martedì 12 aprile 2022

Moraingy


 Il Moraingy è un'arte marziale tradizionale del Madagascar.

Il Moraingy ha avuto origine nella costa occidentale del Madagascar durante la dinastia Maroseranana (dal 1675 al 1896) del regno dei Sakalava. Con il tempo si è diffusa in tutto il Madagascar, prevalentemente nelle zone costiere, ma la sua popolarità ha sconfinato anche nelle vicine isole come Riunione, Comore, Seychelles e Mauritius.

Arte marziale riguardante unicamente l'uso delle mani nude, il Moraingy era inizialmente praticato solamente da giovani di ambo i sessi, generalmente con un'età compresa tra i 10 ed i 35 anni, mentre ora viene praticato da gente di ogni età: nonostante ciò tuttora i lottatori vengono chiamati kidabolahy (uomini giovani) o kidabo mpanao moraingy (giovani che praticano Moraingy).

Essere lottatore di Moraingy in alcune zone del Madagascar è anche uno status symbol e chi pratica tale disciplina ha generalmente il rispetto da parte della popolazione.

Il Moraingy generalmente riguarda scontri tra lottatori di differenti villaggi. Si combatte in ampi spazi all'aperto come campi da calcio e il combattimento è generalmente accompagnato da musica tradizionale come il Salegy.

Il Moraingy viene organizzato in competizioni a più incontri uno-contro-uno, e prima dell'inizio dell'evento i lottatori si radunano per scegliere ognuno il proprio avversario.

È un'arte marziale che prevede esclusivamente colpi, principalmente pugni ma è possibile anche calciare l'avversario. Le tecniche più utilizzate sono il pugno diretto (mitso), il gancio (mandraoky), il pugno basso (vangofary) e il montante (vangomioriky). In fase di difesa si tiene la guardia e si effettuano schivate.

L'incontro prevede un solo round e la vittoria può avvenire se una delle seguenti condizioni si avvera:

  • uno dei due lottatori esce dall'area di combattimento

  • svenimento di uno dei contendenti

  • impossibilità da parte di uno dei lottatori di continuare l'incontro per infortunio

  • manifesta inferiorità di un lottatore sull'altro.





lunedì 11 aprile 2022

Pugilato

 


Il pugilato o boxing (talvolta chiamato “boxe“, alla francese) è uno sport da combattimento in cui due persone, che di solito indossano guantoni e altri dispositivi di protezione come fasce per le mani e paradenti, si scambiano pugni a vicenda per un periodo di tempo predeterminato su un ring.

Un bassorilievo sumero in Iraq dell III millennio a.C. è la prima prova storica della pratica del pugilato. In seguito alcuni bassorilievi ittiti ed assiro-babilonesi riportano prove della sua esistenza: una scultura ritrovata a Tebe, in Egitto datata circa 1350 a.C. raffigura due pugili e degli spettatori.



Placca di terracotta di lottatori e pugili – Khafaji, Tempio Nintu, Periodo Protodinastico, circa 3000 – 2340 prima di Cristo, Iraq Museum, Baghdad


Numerosi reperti storici ritrovati tra Egitto e Vicino Oriente rappresentano in forma testuale o pittorica dei combattimenti dove gli atleti si affrontavano con pugni nudi o a mani bendate.


Risale invece al 1650 a.C. circa la prima prova storica dell’utilizzo di guantoni: in un affresco sono rappresentati due pugili che combattono con le mani coperte da quelli che sembrano guantoni.

Nell’India antica esistevano numerose discipline da combattimento assimilabili al pugilato, come il musti-yuddha. Il Mahabharata, uno dei più grandi poemi epici indiani, descrive chiaramente un combattimento tra due persone con pugni stretti, anche se la pratica ricorda quella del pancrazio poiché prevedeva calci, colpi con le dita, ginocchiate e testate. Si trattava di duelli (chiamati niyuddham) che si potevano spingere fino alla morte di uno dei due avversari.

Rudraman è stato un governante dell’epoca dei satrapi occidentali che è passato alla storia come un eccellente pugile: in seguito ci sono reperti storici che descrivono il musti-yuddha, come il Gurbilas Shemi, un testo sikh.


Il pugilato moderno

Il match viene combattuto da due atleti avversari detti pugili su una struttura quadrata sopraelevata delimitata da quattro corde chiamata ring, accompagnati da un arbitro, unica persona sul ring assieme agli atleti durante il combattimento.

Ha una durata variabile tra 5 ed un massimo di 12 riprese da 3 minuti inframmezzate da pause da 1 minuto. Il numero di riprese massime scese da 15 a 12 negli anni ’80 in seguito a frequenti morti sul ring.

Al termine delle riprese viene dichiarato vincitore il pugile che abbia portato i colpi più significativi (vittoria ai punti), decisione che può essere unanime tra i giudici presenti a bordo ring, oppure che abbia mandato “al tappeto” (KO) l’avversario.

Un pugile può perdere anche per evidente KO tecnico (incapacità di continuare il combattimento) solitamente decretato dall’arbitro, per abbandono (spontaneo o deciso dall’angolo gettando “la spugna” a terra) o per stop medico.

La vittoria può essere decretata anche se l’arbitro decreta una squalifica nei confronti di uno dei due pugili.

In caso di conclusione dell’incontro e di punteggio identico la vittoria viene decretata comunque sulla base di un giudizio tecnico se si tratta di un incontro tra dilettanti (ad esempio nelle Olimpiadi) mentre viene decretato un pareggio nel caso di un match tra professionisti.

Sono note evidenze storiche di incontri sportivi di pugilato in Levante attorno al III millennio a.C. mentre la prima documentazione di un regolamento di pugilato risale ai Giochi Olimpici Antichi del 688 a.C.. In seguito la pratica pugilistica continuò ad evolversi conoscendo il successo tra il XVI ed il XVIII secolo in Gran Bretagna, con match sui quali era comune scommettere, fino all’introduzione delle Regole del Marchese di Queensberry (John Sholto Douglas) nel 1867 che assieme al pugile John Graham Chambers elaborò una serie di regole utilizzate nei combattimenti tra pugili amatoriali a Londra presso il Lillie Bridge. Tali regole avrebbero costituito in seguito il regolamento tradizionale del pugilato.

La tecnica pugilistica consiste in una posizione di guardia dalla quale si intercettano, si deviano, si parano e si tirano colpi con gli arti superiori utilizzando i pugni (colpire con i gomiti è severamente vietato).

I tipi di colpo ammessi sono quattro: jab, cross, hook ed uppercut. Una particolare variazione dell’uppercut è il “Bolo punch” (“colpo machete“: il “Bolo” è il machete filippino utilizzato per farsi spazio nella giungla) utilizzato anche nella Muay Thai e nella kickboxing.

Questi diversi tipi di colpo possono essere eseguiti in rapida successione per formare combinazioni o “combo“. La più comune è la combinazione jab e cross, chiamata spesso “uno-due“, dove il jab serve per bloccare la vista ed aprire lo spazio al più potente e risolutivo cross.

Esistono inoltre numerose schivate di tronco per evitare i colpi dell’avversario, che si combinano con l’altro elemento fondante la pugilistica, ossia il footwork.

A queste tecniche si aggiungono blocchi o parate, finte, clinch, deviate e numerose combinazioni delle precedenti.

Nella boxe sono ammessi solo colpi dalla cintura in su e portati frontalmente o lateralmente. Non sono ammessi colpi girati (con la rotazione del tronco a 360°) e con il dorso della mano, con la mano di taglio o con il palmo. É vietato colpire l’avversario a terra. Colpire sulle braccia o sui guantoni dell’avversario non è proibito, tuttavia non incrementa il punteggio. Sono ovviamente vietate testate, gomitate, morsi, così come il trattenere gli arti dell’avversario.

Il pugilato viene normalmente praticato all’interno di un ring: il ring è, a dispetto del suo nome, un quadrato rialzato per circa un metro, con un lato che va da 4,90 a 6,10 m e delimitato da quattro corde che formano i classici “angoli” dove il match inizia e dove si riposano gli atleti durante i minuti di pausa tra le riprese.


Le Regole del Marchese di Queensberry

Redatte a Londra nel 1865 e pubblicate nel 1867, le regole che guideranno il pugilato da quel momento in avanti vennero chiamate così quando il 9° marchese di Queensberry approvò pubblicamente il codice, sebbene fossero state scritte da uno sportivo gallese di nome John Graham Chambers. Le Regole del Marchese di Queensberry contengono il primo obbligo all’utilizzo dei guantoni nel pugilato.

Le “Queensberry Rules” sostituirono le London Prize Ring Rules (riviste nel 1853) e vennero destinate sia ai match di boxe professionistici che amatoriali, distinguendosi così dalle meno popolari American Fair Play Rules, che erano strettamente destinate agli incontri amatoriali. Nell’uso colloquiale il termine “Queensberry Rules” è talvolta usato per riferirsi a un senso di sportività e fair play.


Il pugilato è pericoloso?

