mercoledì 18 maggio 2016

Hōjō Ujinori

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Hōjō Ujinori (北条 氏規; 1545 – 22 marzo 1600) è stato un samurai giapponese appartenente al clan Hōjō durante il periodo Sengoku.
Quarto figlio di Hōjō Ujiyasu, sebbene la sua data di nascita resti incerta.
Da ragazzo Ujinori fu mandato come ostaggio alla capitale di Imagawa Yoshimoto, Sumpu (provincia di Suruga), dove conobbe Tokugawa Ieyasu, ostaggio pure lui, col quale iniziò una lunga amicizia. Ritornò più tardi dagli Hōjō e si stabilì al castello di Nirayama, la principale fortezza Hōjō nella provincia di Izu. Prima dell'assedio di Odawara del 1590, Ujinori viaggò a Kyoto per cercare un'intermediazione tra Hōjō Ujimasa, Hōjō Ujinao e Toyotomi Hideyoshi. Anche se i negoziati fallirono, si distingue per la sua intelligenza ed il suo nobile portamento. Durante l'assedio di Odawara (maggio-luglio 1590) continuò ad agire come negoziatore. Una delle clausule per la fine dell'assedio fu la consegna del castello ed il seppuku di Hōjō Ujimasa e di Hōjō Ujiteru. Ujinori, come assistente, dovette mozzare le loro teste con un colpo. Stava per volgere la spada contro se stesso, quando Ii Naomasa gli bloccò la mano e lo impedì.
In seguito gli fu assegnato un terreno del valore di circa 10.000 koku nella provincia di Kawachi.

martedì 17 maggio 2016

Aum Shinrikyō

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Aum Shinrikyō (オウム真理教 Ōmu Shinrikyō, dal sanscrito Aum e dal kanji Shinrikyō, "religione di verità", traducibile con "verità suprema") è un nuovo movimento religioso giapponese, sintesi e unione, a detta dei suoi seguaci, di profonde credenze buddhiste e induiste, credenze, ovviamente in netto contrasto a ciò che vide, alcuni suoi membri, protagonisti di una vera e propria strage di innocenti. Il movimento venne fondato nel 1987 da Shoko Asahara, e divenne noto in tutto il mondo in seguito alla strage nella metropolitana di Tokyo del 20 marzo 1995. La strage fu causata da alcuni membri del gruppo che dispersero una certa quantità del gas letale sarin nei sotterranei della metropolitana, uccidendo 12 persone e intossicandone circa 6.000. Asahara fu condannato a morte per impiccagione il 27 febbraio 2004; altri dieci partecipanti all'attacco terroristico furono condannati a morte o all'ergastolo.
Si stima che nel 1995 il gruppo contasse circa 9.000 membri in Giappone e 40.000 in tutto il mondo. Dal 2004 il gruppo ha cambiato nome in Aleph, la prima lettera dell'alfabeto ebraico e conta circa 1.500 membri.

Dottrina

La dottrina di Aum unisce citazioni tratte sia dal Canone pāli del Buddhismo Theravada che da altri testi religiosi, compreso un discreto numero di sutra del Buddhismo tibetano, alcuni sutra Hindu, ed alcuni testi taoisti riferibili a culti millenaristici e a visioni apocalittiche.
Alcuni studiosi dei nuovi movimenti religiosi hanno interpretato la dottrina di Aum come una sintesi di varie tradizioni, deducendo ciò dal fatto che la divinità primaria a cui sono devoti i suoi seguaci prende il nome Shiva, il deva che nell'induismo simboleggia il potere della distruzione.
In questa dottrina, Shiva viene menzionato, assieme alle profezie di Nostradamus, in alcuni libri e discorsi di Shoko Asahara. Lo stesso fondatore definisce 'Verità' la dottrina Aum, obiettando che "... pur seguendo le diverse scuole buddiste e di dottrina yogi percorsi diversi, il risultato che l'adepto ottiene è lo stesso, insistendo sul fatto che le principali religioni mondiali siano strettamente collegate fra loro. Secondo il suo punto di vista, la 'vera religione' non dovrebbe solo mostrare la via, ma anche condurre alla destinazione finale, ciò che il suo gruppo definisce come, 'Realizzazione definitiva'".
Secondo Aum, questo percorso conduce ad un gran numero di "piccole illuminazioni" che portano la coscienza di chi lo pratica, ad uno stadio superiore, rendendoli persone migliori e più intelligenti. Dato che Asahara riteneva che il percorso buddista fosse quello più efficace in questo senso, decise di basarsi sulle predicazioni del primo Buddha Shakyamuni; tuttavia unì anche elementi provenienti da altre tradizioni, come la ginnastica cinese, utile per migliorare la salute generale del corpo fisico, e gli āsana dello yoga, in preparazione alle posture per la meditazione. Tradusse inoltre buona parte della terminologia tradizionale buddista in giapponese moderno, cambiando in seguito il linguaggio per renderlo più comprensibile; una scelta paragonabile a quella di Shakyamuni, che scelse di predicare in lingua Pali piuttosto che in sanscrito, in modo che i suoi sermoni risultassero comprensibili al popolo, il quale non avrebbe potuto capire un linguaggio, qual era il sanscrito, riservato a una ristretta cerchia di individui colti.

La visione di Asahara

Secondo la visione di Asahara, la dottrina Aum comprendeva gli insegnamenti delle tre principali scuole buddiste: Theravada, che mira all'illuminazione personale, Mahayana, il "grande veicolo", che mira ad aiutare il prossimo, e Vajrayana, il "veicolo di diamante", che comprende iniziazioni segrete, mantra segreti e meditazioni esoteriche avanzate. Nel suo libro Initiation, paragona i gradi di illuminazione descritti nello Yoga Sutra di Patañjali all'Ottuplice Sentiero dei Buddisti, affermando che queste due tradizioni descrivono le stesse esperienze, ma con parole differenti.
Asahara è stato autore di alcuni libri, tra cui i più noti sono Mahayana-Sutra e Beyond Life and Death. I libri spiegano i processi con cui ottenere vari gradi di illuminazione descritti nelle antiche scritture e li confrontano con l'esperienza di Asahara e dei suoi seguaci. Ha anche pubblicato commenti alle antiche scritture. Oltre a tutto ciò, i seguaci di Asahara studiano i suoi sermoni dedicati a tematiche specifiche. Alcuni dei sermoni sembrano molto semplici come terminologia e trattano di argomenti comuni come l'infelicità derivante dai problemi nei rapporti interpersonali, mentre altri usano un linguaggio sofisticato trattando argomenti più consoni ed interessanti ad un'élite di persone colte. Coloro che seguono la dottrina a tempo pieno studiano soprattutto i sermoni incentrati sugli aspetti, considerati, "avanzati", mentre i seguaci laici si concentrano più sugli aspetti, considerati, "letterali". Alcuni sermoni di base, non sono neanche oggetto di studio. Per esempio, per mantenere e migliorare le capacità della mente, Asahara suggeriva ai suoi seguaci di evitare informazioni di "bassa qualità" e "degradanti" come quelle trasmesse dalle riviste di intrattenimento o dai programmi comici, e di leggere invece letteratura scientifica. Questo approccio, definito "controllo dell'assunzione di informazioni", fu soggetto a numerose critiche da parte dei media.

