domenica 18 dicembre 2016

Saigō Takamori

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Saigō Takamori (西郷 隆盛; Kagoshima, 23 gennaio 1828 – 24 settembre 1877) è stato un militare giapponese, samurai del feudo di Satsuma. Operò prima a favore e poi contro la Restaurazione Meiji. Perì nella battaglia di Shiroyama, probabilmente suicida.

Biografia

Primi anni

Saigō nacque durante il decimo anno dell'era Bunsei a Kagoshima nel dominio di Satsuma (attuale prefettura di Kagoshima) da una famiglia di samurai, fratello di Saigō Tsugumichi. Nel 1854 gli venne conferito l'incarico di assistere il daimyō di Satsuma, Shimazu Nariakira, in una spedizione a Edo volta alla riconciliazione con lo shogunato dei Tokugawa e la corte imperiale. La sua attività nella capitale del bakufu venne bruscamente interrotta a causa della purga Ansei, voluta dal Tairō Ii Naosuke contro le attività e le forze anti-shogunali, e dell'improvvisa morte di Shimazu Nariakira.
Saigō riparò dunque a Kagoshima, ma venne comunque arrestato e confinato nell'isola di Amami Ōshima. Fu temporaneamente richiamato a Satsuma nel 1861 dal nuovo Daimyo della provincia, Shimazu Hisamitsu, solo per essere bandito una seconda volta. Hisamitsu gli concesse finalmente la grazia tre anni più tardi e lo inviò a Kyōto per curare gli interessi provinciali presso la corte imperiale.

Il ruolo durante il Rinnovamento Meiji

Una volta assunto il comando delle truppe di Satsuma a Kyōto, Saigō si apprestò a stringere alleanze con i samurai del feudo si Aizu contro le forze rivali della provincia di Chōshū riuscendo ad impedire che le truppe di questo feudo prendessero il controllo del palazzo imperiale nell'incidente della porta di Hamaguri. Nell'agosto del 1864 Saigō fu scelto con altri comandanti per guidare una spedizione punitiva per conto del Bakufu contro Chōshū in risposta all'incidente, sebbene egli portasse segretamente avanti un negoziato di alleanza con Kido Koin e i vertici delle forze di Chōshū che più tardi risultò nella creazione dell'alleanza Satchō. Quando il bakufu ordinò una seconda spedizione punitiva nei confronti di Chōshū, Satsuma rimase neutrale.
Nel novembre del 1867 lo shogun Tokugawa Yoshinobu rinunciò alla carica, rimettendo il potere nelle mani dell'imperatore gettando le basi del Rinnovamento Meiji. Nonostante ciò Saigō si oppose fermamente a questa risoluzione insistendo sulla necessità di privare i Tokugawa delle loro terre e del loro status particolare. La sua intransigenza su questi temi fu una delle maggiori cause dell'imminente guerra Boshin, durante la quale Saigō guidò alla vittoria le truppe imperiali prima nella battaglia di Toba-Fushimi e finalmente, nel maggio 1868, a Edo dove accettò la resa incondizionata di Katsu Kaishu, a capo delle forze dello shogun.

Burocrate Meiji

Durante il Rinnovamento e la creazione di un nuovo centro di potere operati dagli oligarchi Meiji, tra cui spiccò Okubo Toshimichi, Saigō giocò un ruolo chiave e la sua cooperazione fu cruciale nell'abolizione del sistema feudale e la creazione di un esercito regolare di coscritti. Nel 1871 gli fu affidata la dirigenza del governo durante l'assenza degli oligarchi impegnati nella campagna diplomatica all'estero nota poi come missione Iwakura (che durò fino al 1872).
Inizialmente Saigō si oppose alla modernizzazione forzata del Giappone e all'apertura al commercio con l'Occidente. È degno di nota un episodio in cui tentò di impedire il finanziamento per la costruzione di una moderna rete ferroviaria sostenendo che i fondi sarebbero stati meglio impiegati nel miglioramento dell'esercito. Egli inoltre propugnò alcune campagne militari espansionistiche (assai care alla classe dei samurai), in particolare quella di Corea, e espresse le sue opinioni al dibattito Seikanron del 1873, in risposta al secco rifiuto della Corea di riconoscere l'autorità dell'imperatore Meiji come capo di Stato dell'Impero giapponese, e alla umiliante accoglienza riservata alle ambascerie nipponiche in quel paese volte alla conclusione di accordi diplomatici e commerciali. Le sue ferme intenzioni lo portarono addirittura a proporre l'organizzazione di una sua visita ufficiale in Corea allo scopo di provocare un casus belli dato dal suo eventuale assassinio ad opera dei coreani; ad ogni modo, dopo il ritorno della missione Iwakura, tutti i dirigenti governativi si opposero fermamente a questo piano suicida temendo l'inizio di una guerra sia dal punto di vista economico che dei rapporti di forza con le potenze occidentali, in particolare dopo ciò che gli oligarchi avevano appreso durante la Missione e testimoniato in patria. Dopo questa presa di posizione Saigō si dimise da tutte le cariche di governo in segno di protesta e fece ritorno a Kagoshima nelle sue terre.

La ribellione di Satsuma

Poco tempo più tardi il ritorno di Saigō a Kagoshima, egli vi incoraggiò la fondazione di un'accademia militare tradizionale privata per l'addestramento di veri samurai e concesse l'ingresso anche ai guerrieri che avevano abbandonato le loro cariche a Edo per seguirlo. Questi ultimi, delusi dal governo centrale, iniziarono ad influenzare la politica della provincia tanto da provocare il timore di una rivolta nel governo nazionale, per prevenire la quale fu inviata una spedizione navale a Kagoshima allo scopo di sequestrare gli armamenti dall'arsenale della città; questa decisione presa in uno scenario già teso (anche a causa della conversione in titoli di stato dei salari dei samurai nel 1877), anziché evitarli, fu fonte di successivi conflitti. Sebbene costernato dell'insorgere del movimento rivoltoso Saigō, nel 1877, fu persuaso a guidare i ribelli contro il governo centrale in quella che poi fu nota come ribellione di Satsuma.
La rivolta fu repressa in pochi mesi dall'esercito regolare, un'imponente forza di circa 300.000 coscritti guidati da ufficiali di rango samurai, sotto il comando di Kawamura Sumiyoshi. Le truppe imperiali avevano impiegato tecniche belliche moderne, erano dotate di obici e palloni di avvistamento. I ribelli di Satsuma potevano contare su circa 40.000 uomini che vennero ridotti a soli 400 nell'ultima famosa battaglia di Shiroyama. Sebbene combattessero per preservare il ruolo tradizionale della classe guerriera, utilizzavano tecniche belliche occidentali e armi da fuoco: le cronache dell'epoca riportano che lo stesso Saigō indossava l'uniforme in stile occidentale. Sul finire degli scontri gli insorti, esaurite le munizioni delle armi da fuoco, dovettero attuare tattiche difensive e riprendere in mano le spade e gli archi.
Ferito gravemente durante la battaglia e preferendo la morte alla cattura, Saigō chiese ad un compagno di essere decapitato per preservare il suo onore. Le rappresentazioni artistiche ispirate ad alcune leggende mostrano che Saigō si suicidò secondo il rito del seppuku.
Le testimonianze dei suoi sottoposti sono in realtà discordi, riportando sia che egli riuscì a darsi la morte con il seppuku dopo essere stato ferito, sia che egli pregò che un suo uomo lo aiutasse a morire. Ancora, alcuni ritengono che Saigō in realtà andò in stato di shock a causa delle ferite, perdendo così la capacità di parlare. I suoi soldati vedendolo in questo stato lo avrebbero decapitato consci del suo desiderio di morire come un vero samurai.
Il dato certo è che la morte di Saigō pose fine alla ribellione di Satsuma.
Non è tuttora chiaro cosa accadde alla sua testa subito dopo la sua morte. Alcune leggende affermano che un attendente del comandante la nascose e che fu poi ritrovata da un soldato imperiale. Ad ogni modo, la testa fu effettivamente ritrovata dalle forze governative e restituita al corpo di Saigō che fu ricomposto accanto ai suoi diretti sottoposti Kirino e Murata. All'evento poté assistere un ufficiale militare statunitense, John Capen Hubbard, la cui testimonianza è però poco nota in Giappone.

