mercoledì 17 ottobre 2018

Dīgha Nikāya

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Il Digha Nikaya (dīghanikāya, "Raccolta dei discorsi lunghi") è una scrittura buddhista, il primo dei cinque Nikaya, o collezioni, del Sutta Piṭaka, che - a sua volta - è uno dei "tre canestri" che compongono il Tipitaka: il Canone pāli del buddhismo theravada. Alcuni dei sutta più noti del Digha Nikaya, sono: il Maha-parinibbana Sutta (DN 16), che descrive gli ultimi giorni e la morte del Buddha, il Sigalovada Sutta (DN 31) in cui il Buddha discute di etica e pratiche per i seguaci laici, e Samaññaphala (DN 2) e Brahmajala Sutta (DN 1) che descrivono e mettono a confronto il punto di vista del Buddha, rispetto a quello di altri asceti dell'India del quinto secolo a.C., in particolare sui temi dell'Universo e del tempo (passato, presente e futuro). Infine Potthapada Sutta (DN 9), che descrive i benefici e la pratica della meditazione śamatha.

I 34 discorsi
Tre gruppi
Il Digha Nikaya è composto da 34 discorsi, suddivisi in tre gruppi:
  • Silakkhandha-Vagga - Il Gruppo della moralità (sutta 1-13), prende il nome da un trattato sulla moralità dei monaci che viene illustrata in ciascuno dei suoi sutta, nella maggior parte degli insegnamenti conduce agli stati jhanici (jhana), obiettivo della meditazione śamatha, alla coltivazione dei poteri psichici e all'ottenimento dello stato di Arahant.
  • Maha-Vagga (sutta 14-23)
  • Patika-Vagga (sutta 24-34)

I discorsi del primo gruppo (Silakkhandha-Vagga)
1. Brahmajala Sutta (Jala): 62 punti di vista sbagliati
2. Samannaphala Sutta (Samanna): il re Ajatasattu di Magadha chiede al Buddha quali sono i benefici in questa vita di chi intraprende la strada del samana (il più delle volte tradotto come "solitario"). La risposta del Buddha è un invito a diventare Arahant.
3. Ambattha Sutta (ambaṭṭha): Ambattha il bramino è inviato dal suo maestro per verificare se il Buddha possiede i 32 marchi corporei, ma è scortese con il Buddha per motivi di casta, il Buddha risponde che egli è in realtà superiore di nascita rispetto a Ambattha, perché la società considera i Brahmini inferiori agli Aristocratici, mentre il Buddha considera la saggezza superiore a nobili natali.
4. Sonadanta Sutta (Sonadanda): il Buddha chiede a Sonadanda il bramino quali sono le qualità che rendono una persona un bramino; Sonadanda ne definisce cinque, ma il Buddha le riduce a due: morale e saggezza.
5. Kutadanta Sutta (kūṭadanta): Kutadanta il bramino chiede al Buddha come si esegue un sacrificio. Il Buddha racconta una delle sue vite passate, quando era cappellano di un re, dove si facevano offerte, senza uccidere animali. Kutadanta chiede se ci sono sacrifici migliori, e il Buddha raccomanda la protezione nei Tre Rifugi e il rispetto dei cinque precetti.
6. Mahali Sutta (Mahali): in risposta a una domanda sul motivo per cui un certo monaco ha visioni divine, ma non sente suoni divini, il Buddha spiega che è a causa del modo in cui pratica la meditazione.
7. Jaliya Sutta (Jaliya): due bramini chiedono se l'anima e il corpo sono uguali o diversi, il Buddha di contro chiede loro se pensano che, una persona che abbia percorso la via della liberazione, debba porre simili domande.
8. Kassapa Sihanada Sutta (Sihanada): La parola significa letteralmente "il ruggito del leone": questo discorso riguarda l'ascetismo.
9. Potthapada Sutta (Potthapada): Il Buddha spiega la causa del sorgere di saññā, di solito tradotto come percezione.
10. Subha Sutta: Ananda spiega il Sentiero
11. Kevaddha Sutta (kevaḍḍha): Kevaddha chiede al Buddha perché non cerca di convincere nuovi discepoli con i miracoli, il Buddha spiega che la gente dovrebbe semplicemente respingere queste magie.
12. Lohicca Sutta: sugli insegnanti buoni e cattivi.
13. Tevijja Sutta: Unione con Brahma: il Buddha spiega i quattro Brahma Viharas.
I discorsi del secondo gruppo (Maha-Vagga)
14. Mahapadana Sutta (mahāpadāna): racconta la storia di una vita di un Buddha del passato, fino alla sua illuminazione. Simile a quella del Buddha attuale.
15. Maha nidana Sutta (nidana): Origine dipendente.
16. Maha Parinibbana Sutta (nibbāna): Gli ultimi mesi di vita del Buddha, la sua morte, il funerale e la distribuzione delle reliquie.
17. Mahasudassana Sutta: storia di una delle vite precedenti del Buddha, come re.
18. Janavasabha Sutta: Re Bimbisara del Magadha, rinato come il dio Janavasabha, dice al Buddha che il suo insegnamento ha portato un gran numero di persone a rinascere come divinità.
19. Maha-Govinda Sutta: storia di una vita passata del Buddha.
20. Mahasamaya Sutta: lunga lista degli dei che vengono a onorare il Buddha.
21. Sakkapanha Sutta (Panha): Domande e risposte del Buddha a Sakka, signore degli dei (una versione buddhista di Indra)
22. Maha Satipatthana Sutta (Patthana): uno dei sutta più importanti per chi medita: i quattro pilastri della consapevolezza. È alla base della tradizione laica birmana di meditazione vipassana. Recitato al momento del trapasso.
23. Payasi Sutta (pāyāsi-) o Payasi Rajanna Sutta (rājañña): Il dialogo tra il principe scettico del titolo e un monaco.

I discorsi del terzo gruppo (Patika-Vagga)
24. Patika Sutta (Patika) o Pathika Sutta (pāthika): Un monaco ha lasciato l'ordine, perché si dice deluso del fatto che il Buddha non fa miracoli.
25. Udumbarika Sihanada Sutta o Udumbarika Sutta: un altro discorso sull'ascesi.
26. Cakkavatti Sihanada Sutta o Cakkavatti Sutta: storia del declino dell'umanità dall'età dell'oro ai giorni del Buddha.
27. Agganna Sutta (aggañña): un'altra storia sul declino dell'umanità.
28. Sampasadaniya Sutta (pasādaniya o pasādanīya): Sariputta loda il Buddha.
29. Pasadika Sutta (pāsādika): la risposta del Buddha alla notizia della morte del suo rivale, il fondatore del giainismo.
30. Lakkhana Sutta (lakkhaṇa): illustra le azioni del Buddha nelle sue vite precedenti e descrive le pratiche di un bodhisattva (forse la prima descrizione di questa importante figura)
31. Singalovada Sutta (siṅgālovāda), Singalaka Sutta o Sigala Sutta: tradizionalmente considerato come il vinaya laico.
32. Atanatiya Sutta (Āṭānāṭiya): Una divinità offre una poesia al Buddha, per la protezione dagli spiriti maligni e crea un maṇḍala. Una versione di questo sutta è classificata come un tantra in Tibet e in Giappone
33. Sangiti Sutta (Sangati): Sariputta su richiesta del Buddha, enuncia una serie di elenchi disposti numericamente (Anguttara Nikaya).
34. Dasuttara Sutta: simile al precedente ma sono indicate dieci categorie, questo materiale è stato poi utilizzato anche nel Patisambhidamagga
Corrispondenza con Dīrgha Āgama
Il Digha Nikaya corrisponde in parte a Dīrgha Āgama del Sutra Pitikas sanscrito di varie scuole dei primi buddhisti. Una versione completa della Dīrgha Āgama della scuola Dharmagupta sopravvive nella traduzione cinese con il nome Chang Ahánjīng 长阿含经. Contiene 30 sutra anziché i 34 del Digha Nikāya Theravadin. Inoltre, alcune parti della Dīrgha Āgama sopravvivono nella scuola Sarvāstivādin in sanscrito e nella traduzione tibetana.

