lunedì 7 settembre 2015

Bonbori

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Il bonbori (ぼんぼり・雪洞) è un tipo di lampada di carta giapponese, normalmente di profilo esagonale ed utilizzata nelle festività. Può pendere da un filo o da un piolo. Famoso è il Bonbori Festival (ぼんぼり祭り Bonbori Matsuri), tenuto annualmente al Tsurugaoka Hachiman-gū in Kamakura, Kanagawa. Gli artisti dipingono all'incirca quattrocento bonbori, eretti per l'occasione sul suolo del santuario.

domenica 6 settembre 2015

Daba

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Il termine daba è riferito alla tradizionale religione dei mosuo, detti anche moso, un piccolo gruppo etnico i cui membri vivono in alcuni villaggi montani ai confini tra le province cinesi dello Yunnan e del Sichuan e della Regione Autonoma del Tibet, in particolare lungo le rive del lago Lugu. Il termine è anche riferito ai sacerdoti/sciamani di questa religione, i quali, oltre a celebrarne i riti e le cerimonie, sono addetti alla conservazione della tradizione orale dei mosuo tramandata da secoli, visto che la loro lingua non possiede alcun sistema di scrittura. Il daba è considerato parte dell'animismo.
Sebbene il popolo mosuo abbia adottato come fede anche il buddhismo tibetano, la religione daba racchiude la maggior parte del patrimonio culturale e storico del popolo. La tradizione orale che si tramanda per mezzo dei sacerdoti daba si basa infatti sulla storia e cultura dell'etnia. La limitazione imposta dalle autorità cinesi all'attività di formazione di nuovi daba, considerandoli un'antiquata forma di superstizione, portò a una drastica riduzione del loro numero. Dopo l'abolizione di tali limitazioni, i mosuo si sono organizzati per istruire i giovani dei villaggi a diventare daba per garantire che si continui a tramandarne le tradizioni. Per lo stesso motivo, è stato inoltre dato il via a un progetto per creare un sistema di scrittura della lingua che richiede tempi lunghi di attuazione.
È stato ipotizzato che il daba abbia elementi in comune con il dongba, del quale sarebbe più antico, la religione tradizionale dei vicini Naxi. La fede daba non si è data una struttura organizzativa e non ha monasteri, buona parte delle cerimonie si basa sulla recitazione di alcune dozzine di sutra, tra i quali quello auspicale chiamato libro per il conteggio dei giorni, che contiene 32 pittografie primitive.
Nel corso dei secoli, la religione daba ha assorbito l'influenza del buddhismo tibetano, che secondo fonti cinesi è arrivato tra i mosuo nel periodo compreso tra la fine della dinastia Song (960-1279) e l'inizio della dinastia Yuan (1271-1368). Ma la scuola buddhista tibetana diventata più importante nella cultura popolare è quella del movimento gelugpa, introdotta nella regione dei mosuo nel periodo della dinastia Qing (1644-1911) e supportata da capi-villaggio locali. Le due religioni si integrarono e sono considerate compatibili tra loro.
Sebbene il buddhismo sia arrivato a dominare la vita religiosa dei mosuo, il sacerdote daba ne rappresenta l'anima tradizionale e conserva grande importanza per la lotta agli spiriti maligni. Tra le sue prerogative vi sono la cura dei malati, le cerimonie di sacrifico degli animali e il largo consumo di vino. Ai funerali presenziano sia i monaci buddhisti, che presiedono alla cremazione, che i sacerdoti daba, incaricati di indirizzare l'anima del defunto a Seba'anawa, il paradiso degli antenati mosuo.
Malgrado la società mosuo sia organizzata secondo un sistema matrilineare, in ambito religioso le donne si limitano a fare le offerte agli altari della casa dedicati agli antenati o agli dei, mentre sia i monaci buddhisti che i sacerdoti daba sono esclusivamente uomini. L'etichetta mosuo vuole che ci si prostri tre volte quando si incontra un daba.

sabato 5 settembre 2015

Bonseki

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Il Bonseki (盆石) (letteralmente, rocce su vassoio) è l'antica arte giapponese di creare giardini in miniatura su vassoi di lacca nera adoperando sabbia bianca, sassi, e piccole rocce. Per la creazione dei Bonseki si utilizzano strumenti delicati come piume, piccole scope, setacci, cucchiai e ramoscelli. I vassoi possono essere ovali o rettangolari, di dimensioni variabili da una trentina di centimetri quadrati fino ad un massimo di 200 x 150 centimetri (i più comuni sono di 60 x 35). I vassoi ovali hanno solitamente un bordo lievemente rialzato mentre quelli rettangolari ne sono di solito privi.
Le miniature Bonseki rappresentano spesso paesaggi montani, marini, o giardini. Piccoli sassi o rocce vengono usate per rappresentare montagne, linee costiere o isole rocciose su cui si frangono le onde del mare. Strutture in miniatura, generalmente di rame dipinto, vengono spesso inserite nel Bonseki per realizzare case, templi, ponti e simili.
I Bonseki sono in genere temporanei. Talvolta, usando particolari tecniche, un Bonseki può essere reso permanente. Si parla in questo casi di Bonga ("Pittura su vassoio") e Suna-e ("Pittura su sabbia").

