Il bonbori (ぼんぼり・雪洞)
è un tipo di lampada di carta giapponese, normalmente di profilo
esagonale ed utilizzata nelle festività. Può pendere da un filo o
da un piolo. Famoso è il Bonbori Festival (ぼんぼり祭り
Bonbori Matsuri),
tenuto annualmente al Tsurugaoka Hachiman-gū in Kamakura, Kanagawa.
Gli artisti dipingono all'incirca quattrocento bonbori, eretti
per l'occasione sul suolo del santuario.
lunedì 7 settembre 2015
domenica 6 settembre 2015
Daba
Il termine daba è riferito alla
tradizionale religione dei mosuo, detti anche moso, un piccolo gruppo
etnico i cui membri vivono in alcuni villaggi montani ai confini tra
le province cinesi dello Yunnan e del Sichuan e della Regione
Autonoma del Tibet, in particolare lungo le rive del lago Lugu. Il
termine è anche riferito ai sacerdoti/sciamani di questa religione,
i quali, oltre a celebrarne i riti e le cerimonie, sono addetti alla
conservazione della tradizione orale dei mosuo tramandata da secoli,
visto che la loro lingua non possiede alcun sistema di scrittura. Il
daba è considerato parte dell'animismo.
Sebbene il popolo mosuo abbia adottato
come fede anche il buddhismo tibetano, la religione daba racchiude la
maggior parte del patrimonio culturale e storico del popolo. La
tradizione orale che si tramanda per mezzo dei sacerdoti daba si basa
infatti sulla storia e cultura dell'etnia. La limitazione imposta
dalle autorità cinesi all'attività di formazione di nuovi daba,
considerandoli un'antiquata forma di superstizione, portò a una
drastica riduzione del loro numero. Dopo l'abolizione di tali
limitazioni, i mosuo si sono organizzati per istruire i giovani dei
villaggi a diventare daba per garantire che si continui a tramandarne
le tradizioni. Per lo stesso motivo, è stato inoltre dato il via a
un progetto per creare un sistema di scrittura della lingua che
richiede tempi lunghi di attuazione.
È stato ipotizzato che il daba abbia
elementi in comune con il dongba, del quale sarebbe più antico, la
religione tradizionale dei vicini Naxi. La fede daba non si è data
una struttura organizzativa e non ha monasteri, buona parte delle
cerimonie si basa sulla recitazione di alcune dozzine di sutra, tra i
quali quello auspicale chiamato libro per il conteggio dei giorni,
che contiene 32 pittografie primitive.
Nel corso dei secoli, la religione daba
ha assorbito l'influenza del buddhismo tibetano, che secondo fonti
cinesi è arrivato tra i mosuo nel periodo compreso tra la fine della
dinastia Song (960-1279) e l'inizio della dinastia Yuan (1271-1368).
Ma la scuola buddhista tibetana diventata più importante nella
cultura popolare è quella del movimento gelugpa, introdotta nella
regione dei mosuo nel periodo della dinastia Qing (1644-1911) e
supportata da capi-villaggio locali. Le due religioni si integrarono
e sono considerate compatibili tra loro.
Sebbene il buddhismo sia arrivato a
dominare la vita religiosa dei mosuo, il sacerdote daba ne
rappresenta l'anima tradizionale e conserva grande importanza per la
lotta agli spiriti maligni. Tra le sue prerogative vi sono la cura
dei malati, le cerimonie di sacrifico degli animali e il largo
consumo di vino. Ai funerali presenziano sia i monaci buddhisti, che
presiedono alla cremazione, che i sacerdoti daba, incaricati di
indirizzare l'anima del defunto a Seba'anawa, il paradiso degli
antenati mosuo.
Malgrado la società mosuo sia
organizzata secondo un sistema matrilineare, in ambito religioso le
donne si limitano a fare le offerte agli altari della casa dedicati
agli antenati o agli dei, mentre sia i monaci buddhisti che i
sacerdoti daba sono esclusivamente uomini. L'etichetta mosuo vuole
che ci si prostri tre volte quando si incontra un daba.
sabato 5 settembre 2015
Bonseki
Il Bonseki (盆石)
(letteralmente, rocce su vassoio) è l'antica arte giapponese
di creare giardini in miniatura su vassoi di lacca nera adoperando
sabbia bianca, sassi, e piccole rocce. Per la creazione dei Bonseki
si utilizzano strumenti delicati come piume, piccole scope, setacci,
cucchiai e ramoscelli. I vassoi possono essere ovali o rettangolari,
di dimensioni variabili da una trentina di centimetri quadrati fino
ad un massimo di 200 x 150 centimetri (i più comuni sono di 60 x
35). I vassoi ovali hanno solitamente un bordo lievemente rialzato
mentre quelli rettangolari ne sono di solito privi.
