sabato 5 ottobre 2019

Qin'na



Afferrare, bloccare controllare,colpire i punti vitali, mettere a punto le leve articolari.
Tutto questo è:Qin'na

Che cos'è il qin'na
"Qin" (Chin) in cinese significa "catturare, afferrare", nello stesso modo in cui un'aquila afferra un coniglio o un poliziotto cattura un criminale (qìn xiong). "Na" significa "tenere sotto controllo".
Quindi qin'na può essere tradotto come "afferrare e controllare".
Generalmente, quasi tutti gli stili marziali cinesi per ottenere la massima efficacia in combattimento comprendono quattro categorie di tecniche.
La prima categoria, "ti", è quella dei calci, la seconda, "da", è quella dei pugni, spinte,-pressioni, e in ambedue queste categorie il contatto tra i due avversari è molto ravvicinato, la potenza dell'attacco è esplosiva e distruttiva. La terza categoria, "shuai" (proiettare), contiene tecniche per far perdere l'equilibrio all'avversario: spazzate, sgambetti, oscillazioni del corpo, proiezioni e atterramenti. La quarta categoria è il qin'na che contiene tecniche di presa mirate al controllo e al bloccaggio delle giunture, dei muscoli o dei tendini dell'avversario.
In una situazione di combattimento queste quattro categorie vengono spesso applicate all'unisono e non possono essere realmente separate. Per esempio quando una mano sta controllando l'avversario, l'altra viene usata per colpire un punto vitale. Oppure si usa un bloccaggio sulle giunture e nello stesso tempo si atterra l'avversario continuando l'attacco in profondità. Perciò in una situazione reale, non si può distinguere chiaramente una categoria dall'altra. Inoltre molti insegnanti cinesi ritengono che anche le tecniche di pressione o di percussione delle cavità e dei nervi (che non sono propriamente tecniche di presa), poiché fanno perdere sensibilità (e a volte anche la coscienza) all'avversario, possono essere incluse nel qin'na. Sì può dunque dedurre che tutte le tecniche che mirano all'immobilizzazione dell'avversario, non importa se siano bloccaggi alle giunture, tecniche che rendano, insensibli parti del corpo, o che fanno perdere coscienza, devono essere classificate come qin'na.
In sintesi il qin'na delle tecniche di presa, affinchè l'avversario non si muova, servono a neutralizzare la sua possibilità di combattere. I qin'na che usano pressioni vengono usati per far perdere l'uso degli arti, la coscienza o anche per uccidere un avversario. Sono di solito applicati sulle cavità del qi (punti di pressione) per influenzare il flusso dell'energia (qi) all'interno degli organi o del cervello. Sono anche usati sulle terminazioni nervose per provocare dolore estremo e incoscienza.
Le tecniche di qin'na di percussione sono applicate sui punti vitali e possono essere letali. Di solito vengono attaccati i canali del qi o colpite alcune aree specifiche causando la rottura delle arterie.
Tutte queste tecniche servono per "afferrare e controllare" l'avversario.
Quindi le tecniche di qin'na possono essere divise in:
1. Fen-jin: dividere i muscoli e i tendini
2. Cuo-gu: dislocare le ossa
3. Bi-qi: bloccare il respiro
4.Dian-mai (dim mak in cantonese): comprimere le vene o duan mai (bloccare/chiudere le vene/arterie)
5. Dian-xue: pressioni sulle cavità o dian mai (dim mak in cantonese): comprimere i canali primari del qi.
In queste categorie, il fen-jin comprende anche zhua-jin (afferrare i muscoli/tendini) e dian-xue include anche na-xue: afferrare o premere le cavità. Generalmente, le tecniche per dividere i muscoli e i tendini, per dislocare le ossa e alcune delle tecniche di bloccaggio del respiro sono relativamente facili da apprendere; anche la teoria su cui sono basate è facile da capire. Infatti per rendere il controllo efficace si richiede solo forza muscolare e pratica. Quando le stesse tecniche sono usate per rompere le ossa o dislocare le giunture o i tendini, è necessario l'uso del jin (potenza marziale.
L'azione di chiudere le vene e le arterie e di comprimere le cavità richiede una conoscenza dettagliata delle zone da colpire, della profondità delle stesse, del momento in cui colpirle, dello sviluppo dello yi (intenzione), del qi (energia interna) e del jin (potenza marziale), tecniche e forme di mano apposite. Per attuarle sono necessarie istruzioni specifiche da parte di un insegnante qualificato, non solo a causa della profondità dell'argomento, ma anche perché la maggior parte delle tecniche vengono apprese per mezzo della giusta percezione. Siccome molte di queste tecniche possono essere mortali, un maestro-le trasmetterà di solito solo a quegli studenti fidati e di saldi principi morali.

