Il condottiero, nell'Italia tardo
medievale e rinascimentale, era il capo delle truppe mercenarie.
Un mercenario (anche talvolta
informalmente noto come soldato di fortuna) è una persona che
prende parte a un conflitto armato senza fare parte di una nazione o
fazione in conflitto e che è motivato a combattere per ottenere un
vantaggio economico personale, non per dovere di cittadinanza o per
patriottismo o altri ideali.
Il mercenario è dunque un soggetto
formalmente estraneo alle parti in conflitto e appositamente
reclutato da un committente (un governo, un'azienda o altra
organizzazione), operando spesso all'estero. I suoi doveri sono
stabiliti liberamente da un contratto con il suo committente, al
contrario degli appartenenti alle forze armate regolari, che
rispondono esclusivamente allo Stato di appartenenza. La sua
remunerazione è superiore a quella dei soldati delle forze regolari,
dei quali non possiede lo status di militare e i relativi doveri,
poteri e diritti giuridici. In tal modo spesso i mercenari non
agiscono secondo il diritto internazionale umanitario e, se
catturati, non hanno le tutele dei prigionieri di guerra.
I mercenari sono stati ampiamente
utilizzati nelle guerre di ogni epoca. Sebbene in vari Stati
l'attività mercenaria sia formalmente illegale, le truppe mercenarie
- organizzate da compagnie militari private - vengono comunemente
usate anche nei conflitti contemporanei, sia come supporto alle
truppe regolari, sia per compiere operazioni belliche non ufficiali.
Storia
Antichità
L'utilizzo di truppe mercenarie fu
molto in uso già in età antica, ad esempio presso i popoli delle
civiltà orientali antiche. Già nell'antico Egitto il faraone
Ramesse II si servì di mercenari shardana provenienti dalla Sardegna
per combattere i suoi nemici Hittiti nel XIII secolo. "Soldati"
che prestano i loro servizi per mercede vennero indicati dai greci
con nomi diversi (misthophóroi, misthōtoì, epíkouroi
ecc.), presso i romani come mercenarii, peregrini milites.
Presso i greci apparvero per la prima
volta quando, sulla fine dell'VIII secolo a.C., tiranni come
Pisistrato e Policrate, per affermare il loro potere, si appoggiarono
ad armi prezzolate. Di mercenari si servirono i re di Lidia; Milziade
si impadronì del Chersoneso Tracico con l'aiuto di 500
mercenari.
Scomparsi con la caduta delle tirannidi, furono di nuovo largamente impiegati al tempo della guerra del Peloponneso. Grandiosa formazione di un esercito mercenario fu in quell'epoca, come tramandatoci nell'Anabasi di Senofonte, l'arruolamento dei diecimila greci che, partiti sotto il comando di Ciro il Giovane, si resero famosi per l'epica ritirata sotto la guida di Senofonte (401 a.C.). I superstiti, arruolati nell'esercito spartano sotto il comando del re di Sparta Agesilao II, passarono a combattere nell'Asia Minore contro il re di Persia. Da allora le milizie mercenarie entrarono normalmente nella costituzione degli eserciti greci, e si ebbero persino generali mercenari, come Ificrate, Cabria, Timoteo, Carete, i quali, detti egualmente strateghi, come quelli degli eserciti stabili, inviavano i loro capitani (lochagoí) a raccogliere gente in compagnie di 100 uomini ognuna (lóchoi). L'avvento dei mercenari cambiò notevolmente gli eserciti greci. Le armate delle città stato erano costituite da normali cittadini della polis che venivano richiamati in base alla necessità, quindi con un addestramento militare quasi nullo (l'unica eccezione è la città di Sparta). Questo si rifletteva sul campo di battaglia, dove era impossibile applicare una minima componente tattica. Coi mercenari, uomini che esercitavano la guerra come professione, la capacità bellica degli eserciti greci migliorò notevolmente.