martedì 16 ottobre 2018

Akashita

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Un Akashita (赤舌 lett. "lingua rossa") è uno yōkai che appare nell'opera Gazu Hyakki Yagyō di Toriyama Sekien. Esso è stato disegnato come una bestia con mani artigliate e volto peloso, con la maggior parte del suo corpo nascosto da una nuvola nera sopra ad una diga. Nella sua bocca aperta c'è una grande lingua. Sekien non allegò all'immagine una nota esplicativa, quindi non è certo se esso fosse una sua creazione originale, ma potrebbe essere correlato allo shakuzetsujin (赤舌神 lett. "dio dalla lingua rossa") che custodisce la porta occidentale di Giove. Esso potrebbe essere legato anche allo shakuzetsunichi (赤舌日), che indica una giornata di sfortuna nell′Onmyōdō.

lunedì 15 ottobre 2018

Amitori-shiki

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Lo amitori-shiki (網取り式) o amitori hō (網取法) è un particolare metodo di caccia praticato in Giappone sin dal XVI secolo. Si ritiene che questo tipo di caccia sia stato sviluppato a Taiji, Wakayama da un cacciatore di nome Wada Kakuemon, a partire dalla tecnica precedente della caccia di gruppo (刺手組).



Descrizione
Grazie ad un particolare accorgimento consentiva di attaccare cetacei di grandi dimensioni che gli europei non osavano all'epoca ancora attaccare. Le balene venivano spinte in acque poco profonde, a non meno di 400 metri dal luogo previsto per la cattura. Delle barche, posizionate in tre punti precisi, si disponevano a gettare le reti in acqua. A un dato segnale del capo equipaggio, gli uomini facevano forza sui remi, allontanando le imbarcazioni e gettando nello stesso tempo le reti in acqua, che così si allargavano. I battitori forzavano il transito della balena verso un passaggio lasciato aperto tra le reti spaventandola con rumori assordanti, battendo ad esempio sul fianco della barca. La balena si gettava quindi tra le reti, venendo poi arpionata allorquando ritornava in superficie per respirare.


domenica 14 ottobre 2018

Tiger Hu Chen

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Tiger Hu Chen (cinese semplificato: 陈虎; cinese tradizionale: 陳虎; pinyin: Chén Hǔ) (Chengdu, 3 marzo 1975) è un artista marziale e attore cinese. Tiger Chen è pupillo di Yuen Wo Ping e maestro di Keanu Reeves, ha fatto anche da controfigura a Uma Thurman.


Biografia
Primi anni
Tiger Chen nasce il 3 marzo 1975 a Chengdu nella provincia di Sichuan, dove studia Kung Fu. All'età di 18 anni entra a far parte della Sichuan Wushu Team. Successivamente vince il National Youth Martial Arts Competition.
A 19 anni Tiger si trasferisce negli Stati Uniti, dove vive in una piccola baracca di legno studia jeet kune do jujitsu e karate. Rimembrando quel difficile periodo Tiger dichiarerà: "In Cina, almeno si può praticare il Kung Fu e partecipare a tornei di arti marziali, ma negli Stati Uniti, Vi troverete a passare la maggior parte del tempo a lavare i piatti e fare il facchino." Tiger divenne studente di Yuen Woo-ping nei primi anni 2000.

Carriera cinematografica
Nel 1998 Tiger debutta nel mondo del cinema come assistente coreografo di Yuen Wo Ping in Matrix, celebre film fantascientifico che vede come protagonisti attori del calibro di Keanu Reeves, Laurence Fishburne, Carrie-Anne Moss, Hugo Weaving, e Joe Pantoliano. Sul set ha avuto modo di diventare grande amico di Keanu Reeves.
Nello stesso periodo, Tiger è il coreografo delle scene di lotta in Charlie's Angels, Once in the Life (2000) e Kill Bill: Volume 1.
Tiger prese parte, interpretando un ruolo minore, in Matrix Reloaded, seconda pellicola della saga. Nel 2005 prende parte a House of Fury assieme a Anthony Perry, Gillian Chung, Stephen Fung e Charlene Choi. Nel 2012 il primo ruolo da protagonista in Kung Fu Man (2012) assieme a Vanessa Branch e Jiang Mengjie.
Dopo aver preso parte in numerose altre pellicole, sempre recitando ruoli minori, il 2013 è l'anno del film, ad ora più importante, e che ha fatto conoscere Tiger al grande pubblico, Man of Tai Chi, che vede il debutto alla regia del suo amico ed allievo Keanu Reeves, film in cui compaiono anche Karen Mok e Simon Yam



sabato 13 ottobre 2018

Kata

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Con il termine Kata (giapponese o , traducibile con forma, modello, esempio) si indica, nelle arti marziali giapponesi, una serie di movimenti codificati che rappresentano varie tecniche di combattimento in modo da evidenziarne i principi fondanti e le opportunità di esecuzione ottimali (spazio, tempo e velocità). L'espressione è l'equivalente del Taolu nelle arti marziali cinesi.
Queste forme sono il risultato di secoli di studio e codifica da parte dei grandi maestri: lo scopo primario di un Kata è infatti quello di tramandare la grande conoscenza acquisita agli allievi, poiché all'interno dei vari Kata è possibile trovare tutte le tecniche dell'arte marziale che si sta eseguendo. Sebbene lo scopo principale di un Kata sia prettamente didattico non è da sottovalutare anche il suo aspetto spirituale, secondo il quale il praticante vive il Kata facendo vibrare le corde più profonde del proprio corpo esercitando un forte autocontrollo sulla respirazione e ricercando la maggiore efficacia possibile nelle tecniche, armonizzando il tutto in un qualcosa che va oltre un semplice schema.
I Kata esistono nel Karate, nel Judo e all'interno della pratica di diverse scuole antiche di armi giapponesi come il Kobudo, lo Iaidō, il Jodo e la Naginata.
L'esercizio del Kata non si pratica solo nelle discipline marziali, ma in tutte quelle forme d'arte che abbiano come fine il Dō (, la "via"): si possono citare ad esempio lo Shodō, l'Ikebana, anticamente il Kado (composizione floreale) e il Chado. In tutte queste discipline ci si propone di fondere, attraverso la respirazione, la componente fisica e mentale eseguendo una predeterminata sequenza di gesti per raggiungere una più elevata condizione spirituale.
Ogni kata è composto da una serie di movimenti che ne costituiscono la caratteristica evidente, ma presenta altri elementi che sfuggono alla comprensione più immediata: i maestri che li hanno creati hanno spesso volutamente mascherato il significato di alcuni passaggi per evitare che altri se ne impadronissero. Per esempio i kata vennero mimetizzati in danze innocue nel periodo in cui ad Okinawa vigeva la proibizione di praticare le arti marziali.
Un particolare tipo di Kata è il Kata Bunkai: "Bunkai" significa letteralmente "smontare, fare a pezzi" e indica quindi l'applicazione del Kata alla realtà. Mentre i Kata possono essere eseguiti anche individualmente, il bunkai necessita di uno o più partner sui quali applicare le tecniche.


venerdì 12 ottobre 2018

Hirokazu Kobayashi

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Hirokazu Kobayashi (小林 裕和 Kobayashi Hirokazu; 14 febbraio 1929 – 28 agosto 1998) è stato un artista marziale giapponese. È stato l'allievo principale del fondatore dell'Aikido Morihei Ueshiba, detto Ōsensei (Gran Maestro). A sua volta è stato insegnante, in particolare in Occidente.

Biografia

Già dall'età di 7 anni, comincia a studiare karate, kendō e judo. A 15 anni, diventa un pilota kamikaze su una portaerei. Al momento del suo dislocamento, un difetto tecnico impedì al suo aereo di partecipare alla battaglia. I restanti membri dell'equipaggio persero la vita e, poco prima di poter fare un ultimo tentativo, la portaerei venne abbattuta da un sottomarino ed affondò. Kobayashi fu uno dei pochi sopravvissuti. Fu soccorso dopo essere rimasto in acqua per circa 4 giorni e gravemente ferito.

