaggi, soprattutto quelle nelle grandi città, i nostri membri spesso si perdevano nella calca. Abbiamo deciso di vestirci tutte con lo stesso colore, per riconoscerci più facilmente. Non volevamo usare altri colori per non essere associate ad altri gruppi politici o religiosi. Abbiamo deciso di scegliere il rosa, il colore della vita. È bello. Il governo comincia ad avere paura di noi”.

Il sistema delle caste incombe sull’India come una nuvola nera. Più di un membro della gang non solo viene da un contesto molto povero, ma spesso fa parte della casta più bassa e socialmente emarginata: quella dei

[gli intoccabili]. Qualche mese fa in Uttar Pradesh una donna dalit è stata stuprata da un uomo appartenente a una casta superiore, e il caso non è stato neanche aperto dalla polizia. Quando gli abitanti del villaggio hanno protestato sono stati arrestati e incarcerati. La Gulabi Gang, guidata da Sampat Devi, ha fatto irruzione nella stazione di polizia chiedendo il rilascio degli arrestati e l’apertura di un’indagine sullo stupratore. Hanno attaccato fisicamente il poliziotto che si rifiutava di obbedire. L’indagine su questo episodio è ancora in corso. Nel giugno dello scorso anno, le Gulabi hanno ottenuto il loro più grande trionfo. Dopo aver ricevuto proteste riguardo a un punto di smistamento di razioni a basso costo, gestito dal governo centrale, che non stava distribuendo il cibo secondo le regole, Sampat Devi e la sua gang hanno deciso di mettere sotto controllo clandestino il proprietario del negozio. La gang ha intercettato due camion carichi di granaglie destinate a soggetti sotto la soglia di povertà che invece venivano smerciate al mercato pubblico. Con tanto di prove, i membri della gang hanno cominciato a fare pressioni sull’amministrazione locale perché sequestrasse il grano e assicurasse il proprietario del negozio alla giustizia, ma, ancora una volta, il caso non è stato neanche aperto. Di conseguenza, i membri della gang infuriati hanno avvicinato e attaccato uno degli ufficiali di polizia. L’episodio non è stato seguito alcune iniziative legali, ma ha fatto salire alle stelle la credibilità della gang come organizzazione potente.

Alcuni esponenti della comunità locale paragonano Sampat Devi alla leggendaria regina di Jhansi, Laxmibai. Molte persone dimostrano la loro gratitudine offrendo sostegno, economico e non, alla gang. Babloo Mishra gli permette di usare un edificio di sua proprietà come ufficio. “La cosa migliore è che queste donne difendono le ragioni di chiunque purchè siano sincere, non si occupano solo degli interessi dei membri.” Anche se persone come Mishra danno una mano, la gang ha bisogno di fondi veri e propri per avviare qualche piccola iniziativa imprenditoriale che possa creare un po’ di occupazione per gli abitanti della zona. Sampat Devi sogna di dirigere una piccola fabbrica di tessuti per le donne della regione, ma la mancanza di capitali è un grosso ostacolo per questo sogno.

C’è molto da fare in questa regione, e gente come Sampat Pal Devi sta davvero cambiando le cose. Anche se le accuse contro la gang sono legate a circostanze in cui le iniziative di protesta sono sfociate nell’illegalità, per Sampat Pal Devi e i membri della sua gang infrangere le regole non è l’obiettivo. L’obiettivo è mobilitarsi e combattere per i propri diritti.


Sampat Pal Devi, 47 anni

Sono il capo della Gulabi Gang. Ho fondato l’associazione negli anni Novanta, ma l’ho chiamata Gulabi Gang solo due anni fa. Il nostro obiettivo è dare maggiore potere alle donne, promuovere l’educazione dei bambini e soprattutto delle bambine, e mettere un freno alla corruzione e alla violenza domestica. Visito diversi villaggi ogni giorno e incontro diversi membri della gang. Teniamo riunioni in cui decidiamo il piano d’azione da assumere quando veniamo a sapere di qualcosa che non va bene. In principio andavamo alla polizia e gli chiedevamo di fare qualcosa. Ma l’amministrazione locale qui è contro la povera gente, e alla fine dobbiamo occuparci delle cose noi stesse in prima persona. Con un marito che picchia la moglie prima ci parliamo. Se non ci ascolta, invitiamo la moglie a unirsi a noi mentre lo picchiamo con i lathis. Le nostre missioni hanno una rata di successo del 100 percento. Siamo sempre riuscite a fare giustizia nei problemi domestici. Trattare con l’amministrazione locale è più difficile visto che non possiamo sempre far rispettare la giustizia da sole—soprattutto con certi politicanti corrotti. Abbiamo bastonato qualche funzionario corrotto ma alla fine siamo impotenti. I gorilla al soldo dei più corrotti e degli stessi partiti politici mi minacciano di continuo. Una volta un gruppo di gorilla è venuto da me e ha minacciato di spararmi, ma le ragazze sono venute ad aiutarmi e gli hanno tirato dei mattoni addosso, e loro sono scappati. Non sono più tornati da allora. Il più delle volte viaggio sola, non ho paura di nessuno. Le mie ragazze mi stanno vicino, sono la mia forza. La mia famiglia non ha sempre approvato il fatto che io vada in giro a fare quello che faccio, ma io ho insistito con mio marito, gli ho spiegato e lui ha capito le mie ragioni e da allora mi ha sempre sostenuta. Non è facile fare questa vita. Non ho soldi. Mi sposto ovunque su una vecchia bicicletta. Alcuni dei nostri sostenitori ci fanno piccole offerte e contributi. Voglio che questo movimento faccia strada e mi piacerebbe avere il sostegno di istituzioni locali o internazionali. Lavoriamo molto sulla base, e vorremmo avviare una piccola fabbrica di tessuti per dare lavoro agli abitanti dei villaggi. Abbiamo tanti giovani, uomini e donne, che hanno abilità, possono produrre concimi organici, candele, medicine ayurvediche, e conserve. Potrebbero guadagnare il necessario per vivere. Se riesco a ottenere dei fondi posso avviare un centro di cucito per le donne che potranno finalmente mantenere le loro famiglie. Il futuro della Gulabi Gang è luminoso. È un movimento popolare e crescerà sempre di più nel futuro, se avrà il sostegno delle istituzioni locali.


