Yabusame (流鏑馬)
tiro con l'arco eseguito da un cavaliere. È un'arte marziale
giapponese derivante dal kyudo (il tiro con l'arco tradizionale).
La particolarità è che le frecce utilizzate non hanno punta ma terminano con rigonfiamento ovoidale che evita gli eventuali danni di un tiro errato.
La particolarità è che le frecce utilizzate non hanno punta ma terminano con rigonfiamento ovoidale che evita gli eventuali danni di un tiro errato.
La disciplina richiede una notevole
abilità sia nel cavalcare che nel tirare poiché, per maneggiare
l'arco, il cavaliere ha entrambe le mani occupate e non può tenere
le briglie, quindi deve tenersi in sella con la sola forza delle
gambe. Si consideri che il tiro viene eseguito con il cavallo
lanciato al galoppo in una corsia lunga circa 250 metri.
Inoltre i bersagli da colpire sono due, posti a circa 50 metri uno dall'altro. Eseguito il primo tiro, l'arciere deve incoccare una seconda freccia e, nel giro di pochi secondi, ripetere il tiro al secondo bersaglio. Sul percorso stazionano giudici che segnalano l'esito del tiro.
Inoltre i bersagli da colpire sono due, posti a circa 50 metri uno dall'altro. Eseguito il primo tiro, l'arciere deve incoccare una seconda freccia e, nel giro di pochi secondi, ripetere il tiro al secondo bersaglio. Sul percorso stazionano giudici che segnalano l'esito del tiro.
Questa disciplina ha origine nel
periodo Kamakura (1192–1334), e nasce come una sorta di
intrattenimento offerto agli dei. Come il kyudo è profondamente
intrisa dei concetti della filosofia zen e come tutte le arti
marziali è non solo un esercizio di bravura ma anche un cammino
iniziatico di elevazione spirituale.
Possono praticare lo Yabusame anche le
donne che indossano, al pari degli uomini, sontuosi costumi di foggia
duecentesca. Anche i finimenti dei cavalli e tutto l'equipaggiamento
riproducono con estrema minuzia quello dei tempi originari,
raffigurato in innumerevoli opere pittoriche.
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