Storia del Bonseki

Le origini del Bonseki sono piuttosto nebulose ma si ritiene che l'Imperatore Temmu, che regnò durante la metà del VII secolo d.C., facesse uso delle tecniche Bonseki per rappresentare panorami e oggetti presenti in natura. Si ritiene altresì che alcuni giardini di Kyoto furono progettati mediante il ricorso al Bonseki come plastico in miniatura del costruendo giardino.
Il saggio del 1300 circa, Sonetto su un giardino panoramico in miniatura, del monaco Zen giapponese Kokan Shiren, sottolinea i principi estetici su cui si basano l'architettura sia del giardino in miniatura Bonseki che di quelli a grandezza naturale.
Sotto lo Shogun esteta Ashikaga Yoshimasa (1443-1490), il Bonseki divenne popolare tra i membri dell'aristocrazia. Un secolo dopo, Sen no Rikyu, il famoso maestro della Cerimonia del Tè, praticava il Bonseki ed uno dei suoi studenti, Hosokawa Sansai, fondò una scuola dedicata al Bonseki con tecniche ben precise.
Il Periodo Edo (1603-1867) vide nascere molte scuole Bonseki di pari passo al crescere della sua popolarità. Il Bonseki era particolarmente popolare tra molte donne della corte Shogunale dell'antica Tokyo.
Con la restaurazione della regola Imperiale, il Bonseki declinò rapidamente con la crescita e l'affermazione del modernismo e della cultura occidentali.

Rinascita del Bonseki

Di recente, il Bonseki ha goduto della rinascita di una certa popolarità di pari passo alla nascita di nuovi gruppi aderenti alla scuola Hosokawa, conservando al contempo la sua tradizionale eleganza. Uno di questo gruppi è il Tokyo Kuyo-Kai della Scuola Hosokawa. Il Tokyo Kuyo-Kai è un gruppo di studenti degli ex direttori della Scuola Hosokawa.
Secondo il gruppo Tokyo Kuyo-Kai, oggetto del Bonseki non è il completamento della scena in sé, né la sua preservazione. Il Tokyo Kuyo-Kai afferma: "L'importanza del Bonseki sta nel sentimento di pace e nella soddisfazione che deriva dalla creazione della scena Bonseki e non nel risultato del lavoro".

venerdì 4 settembre 2015

Bushin

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Per Bu Shin, (武心) in Giappone si intende uno stile di vita e una filosofia attraverso le quali si cerca la pace, in cui l'abilità del combattimento è orientata al mantenimento della pace. La tradizione delle scuole giapponesi di questa arte marziale, e/o, filosofia, indica che per acquisire il Bu Shin è necessario praticare il Bu Jutsu ed il Seishin, ovvero le Arti della difesa, e l'elevazione del proprio spirito.
L'etimologia della parola Bu Shin è insita negli stessi kanji. Infatti la prima sillaba (Bu ), è formata da due ideogrammi: Hoko (), il cui significato è "lancia" o "alabarda", e Tomeru (), che sta per "fermare", "arrestare". Quindi letteralmente il significato della parola Bu Shin è: "fermare le lance", ossia cessare le ostilità.
Attraverso la rigorosa pratica della tecnica del Bu Jutsu (武術), dovuta principalmente a ciò che al giorno d'oggi consideriamo "difesa personale", si acquisisce fiducia in se stessi, si accresce il proprio livello di attenzione, prendendo coscienza dei propri limiti e punti di forza, migliorando la propria forza fisica, l'agilità, l'intelligenza del movimento, la salute, ma soprattutto la personale abilità nel difendersi, abilità che contribuisce, qualora l'avessimo, della paura del contatto con il prossimo.
Il Seishin (精神) rappresenta invece l'evoluzione della mente e dello spirito, attraverso la pratica della verità e della correttezza, ma ad un livello maggiore alla sola coltivazione di una morale e di un'etica che rendono possibile la pacifica convivenza tra individui. Il Seishi è di fatto una forma di religione, dove l'adepto cerca da sempre le risposte fondamentali della propria esistenza. Infatti in kanji Shin () sta anche a significare il Divino, Dio.

giovedì 3 settembre 2015

Lo Shaolin del Giappone

“Dato che tutto viene fatto dagli uomini, allora non c’è modo di ottenere una vera pace se non costruendo il più possibile individui con un forte senso della carità, del coraggio e della giustizia” - Doshin So -



Lo Shorinji Kempo è un'arte marziale giapponese nata ufficialmente nel 1947 dal monaco buddista Doshin So nei pressi della cittadina di Tadotsu nella prefettura di Kagawa e, successivamente, diffusa in Europa a partire dal 1972.
Praticata originariamente dai monaci del monastero di Shorinji (traduzione giapponese di Shaolin), nella provincia di Honan (Cina), quest'arte unisce la meditazione Zen e l'esercizio fisico vitalizzante allo scopo di fondere la pratica marziale con i principi spirituali della dottrina buddista. Grazie a Doshin So, lo Shorinji Kempo si diffuse prima in Giappone e, successivamente, nel resto del mondo tramite la federazione internazionale di Shorinji Kempo (W.S.K.O).