Cultura di massa

  • In seguito alla sua spettacolare scomparsa nacquero in Giappone molte leggende riguardanti la figura di Saigō, secondo alcune delle quali egli non sarebbe mai morto. Alcune leggende prevedevano il suo ritorno dall'India o dalla Cina dei Qing per il rovesciamento delle ingiustizie. Secondo alcune testimonianze la sua immagine apparve in una cometa verso la fine del XIX secolo, un presagio di sventura per i suoi nemici.
    Saigō aveva goduto di grande popolarità tra i giapponesi, sia perché incarnava i valori originari dei samurai sia a causa della sua fiera opposizione contro l'occidentalizzazione forzata del paese. Dopo la sua morte il suo ampio seguito di sostenitori continuò a ricordarlo affettuosamente tanto che gli oligarchi Meiji ne riabilitarono pubblicamente la figura e le gesta il 22 febbraio 1889.
    Nel dicembre del 1898 gli fu dedicata la celebre statua bronzea ad opera di Takamura Koun collocata nel Parco di Ueno a Tokyo.

sabato 17 dicembre 2016

Tai Shing Pek Kwar

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Il Tai Shing Pek Kwar Mun, cioè Scuola del Grande Saggio e dell'Attacco Fendente (大聖劈掛門, 大圣劈挂门, dàshèngpīguàmén, ta sheng pi kua men) è uno stile delle arti marziali cinesi. Qualcuno lo reputa uno tra i più antichi che si conosca, ma sicuramente la sintesi tra Dashengmen e Piguaquan è avvenuta ad opera di Geng Dehai tra la fine della Dinastia Qing ed il periodo Repubblicano Cinese. Il Tai Shing , Pugilato del Grande Saggio (大聖拳, 大圣拳, dàshèngquán, ta sheng ch'uan), sarebbe un Houquan tramandato dal Maestro Kau Sze (Kou Si, 寇四). Il Pek Kwar (Piguaquan), è un noto stile del Nord della Cina, la cui trasmissione alla famiglia Geng, è invece attribuita al Maestro Ma Chi Ho.
Il Tai Shing Pek Kwar è suddiviso in cinque diverse categorie dette Wulu Houquan (五路猴拳, Pugilato della Scimmia delle Cinque Vie), una per ognuno dei tipi di comportamento delle scimmie individuati da Kau Sze durante la loro osservazione. Esse sono:
  • la Scimmia che desidera (企猴, 企猴, qǐhóu, ch'i hou),
  • la Scimmia di pietra (石猴, 石猴, shíhóu, shi hou),
  • la Scimmia ingannevole o perduta (迷猴, 迷猴, míhóu, mi hou),
  • la Scimmia di legno (木猴, 木猴, mùhóu, mu hou),
  • la Scimmia ubriaca (醉猴, 醉猴, zuìhóu, tsui hou).

Le origini e lo sviluppo dello stile

Il Maestro Kau Sze e lo stile Tai Shing

Secondo Chan Kai Leung, Kau Sze era esperto dello stile Ditangquan (Tei Tong). Due articoli in lingua Cinese, invece, sono concordi nell'affermare che Kau Sze, originario dello Shaanxi studiò genericamente arti marziali con un vecchio monaco Buddista (老僧, Laoseng). Durante l'epoca della dinastia Qing, per alcuni nel 1899-1900, Kau Sze fu imprigionato e durante tale prigionia ebbe la possibilità di osservare un gruppo di scimmie che vivevano lì. Dopo aver studiato intensamente ogni movimento e dopo aver incorporato questi nuovi movimenti nello stile che conosceva, fondò un nuovo ed insolito metodo di lotta che chiamò Grande Saggio (大聖, 大圣, dàshèng, ta sheng) in onore di “Sun Wukong”, il re delle scimmie protagonista del popolare racconto cinese “Viaggio in Occidente” attribuito all'erudito Wú Chéng'ēn.
Uscito di prigione, dopo aver scontato la sua pena, Kau Sze, insieme al suo migliore amico Ke Yung Kwai (Geng Ronghui, 耿榮貴), ricodificò lo stile “Tai Shing” nelle cinque sezioni elencate.

Kau Sze e Leung Yee Tai

Una storia riferisce che il giovane Kau Sze divenne allievo dell'anziano Maestro Leung Yee Tai nel 1700. Questa storia contiene alcune informazioni strane, infatti Kau Sze, per poter aver insegnato a Ken Tak Hoi, deve essere vissuto tra la fine del 1800 ed inizi del 1900. Un altro elemento strano è il nome del maestro Leung Yee Tai che stranamente coincide con il nome di un celebre maestro di Wing Chun vissuto alla fine del 1800, cioè Liang Erdi (梁二娣). Questa storia, come altre che analizzeremo in seguito rivelano una certa commistione con storie di altri stili del Sud che poco hanno invece a che vedere con il Dasheng Piguamen.

Il Tai Shing Men da Kau a Ken Tak Hoi

Questo è il lignaggio nel Tai Shing Men che si riscontra in tutte le fonti dello stile: Ditangquan → Kau Sze (Kou Si, 寇四)→ Ken Tak Hoi (Geng Dehai, 耿德海). l'articolo Dasheng Piguamen Neirong oltre a Geng Dehai 耿德海 afferma che Kou Si insegnò a Pan Delin 潘德林, Gao Jun 高俊, He Debao 何得寶 e Li Hong 李鴻.

Il Maestro Ma Chi Ho e lo stile Pek Kwar

Il Piguaquan è uno stile del Nord della Cina, praticato nell'area di Cangzhou in Hebei. L'articolo Tai Shing Pek Kwar afferma che Ma Chi Ho, sviluppò lo stile Pek Kar (Piguaquan). Una famiglia Ma di famosissimi praticanti di Piguaquan fu quella a cui appartenevano Ma Fengtu e Ma Yingtu. Essi appresero questo stile dal padre Ma Jieyuan (马捷元), che a sua volta lo avrebbe appreso dal padre Ma Huatang (马化堂) oppure da Huang Linbiao (黄林彪).

Storie non Confermate su Ma Chi Ho

Le storie seguenti che indicano Ma Chi Ho come fondatore del Piguaquan (stile antico del Nord della Cina), come avvenuto per il Dashengmen lo inseriscono in un contesto del Sud della Cina, con riferimenti geografici e nominali difficilmente verificabili. Le riportiamo in quanto circolano negli ambienti marziali, anche se è difficile risalirne anche alle fonti. Qualcuno riferisce che Ma Chi Ho iniziò la pratica delle arti marziali all'età di sette anni sotto l'insegnamento di un suo zio di nome Chan Chuen Wu il quale era istruttore del clan ed era stato uno dei praticanti nel tempio di Shaolin del Sud nella provincia di Fukien (Fujian). Dopo una decina di anni, visti i grandi progressi di Ma Chi Ho, lo zio, anche in conseguenza dell'età avanzata, lo portò da un suo vecchio compagno di nome Lee Mau Tan, abate nel Tempio Taoista della città di Fa Hai nel Qingdao. Lo stile che Lee Mau Tan insegnava nasceva da un particolare sistema di Kung Fu conosciuto come Lee Kwar (Lijiaquan). Dopo una dimostrazione delle sue qualità, Ma Chi Ho venne accettato come allievo. Il giovane Ma Chi Ho rimase con il Maestro Lee per un periodo di quattro — cinque anni durante i quali apprese le tecniche del Lee Kwar, conosciuto per le caratteristiche dei pugni a corta distanza diretti, e per i calci molto potenti dalla vita in giù. Passato questo periodo di formazione, Lee Mau Tan diede a Ma Chi Ho una lettera di raccomandazione per uno dei più importanti maestri dell'epoca, il monaco Fok Pek, intimo amico del monaco Lee Mau Tan. Fok Pek accetta Ma Chi Ho che, per un periodo di sei anni, studia diligentemente lo stile del Maestro Fok caratterizzato da tecniche di palmo, da tecniche circolari e da tecniche di calci simili all'Hung Gar, ma più dolce e rilassato rispetto a questo. Ritornato a Fa Hai passò quasi un anno riordinando tutto il suo sapere e fondando un nuovo sistema che chiamò Pek Kwar in omaggio ed alla memoria dei suoi maestri. Il suo stile si caratterizzò per le posizioni basse, l'uso delle braccia come se fossero armate di asce, l'utilizzo di percorsi circolari e linee di attacco angolate e movimenti veloci e potenti.
La prima scuola l'aprì a Fuen Fok ed iniziò l'insegnamento del suo stile. Nello stesso periodo aprì una clinica medica dove sviluppò anche le sue conoscenze della medicina cinese.
Dopo quattro o cinque anni, ritornò nella sua città natale di Fa Hai, dove riprese ad insegnare. Qui conobbe Ken Ming Kwai che divenne suo allievo ed al quale insegno il Pek Kwar. Quest'ultimo ebbe un figlio, Gang Yung Kwai, anch'egli esperto di Pek Kwar che sposò Hue Fang, figlia di un noto mercante di Fatshan che diede alla luce due figli maschi: Yim Sing Pak (che morì pochi mesi dopo la nascita) e Ken Tak Hoi.

Il Piguaquan da Ma Chi Ho a Ken Tak Hoi

Questo è il lignaggio di Piguaquan che si deduce da Tai Shing Pek Kwar: Ma Chi Ho→ Ken Ming Kwai → Ken Yung Kwai (Geng Ronghui, 耿榮貴)→ Ken Tak Hoi (Geng Dehai, 耿德海)
Chan Kai Leung afferma, senza però alcuna conferma esterna alla scuola Tai Shing Pek Kwar, che Kan Wing Kwai (dovrebbe trattarsi di Ken Ming Wai) era il maestro più famoso di Piguaquan della sua epoca. Chan Kai Leung afferma anche che egli apprese lo stile all'interno della sua famiglia, al contrario dell'articolo da cui è stato preso il lignaggio precedente.