Scomparsi con la caduta delle tirannidi, furono di nuovo largamente impiegati al tempo della guerra del Peloponneso. Grandiosa formazione di un esercito mercenario fu in quell'epoca, come tramandatoci nell'Anabasi di Senofonte, l'arruolamento dei diecimila greci che, partiti sotto il comando di Ciro il Giovane, si resero famosi per l'epica ritirata sotto la guida di Senofonte (401 a.C.). I superstiti, arruolati nell'esercito spartano sotto il comando del re di Sparta Agesilao II, passarono a combattere nell'Asia Minore contro il re di Persia. Da allora le milizie mercenarie entrarono normalmente nella costituzione degli eserciti greci, e si ebbero persino generali mercenari, come Ificrate, Cabria, Timoteo, Carete, i quali, detti egualmente strateghi, come quelli degli eserciti stabili, inviavano i loro capitani (lochagoí) a raccogliere gente in compagnie di 100 uomini ognuna (lóchoi). L'avvento dei mercenari cambiò notevolmente gli eserciti greci. Le armate delle città stato erano costituite da normali cittadini della polis che venivano richiamati in base alla necessità, quindi con un addestramento militare quasi nullo (l'unica eccezione è la città di Sparta). Questo si rifletteva sul campo di battaglia, dove era impossibile applicare una minima componente tattica. Coi mercenari, uomini che esercitavano la guerra come professione, la capacità bellica degli eserciti greci migliorò notevolmente.
Tali mercenari non militarono soltanto
in Grecia: già fin dall'VIII-VII secolo a.C. s'erano posti al
servizio della Lidia e della dinastia saitica d'Egitto. Più tardi
furono numerosi anche nell'esercito persiano: nella battaglia del
Granico, Alessandro Magno ne ebbe di fronte 20.000, in quella di Isso
30.000. Nell’età dei diadochi gli eserciti furono formati
essenzialmente da mercenari, i quali passavano facilmente dall’uno
all'altro campo. I tiranni di Sicilia ebbero truppe mercenarie; se ne
trovano al principio del IV secolo a.C. al soldo di Dionisio I. Di
solito, per l'arruolamento, gli stati interessati mandavano
incettatori i quali, ottenuta licenza dalle autorità locali,
percorrevano i diversi paesi offrendo il soldo e promettendo bottino.
Cartagine faceva largo uso di mercenari, e preferiva usare le sue
ingenti ricchezze per pagarli piuttosto che rischiare in guerra la
sua popolazione cittadina. Sulla scia di quanto accadde in Oriente,
dal 264 a.C. al 146 a.C. Cartagine impiegò mercenari di ogni sorta,
armamento e provenienza: Celti, Numidi, Balearici, Sardi nuragici,
Siculi, Liguri, Etruschi, Greci, Corsi e Iberi combatterono nelle tre
guerre puniche contro Roma.
Medioevo
«Se uno tiene lo Stato fondato
sulle armi mercenarie non starà mai fermo né sicuro, perché le
[esse] sono disunite, ambiziose, senza disciplina, infedeli...
Non hanno altro amore né altra ragione che le tenga in campo che un
poco di stipendio, il quale non è sufficiente che vogliano [perché
vogliano] morire per te. Vogliono ben essere tuoi soldati, mentre
che tu non fai guerra; ma, come la guerra viene, vogliono o fuggirsi
o andarsene.»
(Niccolò Machiavelli, Dell'arte
della guerra, 1519-20.)
«se uno [principe] tiene lo
stato suo fondato in sulle armi mercenarie, non starà mai fermo né
sicuro; perché le sono disunite, ambiziose, senza disciplina,
infedele.»
(Machiavelli, Il Principe)
L'utilizzo di mercenari fu molto comune
durante il Medioevo: ad esempio, durante questo periodo, le milizie
mercenarie per antonomasia furono le cosiddette compagnie di ventura,
costituite da soldati di ventura. Presso la corte bizantina furono,
già dall'Alto Medioevo, reclutati come mercenari guerrieri di
origine scandinava (Vichinghi), noti come Guardie Variaghe, che
andavano a formare la guardia scelta dell'Imperatore d'Oriente.