Aikido

Nel 1946, il suo insegnante di karate lo raccomandò ad Osensei Morihei Ueshiba, il fondatore della disciplina dell'Aikido. Perciò Hirokazu si recò a Tokyo. Incontrato e conosciuto Ueshiba, partecipa alla vita del dojo, conoscendo anche un altro uke, Morihiro Saitō, con cui Kobayashi dividerà il suo ruolo di sparring partner con Ueshiba. In questo periodo, Kobayashi preferì utilizzare il bokken piuttosto che servire come uke, avvicinandosi perciò all'aikiken, la lotta con la spada. Kobayashi descrive il lungo periodo al dojo di Ueshiba non solo dal punto di vista professionale di uke, ma anche come compagno e amico di Ueshiba al di fuori del dojo. Nel 1954, Kobayashi lasciò Tokyo e si diresse ad Osaka. 3 anni dopo, ottenne la qualifica come insegnante di Aikido. Nel 1964, ottenne il 7° dan. Nello stesso anno, avvenne per lui un cambiamento fondamentale: infatti, gli fu chiesto da Osensei in persona di insegnare, per la prima volta in assoluto, l'aikido in Europa. Kobayashi, dunque, si recò in Occidente e qui organizzò numerosi corsi in altrettanti Paesi, in particolare Francia, Germania, Belgio, Italia, Svizzera e Olanda.

Tecniche

Le sue tecniche vengono descritte come brevi, ma potenti e precise per mezzo di piccoli movimenti. Il tutto basato sul "Meguri", ovvero sfruttare i movimenti dei polsi attraverso la rotazione minima del corpo per ottenere il massimo risultato. In questo periodo, avrà numerosi allievi, da ogni parte del mondo e in particolare in Europa, che hanno continuato e continuano tuttora a divulgare il suo stile di aikido. Per esempio, possono essere citati: i francesi Andrè Cognard, Jean-François Riondet, Etienne Leman, Lucienne Berenger e Adrien Halm; gli italiani Giampietro Savegnago, Vincenzo Sicali, Giovanni Polimeno,Pietro Suriano, Nuccio Iuculano, Ezio Antonucci, Paolo Salvadego, Aldo Gonzato, Italo Taddeo, Giovanni Desiderio, Andrea Gelai, Simone Rolandi, Roberto Rossato ; i polacchi Jacek Wysocki e Robert Gembal; il panamense Gabriel Vega; lo spagnolo Felipe Garcia; il belga Yves Flon; i tedeschi Walter Oelschlaeger e Jürgen Rohrmann, Reinhard Czempik; lo statunitense Michael Jacyna; il portoghese leopoldo Ferreira; lo svizzero Jean-Marc Voegeli; gli indiani Avijit Mitra e Debabrata Saha e il colombiano Michèle Lasserre.
Come membro dell'Aikikai, la principale organizzazione per lo sviluppo dell'Aikido nel mondo riconosciuta dal governo giapponese nel 1940, non volle mai creare una propria scuola poiché voleva che l'aikido potesse essere per tutti e di tutti, senza distinzione di federazioni e scuole.
Kobayashi morì nell'agosto del 1998, dopo una lunga malattia. Prima di morire, diede il permesso ai suoi allievi di costituire scuole autonome, creando così il cosiddetto "Aikido Kobayashi".


giovedì 11 ottobre 2018

Kudo

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Il Daido Juku (o Daidojuku) conosciuto anche come Kudo è un'arte marziale ibrida fondata nel 1981 da Azuma Takashi. Daidojuku, tradotto letteralmente dal giapponese, significa "la grande via". Il Daido juku combina diversi stili per ottenere come risultato un combattimento realistico.


Storia

Azuma, originalmente un campione di full contact karate kyokushin, si dimise dall'organizzazione Kyokushin per fondare il Daidojuku in Giappone. Esso comprende tecniche che non erano presenti negli stili a pieno contatto del karate. Azuma, essendo una cintura nera di terzo dan in judo come una nera di quarto dan in karate kyokushin, riconobbe il potenziale di un'arte marziale ibrida. Questa non sarebbe stata limitata dai confini di un singolo stile ma avrebbe utilizzato tecniche di diverse arti marziali, inizialmente solo judo e karate. Più tardi negli anni ottanta e novanta tale stile incominciò a comprendere diverse tecniche da arti marziali come boxe, muay thai, jujitsu, wrestling, e altre tutte fuse insieme nello stile del Daidojuku. Uno dei precetti fondamentali nel Daidojuku era la creazione di uno stile di combattimento realistico e versatile che comprendesse efficaci tecniche offensive e difensive tra cui pugni alla testa, gomitate, testate, proiezioni e leve articolari dal Judo unito ad altre tecniche di combattimento a terra. Nel 1981 il Daidojuku fece il suo esordio al "1981 Hokutoki Karate Championship".
Inizialmente conosciuto come Karate Daidojuku, il nome dello stile dovette essere cambiato inevitabilmente per riconoscere le sue uniche e non ortodosse tecniche come una mixed martial art. Nel 2001, in un'intervista, il fondatore rinominò tale arte marziale in Kudo, Basato sulla filosofia del budō, il Kudo è esteso a livello mondiale e tutti i suoi istruttori e capi sono certificati e registrati sotto la Kudo International Federation, conosciuta anche come K.I.F.

Filosofia

Il kudo segue il concetto del budo. Con esso non si cerca solo la forza fisica, ma piuttosto il perseguimento della forza spirituale (coraggio, autocontrollo, atteggiamento inflessibile), il raggiungimento della gentilezza (compassione verso i deboli e gli smarriti) e l'etichetta (verso i colleghi, gli anziani, i giovani). Il Budo è un'educazione fisica sociale che mira a produrre esseri umani che siano in grado di contribuire alla società dando loro un ambiente in cui sviluppare le qualità spirituali sopra menzionate.



Dojo kun

Dōjō kun tradotto letteralmente significa regole del luogo in cui si pratica la Via. Esso è come una sorta di giuramento che riflette i valori che si cercano di comunicare. Solitamente si cita all'inizio alla fine della sessione di allenamento.
Il dojo kun del kudo è il seguente:
Attraverso l’apprendimento del Kudo noi possiamo sviluppare una grande forza fisica e mentale. Studiando duramente possiamo formare la nostra intelligenza. Noi speriamo di forgiare il nostro spirito verso una nuova via, vivere con generosità e umanità tra le persone migliorando la nostra personalità. In questo modo apportiamo il nostro contributo positivo alla società.

Equipaggiamento

Gli atleti di Kudo, o kudoka, indossano un'uniforme ufficiale, "dogi" o "kudogi"(simile al judo gi, resistente per le proiezioni, ma con le maniche più corte rispetto a un karate gi tradizionale). Questo design è ideale per le tecniche di presa e proiezione. Per gareggiare sono anche richiesti una conchiglia integrale, un paradenti, dei guantini ufficiali della K.I.F. (che proteggano le nocche ma che lascino libere e scoperte le dita per permettere le prese) e uno speciale casco di protezione K.I.F. con visiera in plexiglas per proteggere i combattenti da gravi danni al volto e traumi cerebrali.
Gli atleti minorenni, oltre al Kudo Gi, al casco in plexiglas e i guantini, devono indossare i paratibie e il corpetto. Va detto, però, che il regolamento sulle protezioni dei minorenni varia da torneo a torneo.

Categorie di combattimento

Gli atleti non vengono classificati in base al peso, ma in base al physical index. Il physical index (PI) è la somma del peso, in kilogrammi, più l'altezza, in centimetri.
Categoria:
sotto 230
Categoria:
230-240
Categoria:
240-250
Categoria:
250-260
Categoria:
260-270
Categoria:
270 e oltre
Questo sistema per identificare delle categorie in cui combattere è l'unico nel suo genere. Solitamente negli altri sport da combattimento o le altre arti marziali si classificano le categorie in cui combattere in base al peso in kilogrammi.