Le miniature Bonseki rappresentano
spesso paesaggi montani, marini, o giardini. Piccoli sassi o rocce
vengono usate per rappresentare montagne, linee costiere o isole
rocciose su cui si frangono le onde del mare. Strutture in miniatura,
generalmente di rame dipinto, vengono spesso inserite nel Bonseki per
realizzare case, templi, ponti e simili.
I Bonseki sono in genere temporanei.
Talvolta, usando particolari tecniche, un Bonseki può essere reso
permanente. Si parla in questo casi di Bonga ("Pittura su
vassoio") e Suna-e ("Pittura su sabbia").
Storia del Bonseki
Le origini del Bonseki sono piuttosto
nebulose ma si ritiene che l'Imperatore Temmu, che regnò durante la
metà del VII secolo d.C., facesse uso delle tecniche Bonseki per
rappresentare panorami e oggetti presenti in natura. Si ritiene
altresì che alcuni giardini di Kyoto furono progettati mediante il
ricorso al Bonseki come plastico in miniatura del costruendo
giardino.
Il saggio del 1300 circa, Sonetto su
un giardino panoramico in miniatura, del monaco Zen giapponese
Kokan Shiren, sottolinea i principi estetici su cui si basano
l'architettura sia del giardino in miniatura Bonseki che di quelli a
grandezza naturale.
Sotto lo Shogun esteta Ashikaga
Yoshimasa (1443-1490), il Bonseki divenne popolare tra i membri
dell'aristocrazia. Un secolo dopo, Sen no Rikyu, il famoso maestro
della Cerimonia del Tè, praticava il Bonseki ed uno dei suoi
studenti, Hosokawa Sansai, fondò una scuola dedicata al Bonseki con
tecniche ben precise.
Il Periodo Edo (1603-1867) vide nascere
molte scuole Bonseki di pari passo al crescere della sua popolarità.
Il Bonseki era particolarmente popolare tra molte donne della corte
Shogunale dell'antica Tokyo.
Con la restaurazione della regola
Imperiale, il Bonseki declinò rapidamente con la crescita e
l'affermazione del modernismo e della cultura occidentali.
Rinascita del Bonseki
Di recente, il Bonseki ha goduto della
rinascita di una certa popolarità di pari passo alla nascita di
nuovi gruppi aderenti alla scuola Hosokawa, conservando al contempo
la sua tradizionale eleganza. Uno di questo gruppi è il Tokyo
Kuyo-Kai della Scuola Hosokawa. Il Tokyo Kuyo-Kai è un gruppo di
studenti degli ex direttori della Scuola Hosokawa.
Secondo il gruppo Tokyo Kuyo-Kai,
oggetto del Bonseki non è il completamento della scena in sé, né
la sua preservazione. Il Tokyo Kuyo-Kai afferma: "L'importanza
del Bonseki sta nel sentimento di pace e nella soddisfazione che
deriva dalla creazione della scena Bonseki e non nel risultato del
lavoro".
venerdì 4 settembre 2015
Bushin
Per Bu Shin, (武心)
in Giappone si intende uno stile di vita e una filosofia attraverso
le quali si cerca la pace, in cui l'abilità del combattimento è
orientata al mantenimento della pace. La tradizione delle scuole
giapponesi di questa arte marziale, e/o, filosofia, indica che per
acquisire il Bu Shin è necessario praticare il Bu Jutsu ed il
Seishin, ovvero le Arti della difesa, e l'elevazione del
proprio spirito.
L'etimologia della parola Bu Shin è
insita negli stessi kanji. Infatti la prima sillaba (Bu 武),
è formata da due ideogrammi: Hoko (戈),
il cui significato è "lancia" o "alabarda", e
Tomeru (止), che sta per
"fermare", "arrestare". Quindi letteralmente il
significato della parola Bu Shin è: "fermare le lance",
ossia cessare le ostilità.
Attraverso la rigorosa pratica della
tecnica del Bu Jutsu (武術),
dovuta principalmente a ciò che al giorno d'oggi consideriamo
"difesa personale", si acquisisce fiducia in se stessi, si
accresce il proprio livello di attenzione, prendendo coscienza dei
propri limiti e punti di forza, migliorando la propria forza fisica,
l'agilità, l'intelligenza del movimento, la salute, ma soprattutto
la personale abilità nel difendersi, abilità che contribuisce,
qualora l'avessimo, della paura del contatto con il prossimo.