I principi fondamentali di questa disciplina sono 6:
  1. Ken Zen Ichinyo - Unione tra il corpo e la mente: al fine di creare un guerriero equilibrato sia mentalmente che fisicamente;
  2. Riki Ai Funi - Unione tra forza e amore il praticante deve utilizzare le proprie capacità per migliorare la comunità in cui vive;
  3. Shushu Koju - La difesa prima dell'attacco: l'obiettivo del praticante è quello di far desistere dall'attacco il suo avversario, utilizzando solo come ultima arma il combattimento;
  4. Fusatsu Katsujin - Non per colpire ma per proteggere: mettere fuori combattimento l'avversario senza creare gravi danni;
  5. Goju Ittai - Unione di tecniche "attive" e "passive": utilizzo combinato di tecniche "morbide" e "dure";
  6. Kumite Shutai - L'importanza del lavoro di coppia: il confronto tra due praticanti è l'unico metro di giudizio per valutare i propri punti di forza e di debolezza.
Come indicate nel principio "Goju Ittai", lo Shorinji Kempo si basa sullo studio di diverse tipologie di tecniche:
  • Goho: rientrano in questa definizione le tecniche "dure" del Shorinji Kempo, come i calci, i pugni e le parate;
  • Juho: ovvero l'arte della "cedevolezza", è il gruppo di tecniche morbide in cui rientrano le schivate, le leve e le proiezioni. Il principio di queste tecniche è lo sfruttamento della forza dell'avversario senza opporre resistenza;
  • Seiho: è lo studio dei punti vitali del corpo umano, non solo consente di aumentare l'efficacia delle tecniche di combattimento (ad es. leve articolari), ma può essere utilizzata per curare determinati disturbi che influenzano i meridiani energetici.



mercoledì 2 settembre 2015

Calendario giapponese

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Il calendario giapponese, noto anche come calendario Wareki (和暦), era il calendario in uso in Giappone fino al 1873, quando con la restaurazione Meiji fu introdotto il calendario gregoriano. Tale calendario era lunisolare ed era adattato dal calendario cinese e prevedeva una settimana (Rokuyo) di sei giorni: Taian, Butsumetsu, Senpu, Tomobiki, Shakko e Sensho. Attualmente di questo calendario viene usata soltanto la suddivisione in ere e conseguentemente la numerazione degli anni.

Le ere

Il calendario giapponese riconosce un'era per ciascun regno di un imperatore. L'era corrente è l'era Heisei (平成), iniziata nell'anno 1989 del calendario gregoriano: l'anno 2001 del calendario gregoriano, ad esempio, corrisponde all'anno 平成 13 del calendario giapponese. Il primo anno di un'era, inoltre, viene denominato gannen (元年). Pertanto, l'anno 1989 del calendario gregoriano era l'anno 平成 元年 del calendario giapponese.
L'anno 1 di ogni era va dal giorno dell'insediamento del nuovo imperatore fino alla fine dell'anno, mentre l'ultimo anno va dal 1º gennaio fino al giorno della morte dell'imperatore. Perciò il primo e l'ultimo anno di ogni era sono generalmente più corti.
L'attuale imperatore Akihito (明仁) è salito al trono l'8 gennaio del 1989, che è diventato il primo anno d'Heisei (平成元年). Dunque il 2016 è l'anno Heisei 28 - 1989.
L'era precedente è stata l'era "Showa" (昭和), durante il regno dell'imperatore Hirohito (裕仁). Poiché Hirohito morì il 7 gennaio 1989, i primi sette giorni del 1989 appartengono all'anno Showa 64 e i restanti giorni del 1989 all'anno Heisei 1.

L'anno imperiale

Con l'introduzione del calendario gregoriano, per volontà dell'imperatore Meiji venne anche introdotto il computo degli anni noto come anno imperiale (皇紀 kōki) (a volte anche detto kigen 紀元), che partiva dalla fondazione dell'impero avvenuta tradizionalmente nel 660 a.C. a opera del leggendario imperatore Jinmu. L'anno imperiale non sostituiva quello dell'era, ma si affiancava ad esso.
Per l'anno imperiale 2600, corrispondente al 1940, erano previste una serie di grandi celebrazioni culminanti nei Giochi della XII Olimpiade, ma lo scoppio della seconda guerra sino-giapponese e poi della seconda guerra mondiale ne causarono l'annullamento.
Dopo la guerra, con l'occupazione alleata, il computo venne definitivamente abolito nel 1948.

