giovedì 5 marzo 2015

Shōgun

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Shogun (将軍 shōgun, lett. "comandante dell'esercito") era un titolo ereditario conferito ai dittatori militari che governarono il Giappone tra il 1192 ed il 1868. Tale incarico fu rivestito da 41 shōgun. Il titolo, che era equivalente al grado di generale ed era riservato alla carica più alta delle forze armate del paese, è un'abbreviazione del titolo conferito ai primi generali che si distinsero particolarmente nelle guerre giapponesi: sei-i taishōgun (征夷大将軍 sei-i taishōgun, lett. "grande generale dell'esercito che sottomette i barbari").
L'Imperatore del Giappone concedeva il titolo di sei-i taishōgun a quelli che erano reputati i migliori tra i comandanti delle spedizioni militari avvenute tra l'VIII ed il XII secolo. Di questi, i primi furono nominati nel periodo in cui i clan di corte avevano di fatto esautorato politicamente l'Imperatore (riconducibile a quando fu spostata la capitale da Nara a Heian, l'odierna Kyoto), ed erano dei generali 'formalmente' sottomessi al potere del sovrano:
  • Ōtomo no Otomaro (793-794)
  • Sakanoue no Tamuramaro (797-811)
  • Fun'ya no Watamaro (813)
  • Fujiwara no Tadabumi (940)
  • Minamoto no Yoshinaka (1184)
Verso la fine del XII secolo, si acuirono le lotte tra i maggiori clan che da diversi secoli influivano sulla nomina degli Imperatori. Fra tali clan, i più importanti di quel periodo erano quelli dei Taira, dei Fujiwara, dei Minamoto e degli Hojo.
Dagli intrighi di corte e dalla guerra Genpei che ne seguì, emerse vincitore Minamoto no Yoritomo, uno dei capi del clan Minamoto, che per ottenere lo scopo strinse alleanza con i capi del clan Hojo. Dalla sua fortezza, costruita nel feudo di Kamakura, organizzò un potente esercito che distrusse le armate dei Taira nella battaglia di Dan-no-ura del 1185, divenendo il dominatore della politica giapponese.
Yoritomo ristrutturò il sistema amministrativo del paese ed ottenne, nel 1192, il titolo di shōgun dall'Imperatore Go-Toba. Dato l'enorme potere che aveva accumulato, divenne il dittatore militare del paese annullando il potere politico dell'Imperatore e dei clan rivali, ed impose l'ereditarietà del titolo creando lo shogunato (幕府 bakufu) Kamamura. Il potere politico dell'Imperatore, salvo rari casi, sarebbe tornato in vigore solo nel XIX secolo, con la caduta dell'ultimo shōgun.
Gli shōgun che succedettero a Yoritomo furono tutti membri del clan Minamoto o di rami del clan stesso, anche se nel caso dello shogunato Tokugawa tale discendenza, sostenuta dal clan Tokugawa, non è comprovata da fonti storiche. La dittatura militare ereditaria inaugurata da Yoritomo, che prese il nome di shogunato Kamakura, vide alternarsi otto suoi discendenti e durò fino al 1333, quando fu rovesciata dalle truppe dei clan fedeli all'imperatore, nel tentativo di restituire dignità politica al monarca.
Dopo la caduta dello shogunato Kamakura, con il ripristino del potere imperiale che va sotto il nome di Restaurazione Kemmu, il titolo di shōgun fu assunto dal principe Morinaga (o Moriyoshi), figlio dell'Imperatore Go-Daigo. Inviso all'aristocrazia militare capeggiata dal clan Ashikaga, Morinaga fu deposto ed imprigionato con l'accusa di cospirare contro Ashikaga Takauji, ed il titolo di shōgun fu assegnato al fratellastro Narinaga. Questi, a sua volta, fu vittima delle trame degli Ashikaga, che scesero in guerra contro le truppe imperiali riportando la vittoria nel 1336. Occuparono la capitale Heian, deposero Narinaga e nominarono nuovo imperatore Komyo, figlio dell'imperatore Go-Fushimi.
Go-Daigo fu costretto a rifugiarsi con la sua corte a Yoshino, nell'odierna prefettura di Nara, dando il via al periodo delle corti del nord e del sud, detto Nanbokucho. Il conflitto tra le due corti si sarebbe risolto nel 1392, quando le armate dello shogunato avrebbero avuto la meglio su quelle della corte di Yoshino.