Sono stati adottati numerosi accorgimenti per preservare la salute degli atleti mantenendo alto il livello sportivo e l’aspetto dello spettacolo. Negli anni ’80 le riprese vennero portate da 15 a 12 in seguito a numerose morti durante i match. Questo presumibilmente accade per due motivi: innanzitutto i pugili si stancano tantissimo e durante le ultime riprese tendono a tenere bassa la guardia (non riuscendo più a sollevare le braccia) scoprendosi e rischiando quindi di prendere colpi forti alla testa. In secondo luogo, soprattutto in alcuni casi (pesi massimi, oppure pesi leggeri che tendono a “scambiare” piuttosto che schivare e rimettere) la quantità e l’intensità dei colpi ripetuta per tutti quei round può essere fatale. Inoltre non si devono dimenticare i rischi derivanti dal taglio del peso eccessivo per restare in categoria e le possibili predisposizioni genetiche e problematiche fisiologiche nascoste.

Svezia e Norvegia abolirono addirittura il pugilato professionistico dagli anni 80 ad inizio 2000.

Onde evitare la cosiddetta encefalopatia traumatica cronica (detta anche demenza pugilistica) ci sono numerosi controlli da effettuare in caso di pratica agonistica e sono necessarie visite mediche approfondite per avere il nullaosta al combattimento.

In sede di allenamento sono utilizzate protezioni adeguate (caschetto imbottito anche con grata/barra para naso, guantoni da 16 once, protezioni inguinali) che servono a praticare in tutta sicurezza il pugilato ed esercitarsi limitando i danni. Inoltre la tecnica pugilistica si è evoluta da forme più “dure” dove i pugili si scambiavano colpi “alla corta” senza curarsi troppo di parare o schivare (testando la rispettiva resistenza) a strategie tecniche più raffinate oggi diffuse in tutte le categorie di peso, dove si “rischia” di meno, si subiscono meno colpi e le tecniche di schivata e rimessa, così come footwork, parate, shoulder roll e via dicendo aiutano a limitare il danno (tra i maestri indiscussi di questo stile Vasiliy Lomachenko, Floyd Mayweather Jr., Naseem Hamed). Alcuni atleti continuano a preferire tuttavia forme più “dure” del pugilato affidandosi a colpi fortissimi portati senza coprirsi troppo (Deontay Wilder).


Il pugilato in Italia

In Italia la F.P.I. è l’unica struttura responsabile dell’organizzazione dell’attività del pugilato – il cui contenuto agonistico è definito dalla stessa Federazione – della gestione degli aspetti tecnici e della promozione della disciplina che presiede nell’ambito dei confini nazionali, costituendo, altresì, l’esclusivo referente per l’A.I.B.A. a livello internazionale. Nessun’attività sportiva simile al pugilato può essere praticata in assenza delle tutele, garanzie e specifici protocolli tecnico-sanitari, propri della F.P.I.. Il CONI riconosce una sola federazione per ogni disciplina: ne consegue che nessun’altra federazione affiliata potrebbe praticare il pugilato.









domenica 10 aprile 2022

Mau rākau

 


Mau rākau è un'arte marziale che si basa sulle armi Māori. Il suo significato equivale a: "portare un'arma".

Mau rākau è un termine generico con il quale ci si riferisce al sapiente uso delle armi. Si dice che il sapiente uso delle armi sia stato insegnato nella Whare-tū-taua (Casa o scuola di guerra). Il termine Mau taiaha è utilizzato per riferirsi all'utilizzo della taiaha e no è necessario includere altre armi.

Corsi regolari vengono svolti nell'Isola di Mokoia nel Lago Rotorua per l'insegnamento dell'uso della taiaha.

Si narra che le armi taiaha e patu siano state tramandate da Tāne, dio delle foresta e da Tū, dio della guerra, i due figli di Rangi-nui e Papatuanuku. La Whare-tū-taua, (Casa della guerra), è un termine che copre le basi dell'educazione dei giovani toa, (guerrieri), nell'arte della guerra. La Whare-tū-taua è governata dal dio Tū, che rappresenta l'umana tendenza a creare guerre e conflitti.





sabato 9 aprile 2022

Come si colloca un pugno a mano aperta (palmo) rispetto a un pugno con le nocche senza guanto?

La maggior parte dei combattenti di strada e degli artisti marziali esperti vi dirà che se intendete colpire il vostro avversario per più di tre o quattro volte non tirate un pugno. Pochi incontri si risolvono con due o tre pugni, a meno che non siate fortunati (o sfortunati!).



Le nocche, senza la protezione dei guanti, si rompono facilmente al contatto con le superfici dure e le tecniche che utilizzano i gomiti rivolti verso l'esterno - una tecnica popolare nel Silat, dove i colpi di gomito sono un concetto fondamentale - per proteggere il viso durante un combattimento sono ora comunemente insegnate nella difesa personale.

I pugni sui gomiti o sulle parti dure della testa fanno solo male all'aggressore. Se ne viene sferrato uno, si può anche rompere la mano.

I colpi con il tallone della mano consentono di raggiungere ripetutamente il viso con colpi molto duri e venivano usati prima dei guantoni, in un'epoca in cui i combattimenti a premi duravano molto più a lungo di oggi.

Un colpo di palmo sotto il mento può mettere al tappeto o addirittura uccidere qualcuno se sferrato con forza, mentre un "pugno a martello" alla tempia o alla mascella può provocare un KO immediato.

Bas Rutten ha potuto usare solo i colpi di palmo nei suoi anni di MMA e ne testimonia l'efficacia sia in gara che fuori.


venerdì 8 aprile 2022

Wodao

 


Il Wodao (倭刀S, letteralmente "sciabola giapponese") fu una delle molte varianti della sciabola cinese (dao) sviluppatesi sotto la Dinastia Ming (1368-1644) e rimasta in uso sotto la Dinastia Qing (1644-1912). È tipicamente lungo e snello, ma pesante, con un dorso ricurvo e una lama affilata. Ha una forte somiglianza con la spada Tang, zhanmadao, Tachi o Odachi nella forma. Gli esempi esistenti hanno impugnatura di circa 25,5 cm e lama leggermente curva di 80 cm.

La parola cinese "wo" significa letteralmente "giapponese", quindi "wodao" significa letteralmente "spada giapponese". Il termine "wodao" a volte si riferisce alle spade giapponesi, ma si riferisce principalmente a spade simili sviluppate in Cina con riferimento alle spade giapponesi. Il wodao cinese è stato sviluppato sulla base della spada giapponese usata dai pirati Wokou, un gruppo misto di giapponesi e cinesi che hanno ripetutamente saccheggiato la costa cinese. Qi Jiguang (1528-1588), un generale della dinastia Ming, studiò le tattiche dei wokou e le loro armi per sconfiggerli: nel suo libro militare, Jixiao Xinshu, descrisse, tra le altre cose, l'uso del wodao ed introdusse l'uso del wodao tra le sue truppe. Un altro generale, Li Chengxun, nella sua edizione riveduta di Jixiao Xinshu del 1588, citò il generale Qi dicendo che la spada lunga (che si crede si riferisse al ōdachi e al tachi) fu introdotta nella Cina dei Ming durante l'invasione wokou.

Si ritiene che l'uso del wodao nelle arti marziali cinesi sia una combinazione di stili di combattimento con la spada giapponesi medievali e tecniche tradizionali cinesi riguardanti l'uso di armi a due mani. Il termine "wodao" era ancora in uso in Cina fino alla dinastia Qing, come evidenziato in vari romanzi cinesi dell'epoca.

Nel 1921, il signore della guerra cinese Cao Kun creò un ramo nel suo esercito specializzato nell'uso di lame a due mani a un solo taglio e lo chiamò il ramo Miaodao. Da allora Miaodao divenne il nome di questa forma di lama cinese a due mani a taglio singolo e il termine wodao è ora usato raramente. L'arte di impugnare il Miaodao può essere fatta risalire al lignaggio di Jixiao Xinshu.





giovedì 7 aprile 2022

Pehlwani

 


Pehlwani (Urdu پہلوانی; Hindi: पहलवानी; o kushti; Urdu کشتی; Hindi कुश्ती) è uno stile indiano di arte marziale popolare dell'India, Pakistan e del Bangladesh. Fu sviluppato nell'era Mughal attraverso una sintesi del nativo malla-yuddha e del persiano Varzesh-e Pahlavani.

Ci si riferisce ad un praticante di questo sport come ad un pehlwan, o a un pahalwan, mentre agli insegnanti ci si riferisce come: ustaad, o guru per gli insegnanti Hindu. I campioni imbattuti in India mantengono il titolo di Rustam-i-Hind, che significa: "Il Rostam dell'India", denotando il Rostam come l'eroe del persiano Shahnameh.

Nel tempo, nel Pahlawi, furono introdotti i metodi di allenamento occidentali e la nomenclatura dall'Iran e dall'Europa. Le gare di wrestling, conosciute come dangals, tenutesi nei villaggi, possono avere delle proprie variazioni di regolamento. Solitamente la vittoria viene rilasciata con un verdetto dalla giuria, per KO, o per interruzione per sottomissione.




mercoledì 6 aprile 2022

Real Aikido

 



Il Real Aikido (serbo: Реални аикидо) è un'arte marziale sviluppata da Ljubomir Vračarević, un istruttore di autodifesa serbo. Essa è un mix di tecniche di: aikidō, judo e jujutsu con alcune modificazioni fatte da Vračarević.