Furono poi i cavalieri normanni della
famiglia Drengot a proporsi inizialmente al soldo dei principi
longobardi (contro le incursioni saracene a Napoli e Salerno) e poi
degli insorti baresi nelle lotte antibizantine. Truppe mercenarie
furono utilizzate nella battaglia di Campaldino nel 1260 a fianco
dell'esercito fiorentino; ne fece uso anche il comune di Siena,
stipulando contratti tra il 1327 e il 1351 con un condottiero ante
litteram come Guidoriccio da Fogliano che si pose anche al soldo
degli Scaligeri. Tali truppe vennero più volte usate in Europa,
erano riunite in compagnie di ventura e guidate da un capitano di
ventura, che stipulava veri e propri contratti con i signori e i
regnanti interessati. Ebbero vasto impiego in Europa dal XIV secolo
alla prima metà del XVII secolo.
Anche gli stati medievali usavano
questo genere di truppe, tanto che Niccolò Machiavelli ne denuncia
la pericolosità nei suoi scritti (arrivando almeno secondo, dato che
già Polibio ne sconsigliava l'uso se non in quantità minime). I
lanzichenecchi sono state le truppe mercenarie che compirono il Sacco
di Roma nel 1527. Altre milizie di fanteria mercenaria molto note e
apprezzate erano le falangi di mercenari svizzeri.
Età moderna e contemporanea
Nel corso del XX secolo si è fatto uso
di mercenari in diversi conflitti, specialmente nelle innumerevoli
guerre dei paesi del Terzo Mondo. Durante la guerra fredda, i
mercenari vennero assoldati, oltre per partecipare a conflitti armati
per conto dei creditori, anche per attuare colpi di stato, come per
esempio nella crisi del Congo nella prima metà degli anni sessanta,
in Benin nel 1977 o nelle Seychelles nel 1981. Tali soggetti sono
stati spessi impiegati ad esempio nella guerre jugoslave e nella
crisi di Timor Est del 1999 e durante la guerra del Kosovo. Dal 1994
al 2002 Il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti ha stipulato
più di 3000 contratti con delle cosiddette compagnie militari
private statunitensi, per un giro d’affari da 100 miliardi di euro
l’anno, con 15.000 uomini impiegati in missione che guadagnano fino
a mille euro al giorno.
A partire dagli anni 2000 si è avuto
un ulteriore incremento, ad esempio durante la guerra d'Iraq nel 2003
ed anche negli anni a seguire, a causa del loro coinvolgimento nei
combattimenti e negli interrogatori della prigione di Abu Ghraib
divenuta famosa per le denunce dei casi di tortura. Durante il
conflitto i mercenari in Iraq rappresentarono la seconda forza in
campo subito dopo gli Stati Uniti d'America e prima della Gran
Bretagna. Utilizzo di truppe mercenarie è stato segnalato nel 2011,
anche durante la guerra civile in Libia e nella guerra civile
siriana.
Caratteristiche
Egli è un soggetto formalmente
estraneo alle parti in conflitto e appositamente reclutato da un
committente (un governo, un'azienda o altra organizzazione), operando
spesso all'estero. I suoi doveri sono stabiliti liberamente da un
contratto con il suo committente, al contrario degli appartenenti
alle forze armate regolari, che rispondono esclusivamente allo Stato
di appartenenza. La sua remunerazione è superiore a quella dei
soldati delle forze regolari, dei quali non possiede lo status di
militare e i relativi doveri, poteri e diritti giuridici. In tal modo
spesso i mercenari non agiscono secondo il diritto internazionale
umanitario e, se catturati, non hanno le tutele dei prigionieri di
guerra.
A partire dal XX secolo i servizi
riconducibili ad attività mercenaria sono spesso svolti da compagnie
militari private spesso generalmente definite come contractors, ossia
delle imprese che forniscono anche consulenze e servizi
specialistici, anche se in molti paesi del mondo questa attività è
espressamente vietata e sanzionata dalla legge, tuttavia oggi spesso
il più generico anglicismo contractor per definire questi soggetti.