Struttura organizzativa

Aum affermava di applicare ai suoi studi le metodologie scientifiche più moderne, similmente a quanto accade nel sistema denominato Kogaku. In questo Sistema, ogni nuovo grado di istruzione si raggiunge solo dopo aver passato specifici esami, a imitazione dei test d'ingresso delle università giapponesi. Le pratiche meditative sono basate su studi teorici e completate da essi.
La struttura era rigidamente gerarchica. I seguaci, che tra l'altro, si dovevano spogliare dei propri averi, erano divisi in due gruppi: praticanti laici e "Samana", che costituiscono un "Sangha", od ordine monastico. I primi vivevano ancora con le loro famiglie, mentre gli altri seguivano uno stile di vita ascetico, solitamente in gruppi. La setta era guidata dallo stesso Asahara, al di sotto del quale vi sono nove vice-maestri ed un migliaio di Samana.
Secondo la classificazione di Aum, un seguace deve conseguire i seguenti passaggi con la pratica religiosa: Raja Yoga, Kundalini Yoga, Mahamudra, Mahayana Yoga, Yoga Astrale, Yoga Causale e l'ultimo passaggio, la Realizzazione Ultima.
Per diventare discepolo, dovevano essere soddisfatte specifiche condizioni avvalorate da membri sangha più anziani. Ad esempio, la fase "Kundalini Yoga" necessitava della dimostrazione della capacità di saper consumare una scarsa quantità di ossigeno, del mutamento delle attività elettromagnetiche del cervello, ed una riduzione del battito cardiaco. Un seguace capace di dimostrare simili requisiti viene considerato degno di appartenere allo stato di "samadhi" e ottiene il titolo del suo stato e il diritto di insegnare agli altri seguaci. Ogni passaggio ha i suoi requisiti. Gli avanzamenti negli studi teorici non danno invece ai seguaci il diritto di insegnare agli altri discepoli, fatta eccezione per i fondamenti più elementari della disciplina. Secondo Asahara, l'esperienza della vera meditazione è l'unico criterio per stabilire la dignità ed il merito di poter insegnare agli altri la dottrina.
Aum fece anche uso della tradizione esoterica indiana dello yoga Shaktipat, menzionata anche nei testi del Buddhismo Mahayana. Lo Shaktipat, che si crede consenta di trasmettere direttamente l'energia spirituale dal maestro al discepolo, venne praticata da Asahara stesso e dalla cerchia dei suoi discepoli più ristretti, compreso Fumihiro Joyu ed Hisako Ishii. Fumihiro Joyu ideò una cerimonia simile alla disciplina Shaktipat all'inizio del XXI secolo.
Seguendo le dichiarazioni di Aum Shinrikyo, venne intrapreso un certo numero di passi che modificarono gli aspetti concernenti sia la società, che le autorità all'interno della società. Alcuni degli aspetti più controversi della dottrina vennero rimossi, ma quelli fondamentali e più generali rimasero immutati. Per questo motivo, le informazioni sulla dottrina religiosa formarono una base fondamentale e rilevante nella nuova organizzazione Aleph.
Aum gestiva un Istituto di ricerca sulla scienza e la tecnologia, diverse scuole, un ospedale, una casa editrice, un'orchestra. Il patrimonio della setta nel 1995 era stimato intorno ai 400 miliardi di lire.

Attività

Nel 1987, il movimento venne riconosciuto ufficialmente come "gruppo religioso" dal governo giapponese. Fondato da Shoko Asahara, il cui vero nome era Chizuo Matsumoto, nel suo appartamento nel distretto di Shibuya nel 1984. il movimento crebbe molto velocemente negli anni successivi. Divenne infatti un polo di attrazione per numerosi studenti universitari giapponesi, soprattutto dei ceti più abbienti: per questo motivo il movimento venne soprannominato "religione d'elite". Asahara si dedicò a numerose letture, durante le quali espose i suoi punti di vista sulla religione, la società e la vita e rispondeva ai quesiti postigli con una fermezza ed una convinzione tali che lo resero presto un personaggio molto noto all'opinione pubblica. Il fumettista Izumi Matsumoto lo fece comparire in una scena del suo manga Sesame Street.
Asahara compì diversi viaggi e incontrò sia celebri maestri yoga che eminenti capi religiosi buddhisti come Tenzin Gyatso, il 14º Dalai Lama, e Kalu Rimpoche, patriarca della scuola tibetana di Kagyupa. Le sue attività, tese alla diffusione dei testi buddhisti, divennero oggetto di attenzione di diversi governi dell'Estremo Oriente, quali Sri Lanka, Bhutan, ed il Governo tibetano in esilio con sede a Dharamsala, in India. Aum veniva considerato come una figura alquanto controversa in Giappone, e ben presto gli si attribuirono anche delle attività criminose, anche molto gravi. Fu durante questo periodo che Asahara ricevette delle rare stampe buddhiste e venne premiato con uno stupa contenente i resti del Buddha Shakyamuni.
Le attività di relazioni pubbliche di Aum comprendevano anche numerose pubblicazioni, in Giappone, dove i fumetti e i cartoni animati avevano raggiunto una popolarità ed una diffusione mai avute prima, Aum cercò di legare le idee religiose ai temi più popolari contenuti nelle anime e nei manga, come missioni spaziali, armi estremamente potenti e cospirazioni segrete globali, che si opponevano alla diffusione della verità ultima. Ai seguaci veniva sconsigliato di consultare le pubblicazioni di Aum quali Enjoy the Happiness e Vajrayana Sacca, indirizzate soprattutto agli esterni alla setta; i ricercatori, in seguito, male interpretarono questo comportamento credendo che facesse parte del sistema di credenze interno ad Aum. Una delle loro più straordinarie pubblicazioni sui ninja riconduceva le origini delle arti marziali e dello spionaggio all'antica Cina e ricollegava le presunte abilità soprannaturali dei ninja a pratiche spirituali religiose, concludendo che il "vero ninja" era interessato a "mantenere la pace" in tempi di guerra. Per impressionare i giapponesi colti e perspicaci, poco interessati a noiosi sermoni tradizionali, venivano fatti ampi riferimenti, oltre che alle basilari idee buddiste, ai racconti di fantascienza di Isaac Asimov in cui "si rappresenta una élite di scienziati spiritualmente evoluti, costretti a trasferirsi sotto terra durante un'età di barbarie per prepararsi al momento [...] in cui emergeranno per ricostruire la civiltà". In seguito, dibattiti sui pre-requisiti del fattore di richiamo di Aum, portarono alcuni templi buddisti tradizionali ad adattarsi allo schema dei seminari di meditazione del weekend tipico di Aum. La necessità di "modernizzare" l'approccio del Buddismo ai fedeli, divenne un punto fermo.
Secondo Asahara, egli aveva bisogno di "dimostrare carisma" per attirare il pubblico moderno. In seguito a questa decisione, Aum subì un cambiamento radicale. L'Aum riformata non sembrava più un luogo elitario per la meditazione, quanto un'organizzazione in grado di attrarre una più vasta fetta della popolazione. Interviste pubbliche, affermazioni forti e controverse, una feroce opposizione alla critica entrarono a far parte dello stile di pubbliche relazioni di questa religione. In privato, Asahara e i suoi seguaci principali mantenevano il loro stile di vita modesto, fatta eccezione per le Mercedes corazzate regalate da un discepolo ricco preoccupato per la sicurezza stradale del suo Guru. In un filmato estremamente raro si vede Asahara in strada di fronte a un grosso clown fantoccio sorridente che gli somiglia. Non smise mai di ripetere che poco gli importava di essere ricco o famoso, ma che aveva bisogno di essere più conosciuto per attrarre quanta più gente possibile. L'intensa attività di proselitismo e pubblicità, definita 'il piano di salvezza dell'Aum', comprendeva la cura delle malattie corporee attraverso tecniche yoga in grado di migliorare la salute, la realizzazione degli obiettivi di una vita con il miglioramento dell'intelligenza e il pensiero positivo, e la concentrazione su ciò che era importante, dalle spese del divertimento all'avanzamento spirituale. Ciò poteva essere reso possibile mettendo in pratica le antiche dottrine, accuratamente tradotte dai sutra originali in lingua Pali (questi tre venivano definiti come 'triplice Salvezza'). Questi sforzi straordinari resero Aum il gruppo religioso con la maggior crescita nella storia del Giappone.