Il sistema di difesa Real Aikido include tecniche di disarmo, come quelle da difesa contro armi quali: coltello, pistola, etc. Esso include le tecniche semplificate di aikidō, judo e jujutsu che possono essere facilmente insegnate nei corsi di sicurezza e autodifesa. Principalmente si basa sul programma generico dell'aikido, con il sistema dei gradi kyū/dan. Oltre alle prese, autodifesa contro colpi, include anche evasion ed alcune tecniche di parata.

La scuola di guardie del corpo di Vracarevic è ufficialmente certificata dalla International Bodyguard and Security Services Association (IBSSA).

Il Real Aikido utilizza la parola "Aikidō" nel suo nome , ma non è riconosciuto nella Fondazione Aikikai, dalla International Yoshinkan Aikido Federation, né da altre organizzazioni di Aikido.



martedì 5 aprile 2022

Nhat-Nam

 


Il Nhất Nam è un'arte marziale vietnamita, formalizzata ad Hanoi nel 1983 da Ngô Xuân Bính.

Il nome Nhất Nam deriva dai caratteri cinesi (一南), che significano "Uno Vietnam", e non va confuso con Nhật Nam ("Sole Sud" |). L'Uno esprime l'unificazione delle caratteristiche delle arti marziali vietnamite. Ngô Xuân Bính ha formalizzato queste caratteristiche nel suo libro sulle basi di questo approccio unificato Nhất Nam căn bản volumi 1 e 2.

Secondo il sito della scuola inglese di Nhất-Nam: Il Nhất-Nam è menzionato per la prima volte in fonti datate nei secoli XIII e XIV. Tuttavia le fonti vietnamite riferiscono che le tecniche erano già registrate secoli addietro, ma la specifica arte col nome Nhất-Nam ha luce nel 1983.

Il Nhat Nam a partire dagli anni novanta viene praticato in Bielorussia, Lituania, Regno Unito, Russia, Svizzera e Ucraina.




lunedì 4 aprile 2022

Gjogsul

 


Il Gjogsul è un'arte marziale praticata nella Corea del Nord, all'interno dell'Esercito Popolare Coreano. È stato anche introdotto come parte dell'addestramento militare in alcuni paesi del Patto di Varsavia.

Le radici del Gjogsul assomigliano alle origini del Taekyon (in seguito: Taekwondo). Il Gjogsul come sistema indipendente si è sviluppato solo all'inizio del XX secolo. A quel tempo, la Corea era sotto il dominio coloniale giapponese. Per la lotta contro l'Impero giapponese, era necessario un sistema di combattimento ravvicinato imparabile con cui si poteva combattere vittoriosamente contro i nemici meglio equipaggiati e dotati di armi moderne. I soldati coreani, quasi disarmati, spesso con una lotta impari dovevano sottrarre le armi al nemico e riutilizzarle. Quindi svilupparono molte nuove tecniche, in particolare tecniche di difesa contro avversari armati, nonché tecniche di attacco con queste armi.

Ufficialmente, l'anno 1926 è riconosciuto come la data di origine del Gjogsul. A quel tempo, Kim Il-sung e i suoi seguaci della Resistenza coreana stavano sviluppando queste speciali tecniche di corpo a corpo per combattere con successo i giapponesi. Importante nel Gjogsul è che tutte le posizioni, i movimenti e le tecniche si sono sviluppate nella pratica e hanno dimostrato la loro efficacia in combattimento.

Il Gjogsul ricevette ulteriore impulso sostanziale dalla guerra di Corea dal 1950 al 1953, durante il quale le tecniche di combattimento ravvicinato dimostrarono la loro efficacia contro i soldati americani fisicamente superiori.

A causa della difficile situazione politica e militare sulla linea di demarcazione tra Nord e Sud Corea, lo sviluppo del Gjogsul non si è fermato fino ad oggi.

Il Gjogsul arrivò nella Germania dell'Est nel 1988, quando il colonnello generale Horst Stechbarth, amico personale di Kim Il-sung, ottenne l'invio di istruttori dell'esercito popolare nordcoreano per l'addestramento e rese possibile un corso di tre settimane nella RDT. In precedenza, il sistema era già stato introdotto con successo nelle forze armate della Repubblica Popolare Polacca.

I soldati della NVA svilupparono cosi ulteriormente il combattimento corpo a corpo e introdussero il sistema nel suo complesso come parte integrante dell'addestramento, specialmente nelle unità speciali e paracadutisti.



domenica 3 aprile 2022

Liu Kang

 


Liu Kang è un personaggio immaginario della serie di videogiochi Mortal Kombat. È uno dei personaggi principali di tutta la serie. Il personaggio è un chiaro riferimento al leggendario maestro di arti marziali e attore Bruce Lee. Nel film Mortal Kombat del 1995 e nel suo sequel Mortal Kombat - Distruzione totale del 1997 è interpretato dall'attore cinese Robin Shou.

Rimasto orfano quando era bambino, Liu Kang venne portato nel tempio Shaolin, nascosto nelle montagne della provincia di Honan, in Cina. Il suo talento nelle arti marziali incuriosì Raiden. Egli vide nel giovane monaco Shaolin l'ultima speranza per la salvezza del Regno della Terra (Earthrealm), così lo portò dal leggendario maestro di arti marziali, Bo' Rai Cho, che gli insegnò diverse tecniche di combattimento. Dopo anni di allenamento, Liu Kang completò il suo addestramento, e venne arruolato nella setta segreta del Loto Bianco, un ordine di guerrieri creato da Raiden per difendere il Regno della Terra. In prossimità della 10ª edizione del Mortal Kombat, Liu Kang viene chiamato dal Gran Maestro Shaolin Wu per sconfiggere Shang Tsung. Egli desidera sconfiggere Shang Tsung e riportare il torneo ai templi Shaolin. Al torneo, Kang instaura un rapporto di amicizia con Johnny Cage e Sonya Blade, e scopre che il Regno Esterno (Outworld), ha vinto 9 tornei precedenti di fila, e che l'imperatore Shao Kahn, per conquistare la Terra, deve vincere 10 tornei consecutivi; pertanto il torneo in cui Liu Kang debutta è quello decisivo: qui si colloca il primo gioco di Mortal Kombat. Alla fine, Liu Kang ottiene il diritto a combattere Goro, riuscendo a sconfiggerlo e diventando il nuovo Campione di Mortal Kombat. Ma Shang Tsung, sentendo che Goro è stato sconfitto, sopraggiunge a sfidare Liu Kang. Dopo un duello all'ultimo sangue, Liu Kang riesce a sconfiggere lo stregone con il "calcio volante" che aveva imparato da Bo' Rai Cho, provocando la distruzione dell'isola di Shang Tsung a causa della sua sconfitta. Liu Kang torna quindi a casa come Campione.

Ma al ritorno ai templi Shaolin, Liu Kang trova molti cadveri dei monaci, uccisi da un attacco di guerrieri Tarkatan. Arrabbiato, Liu Kang decide di viaggiare nel Regno Esterno, portando con sé il suo migliore amico Kung Lao, il mentore Raiden, e i guerrieri Lin Kuei Sub-Zero (il fratello minore dell'originale rimasto ucciso da Scorpion) e Smoke per vendicare i monaci caduti. Prima del viaggio, Kang arriva ad Hollywood alla ricerca di Johnny Cage e lo salva da un'ondata di Tarkatan. Cage si unisce al gruppo insieme a Jax Briggs (entrambi determinati a salvare Sonya, catturata durante il precedente torneo); pertando Liu Kang e compagni viaggiano nel Regno Esterno, dando inizio agli eventi di Mortal Kombat II. Al torneo, Liu e Kung Lao incontrano Kitana, figliastra di Shao Kahn che in seguito si unirà ai guerrieri della Terra. Non ci è dato sapere quali sono i combattimenti del torneo; sappiamo solamente che Liu Kang sconfigge Shao Kahn.

Tornati sulla Terra, Liu Kang e Kung Lao iniziano ad allenare una nuova generazione di guerrieri Shaolin, ma l'addestramento viene interrotto quando Shao Kahn trova una scappatoia per invadere legalmente la Terra, considerando Liu Kang come il bersaglio primario dell'invasione. In Mortal Kombat 3 Kung Lao, nella battaglia finale contro Shao Kahn, viene apparentemente ucciso da quest'ultimo da una sua magia. Arrabbiato, Liu Kang sconfigge definitivamente Shao Kahn, le cui anime che lui aveva intrappolato fuoriescono dal suo corpo, causando il ritiro di lui e delle sue armate. Prima che il portale si chiuda, Liu Kang fugge attraverso di esso grazie a Kitana, che lo ringrazia per aver salvato la Terra e anche Edenia, il suo regno natale.