Il qin'na nelle arti marziali cinesi
Non è possibile risalire a quando per la prima volta il qin'na venne usato. Molto probabilmente successe quando qualcuno afferrò un altro individuo con l'intenzione di controllarlo. Afferrare gli arti o l'arma di un eventuale avversario è una delle reazioni più istintive per immobilzzarlo o controllarne l'azione.
A causa della loro praticità, le tecniche di qin'na sono state allenate a lungo, insieme alle altre tecniche, sin dagli inizi della storia delle arti marziali cinesi, migliaia di anni or sono. Benché non sia nato nessun sistema di combattimento che abbia alla base solo tecniche di qin'na, quasi tutte le arti marziali le hanno incorporate all'interno della loro pratica. Ve ne sono "anche all'interno delle tecniche marziali del Giappone, Corea e di altri Paesi Orientali influenzati dalla cultura cinese.
In generale, poiché gli stili del sud sono specializzati nelle tecniche di mano e nel combattimento a corta distanza, essi tendono ad avere un maggior sviluppo delle tecniche di qin'na. Inoltre gli stili del sud si allenano a condizionare le mani molto più che gli stili del nord e usano quindi maggiore forza nelle prese e nelle pressioni sulle cavità.
Gli stili del sud si devono occupare inoltre della pratica di tecniche di "adesione" all'avversario, operando come già detto a corta distanza. Queste tecniche sono applicate di norma con movimenti circolari che hanno l'obiettivo di arrivare al controllo dell'avversario prima che questi se ne renda conto. Il lavoro di gambe è considerato da un praticante degli stili del sud come una parte molto importante nello studio del qin'na. Ricordatevi però che queste sono generalizzazioni e che anche gli stili del nord si occupano di tale materia.
Nelle arti marziali interne come il taijiquan e il liu-he-ba-fa, le tecniche di neutralizzazione sono di solito eseguite con movimenti arrotondati e i qin'na che ne conseguono risultano fluidi e circolari.
Poiché le tecniche di qin'na possono essere usate per catturare e controllare un criminale senza ucciderlo, esse sono state sempre una parte fondamentale dello studio della pratica della polizia e delle forze dell'ordine.
Intorno al 527 d.C. il tempio di Shaolin divenne un centro molto importante per lo studio delle arti marziali. Siccome molte tecniche erano molto efficaci e non letali, gli artisti marziali del luogo si impegnarono in uno studio e una ricerca approfonditi nel campo. Nel XIX secolo, durante l'ultima dinastia Qing, le tecniche di Shaolin vennero insegnate anche al popolo e le tecniche di qin'na trasmesse insieme ai vari sistemi sviluppati nel tempio. Molte tecniche di qin'na vennero anche inserite nella pratica del combattimento con le armi per far sì che il praticante potesse con la sua arma catturare quella dell'avversario.

Termini cinesi usati
Qin (Chìn): catturare, afferrare
Qin-xiong: catturare un criminale
Na: tenere sotto controllo
Qin'na (o chin'na): afferrare e controllare, tecniche di presa per il controllo e bloccaggio delle giunture, dei muscoli o dei tendini
Ti: tecniche di calcio
Da: tecniche di pugno, spinta, pressione
Shuai: proiettare, squilibrare
Qi: flusso dell'energia, energia interna
Fen-jin: dividere i muscoli e i tendini
Cuo-gu: dislocare le ossa
Bi-qi: bloccare il respiro
Dian-mai: (dim-mak in cantonese): comprimere le vene o i canali primari del qi
Dian-mai: bloccare, chiudere le vene/arterie
Dian-xue: pressione sulle cavità
Zhua-jin: afferrare i muscoli/tendini
Na-xue: afferrare premere le cavità
Yi: intenzione
jin: potenza marziale
Taiji-quan, Liu-he-ba-fa: arti marziali interne
Chang-chuan, Shaolin-chuan: stili di kung-fu.

venerdì 4 ottobre 2019

"Il Pugno a Catena"