Le stagioni

Nome italiano
Nome giapponese
Trascrizione in caratteri latini
Date limite tradizionali
Primavera

haru
5 febbraio – 6 maggio
Estate

natsu
7 maggio – 8 agosto
Autunno

aki
9 agosto – 7 novembre
Inverno

fuyu
8 novembre – 4 febbraio

I mesi

Nel calendario lunisolare giapponese ogni mese aveva un nome proprio che identificava tradizioni agricole, culturali o religiose del periodo a cui si riferiva, in maniera equivalente al calendario rivoluzionario francese. Questi nomi sono caduti in disuso nella lingua quotidiana, ma vengono tuttora utilizzati in campo poetico; il nome tradizionale del dodicesimo mese, Shiwasu, è invece tuttora di uso comune.
I nomi dei moderni mesi giapponesi tradotti letteralmente risultano come primo mese, secondo mese e così via: al numero corrispondente viene aggiunto il suffisso (-gatsu, "mese").
Per via del diverso sistema del calendario gregoriano e di quello giapponese, rispettivamente solare e lunare, i vecchi mesi giapponesi sono sfalsati rispetto ai mesi gregoriani: il primo mese del calendario giapponese era Mutsuki.
Nome tradizionale giapponese
Nome comune giapponese
Nome italiano
Mutsuki (睦月 "Mese dell'affetto")
二月 (nigatsu)
Febbraio
Kisaragi (如月 "Mese migliore") o Kinusaragi (衣更着 "Cambio dei vestiti")
三月 (sangatsu)
Marzo
Yayoi (弥生 "Vita nuova")
四月 (shigatsu)
Aprile
Uzuki (卯月 "Mese u-no-hana")
Lo u-no-hana (卯の花) è un fiore del genere Deutzia.
五月 (gogatsu)
Maggio
Satsuki (皐月 "Mese dell'inondazione dei campi") o Sanaetsuki (早苗月 "Mese della semina precoce del riso")
六月 (rokugatsu)
Giugno
Minazuki (水無月 "Mese senz'acqua")
Si intende "senz'acqua" rispetto al precedente mese, che è invece caratterizzato da piogge torrenziali.
七月 (shichigatsu)
Luglio
Fumizuki (文月 "Mese della cultura")
八月 (hachigatsu)
Agosto
Hazuki (葉月 "Mese delle foglie")
In giapponese antico era chiamato 葉落ち月 (Haochizuki, o "Mese delle foglie che cadono").
九月 (kugatsu)
Settembre
Nagatsuki (長月 "Mese lungo")
十月 (jūgatsu)
Ottobre
Kannazuki (神無月 "Mese senza divinità")
Si riferisce al fatto che durante questo mese tutte le divinità Shinto lasciano i loro templi e si riuniscono al Santuario di Izumo: nel resto del Paese, quindi, non ci sono divinità.
十一月 (jūichigatsu)
Novembre
Shimotsuki (霜月 "Mese del gelo")
十二月 (jūnigatsu)
Dicembre
Shiwasu (師走 "La corsa del sacerdote").
Si riferisce ai molti impegni dei sacerdoti per la preparazione della festività del nuovo anno.
一月 (ichigatsu)
Gennaio

Suddivisioni del mese

In Giappone si usa una settimana allineata con quella del calendario europeo. La settimana con i sette nomi dei giorni tratti dal sistema latino fu introdotta in Giappone attorno all'anno 800 d.c., assieme al calendario buddhista. Fino al 1876 tale sistema fu però sostanzialmente usato solo per fini astrologici.
I nomi dei giorni, che derivano da quelli dei pianeti visibili ad occhio nudo, furono in Giappone collegati ai cinque elementi della cultura cinese classica (metallo, legno, acqua, fuoco e terra) nonché alla luna e al sole (yin e yang).
Nome giapponese
Trascrizione in caratteri latini
Elemento
Nome italiano
日曜日
nichiyōbi
Sole
Domenica
月曜日
getsuyōbi
Luna
Lunedì
火曜日
kayōbi
Fuoco (Marte)
Martedì
水曜日
suiyōbi
Acqua (Mercurio)
Mercoledì
木曜日
mokuyōbi
Legno/Albero (Giove)
Giovedì
金曜日
kin'yōbi
Metallo/Oro (Venere)
Venerdì
土曜日
doyōbi
Terra (Saturno)
Sabato