Il Seishin (精神)
rappresenta invece l'evoluzione della mente e dello spirito,
attraverso la pratica della verità e della correttezza, ma ad un
livello maggiore alla sola coltivazione di una morale e di un'etica
che rendono possibile la pacifica convivenza tra individui. Il Seishi
è di fatto una forma di religione, dove l'adepto cerca da sempre le
risposte fondamentali della propria esistenza. Infatti in kanji Shin
(神) sta anche a significare il
Divino, Dio.
giovedì 3 settembre 2015
Lo Shaolin del Giappone
mercoledì 2 settembre 2015
Calendario giapponese
Il calendario giapponese, noto
anche come calendario Wareki (和暦),
era il calendario in uso in Giappone fino al 1873, quando con la
restaurazione Meiji fu introdotto il calendario gregoriano. Tale
calendario era lunisolare ed era adattato dal calendario cinese e
prevedeva una settimana (Rokuyo) di sei giorni: Taian, Butsumetsu,
Senpu, Tomobiki, Shakko e Sensho. Attualmente di questo calendario
viene usata soltanto la suddivisione in ere e conseguentemente la
numerazione degli anni.
Le ere
Il calendario giapponese riconosce
un'era per ciascun regno di un imperatore. L'era corrente è
l'era Heisei (平成),
iniziata nell'anno 1989 del calendario gregoriano: l'anno 2001 del
calendario gregoriano, ad esempio, corrisponde all'anno 平成
13 del calendario giapponese. Il primo anno di un'era,
inoltre, viene denominato gannen (元年).
Pertanto, l'anno 1989 del calendario gregoriano era l'anno 平成
元年 del calendario giapponese.
L'anno 1 di ogni era va dal giorno
dell'insediamento del nuovo imperatore fino alla fine dell'anno,
mentre l'ultimo anno va dal 1º gennaio fino al giorno della morte
dell'imperatore. Perciò il primo e l'ultimo anno di ogni era sono
generalmente più corti.
L'attuale imperatore Akihito (明仁)
è salito al trono l'8 gennaio del 1989, che è diventato il primo
anno d'Heisei (平成元年).
Dunque il 2016 è l'anno Heisei 28 - 1989.
L'era precedente è stata l'era "Showa"
(昭和), durante il regno
dell'imperatore Hirohito (裕仁).
Poiché Hirohito morì il 7 gennaio 1989, i primi sette giorni del
1989 appartengono all'anno Showa 64 e i restanti giorni del 1989
all'anno Heisei 1.
L'anno imperiale
Con l'introduzione del calendario
gregoriano, per volontà dell'imperatore Meiji venne anche introdotto
il computo degli anni noto come anno imperiale (皇紀
kōki)
(a volte anche detto kigen 紀元),
che partiva dalla fondazione dell'impero avvenuta tradizionalmente
nel 660 a.C. a opera del leggendario imperatore Jinmu. L'anno
imperiale non sostituiva quello dell'era, ma si affiancava ad esso.
Per l'anno imperiale 2600,
corrispondente al 1940, erano previste una serie di grandi
celebrazioni culminanti nei Giochi della XII Olimpiade, ma lo scoppio
della seconda guerra sino-giapponese e poi della seconda guerra
mondiale ne causarono l'annullamento.
Dopo la guerra, con l'occupazione
alleata, il computo venne definitivamente abolito nel 1948.
Le stagioni
Nome italiano
|
Nome giapponese
|
Trascrizione in caratteri latini
|
Date limite tradizionali
|
---|---|---|---|
Primavera |
春
|
haru
|
5 febbraio – 6 maggio
|
Estate
|
夏
|
natsu
|
7 maggio – 8 agosto
|
Autunno
|
秋
|
aki
|
9 agosto – 7 novembre
|
Inverno
|
冬
|
fuyu
|
8 novembre – 4 febbraio
|
I mesi
Nel calendario lunisolare giapponese
ogni mese aveva un nome proprio che identificava tradizioni agricole,
culturali o religiose del periodo a cui si riferiva, in maniera
equivalente al calendario rivoluzionario francese. Questi nomi sono
caduti in disuso nella lingua quotidiana, ma vengono tuttora
utilizzati in campo poetico;
il nome tradizionale del dodicesimo mese, Shiwasu, è invece
tuttora di uso comune.
I nomi dei moderni mesi giapponesi tradotti letteralmente
risultano come primo mese, secondo mese e così via: al
numero corrispondente viene aggiunto il suffisso 月
(-gatsu, "mese").
Per via del diverso sistema del calendario gregoriano e di quello giapponese, rispettivamente solare e lunare, i vecchi mesi giapponesi sono sfalsati rispetto ai mesi gregoriani: il primo mese del calendario giapponese era Mutsuki.