Dopo la sconfitta di Shao Kahn, Liu Kang viaggia negli Stati Uniti, dove incontra il suo vecchio amico Kai. I due poi tornano in Cina, dove Kai viene allenato da Liu Kang come monaco Shaolin. La pace, però, non dura a lungo: in Mortal Kombat 4 Raiden informa che Shinnok, il dio decaduto, è riuscito a scappare dal Regno Occulto (Netherrealm) a Edenia attraverso un portale. Scoprendo anche che Kitana è stata rapita, Liu Kang tenta di salvarla, ma fallisce. Liu Kang torna quindi sulla Terra, dove si unisce ai guerrieri per contrastare la minaccia di Shinnok. Alla fine, Liu Kang affronta Shinnok ed emerge ancora una volta vincitore. Kang ritorna poi ai templi Shaolin, incolpandosi di aver perso per sempre Kitana. Invece Kitana, (che da parte sua era stata impegnata a contrastare i suoi nemici del Regno Esterno) appare da un portale e lo ringrazia per aver salvato Edenia ancora una volta, e offre al giovane monaco la possibilità di unirsi a lei e vivere a Edenia, rivelando altresì che Kung Lao è vivo e l'ha aiutata nella sua missione; ma a causa della responsabilità di protettore della Terra, Liu Kang è costretto a rifiutare.

Per molti anni, la Terra ritorna in un periodo di pace, che però non dura a lungo visto che l'Alleanza Mortale, formata da Shang Tsung e Quan Chi, uccide prima Shao Kahn facendogli abbassare la guardia (si scoprirà poi che in realtà era un clone creato da Shao Kahn per nascondere la sua vera posizione e il suo vero stato attuale, ovvero in fase di recupero dei suoi poteri), poi tocca a Liu Kang. Mentre quest'ultimo si esercitava sulle arti marziali, Shang Tsung, sotto le spoglie di Kung Lao, si avvicina e inizia ad attaccarlo, ma Liu Kang risponde ad ogni suo colpo. Ma proprio quando egli sta quasi per sconfiggere Shang Tsung un'altra volta, Quan Chi interviene, colpendo Liu Kang alle sue spalle con un colpo energetico. Shang Tsung si avvicina allora a Liu e gli stacca l'osso del collo, consumando poi la sua anima per usarla sull'armata del Re Dragone che i due stregoni intendono resucitare. Raiden rinuncia quindi alla sua immortalità per radunare un gruppo di guerrieri terrestri per vendicare la morte di Liu Kang dando inizio agli eventi di Mortal Kombat: Deadly Alliance; tra di essi figurano Kung Lao, Johnny Cage, Sonya Blade, Jax Briggs e Kitana.

All'inizio di Mortal Kombat: Deception, tutti i guerrieri della Terra sono caduti sotto i colpi dell'Alleanza Mortale (eccetto Kenshi, Sub-Zero e Bo' Rai Cho); Raiden, alla fine della lotta contro gli stregoni, viene sconfitto, ma l'Alleanza si rompe visto che entrambi gli stregoni vogliono usare il potere per loro stessi, così i due stregoni lottano finché Quan Chi sconfigge Shang Tsung, ma sopraggiunge Onaga, il Re Dragone che in origine aveva governato il Regno Esterno. Messe da parte le divergenze, Raiden, Shang Tsung e Quan Chi attaccano Onaga, ma senza alcun effetto, pertanto Raiden decide di scarfiricarsi creando un colpo potentissimo in grado di uccidere l'avversario a costo della sua vita. Ma l'attacco non serve a niente: gli stregoni rimangono uccisi ma Onaga non subisce alcun graffio. Con la morte pratica di Shang Tsung, tutte le anime che egli aveva assimilato vengono rilasciate, compresa quella di Liu Kang, ma Raiden, rinato ormai corrotto, rianima il corpo di Liu Kang rendendolo uno zombie, e così questa trasformazione di Liu Kang uccide molti dei suoi compagni monaci Shaolin. Lo spirito di Liu Kang decide di rimanere nel Regno Esterno per assistere alla guerra contro Onaga, ma poi, saputo della sua "resurrezione", decide di trovare qualcuno a fermare il suo stesso corpo; nonostante non ne sia coinvolto, si sente comunque responsabile della morte di persone innocenti. Viene anche a sapere che i suoi amici sono stati uccisi dall'Alleanza Mortale e resuscitati da Onaga come suoi schiavi. Chiede così aiuto a Ermac, il quale era stato liberato da Kenshi dal controllo di Shao Kahn. Ora Kang ha due missioni da compiere: liberare i suoi amici dalla loro schiavitù e fermare il suo corpo dalle sue vili azioni. Liu Kang ed Ermac salvano i guerrieri della Terra, e Kang ha una breve riunione emotiva con loro, in particolare con l'amata Kitana; poi, dopo essersi separato da loro, Liu Kang ha solo una cosa da fare: riunirsi al proprio corpo.

Lo spirito di Liu Kang accompagnerà Kitana nella battaglia finale dell'Armageddon, e i due sono uniti da un forte legame, rinforzato grazie a Nightwolf. Il suo corpo, intanto, ha ancora un conto in sospeso con Shang Tsung il suo assassino e acerrimo nemico; quest'ultimo lo spinge fuori dalla Piramide di Argus, ma Liu Kang lo raggiunge di nuovo e lo prende con i suoi uncini incatenati: questo fa in modo che Shang Tsung perda le sue energia, ritornando il vecchio che era all'inizio.

Nel suo finale di Mortal Kombat: Deception ritorna in vita come umano, mentre combatte contro sé stesso da zombie, mentre in Mortal Kombat: Armageddon ci riesce grazie ai poteri emanati da Blaze dopo la sua sconfitta. Dopo ciò, il campione di Mortal Kombat affronta, con riluttanza, il corrotto Dark Raiden, impazzito dopo il suo invano sacrificio contro Onaga. Con la sconfitta del Dio del Tuono, Liu Kang diventa il nuovo protettore dell'Earthrealm. In realtà, il suo corpo zombie morirà in battaglia, mentre sopravviverà il suo spirito assieme a Shao Kahn, a Taven, a Daegon e al vero Shinnok, in quanto quello falso è deceduto assieme a tutti gli altri combattenti.

Ricompare in Mortal Kombat vs DC Universe vivo, poiché si tratta di un capitolo non canonico fra MK3 e MK4. Appare nel primo capitolo della fazione MK nella modalità Storia. Kang nota che alcuni membri del Loto Bianco stanno scomparendo, ma come se non bastasse Kitana gli riferisce che anche alcuni Edeniani sono scomparsi. I due pensano che siano stati o i membri del Dragone Nero o il Lin Kuei, perciò si separano. Kang va in un cimitero, ma riesce a schivare un colpo ghiacciante di Sub-Zero che lo stava cogliendo di sorpresa. Liu Kang riesce a batterlo, poi i due discutono riguardo alla sparizione inspiegabile di alcune persone, ma poi Kang si accorge che Scorpion ha lanciato il suo serpente-lancia per uccidere Sub-Zero, e lo salva. Liu affronta e sconfigge Scorpion, che però viene invaso da una strana rabbia e viene sostituito da Flash. Questi, creduto da Liu il Shang Tsung che odia, viene sconfitto, ma quando Liu scopre che non è il vero Tsung, lo fa esaminare dai capi dell'accademia, ma c'è Tsung stesso che lo sfida. Tuttavia, Liu riuscirà a sconfiggerlo. Verrà poi teletrasportato a Gotham City, dove Batman, dopo lo scontro con Joker, lo sconfiggerà e lo porterà da Lanterna Verde, ma Raiden arriverà e dopo uno scontro con Batman si porterà via Liu. Kang, risvegliatosi, farà poi un patto con tutti gli altri personaggi di Mortal Kombat, uno dopo l'altro, per la battaglia finale contro l'universo DC. Dopo il pareggio definitivo, Batman e Shang Tsung cercano di far calmare rispettivamente Superman e Raiden, e nonostante vengano sconfitti da loro, riescono poi a non farli cedere alla rabbia. Superman e Raiden uniranno allora le loro forze e sconfiggeranno Dark Kahn.