Kudo e mma

Il kudo presenta analogie con le Mixed martial arts in quanto entrambe presentano un contesto di lotta a 360° e quindi con ogni aspetto del combattimento. Tuttavia vi sono delle differenze nel regolamento, nel modo in cui sono nate e nell'insegnamento

Regolamento

Il regolamento nel daido juku è definito, ma ogni torneo utilizza delle regole proprie, ispirandosi a quest'ultime. Le regole definite, in base al regolamento utilizzato al mondiale stabiliscono: la lotta al suolo solo per due volte, rispettivamente non più di trenta secondi, colpi proibiti alla schiena e alle parti intime.
Lo svolgimento delle competizioni è su un tatami 13x13 metri con un quadrato interno 9x9 metri, in cui vi è l'area di combattimento. Sui quattro angoli dell'area del combattimento vi sono 4 arbitri più uno dentro il tatami.
Il principio con cui si assegnano i punti è in base alla forza con cui si sono sferrati, poiché essa è conseguenza della tecnica e delle proprie capacità fisiche. Detto ciò la compononente chiave che da punti non è la tecnica, ma l'efficacia che, si può comprendere, in base a quanto l'avversario ha accusato il colpo. La valutazione è da 1 a 8. I punti, in giapponese, sono chiamati koka, yuko, wazari e ippon. Essi valgono rispettivamente 1 punto, 2 punti, 4 punti e 8 punti (se l'avversario totalizza 8 punti gli viene assegnata la vittoria).
Inoltre la vittoria può avvenire per sottomissione o strangolamento, k.o. o chi alla fine dell'incontro ha totalizzato più punti. In caso di pareggio o si delibera o si svolge un altro incontro. La durata dell'incontro è di 3 minuti.

Diffusione

Il kudo é praticato in 52 paesi con la maggiore rappresentanza in Russia. La popolarità è dovuta al fatto che la Russia è stato il primo paese estero con questo sport.






mercoledì 10 ottobre 2018

Li Bai

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Li Bai, noto in Occidente anche come Li Po (李白, Lǐ BáiP; Suyab, 701 – Chang Jiang, 762), è stato un poeta cinese considerato tra i massimi della Dinastia Tang (assieme a Du Fu e Bai Juyi) e dell'intera letteratura cinese.
Il nome "Li Po" deriva dalla trascrizione della pronuncia cinese "Li Bo" (in pinyin: Lǐ Bó), una speciale pronuncia dei caratteri 李白 impiegata fin dall'VIII secolo d.C. da poeti e letterati cinesi per riferirsi al poeta con un termine onorifico che rendesse omaggio e riconoscimento alla sua grandezza e importanza. Essa era ancora presente negli ambienti colti cinesi nel XIX secolo, l'epoca delle prime traduzioni di poesie cinesi nelle lingue europee. Per questo motivo la prima trascrizione in lingua occidentale del nome del poeta fu "Li Po". Nella Cina contemporanea la pronuncia "Li Bo" è una variante ormai desueta, in favore dalla comune "Li Bai". Viene chiamato anche l'immortale caduto e l'immortale poeta, (dove per immortale - xiān, - si intende eremita taoista di eccezionale longevità). Di lui rimangono circa 1.100 poesie, alcune delle quali di incerta attribuzione. Fra queste, 34 sono state inserite nell'antologia Trecento poesie Tang, stilata nel 1763 da Sun Zhu.
Una delle prime traduzioni delle sue opere venne pubblicata in Europa nel 1862. Si tratta dell'antologia francese Poésies de l'époque des Thang (VIIe, VIIIe et IXe siècles de notre ère) a opera del marchese Léon d'Hervey de Saint-Denys, in seguito tradotta anche in tedesco e in inglese.
Li Bai è divenuto celebre tanto per la carica suggestiva e l'originalità delle sue immagini, da cui fa capolino un'indole contemplativa in cui si possono riconoscere influenze taoiste, quanto per la sua capacità di mantenere i propri versi all'interno delle regole formali della poesia cinese. La sua capacità di conciliare carica espressiva, immaginazione e instancabile ricerca dell'equilibrio compositivo ne ha reso un modello per letterati e poeti dei secoli successivi, e una figura cardine nella storia delle letteratura e poesia cinese.
Tra le tematiche di maggior peso nelle poesie di Li Bai vanno annoverate l'importanza dell'amicizia, l'esperienza della solitudine e il distacco dalla mondanità, la consapevolezza del trascorrere del tempo e il piacere che si può ricavare dalla semplice contemplazione della natura. Li Bai trascorse gran parte della sua vita viaggiando, e la tradizione lo ricorda come un forte bevitore: all'ebbrezza dedicò alcuni componimenti divenuti famosi, e la leggenda narra che sia morto annegato nel fiume Chang Jiang dopo essere caduto dalla barca mentre ubriaco tentava di afferrare la luna riflessa nelle acque.


Biografia
Li Po, figlio di un ricco mercante di possibile origine cinese, nacque forse a Suiye (碎叶), vicino alla moderna Tokmak, in Kirghizistan. Cento anni prima un suo antenato era stato bandito dalla Cina in una imprecisata località dell'Asia centrale. Questi sarebbe stato un discendente del duca Li Gao (morto nel 417) le cui terre si trovavano nell'odierno Gansu. A sua volta Li Gao si dichiarava discendente del generale Li Guang (morto nel 125), famoso per le sconfitte che inflisse alle tribù di Xiongnu/Unni. Infine, quanti portano il cognome Li, si ritengono essere discendenti di Li Er, meglio conosciuto come il filosofo Laozi. Li, in epoca Tang (), era però un tipico cognome dei turchi sinizzati e, data l'origine geografica della sua nascita e la sua stessa dichiarazione d'essere in grado di comporre versi in un'altra lingua, questa rimane forse l'origine più probabile; la stessa, d'altro canto, della famiglia imperiale allora regnante. Li Po, all'età di cinque anni, si trasferì con la famiglia a Jiangyou ((江油; Pinyin: Jiāngyóu)), vicino l'attuale Chengdu nella provincia del Sichuan.
Nonostante fosse ritenuto un genio poetico, oltre che un raffinato calligrafo, pittore e musicista, si rifiutò di sostenere gli esami imperiali di ispirazione confuciana che avrebbero potuto garantirgli una posizione nell'amministrazione dell'impero. Probabilmente l'influenza del pensiero taoista, volto a fuggire il comando e le responsabilità sociali esaltando di contro l'impulsività e la pienezza della vita, gli fornì le basi ideologiche di questa scelta. La sua simpateticità col taoismo traspare nella sua indignazione contro le guerre e nella sua comprensione per gli umili e per le donne.
Dall'età di 25 anni cominciò a viaggiare e a diffondere la sua fama. Verso il 742 fu introdotto alla corte imperiale e fu apprezzato dall'imperatore Xuan Zong (玄宗) tanto da poter diventare membro dell'Accademia Hanlin (翰林). Per motivi sconosciuti questa posizione a corte fu mantenuta solo per meno di due anni. Riprese a viaggiare e fu in questo periodo che conobbe nel 744 e poi nel 745 il poeta Du Fu. Da questi incontri nacquero dodici poesie di Du Fu e una di Li Po.
Con l'esplodere della Ribellione di An Lushan Li Po fu coinvolto nel tradimento del fratello dell'imperatore che appoggiò le truppe che si erano rivoltate contro l'autorità imperiale. Il fallimento e la sconfitta delle forze ribelli provocarono il suo esilio temporaneo a Yelang.
Li Po morì a Dangtu (当涂; Pinyin: Dǎngtú) nella provincia del Anhui nel 762. Varie sono le versioni della sua fine: a casa del copista delle sue opere Li Yangbing, oppure intossicato dal mercurio di preparati alchemici taoisti, per cirrosi epatica oppure annegato per una caduta dalla barca nel tentativo di abbracciare il riflesso della Luna. Quest'ultima leggenda è particolarmente famosa all'interno della tradizione cinese, che riporta come egli, poche settimane prima di perire, avesse scritto la celebre poesia “Bevendo da solo, sotto la luna”.