Nome tradizionale giapponese
|
Nome comune giapponese
|
Nome italiano
|
---|---|---|
Mutsuki (睦月
"Mese dell'affetto")
|
二月 (nigatsu)
|
Febbraio
|
Kisaragi (如月
"Mese migliore")
o Kinusaragi (衣更着
"Cambio dei
vestiti") |
三月 (sangatsu)
|
Marzo
|
Yayoi (弥生
"Vita nuova")
|
四月 (shigatsu)
|
Aprile
|
Uzuki (卯月
"Mese u-no-hana")
Lo u-no-hana (卯の花)
è un fiore del genere Deutzia.
|
五月 (gogatsu)
|
Maggio
|
Satsuki (皐月
"Mese
dell'inondazione dei campi") o Sanaetsuki (早苗月
"Mese della semina
precoce del riso")
|
六月 (rokugatsu)
|
Giugno
|
Minazuki (水無月
"Mese senz'acqua")
Si intende "senz'acqua" rispetto al precedente mese,
che è invece caratterizzato da piogge torrenziali.
|
七月 (shichigatsu)
|
Luglio
|
Fumizuki (文月
"Mese della
cultura")
|
八月 (hachigatsu)
|
Agosto
|
Hazuki (葉月
"Mese delle foglie")
In giapponese antico era chiamato 葉落ち月
(Haochizuki, o "Mese delle foglie che cadono").
|
九月 (kugatsu)
|
Settembre
|
Nagatsuki (長月
"Mese lungo")
|
十月 (jūgatsu)
|
Ottobre
|
Kannazuki (神無月
"Mese senza
divinità")
Si riferisce al fatto che durante questo mese tutte le divinità
Shinto lasciano i loro templi e si riuniscono al Santuario di
Izumo: nel resto del Paese, quindi, non ci sono divinità.
|
十一月 (jūichigatsu)
|
Novembre
|
Shimotsuki (霜月
"Mese del gelo")
|
十二月 (jūnigatsu)
|
Dicembre
|
Shiwasu (師走
"La corsa del
sacerdote").
Si riferisce ai molti impegni dei sacerdoti per la preparazione
della festività del nuovo anno.
|
一月 (ichigatsu)
|
Gennaio
|
Suddivisioni del mese
In Giappone si usa una settimana
allineata con quella del calendario europeo. La settimana con i sette
nomi dei giorni tratti dal sistema latino fu introdotta in Giappone
attorno all'anno 800 d.c., assieme al calendario buddhista. Fino al
1876 tale sistema fu però sostanzialmente usato solo per fini
astrologici.
I nomi dei giorni, che derivano da
quelli dei pianeti visibili ad occhio nudo, furono in Giappone
collegati ai cinque elementi della cultura cinese classica (metallo,
legno, acqua, fuoco e terra) nonché alla luna e al sole (yin e
yang).
Nome giapponese
|
Trascrizione in caratteri latini
|
Elemento
|
Nome italiano
|
---|---|---|---|
日曜日 |
nichiyōbi |
Sole |
Domenica
|
月曜日 |
getsuyōbi |
Luna |
Lunedì
|
火曜日 |
kayōbi |
Fuoco (Marte) |
Martedì
|
水曜日 |
suiyōbi |
Acqua (Mercurio) |
Mercoledì
|
木曜日 |
mokuyōbi |
Legno/Albero (Giove) |
Giovedì
|
金曜日 |
kin'yōbi |
Metallo/Oro (Venere) |
Venerdì
|
土曜日 |
doyōbi |
Terra (Saturno) |
Sabato
|
Giorni del mese
Ogni giorno del mese ha un nome
costruito in modo semi-sistematico. Fino a 10 viene generalmente
usato il kun (numerale originariamente giapponese), sopra il
10 l'on (numerale derivato dal cinese), ma esistono alcune
eccezioni. La tabella che segue riporta i nomi dei giorni costruiti
con i numerali tradizionali, ma anche l'uso del numerali arabi (1日,
2日, 3日,
etc.) è molto diffuso nella vita di tutti i giorni, tanto da essere
quasi divenuta la norma.
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martedì 1 settembre 2015
Carpa koi
La carpa koi (鲤)
più specificamente nishikigoi (锦鲤
pron. niscichigoi,
letteralmente "carpa broccata") o carpa
giapponese, è la varietà ornamentale addomesticata della carpa
comune (Cyprinus carpio). Sono allevate per scopi decorativi
in stagni all'aperto e laghetti da giardino. I colori più comuni
comprendono il bianco, il nero, il rosso, il giallo, il blu e il
color crema.