Liu Kang appare anche in Mortal Kombat (2011), in cui la storia originale è stata alterata dalle visioni di Raiden. Il guerriero Shaolin riesce a vincere il primo Mortal Kombat, sconfiggendo Shang Tsung, dopo aver affronato altri potenti avversari come Ermac, Scorpion e Goro. Sempre nel suo capitolo affronta anche Kitana (che in questa nuova storia partecipa al primo torneo), venuta a ucciderlo per impedirgli di vincere; Liu Kang deciderà di risparmiarla fingendo di non averla mai affrontata e ciò porrà le basi per la loro storia d'amore e per il futuro tradimento di Kitana. Liu Kang e Kung Lao rimangono assenti per buona parte dei capitoli dedicati al secondo torneo dato che Raiden li ha incaricati di liberare i loro confratelli Shaolin, catturati dalle armate di Shao Kahn. Quando si ricongiunge col gruppo, Liu Kang apprende della cattura di Kitana e lui e Kung Lao tentano di salvarla ma scoprono che verrà giustiziata nell'arena. Qui, Liu Kang è costretto da Raiden a lasciare il posto a Kung Lao, che vince il torneo, ma viene subito dopo ucciso da Shao Kahn. Per vendetta, Liu Kang attacca ed elimina l'imperatore del Regno Esterno, venendo dichiarato vincitore della competizione. Più tardi, Kahn decide di riportare in vita la regina d Edenia, Sindel ed invade la Terra. Raiden comprende che l'unico modo per impedire a Shao Kahn di portare l'Armageddon è "farlo vincere", ossia permettergli di completare l'invasione senza aver vinto il decimo Mortal Kombat, in modo che gli Dei Anziani lo puniscano per la sua trasgressione delle regole. Liu Kang, arrabbiato per la morte di Kitana e di altri suoi amici, non accetta di lasciar trionfare Shao Kahn ed attacca il Dio del Tuono, il quale lo uccide inavvertitamente mentre cerca di fermarlo. In seguito, la sua anima viene evocata nel Regno Occulto e soggiogata da Quan Chi.

Nel suo finale, Liu Kang uccide Shao Kahn e crede di essere l'unico capace di difendere l'Earthrealm dai pericoli esterni, così egli chiede agli Anziani di farlo diventare uno di loro, ma in cambio gli viene chiesto di sconfiggere Raiden, la divinità protettrice della Terra nonché suo stesso mentore. Liu Kang ci riesce e, come promesso, diventa il nuovo protettore della Terra. Nel finale di Shang Tsung si scopre che questo ruolo finirà col corromperlo (tuttavia entrambi i finali sono chiaramente non canonici).

In Mortal Kombat X Liu Kang continua a servire il Regno Occulto come Revenant di Quan Chi. Stranamente è assente nel capitolo iniziale che mostra la prima invasione di Shinnok e dei revenant, vent'anni prima degli eventi del gioco ma compare più avanti nell'ottavo capitolo. Qui Liu Kang viene sconfitto da Jax Briggs (anche lui un tempo revenant), che cattura Quan Chi. Quando Quan Chi e D'Vorah riescono a riportare in vita Shinnok, Liu Kang e gli altri revenant gli giurano fedeltà e insieme attaccano il Tempio Celeste di Raiden. Liu Kang viene sconfitto dal dio del tuono al quale però rinfaccia di essere il responsabile della sua morte; nello stesso capitolo Liu Kang compare in forma umana in un flashback ambientato durante il gioco precedente. Il suo revenant compare anche nel capitolo finale ma non viene nuovamente affrontato dal giocatore; nell'epilogo tuttavia si scopre che dopo la sconfitta di Shinnok, Liu Kang e Kitana sono i nuovi sovrani del Regno Occulto e Raiden (corrotto dalla magia di Shinnok e più spietato del solito), lo minaccia di morte nel caso tentasse di attaccare la Terra.

Nel suo finale arcade, con la sconfitta di Shinnok e la morte di Quan Chi, il Regno Occulto cade nel caos. Con le sue abilità in combattimento, Liu Kang soggioga i demoni che abitano il Regno Occulto, diventandone il nuovo signore. Seduto sul trono appartenuto a Shinnok, progetta la conquista degli altri regni.

In Mortal Kombat 11 Liu Kang è l'imperatore del Regno Occulto insieme a Kitana. Nel primo capitolo è l'ultimo avversario di Cassie Cage, durante l'assalto delle Forze Speciali al loro palazzo e nello scontro causa la morte di Sonya Blade. Dopo che le Forze Speciali distruggono il loro palazzo, Kang inizia a servire Kronika insieme agli altri revenant. La stessa titanide con il potere della Clessidra, porta al Kolosseo nel presente diversi combattenti del torneo del Regno Esterno, tra cui il Liu Kang del passato (cosa che, indirettamente, impedisce la morte di Kung Lao). Il Liu Kang passato viaggia insieme a Raiden e Kung Lao nel Regno della Terra per aiutare le Forze speciali. Nel capitolo 3 i due monaci vanno all'accademia Wu Shi per impedire agli sgherri di Kronika di impossessarsi delle fiale del Jinsei ma sono costretti ad affrontare lo Scorpion del passato e il revenant di Jade, per poi scontrarsi con i loro revenant; ma vengono alla fine fermati da Geras. Nel capitolo 7 insieme a Kitana e Kung Lao va a salvare la Jade del passato e aiuta la principessa a stringere un'alleanza con Baraka e Sheeva; la aiuterà a deporre Shao Kahn e divenire la nuova imperatrice del Regno Esterno. Nel capitolo 11 combatte contro Raiden cercando di far capire al Dio del Tuono che lo Scorpion passato questa volta non è dalla parte del male; Raiden realizza quindi che più volte, in altre linee temporali, i due si sono ritrovati a combattere per via di Kronika che vede in loro due le minacce più grandi al suo piano. Kronika rapisce quindi il Liu Kang del passato per permettere al Liu Kang revenant di rubare la sua anima e affrontare nuovamente il dio del tuono. All'inizio del capitolo 12 diventa Lord Liu Kang fondendosi con Raiden, e diventando il dio del tuono e del fuoco. Nel suo capitolo, Liu Kang è costretto ad affrontare da solo Kronika e suoi scagnozzi; dopo aver affrontato i revenant di Kitana e Kung Lao e la figlia di Kronika, Cetrion, Liu Kang affronta la Titanide nello scontro finale. Nel finale perfetto (ottenibile sconfiggendo Kronika senza mai perdere un round), Liu Kang diventa il nuovo padrone della Clessidra e sceglie di avere al suo fianco Kitana per plasmare la Nuova Era.

Il finale canonico (in cui Kronika vince un round prima di essere sconfitta), vede Liu Kang affiancato dal mortale Raiden mentre inizia a creare una nuova era. Questo finale viene ripreso nel DLC Mortal Kombat: Aftermath, in cui Shang Tsung (un tempo alleato di Kronika), impedisce a Lord Liu Kang di usare la Clessidra, poiché essa è incontrollabile senza la Corona delle anime, rimasta distrutta nello scontro con Kronika. Shang Tsung si offre di recuperare la Corona dalla sua Isola prima di Cetrion, accompagnato da Nightwolf e dal fratello di Raiden, Fujin; Liu Kang, pur non fidandosi dello stregone accetta, e manda il trio indietro nel tempo. A causa delle interferenze create dal gruppo di Shang Tsung, Kronika non ottiene la Corona e il Liu Kang del passato non viene catturato ma partecipa alla battaglia finale insieme ai suoi amici; tuttavia l'esito dello scontro è compromesso dal tradimento di Sindel (resuscitata da Shang Tsung), che libera Shao Kahn e insieme a lui fa una strage tra gli eroi. Il Liu Kang del passato viene sconfitto da Shao Kahn, che gli spezza le gambe, cosa che influisce sul suo revenant, che stava per affrontare Raiden. Dopo che Shang Tsung ha sconfitto Kronika e tutti i suoi alleati con il potere della Corona, Lord Liu Kang ricompare e rivela di aver permesso al suo nemico di portare avanti il suo obiettivo per poi sconfiggerlo alla fine; l'esito dello scontro è determinato dalla scelta del giocatore. Nel finale di Shang Tsung, lo stregone assorbe l'anima di Liu Kang ottenendo i suoi poteri prima di dare inizio alla sua Nuova Era; nel finale di Liu Kang, il dio del fuoco, sconfigge lo stregone e, nella sua Nuova Era, fa visita al Grande Kung Lao, scegliendolo come suo campione.




sabato 2 aprile 2022

T'ien shu



Il T'ienshu è un'arte marziale creata in Italia nel 1970 da Fernando Tronnolone.

La parola è composta da due termini: (T'ien=quiete, pacifico) e (Shu=arte, metodo, sistema). Il suo significato sta per: "Arte della pace, della quiete interiore".

Deriva da alcune arti marziali presenti in Italia negli anni '60, tuttavia questo metodo pone l'accento sul valore dell'individuo, sul singolo praticante, e non su questa o quella determinata tecnica o su questo o quello specifico stile.

Nel corso degli anni '70 lo stesso caposcuola cercò di avvicinare la mentalità occidentale ai principi classici della filosofia cinese (questo il motivo per cui anche se la disciplina è europea ha assunto il nome: T'ien Shu), in particolar modo al trittico Tao Yin Yang ed ai Cinque elementi (Terra, Metallo, Acqua, Legno e Fuoco) con i suoi due cicli (generativo e di controllo), non interpretati però secondo la concezione taoista ma con concetti diversificati” nel T'ienshu quale disciplina marziale occidentale. Egli, infatti, pur rispettando contenuto, finalità e significato della filosofia cinese riguardo al trittico Tao Yin Yang ed ai Cinque Elementi, ritenne opportuno avvicinare dei concetti comprensibili alla mentalità occidentale, definendo il trittico Tao Yin Yang ed i Cinque Elementi quali componenti dell'uomo nella sua totalità ed all'interno dell'ambiente in cui egli vive e si realizza.