Il suo movimento
Esso è molto veloce e ciclico, usa una distanza prevalentemente medio/corta ed è accompagnato da un leggero movimento di spalle e anche.
Alla base del movimento vi è la continuità ed il cambio di ritmo unito all’immediatezza dell’azione.
Il principio fondamentale è rappresentato dalle mani che si rincorrono una di seguito all’altra percorrendo una linea centrale immaginaria.
La cosa più importante è che esse siano cicliche e che spingano in avanti.
Attenzione, NON in modo circolare, ma in modo ellittico (immaginate il pistone delle ruote di un vecchio treno). Quando una mano stà per tornare indietro, l’altra arriva subito a contatto come le onde del mare che si rifrangono sugli scogli.
Prima una veloce, poi una più lenta, poi ancora una lenta, poi una forte, poi una veloce, poi una lenta, poi due o tre veloci intense…. Il ritmo deve variare e l’energia deve essere perforante.

Gli Esercizi
Da fermo colpisci un bersaglio piccolo come una pallina da tennis, usa i Focus disegna un piccolo cerchio sul tuo sacco o altro che ti possa aiutare nell’esercizio. Continua a sferrare pugni nel modo corretto per circa 2 minuti. X 5 volte - Ritmo Intero (continuo)
Colpisci un bersaglio con scariche da 3 pugni molto veloci e con molta intensità 3 pugni X 50 ripetizioni - Ritmo spezzato
Colpisci un bersaglio con scariche da 4 pugni, ma dando una brevissima pausa tra il 3 ed il 4 pugno. Colpisci con velocità nei primi 3 pugni, con il quarto pungo fai un affondo. Ripeti l’esercizio X 50 volte - Ritmo tre quarti
A) Ripeti gli esercizi in movimento inseguendo un bersaglio e indietreggiando dal bersaglio, la tua energia deve sempre andare in avanti.
B) Aggiungi del peso ai polsi con delle polsiere 1 o due kg al massimo e ripeti gli esercizi sopra indicati
C) Applica gli esercizi da seduto, da sdraiato.
D) Esercitati in combattimento, continua a variare i tuoi ritmi

Le combinazioni:
Esegui gli esercizi: 1 2 3 - A1 A2 A3 - B1 B2 B3 - C1 C2 C3 - D1 D2 D3

L' Essenziale
Estrema velocità
Immediatezza
Spinta in avanti
Ritmo variabile
Ciclicità

giovedì 3 ottobre 2019

Manuali di arti marziali

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I manuali di arti marziali sono istruzioni, con o senza illustrazioni, appositamente progettati per essere apprese da un libro. Molti libri che descrivono tecniche specifiche di arti marziali sono speso chiamati erroneamente manuali ma sono stati scritti dai loro concepitori come trattati.
Descrizioni in prosa di differenti arti marziali appaiono tardivamente nella storia della letteratura, a causa proprio della difficoltà di descrivere le tecniche in modo scritto piuttosto che mostrarle dal vivo.
Il primo manualo di arti marzial (a differenza di quelli riguardati il combattimento corpo a corpo) è l'I.33, scritto in Franconia attorno al 1300.
Non sono classificabili come manuali opere di strategia militare come L'Arte della guerra di Sun Tzu (prima del 100 d.c) o Vegezio con il suo De Re Militari (IV secolo d.c), o sulla tecnologia militare, come io De Rebus Bellicis (IV-V secolo).