Attacco con gas sarin e conseguenze

Nel 1995, a seguito di un attacco di gas sarin nella metropolitana di Tokyo nella quale morirono 12 persone e ci furono centinaia di feriti, Shoko Asahara e un gruppo di leader del movimento vennero arrestati con l'accusa di aver pianificato l'attentato. Il processo, battezzato "il giudizio del secolo" dalla stampa, stabilì la colpevolezza di Asahara nell'aver ideato e progettato l'attentato e venne condannato alla pena capitale. Il giudizio è ora in grado di appello presso la Alta Corte. Altri membri anziani accusati di implicazione, tra i quali Masami Tsuchiya, vennero condannati a morte.
Dopo le ricerche e gli arresti della polizia alcuni sostenitori di Aum vennero accusati di altri crimini, tra cui numerosi omicidi. Si ritiene che queste persone furono uccise: due membri di Aum Shinrikyo, tra cui il seguace Shuji Taguchi (a causa di un tentativo di lasciare il gruppo), l'avvocato Tsutsumi Sakamoto e la sua famiglia (inclusa la moglie, Satoko e il loro bambino di tre anni, Tatsuhiko, quale vendetta per discorsi in pubblico).
Le ragioni per le quali un piccolo circolo abbia commesso tali atrocità e abbia esteso il coinvolgimento alla stessa persona di Asahara rimane poco chiaro a tutt'oggi, tuttavia vi sono diverse teorie per spiegare gli eventi. I procuratori sostennero che Asahara aveva ottenuto informazioni riservate sulle attività della polizia, in particolare piani per condurre ispezioni simultanee in tutte le strutture giapponesi dell'Aum. L'attacco alla metropolitana, secondo questa teoria, era un tentativo di sviare l'attenzione della polizia, mentre in realtà fu causa di enormi problemi (inizialmente la polizia ipotizzò che fosse l'inizio di un fallito tentativo da parte di Shoko Asahara di divenire re del Giappone). La difesa invece sostenne che Asahara non era a conoscenza degli eventi, basandosi sulle sue condizioni di salute, che stavano peggiorando. Poco dopo il suo arresto, Asahara abbandonò il posto di capo dell'organizzazione e da allora mantenne il silenzio, rifiutandosi di comunicare anche con i suoi legali e con i familiari. Molti credono che il processo non sia riuscito a stabilire la verità dietro gli eventi.
Il gruppo continua ancora ad operare in Giappone, ma è passato attraverso parecchie trasformazioni in seguito all'arresto di Asahara e il processo. È stato annunciato un cambio nella sua dottrina: i testi religiosi collegati alla controversa dottrina Buddista Vajrayana in cui, secondo le autorità, si "giustificava l'omicidio", vennero rimossi. Il gruppo si scusò con le vittime dell'attacco col gas sarin e istituì uno speciale fondo di compensazione. Le pubblicazioni provocatorie e le attività che avevano preoccupato la società durante i tempi di Aum cessarono. Coloro che vivono vicino a strutture collegate ad Aleph sono preoccupate più delle persone che manifestano e trasmettono le loro opinioni tramite altoparlanti su furgoncini che dei membri stessi di Aleph. La trasformazione, comunque, creò un dibattito interno tra i membri di Aleph.
Fumihiro Joyu, un vecchio membro carismatico del gruppo ai tempi di Asahara, è al momento il capo ufficiale dell'organizzazione (dal 1999). Precedentemente, il gruppo fu condotto da sei membri anziani (il cosiddetto Chorobu), che trasferirono il potere decisionale a Joyu. Le tendenze democratiche impartite da Joyu e i cambiamenti mirati all'attenuazione della tensione sociale non hanno portato un immediato incremento dei seguaci di Aleph, ma causarono un disaccordo interno.
Secondo l'Agenzia Investigativa di Pubblica Sicurezza, nel dicembre del 2005 il gruppo era diviso da una disputa riguardo al suo futuro; un consistente numero di membri, inclusi quelli anziani, vorrebbero mantenere l'organizzazione nei limiti del possibile vicina alla struttura precedente al 1995. Joyu e la sua fazione numericamente più ampia vorrebbero una via più mite, mirata alla riconciliazione con la società. Questioni come quella sul mantenere o meno i ritratti di Asahara rimangono punti chiave della discordia. La fazione fondamentalista rifiuta costantemente di adeguarsi alle decisioni di Joyu, ed è accertato che stanno cercando di influenzare i simpatizzanti affinché questi non comunichino affatto con Joyu, che comunque rimane il leader ufficiale del gruppo.



"Legge per la sorveglianza di Aum": sotto pressione

Nel gennaio 2000, il gruppo fu posto sotto sorveglianza per un periodo di tre anni.
Nel gennaio del 2003, la PSIA ha ricevuto il permesso di estendere la sorveglianza per altri tre anni. Secondo un'inchiesta di Religious News Blog pubblicata nell'aprile del 2004, il governo continua a considerare Aum "una minaccia per la società".
Nel gennaio del 2006, la PSIA riesce ad estendere il mandato di sorveglianza per altri tre anni. Nonostante i cambiamenti dottrinali e l'esclusione dei testi del Vajranya, la PSIA richiese, all'agenzia stessa, sia un aumento della sorveglianza che un incremento di fondi. Periodicamente il corpo investigativo invia comunicati che sostengono che i testi incriminati sono ancora in vigore, e che il pericolo rimane, come pure Asahara rimane la loro guida. I capi del nuovo movimento religioso Aleph, nato sulle ceneri del precedente, per evitare fraintendimenti che possano condurre a qualche forma di censura, aumento della sorveglianza o a qualche incriminazione, inseriscono accuratamente passaggi in qualsiasi comunicazione pubblica, comprese nelle canzoni del karaoke.