Banhari Devi, 42

Sono disoccupata. Non ho soldi e posso fare affidamento solo su mio figlio per avere un po’ di cibo da cucinare ogni sera. Sampat Devi mi ha salvata. È come un messia che si preoccupa dei poveri. Ha lottato per me e mi ha procurato una tessera rossa [il documento che viene rilasciato a chi vive sotto la soglia di povertà]. Faccio parte di una categoria di famiglie sotto la soglia della povertà e la tessera mi dà diritto a un po’ di riso e orzo al centro di distribuzione pubblica. Mi sono unita alla gang sei mesi fa e da allora ho più forza e fiducia nei miei mezzi. Ci sono stati momenti in cui siamo andate in missione con la Gulabi Gang e le autorità ci hanno minacciate, ma l’essere in tante ci dà fiducia di riuscire a combattere le ingiustizie. Quando mi sono unita alla gang, Sampat Pal ci ha spiegato quali sono gli obiettivi, e poi siamo state addestrate a combattere con il lathi. L’idea di fondo nel combattimento è più quella di difendere che di attaccare. Non siamo un gruppo violento, ma se veniamo sfidate possiamo diventare cattive. Usiamo prima i mezzi pacifici, ma se non funziona combattiamo con il lathi. Entrare nella gang mi ha cambiato la vita. Voglio farne parte per sempre.


Kamat Devi, 48

Sono membro attivo della gang da due anni ormai. Ho preso parte praticamente a tutte le campagne che la gang ha avviato di recente. Anche se non ho un ruolo prestabilito nella gang, finisco sempre a occuparmi di calmare liti domestiche o mediare tra vicini di casa in un villaggio. Quando sento di una lite tra vicini facciamo una riunione con Sampat Devi e cerchiamo di offrire un compromesso amichevole. Non è sempre facile, ma la gente rispetta la Gulabi Gang perché siamo sempre neutrali. A me non piace affatto usare la forza. Ho deciso di imparare a usare il lathi come mezzo di difesa, non di attacco. Anche se ho delle opinioni un po’ diverse da quelle di molte altre questo non mi crea difficoltà nel lavoro. Le altre rispettano la mia posizione, se io lavoro nel modo che ritengo opportuno ma raggiungo comunque l’obiettivo. Mio marito possiede un piccolo pezzo di terra e lo aiutiamo a lavorarlo. La terra non produce abbastanza e a volte lui cerca di trovare lavoro come operaio in città, ma non sempre ci riesce. Io sono riuscita a ottenere la tessera rossa e almeno ora ho diritto a un po’ di riso e di orzo. Spesso mi chiedo che ne sarebbe di noi se non fossimo entrate nella Gulabi Gang.


Bhagwati Devi, 45

Il lavoro di Sampat Devi mi ha ispirato molto. Veniva al nostro villaggio regolarmente e ci faceva domande sulle nostre condizioni di vita. Mi sono unita alla gang per sostenerla nel suo progetto, cioè darci una vita migliore. Non esiste gerarchia nella gang. Siamo tutte uguali e lavoriamo tutte allo stesso obiettivo, ovvero eliminare la corruzione alla radice della società e dare giustizia alle donne. Se la gang viene a sapere di violenze commesse sulle donne teniamo una riunione e concordiamo cosa sia meglio fare in quel caso, e poi ci comportiamo di conseguenza. Molto spesso, per prima cosa cerchiamo di raggiungere una soluzione pacifica, ma se non funziona usiamo la forza. La gente si sente davvero umiliata se viene picchiata da noi. Mio marito mi ha abbandonato per cercare una vita migliore con un’altra donna, ma non mi importa. Ho la mia vita e sono contenta così. L’idea di una gang è del tutto nuova in questa regione. In realtà la Gulabi Gang è unica. La gente deve capire che una gang non è necessariamente composta da disadattati sociali, come la maggior parte delle cosiddette ‘gang’. Noi siamo una squadra—una squadra di donne in rosa. Cresciamo ogni giorno di più, e gli sforzi di Sampat Devi stanno creando un vero movimento di trasformazione. Le donne arrivano da noi anche da posti molto lontani per parlarci dei loro problemi o per unirsi alla Gulabi Gang.


Chandania Devi, 55

Sono uno dei membri più anziani della gang e non posso sempre partecipare alle varie missioni. Più che altro mi occupo di educare alla consapevolezza dei diritti della donna, dell’educazione delle bambine, e del benessere delle famiglie nel mio villaggio. Il nostro è un villaggio di intoccabili, nessuno delle classi superiori viene mai qui, e a nessuno interessa della nostra educazione. C’era una scuola elementare diroccata, senza neanche un insegnante. Dopo un’iniziativa di Sampat Devi abbiamo un insegnante e i bambini almeno possono andare a scuola. Durante il giorno vado di casa in casa a insegnare l’importanza dell’educazione per le bambine. Visto che sono una donna anziana, e in più un membro della Gulabi Gang, la gente mi ascolta con grande attenzione. A volte i miei nipoti mi accompagnano, e sono molto orgogliosa che loro possano essere testimoni del cambiamento che sto cercando di portare nel mio villaggio.


