Il Jeet Kune Do
Alla sua morte, Bruce ci ha lasciato diverse cose in eredità. Agli appassionati di cinema, ha lasciato film stupendi, film d’azione e di brivido. Ai cinesi, ha fatto riscoprire l'orgoglio e la passione; ai suoi amici, ha lasciato un profondo senso di umanità; tuttavia, l'eredità maggiore è stata quella della nuova tecnica del Kung Fu, il Jeet Kune Do.
Bruce capì benissimo che non era cosa facile poter stabilire con una certa esattezza le regole del Jeet Kune Do.
Nel 1963 ne iniziò lo studio che lo tenne occupato per molti anni. Sfortunatamente, questo studio, che concerneva il Tao of Jeet Kune Do, non fu mai pubblicato. La cosa più difficile per lui era mettere su carta il JKD, dato che esso non aveva regole fisse. Lasciate che vi spieghi. Il sogno di Bruce era quello di liberare il corpo da tutte le restrizioni imposte dagli stili classici. Bastava andare alla sua palestra, a Los Angeles, per rendersene conto: sulla parte interna della porta era appesa una miniatura una pietra tombale, ricoperta di fiori con una scritta: «In memoria di un uomo una volta libero, adesso imprigionato da troppe regole»,
Bruce era solito dire che si parlava troppo degli stili classici e che, generalmente, un combattente rischiava di essere ammazzato proprio perché adottava questi vecchi stili tradizionali. Il suo parere era differente; sosteneva che un atleta deve comportarsi con naturalezza, assumere solo quegli atteggiamenti che gli risultano spontanei senza perder tempo e pensare a come reagire se qualcuno attacca. La maniera migliore, per Bruce, era la più veloce. Una volta, ad un suo allievo, lanciò il suo portafoglio e quando questo lo afferrò al volo, Bruce disse che aveva agito nella maniera più veloce e naturale del mondo. Altri, forse, si sarebbero comportati diversamente, avrebbero assunto pose classiche... perdendo probabilmente il portafoglio. In altre parole, quando qualcuno ti afferra... colpiscilo! Non è difficile vedere l'origine di tale ragionamento... le vie di Hong Kong ed i combattimenti che il Piccolo Dragone dovette sostenere. Era un combattente nato, un «pugno», come lui stesso amò definirsi in seguito, e questa tecnica la portò dentro il Kung Fu: cercare quindi di colpire veloce, essere opportunista, calcolare le possibilità di vittoria. Ecco il suo metodo. Un altro degli elementi base del Jeet Kune Do è la mancanza di colpi addizionali. Il Jeet Kune Do è la maniera di colpire il più semplicemente possibile.
Bruce imparò questo dal suo vecchio maestro di Hong Kong, Yip Man, che insegnava il Wing Chun. In effetti, il Wing Chun aveva continuato le stesse tecniche da 300 anni. La scuola fu iniziata da una donna, la quale mentre studiava le arti marziali sotto le suore shaoline, era rimasta sorpresa dal fatto che il Kung Fu si era appropriato di molte regole classiche. Si mise in testa dunque di eliminarle e ritornare alla base del Kung Fu. Bruce era d'accordo con questa donna ma molto rapidamente si rese conto che persino il Wing Chun era troppo pieno di regole classiche, cosicché poco tempo dopo nacque il Jeet Kune Do.
«In linea di massima, è uno stile di combattimento molto sofisticato, il quale mira alle cose essenziali» ci spiegò una volta Bruce «quando uno scultore modella una statua, generalmente non aggiunge dell'argilla continuamente; al contrario, dopo aver formato la struttura base, toglie lentamente l'argilla fintanto che la sua statua riveli le parti essenziali».
Così succede per il Jeet Kune Do, con il quale niente deve essere successivamente aggiunto, ma quasi tutto deve essere lentamente eliminato fintanto da arrivare all'essenziale ».
Ma la semplicità non è una cosa che si può ottenere facilmente... basta infatti osservare l'allenamento di Bruce per convincerci di ciò. Ogni mattina, per esempio, Bruce era solito correre per due chilometri circa, accompagnato dal suo grande amico Bobo, e ciò allo scopo di sciogliersi i muscoli. A casa, a Los Angeles, aveva in ogni angolo degli strumenti per ginnastica e la maggior parte di questi strumenti erano originariamente costruiti apposta per Bruce, il quale ne aveva fatto i disegni.
Un esempio: un fantoccio ricoperto di alluminio, elastico, per cui quando veniva colpito rimbalzava pericolosamente verso il colpitore.
Dopo la corsa mattutina e la ginnastica, Bruce si dedicava per circa due ore al Jeet Kune Do.
«Nessuna teoria sul nuoto vi preparerà per poter nuotare velocemente» osservò una volta «il mio esercizio per il nuoto è nuotare, il mio esercizio per il Jeet Kune Do è praticarlo.
Per Bruce, il Jeet Kune Do era molto di più che un sistema di combattimento, era un sistema di vita. Qualcuno persino afferma che questo sistema fu la causa della sua morte, asserendo che un gruppo di artisti delle arti marziali, gelosi di lui e delle sue critiche, lo avrebbero assassinato.
Quantunque questa teoria sia creduta universalmente, non c’è ombra di vero in tutto questo, anche se Bruce qualche volta fece rimanere male parecchi artisti dell’atre marziale.
Ma questo non fu colpa del Piccolo Dragone, come disse lui stesso una volta, con il Jeet Kune Do lui non faceva altro che esprimere se stesso «Più il metodo è complicato, meno opportunità esisto di poter esprimere se stessi in piena libertà».
In questa grande arte il Jeet Kune Do noi possiamo vedere il vero Bruce.
Articolo tratto dalla rivista “ Kung-Fu ” del 1976.
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