Il Maestro Ken Tak Hoi e lo stile Tai Shing Pek Kwar

Ken Tak Hoi (Geng Dehai, 耿德海) all'età di 13 anni, dopo la morte dei genitori si recò a vivere come laico nel monastero Chin Wan Ji (monastero della Nuvola Verde, 青云寺, Qingyunsi). Durante la sua permanenza al monastero condensò lo spirito della filosofia del Pek Kwar in quattro principi. Dopo aver trascorso alcuni anni nel monastero della Nuvola Verde, Ken Tak Hoi si recò a trovare lo “zio” (il termine zio è usato per riferirsi a persone per le quali si nutre un profondo rispetto) Kau Sze, fraterno amico del padre. Fu così che Kau Sze prese sotto la sua protezione Ken Tak Hoi. Quest'ultimo si dimostrò un discepolo diligente ed impegnato ottenendo grandi miglioramenti nella pratica delle arti marziali.
Maturate le sue conoscenze, Ken Tak Hoi unificò lo stile Tai Shing con lo stile Pek Kwar aprendo successivamente numerose scuole a Canton e ad Hong Kong. Nacquero così due correnti diverse dello stile Tai Shing Pek Kwar, una con base a Canton ed a capo il Maestro Chui Kwong Yuen e l'altra con base ad Hong Kong ed a capo i Maestri Chan Sau Chung e Cho Chi Fung. In queste due scuole studiarono e si svilupparono gli attuali maestri del Tai Shing Pek Kwar.

Le caratteristiche dello stile

Gli elementi caratteristici

Con una buona reputazione di potenza e ferocia, la scimmia affronta animali di ogni taglia e peso facendo della crudeltà e dell'aggressività il punto di forza del suo metodo di combattimento. La boxe della scimmia è fra le più esoteriche forme di combattimento ed il suo obbiettivo è dominare e battere l'avversario impegnandolo in un flusso ininterrotto di azioni e reazioni. Questa strategia di combattimento viene condotta da posizioni basse e raccolte.
Nello studio dello stile della scimmia esistono molti principi che ogni praticante deve sviluppare.
  • Sorprendere l'avversario. Il praticante dello stile scimmia, attacca in velocità usando potenti tecniche ed impegnando l'avversario in una lotta senza quartiere colpendo le zone del corpo fino ad atterrarlo e sconfiggerlo.
  • Sviluppare la mobilità. Lo stile scimmia permette di essere mobili nel combattimento corpo a corpo a breve distanza. Il praticante ha la possibilità di controllare il cambio della direzione ogni volta, spostandosi da una parte all'altra o manovrando anche in circolo intorno al suo nemico. Molti dei movimenti della scimmia tendono a bloccare un avversario con attacchi dal suolo. Quando si crea un'apertura nella guardia nemica, bisogna usare tutta la velocità possibile per risolvere lo scontro. La confusione creata, spesso disorienta l'avversario, il che vi permetterà di portare un contrattacco a piena potenza. Posizioni basse combinate con movimenti evasivi sono i principi base da osservare nei confronti dell'avversario.
  • Imparare a combattere a terra. Lo stile scimmia offre ai suoi allievi una tecnica non disponibile in altri stili. Cioè l'abilità di difendersi e la conoscenza delle tecniche di combattimento al suolo.
  • Sviluppare l'imitazione. C'è distinzione tra imitare una scimmia e diventare una scimmia. Pur ammirando le esibizioni acrobatiche degli stilisti della boxe della scimmia nelle competizioni è da considerare queste performance delle ripetizioni di sequenze che mimano i movimenti della scimmia. Quando si applica una tecnica, invece, si diventa una scimmia, non si interpreta un ruolo, ma si assume la mentalità dell'animale. Raggiungere tale livello richiede anni di lavoro per liberarsi dai limiti umani e tornare agli atavici istinti animali.



I settori dello stile

Il Tai Shing Pek Kwar è suddiviso in cinque diversi settori, che come abbiamo visto, nel loro insieme prendono il nome di Wulu Houquan. Uno per ognuno dei tipi di scimmia individuati da Kau Sze durante la sua osservazione del comportamento delle scimmie fatta quando era ancora in prigione. Essi sono: la scimmia alta (qi hou ), la scimmia di pietra (shi hou ), la scimmia ingannevole o perduta (mi hou ), la scimmia di legno (mu hou ) e la scimmia ubriaca (zhui hou ). Ognuno di questi settori riflette una particolare capacità delle scimmie:
  • la leggerezza o temerarietà (, , qīng, ch'ing),
  • l' agilità o destrezza (, , líng, ling),
  • la capacità di assalire (, , pū, pu),
  • l'astuzia (, , diāo, tiao),
  • la capacità di cadere (, , diē, tie).
In altre parole il Tai Shing ha i suoi principi di manovra per afferrare, eseguire le cadute, lanciare un attacco e per saltare ed girarsi con leggerezza. Questi principi comprendono tecniche di attacco diretto ed indiretto, nonché tecniche elusive ed imprevedibili, per muoversi furtivamente ed essere distruttivo nell'azione. Ciascuno di questi principi viene impiegato nelle cinque sezioni, anche se poi ciascuna scimmia ha un suo unico singolare metodo di lotta. Secondo Dasheng Piguamen Neirong questi settori sono il retaggio del Dashengmen di Kou Si.
In alcune classificazioni si fa anche riferimento ad un ulteriore sesto settore denominato la scimmia furba che però è stato assorbito nel settore della scimmia perduta.

La scimmia alta

La scimmia alta (企猴) non oscilla come le altre, ma utilizza posizioni più convenzionali. Il suo stile si adatta al combattimento a lunga distanza e tende, nei suoi attacchi, a colpire i punti vitali dell'avversario. Tra i Tao Lu di questa sezione si possono ricordare le forme Tang Li Jie caratterizzate dal loro lavoro sulla respirazione.

La scimmia di pietra

La scimmia di pietra usa la forza fisica per contrastare il suo avversario. È certamente il settore in cui la scimmia sviluppa maggiormente il lavoro di potenza utilizzando il metodo del corpo di acciaio della scimmia. Tao Lu come la forma Shih Hou Chuan (il pugno della scimmia di pietra) evidenziano la potenza delle tecniche sviluppate in questa sezione.

La scimmia perduta

La scimmia perduta o ingannevole guarda spaventata e confusa per ritrovare la via smarrita e ricongiungersi al proprio gruppo. Intanto però tenta di mangiare tutti i frutti e gli insetti che trova nel nuovo territorio, mentre si guarda nervosamente intorno. Ma questa è un'apparenza. La scimmia perduta è rapida nei movimenti sia nel lavoro dei piedi che in quello delle braccia e per il suo avversario è difficile seguirla e rispondere ai suoi attacchi. Essa illude l'avversario inducendolo in un falso senso di sicurezza ed aspetta per attaccarlo nel momento più opportuno. La grande mobilità di questa sezione è evidenziata in Tao Lu quali le forme Tao Du Chao nelle quali la rapidità degli spostamenti disorientano il nemico come anche lo scambio continuo tra posizioni alte e basse.

La scimmia di legno

La scimmia di legno è un combattente molto aggressivo e non mostra mai paura di fronte al suo avversario. Essa utilizza movimenti tranquilli e misurati sempre in cerca di un varco nella difesa avversaria. Quando attacca è così aggressiva che il suo nemico difficilmente riesce a resistere ai suoi assalti diretti al viso o ai punti vitali. Tra i Taolu di questa sezione sono da ricordare la forma Xiao Meihuaquan (in Wade Gilles Hsiao Mei Hua Chuan) che si sviluppa affrontando avversari provenienti da diverse direzioni, la forma Pugilato della traccia perduta (Mizongquan) (迷綜拳, 迷综拳, mízōngquán, mi tsung ch'uan) e la forma antica Fang Chuan.

La scimmia ubriaca

Il settore della Scimmia Ubriaca è il primo che viene descritto dalla Dasheng Piguamen Guoshu Zonghui che lo considera anche il più importante. Sempre la stessa fonte riferisce che Geng Dehai era particolarmente versato proprio in questo settore. Tale settore vuole imitare una scimmia che quando si ubriaca diventa imprevedibile nel suo comportamento. Essa sembra aver perso il controllo e si muove in modo incontrollato alternando movenze lente e morbide a movimenti duri perdendo l'equilibrio nel modo di muoversi e cadendo anche a terra. La scimmia ubriaca è però capace di eseguire attacchi potenti e ben diretti privilegiando gli occhi, la gola, i testicoli. Quando essa è a terra attende implacabile il suo nemico, pronta a lanciare attacchi devastanti alle sue ginocchia o all'area dei testicoli. Nello stile della scimmia ubriaca si evidenzia l'uso dell'energia interna rispetto agli altri settori. È certamente il settore più complesso da imparare, ma certamente è quello più potente e devastante. La fluidità e la morbidezza delle tecniche di questa sezione come anche l'alternanza di movimenti lenti e di tecniche esplosive si evidenzia nei suoi Taolu tra i quali ricordare, a titolo di esempio, le forme Hou Quing Shi, Hou Huan Shi, Hou Zhang She, Hou De Han, Hou Wei Shi, Hou Yu Bei o le forme Hou Huan Ti (Il Re delle Scimmie) con le loro spettacolari movenze.
Complessivamente nel Tai Shing Pek Kwar si contano, nelle cinque sezioni, oltre 160 Taolu tra quelli a mano nuda e quelli con le armi.