Rimanendo saldi questi principi teorici, ormai cardini della disciplina del T'ienshu, il Caposcuola, consapevole dei mutamenti che avvengono nella società e nell'ambiente, ha istituito una regola basilare ed indispensabile affinché la stessa disciplina potesse percorrere fasi evolutive e di crescita, non fossilizzandosi ma sviluppandosi attraverso cicli quinquennali, in modo tale da aggiornarsi, adeguandosi ed adattandosi nei vari quinquenni succedutisi. A tutt'oggi, a partire dalla sua fondazione nel 1970, il T'ienshu ha superato ben nove quinquenni adattandosi a diverse realtà durante il suo percorso di crescita e formativo.

Dopo circa 20 anni dalla sua creazione e varie codifiche e aggiornamenti teorico-applicativi, viene riconosciuta come disciplina marziale nel 1989 dalla Federazione Italiana Wushu, già FIWuK CONI, e nel 1994 dall'Ente sportivo ASI, attuale Associazioni sportive sociali italiane, ente riconosciuto dal CONI, con il quale collabora, avendo il coordinamento nazionale della disciplina.

Si basa su un modello di attacco ideato e codificato dal fondatore con l'acronimo: CSTB (colpire - spingere - tirare - bloccare); in base a questo modello di attacco libero, vengono presentate, tramite programmi, la metodologia di difesa sia di base che avanzate.

Lo stesso Tronnolone ha fatto sì che questo sistema, questo metodo di autodifesa, nelle attività di formazione teorica, si interfacciasse con tematiche come: il bullismo tra i teenager, la violenza contro le donne, la prevenzione e pericolo negli ambienti esterni, le insidie nei social network rete sociale, il cyberbullismo, ma soprattutto, insegnare a distinguere e comprendere a fondo, in modo pragmatico le differenze tra simulazione e realtà, dove ad esempio, affrontare un uomo armato nella realtà non è come simularlo in palestra perché per la strada, in caso di violenza, non esistono regole, principi etico-morali o rispetto che tengano, ma solo la consapevolezza di ciò che si è e dei propri limiti.




venerdì 1 aprile 2022

Wen-Do

 


Il Wen-Do è una scuola di tecnica di autodifesa per le donne sviluppata da Ned e Ann Paige, una coppia sposata di Toronto, Ontario che praticava jujutsu, karate e judo. Questa famiglia decise di impegnarsi nella creazione di un progetto per insegnare alle donne a proteggersi dopo aver appreso la notizia del brutale omicidio di Kitty Genovese a New York il 13 marzo 1964, che suscitò un grande clamore nell'opinione pubblica causa l'assenza di reazione di chi assistette al crimine.

Le prime lezioni si svolsero nel 1965 a Toronto nell'auditorium del Don Mills Collegiate presenti un centinaio di donne e mostrando loro le basi delle tre arti marziali praticate dai coniugi. Nel corso degli anni, con l'aumento del numero di donne che hanno adottato il Wen-Do, altre tecniche di combattimento sono state condivise e aggiunte al sistema, che venne formalizzato nel 1972 e venne deciso che l'accesso alla scuola fosse limitato esclusivamente femminile, con accesso a partire dall'età adolescenziale, ed ugualmente l'insegnamento fosse tenuto soltanto da donne.

Il nome di questa tecnica è dato dall'unione della contrazione della parola women (donne in lingua inglese) con la parola giapponese , che significa via. Per quanto le basi e i concetti del Wen-Do provengano dalle arti marziali, il Wen-Do non è considerato tale dai suoi seguaci.

Le lezioni di Wen-Do si concentrano su situazioni reali che spesso sono affrontate dalle donne, come gli stupri e aggressioni domestiche. Le lezioni non comportano alcun contatto fisico salvo che la discepola non sia pronta e lo chieda. Il suo insegnamento include anche discussioni femministe e responsabilizzanti sui problemi che affrontano le donne e la violenza di genere nella società contemporanea.

Il Wen-Do come autodifesa fornisce alle donne strumenti pratici e di facile applicazione per la prevenzione e la protezione da diverse forme di molestie sessuali. L'insieme del suo insegnamento include diversi tipi di apprendimento, tra cui la consapevolezza psicologica, la postura del corpo, le tecniche fisiche e la conoscenza di genere. L'obiettivo è quello di evitare situazioni pericolose, ma se queste sfortunatamente accadessero, essere in grado di reagire adottando le appropriate tecniche.

Il Wen-Do è stato inventato negli anni '60 e successivamente si è diffuso nei paesi occidentali, principalmente in USA, Canada, diversi paesi europei tra cui Germania a Polonia e la Bielorussia, la Svizzera, Giappone, Nuova Zelandia, Sudafrica.

È stato introdotto in Egitto nel 2013, da Schirin Salem, per affrontare i crescenti fenomeni di molestie sessuali negli spazi pubblici (come strade, mezzi di trasporto, luoghi di lavoro ecc.) e nel luglio 2014 è stata diplomata la prima generazione di 14 allenatrici di Wen-Do egiziane, nel dicembre 2014 altre 11 donne egiziane sono state diplomate.

In Italia questa scuola è stata introdotta nel centro antiviolenza "Rompiamo il silenzio" di Martina Franca nel 2013, e successivamente da altre organizzazioni antiviolenza in altri comuni italiani ed associazioni di donne.



giovedì 31 marzo 2022

Arte marziale ibrida


 

Un'arte marziale ibrida (anche conosciuta in lingua inglese come hybrid fighting systems) indica arti marziali o sistemi di combattimento corpo a corpo nati dalla fusione di più sistemi differenti e che quindi incorporano tecniche o teorie da molte arti marziali particolari.

Il primo probabile precedente storico dell'incrocio culturale ibrido delle arti marziali è il bartitsu, nato tra il 1899 ed il 1902 come combinazione di molte forme del jūjutsu tradizionale, kōdōkan judo, boxe inglese, savate e stick fighting.

Alcune delle più famose arti marziali ibride vennero elaborate in Giappone a partire dagli anni '70, grazie ad Antonio Inoki che organizzò degli eventi di combattimento sportivo interstile definiti Ishu Kakutōgi Sen (異種格闘技戦, letteralmente "scontri di sport da combattimento eterogenei"), in seguito conosciuti con il nome di "Shoot Wrestling", all'interno del quale era permesso usare sia tecniche di lotta (wrestling-grappling) che tecniche di "striking" (pugni-calci-ginocchiate-gomitate). Successivamente, a metà degli anni '80, partendo da questo principio di complementarità tra sport da combattimento e lotta, Sensei Satoru Sayama ideò lo Shooto, con l'intento di creare uno sport realistico che potesse competere a livello internazionale con ogni tipo disciplina marziale, "scremando" perciò nel tempo le tecniche ritenute meno efficaci e sviluppando invece le migliori.

Nel 1981 nacque il daido Juku come arte marziale e sport da combattimento dalla fusione del kyokushinkai e del judo, integrandoci elementi presi anche da muay thai, kickboxing e Jiu jitsu brasiliano. Nel 1985, Caesar Takeshi ideò la Shoot boxing, uno sport da combattimento simile alla kickboxing ma che prevede anche l'utilizzo di proiezioni e tecniche di sottomissione in piedi come strangolamenti e chiavi alle braccia, ma diversamente dallo Shooto e dallo Shootfighting, essa non prevede fasi di combattimento a terra. A partire dal 1989 lo Shooto divenne anche il nome di una delle prime e più importanti organizzazioni di arti marziali miste professionistiche. Parallelamente allo Shooto e allo Shoot Wrestling, le arti marziali miste giapponesi vennero conosciute per molto tempo anche con il termine Shootfighting, fino a quando tale termine non venne registrato da Bart Vale. Va sottolineato che nonostante sia lo Shooto che lo Shootfighting nacquero dalla fusione di alcune delle migliori tecniche di wrestling e di striking, le tecniche e più in generale i principi e le tattiche di lotta risultano prioritari, mentre i colpi e i principi di striking ricoprono perlopiù un ruolo di secondaria importanza.

Nel 1999 nasce lo zendokai esempio di arte marziale mista codificata che infatti prende ispirazione dal karate kyoukushin, dal judo e dalla boxe.

Mentre numerose arti marziali potrebbero anche prendere in prestito o adattarsi ad altre per alcuni punti, un'arte marziale ibrida vera e propria dà rilievo alle sue origini stilistiche. Un esempio di queste è il kajukenbo, nella cui pratica include specifici elementi dal karate, judo, jūjutsu, kenpō e sanda.

Altri termini come arti marziali miste e combattive forse sono a volte visti come sinonimi di arti marziali ibride, ma come termini hanno in realtà altri significati: arti marziali miste o MMA si riferiscono a un tipo di sport da combattimento in cui si incorporano tecniche da differenti discipline, mentre le combattive sono associate all'United States Army.