Giorni del mese

Ogni giorno del mese ha un nome costruito in modo semi-sistematico. Fino a 10 viene generalmente usato il kun (numerale originariamente giapponese), sopra il 10 l'on (numerale derivato dal cinese), ma esistono alcune eccezioni. La tabella che segue riporta i nomi dei giorni costruiti con i numerali tradizionali, ma anche l'uso del numerali arabi (1日, 2日, 3日, etc.) è molto diffuso nella vita di tutti i giorni, tanto da essere quasi divenuta la norma.
Numero progressivo del giorno
Nome giapponese
Trascrizione in caratteri latini
1
一日
tsuitachi
2
二日
futsuka
3
三日
mikka
4
四日
yokka
5
五日
itsuka
6
六日
muika
7
七日
nanoka
8
八日
yōka
9
九日
kokonoka
10
十日
tōka
11
十一日
jūichi-nichi
12
十二日
jūni-nichi
13
十三日
jūsan-nichi
14
十四日
jūyokka
jūyon-nichi
15
十五日
jūgo-nichi




Numero progressivo del giorno
Nome giapponese
Trascrizione in caratteri latini
16
十六日
jūroku-nichi
17
十七日
jūshichi-nichi
18
十八日
jūhachi-nichi
19
十九日
jūkyū-nichi
jūku-nichi
20
二十日
hatsuka
21
二十一日
nijūichi-nichi
22
二十二日
nijūni-nichi
23
二十三日
nijūsan-nichi
24
二十四日
nijūyokka
nijūyon-nichi
25
二十五日
nijūgo-nichi
26
二十六日
nijūroku-nichi
27
二十七日
nijūshichi-nichi
28
二十八日
nijūhachi-nichi
29
二十九日
nijūkyū-nichi
nijūku-nichi
30
三十日
sanjū-nichi
31
三十一日
sanjūichi-nichi






martedì 1 settembre 2015

Carpa koi

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La carpa koi () più specificamente nishikigoi (锦鲤 pron. niscichigoi, letteralmente "carpa broccata") o carpa giapponese, è la varietà ornamentale addomesticata della carpa comune (Cyprinus carpio). Sono allevate per scopi decorativi in stagni all'aperto e laghetti da giardino. I colori più comuni comprendono il bianco, il nero, il rosso, il giallo, il blu e il color crema.

Storia

Le koi sono state sviluppate dalla carpa comune in Cina durante la dinastia Jìn. Le prime notizie di queste carpe (conosciute col nome generico di koi) si hanno a partire dal V secolo a.C. quando le troviamo utilizzate nell'acquacoltura. La carpa giunse poi anche in Europa grazie ai traffici dell'Impero Romano che la diffuse per la prima volta anche nelle abitazioni e nei giardini privati che disponevano di laghetti e fontane. La carpa comune è stata introdotta in Giappone attraverso la Cina nel XV secolo e da qui si iniziò la classificazione e la produzione di carpe con colorazioni differenti. Le varie tipologie vennero riunite nel 1914 a Tokyo ove si tenne la prima di una serie di esposizioni annuali sull'argomento. A questo punto l'interesse per le koi esplose in tutto il Giappone e poi nel mondo.

Etimologia

La parola koi deriva dal giapponese, ove significa semplicemente "carpa" e nella cultura popolare sono simbolo di amore e amicizia. Esse, soprattutto in occidente, hanno diffuso per questo significato la loro figura in molti tatuaggi.