Predecessori
Le prime testimonianze di arti marziali consistono solo di una serie di immagini. Il primo esempio consiste in un affreco presente nella tomba 15 del Beni Hasan, recante illustrazioni di tecniche di lotta datanti circa il 2000 a.c. illustrazioni simili di tecniche di lotta si possono trovare nella ceramica Attica del periodo Classico.
L'unico esempio di manuale a noi pervenuto dalla antichità classica è il papiro P.Oxy. III 466 (II secolo), riguardo tecniche di lotta greca. Vi sono alcuni esempi nella letteratura classica Cinese che possono anticipare la svolta con l'avvento dell'Era volgare: le Memorie Storiche di Sima Qian (c. 100 a.c) documenta la lotta, citando manuali di lotta risalenti alla Dinastia Han (II secolo a.c) che non sono giunti ai giorni nostri. Un testo Cinese che ci è pervenuto è il "Sei capitoli di combattimento" incluso nel Libro degli Han del I secolo d.c.
Tutti gli altri manuali esistenti risalgono al Medio Evo o successivi. La "stele di combattimento" al Monastero di Shaolin risale al 728 dC. Il primo testo che descrive le arti marziali indiane è l'Agni Purana (VIII sec.), Che contiene diversi capitoli che forniscono descrizioni e istruzioni sulle tecniche di combattimento. Descriveva come migliorare la produttività individuale di un guerriero e uccidere i nemici usando vari metodi bellici, che spaziavano da guerra con carri, cavalli, elefanti o a piedi. I combattimenti a piedi sono stati suddivisi in combattimento armato e combattimento non armato. Il primo comprendeva l'arco e la freccia, la spada, la lancia, il cappio, l'armatura, le frecce, la mazza, l'ascia da combattimento, il chakram e il tridente. Gli ultimi capitoli comprendevano il lottare, i colpi di ginocchio, e i calci. Un vecchio manuale "arti marziali" indiane è un elenco delle tecniche di lotta contenute nella Malla Purana, XIII secolo, Gujarat.
I manuali di sole illustrazioni non si estinguerono con l'avvento dei manuali in prosa, ma continuarono ad esistere assieme a quest'ultimi, ad esempio nella forma dei trattati tedeschi Tardomedievali Bilderhandschriften.

Scherma Europea tradizionale
I Fechtbücher tedeschi
Fechtbuch (plurale Fechtbücher) è l'equivalente moderno dell'Alto Tedesco per "Manuale di combattimento", uno dei manoscritti Tardomedievali e Rinascimentali contenenti descrizioni di arti marziali. Di solito, il termine comprende i manuali tedeschi del XV e XVI secolo, ma la natura del soggetto non consente una chiara separazione tra trattati provenienti da altre parti d'Europa (in particolare dalle scuole italiane e francesi) E dai manuali dei secoli successivi, d'altra parte.

Manuali Francesi
Simile alla situazione in Italia, c'è un manuale precoce (circa 1400, che si occupa esclusivamente della Azza, e in seguito trattati solo dopo un divario di più di un secolo.

Le jeu de la hache (c. 1400)
Andre Pauernfeindt "La noble science des joueurs d'espee" (1528)—questa è una traduzione francese del lavoro di Pauernfeindt del 1516. Una notevole differenza e l'originale è che la stampa "noble science" presenta immagini colorate, a differenza del tedesco.
Henry de Sainct-Didier "Traité contenant les secrets du premier livre de l’épée seule, mère de toutes les armes, qui sont épée, dague, cappe, targue, bouclier, rondelle, l’espée deux mains, et les deux espées, avec ses pourtraictures, ..." (1573)
Girard Thibault d'Anvers "Académie de l'epee, ou se démontrent par reigles mathématique, sur le fondement d'un cercle mysterieux, la theorie et pratique des vrais et jusqu'a present incognus secrets du maniement des armes, à pied et a cheval" (1623)
Monsieur L'Abbat "The Art of Fencing, or, the Use of the Small Sword" (1734)

Manuali britannici
Inghilterra
A parte alcuni testi piuttosto frammentari del XV secolo, la tradizione inglese incomincia con le opere di George Silver, Paradoxes of Defense (1599).
Harliean Manuscript 3542 ("The Man Who Wol"), fine del XV secolo
Cotton Titus 15th-century English greatsword and staff
Additional Manuscript 39564, 15th century
George Silver "Paradoxes of Defense" (1599)
Joseph Swetnam "Schoole of the Noble and Worthy Science of Defence" (1612)
Sir William Johnstone Hope, svariati manuali (1690)
Captain John Godfrey "A Treatise Upon the Useful Science of Defence, Connecting the Small and Back-Sword" (1747)
John Musgrave Waite "Lessons in sabre, singlestick, sabre & bayonet, and sword feats" (1880)
Alfred Hutton "Cold Steel, A Practical Treatise on the Sabre" (1889), "Old Sword-Play" (1892)