Presenza all'estero

Aum Shinrikyo possiede parecchie sezioni estere: in Sri Lanka, a New York, Stati Uniti e a Bonn, in Germania. Il gruppo ha diverse sezioni a Mosca, Russia, in cui, fino al 1995 il movimento contava circa 30.000 membri.

Riferimenti nella cultura di massa

Libri, documentari e fiction che tentano di spiegare il fenomeno Aum divennero best-seller non solo in Giappone, ma anche oltreoceano. Ecco qualche esempio:
  • Shogo Amakusa, capo dei rinnegati Cristiani nell'Arca Cristiana dell'anime Rurouni Kenshin, assomiglia a Shoko Asahara.
  • Gli Agoraphobic Nosebleed nei loro album si sono riferiti diverse volte ad Aum Shinrikyo, in particolare in Altered States of America, vi sono parecchie tracce dedicate alla liberazione di Shoko Asahara.
  • I documentari 'A' e 'A2', del regista Tatsuya Mori, che illustrano la vita quotidiana dei membri di Aleph, hanno provocato incredulità nei pochi giapponesi che hanno potuto assistere alle poche proiezioni: incapaci di credere a quello che vedevano, alcuni lo accusarono addirittura di aver usato attori professionisti, per sistemare le cose.
  • Il libro Underground, un documentario di Haruki Murakami consistente prevalentemente in interviste alle vittime dell'attacco alla metropolitana col sarin, evita deliberatamente di dare risposte definitive. Murakami inoltre si scusa con i suoi lettori giapponesi che potrebbero "fraintenderlo".
  • Nel 6° numero del manga GTO - Great Teacher Onizuka nelle pagine 6/7 il protagonista, il professor Onizuka, ironizza sulle pratiche dei seguaci della setta Aum, autoinfliggendosi una dolorosa penitenza che consiste nel sopportare il peso di blocchi rettangolari da 10 tonnellate l'uno.
  • Il primo racconto (Okinawa) del romanzo di David Mitchell, Nove gradi di libertà (1999), narra la vicenda di un membro di una setta millenarista, soprannominato Quasar che, dopo aver effettuato un attentato con uso di gas, nella metropolitana di Tokio, fugge sull'isola di Okinawa. Si tratta di una ricostruzione della psiche alterata di una persona che nonostante abbia assistito alle depravazioni dei capi della setta, ed al ripudiare, non appena arrestati, dei principi che venivano affermati fino ad un attimo prima, continua ad avere fiducia in loro ed aspetta di essere liberato tramite un teletrasporto psichico, da parte del leader supremo ( Sua Serendipità), anche dopo averlo visto trasportare in prigione e rinnegare tutti i suoi accoliti. Nel racconto viene anche spiegato che gli attentati sarebbero stati un inizio della purificazione del mondo, mediante l'eliminazione dei non eletti (in pratica quasi tutta la popolazione mondiale).

domenica 15 maggio 2016

Pai Mei

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«È il legno che deve temere la tua mano, non il contrario. Per forza non ci riesci, ti arrendi prima d'iniziare.»
(Pai Mei durante gli allenamenti con la Sposa, in Kill Bill: Volume 2 di Quentin Tarantino)


Pai Mei (白眉, Bái Méi, Pai Mei, letteralmente "Sopracciglio bianco" in quanto albino; ... – ...) è stato un monaco taoista e maestro di arti marziali cinese. Pai Mei fu un monaco taoista della scuola wutang che contribuì all'incendio del tempio di Shaolin verso il 1763. Si ritiene fosse una spia del governo della dinastia Ching (1644-1901). Egli veniva anche chiamato Pak Mei e, dopo l'incendio del tempio, diffuse uno stile di kung fu, chiamato appunto Pak Mei.
I caratteri cinesi di Pai Mei possono anche essere letti in giapponese はくび (hakubi), parola che significa "buon esempio" oppure "il migliore".
La sua figura è stata d'ispirazione per una figura di malvagio in molti film di arti marziali.

Film
Le prime apparizioni avvengono in pellicole prodotte ad Hong Kong dai fratelli Shaw, come I distruttori del tempio Shaolin (1977) e Il clan del Loto Bianco (1980). In questi film, Pai Mei è interpretato da Lieh Lo, anche regista dell'ultimo.
Dopo più di vent'anni fa nuovamente la sua apparizione in Kill Bill: Volume 2 (2004) di Quentin Tarantino, dove ha il ruolo di un maestro orientale che addestra la Sposa, oltre a Bill e ad Elle Driver. In questo film Pai Mei è interpretato dall'attore Chia Hui Liu che, secondo le continue citazioni cinefile da parte di Tarantino, aveva recitato in Il clan del Loto Bianco.

Era Shaw
In I distruttori del tempio Shaolin e Il clan del Loto Bianco, Pai Mei è interpretato da Lieh Lo.


I distruttori del tempio Shaolin
Pai Mei e il governo Ching sono nemici del tempio Shaolin, decidono di distruggerlo radendolo al suolo ed uccidendo tutti i monaci all'interno. Alcuni discepoli, mascherandosi da attori di teatro, riescono però ad evadere dal tempio dove il sacerdote sta compiendo una razzia. Rifugiatosi a casa con la moglie Fang Yong-chun, Hong Xi-Quan si allena per dieci anni con sua moglie, migliorando il suo stile Tigre. Sua moglie invece impara lo stile Gru: nel frattempo nasce un figlio che si allena apprendendo sia lo stile del padre che quello della madre, creando il Tigre-Gru. Intanto il padre si va a confrontare con Pai Mei e muore nel combatterlo, apprendendo però che è vulnerabile tra l'una e le tre del pomeriggio.

Il clan del Loto Bianco
Il figlio di Hong Xi-Quan e Fang Yong-chun, insieme ad un amico, riesce a trovare Pai Mei tra le rovine di un tempio Shaolin e riescono a sconfiggere il maestro unendo i due letali stili di kung fu e riuscendo a scovare il suo unico punto debole, situato nel pene.

Kill Bill vol. 2
In Kill Bill: Volume 2, Pai Mei è interpretato da Chia Hui Liu.


La leggenda di Pai-mei
Il racconto che Bill narra alla Sposa mentre sono attorno al fuoco dice:
«Tanto tempo fa, in Cina - si trattava all'incirca dell'anno 1003 - il sommo sacerdote del Clan del Loto Bianco Pai Mei stava camminando per strada, contemplando qualsiasi cosa un uomo dal potere infinito come Pai Mei potesse contemplare - il che è un bel modo per dire "chi lo sa?" - quando un monaco Shaolin apparve nella strada, diretto dalla parte opposta. Quando il monaco e il prete si incrociarono, Pai Mei, in una pressoché inspiegabile dimostrazione di generosità, rivolse al monaco un impercettibile cenno di saluto. Il cenno non fu ricambiato. Intenzione del monaco era forse quella di insultare Pai Mei? O forse non era egli riuscito a vedere il generoso gesto sociale? Le ragioni del monaco restano ignote ma sono note le conseguenze. Il mattino seguente, Pai Mei si presentò al tempio Shaolin e pretese che il sommo abate del tempio gli offrisse il suo collo da tagliare per rimediare all'insulto. L'abate, all'inizio, cercò di consolare Pai Mei, ma ben presto si accorse che Pai Mei era inconsolabile. Così cominciò il massacro del tempio Shaolin e di tutti i 60 monaci che ospitava per mano del Loto Bianco. E così cominciò la leggenda della tecnica dell'esplosione del cuore con cinque colpi delle dita.»