Varietà

Le differenti varietà di carpe koi si distinguono per colorazione, decorazione e qualità delle scaglie. I principali colori sono bianco, nero, rosso, giallo, blu e crema. Anche se le varie combinazioni dei colori sono infinite, sono state identificate dagli studiosi delle categorie sommarie di inquadramento dei diversi pesci. La categoria più popolare è la Gosanke, che unisce la varietà Kohaku, Taisho Sanshoku e Showa Sanshoku.
Attualmente si producono anche nuove varietà di pesci. La Ghost koi si è sviluppata a partire dagli anni ottanta del Novecento ed è divenuta molto popolare, soprattutto nel Regno Unito. Parallelamente vi sono anche degli ibridi di carpa selvatica e le Ogon koi, che si distinguono per la colorazione metallica delle scaglie. La Butterfly koi (conosciuta anche col nome di Longfin koi, o Dragon Carp) è stata anch'essa sviluppata negli anni ottanta.
Qui di seguito elenchiamo le principali varietà di carpa koi:
  • Kōhaku (紅白) Koi dalla pelle bianca, con grandi macchie rosse sul dorso. Il nome significa appunto "rosso e bianco". Essa fu la prima varietà introdotta in Giappone alla fine del XIX secolo.
  • Taishō Sanshoku (o Taisho Sanke) (大正三色) Molto simile alla Kohaku ma avente la parte del dorso macchiata di nero sumi (). Questa varietà venne creata nel 1914 dall'allevatore Gonzo Hiroi, durante il regno dell'Imperatore Taisho. In occidente, il nome viene spesso abbreviato in "Sanke".
  • Shōwa Sanshoku (o Showa Sanke) (昭和三色) È una carpa nera con macchie rosse (hi ) e bianche (shiroji 白地). La prima Showa Sanke venne creata nel 1927, durante il regno dell'Imperatore Showa. In occidente il nome viene solitamente abbreviato in "Showa".
  • Tanchō (丹頂?) È una carpa bianca con una sola macchia rossa sulla testa. Essa venne prodotta in Giappone perché riprendeva la bandiera nazionale.
  • Chagoi. Letteralmente Color the è una carpa dal colore bronzo chiaro con alcune ombreggiature arancio. Famosa per la propria tranquillità, ha una personalità amichevole e raggiunge una grande stazza.
  • Asagi (浅葱). Una carpa koi di colore azzurro nella parte superiore, mentre nella parte inferiore i colori possono essere rosso, giallo chiaro oppure crema. La parola giapponese significa letteralmente "verde acqua chiaro".
  • Utsurimono (写り者) È una koi nera con macchie bianche, rosse o gialle. Essa è la specie più antica attestata in Giappone anticamente chiamata "con macchie bianche e nere" (黒黄斑 Kuro Ki Han) nel XIX secolo, poi rinominata Ki Utsuri (黄写り) da Elizaburo Hoshino, allevatore di koi nel XX secolo. Le versioni rosse e bianche sono chiamate Hi Utsuri (赤写り) e Shiro Utsuri (白写り) rispettivamente.
  • Bekko (鼈甲) È una koi con la pelle bianca, rossa o gialla con macchie nere sumi (). Il nome giapponese significa "guscio di tartaruga" e si scrive anche come べっ甲. Le varietà bianca, rossa e gialla sono chiamate Shiro Bekko () Aka Bekko () e Ki Bekko () rispettivamente. Da non confondere con l'Utsuri.
  • Goshiki (五色) Una koi a tonalità scure (solitamente azzurra) con macchie rosse sul dorso.
  • Shūsui (秋翠) Il nome giapponese significa "verde autunnale". La Shusui venne creata nel 1910 da Yoshigoro Akiyama, incrociando la carpa giapponese Asagi con la carpa a specchio tedesca. Il pesce non ha scaglie ad eccezione di una singola linea dorsale che si estende dalla testa alla coda. Il tipo più comune si presenta con una colorazione base chiara con i fianchi rossi o arancio (molto raramente gialli) e la linea di scaglie blu sul dorso.
  • Kinginrin (金銀鱗) Una koi con scaglie metalliche. Il nome significa appunto "con scaglie oro e argento" ed è solitamente abbreviato in Ginrin.
  • Kawarimono (変わり者) È una delle specie più comuni di koi e si presenta solitamente di colore rosso o arancio con delle macchie bianche.
  • Ōgon (黄金) Una koi metallica di un solo colore piuttosto diffusa, le cui varietà solitamente sono oro, platino o arancio. Esistono anche specie color crema ma sono molto rare. La varietà venne creata da Sawata Aoki nel 1946 da una carpa selvatica che aveva catturato nel 1921 incrociata con una koi. Solitamente questa varietà viene incrociata con la Kinginrin per metallizzare le scaglie e rendere quindi il pesce ancora più particolare.
  • Kumonryū (九紋竜) La varietà Kumonryu è nera con macchie bianche che ricordano delle code di drago arricciate. Sono note per cambiare colore a seconda delle stagioni nel tentativo di confondersi con l'ambiente circostante.
  • Ochiba (落葉) Una koi solitamente azzurro/grigia con macchie color rame, bronzo o giallo. La parola giapponese significa "foglie cadute" in quanto il pesce ricorda delle foglie autunnali cadute nell'acqua.
  • Koromo (挙母) Un pesce bianco con macchie blu o nere. Tale varietà crebbe a metà del Novecento per la prima volta dall'incrocio tra una Kohaku ed una Asagi. Alcune varietà hanno delle macchie simili a grappoli d'uva di colore scuro.
  • Hikari-moyomono (光模樣者) Una koi con macchie di diverso colore su una base metallica, oppure avente due colori metallici in contemporanea.
  • 'Kikokuryu' Versione metallica della Kumonryu.
  • 'Kin-Kikokuryu' Versione metallica della Kumonryu sviluppata da Seiki Igarashi nella città di Ojiya.
  • Ghost koi, ibrido di Ogon con scaglie metalliche.
  • Butterfly koi, ibrido di koi avente delle pinne molto sviluppate che danno al pesce un effetto fluttuante. Il colore varia a seconda delle specie incrociate.
  • Doitsu-goi (ドイツ鯉) Originatasi dall'incrocio con carpe tedesche senza scaglie, i tipi più comuni di questa specie hanno una linea unica di scaglie dall'inizio della fronte all'inizio della coda, mentre altre specie presentano una fila di scaglie per ogni fianco per tutta la lunghezza del pesce. Una terza varietà unisce le prime due, mentre una quarta si presenta completamente coperta di scaglie grandi ed è chiamata anche "Armor koi" ovvero "koi armatura" in quanto riprende la forma di un'armatura.