Alcuni considerano il sistema di combattimento Jeet Kune Do un'arte marziale ibrida, oltre che una filosofia. In realtà, nonostante Bruce Lee, il creatore del sistema, analizzò e apprese svariati stili di combattimento, il Jeet Kune non è un mix di tecniche prelevate dalle altre arti marziali, ma è un sistema di combattimento autoctono che possiede una propria struttura ed è costituito da principi e tecniche peculiari. Nonostante ciò, rimane comunque evidente che la Boxe, la Scherma e il Kung fu abbiano enormemente ispirato Lee nella sintesi, intuizione ed elaborazione del Jeet Kune Do.

È corretto invece considerare un'arte marziale ibrida il Jun Fan Gung Fu, ciò che Bruce Lee praticava prima di sintetizzare il JKD.

Sono state ampiamente adoperate anche in ambito militare per via della relativa velocità di apprendimento: ne è un esempio il Nagasu do, sistema di combattimento creato dall'ex operatore dello Special Air Service Mick Gould, che si basa su un mix di Jūjutsu, Judo ed Aikidō o il più conosciuto Krav Maga, inizialmente messo a punto dal lottatore ebreo Imi Lichtenfeld per difendersi dalle rappresaglie naziste nei ghetti, in seguito adottato su larga scala dalle Forze di difesa israeliane, dal Mossad e da molte forze militari straniere per via della sua versatilità; del Krav maga esistono due varianti: una militare ed una civile, la seconda si discosta dalla prima poiché meno brutale e letale.





mercoledì 30 marzo 2022

Glíma

 


La Glíma è lo stile tradizionale nazionale di lotta in Islanda. La più antica competizione islandese di glíma è la Skjaldarglíma Ármann che si tenne nel 1888 e che fu disputata quasi ogni anno da lì in poi. Nel 1905 venne introdotto l'uso della cintura di modo che i lottatori possano avere una maggior presa sull'avversario. Nel 1906 avvenne la prima competizione di Íslandsglíman (Grettisbeltið) i cui vincitori sono chiamati Glímukóngur. Nelle Olimpiadi del 1912 la glíma fu sport dimostrativo. Dal 1987 si insegna la glíma anche nella scuola primaria islandese.

L'International Glima Association (IGA) è l'organizzazione mondiale che gestisce tutti i gruppi e le federazioni della glíma.

La glíma si differenzia dagli altri stili di lotta per quattro punti principali:

  • I partecipanti devono sempre rimanere eretti;

  • I partecipanti girano in senso orario attorno a loro (in maniera simile a un valtzer), in modo da creare opportunità di attacco/difesa ed evitare uno stallo;

  • Non è consentito cadere sull'avversario o spingerlo giù con la forza, non essendo considerato sportivo;

  • Si suppone che i lottatori si guardino le spalle poiché è considerato maggiormente legittimo lottare sfruttando tatto e sensibilità piuttosto che la vista.

Il cuore del sistema sono otto principali brögð (tecniche), che formano l'allenamento base per approssimativamente 50 modi di eseguire una proiezione.

Attorno alla glíma vi è un codice d'onore chiamato drengskapur che invoca lealtà, rispetto e preoccupazione per la sicurezza per i propri compagni d'allenamento.

Il termine "glíma" è la parola in lingua islandese per indicare la lotta generale, nell'accezione più larga di "sforzo" o "scontro".


martedì 29 marzo 2022

Orthepale

 


L'orthepale o ortopalo era la specialità più tecnica e spettacolare della lotta greca nei giochi olimpici antichi. Si svolgeva con i due atleti ritti in piedi: risultava vincitore l'atleta che riusciva a far rovesciare e cadere l'avversario per tre volte; se i lottatori cadevano insieme, il punto veniva assegnato a colui che rimaneva sopra, e se la caduta avveniva su un fianco, la ripresa era considerata nulla. Il corpo degli atleti era completamente cosparso di olio per rendere difficoltosa la presa.




lunedì 28 marzo 2022

Canne de combat

 


La canne de combat è un'arte marziale francese. Come arma usa una canna o un bastone (una specie di bastone da passeggio) progettato per il combattimento. Canne de combat è stato standardizzato negli anni '70 per la competizione sportiva da Maurice Sarry. Il canne è molto leggero, in legno di castagno e leggermente affusolato. Per proteggersi si indossa una tuta imbottita e una maschera da scherma.

Il canne de combat o canne d'arme è un prodotto della storia e della cultura francese. Si è sviluppato all'inizio del XIX secolo come disciplina di autodifesa ed è stato particolarmente utilizzato dai gentiluomini borghesi dell'alta borghesia nelle grandi città pericolose come Parigi. Alcuni parlano di arte marziale francese anche se la sua codificazione come sport non consente ufficialmente questo nome. La storia della disciplina è strettamente legata allo sviluppo delle tecniche di savate boxe che all'inizio utilizzavano principalmente i calci e successivamente sotto l'influenza degli inglesi incorporarono anche i pugni.

Il bastone era nelle mani degli uomini di città, mentre la canna era nelle mani dei contadini.

Anticamente, le tecniche di savate e canne d'arme aumentarono di popolarità fino a essere utilizzate dalle forze armate e di polizia (raffigurate nella serie TV Les Brigades du Tigre, riferendosi ad una speciale task force di polizia della Terza Repubblica francese) fino alla prima guerra mondiale. La morte di molti dei suoi praticanti durante la guerra fece quasi scomparire la disciplina. Le tecniche continuarono, tuttavia, ad essere insegnate in alcuni club di boxe savate che riaprirono tra le due guerre e riuscirono a sopravvivere alla seconda guerra mondiale. Si ritiene che ci sia un gruppo che ha operato durante l' occupazione nazista che usavano tecniche di canna per compiere omicidi. Le tecniche di combattimento con la canna della fine degli anni '50 e '60 furono influenzate da alcuni abili individui che lo fecero rivivere.

Alla fine degli anni '70, le tecniche del canne d'arme furono codificate da Maurice Sarry con l'obiettivo di riabilitarlo come sport. Nasce così la disciplina che ancora oggi è associata alla Federation de Savate Boxe Française ("Federazione Francese di Pugilato Savate"). A parte l'approccio sportivo, le tecniche di autodifesa sono ancora vive; ad esempio, la tecnica del "Maestro Lafond".

Oggi, lo sport canne de combat è praticato da un migliaio di cannisti, e il personale francese da alcune centinaia di bâtonniers o bâtonnistes.

Negli Stati Uniti si dice che Jean-Noel Eynard abbia portato canne de combat sulla costa orientale in combinazione con il Savate. Il primo vero club FFBFSDA/FIS di Canne de combat/ Savate è stato aperto nel 1983 sulla costa orientale di Filadelfia, sotto la guida del Dr. Jean-Noel Eynard, Professeur FFBFSDA/FIS con l'assistenza dell'ex FFBFSDA/FIS DTN Bob Alix. Canne de combat è stato anche insegnato nel 1994 a Memphis, nel Tennessee.

L'uso del bastone come arma, come originariamente insegnato nelle scuole d'armi, fu codificato dai maestri di savate in modo che il bastone fosse insegnato come arma di autodifesa. La tradizione francese include tecniche di combattimento con il bastone medievale (bâton français), ad eccezione di quelle tecniche ritenute troppo pericolose per essere utilizzate nello sport. Il bastone medievale è un'arma troppo pesante per essere usata in competizione.

Il suo uso è quindi andato perduto e oggi il canne de combat stesso sta scomparendo. Esiste però una tradizione marziale tramandata al maestro svizzero, Pierre Vigny , che è stata utilizzata per codificare le tecniche che utilizzano il bastone indiano all'inizio del XX secolo, formando una tradizione separata dal più comune bastone sportivo visto in Francia oggi. Il bastone, utilizzato prima come sostegno e poi come accessorio da gentiluomo, costituiva anche un'utile arma. Un normale bastone da passeggio rientra solitamente nei limiti dell'autodifesa legale, ma il bastone carico (appesantito con piombo a un'estremità) può essere considerato un'arma in alcune giurisdizioni.

Nel moderno sistema sportivo canne de combat praticato in Francia, gli incontri si svolgono all'interno di un anello. Il bastone si tiene con una mano ma il giocatore può cambiarlo di mano in mano durante l'incontro. I colpi vengono effettuati sia orizzontalmente che verso il basso, essendo vietati i colpi di spinta o di pugnalata. Le zone di punteggio sono i polpacci, il busto e la testa.

Per contare, tutti i colpi devono essere eseguiti con il bastone e i colpi bassi devono avere un movimento di affondo. L'incontro si vince ai punti, la leggerezza del bastone e l'abbigliamento protettivo rendono impossibile un knockout. I punti vengono assegnati per lo stile, in base alla correttezza delle posizioni del corpo durante il combattimento. Il contatto con aree vietate come le braccia è penalizzato. È così possibile vincere una partita senza colpire l'avversario, se accumula penalità.

  • Il canne è un bastoncino di castagne disponibile in due versioni. Il primo, contrassegnato da una linea verde, è più pesante e utilizzato per l'allenamento delle tecniche di base. Una canna utilizzata nelle competizioni e negli allenamenti avanzati, contrassegnata da una linea nera, è più leggera. I bastoncini più leggeri sono più veloci e sicuri da usare (si evitano gravi lesioni all'avversario perché il bastone si rompe per primo). La lunghezza di una canna è di circa 95 cm (37 pollici); il peso è di circa 120 g (4,2 once) per il verde e di circa 100 grammi (3,5 once) per il nero.