Da questo breve racconto si deduce:
  • L'età di Pai Mei: secondo la leggenda, ambientata nel 1003, ai tempi del flashback, Pai Mei dovrebbe all'incirca avere 1000 anni, anche se nella sceneggiatura si dice che ne abbia "solo" 150.
  • La crudeltà di Pai Mei, la sua severità e l'inflessibilità.
  • L'esistenza della tecnica dell'esplosione del cuore con cinque colpi delle dita.
Beatrix Kiddo e Pai Mei
Bill, capo della D.V.A.S., pretese che Beatrix, che voleva divenire membro della squadra, fosse allenata dal crudele sacerdote del clan del Loto Bianco. La portò al tempio del maestro, dove la donna si allenò seguendo le sue terribili regole. Benché Pai Mei fosse estremamente severo e violento negli allenamenti, Beatrix si dimostrò all'altezza e riuscì a sopportarli.
Beatrix imparò a frantumare del legno con un pugno, seguendo il motto di Pai Mei:
«È il legno che deve temere la tua mano, non il contrario. Per forza non ci riesci, ti arrendi prima d'iniziare.»
Perfezionò inoltre l'arte della spada samurai, che all'inizio degli allenamenti le era stata ridicolizzata da un combattimento col maestro, che alla fine di esso era riuscito addirittura a porsi in equilibrio sulla spada. Alla fine del periodo di allenamento, tutto fa supporre che Beatrix rimanga in buoni rapporti con Pai Mei, divenendo un'esperta conoscitrice delle tecniche impartitele, nonostante importanti difficoltà di comunicazione: Pai Mei, infatti, parla un fluente dialetto cantonese del cinese, incurante del fatto che Beatrix non lo parli bene; anche quando Beatrix tenterà di comunicare in giapponese, lingua che conosce molto bene, Pai Mei si rifiuterà categoricamente di parlarlo in quanto prova un profondo disprezzo per i giapponesi. Nonostante il disprezzo di Pai Mei per gli uomini bianchi e il suo fastidio nel sopportare con fatica le donne, Beatrix è stata l'unica a cui Pai Mei abbia insegnato la tecnica definitiva del loto bianco: l'esplosione del cuore con cinque colpi delle dita. Una tecnica mai insegnata a nessuno, nemmeno a Bill. Durante gli allenamenti di Beatrix, tuttavia, si può notare Pai Mei sorridere leggermente, mostrando un certo compiacimento nel vedere la sua allieva allenarsi con tanta determinazione. Un altro fattore che indichi che Pai Mei abbia una aspettativa nettamente più alta in Beatrix nei suoi altri precedenti allievi sta nel fatto di avere offerto a Beatrix la sua ciotola di riso.

Elle Driver e Pai Mei
Successivamente alla Sposa, Pai-mei addestrò Elle Driver, sempre del gruppo di Bill. Elle Driver, assai meno controllata di Beatrix, chiamò però Pai Mei con l'appellativo di
«Miserabile stupido vecchio.»

Per quest'offesa arrecatagli, Pai Mei strappò a Elle l'occhio destro. La donna, sanguinante, si accasciò per terra.

Morte di Pai Mei
A giorni di distanza da quell'episodio, Elle Driver per vendetta uccise Pai Mei avvelenando le teste di pesce del maestro.

Età di Pai Mei
Nel backstage, David Carradine dichiara di aver storpiato il numero 1883, rendendolo simile alla pronuncia di 1003, a causa di come si dicono in inglese i numeri nelle date. In questo caso Pai Mei avrebbe "solo" circa 130 anni. È anche possibile che Pai Mei non sia una persona specifica, bensì un titolo che spetta al gran sacerdote del Clan del Loto Bianco. In questo modo Pai Mei potrebbe avere un'età normale e il fatto che egli muoia nei film precedenti non costituirebbe una contraddizione.


sabato 14 maggio 2016

Purāṇa

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I Purāṇa (devanāgarī: पुराण; lett. "antiche [storie]") sono un gruppo di testi sacri hindū, redatti in lingua sanscrita, di carattere principalmente mitico e cultuale, il cui scopo primario è anche quello dell'educazione religiosa di coloro che non sono considerati dvija (i "nati due volte", i componenti delle prime tre caste hindū: brāhmaṇa, kṣatriya e vaiśya), quindi gli śudra e le donne, ai quali è severamente proibito l'ascolto o la lettura dei testi detti Śruti, ovvero le raccolte dei quattro Veda. Così il commentatore dei Veda, Sāyaṇa Ācārya (XIV secolo):
«[...] alle donne e agli śudra, sebbene abbiano anch'essi bisogno della scienza sacra (jñāna), è impedito di accedere al Veda, giacché essi sono privati del vantaggio di studiarlo (adhyayana) per non aver ricevuto l'investitura del cordone sacro (upanayana); conseguono però la conoscenza del dharma e del Bráhman per mezzo dei Purāṇa e di altri libri di questo genere.»
(Sāyaṇa Ācārya (XIV secolo), Vedārthaprakāśa; citato in Giuliano Boccali, Stefano Piano, Saverio Sani. Le letterature dell'India. Torino, Utet, 2000, p. 219)
Per questa ragione i Purāṇa, che fanno parte della raccolta Smṛti, sono indicati anche come il "quinto" Veda" già a partire dalla Chāndogya Upaniṣad:

(SA)
«nāma vā ṛgvedo yajurvedaḥ sāmaveda ātharvaṇaś caturtha itihāsapurāṇaḥ pañcamo vedānāṃ vedaḥ pitryo rāśir daivo nidhir vākovākyam ekāyanaṃ devavidyā brahmavidyā bhūtavidyā kṣatravidyā nakṣatravidyā sarpadevajanavidyā
nāmaivaitat
nāmopāssveti»
(IT)
«Nomi, e cioè il Ṛgveda, lo Yajur-veda, il Sāma-veda ed infine lo Atharvaṇa come quarto, gli itihāsa ed i purāṇa come quinto, il Veda dei Veda, il rituale per i mani, il calcolo, la divinazione, la conoscenza dei tempi, la logica, le regole di condotta, l'etimologia, la conoscenza degli Dei, la conoscenza dello Spirito Supremo, la scienza delle armi, l'astronomia, la scienza dei serpenti, degli spiriti e dei geni; tutto ciò non sono che nomi. Considera però attentamente ciò che significa 'nome'.»
(Chāndogya Upaniṣad, VII,1,4: traduzione di Pio Filippani Ronconi)



Da tener presente anche che, dal punto di vista tradizionale, la letteratura degli Itihāsa-Purāṇa è una letteratura "scritta" a differenza di quella vedica che è una cultura, ancora, "orale" e che va appresa quindi solo mnemonicamente, essendo fondata soprattutto sulla sonorità (śabda). Essendo la scrittura una pratica che non dà in alcun modo accesso al "sapere" essa è affidata a persone di rango "inferiore".
Inoltre, va tenuto presente che gli appartenenti alle famiglie relative alle prime tre caste sono appena l'8,5% dell'intera società hindū (questa computata sulle quattro caste, esclusi quindi gli avarṇa) e che da questa percentuale vanno sottratte le donne, ciò dà la cifra dell'importanza religiosa per gli hindū della letteratura scritta degli Itihāsa-Purāṇa.



