Le Sette Divinità della Fortuna
(七福神
Shichi Fukujin),
sono sette dèi portatori di buona fortuna nella mitologia e nel
folclore giapponese. Sono spesso soggetto di netsuke.
Nomi e patronato
Ognuno ha tradizionalmente un attributo:- Hotei, dio della fortuna
- Jurōjin, dio della lunga vita
- Fukurokuju, dio della felicità, ricchezza, e longevità
- Bishamonten, dio dei guerrieri
- Benzaiten, dea della conoscenza, delle arti e della musica
- Daikoku, dio della ricchezza e commercio. Ebisu e Daikoku sono spesso rappresentati assieme
- Ebisu, dio dei pescatori e mercanti
Questo gruppo di dèi è frutto di un
lento processo di assimilazione, che trae la sua origine da varie
tradizioni religiose: Buddismo, Induismo, Taoismo e Shintoismo.
Tale processo, definito con il termine
shinbutsu shūgō, è stato generalmente spiegato attraverso
la teoria dello honji suijaku, in cui i kami Shintoisti non sono
altro che la manifestazione (suijaku) dei Budda, la fonte originale
(honji) dalla quale essi emergono. Secondo questa teoria è possibile
porre in armonia il rapporto tra kami e Budda e fornire quindi una
spiegazione del perché la pratica religiosa giapponese non trova
nessun conflitto dottrinale con le diverse istituzioni religiose.
Ma i fattori che hanno contribuito
maggiormente a favorire questo processo assimilativo vanno ricercati
nella struttura rituale e concettuale che ruota intorno al genze
riyaku. Sono i benefici che le divinità offrono ai devoti a rendere
possibile la loro fusione e la loro interscambiabilità di status,
che si concretizza nella loro capacità, o meglio nella loro
specializzazione, nel fornire particolari benefici.
Il risultato di questa fusione ha
portato alla sovrapposizione e, in alcuni casi, a confondere
l'identità stessa della divinità. Ebisu, ad esempio, risulta avere
più di un'identità, in base alla località in cui lo si venera e in
base a quali benefici può fornire. Egli viene considerato un ta no
kami (dio della risaia) nell'ambiente rurale, mentre viene
considerato una forza benefattrice, identificata con svariati oggetti
ritrovati o pescati in mare, dai villaggi di pescatori.
Tradizionalmente rappresentati come
sette figure bonarie, i shichifukujin sono un elemento iconografico
fondamentale per lo shogatsu, il capodanno giapponese, oltre a essere
raffigurati negli oggetti e nelle merci più disparate del
merchandising, come, ad esempio, nel caso di Ebisu, dove il kami
presta il suo nome a una famosa marca di birra giapponese.
I shichifukujin, come simboli della
buona fortuna, appaiono spesso in pubblicità per istituzioni
finanziarie, come il kōfuku kurejitto (credito della buona fortuna),
che pubblicizza i suoi servizi finanziari utilizzando i sette dèi
della fortuna, raffigurati con il takarabune, la nave dei tesori.
Questo vessillo, oltre a essere il recipiente di benefici e tesori, è
iconograficamente l'elemento che riunisce e porta insieme divinità
provenienti da differenti tradizioni religiose, ed è un elemento
importante per delineare le origini dei shichifukujin e le loro prime
raffigurazioni iconografiche.
Il Baika Mujinzō (Il magazzino
inesauribile di boccioli di prugno) contiene una descrizione
risalente al 1491 di un dipinto in cui Śakyamuni, Kannon, Daruma,
Confucio e Lao Tzu sono imbarcati su una nave. Il monaco buddista
Shūgatsu, vissuto alla fine del XV secolo, dipinse un'imbarcazione
che portava un gruppo di dèi che includevano Daikoku, Fukurokuju e
Hotei, tre membri appartenenti al gruppo dei shichifukujin.
Un altro monaco buddista, che si chiamava Keishun, nel 1491 fu
ispirato dalla descrizione dei sette saggi taoisti del boschetto di
bambù e dipinse un rotolo in cui apparivano Ōkuninushi no Mikoto,
Ebisu, Uzume no Mikoto, il kami femmina che danzò per far uscire
Amaterasu Ōmikami dalla grotta. Questa venne rimpiazzata da
Benzaiten, mentre Daikoku rimpiazzava il posto di Ōkoninushi no
Mikoto. Il gruppo risultante costituisce la configurazione più
comune dei sette dèi.
Le fonti buddiste, oltre a dare
informazioni riguardo all'origine dei shichifukujin, offrono anche la
spiegazione del perché questi dèi sono rappresentati in gruppo di
sette. Nel Ninnōkyō (“Sūtra della Saggezza dei Re Benevolenti”)
si riporta che il Budda spiega a un re che egli sta trasmettendo la
sua saggezza a tutti i re della terra e non ai monaci, alle monache e
agli uomini e alle donne dalla fede pura, perché essi hanno già
compreso la sua dottrina. Dato che i re non conoscono la dottrina del
Budda, essi dovranno recitare questo sūtra al fine di eliminare le
sette sofferenze da cui sono afflitti e ricevere di conseguenza le
sette benedizioni.
Altri dipinti, resoconti letterari e
commedie kyōgen documentano ciò che dalla fine del periodo
Muromachi (XVI secolo) comincia a delinearsi il riconoscimento
ufficiale di questo gruppo di dèi: grazie all'espansione commerciale
nel kamigata, ovvero la zona delineata dalle città di Ōsaka, Edo e
Kyōto, il culto dei shichifukujin cominciava a prendere piede presso
le grandi famiglie dei commercianti, in particolar modo verso Ebisu e
Daikoku, venerati come dèi del commercio e dei buoni affari.
Sebbene i shichifukujin vengano
generalmente venerati in gruppo, questo non significa che non vi
siano culti indirizzati al singolo kami: Benzaiten è famosa a
Chikubushima nel lago Biwa, Itsukushima e Enoshima; Bishamonten è
ben conosciuta al tempio Kurama, a Shigisan e a Ikoma; Ebisu riceve
una particolare venerazione a Nishinomiya e il monte Hiei è famoso
per il triplice volto di Daikoku.