martedì 31 agosto 2010

Musado

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Il musado è un'arte marziale moderna che è divisa in due rami: il musado tradizionale destinato per le persone civili ed il Musado MCS (Military Combat System) destinato per l'esercito e la polizia. Il termine musado (dalla lingua coreana) significa "la via di guerriero". Tuttavia, il musado è un'arte marziale tedesca, basata sulle arti coreane.
Il centro internazionale del musado è localizzato in Dortmund.
Il grande maestro del musado è Herbert Grudzenski dalla Germania, gli istruttori principali per la Repubblica Ceca sono Oldřich Šelenberk ed Antonín Sokol.

Musado tradizionale
Il musado tradizionale deriva dalle arti marziali coreane tradizionali.
L'inizio del musado è datato a partire da 1968.

Livelli tecnici nel musado tradizionale
Il musado tradizionale ha 6 livelli (1.-6. kup) di studente che sono marcati da colore. Diversamente dalla maggioranza delle arti marziali lo studente non ha una cintura dall'inizio. Solo al termine del corso che dura 2-4 mesi vi è la capacità di passare l'esame per la cintura bianca.
Le cinture salgono fino al nono dan, dan è marcato sulla cintura con la numerazione romana scritto con le lettere dorate. Nella Repubblica Ceca, il più graduato è Antonín Sokol (4. dan).

Codice di onore dei professionista di musado
Il codice di onore è una versione moderna del codice di unità antiche coreane Hwarang.

Giuramento
  • Lealtà al suo proprio paese
  • Lealtà all'insegnamento e agli istruttori, riguardo ai genitori
  • Fiducia e fraternità fra amici
  • Coraggio quando si affronta un nemico.
  • Mai uccidere senza motivo.
Principi morali ed etici
Dopo avere giurato lo studente deve aderire a questi principi morali ed etici (kyohun; termini coreani):
  • in – umanità
  • oui – giustizia
  • ye – cortesia
  • ji – saggezza
  • shin – fiducia
  • sum – bontà
  • duk – virtù
  • chung – lealtà
  • yong – coraggio
Musado Military Combat System
Il Musado MCS è un sistema militare di difesa personale e di combattimento corpo a corpo, progettato specialmente per addestramento dell'esercito, della polizia e di altre forze di sicurezza.
Il musado è usato anche nell'addestramento delle unità speciali, per esempio delle unità di guerra aerea, delle brigate di reazione rapida e delle brigate dell'UNO.
Nell'esercito della Repubblica Ceca questo sistema è stato introdotto nel 1993.
Musado MSC non ha alcune regole precisamente date. Tuttavia, con la sua estensione vasta fornisce più di 4000 tecniche e le abilità che con la buona maestria permettono al soldato di fermare un attacco.



lunedì 30 agosto 2010

Ranggeln

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Il Ranggeln è una variante della lotta tradizionalmente praticata dalle popolazioni di lingua tedesca delle Alpi Centrali. È diffuso particolarmente nell'Alto Adige, nel Tirolo, nella Carinzia, nel Salisburghese e in Baviera.
Il Ranggeln è strettamente imparentato con lo Schwingen, la lotta svizzera.
Il termine di origine tedesca, può essere letteralmente tradotto in lotta rusticana. L'origine del termine è da far risalire alle dispute tra i pastori, quando avevano da contendersi i confini delle zone di pascolo.
Quest'arte marziale assomiglia molto allo Jūdō.

Storia
Il Ranggeln è un tipo di lotta di origine celtica, che ha molte caratteristiche simili alla lotta greco-romana.
Alcuni documenti del 1390 parlano di questo tipo di lotta anche nell'età medioevale.