Origini e stile

Il termine purāṇa compare già nelle scritture vediche con il significato di "antica tradizione" finendo per indicare, col tempo, quelle raccolte di narrazioni tradizionali inerenti ai miti e alle pratiche di culto, il cui autore, secondo la tradizione, sarebbe il mitico Vyāsa (lett. "il Compilatore").
Questi testi affondano, quindi e probabilmente, le loro radici in un passato remoto, essendo un vero e proprio ricettacolo di saperi tradizionali, originariamente narrati da bardi detti sūta.
La critica moderna ritiene, tuttavia, che i Purāṇa più antichi, considerati però nella forma giunta a noi, vadano fatti risalire a redazioni compiute nei primi secoli della nostra èra.
Così Stefano Piano:
«Ritengo che sia lecito supporre che testi alternativi al Veda e adatti alla formazione religiosa delle donne e dei "non rigenerati" esistessero in India da tempi molto antichi; di tali testi continuamente arricchiti di nuovi materiali, dovettero cominciare a formarsi, attorno ai primi secoli, dell'era volgare e per iniziativa dei brahmani, le prime raccolte, probabilmente differenziate in base alle esigenze particolari delle diverse comunità e alla loro collocazione geografica.»
(in Giuliano Boccali, Stefano Piano, Saverio Sani. Le letterature dell'India. Torino, Utet, 2000, p. 219)



Essendo prevalentemente indirizzati alle caste "inferiori", il sanscrito utilizzato in questi testi è piuttosto semplice, presentando perfino delle irregolarità grammaticali e delle frasi idiomatiche popolari, nonché influenze dialettali. Per la stessa ragione, la messa per iscritto e la copiatura di tali testi è, a differenza per quelli contenuti nella Śruti, considerata opera meritoria.
Tutti i Purāṇa presentano quindi numerose stratificazioni, nonché diverse parti in comune tra loro, oltre a interpolazioni e a revisioni continue:
«I Purāṇa sono stati continuamente riveduti e aggiornati nel tempo fino all'epoca delle prime edizioni a stampa apparse attorno alla fine dell'Ottocento Di qui l'aleatorietà e temerarietà d'ogni ipotetica datazione.»
(Antonio Rigopoulos, Introduzione ai testi tradotti, in Hinduismo antico, vol.1 (a cura di Francesco Sferra). Milano, Mondadori, 2010, p. CXCVI-CXCVII)



Questo impedisce una loro precisa datazione, e cronologia, anche se il Bhāgavata-Purāṇa può essere considerato il più recente tra quelli detti "maggiori" (mahāpurāṇa).



Mahāpurāṇa e Upapurāṇa

Una iniziale canonizzazione dei testi purāṇici si avvia verso il III secolo a.C., fissandosi tra il III e il VII secolo d.C..
Tale canonizzazione procede lungo un mito eziologico presente, con leggere varianti, nel Matsya, nel Nārada e nello Skhanda Purāṇa, che vuole un originario purāṇa, composto da un miliardo di strofe, venire suddiviso e sintetizzato in 18 purāṇa per complessive 400 mila strofe. La più antica lista di diciotto testi puranici principali (detti Mahāpurāṇa) è contenuta nel Mahābhārata (per quanto resti il dubbio di un'interpolazione del testo): l'insieme formato di queste opere più l'altro grande Itihāsa indiano, il Rāmāyaņa, è stato definito come un quinto Veda, e per la portata massiva del loro insegnamento etico e religioso, e per l'importanza storica e culturale che questi testi hanno assunto attraverso i secoli. Vengono sovente indicati in letteratura con il composto Itihāsa-Purāṇa.
Accanto a questa lista di opere maggiori vennero compilate diverse liste elencanti diciotto Purāņa minori o secondari, detti Upapurāṇa, che sono in verità presenti in numero assai maggiore e trattano dei più svariati argomenti, i quali spesso non sono rintracciabili nei Mahāpurāṇa.



Argomenti trattati

Viene tradizionalmente affermato che l'argomento affrontato dai Purāṇa è il pañcalakşaņa, ossia le "cinque caratteristiche distintive" qui di seguito elencate:
  1. sarga (creazione [del cosmo]);
  2. pratisarga (ciclicità [del cosmo]);
  3. vaṃśa (genealogia [divina]);
  4. manvantara (epoche [cosmiche], lett. "altro Manu");
  5. vaṃśānucarita (genealogia dinastica).
In verità questi temi sono presenti solo in minima parte nelle opere e rappresentano più che altro un tentativo di canonizzazione teorica della letteratura puranica.
Si può dire che i Purāṇa si basano prevalentemente su testi di carattere mitologico che tendono in definitiva a sfociare nella glorificazione di una divinità piuttosto che un'altra (le più celebrate sono Vişņu, spesso sotto forma di avatara, Śiva ,la Śakti e infine Brahma), ma anche a esaltare il potere salvifico e purificatore di taluni luoghi sacri, periodi temporali, pratiche devozionali (bhakti) e qualità dello spirito. Questi testi, detti Māhātmya (contrazione di mahātman, traducibile non letteralmente con "grandezza"), costituiscono la parte prevalente di molti Purāṇa; ad essi sono poi associati altri tipi di testo, come le Gītā (canti divini che hanno come modello la celeberrima Bhagavadgītā), gli strota (inni laudativi) e varie storie di carattere edificante. Tutte queste tipologie testuali sono indipendenti l'una dall'altra ma vengono associate insieme per formare quel quadro composito che è il Purāṇa, sebbene, almeno per quanto riguarda taluni Māhātmya, si abbiano attestazioni di una loro redazione autonoma.

Classificazione dei Purāṇa maggiori

Esistono in letteratura varie classificazioni dei Purāṇa maggiori (Mahā Purāṇa): cronologiche, in base alle divinità o in base alle guṇa. Invero non esiste un accordo univoco fra gli studiosi in nessuna delle prime due classificazioni, e fra le tre quella in base alle divinità è forse la più aleatoria, dato che diversi Purāṇa contengono sezioni dedicate a più divinità (per esempio nello Śiva Purāṇa due capitoli sono dedicati a Viṣṇu).
Seguendo la classificazione in base alle tre guṇa, e cioè: rājas (generazione, passione: attributo di Brahmā); tāmas (dissolvimento, oscurità: attributo di Śiva); sāttva (mantenimento, verità: attributo di Viṣṇu), abbiamo la seguente classificazione:
  • Rājasika Purāṇa:
    • Bhaviṣya Purāṇa
    • Brahmā Purāṇa
    • Brahmavaivarta Purāṇa
    • Brahmāṇḍa Purāṇa
    • Mārkaṇḍeya Purāṇa
    • Vāmana Purāṇa
  • Tāmasika Purāṇa:
    • Agni Purāṇa
    • Kūrma Purāṇa
    • Liṅga Purāṇa
    • Matsya Purāṇa
    • Śiva Purāṇa
    • Skanda Purāṇa
  • Sāttvika Purāṇa:
    • Bhāgavata Purāṇa
    • Garuḍa Purāṇa
    • Nāradīya Purāṇa
    • Padma Purāṇa
    • Varāha Purāṇa
    • Viṣṇu Purāṇa