Metrica
Il genere poetico in voga ai tempi di Li Po, fin dall'inizio della dinastia Tang, era detto stile moderno (jin ti, 近體) che includeva poesie di versi regolati (lü shi, 律詩), otto versi tutti di cinque o di sette sillabe.
La lunghezza poteva anche essere di multipli di otto versi, in questo caso la composizione apparteneva al genere pai lü (排律), versi in fila.
Oltre alla rima si dovevano bilanciare i toni fonetici delle sillabe, calcolati come tono piano (ping), se il fonema aveva il primo o secondo tono, e tono flesso (ze) se aveva il terzo o quarto tono. L'alternarsi di toni ping e ze era fissato in una serie di parametri standard. I quattro versi centrali, infine, dovevano essere paralleli come struttura sintattica, mentre il significato poteva essere parallelo o antitetico.
Il verso monco (jue ju, 絕句) era una composizione dimezzata rispetto ai versi regolati (lü shi, 律詩): quattro versi di cinque sillabe ciascuno. Di questo genere ci rimangono circa 160 composizioni di Li Po. Ed è da questo stile che in Giappone in seguito si sviluppò l'haiku (俳句).
Oltre a questi tipi metrici, tutti collettivamente noti come stile moderno (jin ti, 近體), si andò sviluppando uno stile antico (gu feng, 古风) che sarebbe arrivato alla maturità solo alla fine della dinastia Tang.
Li Po fu un appassionato precursore dello stile antico, detto così perché si rifaceva al genere yue fu (乐府) di epoca Han. Il nome deriva dal Ministero della musica della dinastia Han che aveva lo scopo di raccogliere le canzoni contadine e le ballate popolari: col tempo le melodie si erano perse ma era rimasti i testi. Gli yue fu di epoca Tang possedevano versi di cinque o sette sillabe, privi di vincoli tonali, con i versi dispari che rimavano tra loro (ma la cui rima poteva cambiare nel corso della poesia). Erano basati su linee melodiche centro asiatiche (sogdiane, persiane, turche e mongole) di cui si conoscono più di 800 titoli per altrettante melodie. La lunghezza della poesia era indeterminata. Li Po fu catturato da questo genere poetico in cui riuscì a esprimere al meglio i suoi sentimenti di spontaneismo taoista, libertà e comunione con la natura.
Le occasioni poetiche erano basate su momenti di vita quotidiana: saluti per la partenza di un amico, una bevuta alla luce lunare, momenti di solitudine in luoghi sperduti, nostalgia del luogo natale, visite a monaci eremiti (visite che in genere mancano lo scopo non trovando l'eremita nel suo eremo).


Poetica
Una famosissima poesia mostra chiaramente la sua arte: la lingua è semplicissima, aborre ogni forma d'erudizione, la scelta cade sempre su termini di uso comune, cattura un momento, una sensazione particolare, riuscendo però a farne una categoria dell'anima, adatta a molte situazioni, in cui ci si possa facilmente rispecchiare:

Pensieri in una notte quieta
Dinanzi al letto un luminoso raggio lunare
sulla terra sembra essere brina brillare.
Si solleva il capo guardando la luminosa luna,
si china il capo pensando al paese natale.
床前明月光, Chuáng qián míng yuè guāng
疑是地上霜, Yí shì dì shàng shuāng
舉頭望明月, Jǔ tóu wàng míng yuè
低頭思故鄉, Dī tóu sī gù xiāng
Un altro esempio di poesia basata sulla descrizione dell'ambiente circostante e della natura, ma la cui presenza è rivolta all'immedesimazione taoista con l'universo, anziché all'evocazione nostalgica di un lontano altrove, è la seguente (scoperta secoli dopo incisa su una trave di un remoto monastero buddhista nella provincia del Hubei):


Incisione su un monastero montano
Bivacco notturno al monastero sui monti
Allungo la mano, afferro le costellazioni
Non oso parlare ad alta voce
Ho paura di svegliare chi sta sopra il cielo.
Sebbene Li Po prediligesse comporre poesie nella metrica dello stile antico, tuttavia tra i suoi lavori si incontrano pezzi totalmente innovativi, che potrebbero essere classificati tra i primi (), poesie dalla metrica irregolare adattata a musiche di provenienza centro-asiatica, che sarebbero divenute la forma poetica dominante dal X al XIII secolo. Ad esempio la seguente poesia ha i primi due versi di tre caratteri, i secondi due di cinque e i restanti di sette, da cui il nome dell'opera:

Tre cinque sette parole
Leggero vento autunnale
Lucente luna d'autunno
Le foglie cadute si ammonticchiano e poi vanno distanti
Il corvo si accoccola e poi si agita
E quando ti penso vorrei conoscere il giorno in cui potrò rivederti
In questo momento, in questa notte, difficili sono i sentimenti

Inverno
Anche quel muro vecchio
anche quel magro cane
anche il gelo nel secchio
gode il sol, stamane.


月下獨酌 Sotto la luna, un festino solitario
花間一壺酒,獨酌無相親。
Seduto lì tra i fiori, con la brocca di vino -,
festino solitario, privo di amici intimi -,
舉杯遊明月,對影成三人。
elevo il mio boccale e invito il chiar di luna.
Insieme all'ombra, poi, saremo in tre,
月既不解飲,影徒隨我身。
giacché la luna non si negherà al bere.
E mentre l'ombra seguirà il mio corpo,
暫將月陪影,行樂須及春。
intanto, al fianco suo, io scorterò la luna.
La via della gaiezza termina a primavera;
我歌月徘徊,我舞影零亂。
mentre la luna ondeggia, al mio canto, qua e là.
Ed ha un sussulto l'ombra, fremendo, alla mia danza.
醒時向交歡,醉後各分散。
Da sobri, noi viviamo di una gioia comune;
quando poi, nell'ebbrezza, ciascuno si disperde.
永結無情遊,相期邈雲漢。
Noi tre, per sempre uniti, vagando senza affetti,
infine, in lontananza, saremo alla Via Lattea.


Influenze in Occidente
Gustav Mahler si ispirò a quattro scritti di Li Po per il suo Das Lied von der Erde. tratti dall'antologia tedesca Die chinesische Flöte che Hans Begthe, tradusse dalla traduzione francese.
Nel mondo anglosassone molta fama venne a Li Po grazie all'antologia Cathay di Ezra Pound, che si improvvisò traduttore dal cinese classico. In realtà le opere tradotte già esistevano in lingue europee ma Pound, attratto dalle teorie di Ernest Fenollosa, ritenne si dovessero tradurre facendo in modo che di ogni logogramma si esprimessero anche i pittogrammi in essi contenuti (nel radicale o nella parte fonetica), anche se il carattere era puramente fonetico o elemento unicamente grammaticale. Questo modo di procedere potrebbe essere paragonato a una traduzione da una lingua in caratteri latini in cui a ogni lettera dell'alfabeto fosse dato il suo originario valore semantico e pittografico (ad esempio: la testa di bue per la lettera A).
Ovviamente, questo conduceva a notevoli slittamenti di senso e a una confusione non gestibile se non tagliando e saltando senza criterio i caratteri che non riuscivano a rientrare nel gioco della "traduzione".
Se la sinologia non accettò questo metodo di comprensione e traduzione del testo, tuttavia il mondo poetico molto apprezzò il pastiche culturale creato da Pound.


martedì 9 ottobre 2018

Taijiquan famiglia Yang forma con la spada 32 movimenti

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Il Taijiquan non ha molte armi. Principalmente si dividono in due gruppi: armi lunghe e corte. Le armi corte più comuni sono la spada (in cinese , in pinyin jiàn) e la sciabola (in cinese , in pinyin dāo). La pratica con la spada a due fili (jian) viene chiamata taijijian.

Storia

Il governo cinese stabilì la sottocommissione per il Tai Chi (Physical Education Taijiquan Subcommittee) nel 1955, per fissare una forma corta standard per la spada. La forma classica Yang, infatti, contava 55 movimenti e si faceva necessaria una forma semplificata per favorirne l'insegnamento. Nel 1957 il Comitato Nazionale Cinese per l'Educazione Fisica accolse le raccomandazioni della sottocommissione: la forma semplificata da 32 movimenti veniva adottata nelle classi di ginnastica e di wushu come corso basico di spada di Taijiquan. Questa standardizzazione e la grande diffusione della forma da 32 in Cina ha segnato il suo successo ed è oggidì forse la più popolare forma con la spada.

