I quarantasette rōnin
vengono accolti fuori dal palazzo di Matsudaira-no-Kami.
I quarantasette rōnin (四十七士
Shi-jū-shichi
shi, lett.
"quarantasette samurai") erano un gruppo di samurai
al servizio di Asano Naganori (il cui titolo era Takumi no Kami),
rimasti senza padrone (e quindi divenuti rōnin), dopo che il loro
daimyō venne costretto a commettere seppuku (il suicidio rituale
giapponese) per aver assalito il maestro di protocollo dello Shōgun,
Kira Yoshinaka (che aveva il titolo di Kōzuke no suke), il
quale lo aveva insultato.
Gli uomini di Asano, dopo aver atteso
per due anni, pianificando l'attacco, lo vendicarono uccidendo il
cortigiano e tutti i suoi discendenti maschi. Nonostante avessero
seguito i precetti del bushidō vendicando il loro padrone e la loro
impresa fosse stata vista con forte approvazione dai nobili di corte,
46 dei 47 rōnin vennero a loro volta obbligati a commettere seppuku
per aver sfidato l'autorità imperiale. Il più giovane di loro,
Terasaka Kichiemon, invece ricevette l'ordine di rimanere in vita per
continuare a fare con regolarità le offerte in favore degli spiriti
degli altri condannati, poiché solamente uno dei quarantasette rōnin
fu ritenuto abbastanza valoroso da essere degno di farlo.
La vicenda, che si svolse tra la prima
metà di marzo del 1701 (Asano commetterà seppuku il 14) ed il 4
febbraio del 1703 (anno in cui i rōnin furono costretti dal bakufu,
il governo, ad uccidersi), ha ispirato un gran numero di racconti e
rappresentazioni di teatro Kabuki, la più nota delle quali è il
Chushingura. Gli uomini di Asano divennero eroi popolari, incarnando
lo spirito del bushidō e furono da allora oggetto di un vero
e proprio culto. Poiché la parola rōnin ha, nel linguaggio
comune, una valenza spregiativa, i protagonisti della vicenda sono
designati come "Quarantasette gishi (uomini retti)".
Il loro leader, Oishi Kuranosuke, è
rappresentato da una statua bronzea posta nel 1921 all'entrata del
tempio Sengakuji di Tokyo, cioè nel luogo in cui si compì il loro
destino e in cui si trovano le loro tombe.
Ogni anno sulla tomba i giapponesi
arrivano da tutta la nazione per deporre fiori in ricordo del loro
eroico sacrificio.
Grazie al cinema, al teatro e alla
letteratura questa vicenda è diventata popolare in tutto il mondo,
caratterizzando in se stessa il vero spirito del bushidō (una
rilettura in chiave fantasy è interpretata dal film 47 Ronin con
Keanu Reeves).
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