Storia
Le koi sono state sviluppate dalla
carpa comune in Cina durante la dinastia Jìn. Le prime notizie di
queste carpe (conosciute col nome generico di koi) si hanno a
partire dal V secolo a.C. quando le troviamo utilizzate
nell'acquacoltura. La carpa giunse poi anche in Europa grazie ai
traffici dell'Impero Romano che la diffuse per la prima volta anche
nelle abitazioni e nei giardini privati che disponevano di laghetti e
fontane. La carpa comune è stata introdotta in Giappone attraverso
la Cina nel XV secolo e da qui si iniziò la classificazione e la
produzione di carpe con colorazioni differenti. Le varie tipologie
vennero riunite nel 1914 a Tokyo ove si tenne la prima di una serie
di esposizioni annuali sull'argomento. A questo punto l'interesse per
le koi esplose in tutto il Giappone e poi nel mondo.
Etimologia
La parola koi deriva dal
giapponese, ove significa semplicemente "carpa" e nella
cultura popolare sono simbolo di amore e amicizia. Esse, soprattutto
in occidente, hanno diffuso per questo significato la loro figura in
molti tatuaggi.
Varietà
Le differenti varietà di carpe koi si
distinguono per colorazione, decorazione e qualità delle scaglie. I
principali colori sono bianco, nero, rosso, giallo, blu e crema.
Anche se le varie combinazioni dei colori sono infinite, sono state
identificate dagli studiosi delle categorie sommarie di inquadramento
dei diversi pesci. La categoria più popolare è la Gosanke,
che unisce la varietà Kohaku, Taisho Sanshoku e Showa
Sanshoku.
Attualmente si producono anche nuove
varietà di pesci. La Ghost koi si è sviluppata a partire dagli anni
ottanta del Novecento ed è divenuta molto popolare, soprattutto nel
Regno Unito. Parallelamente vi sono anche degli ibridi di carpa
selvatica e le Ogon koi, che si distinguono per la colorazione
metallica delle scaglie. La Butterfly koi (conosciuta anche col nome
di Longfin koi, o Dragon Carp) è stata anch'essa sviluppata negli
anni ottanta.
Qui di seguito elenchiamo le principali varietà di carpa koi:
- Kōhaku (紅白) Koi dalla pelle bianca, con grandi macchie rosse sul dorso. Il nome significa appunto "rosso e bianco". Essa fu la prima varietà introdotta in Giappone alla fine del XIX secolo.
- Taishō Sanshoku (o Taisho Sanke) (大正三色) Molto simile alla Kohaku ma avente la parte del dorso macchiata di nero sumi (墨). Questa varietà venne creata nel 1914 dall'allevatore Gonzo Hiroi, durante il regno dell'Imperatore Taisho. In occidente, il nome viene spesso abbreviato in "Sanke".
- Shōwa Sanshoku (o Showa Sanke) (昭和三色) È una carpa nera con macchie rosse (hi 赤) e bianche (shiroji 白地). La prima Showa Sanke venne creata nel 1927, durante il regno dell'Imperatore Showa. In occidente il nome viene solitamente abbreviato in "Showa".
- Tanchō (丹頂?) È una carpa bianca con una sola macchia rossa sulla testa. Essa venne prodotta in Giappone perché riprendeva la bandiera nazionale.
- Chagoi. Letteralmente Color the è una carpa dal colore bronzo chiaro con alcune ombreggiature arancio. Famosa per la propria tranquillità, ha una personalità amichevole e raggiunge una grande stazza.
- Asagi (浅葱). Una carpa koi di colore azzurro nella parte superiore, mentre nella parte inferiore i colori possono essere rosso, giallo chiaro oppure crema. La parola giapponese significa letteralmente "verde acqua chiaro".
- Utsurimono (写り者) È una koi nera con macchie bianche, rosse o gialle. Essa è la specie più antica attestata in Giappone anticamente chiamata "con macchie bianche e nere" (黒黄斑 Kuro Ki Han) nel XIX secolo, poi rinominata Ki Utsuri (黄写り) da Elizaburo Hoshino, allevatore di koi nel XX secolo. Le versioni rosse e bianche sono chiamate Hi Utsuri (赤写り) e Shiro Utsuri (白写り) rispettivamente.
- Bekko (鼈甲) È una koi con la pelle bianca, rossa o gialla con macchie nere sumi (墨). Il nome giapponese significa "guscio di tartaruga" e si scrive anche come べっ甲. Le varietà bianca, rossa e gialla sono chiamate Shiro Bekko (白) Aka Bekko (赤) e Ki Bekko (黄) rispettivamente. Da non confondere con l'Utsuri.
- Goshiki (五色) Una koi a tonalità scure (solitamente azzurra) con macchie rosse sul dorso.