Le armi

L'arma principe dello stile Tai Shing Pek Kwar è certamente il bastone (Kun). Questo viene utilizzato sviluppando tecniche potenti e di ampio respiro. Tra i Taolu di bastone le forme Hou Zhang Kuang (la scimmia pazza) la forma del bastone d'argento.
Altre armi utilizzate sono la sciabola (Tao Lu di scimmia ubriaca), la spada o la doppia spada uncinata (Tao Lu del tornado).

Influenze dello stile scimmia in altri stili

Elementi del Tai Shing Pek Kwar sono stati utilizzati anche all'interno di altri stili di combattimento influenzandone la struttura. Il caso forse più evidente è quello dello stile della mantide religiosa (tanglangquan) che ha derivato tutto il lavoro delle gambe e degli spostamenti dallo stile della scimmia.
Anche nell'Hung Gar ci sono riferimenti al Tai Shing Pek Kwar. In particolare esiste una forma di bastone chiamata "il bastone del re delle scimmie" praticamente identica nei due stili. Esiste inoltre, nell'Hung Gar, una forma di sciabola chiamata "la sciabola del Tai Shing Pek Kwar". Questi riferimenti lasciano intuire che tra maestri dei due stili devono esserci stati degli stretti contatti che hanno portato a degli scambi.

Il Tai Shing Pek Kwar in Italia

Il Tai Shing Pek Kwar giunge in Italia con il Maestro Mou Ping (1902 - 1984) negli anni '70. Il Maestro Mou Ping, appartenente alla quinta generazione della scuola di Canton, avendo militato nell'esercito nazionalista fugge dalla Cina per evitare la repressione del regime comunista. Nel suo peregrinare, Mou Ping, giunge prima in Svizzera, passa poi in Italia dove vive per un breve periodo a Reggio Calabria e si stabilisce definitivamente in Francia nella città di Tolone dove morirà.
In Italia fa la sua conoscenza il Maestro Fulvio Firmaturi (1951 -) di Palermo. Il Maestro Mou Ping lo accetta quale allievo diretto e Firmaturi studia con lui e con il figlio divenendo un Maestro della 6ª generazione che insegnerà lo stile nella città di Palermo.
Ad oggi quindi lo stile sopravvive negli Stati Uniti (ramo di Hong Kong) ed in Italia, a Palermo (ramo di Canton) con i Maestri appartenenti alla 7ª generazione tra il quale Umberto Garofalo e i suoi discepoli che apparterranno all' 8ª generazione del tai shing pek kwar

venerdì 16 dicembre 2016

Quattro grandi romanzi classici

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I Quattro grandi romanzi classici (四大名著, sì dà míng zhù) della letteratura classica cinese sono quattro romanzi comunemente ritenuti dagli studiosi i più importanti e quelli che hanno avuto la maggiore influenza sul romanzo tradizionale cinese.
I quattro grandi romanzi classici possono essere considerati il punto più alto del romanzo classico cinese e hanno influenzato l'immaginario non solo letterario: alle vicende e ai personaggi di questi romanzi si sono ispirati in tempi recenti anche molti giochi, film ed altre forme di intrattenimento cinesi, taiwanesi, coreane, giapponesi e vietnamiti.
I quattro grandi romanzi classici sono:
  • Il romanzo dei tre regni (三国演义, Sānguó yǎnyì) di Luo Guanzhong (罗贯中), 1361
  • I Briganti (水浒传, Shuǐhǔ zhuàn) conosciuto anche come I ribelli di Liang shan, Storia in riva all'acqua, Storia della Palude, Sul bordo dell'acqua, di Shī Nài'ān (施耐庵) e Luo Guanzhong (罗贯中), 1368
  • Il viaggio in Occidente (西游记, Xīyóu Jì) conosciuto anche come Il re scimmia, Scimmiotto, di Wú Chéng'ēn (吴承恩), 1590
  • Il sogno della camera rossa (红楼梦, Hónglóu mèng) di Cao Xueqin (曹雪芹, Cáo Xuěqín), 1792

Il quinto grande romanzo classico

A causa delle sue descrizioni esplicite di sesso il romanzo del XVI secolo La prugna nel vaso d'oro o Chin P'ing Mei (金瓶梅, Jīn Píng Méi) è stato bandito per la maggior parte della sua esistenza. Nonostante questo alcuni studiosi e scrittori, tra cui Lu Xun, lo collocano tra i migliori romanzi cinesi. Tra gli studiosi di letteratura il romanzo è considerato di gran pregio. Così a volte è considerato il quinto romanzo classico.

giovedì 15 dicembre 2016

Tori (arti marziali)

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Nelle arti marziali giapponesi, tori è colui il quale esegue una tecnica, in antitesi a uke, che è colui la riceve. La traduzione dei vocaboli Tori (colui che conduce l'azione) ed Uke (colui che subisce l'azione), comunemente usata, è leggermente impropria perché in diverse occasioni esistono scambi di ruoli; forse sarebbe più appropriato parlare di “protagonista” e “comprimario” prendendo a prestito definizioni dal teatro.
L'azione di tori cambia sempre in funzione della risposta di uke e viceversa. L'esatto ruolo di tori varia nelle differenti arti marziali e spesso anche all'interno di una stessa arte marziale, a seconda dalla situazione. L'azione, maggiormente frequente nelle arti marziali, di tori è una tecnica di proiezione in cui uke deve cadere a terra. Il compito di tori è di far sì che il suo controllo sulla caduta di uke, sia presente dall'inizio alla fine della tecnica eseguita.

mercoledì 14 dicembre 2016

Sanada Yukimura

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Sanada Yukimura (真田 幸村; 1567 – Osaka, 3 giugno 1615) è stato un militare e samurai giapponese.
Secondo figlio del daimyō del periodo Sengoku Sanada Masayuki (真田 昌幸), il suo nome alla nascita era Sanada Nobushige (真田 信繁), ma lo cambiò a causa del fratello più giovane di Takeda Shingen, Takeda Nobushige, un guerriero coraggioso e rispettato. Era conosciuto anche con il nome di Ben-maru (弁丸) e Saemon-suke (左衛門佐). Era inoltre soprannominato "l'eroe che può apparire solo una volta in cent'anni" e anche "demone cremisi della guerra", e era solito chiamarlo "il guerriero numero uno in Giappone" (日本一の兵 significa originariamente soldato, ma qui viene letto come "tsuwamono" che significa guerriero o samurai, cosicché non è poi così appropriato tradurlo con il termine "soldato").