Bijrania, 50

Mi sono unita alla gang perché tutte le donne che conoscevo l’avevano fatto. La mia decisione è stata dettata dall’adeguarsi al comportamento della massa, ma solo dopo alcune settimane mi sono resa conto della differenza. Non ero solo un membro della gang come tante, ho preso parte attivamente alle manifestazioni guidate da Sampat Devi. Ero con la gang nella missione che finora è stata il nostro più grande successo. Abbiamo intercettato due furgoni carichi di cibo destinato a gente sotto la soglia di povertà, che stava per essere venduto al mercato comune. La polizia e i funzionari locali ci hanno intimidito, ma abbiamo tenuto duro. Siamo una squadra, e quella è la nostra forza. Avevo paura all’inizio, ma ora non più. Vivo in una piccola capanna con la mia famiglia. Mio marito e mio figlio guadagnano pochissimo lavorando come braccianti. Ci sono giorni in cui non lavorano e dobbiamo dormire a pancia vuota. Se la Gulabi Gang ricevesse un po’ di aiuto dall’amministrazione e dalle istituzioni umanitarie potremmo mettere su un centro di produzione tessile e io potrei contribuire ai guadagni della mia famiglia.


Punia Devi, 38

Sono una dalit, una degli intoccabili. È come una maledizione nella tua vita. Spero di non rinascerci nella prossima vita. Faccio la bracciante nei campi quando trovo da lavorare. Le caste superiori ci sfruttano e ci pagano quando gli va. Pensavo che vivere così fosse il mio destino fino a quando Sampat Devi è venuta da noi e ci ha insegnato i nostri diritti. Mi sono unita subito alla Gulabi Gang e ho giurato di educare il resto della comunità al rispetto dei diritti. Non solo è una maledizione nascere dalit, ma è comunque difficile essere una donna qui. Noi donne siamo sempre l’ultimo anello della catena dello sfruttamento. Ci danno in matrimonio molto giovani, ci dicono che è il nostro destino sposarci con un uomo che non abbiamo mai visto prima. I nostri mariti ci sfruttano tutto il tempo, e ci trattano come schiave. Questo deve cambiare, e la Gulabi Gang ha fatto molto in questa direzione. Passiamo a fare visita nelle case e diamo indicazioni ai genitori su come educare le loro figlie. Una delle tante motivazioni che mi spinge a far parte della gang è dare davvero un contributo per interrompere lo sfruttamento. Quando mi sono unita al gruppo ho passato molto tempo seguendo Sampat Pal nelle sue visite ai villaggi, incoraggiando una maggiore consapevolezza sui temi dell’educazione. Le rappresentazioni di strada sono un mezzo molto popolare per far arrivare un certo discorso a un pubblico molto grande. Tutte le iniziative che facciamo per promuovere l’educazione delle bambine sono servizi garantiti gratuitamente. Per fare bene questo lavoro ci vuole un sistema di supporto. Io non ho mezzi di trasporto; non posso neanche permettermi di pagare il bus, devo andare a piedi. Quando vado a lavorare per la Gulabi Gang non guadagno nulla e devo gravare sul salario di mio marito, ammesso che lui riesca a lavorare quel giorno. Anche se facciamo una vita dura, mio marito e le mie due figlie mi sostengono molto nel mio contributo alla Gulabi Gang.


Savitri Devi, 23

Ho conosciuto Sampat Devi quando è venuta nel nostro villaggio, quasi un anno fa. Avevo sentito della gang da altri abitanti del villaggio. Eravamo orgogliosi di quello che Sampat Devi stava facendo per la comunità. È venuta da noi e ha parlato di fronte alla comunità del villaggio riunita, ci ha parlato dei diritti dei poveri. Sono rimasta colpita vedendo una donna che parlava con tanta convinzione. Quando ha parlato tutti l’ascoltavano. Non si sentiva volare una mosca. Ho sentito subito che volevo fare parte della gang. Mi sono sposata da poco e la mia famiglia pensava che fosse un’idea assurda ed erano del tutto contrari al fatto che lasciassi la casa. Mio marito non mi ha sostenuto per niente, ma ero davvero convinta di unirmi al gruppo, e così ho fatto. Ci sono voluti mesi di insistenze, ma alla fine mio marito ha acconsentito. Ho preso parte attivamente a tutte le dimostrazioni, alla rappresentazioni di strada, e alle campagne che la Gulabi Gang ha cominciato. La convinzione che Sampat Devi dimostra quando combatte per noi è di grande ispirazione. L’ho seguita durante le sue visite al nostro villaggio e poi nei villaggi vicini, e l’ho sentita parlare agli anziani del villaggio dei loro diritti. Non vedo l’ora di lavorare al centro di lavorazione dei tessuti per cui la Gulabi Gang sta cercando di raccogliere fondi. E così anche il piano per il centro di riabilitazione degli alcolisti. Io ho ricevuto una buona educazione, so di poter essere molto utile. Ma vengo da una famiglia dalit molto povera, e non ho denaro. Lavoro come bracciante agricola nei campi, e tutto quello che guadagno lo uso per pagarmi gli spostamenti in bus e per raccogliere fondi per stimolare la consapevolezza della gente nei villaggi. Metto sempre il mio sari rosa, e porto sempre il mio lathi con me. Ora la gente mi tratta con grande rispetto, e mi riconosce la dignità che mi spetta.