- Shūsui (秋翠) Il nome giapponese significa "verde autunnale". La Shusui venne creata nel 1910 da Yoshigoro Akiyama, incrociando la carpa giapponese Asagi con la carpa a specchio tedesca. Il pesce non ha scaglie ad eccezione di una singola linea dorsale che si estende dalla testa alla coda. Il tipo più comune si presenta con una colorazione base chiara con i fianchi rossi o arancio (molto raramente gialli) e la linea di scaglie blu sul dorso.
- Kinginrin (金銀鱗) Una koi con scaglie metalliche. Il nome significa appunto "con scaglie oro e argento" ed è solitamente abbreviato in Ginrin.
- Kawarimono (変わり者) È una delle specie più comuni di koi e si presenta solitamente di colore rosso o arancio con delle macchie bianche.
- Ōgon (黄金) Una koi metallica di un solo colore piuttosto diffusa, le cui varietà solitamente sono oro, platino o arancio. Esistono anche specie color crema ma sono molto rare. La varietà venne creata da Sawata Aoki nel 1946 da una carpa selvatica che aveva catturato nel 1921 incrociata con una koi. Solitamente questa varietà viene incrociata con la Kinginrin per metallizzare le scaglie e rendere quindi il pesce ancora più particolare.
- Kumonryū (九紋竜) La varietà Kumonryu è nera con macchie bianche che ricordano delle code di drago arricciate. Sono note per cambiare colore a seconda delle stagioni nel tentativo di confondersi con l'ambiente circostante.
- Ochiba (落葉) Una koi solitamente azzurro/grigia con macchie color rame, bronzo o giallo. La parola giapponese significa "foglie cadute" in quanto il pesce ricorda delle foglie autunnali cadute nell'acqua.
- Koromo (挙母) Un pesce bianco con macchie blu o nere. Tale varietà crebbe a metà del Novecento per la prima volta dall'incrocio tra una Kohaku ed una Asagi. Alcune varietà hanno delle macchie simili a grappoli d'uva di colore scuro.
- Hikari-moyomono (光模樣者) Una koi con macchie di diverso colore su una base metallica, oppure avente due colori metallici in contemporanea.
- 'Kikokuryu' Versione metallica della Kumonryu.
- 'Kin-Kikokuryu' Versione metallica della Kumonryu sviluppata da Seiki Igarashi nella città di Ojiya.
- Ghost koi, ibrido di Ogon con scaglie metalliche.
- Butterfly koi, ibrido di koi avente delle pinne molto sviluppate che danno al pesce un effetto fluttuante. Il colore varia a seconda delle specie incrociate.
- Doitsu-goi (ドイツ鯉) Originatasi dall'incrocio con carpe tedesche senza scaglie, i tipi più comuni di questa specie hanno una linea unica di scaglie dall'inizio della fronte all'inizio della coda, mentre altre specie presentano una fila di scaglie per ogni fianco per tutta la lunghezza del pesce. Una terza varietà unisce le prime due, mentre una quarta si presenta completamente coperta di scaglie grandi ed è chiamata anche "Armor koi" ovvero "koi armatura" in quanto riprende la forma di un'armatura.
Differenze con il pesce rosso
I pesci rossi sono diffusi in Cina da
un allevamento selettivo della carpa prussiana con variazioni di
colore. Dalla dinastia Song (960 – 1279) si sono create varietà
gialle, arancio, bianche e rosso-bianche, a tal punto che oggi il
pesce rosso (Carassius auratus) e la Carpa prussiana
(Carassius gibelio) sono considerate specie differenti. I pesci rossi
vennero introdotti in Giappone nel XVI secolo ed in Europa giunsero
nel XVII secolo. Il pesce rosso si è quindi sviluppato
parallelamente alla carpa koi sebbene abbia conservato sostanziali
differenze con i pesci rossi.
In generale il pesce rosso tende a
essere più piccolo di una koi ed ha una grande varietà di forme
corporee e pinne differenti. Le koi hanno invece una forma del corpo
precisa ma una grande varietà di colorazioni. Le koi hanno inoltre
dei barbigli prominenti sul labbro inferiore. Molti pesci rossi come
il pesce rosso comune o la varietà cometa o shubunkin hanno
forme corporee e colorazioni simili ai koi a tal punto che sono poco
distinguibili dalle koi più giovani.
Ambiente
La carpa comune è un pesce molto
resistente e anche le koi conservano questo aspetto di specie. Le koi
prediligono temperature tra i 15 e i 25 °C; il loro sistema
immunitario si indebolisce molto al di sotto dei 10 °C.
I colori sgargianti delle koi
costituiscono uno svantaggio nei confronti dei loro predatori
naturali come aironi, gatti e volpi.