Biografia

Era il secondo figlio di Sanada Masayuki, essendo Sanada Nobuyuki suo fratello più grande. Sposò Akihime (Chikurin-in), figlia di Ōtani Yoshitsugu e figlia adottiva di Hideyoshi Toyotomi. Ebbero tre figli maschi, Daisuke (Yukimasa) Daihachi (Morinobu) e Gonzaemon Yukishin, e molte figlie femmine. Nel 1575, la battaglia di Nagashino tolse la vita ai due fratelli più grandi di Sanada Masayuki. Masayuki, avendo servito Takeda Shingen e Takeda Katsuyori come vassallo, ereditò il controllo del clan Sanada e partì alla volta del castello di Ueda. Nobushige lo seguì, prendendo inoltre il nome Sanada. Entro il 1582, le forze del clan Oda e del clan Tokugawa distrussero il clan Takeda.
Il clan Sanada in un primo tempo si arrese ad Oda Nobunaga, ma, dopo l'incidente di Honnōji, tornò ad essere indipendente di nuovo, spostandosi sotto daimyo più potenti, come il clan Uesugi, il clan Hōjō e il clan Tokugawa. Inoltre, il clan Sanada divenne vassallo di Toyotomi Hideyoshi. Durante questo periodo, Hideyoshi trattò con grande cura e rispetto Nobushige. La bontà di Hideyoshi si evince dal fatto che a Nobushige fu dato il permesso di usare il cognome del clan Toyotomi, che era quello del clan Kanpaku in quel periodo. Perciò, talvolta si ricorda (come lo stesso Nobushige) come Toyotomi Saemon-no-suke Nobushige (豊臣左衛門佐信繁). Inoltre nel 1594 Hideyoshi Toyotomi adottò Akihime, figlia di Ōtani Yoshitsugu, per poi darla in sposa a Nobushige. Nel 1600, Tokugawa Ieyasu riunì parecchi daimyō per attaccare Uesugi Kagekatsu (上杉景勝). Tra questi figurava anche il clan Sanada, ma quando Ishida Mitsunari decise di sfidare Ieyasu, Masayuki e Nobushige si unirono alle forze occidentali, separando le loro strade da quelle del figlio più grande di Masayuki e dal fratello di Nobushige, Nobuyuki (真田信之), che si unirono alle forze orientali. Il vero motivo della scelta di Masayuki e Nobushige è studiato da svariate teorie, ma ci sono due scuole di pensiero principali: secondo una, Masayuki prese la decisione (e Nobushige fu d'accordo); egli espresse la volontà di rischiare una sorta di scommessa col destino, cosicché se si fossero schierati con la parte più debole e avessero vinto la battaglia, la famiglia Sanada avrebbe guadagnato molto più potere. L'altra teoria è praticamente opposta e spiega il loro comportamento come la tessitura di una rete di sicurezza; Masayuki, Nobushige e Nobuyuki discussero la situazione quando Ieyasu gli chiese di decidere chiaramente con quale parte schierarsi, ed essi decisero di unirsi ad entrambi gli schieramenti separatamente, così che, indipendentemente dall'esito della battaglia, la famiglia Sanada sarebbe comunque sopravvissuta. C'è inoltre da considerare che poco prima della morte di Hideyoshi Nobuyuki si era unito in matrimonio con Komatsuhime, figlia di sangue di Honda Tadakatsu, uno dei quattro Shitennō di Tokugawa e figlia acquisita di Ieyasu, il che aveva messo Nobuyuki nella scomoda situazione di poter vantare un legame famigliare con entrambe le parti in lotta.
I Sanada si ritirarono nel castello di Ueda fortificandolo. Quando Tokugawa Hidetada marciò con un'armata considerevole sul Nakasendō, i Sanada resistettero e furono in grado di combattere i quarantamila uomini di Hidetada con solo duemila uomini. Comunque, ci volle più tempo di quello che si pensava per prendere il castello. Hidetada perse la concentrazione e non si fece mai vedere sul campo di battaglia durante la Battaglia di Sekigahara, dove la forza principale stava aspettando l'arrivo dell'armata cruciale, un errore che mise il clan Tokugawa in pericolo.
A causa di ciò, Tokugawa Ieyasu volle cancellare i Sanada, ma, per via della partecipazione di Nobuyuki alla sua stessa causa, essi furono risparmiati e invece esiliati a Kudoyama, nella provincia di Kii. Qui Masayuki morì. Dodici anni dopo, col peggiorare delle relazioni tra il clan Toyotomi e lo shogunato Tokugawa, i Toyotomi incominciarono a reclutare rōnin per prepararsi alla guerra. Nobushige scappò da Kudoyama ed entrò nel castello di Osaka per rispondere alla chiamata.
Durante la campagna invernale dell'assedio di Osaka, Sanada Nobushige costruì fortificazioni lungo la parte sud del castello di Osaka nei suoi punti deboli. Da qui, egli sconfisse le forze di Tokugawa (approssimativamente trentamila uomini) con un gruppi di seimila archibugeri.
Comunque, grandemente messe in minoranza dalle forze di Tokugawa, le forze di Nobushige furono infine sconfitte. Stando al libro La vita dello Shogun Tokugawa Ieyasu (The Life of Shogun Tokugawa Ieyasu) di A.L Sadler, nel suo intenso combattimento contro le sopraggiungenti truppe di Echizen, Nobushige fu ferito e, essendo completamente esausto quando Nishio Nizaemon dell'armata di Echizen giunse presso di lui, si dice che abbia esclamato: "Io sono Sanada Nobushige, un avversario senza dubbio al tuo pari (se non sicuramente superiore), ma sono troppo esausto per combattere ancora" e permise così di essere ucciso, nonostante molti studiosi sono dell'idea che invece morì a causa della fatica. La sua tomba si trova ad Osaka.

La leggenda

Un fatto riguardante Sanada Nobushige è che, nelle prime fonti storiche e nelle lettere scritte personalmente da lui, non venne mai chiamato Yukimura. Il nome apparve per la prima volta in una novella di carattere militare scritta durante il periodo Edo e da qui il nome è stato reso popolare in commedie moderne, libri, racconti e in diversi modi d'intrattenimento. I documenti storici utilizzano il suo nome storico: "Nobushige", il suo nome "di penna", ossia "Nobushige" , non viene mai menzionato. Una delle teorie è che il nome Nobushige fosse una parola macedonia tra Masayuki (il nome del padre) e Date Tsunamura. Un'altra invece afferma che il suo nome onorava il grande samurai Takeda Nobushige del clan Takeda, di cui i Sanada erano vassalli.
Una leggenda dice che Nobushige ebbe al suo fianco dieci eroi che ebbero un ruolo attivo nelle battaglie del Castello di Osaka. Questi venivano chiamati I Dieci Coraggiosi di Sanada (真田十勇士, Sanada Jūyūshi) o I Dieci Eroi di Sanada, un gruppo di ninja formato dai seguenti membri:
  • Sarutobi Sasuke
  • Kirigakure Saizo
  • Miyoshi Seikai
  • Miyoshi Isa
  • Anayama Kosuke
  • Unno Rokuro
  • Kakei Juzo
  • Nezu Jinpachi
  • Mochizuki Rokuro
  • Yuri Kamanosuke

Famiglia

Yukimura e Chikurin-in ebbero tre figli maschi, Sanada Daisuke, Sanada Morinobu e Gonzaemon Yukishin e numerose figlie. Il figlio maggiore Daisuke morì assieme al padre nell'assedio di Osaka (anche se alcune fonti raccontano che riuscì a scappare), mentre il secondo figlio Morinobu venne successivamente adottato da Katakura Shigenaga dal quale prenderà anche il cognome Katakura. Shighenaga inoltre prese come seconda moglie Oume, una delle figlie di Yukimura, e ne adottò un'altra. Gonzaemon Yukishin nacque da Chikurin-in nel 1615 poco dopo la morte del padre ad Osaka.




martedì 13 dicembre 2016

Minamoto no Yorimasa

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Minamoto no Yorimasa (源 頼政; 1104 – 20 giugno 1180) è stato un militare e poeta giapponese membro del clan Minamoto, conosciuto anche con il nome di Genzanmi (源三位) per la sua appartenenza al rango ju san-mi. È noto per aver guidato l'esercito nipponico durante la guerra Genpei (1180-1185), che vide contrapposti il clan Minamoto e il clan Taira. Fu il primo di cui si abbia traccia a mettere in pratica il rituale del seppuku, il suicidio praticato dai samurai per sfuggire ad una morte disonorevole per mano dei nemici.

Biografia

Yorimasa era discendente di Minamoto no Yorimitsu e apparteneva al gruppo Settsu Genji. Era un samurai che operava alla Corte Imperiale; era vicino ai Sekkan-ke che lo appoggiavano nelle sue attività nelle ex-province denominate Kinnai e avanzava di carriera col passare del tempo. Operava a Watanabe nella provincia di Setsu (attuale quartiere Chūō-ku di Osaka) come Ōchi Shōgo (guardia imperiale) presso la famiglia Watanabe, appartenente al gruppo Saga Genji. Minamoto no Yorimitsu, antenato di Yorimasa, era stato un illustre poeta che spesso interagiva con i Kuge (nobili). Anche i suoi figli furono coinvolti nella composizione dei waka. Yorimasa era uno di loro e più tardi pure lui sarebbe stato riconosciuto come celebre poeta.
I documenti storici riguardanti l’adolescenza di Yorimasa sono scarsi. Si sa che accompagnò il padre Nakamasa nel nuovo posto di lavoro quando fu nominato Governatore di Shimōsa, e che gli successe come capofamiglia durante l'era Hōen (1135–1140). Successivamente ottenne la carica di rokui no kurōdo (ciambellano imperiale) nel secondo anno dell’Era Hōen (1136). Nello stesso anno gli venne assegnato il titolo di ju go-i no ge (uno dei ranghi della nobiltà).
Yorimasa servì l’Imperatore Toba e la consorte di questi, Fujiwara no Nariko, conosciuta anche col nome di Bifukumon-in.