Durata

La forma con la spada 32 movimenti, sequenza del Taijiquan Stile Yang, generalmente viene eseguita in 3-4 minuti.

Nomi dei movimenti della spada

Quelli che seguono sono i nomi in cinese, in pinyin e tradotti in italiano, come designati dalla Commissione Cinese per l'Educazione Fisica

Nome in cinese pinyin Nome in italiano
0 起势 qǐ shì Dare il via all'energia
1 三环套月 sān huán tào yuè Circondare la luna con tre anelli
2 魁星势 kuí xīng shì L'Orsa Maggiore
3 燕子抄水 yàn zi chāo shuǐ La rondine cala sull'acqua
4 右边拦扫 yòu biān lán săo Bloccare e spazzare, a destra
5 左边拦扫 zuŏ biān lán săo Bloccare e spazzare, a sinistra
6 夜叉探海 nă zhà tàn hăi Naza sonda il mare
7 怀中抱月 huái zhōng bào yuè Abbracciare la luna
8 宿鸟投林 sù niăo tóu lín Gli uccelli per la notte si sistemano nella foresta
9 乌龙摆尾 wū lóng băi wěi Il drago nero agita la coda
10 青龙出水 qīng lóng chū shuǐ Il drago verde esce dall'acqua
11 风卷荷叶 fēng juăn hé yè Il vento soffia sulle foglie di loto
12 狮子摇头 shīzi yáo tóu Il leone scuote la testa
13 虎抱头 hŭ bào tóu La tigre si abbraccia la testa
14 野马跳涧 yě mă tiào jiàn Il cavallo selvaggio salta il torrente montano
15 小魁星 xiăo kuí xīng L'Orsa Minore
16 海底捞月 hăi dĭ lāo yuè Tirar fuori la luna dal fondo del mare
17 犀牛望月 xī niú wàng yuè Il rinoceronte guarda la luna
18 白猿献果 bái yuán xiàn guŏ La scimmia bianca offre la frutta
19 左迎风掸尘 zuŏ yíng fēng dăn chén Spazzolare la polvere nel vento, a sinistra
20 右迎风掸尘 yòu yíng fēng dăn chén Spazzolare la polvere nel vento, a destra
21 左迎风掸尘 zuŏ yíng fēng dăn chén Spazzolare la polvere nel vento, a sinistra
22 顺水推舟 shùn shuǐ tuī zhōu Spingere la barca seguendo la corrente
23 流星赶月 liú xīng găn yuè La meteora caccia la luna
24 天马飞瀑 tiān mă fēi bào Il destriero celeste vola sulla cascata
25 挑帘势 tiăo lián shì Alzare il sipario
26 左车轮 zuŏ chē lún La ruota, a sinistra
27 右车轮 yòu chē lún La ruota, a destra
28 大鹏展翅 dà péng zhăn chì Il grande roc spiega le ali
29 黃蜂歸巢 huáng fēng guí záo La vespa torna nel nido
30 怀中抱月 huái zhōng bào yuè Abbracciare la luna
31 风扫梅花 fēng săo méi huā Il vento spazza il fiore di prugna
32 指南针 zī nán zhēn La bussola
Fine 抱剑归原 bào jiàn guī yuán Riportare la spada nella posizione di partenza




lunedì 8 ottobre 2018

La setta sessuale del karateka



Fernando Torres Baena abusava degli studenti della sua scuola di karate, a Gran Canaria, ma non di tutti. Preferiva i bambini (dai 9 ai 13 anni) fisicamente graziosi. Supportato dalle sue donne, aveva formato una “famiglia” che si reggeva sul motto “qui tutti con tutti e io con tutti”.



Alla scuola di karate di Fernando Torres Baena, non si insidiavano tutti gli studenti. Solo gli eletti. Il direttore li selezionava in base alla loro bellezza e forma fisica . I favoriti diventavano parte della sua “famiglia”, che controllava in maniera autoritaria dirigendo ciascuno degli atti dei suoi membri. Quando gli studenti crescevano, potevano passare a far parte della catena di comando, e in ogni caso venivano sostituiti da ragazzi più giovani. La macchina manipolatrice si rimetteva in moto. I testimoni e le vittime hanno fornito dichiarazioni concordi nel processo penale del caso di karate. Tutti d’accordo e tutti hanno fornito la stessa versione su quanto stava accadendo all’interno di questa setta sessuale e sportiva in Gran Canaria. Molti non si conoscono fra di loro perché appartenevano a gruppi diversi. Li separano anche 25 anni di distanza. Solo una persona è sempre stata presente in tutte le loro testimonianze: Baena Torres, 53 anni, oltre 30 di esperienza professionale, autoproclamatosi pater familias e leader assoluto.
Coloro che non erano membri della famiglia, vedevano una scuola di karate normale. L’unica cosa visibile a tutti gli allievi e agli istruttori era che il gruppo era molto affiatato e si salutava sempre con un bacio sulla bocca. “Gli interessavano solo coloro che avevano un fisico e un viso aggraziato, specialmente tra i 9 e i 13 anni, che è l’età in cui si inizia a gareggiare“, ha affermato uno dei denuncianti. Il karateka invitava i ragazzini nella sua casa sulla spiaggia di Vargas in Agüimes. Andavano lì in vacanza nei fine settimana con la scusa di fare formazione intensiva. Ma non c’era solo l’allenamento. I ragazzi pulivano la casa, facevano giardinaggio, andavano al mare insieme come se fossero in realtà una grande famiglia che lavorava unita per tutte le faccende domestiche. Faceva parte della formazione, così come il sesso, invitando gli studenti, perché la famiglia “si conoscesse in tutti i suoi aspetti“, e perché in questo modo si potenziava “la vita sportiva e il karate“. Il contesto, come spiegava, era “amore“. E disciplina. Controllava tutto e ordinava chi sarebbe andato a letto con chi ogni notte. La regola generale secondo una delle vittime era: “Qui, tutti con tutti e io con tutti” e chi si rifiutava veniva rimproverato.
Nessuna violenza fisica è stata esercitata sui bambini, secondo quanto rivelato dal rapporto in cui appaiono le dichiarazioni di 55 presunte vittime. I bambini gradualmente assimilavano lo stile di vita di Baena Torres, e si convincevano che il sesso fosse “normale“. I rapporti con i ragazzi non erano mai “forzati in modo esplicito“, ha spiegato il giudice di Las Palmas: è il caso di una donna trentenne che era entrata nella scuola a 13 anni ed era stata una delle prescelte per “far parte della piccola famiglia“. La donna non ha saputo spiegare bene il meccanismo di controllo, ma ha confermato “una manipolazione da parte di Fernando“, in cui caddero tutti. Un’altra testimone, invece, ha spiegato al giudice come Baena Torres introducesse i ragazzi alla sua filosofia di vita, cercando di sostituirsi al rapporto che avevano con i loro genitori ormai “superato” e che “non poteva essere chiuso perché avrebbero perso molte possibilità“. Allo stesso tempo, elogiava le loro doti atletiche e gli faceva promesse circa il loro futuro nel karate. Era abituato a manipolare bambini in età impressionabile e desiderosi di successo. Se si rifiutavano partiva il ricatto emotivo: convincerli che erano ingrati e che con il loro atteggiamento ribelle stavano distruggendo il loro futuro.”Fernando aveva il potere di persuasione e la capacità di controllare tutti psicologicamente, e quando notava dubbi e incertezze cominciava a convincerci a tornare all’ovile“.”Io non sapevo come uscire da tutto questo“. Fin qui, il trattamento più gentile. Ma ce n’era un altro più aggressivo. Baena Torres era potente. In tempi recenti è stato il presidente della Federazione di Karate Gran Canaria e direttore di R & S della federazione spagnola. Gli studenti sapevano che se si fossero messi contro di lui non gli sarebbe stato consentito di continuare da nessuna parte. “Se si vuole partire, andare via, lo si può fare ma è meglio dimenticarsi del karate“. I combattimenti, a quanto pare, erano necessari per spezzare la volontà dei minori. Potevano durare fino a tre o quattro ore. “Lui sapeva come fare danni quando non gli obbedivamo“, ha affermato una giovane donna. “Non aveva scrupoli, era interessato alla vita personale dei bambini come se cercasse di scoprire la debolezza di ciascuno”.