Aarti Devi, 22

Mio padre, Chnadra Bhan, è un uomo istruito. Ha preso due master all’università pur essendo un dalit. Ha sempre dovuto combattere per i propri diritti, e per la dignità degli abitanti del villaggio. Circa sei mesi fa un uomo di una casta superiore ha stuprato una donna dalit della zona. La polizia si è rifiutata di aprire un’indagine. Quando mio padre ha protestato, lui e due altri sono stati presi in custodia. Io sono andata da Sampat Devi e le ho chiesto aiuto. Quello stesso giorno mi sono unita alla gang e, guidate da Sampat Devi, abbiamo fatto irruzione nella stazione di polizia chiedendo il rilascio di mio padre e di un altro uomo del villaggio. La polizia ancora si rifiutava di aprire un’indagine contro lo stupratore. Abbiamo picchiato un poliziotto con le mazze. Io non posso accettare un’ingiustizia a testa bassa. Mio padre è un modello per me, ed è stato orgoglioso di me quando mi ha visto in sari rosa mentre protestavo e urlavo slogan, spalla a spalla con Sampat Pal e il resto della Gulabi Gang. Sampat Devi mi ha insegnato a combattere con il lathi. Ha insistito perché imparassimo a difenderci da sole prima di andare all’attacco di qualcuno. Il governo e l’amministrazione locale mi hanno minacciato spesso, una volta con una pistola, ma non ho paura di loro. Fare parte della gang mi dà fiducia in me stessa. Nella maggior parte delle operazioni che portiamo avanti diamo un’importanza centrale al potere delle donne, alla necessità di creare posti di lavoro, di promuovere l’educazione per migliorare le condizioni di poveri e bisognosi. Siamo il futuro della Gulabi Gang. Faremo tutto quello che sarà necessario per garantire uguaglianza e giustizia a quelli cui è stata tolta.





martedì 16 febbraio 2021

Origami

 




Nulla è come appare. Proprio come un pezzo di carta può essere più di un pezzo di carta negli origami, diventando una gru, un pesce o un fiore, così un samurai non dovrebbe mai sottovalutare le proprie potenzialità nel piegarsi alla vita. Un samurai deve sforzarsi di diventare più di quanto appaia in un primo momento, deve superare i propri limiti più evidenti. Questo è ciò che ci insegnano gli origami.


Chris Bradford dal libro "La via della spada.

lunedì 15 febbraio 2021

Lo Shaolinquan

Lo Shaolinquan è uno stile di arti marziali della Cina del Nord. Oltre ad essere considerato uno dei più efficaci e antichi stili delle arti marziali asiatiche, ne è ritenuto il progenitore.



Il principio fondamentale dello Shaolin è quello di riuscire a passare il più rapidamente possibile da una tecnica eseguita con la massima potenza ad un'altra egualmente potente. Si deve costantemente poter passare dall’attacco alla difesa. Per eseguire questo principio è necessario che fra una tecnica e la successiva si passi in uno stadio di morbidezza o cedevolezza che sta ad indicare un particolare atteggiamento fisico e mentale in cui i muscoli sono rilassati, ma reattivi, i riflessi sono pronti e la mente è sgombra e pronta a reagire nel modo più adeguato alla situazione. Il risultato è uno stile estremamente dirompente ma anche molto fluido, cioè rapido e continuo, in cui le tecniche non vengono interrotte, ma si susseguono in maniera spontanea, come se ogni tecnica si risolvesse necessariamente nella successiva.


domenica 14 febbraio 2021

Alcune curiosità su Floyd Mayweather

Ecco qualche curiosità su uno dei sportivi più ricchi del mondo.

  • Ama ascoltare la musica rap. Ha anche fondato una sua etichetta discografica, e in casa ha un suo studio di registrazione dove si diverte a registrare.



  • Ama scommettere. Oltre a essere un grande pugile, è anche un grande scommettitore. Punta milioni di dollari su eventi sportivi come pugilato o basket, e in un periodo riuscì a vincere ben 46 scommesse di fila.



  • È stato in carcere per 90 giorni. Nonostante avesse dedicato una sua vittoria a tutte le donne maltrattate in America, fu condannato diverse volte proprio per questo reato. Un giudice lo condannò anche a 90 giorni di reclusione.



  • Lui e Mike Tyson sono amici. Si allenavano nella stessa palestra e lui afferma che Mike è la motivazione per il suo successo economico. La spiegazione è che Mike lo fece salire su una Rolls Royce e gli fece provare dei Rolex tempestati di diamanti, da quel giorno Floyd rimase incantato dalla ricchezza.



  • Protagonista dell'evento PPV più grande della storia. Quello di Mayweather vs Pacquiao fu l'evento pay per view più grande della storia con ben 4,6 milioni di spettatori.


  • Ha un patrimonio enorme. Ebbene si, è il combattente più pagato della storia e vanta un patrimonio di ben 800 milioni di dollari. Il suo stile di vita è sopra le righe, non indossa mai lo stesso paio di mutande e ha al polso orologi da milioni di dollari.



  • Crebbe nella povertà assoluta. Tra la tossicodipendenza della madre e gli arresti per spaccio del padre, crebbe in condizioni molto difficili. Molte volte in casa mancava la corrente e c'era sporcizia ovunque. Nonostante tutto riuscì a diventare pluricampione del mondo e non smetterà mai di mostrare la ricchezza che è riuscito a raggiungere.



sabato 13 febbraio 2021

Gli atleti transessuali in che categoria dovrebbero gareggiare?