Scozia
Manuali scozzesi che descrivono l'uso delle spade con elsa a cesto, oltre ad altre discipline come il maneggio dello spadino, Sono stati pubblicati nel corso del XVIII secolo, con esempi precoci e tardivi risalenti alla fine del XVII e all'inizio del XIX secolo, rispettivamente:
The Scots Fencing Master (the Complete Smallswordsman) - Sir William Hope (1687)
Advice to his Scholar from the Fencing Master - Sir William Hope (1692)
Complete Fencing Master - Sir William Hope (1691–1692)
The Swordsman's Vade-Mecum - Sir William Hope (1692)
New Short and Easy Method of Fencing (1st Edition) - Sir William Hope (1707)
New Short and Easy Method of Fencing (2nd Edition) - Sir William Hope (1714)
A Few Observations upon the Fighting for Prizes in the Bear Gardens - Sir William Hope (1715)
A Vindication of the True Art of Self-Defence - Sir William Hope (1724)
Expert Swords-man's Companion - Donald McBane (1728)
A treatise on backsword, sword, buckler, sword and dagger, sword and great gauntlet, falchon, quarterstaff - Captain James Miller (1737)
The Use of the Broad Sword - Thomas Page (1746)
Anti-Pugilism - Anonymous (Captain G. Sinclair, 1790)
Cudgel Playing Modernized and Improved; or, The Science of Defence, Exemplified in a Few Short and Easy Lessons, for the Practice of the Broad Sword or Single Stick, on Foot - Captain G. Sinclair
Lecture on the Art of Defence - Archibald MacGregor (1791)
The Guards of the Highland Broadsword - Thomas Rowlandson (1799)
Hungarian & Highland Broadsword - by Henry Angelo and Son (1799)
The Art of Defence on Foot with Broadsword and Saber- John Taylor (1804)
Fencing Familiarized; or, a New Treatise on the Art of the Scotch Broad Sword - Thomas Mathewson (1805)

Manuali iberici
Ci sono alcuni manuali che contengono consigli di formazione per tornei medievali e giostre Come il precoce lavoro portoghese A ensinança de bem cavalgar em toda a sela di Edoardo del Portugallo (1391–1438). Un manuale di istruzione sull'equitazione che includeva anche le consigli marziali.
La scherma spagnola seicentesca detta tradizionalmente Destreza, è molto influenzato dalla forma mentis dei nobili spagnoli del Barocco, non contiene molte spiegazioni grafiche delle tecniche di scherma, tanto da comprendere spiegazioni basate sulla matematica e sulle scienze filosofiche in generale. La conseguente difficoltà nell'interpretare correttamente la teoria e la pratica della Destreza ha portato molte volte questa scuola ad essere fraintesa.
Jerónimo Sánchez de Carranza, De la filosophia de las armas y de su destreza... (1582)
Luis Pacheco de Narváez, Grandezas de la espada (1600)
Gerard Thibault, Academie de l’espée (1628)
Luis Pacheco de Narváez, Nueva ciencia (1632)
Luis Méndez de Carmona Tamariz, Compendio en defensa de la doctrina y destreza del comendador Gerónimo de Carranza (1632)
Cristóbal de Cala, Desengaño de la espada y norte de diestros (1642)
Diogo Gomes de Figueyredo Memorial da Prattica do Montante Que inclue dezaseis regras simplez (1651)
Miguel Pérez de Mendoza y Quijada, Resumen de la verdadera destreza de las armas en treinta y ocho asserciones (1675)
Francisco Antonio de Ettenhard y Abarca, Compendio de los fundamentos de la verdadera destreza y filosofia de las armas (1675)
Álvaro Guerra de la Vega, Compreension de la destreza (1681)
Thomas Luis, Tratado das liçoens da espada preta, & destreza que hao de usar os jugadores della (1685)
Nicolás Tamariz, Cartilla y luz en la verdadera destreza (1696)
Manuel Cruzado y Peralta, Las tretas de la vulgar y comun esgrima de espada sola y con armas dobles (1702)
Francisco Lórenz de Rada, Nobleza de la espada (1705)
Nicolás Rodrigo Noveli, Crisol especulativo, demostrativo, práctico, Matemático de la destreza (1731)
Manuel Antonio de Brea, Principios universales y reglas generales de la verdadera destreza del espadín (1805)
Jaime Mereló y Casademunt, Tratado completo de la esgrima del sable español (1862)

Arti marziali storiche asiatiche
Alcuni testi di combattimento non armato dalla Cina degli Han (c. I secolo). L'indiano Malla Purana (XII secolo) Include porzioni che si occupano delle tecniche di lotta. Il cinese Ji Xiao Xin Shu del 1560 circa. Il coreano Muyejebo del 1598, il Muyedobotongji databile al 1790. il giapponese libro dei cinque anelli del1645.