Baena Torres aveva sposato la sua prima moglie, Edith, quando lei aveva appena 16 anni. Lui ne aveva 24 e un anno prima, nel 1979, era diventato campione di Spagna di karate kumite. Nel 1981 aveva fondato la sua scuola e aveva introdotto sua moglie ai rapporti sessuali di gruppo. Nel frattempo avevano avuto una figlia. Aveva iniziato a formare a quel tempo una prima famiglia con gli allievi della sua scuola, che portava alla spiaggia di Vargas. Poi la separazione nel 1994. La ex moglie ha ammesso in tribunale di aver partecipato agli abusi perché essa stessa era stata vittima di manipolazioni da parte del marito. Edith dice di essere sicura che Fernando non ha avuto relazioni con i propri figli (tre), né che siano stati coinvolti in sessioni di sesso di gruppo, il che contraddice le dichiarazioni di molti dei denuncianti. Secondo la versione della donna, uno dei ragazzi della “famiglia”, ora 37enne, all’età di 14 anni era a scuola, e aveva rapporti sessuali con i più grandi (lei ha ammesso di aver fatto sesso con lui quando era più giovane), con i piccolini e con Fernando stesso. Come la maggior parte di quelli che obbedivano è poi diventato uno dei leader. Tutto è venuto a galla lo scorso 26 di gennaio, quando una ragazza adolescente ha deciso di parlarne con un professore della sua scuola e con la polizia per impedire che il fratello minore di un compagno di classe, di nove anni, subisse gli stessi abusi. Da qui le accuse. Tre degli imputati, tra cui Baena Torres, la sua fidanzata Maria Jose e un’altra donna sono finiti in carcere negando però ogni addebito. Intanto nella casa sulla spiaggia di Vargas, la polizia ha trovato oggetti sessuali (dildo, film pornografici, hashish, foto oscene di alcune delle vittime, preservativi, vaselina, eccetera) secondo le descrizioni dei testimoni. Le sanzioni saranno molto severe in caso di penetrazioni di qualsiasi tipo, anche perché gli atti sessuali con minori di 13 anni sono illegali in ogni caso, anche se non è stata commessa violenza. La polizia, nel suo rapporto finale al giudice, ha concluso che: “Gli imputati fanno parte di un gruppo organizzato di pedofili (simile al culto di una setta) che hanno usato i loro legami e l’influenza nel mondo del karate per attirare bambini e guadagnare la loro fiducia e ammirazione. Baena Fernando Torres è il leader del gruppo, che per decenni ha compiuto abusi impunemente “. Il rischio ora, per le vittime, è la prescrizione dei reati.



domenica 7 ottobre 2018

Collar-and-elbow

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La lotta conosciuta come Collar-and-elbow wrestling è un tipo di lotta tradizionale originaria dell'Irlanda e risalente (secondo lo storico Edward MacLysaght) al XVII secolo ma con radici nei Giochi di Tailtinn praticati fra il 632 a.C. e il 1169 d.C.
Anche se originario dell'isola celtica, lo stile è fiorito in America seguendo gli immigrati irlandesi. Lo stile viene spesso paragonato al Catch wrestling, al Gouren e allo Judo. Il Collar-and-elbow include un vasto numero di sgambetti, proiezioni, prese, agganci immobilizzazioni e anche alcune forme di sottomissione e colpi di tibia.

sabato 6 ottobre 2018

Dàoshēng

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Dàoshēng (道生, Wade-Giles: Tao-sheng; giapponese: Dōshō; 355 – 434) è stato un monaco buddhista e traduttore cinese.
Fu un monaco buddhista cinese e traduttore di testi dal sanscrito al cinese.

Biografia

Si conosce poco dei primi anni di vita di questo importante monaco cinese, le cronache monastiche ci dicono che studiò sotto Zhū Fǎtài (竺法汰, 320 – 387), un discepolo del famoso monaco Dào'ān (道安, 312-385), a Nanchino capitale della dinastia dei Jin orientali.
Nel 397 si trasferì nel monastero di Dōnglín (東林, situato ai piedi del Monte Lu), fondato da un altro discepolo di Dào'ān, Huìyuan (慧遠, 334-416), di cui divenne allievo. Il quel periodo risiedeva nel monastero di Dōnglín anche il monaco kashmiro Saṃghadeva (IV secolo), grande cultore e traduttore di testi della scuola Sarvāstivāda, che furono studiati in modo approfondito da Dàoshēng.
Nel 406, Dàoshēng lasciò il monastero di Dōnglín e per trasferirsi a Chang'an dove studiò presso Kumārajīva i testi del Saddharmapuṇḍarīkasūtra (Sutra del Loto cin. 妙法蓮華經 Miàofǎ Liánhuā Jīng) e del Vimalakīrtinirdeśasūtra (L'insegnamento di Vimalakīrti, cin. 維摩結經 Wéimójiéjīng).
Nel 407 Dàoshēng decise improvvisamente di tornare nel monastero di Dōnglín portando con sé un testo di un altro allievo di Kumārajīva, Sēngzhào (僧肇, 374-414), il Boruowuzhilun (La saggezza non è conoscenza, poi raccolto nello 肇論 Zhàolùn, Trattati di Sēngzhào, T.D. T 1858.45.150c-161b), diffondendo così nel monastero di Dōnglín le riflessioni dottrinali di Sēngzhào.
Alcuni anni dopo ripartì nuovamente questa volta per Nanchino dove incontrò Fǎxiǎn che stava traducendo il Mahāyāna Mahāparinirvāṇa-sūtra (Sutra mahayana del Grande passaggio al di là della sofferenza). In questa circostanza Dàoshēng avviò un'aspra polemica dottrinale sulla dottrina degli icchantika che, secondo una prima e incompleta traduzione del Mahāyāna Mahāparinirvāṇasūtra, risultavano essere coloro i quali, per via delle loro brame, non potevano mai più aspirare alla liberazione buddhista. Questa lettura sulla natura degli icchantika contraddiceva, secondo Dàoshēng, l'universale possibilità di salvezza per tutti gli esseri senzienti. Non solo, la descrizione di un nirvana "permanente, gioioso e personale" così come descritto nella prima traduzione del Mahāyāna Mahāparinirvāṇa-sūtra contraddiceva, sempre secondo Dàoshēng, l'insegnamento madhyamaka di un nirvāṇa "vuoto" ovvero privo di attributi. Queste aspre polemiche costrinsero Dàoshēng ad abbandonare Nanchino e a fare ritorno al monastero di Dōnglín sul Monte Lu. Tuttavia, nel 430, giunse a Nanchino una nuova e completa traduzione del Mahāyāna Mahāparinirvāṇasūtra operata da Dharmakṣema (385-433) nel 421. Questa nuova traduzione, completa degli ultimi otto capitolo mancanti in quella operata da Fǎxiǎn, garantiva esplicitamente la salvezza buddhista anche agli icchantika, dando quindi piena ragione alle precedenti interpretazioni di Dàoshēng. Invitato a rientrare a Nanchino, Dàoshēng morì nel 434 nel monastero di Dōnglín sul Monte Lu.