Non dovrebbero gareggiare, o dovrebbero gareggiare con i maschi… il rischio, altrimenti, è che lo sport femminile sparisca…

Il rischio è di arrivare a questo, e purtroppo scene simili ne vedremo molte, temo.




giovedì 11 febbraio 2021

Qualcuno ha mai colpito l'arbitro a pugilato, di proposito o per sbaglio? Cosa è successo dopo?

Mike Tyson ha tirato un potente gancio sinistro all'arbitro britannico John Coyle, nel lontano 2000.



È stato del tutto casuale e l'obiettivo previsto di Tyson era il suo avversario Lou Savarese. L'arbitro stava cercando di fermare la lotta ma Tyson era così eccitato e iperattivo che non si è accorto e ha continuato a picchiare Savarese - l'arbitro si è semplicemente intromesso... Non è stato punito per aver buttato giù l'arbitro perché è stato un incidente.

Tyson è stato premiato con una vittoria per TKO e subito dopo il combattimento ha continuato a urlare il suo ormai famigerato sproloquio: "Sono Sonny Liston, sono Jack Dempsey - sono fatto della loro stessa stoffa. Il mio stile è impetuoso, la mia difesa è inespugnabile! "


In termini di tentativo deliberato di mettere KO l'arbitro, Zab Judah è impazzito nel 2001, dopo la sua sconfitta contro Kostya Tszyu. Ha messo alle strette l'arbitro, Jay Nady, mettendolo alle corde e si è visto che stava caricando un feroce destro...


martedì 9 febbraio 2021

Lo stile di boxe peek-a-boo è efficace nei combattimenti di strada?

Sì, credo che sia probabilmente lo stile di boxe più efficace sia per un combattimento di strada che per una situazione di autodifesa.



Le mani in alto e ai lati della testa formano un buon scudo difensivo per il punto più vulnerabile: il mento. Il concetto di sorpresa, travestimento e furtività sono tutte grandi caratteristiche del peekaboo e, guarda caso, sono anche molto importanti in uno scontro di strada. Gli aspetti difensivi di questo stile e il contrattacco aggressivo sono molto applicabili anche a un incontro non di boxe.

In uno scenario di autodifesa, l'obiettivo principale di una persona è sicuramente quello di porre fine alle cose rapidamente e subire danni minimi nel processo. Ancora una volta lo stile peekaboo si adatta perfettamente a questo modello perché il potenziale del primo colpo è ciò che conta.

Guardando il periodo d'oro di Tyson in azione, sappiamo che questo stile è ad alto rischio e richiede un'enorme esercizio e pratica. Quindi il peekaboo non è sicuramente per i deboli di cuore, ma se eseguito correttamente è senza dubbio lo stile di boxe più dominante.


lunedì 8 febbraio 2021

Quanto è efficace colpire con un pugno in faccia qualcuno che ti sta soffocando da dietro con una presa

È efficace quanto colpirti in faccia da solo mentre sei soffocato da dietro! Non ci pensare nemmeno!


Le prese da dietro hanno principalmente lo scopo di ridurre il flusso di sangue ossigenato al cervello attraverso la carotide e, in secondo luogo, di comprimere la trachea e tagliare il flusso di ossigeno ai polmoni.

L'ipossia risultante può causare incoscienza in pochi secondi.

Le tue prime mosse dovrebbero essere per proteggere il collo e la gola tirando il braccio dell'attaccante verso il basso e lontano dalla gola, scrollando le spalle verso l'alto per rendere inutile la sua angolazione di attacco e piegare il mento verso il basso per bloccare i suoi tentativi di eseguire di nuovo la presa

Dopo aver rimosso la minaccia immediata, hai molte alternative: colpi, prese e blocchi articolari in base al tuo allenamento e alla situazione.

  • Colpi. A meno che tu non sia stranamente flessibile, i pugni in faccia saranno inefficaci, se non impossibili. Invece, prova un colpo col gomito all'indietro che punta verso le costole, il plesso solare, l'inguine o persino il lobo inferiore del suo fegato (appena sotto la costola inferiore sul lato destro). Anche se non gli fai rilasciare la presa, puoi allentarla e creare opportunità per una presa o un blocco articolare.

  • Prese. Con la pressione sul collo ridotta, gira il viso verso la spalla del braccio che ti sta soffocando. Con una mano spingi il suo gomito verso l'alto; con l'altro, tira il polso verso il basso. Questo creerà spazio per liberare la testa. Potresti essere in grado di applicare un Aikido Sankyo (una presa dell'aikido), oppure puoi provare a colpire il suo corpo.

  • Joint Locking (Chin Na). Con la pressione ridotta, afferra le dita di una delle sue mani (io preferisco prendere la sua mano che è dietro la mia testa). Isolane una o due e "girale"come una manovella tentando letteralmente di staccare le dita. Usa questa leva per sfuggire allo strangolamento, voltati verso di lui e, pur mantenendo una pressione dolorosa sulle articolazioni delle dita, colpisci con calci bassi alle gambe, all'inguine e altrove nel "triangolo bikini".

Il "Rear Naked Strangle" (presa al collo da dietro) è una tecnica molto efficace per mettere fuori combattimento un avversario. Se ti trovi nella situazione di subirla devi muoverti rapidamente e con decisione per scappare. Nei miei primi giorni di Judo passavamo ore a praticare applicazioni e fughe.