Ribellione di Hōgen e Heiji

Nel 1142 l'imperatore Toba, prima di ritirarsi, costrinse il figlio regnante Sutoku (1123-1142) ad abdicare in favore di Konoe, nono figlio avuto da una diversa consorte. Alla morte di Konoe nel 1155, Sutoku sperò venisse nominato successore il proprio figlio, ma l'anno seguente, alla morte dell'imperatore Toba, dovette scontrarsi con la pari ambizione del fratellastro Masahito, quartogenito di Toba. La disputa fra le due fazioni, conosciuta come Ribellione di Hōgen, non riguardò solo il possesso del trono, ma anche la presenza del governo del chiostro, una particolare forma di governo tipica in Giappone, grazie alla quale l'imperatore continuava a regnare e a mantenere inalterato il proprio potere, pur avendo abdicato.
Dalla Ribellione di Hōgen uscì vincitore Masahito che divenne imperatore il 23 agosto 1155 con il nome di Go-Shirakawa. Il 5 settembre 1158, Go-Shirakawa abdicò in favore del figlio Nijō, ma di fatto continuò a detenere il potere effettivo attraverso il governo del chiostro fino alla morte, avvenuta nel 1192. In questo periodo si alternarono gli imperatori (nominali) Nijō, Rokujō, Takakura, Antoku, e Go-Toba.
Alla fine degli anni cinquanta, durante il regno dell'imperatore Nijo (1143-1165), la situazione politica divenne estremamente confusa a causa di un nuovo conflitto che oppose i sostenitori dell'imperatore in carica, guidati dal principale dei consiglieri di Nijo, Fujiwara no Michinori, conosciuto anche come Shinzei, e quelli del padre di questi, Go-Shirakawa, guidati da Fujiwara no Nobuyori. Nel 1159 avvenne un colpo di stato, guidato da Taira no Kiyomori in opposizione al regime di Shinzei. Quest'ultimo venne ucciso e dopo la cosiddetta ribellione di Heiji (1159-1160) che vide opporsi i clan Taiga e dei Minamoto, salì al potere Taira no Kiyomori, un leader militare noto per aver stabilito il primo governo militare samuraico nella storia del Giappone.
Minamoto no Yorimasa, alleato dell'imperatrice consorte Bifukumon-in (moglie di Toba e madre di Konoe) aveva partecipato al colpo di stato sostenendo Taira no Kiyomori, inizialmente sostenitore di Nijo. Anche Minamoto no Mitsuyasu, consigliere dell'Imperatore Nijo, si schierò con Kiyomori. Quando Nijio fu sconfitto e costretto a fuggire dalla Residenza Imperiale per stabilirsi a Rokuhara, Kyoto, Yorimasa perse i privilegi di cui aveva goduto fino a quel momento.
Nell’anno precedente alla rivolta, il secondo anno dell’Era Kyūju (1155), Yorimasa adottò Minamoto no Nakaie (fratello maggiore di Kiso Yoshinaka), figlio maggiore di Minamoto no Yoshikata, che fu ucciso nella battaglia di Okura. L’anno successivo alla ribellione di Hōgen, nel 1157, il fratello più giovane di Yorimasa, Yoriyuki, venne improvvisamente accusato ed esiliato e, per questo motivo, si suicidò. In seguito, Yorimasa prese con sè Muneyori, Masatsuna, e Kanetsuna, figli di Yoriyuki.

Decano della famiglia Genji sotto il potere del clan Taira

Yorimasa era rimasto nella politica sotto l’amministrazione dei Taira e aveva occupato la posizione di Decano dei Genji (clan Minamoto). Nel 1167, secondo anno dell’Era Nin’an, venne promosso a ju shi-i no ge. Lavorò come Ōchi Shōgo (guardia imperiale) con Nakatsuna per tre generazioni: Imperatore Nijo, Imperatore Rokujō e Imperatore Takakura e, pure, per le forze armate di Go-Shirakawa. Nel 1177, terzo anno dell’Era Angen, quando una grande folla di gente dell'Enryaku-ji si oppose a Saikō, vassallo imperiale, Yorimasa intervenne insieme a Taira no Shigemori mobilitando le guardie del Palazzo Imperiale.
Yorimasa era un eccellente poeta e aveva legami con personaggi illustri nel mondo della letteratura come Fujiwara no Shunzei, Shun'e e Inpumon'in no Tayū. 59 delle sue più famose poesie furono raccolte nella collezione imperiale “Shika Wakashū”. Nei suoi ultimi anni compose molte poesie riguardanti il sistema ufficiale dei ranghi. Nel 1178, secondo anno dell’Era Jishō, fu promosso dal rango shō shi-i ge a quello di ju san-mi grazie alla raccomandazione di Kiyomori.
Secondo l’”Heike monogatari”, Kiyomori aveva completamente dimenticato che il rango di Yorimasa era stato per molto tempo quello di shō shi-i ge. Quando Yorimasa scrisse questa poesia:
のぼるべきたよりなき身は木の下に 椎(四位)をひろひて世をわたるかな 『平家物語』 巻第四 「鵺」
Noborubeki tayorinaki mi wa konoshita ni shī (Shii) wo hiro hite yo wo wataru ka na “Heike monogatari”, quarto volume “Nue”
«Non vi è alcuna possibilità per me di salire sull'albero. Allora, ci cammino intorno e raccolgo le dolci ghiande.»
Kiyomori si accorse del suo forte desiderio di essere elevato a ju san-mi e così lo promosse all’ambito rango. Kiyomori aveva fiducia in Yorimasa perché nel corso degli anni ebbe diversi riconoscimenti.
Anche nei documenti storici veri e propri, la sua promozione a ju san-mi era senza precedenti e, infatti, Kujō Kanezane ne parlò nel suo diario "Gyokuyō":' fatto del tutto insolito'. A quel tempo aveva 74 anni.
Nel novembre del 1179, terzo anno dell’Era Jishō, Yorimasa divenne un prete buddhista lasciando la tenuta e la famiglia al figlio Nakatsuna.

Battaglia di Uji

In questo periodo scoppiò un conflitto tra il regime dei Taira e il governo esercitato da Go-Shirakawa. Nel 1177, primo anno dell’Era Jishō, ebbe luogo la “Cospirazione Shishigatani” e di ciò fu sospettato Go-Shirakawa, imperatore che abdicò aderendo ad un ordine buddhista, ritenuto coinvolto nella ribellione. Poi, nel novembre del 1179, terzo anno dell’Era Jishō, Taira no Kiyomori, in disaccordo con l’imperatore abdicante, trasferì il suo esercito da Fukuhara-kyō a Kyoto, organizzò un colpo di stato, interruppe il regime di Go-Shirakawa e lo fece incarcerare. In seguito, nel febbraio del 1180, quarto anno dell’Era Jishō, Kiyomori costrinse l’Imperatore Takakura ad abdicare e a far salire al trono un bambino di tre anni, l’Imperatore Antoku, figlio dell'Imperatore Takakura e di Taira no Tokuko, figlia di Taira no Kiyomori.
Fu il Principe Mochihito (conosciuto col nome di Principe Takakura e Minamoto Mochimitsu), terzo figlio dell’Imperatore Go-Shirakawa, a non accettare molto volentieri le azioni di Kiyomori. Fu così che divenne il figlio adottivo di Hachijoin Akiko, sorella dell’imperatore abdicante (Go-Shirakawa), come unica possibilità di ottenere la corona, ma l’ascesa al trono dell’Imperatore Antoku vanificò tutte le sue speranze. Yorimasa, allora, studiò un piano per far rovesciare i Taira con l'aiuto del Principe Mochihito.
Secondo l’“Heike monogatari”, Yorimasa decise di schierarsi contro Kiyomori perché Taira no Munemori, terzo figlio di Kiyomori, lo aveva insultato riguardo a uno dei cavalli del figlio primogenito Nakatsuna. Per la sua forte determinazione di guerriero decise di ribellarsi contro i Taira e una notte fece visita al Principe Mochihito nella sua residenza per incoraggiarlo ad opporsi a Kiyomori. Esiste un’altra teoria che afferma che Yorimasa, il quale servì l’Imperatore Konoe e l’Imperatore Nijo, entrambi consanguinei dell’Imperatore Toba, come Ōchi Shōgo (guardia imperiale) per diverse generazioni, non accettò di buon grado come sovrano Takakura e Antoku, che non erano in linea diretta per l'ascesa al trono, e si oppose loro. Inoltre, sempre nell'opera letteraria “Heike monogatari”, in cui vengono chiarite le cause del piano di ribellione di Yorimasa insieme al Principe Mochihito, è scritto che, per il fatto di essersi ribellato il 21 maggio, si fece monaco buddhista al Tempio Mii-dera, che fosse terrorizzato dall'essere catturato dai Taira e che Mochihito cercò di fuggire.
Nell'aprile dello stesso anno, Yorimasa e il Principe Mochihito scrissero un messaggio a tutti i samurai del clan Minamoto e ai principali santuari religiosi e templi di tutto il paese per dichiarare guerra al clan Taira. Il messaggio fu inviato da Minamoto no Yukiie (decimo figlio di Minamoto no Tameyoshi ). Però già nel mese di giugno, il loro piano di insorgere fu scoperto dai Taira che ordinarono ai Kebiishi (polizia imperiale) di arrestare Mochihito, ma loro non si accorsero che tra i poliziotti c’era pure Kanetsuna, figlio di Yorimasa. Ciò indicava che non si erano resi conto che Yorimasa era ancora coinvolto nella rivolta. Mochihito si rifugiò nel Tempio Mii-dera, formalmente chiamato Onjō-ji. Il 21 maggio il clan Taira assaltò il Templio Onjō-ji. Nell'attacco era coinvolto anche il team di Yorimasa. Quella notte, Yorimasa dette fuoco alla sua stessa abitazione ed entrò nel Templio Onjō-ji insieme ai suoi familiari, includendo Nakatsuna e Kanetsuna, per unirsi a Mochihito. Rivelarono chiaramente le loro intenzioni di opporsi ai Taira.
Il loro piano di insorgere prevedeva anche il coinvolgimento dei templi Enryaku-ji e Kōfuku-ji, oltre che quello di Onjō-ji. Tuttavia, l’Enryaku-ji prese una posizione neutrale. Nella notte del 25, allorché le forze ribelli sentirono il pericolo perfino nel Tempio Onjō-ji, Yorimasa si diresse verso il Kōfuku-ji, Nara, insieme al Principe Mochihito, ma quest’ultimo cadde da cavallo durante la ritirata finendo per fermarsi al Byōdō-in per riposare, che era lungo la strada. Fu lì che il grande esercito dei Taira attaccò.
Il giorno seguente la battaglia iniziò. Nonostante i monaci che vivevano nel tempio avessero distrutto il ponte che consentiva l'ingresso alla struttura, le forze del clan Taira riuscirono comunque a conquistarlo. Allora Yorimasa e i suoi guerrieri si barricarono nel Tempio Byōdō-in per contrastare gli attacchi del nemico in modo da permettere al Principe Mochihito di scappare, ma le milizie dei Taira erano di gran lunga più numerose di quelle di Minamoto no Yorimasa. Come risultato quest'ultimo perse la maggior parte dei suoi comandanti e soldati e alcuni dei suoi figli, tra cui Nakatsuna, Munetsuna e Kanetsuna, che morirono nel conflitto o si suicidarono. Alla fine Yorimasa si tolse la vita pure lui con la tecnica del seppuku, in quello che molti storici considerano il secondo caso registrato di suicidio di un samurai di fronte alla sconfitta, con l’assistenza di Watanabe no Tonau lasciandoci la sua “poesia della morte”. Aveva 77 anni. La suddetta poesia è la seguente:
埋もれ 木 の / 花 咲く こと も / な かり し に / 身 の なる 果て ぞ / 悲し かりける
umoregi no / hana saku koto mo / nakarishi ni / mi non naru odio zo / kanashikarikeru
«Come un vecchio albero
d cui si non raccolgono i fiori
triste è stata la mia vita
destinata a non portare alcun frutto»
Mochihito, che era riuscito a scappare, venne raggiunto e ucciso. L'alleanza tra Mochihito e Yorimasa fu un fallimento su tutti i fronti, le conseguenze del messaggio, scritto dal principe, suscitarono un grande scalpore. Infatti, Minamoto no Yoritomo, Minamoto no Yoshinaka e altri membri del clan Minamoto, insieme a molti templi, si unirono alla rivolta, che portò alla Guerra Genpei e alla successiva sconfitta e distruzione del clan Taira.
Minamoto no Hirotsuna, il figlio più giovane di Yorimasa, e Minamoto no Aritsuna e Minamoto no Naritsuna, figli di Nakatsuna, sopravvissero alla serie di scontri perché si trovavano nella provincia di Izu e si unirono all’esercito di Minamoto no Yoritomo che si scontrò con i Taira a Izu.