Tale eufemismo in realtà indica, in generale, qualsiasi persona che
sia impegnata allo svolgimento di un particolare compito definito in
base ad un contratto o simile, con qualsiasi profilo professionale ed
in qualsiasi ambito lavorativo (come il termine mercenario indicava
in passato). Sebbene in vari paesi del mondo l'attività mercenaria
sia formalmente illegale, le truppe mercenarie - organizzate da
compagnie militari private - vengono comunemente usate anche nei
conflitti contemporanei, sia come supporto alle truppe regolari, sia
per compiere operazioni belliche non ufficiali.
La figura nel diritto contemporaneo
Nel diritto internazionale
Nel diritto contemporaneo non esiste
una definizione di mercenario comunemente accettata. Infatti la
distinzione tra un mercenario e un volontario di guerra straniero è
spesso molto sottile perché la reale motivazione che spinge a
combattere in un esercito straniero è incerta. Viene inoltre
utilizzata la locuzione industria della difesa per indicare il
complesso di enti privati e di operatori civili che generalmente non
hanno ruolo e funzioni di combattimento diretto.
Il protocollo addizionale 8 giugno 1977
(APGC77) alle Convenzioni di Ginevra relativo alla protezione delle
vittime nei conflitti armati internazionali, ratificato da 167 Stati,
prevede la definizione più ampiamente accettata di un mercenario, e
afferma:
«1. Un mercenario non ha diritto di
essere un combattente o prigioniero di guerra.
2. Un mercenario è una persona che:
a) espressamente reclutata nel paese o
all'estero per combattere in un conflitto armato;
b) di fatto prende parte diretta alle
ostilità;
c) che partecipa alle ostilità
essenzialmente in vista di ottenere un vantaggio personale ed alla
quale è stata effettivamente promessa, da una parte al conflitto o a
nome di quest'ultima, una remunerazione materiale nettamente
superiore a quella promessa o pagata a combattenti aventi rango e
funzioni analoghe nelle forze armate di detta parte;
d) che non è cittadina di una parte al
conflitto, né residente del territorio controllato da una parte al
conflitto;
e) che non è membro delle forze armate
di una parte al conflitto;
f) che non è stata inviata da uno
stato diverso da una parte al conflitto, in missione ufficiale come
membro delle forze armate di tale Stato.»
Tutti i criteri (a - f), devono essere
rispettati, secondo la Convenzione di Ginevra, affinché un
combattente possa essere definito mercenario.
La convenzione internazionale contro il
reclutamento, l’utilizzazione, il finanziamento e l’istruzione di
mercenari - adottata e aperta alla firma dall’Assemblea Generale
delle Nazioni Unite il 4 dicembre 1989 con la risoluzione 44/34 ed
entrata in vigore il 20 ottobre 2001 - contiene all'art. 1 la
definizione di mercenario. La disposizione è simile
all'articolo 47 del I Protocollo, tuttavia al punto 1.2 amplia gli
elementi per considerare un soggetto come mercenario,
introducendo tra i requisiti:
«Per rovesciare un governo o comunque
minare l'ordine costituzionale di uno Stato, o pregiudicare
l'integrità territoriale di uno Stato.»
e ancora:
«è motivato a farne parte
essenzialmente dal desiderio di guadagno significativo privato ed è
spinto dalla promessa o il pagamento di un indennizzo materiale.»
Le convenzioni suddette si applicano
tuttavia ai soggetti provenienti dai paesi del mondo che le abbiano
firmate, riguardo quella del 1989 ad esempio, taluni paesi come gli
Stati Uniti d'America non l'hanno ad oggi ratificata, come riportato
dal comitato internazionale della Croce Rossa.
Nelle legislazioni nazionali
A livello nazionale invece molti stati
hanno una legislazione particolare per questo genere di attività, ad
esempio:
- In Austria i cittadini perdono la cittadinanza automaticamente se fanno parte di truppe mercenarie.
- In Francia valgono i principi delle Convenzioni di Ginevra.
- In Inghilterra è illegale fare parte di truppe mercenarie, ma ci sono state negli anni diverse deroghe.