mercoledì 2 ottobre 2019

Daoshi

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Il daoshi (道士, lett. "maestro del Tao") è un sacerdote ordinato del Taoismo. Ha il compito di insegnare i principii contenuti nel canone taoista e celebrare i rituali religiosi. In lingua cinese, il termine daoshi è sinonimo di "taoista"; altrimenti detto, può dirsi "taoista" solo chi appartiene a uno degli innumerevoli ordini sacerdotali e monastici del Taoismo, mentre i credenti e le comunità di laici spesso guidate dai daoshi afferiscono alla cd. "religione del popolo cinese". Se donne, anche se tradizionalmente ricoprono un ruolo più marginale rispetto agli uomini, sono dette daogu (道姑, lett. "sorella del Tao").
Le scuole taoiste sono innumerevoli, ma al giorno d'oggi vengono convenzionalmente suddivise in due macro-categorie: ordini Quanzhen ("Piena Verità"), presente pressoché esclusivamente nel nord della Cina, i cui daoshi sono celibi, vegetariani, non bevono alcolici e vivono in comunità nei monasteri; e ordini Zhengyi ("Retta Unità"), i cui daoshi vivono per conto proprio e possono sposarsi, cibarsi di carni e bere moderatamente alcolici, celebrando i riti in un tempio (appartenente allo stato, all'Associazione taoista cinese, al proprio ordine o privato, oppure in case private) su commissione dell'ente politico o delle comunità, o su propria iniziativa. Questi daoshi del tipo Zhengyi spesso hanno un lavoro secondario ed esercitano l'attività religiosa a tempo parziale; sono presenti in tutta la Cina e vengono chiamati in modo diverso a seconda delle tradizioni locali; ad esempio, in alcune zone del nord della Cina sono chiamati "maestri dello yinyang" e utilizzano le scritture Lingbao.

martedì 1 ottobre 2019

“La velocita’ muscolare o velocita’ in resistenza”



           
Immaginiamo di essere davanti ad un sacco da Boxe e di sferrare quanti più pugni in minor tempo possibile, dobbiamo compiere questo esercizio eseguendo una velocità progressiva. Partiamo lentamente, poi più veloce, poi ancora più veloce e velocissimo, cerchiamo di resistere quanto più a lungo possibile. Vedrete che la vostra velocità e resistenza migliorerà notevolmente ogni volta che vi applicherete con tenacia. 
Fate attenzione a come migliorare questo tipo di velocità. Misurate i vs. tempi e osservate i progressi.
Vi accorgerete che la vostra velocità varierà in tre fasi, la prima fase è quella progressiva dove l’impegno muscolare in una scala ipotetica da 1 a 10 è 4, la seconda fase è la fase di punta dove la vs velocità raggiunge il livello massimo 10 ed una terza fase chiamata fase calante dove si raggiunge una velocità 3. La media della velocità ed il tempo impiegato dal vs corpo nel compiere lo sforzo è la velocità che dovete tenere presente come riferimento nei vostri allenanenti. Spiego meglio il principio.
Una prima fase progressiva, una seconda fase dove si raggiunge un picco massimo, ed una terza fase calante dove il corpo non risponde più correttamente. 
La media di queste tre velocità è la tua velocità di resistenza.

Obbiettivo:         
Cerca di essere veloce a lungo e in tutte le tre fasi 

“la velocità esplosiva o scatto”.
Nella velocità esplosiva esistono due fasi. Una prima fase di esplosione e quindi di massima velocità utilizzando moltissimo la contrazione muscolo-nervosa  detta anche fase esplosiva. In questa fase si raggiunge il punto massimo di velocità e successivamente inizia la fase calante. Quindi la nostra velocità esplosiva è data dal minor tempo impiegato al raggiungimento della fase esplosiva massima. 
L’idea è quella di avere uno scatto molto simile a quello di un felino, il corpo apparentemente rilassato e pronto allo scatto fulmineo per poi ritornare ancora pronto (come una Molla). Non usare mai il 100% della tua energia, usa l’80%, fai in modo che esso sia determinante e distruttivo.
La velocità esplosiva comporta grande dinamismo, senso del corpo, grande elasticità fisica, percezione sensoriale, senso visivo e riflessi.

