Il 29 giugno del 1933, Primo Carnera, il gigante friulano, entrava nella leggenda. Con un destro micidiale che mandò al tappeto Jack Sharkey, il campione del mondo dei pesi massimi, Carnera conquistò la cintura mondiale, diventando il primo italiano a ottenere un tale onore. L’incontro durò meno di sei riprese e, mentre il mondo dei pugili restava scosso dal colpo, Carnera passava alla storia come il "Primo" campione italiano, un eroe nazionale che avrebbe portato il nome dell'Italia oltre i confini.
La borsa che gli venne assegnata per l'incontro fu di 59.000 dollari, una cifra vertiginosa per l'epoca, ma nella sua tasca ne rimase ben poco, appena 360 dollari. A mangiarsi buona parte dei guadagni fu la mafia pugilistica che lo gestiva, un sistema che, purtroppo, spesso approfittava dei talenti senza dare loro il giusto riconoscimento.
Carnera, che non era un semplice pugile, ma un personaggio dai tratti leggendari, era destinato a essere un simbolo, un fenomeno che andava oltre lo sport. La sua figura gigante, alta 2 metri e 2 centimetri e pesante 118 kg, faceva scalpore. In un mondo dove il mito dell'uomo forte era alimentato da immagini virili e spavalde, Carnera diventò una sorta di Gulliver in un mondo di pugili e manager senza scrupoli, ma anche di sogni infranti e vite spezzate.
Nonostante i suoi tratti da eroe epico, le sue qualità pugilistiche sono state oggetto di molteplici discussioni. La sua ascesa al titolo mondiale non fu priva di controversie e dubbi. I suoi avversari lo vedevano come un "mostro" fisico, ma in molti si chiedevano quanto fosse davvero abile sul ring e quanto invece il suo destino fosse stato forgiato da altre mani, quelle della mafia e dei suoi manager. Lo stesso Carnera, con la sua innocenza e il suo fisico imponente, sembrava essere un burattino nelle mani di forze più grandi di lui.
Arrivato al mondiale del 29 giugno 1933 dopo aver subito una tragedia che segnò profondamente la sua carriera – la morte di Ernie Schaaf sul ring, avvenuta qualche mese prima – Carnera si presentò al Madison Square Garden di New York con una determinazione ferrea. Aveva alle spalle una carriera di sacrifici e difficoltà, ma quello era il momento della sua vita. Contrariamente a quanto si pensava, Carnera non era solo un "gigante da circo", ma un pugile che sapeva tirare pugni veri. Nonostante i bookmakers lo dessero sfavorito, Primo riuscì a prevalere con un colpo che mise fuori combattimento Sharkey, un pugile esperto e temuto.
Il match durò poco meno di 18 minuti, ma l'impresa fu sufficiente a sancire la grandezza di Carnera. La sua vittoria, pur se discussa, divenne un fenomeno mondiale. Il colpo che fece abbattere Sharkey fu descritto da molti come un autentico "miracolo pugilistico", ma alcuni continuarono a dubitare, chiedendosi se fosse stato un pugno autentico o un semplice colpo fortuito. Ma la storia è scritta: Carnera era campione del mondo.
Il successo non durò a lungo. Dopo la sua vittoria, Carnera diventò un personaggio di spettacolo, un'attrazione da show, e la sua carriera pugilistica perse parte della sua forza autentica. Tornò in Italia in modo rocambolesco, ma anche lì non trovò la pace. Fu accolto come un eroe, ma nel giro di poco tempo il suo titolo mondiale gli venne sottratto, e il suo nome fu dimenticato.
Il destino di Carnera è un esempio di come lo sport possa costruire storie incredibili, piene di alti e bassi, ma che, alla fine, lasciano un’impronta indelebile nella memoria collettiva. Il "Primo" campione del mondo italiano rimane oggi un simbolo di un'epoca, un gigante che ha lottato non solo sul ring, ma anche contro un mondo che non lo aveva mai realmente compreso.
Nel corso degli anni, la sua figura è diventata una leggenda, e, nonostante il tempo e le controversie, Primo Carnera continua ad essere ricordato come un simbolo di forza, sacrificio e determinazione, un campione che non è mai stato dimenticato, nonostante tutto. Le leggende non muoiono mai.
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