- L'Italia non consente la partecipazione di soggetti, diversi dalle proprie forze armate, a conflitti armati nel territorio di un altro stato, in quanto la convenzione delle Nazioni Unite dell'89 è stata ratificata con la legge 12 maggio 1995 n. 210.
- Gli Stati Uniti d'America consentono l'utilizzo di forza militare da parte di privati; nel paese è legale la costituzione e l'utilizzo di compagnie militari private
- In Sudafrica una legge (il "Foreign Military Assistance Act") chiarisce che i cittadini non possono fare parte di truppe a contratto se non per missioni umanitarie. Nel 2005, con la guerra in Iraq ed il caso di Mark Thatcher (il figlio di Margaret Thatcher) arrestato per attività mercenarie, sono state riviste le normative.
- La Svizzera non permette attività mercenarie dal 1927, con l'eccezione delle guardie svizzere in Vaticano.
Mercenari famosi
Nel XX secolo alcuni mercenari sono
stati molto conosciuti, soprattutto la generazione dei "mercenari
bianchi", impiegati negli anni sessanta e settanta nelle guerre
civili africane dalle potenze post-coloniali o dai governi locali:
- Mike Hoare, "Mad Mike", cittadino britannico di origine irlandese, coinvolto sia nella crisi del Congo negli anni sessanta, dove formò il "5° Commando", che nel fallito colpo di Stato nelle Seychelles nel 1978.
- Siegfried Müller, "Kongo Müller", tedesco, ex ufficiale della Wehrmacht e veterano del fronte, reclutato come luogotenente nella crisi del Congo nel '64, guidò il "52° Commando", una sub-unità del "5° Commando" di Mike Hoare.
- John Peters, britannico, si unì a "Mad Mike" Hoare durante crisi del Congo degli anni sessanta diventando il suo vice-comandante e avvicendandosi alla guida del reparto nel 1965.
- Bob Denard, francese, coinvolto in numerosi conflitti in Africa, talvolta con la copertura o il supporto della Francia, per conto della quale ha partecipato ad alcune azioni anche sulle isole Comore. In Congo guidò il "6° Commando" dopo il Colonnello Lamouline dal '65 al '67.
- Daniele Zanata, alias Daniel Van Horne, alias Daniel Wydman, esperto di antiterrorismo coinvolto in numerosi conflitti in Africa (Angola, Sierra Leone, Isole Comore), Balcani (Serbia), ex Repubbliche sovietiche (Cecenia).
- Simon Mann, più volte coinvolto in Angola e Sierra Leone. Arrestato in Zimbabwe nel 2004 per essere coinvolto nel tentato colpo di Stato in Guinea che ha portato all'arresto di Mark Thatcher nel 2006.
- Jean Schramme,"Black Jack", belga, implicato nella guerra civile congolese degli anni sessanta e nel tentativo di golpe di Moise Ciombe, guidò le azioni del "10° Commando".
- Roger Faulques, pluridecorato ufficiale di carriera francese, inviato nel Katanga durante la secessione, ebbe sotto il suo comando Bob Denard, condusse l'operazione francese nello Yemen e fu impiegato sempre per conto della Francia nella guerra civile nigeriana.
- Rolf Steiner, tedesco, servì sotto il comando francese di Roger Faulques in Nigeria, poi formato un suo reparto, combatté nel Sudan meridionale e Biafra.
- Frederick Russell Burnham ex militare statunitense ed uno dei fondatori dell'associazione Boy Scouts of America, la sua figura costituì ispirazione per le opere di Allan Quatermain.
- Carl Gustav von Rosen, svedese, aviatore pioniero, mercenario e collaboratore della Croce Rossa. Prese parte ad azioni umanitarie e belliche nella guerra d'Etiopia, nella guerra d'inverno, nella seconda guerra mondiale, nel conflitto del Biafra e nella guerra dell'Ogaden.
- Roberto delle Fave italiano, famoso soprattutto per la partecipazione alla guerra d'indipendenza croata, alla guerra in Bosnia ed Erzegovina e la guerra del Kosovo.