Nella nostra vita quotidiana, ci imbattiamo spesso in persone che si presentano come esperti in vari campi, da professionisti a scienziati, o semplici detentori di conoscenze e competenze specifiche. Tuttavia, col passare del tempo, emergono dubbi sulla loro vera esperienza, sulla qualità delle loro conoscenze, e talvolta scopriamo che queste persone sono semplicemente autoproclamati specialisti, senza un reale sostegno o esperienza comprovata. Questo fenomeno, purtroppo, non risparmia nemmeno il mondo delle arti marziali, dove i cosiddetti maestri si vantano di abilità che, spesso, sono solo frutto di frottole.
In molti casi, questi falsi maestri di arti marziali sono giovani e arroganti, dotati di qualche nozione di base o di un titolo ottenuto senza alcuna vera esperienza sul campo. La loro presenza rappresenta una minaccia per la comunità marziale, poiché, invece di trasmettere vera conoscenza, diffondono ignoranza. L'incompetenza particolarmente di questi individui diventa evidente quando vengono confrontati con professionisti veri, capaci di eseguire tecniche avanzate e di insegnare con solidi fondamenti teorici e pratici.
Il più grave tra questi fenomeni è rappresentato da coloro che si procurano diplomi falsi, ottenuti senza alcun impegno reale, senza aver mai superato un esame autentico o ricevuto una valutazione seria delle proprie capacità. Questo riflette una crisi più ampia nella società, dove l'educazione e l'apprendimento attraverso il lavoro duro sono sempre meno apprezzati, e il titolo ottenuto attraverso il "mercato delle lauree false" diventa un simbolo di una cultura che privilegia le apparenze piuttosto che le competenze concrete.
Quando ci si confronta con questi maestri, la domanda che sorge spontanea è: chi ha conferito loro un titolo? Come è possibile che abbiano ottenuto il permesso di insegnare arti marziali senza che qualcuno abbia messo in discussione la loro preparazione? La realtà è che questi personaggi non sono veri maestri, ma solo illusionisti delle parole.
In un mondo professionale, il processo di selezione è rigoroso. Per ottenere un posto di lavoro, bisogna presentare il proprio curriculum, le credenziali, e dimostrare con fatti concreti (esperienza lavorativa, titoli di studio, competenze specifiche) di essere adatti per quel ruolo. Eppure, quando si interroga un falso maestro su dove ha imparato e con chi, la risposta è vaga e imprecisa. Se chiedete loro se hanno scritto articoli scientifici, partecipazione a seminari o gareggiato in tornei, le risposte sono sempre negative. Eppure, continuano a sostenere con forza la loro competenza, senza mai dover affrontare il giudizio di un esperto o di una prova sul campo.
Questi falsi maestri spesso si guerrieri, ninja, samurai, o monaci shaolin, cercando di adornarsi di titoli e immagini affascinanti che li rendono misteriosi e intimidatori. Parlano di tecniche segrete o di abilità mortali, ma quando si chiede loro di fornire prove concrete o di confrontarsi in un combattimento, le risposte sono sempre evasive: sono troppo vecchi, troppo feriti, o troppo pericolosi per sparring con altri.
Le loro parole sono solo chiacchiere. Il vero maestro di arti marziali non si esprime con linguaggio ostentato, ma con azioni. Il rispetto in questo campo è guadagnato, non proclamato, ed è dimostrato nella dedizione, nella disciplina e nel continuo impegno sul campo.
Un altro aspetto preoccupante è la crescente presenza di "campioni del mondo" che, in realtà, non lo sono affatto. In un mondo dove ogni federazione e disciplina ha il suo campionato mondiale, basta un numero ridotto di partecipanti per aggiudicarsi il titolo di campione del mondo. Questo processo, che ha perso gran parte della sua autenticità, porta alla creazione di titoli che non riflettono reale capacità o impegno. Molti di questi "campioni" diventano insegnanti, trasmettendo ai loro allievi conoscenze superficiali e tecniche che non sono state testate nelle vere sfide del mondo delle arti marziali.
Il vero danno che questi falsi maestri causano è alla reputazione delle arti marziali stesse. Gli atleti e gli insegnanti seri vengono oscurati dall'ombra di coloro che, con titoli comprati e senza merito, si presentano come esperti. Questa distorsione danneggia l'immagine dell'intero sistema marziale, minando la fiducia nei veri maestri e facendo sembrare che il cammino verso la competenza sia facilmente accessibile senza sforzo.
Le parole, in fin dei conti, sono solo parole, ma le azioni sono ciò che definisce veramente il maestro. Il vero maestro non ha bisogno di vantarsi o di inventare storie. Il suo valore si vede nelle sue capacità, nel suo comportamento e nel rispetto che guadagna attraverso il duro lavoro e l'umiltà. Chi si nasconde dietro un titolo senza guadagnato, chi parla senza agire, non è altro che una falsa ombra, destinata a svanire nel tempo.
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