Regole
Esistono diverse e ben precise regole, ma l'obiettivo finale è quello di atterrare l'avversario, con entrambe le spalle a terra. Solitamente le competizioni si tengono all'aperto. Le diverse categorie sono suddivise per età, e non per peso.
I combattenti lottano per il titolo di Hagmoar che ottengono dopo tre vittorie consecutive. Gli arbitri possono esercitare se a loro volta hanno vinto nel passato delle sfide; acquisiscono così il nome di Schermtax.
Una volta, al vincitore della competizione, veniva consegnata la penna bianca Schneidfeder (la penna del coraggio), mentre oggi viene assegnata una medaglia.

Ranggeln in Alto Adige
Nelle vallate sudtirolesi, si pratica il Ranggeln specialmente in quelle interne come Sarentino, la valle Aurina e la val Passiria.
Ogni anno si disputa in Val Pusteria, e precisamente a Terento la Pfingstranggeln, ovvero la Ranggeln di Pentecoste.


domenica 29 agosto 2010

Jubokko

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Il Jubokko (樹木子) è uno yōkai appartenente al folklore giapponese, presente in molti libri sugli yōkai, incluse le opere di Shigeru Mizuki.
Secondo le leggende, si manifesta nella forma di un albero apparentemente comune su terreni che in passato hanno ospitato feroci battaglie. Si origina dal sangue dei caduti e si nutre di esso. Quando un umano gli passa vicino lo cattura, trasforma i suoi rami in tubi succhia via tutto il sangue alla vittima; si dice che i Jubokko che si nutrono in questo modo conservino sempre un aspetto rigoglioso. Si dice anche che i suoi rami possano guarire i feriti, e che ne sgorghi sangue quando vengono tagliati.

Origine
Alcuni studiosi di folklore, come ad esempio Kunio Yanagita e Iwao Hino, ritengono che non derivi da nessun altro yōkai. Altri esperti, tra cui Natsuhiko Kyogoku, Tada Natsumi, Murakami Kenji e Yamamoto Hiroshi affermano che non ci siano tracce della presenza dello yōkai nella tradizione nipponica, e che sia invece frutto della penna di Shigeru Mizuki. Mizuki ha affermato di aver creato oltre 30 yōkai differenti, senza specificare quali di quelli descritti nel suo fumetto GeGeGe no Kitaro essi fossero.


L'Arte della Spada: Un'Antica Disciplina Viva

L’arte della spada, simbolo di potere e onore, affonda le sue radici nella storia di molte culture, ma in Giappone essa ha acquisito una forma distintiva e profonda. Due tra le più famose discipline giapponesi legate alla spada, il Kendo e l'Iaido, non solo rappresentano un'arte marziale fisica, ma anche un viaggio interiore che richiede disciplina, concentrazione e un equilibrio perfetto tra corpo e mente. Queste tradizioni viventi, pur essendo praticate da secoli, continuano a insegnare valori universali, e la spada, oggi come allora, rimane uno strumento non solo di combattimento, ma anche di riflessione e crescita spirituale.

Il Kendo, che letteralmente significa "via della spada", è una forma di arte marziale moderna che discende dal Kenjutsu, l’antica pratica dei samurai. Il suo scopo principale non è solo la vittoria sul campo di battaglia, ma piuttosto la ricerca della perfezione di sé attraverso il combattimento. A differenza di altre discipline marziali, il Kendo enfatizza l'uso della spada bambù, chiamata shinai, e la protezione totale del corpo da parte di un'armatura, la bogu, che consente ai praticanti di eseguire movimenti rapidi e intensi in modo sicuro. Il Kendo, come altre arti marziali, è permeato di filosofia: l'obiettivo non è solo la battaglia fisica, ma anche la crescita interiore.

In un incontro di Kendo, i colpi sono assegnati non solo in base alla precisione e alla potenza, ma anche alla forza mentale e alla capacità di rimanere concentrati, sereni e calmi di fronte alla "battaglia". Il kiai, il grido di concentrazione che accompagna ogni attacco, è un elemento distintivo, espressione non solo di forza fisica, ma anche di spirito. Ogni pratica è una forma di meditazione, un esercizio che unisce fisico e mente e che, nel tempo, permette al praticante di comprendere meglio se stesso e il mondo che lo circonda.