Il phala

Il fine ultimo posto dai Purāṇa è l'acquisizione di un phala (lett. "frutto", in questo caso traducibile con "merito spirituale"). Esso si può ottenere nei modi più vari (nelle singole opere spesso si possono trovare indicazioni specifiche): principalmente attraverso la lettura, l'ascolto del testo e rendendo devozione al dio in esso celebrato, ma anche seguendo le indicazioni date sul pellegrinaggio in luoghi sacri e addirittura semplicemente possedendolo o facendone dono a un brahmano.






venerdì 13 maggio 2016



Ascia-daga
- Gē

Testa in bronzo di una Gē della Dinastia Zhou




L'ascia-daga (in caratteri cinesi tradizionali, in pinyin e ko in Wade-Giles) era un'antica arma inastata in uso alle truppe di fanteria cinesi dal tempo della Dinastia Shang (XVI-XI secolo a.C.) a quello della Dinastia Han (II secolo a.C.-II secolo). Consisteva di una lama di daga innestata perpendicolarmente in un bastone. A volte, questa testa metallica (bronzo o ferro, gli esemplari in giada avevano valenza cerimoniale), poteva presentare una seconda lama di falce.


Storia

Apparsa durante il regno della Dinastia Shang, l'ascia-daga restò in uso alle truppe di fanteria dei regni cinesi per secoli. Al momento dell'unificazione della Cina sotto la Dinastia Qin (221 a.C.-206 a.C.), divenne arma inastata d'ordinanza della fanteria imperiale, venendo prodotta in milioni di esemplari. Dopo quasi un millennio, l'ascia daga, nata come arma in bronzo e poi riconfigurata quale arma in ferro, sparì bruscamente dagli arsenali cinesi dopo il regno della Dinastia Han, nel III secolo.
I ritrovamenti archeologici di realizzate in giada ha portato gli studiosi ad approfondire il significato simbolico attribuito dalla società della Cina antica a quest'arma. Il rinvenimento di piccoli esemplari utilizzati con buona probabilità come pendagli e la presenza delle di giada nei corredi funebri di molti aristocratici cinesi del tempo ha confermato la sicura importanza dell'arma nel complesso bagaglio simbolico dell'antichità sinica. La era, con buona probabilità, un simbolo di forza e potere, fors'anche un simbolo benaugurale.

giovedì 12 maggio 2016

Jitte

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Il Jitte (十手 jitte) o jutte, letteralmente "dieci mani", è un'arma bianca manesca del tipo manganello originaria del Giappone. Composta da una sbarra di ferro immanicata in un'impugnatura, dispone di una sorta di guardia composta da una seconda stanga metallica, di ridotte dimensioni, che diparte dal manico descrivendo un angolo retto quasi fosse una baionetta. Era arma precipua dei funzionari dell'ordine pubblico.
Il jitte è ora l'arma principale dell'arte marziale giapponese Juttejutsu.

Storia

Si ritiene che la forma originale del jitte sia stata creata dal leggendario forgiatore di spade Masamune forse nel XIII secolo, anche se taluni studiosi propendono invece per l'attribuirne l'invenzione al padre, Munsinai. È poi ancora da definirsi se si sia trattato di una evoluzione del sai, altra "daga da botta" nipponica, o se sia stato quest'ultimo a derivare dal jitte. Il dato certo è che il jitte appartiene al novero delle armi tradizionali giapponesi prive di lama sviluppate per equipaggiare le guardie ed i funzionari dello Shogun cui era fatto assoluto divieto, pena la morte, di portare spade, coltelli o quant'altro nel palazzo del loro signore. Il jitte è così divenuta l'arma tradizionale delle forze di polizia nipponiche durante il Periodo Edo (1603-1868).

Costruzione

La forma del jitte ricorda moltissimo quella del sai, dal quale si differenzia solo per il non avere la guardia ad "U":
  • Il corpo dell'arma è costituito da una solida stanga di ferro (boshin) dalla larghezza solitamente omogenea, seppur esistano modelli più rastremati in prossimità della punta. La sezione del boshin poteva essere circolare o poligonale, mentre la punta (sentan) poteva essere piatta o cuspidata. Esistevano anche jitte con il boshin in legno;
  • L'impugnatura (tsuka), ad una mano, è costituita dalla parte terminale della stanga, spesso avvolta in strati di stoffa come l'impugnatura del katana. Un rebbio di ferro (kagi), lungo circa 5 cm, diparte a mo' di guardia dal manico, salendo parallelamente alla stanga. Un anello di metallo (kan) chiude posteriormente il manico dell'arma, permettendo il passaggio di una corda.
Nell'insieme, il jitte rassomiglia quindi più una daga dalla lama non affilata, quasi uno spiedo da guerra ad una mano, più che un manganello vero e proprio. L'arma poteva presentare, occultato nell'impugnatura, un piccolo pugnale, o essere montata nell'impugnatura e nel fodero di una spada corta tipo tanto. La dimensione complessiva standard era di circa 45 cm, con esemplari che potevano variare dai 30 ai 60 cm.
Arma atta ad offendere di botta o di punta, il jitte, grazie al kagi, garantiva all'utente una scherma raffinata. Il rebbio in metallo poteva infatti essere efficacemente usato per bloccare la lama di una spada nemica, forse fin anche a spezzarla, e, pratica certo più diffusa, permetteva di agganciare le vesti o la corazza dell'avversario, oltre che di colpire precisi bersagli "eccellenti" come gli occhi, il naso o la bocca di un nemico privo di elmo.

mercoledì 11 maggio 2016

Kūrma Purāṇa

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Il Kūrma Purāṇa è uno dei diciotto Purāṇa principali, i Mahā Purāṇa. Si crede che sia stato direttamente narrato dal Signore Viṣṇu al saggio Nārada, e contiene i dettagli sulla vita dell'avatāra Kūrma. Si ritiene che Nārada ne abbia condiviso con Suta il contenuto, e che questi a sua volta lo abbia declamato a un gruppo di grandi saggi.