Le koi sono pesci onnivori e
solitamente la loro dieta include piselli, lattuga e anguria. Dotate
di una certa memoria, riescono a riconoscere le persone che le
nutrono e il luogo ove solitamente ricevono il cibo a tal punto da
poter essere allenate a prendere il cibo direttamente dalle mani. Il
sistema digestivo delle koi diminuisce durante il periodo invernale e
come tale anche la quantità di cibo ingerita in questa stagione
diminuisce.
Le koi sono anche tra i pesci più
longevi esistenti. Una famosa koi scarlatta chiamata "Hanako"
visse 226 anni (c. 1751 – 7 luglio 1977). L'età delle koi si può
derivare da un'analisi di laboratorio di una scaglia del pesce e per
Hanako questo studio venne fatto nel 1966. Attualmente essa è il
vertebrato più longevo al mondo.
Allevamento
Come la maggior parte dei pesci, le koi
si riproducono attraverso la deposizione di una serie di uova da
parte di una femmina e col successivo passaggio di un maschio per
fecondarle.
In primavera le koi producono migliaia
di uova per ogni singolo pesce che possono essere facilmente separate
dal gruppo da parte degli allevatori di modo da scongiurare il fatto
che altri pesci possano cibarsi di queste uova. La selezione viene
fatta anche in base alle varietà che si vogliono produrre ed alle
differenti richieste.
lunedì 31 agosto 2015
L'arte dei 5 stili
"Attraverso questo stile di pugno, uno può raggiungere lunga vita e mantenere la felicità" - Filosofia del Kajukenbo -
Nato nell'isola di Oahu, Hawaii, alla fine della seconda guerra mondiale, il Kajukembo è un'arte marziale ibrida nata dalla fusione di cinque stili di combattimento.
Il primo fondatore
di questo metodo di autodifesa fu Adriano Emperado, esperto di
Escrima filippino e cintura nera di 5° grado di Kenpo.
Alla fine degli anni quaranta, Emperado, insieme ad altri maestri, istituì la società delle cinture nere (Black Bet society) con lo scopo di confrontare le varie discipline praticate in situazione reali di aggressione per individuare i punti di forza e di debolezza delle diverse specialità. Infatti, il termine Kajukenbo deriva dalle iniziali delle arti marziali dei fondatori di questo sistema ibrido di autodifesa:
Alla fine degli anni quaranta, Emperado, insieme ad altri maestri, istituì la società delle cinture nere (Black Bet society) con lo scopo di confrontare le varie discipline praticate in situazione reali di aggressione per individuare i punti di forza e di debolezza delle diverse specialità. Infatti, il termine Kajukenbo deriva dalle iniziali delle arti marziali dei fondatori di questo sistema ibrido di autodifesa:
- KA, dal Tang So Do Karatè Koreano del Maestro Peter Y.Y. Choo;
- JU, dal Jujitsu e Judo giapponese del Maestro Frank Odonez;
- KEN, dal Kenpo di Emperato Adriano;
- BO, dalla boxe cinese (Sholin Chuan Fa Kung Fu) del Maestro Clarence Chang.
Frank Odozen apportò nel Kajukenbo la
potenziale cedevolezza che caratterizza il Jujitsu; Peter Choo
l'esplosività dei colpi del Karate; Clarence Chang gli attacchi ad
ampio raggio del Kung Fu ed Emperado le tecniche a fuoco rapido e
l'agilità a corta distanza del Kenpo.
Da quest'unione armoniosa nasce la
prima arte marziale degli Stati Uniti, che ebbe inizio con la prima
scuola a Palama e successivamente si espanse nel continente americano
tramite John Leoning, allievo di Emperado.
Il Kajukenbo oltre a essere uno stile
caratterizzato da un duro allenamento, mantiene forti radici nelle
filosofie delle arti che lo compongono. Lo stemma del Kjukenbo è
composto dal:
- Trifoglio Bianco che rappresenta la conoscenza e la limpidezza delle 5 arti marziali;
- Ying e Yang è il duro e il morbido all'interno del Kajukenbo;
- Giunchi verdi sono la scuola e l'organizzazione giovane che cresce nel tempo;
- L'ottagono d'oro simboleggia gli otto Kata e le otto direzioni di attacco e di difesa del Kajukenbo;
- Il cerchio rosso è il C'HI, l'energia interiore;
- Il rosso, il nero e il bianco sono i colori che caratterizzano il Kajukenbo;
- Gli ideogrammi di sinistra significano Stile di pugno, Kenpo mentre a destra abilità, lunga vita.
Il Kajukenbo è un'arte marziale che
addestra i suoi praticanti ad utilizzare le diverse combinazioni di
attacco e di difesa presenti nei diversi stili, come i calci laterali
e le tecniche esplosive del Korea Karate, le parate morbidi del
Kenpo, le tecniche a becco di Gru del Kung Fu e le proiezioni e leve
articolari del Jujitsu.