Differenze con il pesce rosso

I pesci rossi sono diffusi in Cina da un allevamento selettivo della carpa prussiana con variazioni di colore. Dalla dinastia Song (960 – 1279) si sono create varietà gialle, arancio, bianche e rosso-bianche, a tal punto che oggi il pesce rosso (Carassius auratus) e la Carpa prussiana (Carassius gibelio) sono considerate specie differenti. I pesci rossi vennero introdotti in Giappone nel XVI secolo ed in Europa giunsero nel XVII secolo. Il pesce rosso si è quindi sviluppato parallelamente alla carpa koi sebbene abbia conservato sostanziali differenze con i pesci rossi.
In generale il pesce rosso tende a essere più piccolo di una koi ed ha una grande varietà di forme corporee e pinne differenti. Le koi hanno invece una forma del corpo precisa ma una grande varietà di colorazioni. Le koi hanno inoltre dei barbigli prominenti sul labbro inferiore. Molti pesci rossi come il pesce rosso comune o la varietà cometa o shubunkin hanno forme corporee e colorazioni simili ai koi a tal punto che sono poco distinguibili dalle koi più giovani.

Ambiente

La carpa comune è un pesce molto resistente e anche le koi conservano questo aspetto di specie. Le koi prediligono temperature tra i 15 e i 25 °C; il loro sistema immunitario si indebolisce molto al di sotto dei 10 °C.
I colori sgargianti delle koi costituiscono uno svantaggio nei confronti dei loro predatori naturali come aironi, gatti e volpi.
Le koi sono pesci onnivori e solitamente la loro dieta include piselli, lattuga e anguria. Dotate di una certa memoria, riescono a riconoscere le persone che le nutrono e il luogo ove solitamente ricevono il cibo a tal punto da poter essere allenate a prendere il cibo direttamente dalle mani. Il sistema digestivo delle koi diminuisce durante il periodo invernale e come tale anche la quantità di cibo ingerita in questa stagione diminuisce.
Le koi sono anche tra i pesci più longevi esistenti. Una famosa koi scarlatta chiamata "Hanako" visse 226 anni (c. 1751 – 7 luglio 1977). L'età delle koi si può derivare da un'analisi di laboratorio di una scaglia del pesce e per Hanako questo studio venne fatto nel 1966. Attualmente essa è il vertebrato più longevo al mondo.

Allevamento

Come la maggior parte dei pesci, le koi si riproducono attraverso la deposizione di una serie di uova da parte di una femmina e col successivo passaggio di un maschio per fecondarle.
In primavera le koi producono migliaia di uova per ogni singolo pesce che possono essere facilmente separate dal gruppo da parte degli allevatori di modo da scongiurare il fatto che altri pesci possano cibarsi di queste uova. La selezione viene fatta anche in base alle varietà che si vogliono produrre ed alle differenti richieste.

lunedì 31 agosto 2015

L'arte dei 5 stili


"Attraverso questo stile di pugno, uno può raggiungere lunga vita e mantenere la felicità" - Filosofia del Kajukenbo -
Adriano-emperado

Nato nell'isola di Oahu, Hawaii, alla fine della seconda guerra mondiale, il Kajukembo è un'arte marziale ibrida nata dalla fusione di cinque stili di combattimento.
Il primo fondatore di questo metodo di autodifesa fu Adriano Emperado, esperto di Escrima filippino e cintura nera di 5° grado di Kenpo.
Alla fine degli anni quaranta, Emperado, insieme ad altri maestri, istituì la società delle cinture nere (Black Bet society) con lo scopo di confrontare le varie discipline praticate in situazione reali di aggressione per individuare i punti di forza e di debolezza delle diverse specialità. Infatti, il termine Kajukenbo deriva dalle iniziali delle arti marziali dei fondatori di questo sistema ibrido di autodifesa:
  • KA, dal Tang So Do Karatè Koreano del Maestro Peter Y.Y. Choo;
  • JU, dal Jujitsu e Judo giapponese del Maestro Frank Odonez;
  • KEN, dal Kenpo di Emperato Adriano;
  • BO, dalla boxe cinese (Sholin Chuan Fa Kung Fu) del Maestro Clarence Chang.
Frank Odozen apportò nel Kajukenbo la potenziale cedevolezza che caratterizza il Jujitsu; Peter Choo l'esplosività dei colpi del Karate; Clarence Chang gli attacchi ad ampio raggio del Kung Fu ed Emperado le tecniche a fuoco rapido e l'agilità a corta distanza del Kenpo.
Da quest'unione armoniosa nasce la prima arte marziale degli Stati Uniti, che ebbe inizio con la prima scuola a Palama e successivamente si espanse nel continente americano tramite John Leoning, allievo di Emperado.
Il Kajukenbo oltre a essere uno stile caratterizzato da un duro allenamento, mantiene forti radici nelle filosofie delle arti che lo compongono. Lo stemma del Kjukenbo è composto dal:

Stemma-Kajukenbo


  • Trifoglio Bianco che rappresenta la conoscenza e la limpidezza delle 5 arti marziali;
  • Ying e Yang è il duro e il morbido all'interno del Kajukenbo;
  • Giunchi verdi sono la scuola e l'organizzazione giovane che cresce nel tempo;
  • L'ottagono d'oro simboleggia gli otto Kata e le otto direzioni di attacco e di difesa del Kajukenbo;
  • Il cerchio rosso è il C'HI, l'energia interiore;
  • Il rosso, il nero e il bianco sono i colori che caratterizzano il Kajukenbo;
  • Gli ideogrammi di sinistra significano Stile di pugno, Kenpo mentre a destra abilità, lunga vita.
Il Kajukenbo è un'arte marziale che addestra i suoi praticanti ad utilizzare le diverse combinazioni di attacco e di difesa presenti nei diversi stili, come i calci laterali e le tecniche esplosive del Korea Karate, le parate morbidi del Kenpo, le tecniche a becco di Gru del Kung Fu e le proiezioni e leve articolari del Jujitsu.
Questo enorme bagaglio tecnico consente ad ogni persona, indipendentemente dalla statura, età e sesso, di aumentare enormemente le proprie possibilità di sopravvivenza ad una aggressione utilizzando le tecniche che gli consentono maggiormente di sfruttare la propria forza personale. Una persona agile può concentrarsi principalmente su tecniche a fuoco rapido e sulla corta distanza del Kenpo e del Kung Fu, mentre una persona meno veloce può sfruttare le leve articolari e le proiezioni del Jujitsu e del Judo.
Oltre al combattimento a mani nude che viene acquisito nei vari esami sostenuti dal praticante fino al raggiungimento della cintura nera, il Kajukenbo si concentra successivamente sull'apprendimento delle tecniche a mano armata. Quest'ultimo allenamento comprende tecniche di difesa da attacchi portati con coltelli e bastone e l'utilizzo stesso del bastone impiegato nell'Escrima filippino. L'ultima prova da superare per ambire alla cintura nera è la prova del cerchio, che consiste in un combattimento simultaneo con più opponenti allo scopo di simulare una tipica aggressione da strada.
L'immediatezza, la flessibilità e l'efficacia delle tecniche di Kajukenbo hanno favorito la diffusione di quest'arte di autodifesa di origine Americana in tutto il mondo.

domenica 30 agosto 2015

Chapatsu

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Il chapatsu (チャパツ, letteralmente capelli castani), è una moda in voga tra gli adolescenti giapponesi che consiste nel decolorarsi (e talvolta tingersi) i capelli con uno stile particolare.
Questa moda ha iniziato a diffondersi a Tokyo nella prima metà degli anni novanta anche se la parola non è comparsa nel Kōjien (uno dei dizionari giapponesi più autorevoli) fino al 1998. La pratica è inizialmente diventata popolare soltanto tra le adolescenti che cercavano di accentuare la pelle abbronzata, ribellandosi ai canoni tradizionali di bellezza, ma è velocemente passata ad essere una moda mainstream e quindi comune tra tutti gli adolescenti e giovani che seguono la moda.
Attualmente questa pratica sta decadendo, molto probabilmente perché ha perso la connotazione di "ribellione".

sabato 29 agosto 2015

Chonmage

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Il chonmage (丁髷 o 丁髷 o ちょんまげ) è un tipo di acconciatura tradizionale giapponese per uomo. È più comunemente associata con il periodo Edo e con i samurai e, in tempi recenti, con i lottatori di sumo. Originariamente era un metodo utilizzato dai samurai per mantenere stabile l'elmo in battaglia, divenendo in seguito uno status symbol nella società giapponese.
Il chonmage tradizionale del periodo Edo si caratterizzava per un taglio che lasciava rasata la fronte con i rimanenti capelli che, lunghi, venivano unti e legati a formare una piccola coda di cavallo che si ripiegava sulla sommità della testa con il ciuffo caratteristico.
Al giorno d'oggi gli unici rimasti a portare il chonmage sono i lottatori di sumo. Questo stile di chonmage è leggermente differente, in quanto la fronte non è più rasata, e i capelli possono essere appiattiti in questa regione per consentire al ciuffo di poggiarsi più ordinatamente.
I lottatori di sumo sekitori possono, in certe occasioni, acconciare i propri capelli con un ciuffo più elaborato che prende il nome di oicho o stile a foglia di ginkgo, in cui la parte terminale del ciuffo si apre formando un semicerchio. Data l'unicità dello stile, la Sumo Association impiega parrucchieri specializzati chiamati tokoyama per tagliare e pettinare i capelli dei rikishi.
Il chonmage ha una tale importanza simbolica nel sumo che l'atto del tagliare il ciuffo è un momento cruciale nella cerimonia del ritiro di un lottatore.