Tempo trascorso molto bene!

Quindi, se qualcuno ti stra strangolando da dietro (ipotizziamo quella che nel BJJ e nelle MMA viene chiamata "mataleao") è pressapoco impossibile colpirlo nel volto con un pugno.



Molto più efficace sarebbe colpirlo con la nuca, dando una testata; un lottatore che non sia principiante però starebbe ben attento a tenere la testa su una delle tue spalle, per evitare questa evenienza.

Molto più utile afferrare il braccio che ci sta strangolando, cercando di creare così anche un po' di spazio, e tentare una proiezione per togliere l'avversario dalla propria schiena. Non sono un esperto di judo, ma credo che una proiezione adatta a questo scopo possa essere l'Hane Goshi.





domenica 7 febbraio 2021

La cosa più grandiosa che gli umani hanno creato con le proprie mani?

Questo è un set composto da tre sigilli incatenati tra di loro appartenenti al periodo della Cina Imperiale. Sono stati ottenuti da quarzo calcedonio giallo e appartengono alla Dinastia Qing (清朝) (1644–1912).

Il fatto assurdo è che questi sigilli sono stati ottenuti da un singolo blocco di quarzo; nulla è stato incollato dopo, nemmeno le catene.

Ho sentito che ci sono volute diverse generazioni per consentire agli artisti di ultimarli. Ci sono anche altri artefatti simili appartenenti alla cultura Cinese, ma questo in particolare mi ha affascinato parecchio.




sabato 6 febbraio 2021

Perché esistono arti marziali diverse? La forza, la velocità e dei riflessi superiori non sconfiggerebbero qualsiasi stile di combattimento con semplici pugni e calci?

Questo è (in parte) ciò che la UFC(s) originale decise di scoprire. Era un torneo che vedeva schierati contro i partecipanti di diversi stili di arti marziali. C’erano pugili di pesi massimi, judoka, lottatori di sumo, e molti altri combattenti.

Tra i primi partecipanti del torneo c’erano i fratelli Shamrock, Ken e Frank:



Oltre alla loro grande esperienza con le arti marziali, questi sembravano usciti dalla copertina della rivista Men’s Fitness. Erano libbra per libbra tra gli atleti più forti e veloci del posto ed avevano perfino una notevole resistenza. Alla fine, loro e quasi tutti gli altri hanno perso per mano di questo tipo:

Royce Gracie.


Era 170 libbre (~80 kg) di sudore. Non era in gran forma. Non era neanche il miglior combattente DELLA SUA FAMIGLIA. La sua arma segreta era il Jiu Jitsu Brasiliano (BJJ), un’arte marziale specificamente studiata per i più piccoli e deboli, per sconfiggere gli avversari più grossi e forti; principalmente tramite leve articolari e strangolamenti. A quanto pare, non importa quanto tu sia atletico, devi sempre respirare per rimanere cosciente e fa comunque male quando qualcuno ti piega il gomito al contrario. Vinse la UFC 1, 2 e 4 (fu squalificato per condizioni mediche dalla UFC 2, dopo essersi disidratato gravemente al punto da non reggersi più in piedi). Oggi fa parte della Hall of Fame della UFC.

Per fare un esempio di un altro sport, Jamarcus Russel era uno dei quarterback più forti e veloci che abbia mai giocato nel Football Americano.


Era alto 6’6”, pesava 260 libbre (~2m, 120 kg) e riusciva a lanciare una palla fino a 60 yard (poco meno di 60 metri) mentre stava seduto sulle ginocchia. Probabilmente è anche il QB meno professionale. Per quanto fosse atletico, non aveva la giusta tecnica per giocare bene.

Poi prendi un quarterback come Drew Brees. È alto 5’11”-6’0” e pesa 220 libbre (~1.80 m, ~100 kg), e non è considerato particolarmente forte, veloce o atletico. Lui è, comunque, uno dei QB più astuti mai esistiti e possiede una delle tecniche più sopraffini mai viste.


Detiene quasi tutti i record della NFL, compresi il maggior numero di yard passate, di passaggi completati, di passaggi da touchdown ( dopo la stagione 2019-2020), è stato il Miglior Giocatore Offensivo dell’anno della NFL nel 2011 ed è stato nominato MVP del Super Bowl 44, assieme a molti altri riconoscimenti.

Tutto questo per dire che gli stili fanno il combattimento, ma è la tecnica a vincere, specialmente quando la tecnica è stata sviluppata nello specifico contro gli avversari più forti, veloci ed atletici.

L' arte marziale ha lo scopo di coordinare tutti gli elementi citati.
Il fattore che determina lo sviluppo di diverse arti marziali sono le caratteristiche fisiche delle persone.
In India, dove hanno origine le arti marziali asiatiche, al Nord vivono persone di alta statura, che sviluppano uno stile di Kalary Payat basata su calci alti e combattimento sulla lunga distanza.
Da esso, in Cina nasce lo Shaolin del Nord.
Nel Sud vivono persone di statura mediamente molto più bassa, con differenze anche di 30 cm e oltre.
Un uomo alto 155 cm non può lottare come uno alto 190 cm.
Lo stile è molto chiuso, basso, niente calci alti, corta distanza.
In Cina nasce il Pakwa, Hsing Hi, la Mantide…

In Europa… Greci e Romani creano il pancrazio.
Molti combattimenti avvengono fra schiavi, ma anche alle Olimpiadi vi era il culto del bel fisico, della forza.
Gli schiavi erano scelti fra quelli pià grossi e muscolosi, per cui si prediligevano tecniche di grappling.
Il combattimento di pancrazio durava di più, se avessero usato solo i calci, il ko poteva arrivare in un minuto, con grande delusione del pubblico.