Questo enorme bagaglio tecnico consente
ad ogni persona, indipendentemente dalla statura, età e sesso, di
aumentare enormemente le proprie possibilità di sopravvivenza ad una
aggressione utilizzando le tecniche che gli consentono maggiormente
di sfruttare la propria forza personale. Una persona agile può
concentrarsi principalmente su tecniche a fuoco rapido e sulla corta
distanza del Kenpo e del Kung Fu, mentre una persona meno veloce può
sfruttare le leve articolari e le proiezioni del Jujitsu e del
Judo.
Oltre al combattimento a mani nude che viene acquisito nei vari esami sostenuti dal praticante fino al raggiungimento della cintura nera, il Kajukenbo si concentra successivamente sull'apprendimento delle tecniche a mano armata. Quest'ultimo allenamento comprende tecniche di difesa da attacchi portati con coltelli e bastone e l'utilizzo stesso del bastone impiegato nell'Escrima filippino. L'ultima prova da superare per ambire alla cintura nera è la prova del cerchio, che consiste in un combattimento simultaneo con più opponenti allo scopo di simulare una tipica aggressione da strada.
L'immediatezza, la flessibilità e l'efficacia delle tecniche di Kajukenbo hanno favorito la diffusione di quest'arte di autodifesa di origine Americana in tutto il mondo.
Oltre al combattimento a mani nude che viene acquisito nei vari esami sostenuti dal praticante fino al raggiungimento della cintura nera, il Kajukenbo si concentra successivamente sull'apprendimento delle tecniche a mano armata. Quest'ultimo allenamento comprende tecniche di difesa da attacchi portati con coltelli e bastone e l'utilizzo stesso del bastone impiegato nell'Escrima filippino. L'ultima prova da superare per ambire alla cintura nera è la prova del cerchio, che consiste in un combattimento simultaneo con più opponenti allo scopo di simulare una tipica aggressione da strada.
L'immediatezza, la flessibilità e l'efficacia delle tecniche di Kajukenbo hanno favorito la diffusione di quest'arte di autodifesa di origine Americana in tutto il mondo.
domenica 30 agosto 2015
Chapatsu
Il chapatsu (チャパツ,
letteralmente capelli
castani), è una
moda in voga tra gli adolescenti giapponesi che consiste nel
decolorarsi (e talvolta tingersi) i capelli con uno stile
particolare.
Questa moda ha iniziato a diffondersi a
Tokyo nella prima metà degli anni novanta anche se la parola non è
comparsa nel Kōjien (uno dei dizionari giapponesi più
autorevoli) fino al 1998. La pratica è inizialmente diventata
popolare soltanto tra le adolescenti che cercavano di accentuare la
pelle abbronzata, ribellandosi ai canoni tradizionali di bellezza, ma
è velocemente passata ad essere una moda mainstream e quindi comune
tra tutti gli adolescenti e giovani che seguono la moda.
Attualmente questa pratica sta
decadendo, molto probabilmente perché ha perso la connotazione di
"ribellione".
sabato 29 agosto 2015
Chonmage
Il chonmage (丁髷
o
丁髷
o
ちょんまげ)
è un tipo di acconciatura tradizionale giapponese per uomo. È più
comunemente associata con il periodo Edo e con i samurai e, in tempi
recenti, con i lottatori di sumo. Originariamente era un metodo
utilizzato dai samurai per mantenere stabile l'elmo in battaglia,
divenendo in seguito uno status symbol nella società giapponese.
Il chonmage tradizionale del
periodo Edo si caratterizzava per un taglio che lasciava rasata la
fronte con i rimanenti capelli che, lunghi, venivano unti e legati a
formare una piccola coda di cavallo che si ripiegava sulla sommità
della testa con il ciuffo caratteristico.
Al giorno d'oggi gli unici rimasti a
portare il chonmage sono i lottatori di sumo. Questo stile di
chonmage è leggermente differente, in quanto la fronte non è
più rasata, e i capelli possono essere appiattiti in questa regione
per consentire al ciuffo di poggiarsi più ordinatamente.
I lottatori di sumo sekitori
possono, in certe occasioni, acconciare i propri capelli con un
ciuffo più elaborato che prende il nome di oicho o stile a
foglia di ginkgo, in cui la parte terminale del ciuffo si
apre formando un semicerchio. Data l'unicità dello stile, la Sumo
Association impiega parrucchieri specializzati chiamati tokoyama
per tagliare e pettinare i capelli dei rikishi.
Il chonmage ha una tale importanza simbolica nel sumo che
l'atto del tagliare il ciuffo è un momento cruciale nella cerimonia
del ritiro di un lottatore.
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