  • Il bastone (bastone) è un bastone a due mani di circa 140 cm (55 pollici) e 400 g (10 once).


Il Canne de combat ha diverse varianti:

  • Canne: la forma base, usando un bastoncino

  • Canne doppia : usando due bastoncini

  • Bâton : quarterstaff

  • Doppio bastone : due quartista

  • Canne défense : autodifesa con il bastone

  • Canne chausson : calci savate combinati con tecniche di canne

  • Canne fouet : una variante di canne chausson e canne défense



La Canne è la parte più importante del canne de combat . Quando giocano a canne, i cannistes (concorrenti) hanno un bastone in mano, indossano una tuta protettiva e un casco da scherma e cercano di segnare più punti dell'avversario durante la partita.


Zone di punteggio:

  • Testa: la parte superiore, i lati e la parte anteriore

  • Torso: solo per maschi

  • vitelli

Durante un combattimento di canne, i cannisti devono usare tecniche difensive e offensive prescritte, combinate con salti e volteggi. Non c'è attacco simultaneo, nel senso che se uno dei giocatori ha iniziato un attacco, l'altro deve parare o schivare, e può contrattaccare solo dopo l'evasione. Un'evasione può essere un passo, un salto o un accovacciarsi. Il bastone può essere tenuto sia con la mano sinistra che con la destra ed è consentito cambiare mano durante la partita.

Durante un doppio incontro di canne, i cannisti tengono i bastoncini con entrambe le mani destra e sinistra. Cercano di mettere a segno colpi con entrambe le mani usando tecniche simili a quelle del canne , mentre parano e contrattaccano. Lo stile a due bastoncini consente un attacco e una difesa molto più rapidi.

Il Bâton significa tecniche del bastone lungo e si basa sui movimenti della spada lunga medievale e del bastone da passeggio di campagna più lungo, esteso con la base del movimento di canne .

La Canne défense significa autodifesa con il canne. Le tecniche di base sono simili a quelle utilizzate nel canne di base, ma sono espanse per includere spinte, tagli, parate e contrattacchi, serrature al collo e alle mani e rilasci dalle prese. Durante la difesa da canne ogni parte vulnerabile del corpo è considerata un bersaglio legittimo: il gomito, il ginocchio, il viso, ecc. È in forte sviluppo. Poiché le tecniche di difesa da canne sono più pericolose, non ci sono gare di difesa da canne o combattimenti liberi, solo tecniche a coppie.

Canne chausson combina calci savate con attacchi di canne stick.


Le Canne de combat si basa su sei tecniche, combinazioni e altri elementi (salti, volte, interruttori manuali).

  • Brisé

  • Croisé téte

  • Latéral croisé ( tête , flanc , bas : testa, busto, gamba/basso)

  • Laterale esterno ( tête , flanc , bas : head, torso, leg/low)

  • Enlevé

  • Bass croisé

Supponendo che il bastone sia nella tua mano destra:

Mantenendo la punta del bastone in avanti, gira leggermente la parte superiore del corpo a destra mentre ritiri la mano destra. Ci dovrebbe essere un sollevamento del tallone sinistro allo stesso tempo. Una volta che la tua mano ha superato la linea della colonna vertebrale (se vista di lato), capovolgi la punta del bastone dietro di te, in modo che il braccio e il bastone siano ora allineati e completamente tesi all'indietro. Quindi, porta il braccio e il bastone da dietro in avanti, lungo una linea orizzontale. Se il bersaglio è la testa, rimani in posizione eretta mentre sferri il colpo. Il tuo braccio dovrebbe rimanere dritto durante l'esecuzione del colpo mentre la punta percorre un arco di 180 gradi dalla parte posteriore alla parte anteriore.

Non c'è bisogno di pensare a sferrare il colpo con un 'taglio di lama'. In effetti, è meglio tirare il colpo con il palmo rivolto verso il basso, in modo che il lato del pollice del bastone colpisca il bersaglio (simile a un colpo con il bordo posteriore della lama). Ciò aiuta enormemente a mantenere il braccio dritto.

Supponendo che il bastone sia nella tua mano destra:

Mantenendo la punta del bastone in avanti, gira leggermente la parte superiore del corpo a sinistra mentre ritiri la mano destra (palmo rivolto verso l'alto, cioè verso di te) e il braccio sul petto. Trasferisci leggermente il peso sul piede posteriore (sinistro) e solleva leggermente il tallone anteriore mentre lo fai. La tua mano dovrebbe superare la linea della colonna vertebrale (se vista di lato). Ora gira la mano (in senso antiorario), in modo da capovolgere la punta del bastone dietro di te, con la mano e l'avambraccio sopra la spalla sinistra, ed estendere il bastone all'indietro il più possibile. Quindi, porta il braccio e il bastone da dietro in avanti, lungo una linea orizzontale. Se il bersaglio è la testa, rimani in posizione eretta mentre sferri il colpo.

Difese accettabili in canne sono la parata e l'evasione. Un'evasione può essere un passo, un salto o un accovacciarsi. Non c'è attacco simultaneo, il che significa che se un concorrente inizia un attacco, l'altro deve parare o schivare e può contrattaccare solo dopo l'evasione.

La strategia canne non accetta la teoria di "ottenere un piccolo colpo per infliggere un colpo più grande". Se il giocatore A inizia ad attaccare e, invece di difendersi, anche il giocatore B inizia un attacco, allora la regola è la seguente:

  • Se nessuno colpisce, nessuno ottiene un punto

  • Se B colpisce, nessuno ottiene un punto

  • Se sia A che B hanno colpito, allora A ottiene un punto (perché hanno attaccato per primi)

Questo è simile alle regole del diritto di precedenza della scherma sportiva moderna .

Ci sono cinque affondi in canne.

  • Avant (anteriore)

  • Arriere (dietro)

  • Esterno (esterno)

  • Posizione di equilibrio

  • Grenouille (rana)

Vengono contati solo gli attacchi validi. Un attacco è considerato valido solo se eseguito utilizzando una delle tecniche sopra descritte e:

  • Ogni sciopero deve essere armato (gli scioperi senza il canne sono considerati invalidi)

  • Il colpo è chiaro

  • Il colpo ha raggiunto una zona target valida

  • Il colpo è fatto con la parte superiore 1/4 del bastone

  • Il bastone è in una linea con la mano

  • Non c'è stato alcun movimento di sciabola

Gli incontri si svolgono in un cerchio di 9 metri di diametro. Il bastone si tiene con una mano ma il concorrente può cambiarlo di mano in mano durante l'incontro. I colpi vengono effettuati sia orizzontalmente che verso il basso, essendo vietati i colpi di spinta o di pugnalata. Le zone di punteggio sono i polpacci, il busto (solo per gli uomini) e la testa.

Per contare, tutti i colpi devono essere eseguiti con il bastone e i colpi bassi devono avere un movimento di affondo. L'incontro si vince ai punti, la leggerezza del bastone e l'abbigliamento protettivo rendono impossibile un knockout. I punti vengono assegnati per lo stile, in base alla correttezza delle posizioni del corpo durante il combattimento. Il contatto con aree vietate come le braccia è penalizzato. È così possibile vincere una partita senza colpire il proprio avversario, se si accumulano penalità.


domenica 27 marzo 2022

Perché i sovrani dinastici cinesi non sono rappresentati seduti sul pavimento come i daimyo?

Perché i cinesi non facevano uso di tatami, i tappetini di paglia che i giapponesi usano ancora al posto del pavimento nelle stanze di tipo tradizionale. Il Giappone non conosceva l’uso della sedia, normale invece in Cina

Ecco L’imperatore cinese Kang Xi



ed ecco il suo corrispettivo giapponese, l’imperatore Momozono.



Uno seduto visibilmente su una sedia, l’altro per terra.

si tratta quindi di vedere perché sono stati adottati i tatami.



Ecco che aspetto hanno. Questa è una stanza di casa mia. Vuota quando non è in uso, com’è tradizionale.

E questo è il punto. Una casa tradizionale giapponese è modulare. Tutte le stanze sono come questa. Vuote quando non in uso, possono venire trasformate in salotti, stanze da letto, studi, ecc. attraverso l’uso di mobili piccolissimi e pieghevoli che possono venire riposti In armadio a scomparsa quando non necessari.

Eccone uno.



Notate le dimensioni.

Il Giappone è sempre stato sovraffollato in certe aree, ma deserto in altre. Questione di geografia. Questo significa che ha sempre avuto problemi di spazio. La frequenza dei terremoti ha poi scoraggiato un’architettura basata su edifici permanenti. La struttura modulare della casa è stata una risposta intelligente a tale situazione, ma ha precluso l’uso di sedie. Le sedie rovinano i tatami, sono ingombranti e difficili da fare, particolarmente se pieghevoli. Ergo …