Un altro fattore che determina lo sviluppo delle arti sono gli strumenti usati dal popolo di riferimento.
Il nunchaku è uno strumento dell'agricoltura, si usava anche in Europa per battere il riso o il grano.
A Okinawa sono pescatori e usano il remo, poi il nuntebo, che è un gancio con cui recuperavano reti da pesca.
Il bastone corto può caderti di mano, per cui viene modificato nel tonfa.
Il tonfa non ferma la katana, per cui si creano i sai.

Nascono così e si sviluppano le varie arti.

Non ci si deve porre il problema di chi può prevalere su chi.
Voi ragazzi di 20 anni, come me, allenatevi duro tutti i giorni.
Se vi troverete ad affrontare qualcuno, non vi sarà chiesto nulla di particolare, ma solo di fare bene ciò che vi è stato insegnato.
Non ha nessuna importanza quale percorso ha fatto il vostro avversario, perchè ormai è giunto al capolinea.

Un tizio ha detto: "Non me ne frega niente di chi puoi essere. Io sono cattivo quando mi incazzo, adesso ti faccio a pezzettini e l'ho già fatto a tanti".

Marco Merani alzò finalmente lo sguardo verso di lui e, con voce bassa, quasi sussurrando, gli disse:

"Un uomo che sta per morire dovrebbe chiedere perdono dei propri sbagli e non vantarsi di essi".

Forza e velocità in azione e reazione fanno parte degli asset necessari a chi vuole combattere, ma ci sono alcune cose da puntualizzare (in ordine sparso):

  • Non sono gli unici: conoscenza del corpo umano, delle armi, capacità di usare e capire l'ambiente in cui ci si muove, improvvisazione, stamina, fermezza mentale. Tutti argomenti non matematici, che non hanno valore assoluto e non sono prevedibili. Vanno quindi allenati, in modo che il corpo e il cervello li sappiano gestire autonomamente e senza dover ricorrere al pensiero, ma ogni arte marziale ha trovato i suoi modi per farlo. Il corpo umano è sempre lo stesso, ma i modi di allenarlo e gli ambiti in cui farlo sono infiniti.

  • Non sono durevoli: con la vecchiaia, con gli infortuni, anche con l'umore: il fisico cambia, reagisce, si muove. Se anche fossi l'artista marziale più veloce del mondo, un giorno potrei avere una contrattura ad una gamba che mi cambia tutta la catena cinetica. Cosa faccio quindi, se non conosco altro se non forza e velocità? Da praticante di Ju Jitsu ho sconfitto avversari più grossi e forti di me, e sono stato messo al tappeto da gente che pesava dieci, quindici kg in meno. Ho perso contro le stesse persone con cui avevo vinto due giorni prima, e viceversa.

  • A distanza ravvicinata, pugni e calci non esistono più: il combattimento è composto da molteplici momenti e distanza. Fuori tiro, a tiro, a contatto, a terra. Tutti momenti in cui la forza, velocità e riflessi necessari (oltre a conoscenze di anatomia e biodinamica) cambiano radicalmente. Allenarli tutti è un lavoro a tempo pieno!

  • Il combattimento può avere scopi diversi: la guerra, lo sport, il fitness, la difesa personale urbana, il combattimento in ambienti diversi. Scopi diversi, modi diversi di allenarsi e tecniche diverse sulle quali concentrarsi.



venerdì 5 febbraio 2021

Che tipo di difficoltà avrà un pugile UFC in un incontro di boxe?

 

Più volte guardo il "match di boxe" McGregor vs Mayweather, più mi convinco che Mayweather stava spingendo McGregor.Quando lasciava volare le mani era sorprendente la facilità con cui Mayweather catturava il suo fresco avversario.



giovedì 4 febbraio 2021

E' necessario allenarsi nelle arti marziali per l'autodifesa? Sono di qualche aiuto in caso di emergenza?

Posso capire l'allenamento nelle arti marziali per i seguenti casi:

  • tenere il corpo in forma

  • migliorare la propria autodisciplina

  • fare amicizia con altri appassionati di arti marziali


Quello che un arte marziale non è:

  • Ribaltare la situazione di una rapina a mano armata

Ci sono dei corsi di autodifesa fatti apposta, ma usano mosse che sono proibite in incontri di arti marziali, perché puntano a debilitare l'avversario, piuttosto che avere uno scontro equo.
Che è un pò come esercitarsi con la spada (Kendo) oppure andare al poligono a sparare.



In caso di emergenze, non di malviventi, invece le arti marziali possono essere utili. Quello che caratterizza tutti gli atleti praticanti è una migliore forza fisica, calma, e maggiore resistenza, che sono doti utili in caso di disastri naturali, incidenti o salvataggi.


mercoledì 3 febbraio 2021

Si può battere un praticante di arti marziali in una lotta senza avere alcuna preparazione specifica?

 



Si, essenzialmente perché la maggior parte delle arti marziali presuppongono azione e reazione a condizioni controllate e coerenti. Si combatte in un ring o in un dojo, non nel vagone di un treno, in un ristorante, in acqua… ci si confronta uno contro uno, senza distrazioni, ad armi pari ed accedendo allo stesso portfolio di attacchi e difese consentite e previste. Oppure…

Pensa ad esempio ad un praticante professionista, magari campione, di un arte marziale occidentale come scherma o lotta greco-romana. Il contesto é essenziale per l'impiego della loro arte.