Contenuti

Le edizioni di questo testo sono suddivise in due parti (bhāga): il Pūrvabhāga composto da 53 capitoli, e l'Uttarabhāga con 46 capitoli.
Secondo la tradizione, il Kūrma Purāṇa originariamente era costituito da quattro raccolte: la Brāhmī Saṁhitā, la Bhāgavatī Saṁhitā, la Saurī Saṁhitā e la Vaiṣṇavī Saṁhitā. Il testo attualmente noto corrisponderebbe alla prima raccolta, la Brāhmī Saṁhitā.
Un altro testo, il Nārada Purāṇa, fornisce una breve panoramica del contenuto: la Brāhmī Saṁhitā consisteva di 6000 versi (sloka) e l'argomento è in sintonia con l'esistente Kūrma Purāṇa. La Bhāgavatī Saṁhitā consisteva di 4000 sloka ed era stata suddivisa in cinque sotto-sezioni (pāda). Quest'ultima raccolta era anche conosciuta col nome alternativo di Pañcapadī, e descriveva i doveri delle caste: i Bramini, gli Kshatriya, i Vaishya, i Sudra e le caste miste.
La Saurī Saṁhitā era composta da 2000 sloka e suddivisa in sei pāda. In questa sezione venivano descritti sei atti magici: śānti, vaśīkaraṇa, stambhana, vidveṣaṇa, uccāṭana e māraṇa.
La Vaiṣṇavī Saṁhitā era composta da 5000 sloka ed era stata suddivisa in quattro pāda; argomento principale era la mokṣa dharma.

martedì 10 maggio 2016

Jidai-geki

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Jidai Geki (時代劇) è un termine che indica un genere storico ambientato in un contesto temporale ben preciso usato nel settore cinematografico, televisivo o teatrale in Giappone.
La parola vuole dire rappresentazione del periodo, dramma storico e di solito indica un film (o rappresentazione teatrale) ambientato nell'era cosiddetta periodo Tokugawa (1603/1867). Tuttavia alcuni film jidai-geki sono ambientati anche prima di tale periodo, come nell'epoca Sengoku.
Il genere Jidai Geki narra le vicende di samurai, contadini, fabbri, mercanti ed il termine è spesso accostato al genere Chambara (chambara significa combattimento con le spade).
Tra i film più rappresentativi conosciuti in Italia, ci sono quelli di Akira Kurosawa (I sette Samurai, La sfida del Samurai, Sanjuro, Kagemusha), la saga dello spadaccino cieco Zatoichi e il recente Twilight Samurai (Tasogare Seibei, tradotto in Italia col nome di Crepuscolo, il Samurai o più correttamente "Il samurai del crepuscolo"); quest'ultimo, come molto spesso negli ultimi anni, è ambientato proprio negli anni finali del periodo Tokugawa. Fra i registi molto conosciuti in Giappone che hanno lasciato opere memorabili, quasi tutte disponibili su internet, ci sono Masaki Kobayashi, Kazuko Kuroki, Masahiro Makino, Masahiro Shinoda e Eiichi Kudo il cui "Jûsan-nin no shikaku" (I tredici assassini) del 1963 è stato ripreso in un remake da Takashi Miike e presentato al festival di Cannes 2011.

Storia

“Cinema giapponese per eccellenza”, il jidaigeki ha segnato per più di sessant'anni la storia del cinema nipponico, sino al dissolversi dello studio system negli anni settanta, ad eccezione di una parentesi tra il 1945 e il 1950, il periodo dell'occupazione americana, in cui la loro produzione era stata bandita perché ritenuti portatori di valori feudali poco consoni al processo di democratizzazione. Nel corso della sua storia il jidaigeki ha conosciuto tante anime, dalla dimensione epica a quella nichilista, da quella quotidiana e minimalista a quella crepuscolare, da quella antifeudale a quella segnata dalle riletture del Nuovo Cinema degli anni sessanta, sino ad assumere, recentemente, una dimensione postmoderna. Il jidaigeki si è imposto nell'ambito sia della produzione di genere-per lungo tempo in Giappone uno su due è stato un film in costume- sia di quello d'autore. Esso ha fatto la fortuna di diversi registi di primo piano della storia del cinema del suo paese, sia di prima (Daisuke Ito, Sadao Yamanaka, Mansaku Itami, Masahiro Makino) che degli anni successivi alla guerra (Hiroshi Inagaki, Kenji Mizoguchi, Akira Kurosawa, Masaki Kobayashi, Hideo Gosha, Kihachi Okamoto, Kenji Misumi). Ha influenzato ed è stato a sua volta influenzato da altri generi, dando vita a particolari commistioni –soprattutto con il western, lo spaghetti western e il wuxia. Il jidaigeki non ha però retto alla generale crisi cinematografica giapponese degli anni settanta, così come dai mutati gusti del pubblico, spinto da nuove sollecitazioni.
Se il genere tenta di adattarsi al dinamismo dei tempi assorbendo gli eccessi spettacolari e ad effetto del wuxia, di fatto viene soppiantato dallo Yakuza film, che ne rappresenta un ideale proseguimento in un contesto più adatto al Giappone dell'epoca. Vistisi ridotti i suoi sbocchi sul mercato cinematografico, il jidaigeki emigra sul piccolo schermo dove continua a sopravvivere, seppur con discreto successo.
Gli anni ottanta e novanta sono probabilmente i più bui del genere, ma proprio alla fine del decennio Nagisa Oshima gli ridà lustro con il suo ultimo film, Tabú - Gohatto, e altri registi vi fanno ritorno, da veterani come Yoji Yamada, da esponenti della nuova generazione come Sogo Ishii, Takeshi Kitano, Takashi Miike, Hirokazu Koreeda, Hideo Nakata, Ryuhei Kitamura e Hiroyuki Nakano.

lunedì 9 maggio 2016

Hoang Ngan Nguyen

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Nguyen Hoang Ngan (Hanoi, 21 ottobre 1984) è una karateka vietnamita.
Sorella del Ministero della Pubblica Sicurezza squadra di karate, che è stata soprannominata la "Regina del Kata". Lei è una studente di Gran Maestro Doan Dinh lungo (Karate-do Suzucho setta). È nata a Dong Da, Hanoi, poi viene reclutata in Vietnam nel team di karate e spesso i padroni stranieri la hanno addestrata nel kata. È un boxer femmina Vietnamita del karate, vincendo la medaglia d'oro nei Campionati del Mondo di Karate a Tokyo (Giappone) nel 2008, Medaglia d'oro per i singoli (Kata) delle donne ai Giochi Mondiali di Kaohsiung, Taiwan nel 2009, il campionato di karate mondiale tenutasi in Grecia nel 2006 e il mondo della Coppa Karatedo Kobe-Osaka Cup in Bulgaria nel 2007. Inoltre ha vinto la medaglia d'argento per il singolare femminile e la squadra medaglia di bronzo femminile a SEA Games 24. Hoang Ngan Nguyen è stata ufficialmente riconosciuta nel World Games produttività 9 ° posto dal 25/7 al 2013/04/08 nella città di Cali, in Colombia.
Nei giochi mondiali del 2013 dispone di 32 discipline sportive e 4 partite spettacoli ufficiali. Combattimenti di gruppo nel programma della competizione ufficiale del congresso comprendono Sumo, Karate e Ju -Jitsu. Come i pugili eseguiti (kata) di primo piano, Hoang Ngan Nguyen è idoneo a partecipare al congresso che il Karatedo Federazione mondo coniato. Lei è in procinto di recuperare un infortunio al ginocchio, dopo aver vinto la medaglia d'oro al German Open nel settembre dello scorso anno. Dopo questo torneo, ebbe un intervento chirurgico. Prima di allora, aveva trascorso un lungo periodo feriti e di azione per due anni prima di tornare al German Open nel 2012. Hoang Ngan Nguyen pratica lo stile Shito-ryu.