La dottrina

Sono giunte fino a noi poche opere di Dàoshēng. Il suo pensiero ci è tuttavia noto grazie a opere di altri autori e questo ci consente di delineare il pensiero buddhista cinese del V secolo Sēngzhào lo cita ripetutamente nei suoi commentari, da questi e da opere successive sappiamo che Dàoshēng aveva assimilato la dottrina delle "Due Verità" (sans. satyadvaya, cin. 二諦 èr dì) di impronta madhyamaka probabilmente insegnategli da Kumārajīva.
Secondo Dàoshēng l'universo è retto da un principio morale indivisibile (cin. ) che corrisponde al Dharma (cin. ) che tuttavia è vuoto (cin. kōng) di proprietà inerente e privo di esistenza propria (cin. ). Il Buddha (cin. ) è la concretizzazione di questo Dharma, e partecipa insieme a tutti gli esseri della realtà del dharmakāya (cin. 法身 fǎshēn). Buddha e esseri senzienti (cin. . 衆生 zhòngshēng) partecipano della stessa natura, la natura di Buddha (sans. buddhatā, cin. 佛性 fóxìng).
La via spirituale per Dàoshēng corrisponde alla scoperta di questa natura ovvero del vero Sé (cin. 眞我 zhēnwǒ) e quindi dell'illuminazione (cin. ). Fino a Dàoshēng era opinione abbastanza comune tra gli studiosi buddhisti cinesi che tale acquisizione fosse progressiva, per gradi di sempre più perfettibile illuminazione ma, secondo Dàoshēng, l'illuminazione non può che essere una intuizione improvvisa (頓悟 dùnwù).
Secondo una metafora cara a Dàoshēng, la pratica progressiva fondata sulla fede per la stessa pratica consente al frutto di restare sull'albero per la maturazione, ma solo a maturazione conseguita il frutto maturo cade improvvisamente dall'albero. Non vi è tuttavia alcuna gradazione di maturazione: essa o c'è oppure non c'è. Quindi Dàoshēng rifiuta sia l'illuminazione progressiva predicata da Huìguān (慧觀, IV-V secolo) sia di un ulteriore approfondimento dell'illuminazione, una volta essa raggiunta, predicata da Dào'ān.
Nel suo commentario al Sutra del Loto, il Miàofǎ Liánhuā Jīngshū (妙法蓮華經疏), Dàoshēng ammette diversi metodi opportuni (sans. upāya, cin. 方便 fāngbiàn) per insegnare il Dharma agli esseri senzienti a seconda delle loro capacità o delle loro attitudini, in questo senso egli classificò i vari sutra indiani tradotti in cinese.

giovedì 4 ottobre 2018

Suizei

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Suizei (綏靖天皇, Suizei Tennō; ... – ...) è stato il secondo imperatore del Giappone.
Nessuna data certa può essere ricondotta al suo regno e lui stesso viene indicato dagli storici come uno degli imperatori leggendari. Nel Kojiki e nel Nihonshoki sono registrati solo il suo nome e la sua genealogia. Si crede generalmente alla sua esistenza storica che viene tuttavia negata da recenti studi. Sizei regnava dal palazzo di Takawoka a Kadzuraki. Secondo le fonti era il figlio dell'imperatore Jinmu.
Immediatamente dopo la sua ascesa al trono, dovette affrontare la ribellione del fratello. Il suo nome significa letteralmente "gioiosa pace salutare".

mercoledì 3 ottobre 2018

Seigo Tada

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Seigo Tada (1922-1997), è stato il fondatore del Karate Gojuryu Seigokan.
Gran Maestro (8º Dan), Hanshi, è nato a Kyoto (Giappone), il 18 febbraio 1922.
Nel 1937, impara le arti marziali cinesi interne (Kempo cinese), con Ching Lou a Shanghai.
Unisce l'università Ritsumeikan a Kyoto nel 1939 e il suo club di karate. Lì, ha studiato l'essenza del Goju-ryu Karate-Do con Chojun Miyagi.
Crea la sua propria organizzazione nel 1945, poco dopo la seconda guerra mondiale, la Nihon Seigokan Doshikai.
È la più grande associazione di Karate Gojuryu in Giappone, con più di 200.000 membri, negli anni '60 e '70.
È morto per infarto miocardico nel settembre 1997, nelle braccia di Shihan Makino Kunisan, nel Hombu Dojo (sede centrale), in Himeji, Giappone.

martedì 2 ottobre 2018

Apedemak

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Apedemak (anche Apademak) è una divinità nubiana della guerra appartenente alla religione dell'antico Egitto, venerata dai Meroiti. Secondo la mitologia nubiana, che ignorava il mito di Osiride, Apedemak era sposo di Iside.

Descrizione

Nel tempio di Naqa è dipinto come un leone avente tre teste e quattro braccia, ma altre volte è dipinto anche con una sola testa da leone.

Culto

Nella regione di Butana gli sono dedicati vari templi: Naqa, Meroe e Musawarat, che sembra essere il suo principale luogo di culto.

lunedì 1 ottobre 2018

Budai

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Budai (cinese: 布袋, Bùdài, letteralmente ""bisaccia di pezza"", in coreano: Podae, in giapponese Hotei, in thailandese Phra Sangkrachai (พระสังกระจาย)) noto anche come Buddha felice (歡喜佛, Huānxǐ Fó), Buddha sorridente, Buddha grasso o Pu-Tai originariamente Pibudai Heshang (Piccolo-monaco Sacco-di-cuoio), è una figura ricorrente nell'iconografia buddhista cinese, interpretato a volte come un personaggio storico realmente esistito, e a volte come rappresentazione del prossimo Buddha, Maitreya.
La sua figura è stata anche inglobata nel taoismo e nello shintoismo.

Personaggio storico

Esistono due interpretazioni sulla figura di Budai. La prima sostiene che fosse uno dei primi diciotto arhat del Buddhismo; il suo nome era Angida ed era un abile cacciatore di serpenti, ma dopo averli catturati toglieva loro il veleno per evitare che mordessero i passanti e poi li liberava, e per la sua bontà ottenne la bodhi.
La storia più nota sostiene invece che fosse un monaco Chan di nome Qìcǐ (契此), nativo di Fenghua (奉化, oggi nella provincia di Zhejiang), che visse durante la dinastia Liang. Si dice che al momento della sua morte abbia composto il seguente inno (偈语, jiéyǔ): Maitreya, il vero Maitreya / Ti manifesti in molteplici forme/ Spesso ti riveli alla gente del tempo / Altre volte non ti riconoscono (彌勒真彌勒,化身千百億,時時示時人,時人自不識). Anche per questo motivo è generalmente identificato con Maitreya.

Caratteristiche

Budai/Hotei è sempre rappresentato grasso e calvo, con una sacca sulle spalle o sotto il braccio (dalla quale prende il nome) che non si svuota mai e con la quale nutre i poveri e i bisognosi; è piena di piante di riso (simbolo di abbondanza), dolci, cibo e molte cose di grande valore. Spesso ha con sé una ciotola da elemosine, che rappresenta la sua natura di monaco buddhista. Il suo ruolo è di proteggere i deboli, i poveri e i bambini, ed è spesso ritratto accanto ad essi. Nelle raffigurazioni giapponesi, Hotei è talvolta seduto su un carro condotto da ragazzi, o sventola il ventaglio che esaudisce i desideri (oogi, il ventaglio usato cerimonialmente dai potenti per dimostrare di accettare la richiesta di un vassallo).

Buddhismo

Nei templi Chan e Zen una sua statua è generalmente posta all'ingresso con il viso sorridente rivolto verso l'ingresso. È inoltre presente in un koan della scuola Zen. In questo, egli viaggia donando caramelle ai bambini poveri, elemosinando solo da monaci e laici Zen. Un giorno un monaco gli chiede: «Qual è il significato dello Zen?». Hotei depone la sua bisaccia. «Come si realizza lo Zen?», continua il monaco. Hotei riprende la bisaccia e si rimette in cammino.

Taoismo

Nel taoismo Budai è considerato una divinità dell'abbondanza e della soddisfazione, dell'accontentarsi di quel che si ha. La grande pancia è simbolo di gioia, fortuna e realizzazione; inoltre, nella tradizione cinese la pancia è considerata la dimora dell'anima, e la sua dimensione può essere considerata un'allegoria per la sua grande bontà. Secondo una tradizione popolare, sfregando la sua pancia è possibile ottenere ricchezza, fortuna e prosperità.
Nell'Ikuantao, le statue di Budai si trovano spesso nella parte centrale dei templi; in esso è chiamato Maitreya, ma è considerato l'incarnazione di molti insegnamenti taoisti, tra cui la generosità e la disponibilità.