Tieni anche presente che quasi nessuna arte marziale insegna le tecniche di difesa più efficaci in quasi tutte le situazioni di combattimento: diplomazia e fuga.

Il segreto per vincere qualsiasi confronto é sedurre l'avversario fuori dalla sua area di supremazia e spingerlo nella tua area di controllo. Battere un campione di Kung Fu a mani nude é molto difficile, improbabile se non sei tu stesso un esperto di arti marziali, a meno che… a meno che tu non abbia davvero compreso bene qual é il terreno del confronto, il suo scopo e la misura del successo. Se lo scopo fosse la sopravvivenza, batterlo significherebbe non combatterlo fisicamente o, se questo fosse precluso, approfittare della prima occasione propizia per darsi alla fuga e svanire il più rapidamente possibile. Questa non é codardia, ma saggezza. Affrontarlo nel suo campo di supremazia non é coraggio ma stupidità: se hai appena imparato come muovere i pezzi su una scacchiera, non hai alcuna possibilità contro un maestro di scacchi. Un neopatentato finirà malamente in pista contro un pilota esperto.

Ma come un principiante di Ju Jitsu può avere agevolmente la meglio in un confronto fisico sul migliore scacchista che non abbia una preparazione marziale, allo stesso modo non c'è ragione per cui tu non debba battere il più grande maestro di arti marziali al mondo nel tuo regno, con le tue regole e nel tuo gioco. Se non puoi vincere la montagna con il pugilato, lo farai con la corsa.


martedì 2 febbraio 2021

Come fanno i karateka a distruggere una pila di tegole solo con il taglio della mano?

 


La pratica si chiama "tameshiwari".

Il karateka concentra una considerevole forza in un punto ristretto (nel caso del taglio della mano, questo colpo si chiama "Shuto" nel karate) della mano, scagliando la sua potenza sulla/e tavola/e. La forza viene focalizzata in un solo punto e sovrasta la flessibilità dell'oggetto da rompere, in modo che quest'ultimo si spezzi. Non si fa solo con gli shuto, ma anche con i gomiti (enpi), con le dita (nukite) ecc. E anche con la testa.

Questa pratica richiede tuttavia un rigoroso condizionamento delle ossa. Secondo la "legge di Wolff", la densità delle ossa aumenta, dopo che esse guariscono dai danni.

Cosa vuol dire? Che i karateka che praticano il tameshiwari si allenano a colpire i makiwara (paletti di legno rivestiti di corde o materiali abrasivi), immergono le loro mani in sacchi di riso, a tutta forza, fanno piegamenti sulle dita ecc. Impiegano spessori di tavole crescenti, man mano che progrediscono nella tecnica e nell'abilità.

Sì, perché è questione di tecnica, oltre che di potenza espressa. Ci si deve isolare mentalmente, visualizzare il punto preciso di rottura della tavola, concentrare sia fisicamente che mentalmente. Spesso chi esegue la rottura si esercita con un paio di colpi a vuoto, prima del colpo decisivo. Lo fanno per visualizzare la corretta tecnica, per assicurarsi di stare eseguendo propriamente il movimento.

Comunque, ti svelo il segreto…Non colpiscono con il taglio della mano. O meglio, non solo con quello. Perché prima dell'impatto, ruotano la mano leggermente, in modo da colpire la tavola soprattutto con l'osso del polso, molto più resistente delle ossa delle mani. Oltretutto, facendo così, concentrano la potenza del colpo in un punto ancora più piccolo, con effetti ancora più dirompenti.

Perché fare il tameshiwari? Perché esprime tutto ciò che dovrebbe esprimere il karate: il colpo giusto al momento giusto. Potenza e precisione. Un colpo, un morto. Perfetta connessione corpo/mente.

Si pratica anche in altre arti marziali, come il taekwondo.

Non esiste solo una tecnica con cui farlo, ne esistono tre o quattro, una basata sulla potenza, una sulla velocità, una su concetti fisici e una sulla propagazione della forza espressa.

Comunque, non molti lo praticano, almeno in Italia. Non si usa molto il makiwara e l'indirizzo del karate odierno è lo sport, non gli esercizi tradizionali, che sono permeati di "marzialità".

Non praticatelo da soli, fatelo con un maestro. Non è facile come sembra, richiede preparazione.


lunedì 1 febbraio 2021

Perché i poliziotti giapponesi indossano i guanti bianchi?

In Giappone i guanti bianchi li portano un po' tutti, tanto è vero che la categoria più associata con il portarli non sono i poliziotti ma i tassisti. La radice ultima di questo amore per i guanti bianchi è probabilmente l'estremo igienismo giapponese, che a sua volta deriva dalla paura del kegare. Il bianco è un colore di buon augurio proprio perché è testimone della pulizia e della solerzia di chi li porta.

In Giappone ci sono poi tre tipi di guanti, quelli normali, i cosiddetti gunte e quelli che portano i poliziotti.. Ecco i gunte.



Sono guanti da lavoro e li portano tutti gli operai.

I guanti bianchi che portano poliziotti e di tassisti sono di tipo diverso, più raffinati.

I poliziotti apparentemente hanno cominciato a portarli dopo la visita dei Beatles negli anni 60. Il responsabile della loro protezione pensò che aggiungesse qualcosa all'ospitalità data ai quattro inglesi.

Ma il fatto che abbiano attecchito è dovuto soprattutto all'igienismo parareligioso dei giapponesi.