Carriera

※ Calendario basato su quello giapponese antico.
  • Secondo anno dell’Era Hōgen (1136)
    • 17 aprile: nominato Ciambellano.
    • 13 giugno: conferimento della carica di Jugoino-ge (uno dei ranghi della nobiltà).
  • Marzo del terzo anno dell’Era Ninpei (1153): concessione di entrare a far parte della corte di Fujiwara no Nariko, conosciuta anche col nome di Bifukumon-in.
  • 22 ottobre del secondo anno dell’Era Kyūju (1155): nominato Hyōgoryo, agente dell’Arsenale.
  • 2 ottobre del terzo anno dell’Era Hōgen (1158): permesso di accedere nella parte più interna della Corte Imperiale.
  • Quarto anno dell’Era Hōgen (1159):
    • 28 gennaio: avanzamento di rango nobiliare a Jūgoijō (stesso rango di quello precedente, ma con grado superiore) e ritiro dalla posizione di Hyōgoryo.
    • 10 dicembre del periodo Heiji: responsabile della provincia di Izu. Sconosciuta la data del suo ritiro.
  • 21 ottobre dell’Era Nin'an o Ninnan (1166): elevamento al rango nobiliare Shōgoige. Abbandono ufficiale della carica di Hyōgoryo, agente dell'Arsenale.
  • 30 gennaio del secondo anno dell’Era Nin'an, denominato anche Ninnan (1167): avanzamento ad altro rango della nobiltà: Jyushiige
  • 20 novembre del terzo anno dell’Era Nin'an (1168): elevamento al rango Jyushiijō (stesso rango del precedente, ma con grado superiore).
  • 14 gennaio del secondo anno dell’Era Kaō (1170): assegnatagli temporaneamente la carica di Signore dell’Ovest della capitale nipponica.
  • 9 dicembre dell’Era Jōan (1171): avanzamento del rango nobiliare a Shōshii. Abbandono della carica di Signore dell’Ovest della capitale.
  • 19 gennaio del terzo anno dell’Era Jōan (1173): nominato Governatore della provincia di Bingo.
  • 5 febbraio del secondo anno dell’Era Angen (1175): riottenuta la carica di Signore dell’Ovest della capitale giapponese continuando altresì ad essere Governatore della provincia di Bingo.
  • 25 dicembre del secondo anno dell’Era Jishō (1178): avanzamento ad altra carica nobiliare: Jyusanmi.
  • 28 novembre del terzo anno dell’Era Jishō (1179): divenuto monaco.
  • 26 maggio del quarto dell’Era Jishō (1180): giorno della sua morte. Nome buddista postumo: Rengeji Kenhō Sawayama no Yoriyuki.

Leggende

Storie dell'Heike Monogatari

Romanzo: Heike monogatari
Nell’opera classica “Heike monogatari” è stata scritta una storia su un mostro chiamato Nue. Secondo questo racconto, l’Imperatore Konoe aveva incubi ogni notte che lo portarono ad ammalarsi. Per guarirlo, Minamoto no Yoshiie, nonché Minamoto no Yorimasa, capo del clan Genji, il quale portava con sé un arco, appena fuori dal palazzo imperiale gridò con tutta la potenza della sua voce: “Minamoto no Yoshiie, governatore di Mustu!”.
In attesa dell’arrivo di un valoroso samurai, fu scelto, all'interno del suo stesso clan, Yorimasa, guerriero dalle eroiche gesta militari. Nel cuore della notte proprio mentre Yorimasa proteggeva il giardino imperiale, da nord-est giunsero nuvoloni neri che portarono con sé il demone Nue, il cui aspetto era composto da diversi parti di animali: la testa di una scimmia, il corpo di un cane procione, le zampe di una tigre e la coda di un serpente. Yorimasa scagliando una freccia col suo arco, e con l’aiuto della katana del suo seguace Ino Hayata, fece cadere dal cielo il mostro. Una volta sconfitto, Yorimasa prese il suo corpo, lo fece in tanti pezzi, li ripose poi in una barca fatta di bambù e li gettò infine nel Mar del Giappone. In seguito a quel fatto l’imperatore si ristabilì in breve tempo.
La leggenda sostiene inoltre che a Yorimasa fu data dalla Corte Imperiale la “Shishiou”, una tachi, offertagli come ricompensa del suo coraggio per aver ucciso il mostro.

Luogo di sepoltura

Il luogo di sepoltura più conosciuto è situato nel Tempio Byōdō-in nella città di Uji (prefettura di Kyoto). Il 26 maggio, giorno della commemorazione di Yorimasa, si celebra la relativa cerimonia religiosa buddhista.
Ve ne sono altri come il Tempio Rengeji (Seki, prefettura di Gifu), dove è stata tramandata le leggenda di Ino Hayata, vassallo di Minamoto no Yorimasa, che seppellì la testa di Yorimasa nelle terre di Minamoto no Kuninao, suo zio. C’è anche il Tempio Yorimasa, situato a Koga nella prefettura di Ibaraki, dove è collocato il suo tumulo (altra leggenda riguardante il luogo dove possa essere sepolta la sua testa); è tradizione credere che il suo servitore, facente parte del clan Shimokobe, onori il padrone. Altra tomba di Yorimasa è posta a Kameoka nella prefettura di Kyoto. Inoltre, non è chiara la relazione stretta tra Yorimasa e la sua tomba collocata nel Tempio Choumyou-ji a Nishiwaki nella prefettura di Hyogo.