Obbiettivo:
Abitua il tuo istinto a essere attivo e reattivo alle circostanze, allena lo scatto sferrando 3/5/8 azioni di attacco senza mai interrompere il flusso di energia e poi recupera.

“La velocità Apparente”     
Consiste nel creare un effetto ipnotico creato dalla ns. velocità. 
Cerco di spiegare meglio questa velocità. L’opponente cerca in modo naturale e istintivo di cogliere i ns tempi di esecuzione, così da mettersi al riparo dai nostri attacchi e quindi poi di essere in grado di contrattaccare.
E’ importante cogliere l’importanza di questa velocità per permetterci di cambiare rapidamente velocità di esecuzione. Questo ci consentirà di cogliere impreparato il nostro avversario. Il modo più semplice di allenare questa velocità è quello di allenarsi a cambiare rapidamente i tempi di esecuzione delle azioni. Questo tipo di studio vi porta rapidamente anche a sviluppare la “FINTA”. Ricorda, se il tuo opponente ti vede, allora è in grado di intercettarti.  Devi conoscere bene la “Velocità in resistenza” e la “Velocità allo scatto” per imparare a cambiare rapidamente ritmo.
     
Obbiettivo: 
Rendi la tua velocità impercettibile e imprevedibile sorprendi il tuo opponente
 
Qualità per migliorare la Velocità:
- mobilita’
- elasticita’
- resistenza alla fatica
- potenza fisica e vigilanza psichica
- immaginazione e fiuto

I fattori che sviluppano maggiormente la velocità sono:
- riscaldamento preliminare, riduce la viscosità e aumenta l’elasticità
- il tono muscolare
- l’atteggiamento appropriato
- la concentrazione
      
Nota 1: “La tensione generalizzata e le contrazioni muscolari non necessarie riducono la velocita’ e fanno sprecare energia”

Nota 2: “L’atleta può migliorare la sua velocità imparando a focalizzare l’attenzione e ad assumere atteggiamenti preparatori. La sua velocità relativa è legata anche al suo grado di concentrazione muscolare che è capace di raggiungere”

Nota 3: “Governano la velocità determinati principi fisici: raggio accorciato per l’azione più rapida, centramento del peso per velocità di rotazione, movimenti sequenziali, ma concentrati per moltiplicare la velocità. Trova il tuo stato migliore!”
     
NOTA GENERALE !: “E’ più importante il momento in cui il colpo viene portato che la velocità con cui viene sferrato”  
Bruce Lee

lunedì 30 settembre 2019

Le leve articolari



Su che cosa è basato il successo delle prese?
Non è difficile comprendere i quattro punti essenziali che le caratterizzano.
1. Impiego delle leve
2. Colpire il punto più debole
3. Utilizzare la forza dell'aggressore a proprio vantaggio
4. Senso di sicurezza

L'uso delle leve
Ci opponiamo alla forza dell'aggressore con l'impiego di leve alle braccia, alle gambe, ai piedi, alla nuca; esse vengono applicate su diverse parti del corpo.
Certamente molti di voi sapranno che, in base a un elementare legge fisica, si può facilmente spostare un masso pesantissimo facendo leva sotto di esso.
Pertanto noi possiamo opporci alla forza del nostro aggressore in modo simile.
Le leve non danno scampo; una volta che sarete riusciti ad applicarne una, nessuno vi si potrà più sottrarre. Esse permettono ad una persona debole di dominare nel modo più assoluto la forza di una persona di gran lunga più robusta.

Colpire il punto più debole
Significa attaccare il punto dove l'aggressore può porre la resistenza minore, cioè le parti più sensibili del corpo.

Utilizzare la forza dell'aggressore a proprio vantaggio
Supponendo che premiate con tutta la vostra forza sul petto di un uomo, si verificherà subito da parte sua una contropressione di difesa. Ora lasciate andare improvvisamente e vedremo che gli in seguito lo slancio determinato dalla sua propria forza e del suo proprio peso cadrà in avanti.
Noi ne approfitteremo per mettere in pratica una presa.

Senso di sicurezza
Vi verrà automaticamente non appena saprete mettere in pratica con sicurezza le varie prese, squilibri, ecc.
Ciò lo otterrete solo esercitandovi in modo intenso. Sarete voi stessi sorpresi della sicurezza con cui reagirete in caso di concreta necessità.