Nel 1336 era intanto nato lo shogunato Ashikaga, che avrebbe caratterizzato il periodo Muromachi della storia giapponese. Il nome Muromachi proviene dall'omonima strada di Heian, l'odierna Kyoto, che era capitale del Giappone, dove gli Ashikaga costruirono la loro roccaforte. Dopo aver aiutato l'imperatore Go-Daigo ad avere la meglio sul bakufu Kamakura, i membri principali del clan Ashikaga, i fratelli Takauji e Tadayoshi, furono delusi dalle scelte politiche del monarca e restaurarono lo shogunato. Il primo degli shōgun fu Ashikaga Takauji, che fu ufficialmente investito del titolo nel 1338. Gli succedettero altri 14 shōgun, l'ultimo dei quali, Ashikaga Yoshiaki, fu sconfitto nel 1573 dalle truppe ribelli al comando di Oda Nobunaga, grande generale e capo dell'emergente clan Oda.
Yoshiaki fu mandato in esilio ma Nobunaga rifiutò la carica di shōgun. La fine dello shogunato Ashikaga fu decretata da un lungo periodo di instabilità politica chiamato epoca Sengoku (戦国時代 Sengoku jidai), caratterizzato da un'interminabile serie di guerre civili che avevano diviso il paese. Con il suo successo, Nobunaga fu il primo degli artefici della riunificazione del paese, e nel periodo in cui rimase al potere ristrutturò profondamente le gerarchie dell'aristocrazia giapponese, assegnando ai suoi vassalli i feudi dei clan sconfitti.
Le guerre civili ebbero termine nel 1600 con la grande battaglia di Sekigahara, vinta dalla coalizione comandata dal generale Tokugawa Ieyasu, capo dell'influente clan Tokugawa e maggior alleato del defunto Oda Nobunaga. Ebbe ragione delle truppe fedeli agli Ashikaga ed ottenne l'unità nazionale, che comportò un lungo periodo di pace e stabilità politica per il paese, tormentato da 150 anni di guerre civili. Ieyasu venne eletto shōgun nel 1603 dall'Imperatore Go-Yozei e fondò lo shogunato Tokugawa, l'ultimo della storia giapponese. Spostò la capitale a Edo, l'odierna Tokyo, dando inizio al periodo Edo, che sarebbe durato fino al 1868, quando lo shogunato ebbe termine e fu ripristinato il potere politico dell'imperatore.
Ieyasu ebbe 14 successori, l'ultimo dei quali, Tokugawa Yoshinobu dovette rassegnare le dimissioni nel 1868, a seguito della guerra Boshin, persa contro le truppe dei clan fedeli all'Imperatore Meiji. La crisi che stava attraversando il paese da diverso tempo, si era acuita con l'intromissione nella politica interna delle potenze occidentali, in particolare degli Stati Uniti, che con la minaccia di aggressione obbligarono lo shōgun ad aprire i porti giapponesi al commercio con l'estero. Il paese uscì dall'isolamento in cui si era chiuso da lungo tempo e questo venne preso come pretesto da quei clan che erano stati messi in minoranza dopo la sconfitta di tre secoli prima a Sekigahara.
Le forze contrarie all'ingerenza straniera si coagularono dietro alla figura dell'Imperatore e diedero luogo alla guerra Boshin (1868-1869) contro il potere dello shogunato. Dopo una serie di pesanti sconfitte, Yoshinobu fu costretto a rimettere i suoi poteri nelle mani del sovrano e venne confinato agli arresti domiciliari nel 1868. Le ultime sacche di resistenza da parte delle forze fedeli allo shogunato furono eliminate con le decisive sconfitte del 1869. Ebbe così fine la secolare dittatura del bakufu, con il ritorno al potere politico del sovrano, che diede inizio alla Restaurazione Meiji, nel corso della quale venne definitivamente smantellato tutto l'apparato politico degli shōgun.





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