Templi scintoisti dedicati a Minamoto no Yorimasa

Ci sono diversi templi nelle province vicine a quella del Kantō. In generale sono dedicati a Minamoto no Yorimasa, come antenato del clan Ōkouchi (ex signore feudale).
  • Tempio Toyoki – città di Toyohashi, prefettura di Aichi
  • Tempio Yorimasa – città di Takasaki, prefettura di Gunma
  • Tempio Yorimasa - città di Koga, prefettura di Ibaraki
  • Tempio Yorimasa – città di Ryūgasaki, prefettura di Ibaraki

Templi in cui si prega Yorimasa

  • Tempio Honkō – città di Ichikawa, prefettura di Chiba

Albero genealogico

Pronipote di Minamoto no Yorimitsu, figlio primogenito di Minamoto no Nakamasa (secondo figlio di Minamoto no Yoritsuna, discendente del clan Minamoto). Appartenente alla ramificazione Tada, successione di Tada no Shō, e a quella di Settsu, prendendo in considerazione il rango, la carica di ufficiale e il fatto di essere il primogenito della famiglia.
  • Padre: Minamoto no Nakamasa – secondo figlio di Minamoto no Yoritsuna
  • Madre: figlia di Fijiwara Tomomi – originaria del rango nobiliare Fujiwara Nanke
  • Fratelli
    • Minamoto no Yoriyuki – fratello minore nato dalla stessa madre. Suicidatosi nel secondo anno dell’Era Hōgen (1157)
    • Minamoto no Mitsushige – Saburo Fukaso. In origine il vero nome era Minamoto no Mitsunobu (Mino Genji), ma successivamente fu adottato come figlio adottivo da Nakamasa.
    • Minamoto no Yasumasa – figlio adottivo di Ikeda Matsusada ereditando il cognome del clan Ikeda. Cambiamento del nome e cognome in Osamu Matsusei. Da bambino possedeva anche i seguenti nomi: Ki no Tomomitsu e Ki no Mochimasa.
    • Hōshōji Donomikawa – moglie di Fujiwara no Tadamichi. Poetessa.
    • Kōgōmiya Mino – dama di corte della principessa Reishi. Poetessa.
    • Moglie di Fujiwara no Tsunesada (carica di Chūnagon, cioè consigliere del secondo rango nella Corte Imperiale)
  • Mogli: Figlia di Minamoto no Masayori – originaria della linea di Minamoto no Mitsumasa, appartenente a Seiwa Genji (uno dei rami del clan Minamoto). Nella realtà la moglie di Yorimasa è la nipote di Masayori, non la figlia.
    • Minamoto no Nakatsuna – figlio legittimo di Yorimasa. Poeta. Morto insieme al padre nella Battaglia di Uji.
    • Nijōin no Sanuki – poetessa. Moglie di Fujiwara no Shigeyori, (componente del Ministero della Casa Imperiale), parte della famiglia Hamuroke.
  • Concubina: Ayame no Mae – luogo di nascita a Izunagaoka Kona. Originariamente era la moglie di Tobain. Ha avuto due figli con Yorimasa. Dopo la Ribellione di Heiji, fuggì nel distretto di Kamo in provincia di Aki dove si fece monaca e lì morì.
  • Madre biologica: sconosciuta
    • Minamoto no Yorikane – gokenin (samurai di basso livello presso lo shogunato Kamakura) con la carica di Ōuchi Shugo, difensore del Palazzo Imperiale.
    • Minamoto no Hirotsuna – figlio più giovane di Yorimasa. Gokenin (samurai di basso livello presso lo shogunato Kamakura).
    • Minamoto no Yoritaka – Ajari, maestro nel Buddhismo esoterico
    • Minamoto no Mikoto – Ajari, maestro nel Buddhismo esoterico
    • Figlia: moglie di Fujiwara no Takayasu, con la carica di Ukyou no daibu e componente della famiglia Shijyōke.
    • Figlia: moglie di Fujiwara no Kenjō, il quale fu nominato Taikōtaigōgū-ken daishin e appartenente al sottogruppo Kanjuji, ramo Hokke, uno dei principali del clan Fujiwara.
    • Figlia: moglie di Murakami Tsunenari – Ministro di Centro e componente della famiglia Shina no Murakami.
  • Figli adottivi
    • Minamoto no Kunimasa – figlio di Minamoto no Kuninao (zio). Discendente della famiglia Yamagata.
    • Minamoto no Muneyori – figlio di Minamoto no Yoriyuki (fratello minore). Discendente della famiglia Oguni.
    • Minamoto no Masatsuna – figlio di Minamoto no Yoriyuki (fratello minore).
    • Minamoto no Kanetsuna - figlio di Minamoto no Yoriyuki (fratello minore). Morto in battaglia insieme a Yorimasa nella Battaglia di Uji.
    • Minamoto no Nakaie – figlio legittimo di Minamoto no Yoshikata. Morto in battaglia insieme a Yorimasa nella Battaglia di Uji.
  • Cugini
    • Minamoto no Yukikuni – in successione del sottogruppo Tada del ramo Settsu, il quale apparteneva a quello del clan Minamoto.
    • Fujiwara no Akinori – figlia di Minamoto no Moriko (zia da parte di padre). Discendente del clan Uesugi
    • Fujiwara no Norisue – cugino da parte di madre.

Vassalli

Su Yorimasa si conoscono varie informazioni riguardanti i suoi vassalli. In una di queste si afferma che Yorimasa ebbe come quartiere generale un’area vicino a Watanabe nella provincia di Settsu (zone nei pressi dell’attuale Osaka, prefettura di Osaka), mentre la famiglia dello zio di Yorimasa ereditò il territorio di Tada no shō, il centro del ramo Settsu. Inoltre, è noto il fatto che il clan Watanabe, gruppo di samurai che si formarono nella stessa zona, a Watanabe, servì Minamoto no Yorimasa come la più importante famiglia di vassalli. Si è venuti a conoscenza altresì che il clan Shimokobe, che costruì la residenza Shimokobe-no-sho nel feudo Hachijo-in, nella provincia di Shimōsa, servì pure Yorimasa con la stessa qualifica.
Riguardo ai suoi rapporti con il clan Shimokobe, definito come una famiglia di samurai proveniente dalla parte orientale del Giappone, si ritiene che la relazione tra padrone e servitore fosse iniziata dalla fondazione di Shimokobe-no-sho dopo che Yorimasa si era recato nella provincia di Shimōsa insieme al padre Nakamasa nominato Shimōsa no Kami (Governatore della provincia di Shimōsa).

Discendenti

  • Clan Shimotsuma
    Nella famiglia Shimotsuma sono presenti i discendenti dei figli maggiori: il figlio ed erede di Minamoto no Nakatsuna e il figlio e il successore di Minamoto no Munetsuka. Il clan Shimotsuma ha servito il Tempio Hongan-ji come la principale famiglia di vassallii e ha avuto un ruolo fondamentale nella rivolta contro la setta Ikko nell’epoca Sengoku; poi nel periodo Edo Shigetoshi Ikeda, uno dei discendenti del clan Shimotsuma, ha ottenuto dalla propria famiglia diecimila koku e conseguentemente divenne daimyō.
  • Clan Oikawa
    Oikawa Naritsuna, nipote di Yorimasa, è conosciuto come Izu-kanja Naritsuna o Saemon-no-jo Moritsuna, che è il fratello minore di Mianmoto no Munetsuna e di Minamoto no Aritsuna. Naritsuna era in possesso della villa padronale Oikawa a Kinosaki, distretto situato nella provincia di Tajima, e da quel momento ha cominciato a usare, come nome per il suo clan, Oikawa. Inoltre, anche Minamoto no Masatsugu, fratellastro di Minamoto no Nakatsuna (da parte di madre), da allora ha iniziato a utilizzare lo stesso nome Oikawa, quindi si sono formati due clan che avevano lo stesso nome.
  • Clan Ōta e Clan Kajiwara
    I discendenti del figlio più giovane di Minamoto no Hitrotsuna fanno parte del clan Ōta. Tra i discendenti Ōta si possono trovare Ōta Sukeie, nipote di Ōta Dōkan il quale ha servito la famiglia Ōgigayatsu Uesugii-ke, e suo figlio Ōta Sukeyori. Fra i figli di Sukeyori vi sono Ōta Sukeaki e Ōta Sukemasa. Sono presenti perfino: Ōta Ujisuke, primogenito di Ōta Sukemasa, e Kajiwara Masakage, secondogenito. Oltre a ciò, si aggiungono alla discendenza: Ōta Sukemoto, che divenne un Rōjū (funzionario governativo con il grado più alto) dello shogunato Edo, e Ōta Seizaemon, capo dei servitori del clan Mito.
  • Clan Ōkōchi
    Akitsuna, figlio di Minamoto no Kanetsuna (figlio adottivo di Minamoto no Yorimasa), ha iniziato a usare il nome Ōkōchi. Nel periodo Edo Matsudaira Nobutsuna ha preso il soprannome di Chie-Izu per il suo ingegno.
  • Clan Inoko
    I fratelli Inoko Hyōsuke e Inoko Kazutoki, comandanti militari, nell’epoca Sengoku hanno affermato di essere discendenti di Yorimasa.
  • Clan Baba
    Anche il clan Baba, che ha generato Baba Nobuharu, uno dei quattro saggi vassalli di Takeda Shingen della provincia di Kai, oggigiorno è diventata la prefettura di Yamanashi, pare che discenda da Yorimasa.