Un altro aspetto fondamentale del Kendo è l'importanza del reiho, ovvero la disciplina del rispetto, che si esprime nei saluti, nel comportamento e nell'atteggiamento durante la pratica. L’onore, la modestia e la cortesia sono pilastri che reggono l'intera pratica. In questo senso, il Kendo va oltre la semplice competizione fisica: è una via di crescita morale, un modo per migliorare se stessi come esseri umani.

Mentre il Kendo si concentra sul combattimento diretto, il Iaido è un’arte marziale che pone l'accento sulla katana, la spada giapponese tradizionale, e sulla sua estrazione e ritorno al fodero. Iai significa "spada", ma anche "immediatezza" nel movimento, e do significa "via" o "cammino". In questo contesto, l'Iaido non è solo l’arte della spada, ma un cammino che porta il praticante a coltivare l'equilibrio, la calma e la rapidità di azione attraverso movimenti perfetti e precisi.

A differenza del Kendo, che include il combattimento con avversari, l'Iaido si concentra su kata (forme), movimenti simmetrici che simulano il combattimento contro più avversari. L’obiettivo è perfezionare la tecnica della "striscia" (il taglio della spada) eseguendo i movimenti con la massima precisione, ma anche con il massimo spirito di concentrazione. La pratica del Iaido è intrisa di un profondo significato spirituale, in quanto ogni movimento è pensato per riflettere l'integrazione della mente e del corpo. Il praticante impara a essere totalmente presente nel momento, a reagire istantaneamente con determinazione e chiarezza.

L'Iaido pone grande enfasi sulla pulizia dei gesti e sulla raffinatezza dell'arte. L’estrazione della spada, il taglio e il ritorno al fodero avvengono in un fluido movimento, che rappresenta l'armonia tra l'energia interiore e l'azione fisica. In un mondo caotico e frenetico, l'Iaido è un mezzo per ritrovare la calma, l'ordine e l'equilibrio, in cui ogni gesto è carico di significato.

Sia il Kendo che l'Iaido mettono in risalto un aspetto fondamentale della pratica delle armi: l'autocontrollo. Le spade, strumenti potenti di distruzione, vengono trasformate in simboli di disciplina e serenità. Non si tratta solo di padroneggiare una tecnica, ma di imparare a controllare la propria energia e le proprie emozioni. La spada è un mezzo per entrare in contatto con la propria energia vitale, con il proprio spirito, e per allenarsi a mantenere la calma anche nelle situazioni più difficili.

Questo principio si riflette nella pratica del zanshin, uno stato mentale di totale vigilanza e consapevolezza. Il praticante deve essere consapevole di ciò che lo circonda, ma allo stesso tempo mantenere un atteggiamento di serenità. La spada è un riflesso esteriore di uno stato interiore: quando il praticante raggiunge la maestria, diventa come la spada stessa: semplice, precisa, in grado di tagliare il superfluo e rimanere ferma nel suo obiettivo.

Il Kendo e l'Iaido sono molto più di semplici tecniche di combattimento: sono modalità di vita, percorsi che integrano corpo e spirito. Queste arti marziali sono tradizioni viventi che continuano a evolversi, ma che non dimenticano mai il loro passato. Oggi, i dojo (luoghi di pratica) di tutto il mondo accolgono praticanti di tutte le età, e le tecniche delle spade giapponesi continuano ad essere trasmesse da maestro a discepolo, mantenendo viva una tradizione che risale a secoli fa.

In un’epoca in cui la tecnologia ha preso il sopravvento, queste discipline rimangono ancorate a un tempo lontano, dove la spada rappresentava più di un semplice strumento di guerra: era la manifestazione di un ideale. Il praticante di Kendo o Iaido non cerca solo il perfezionamento della propria tecnica, ma anche il miglioramento di sé come essere umano, in un cammino di consapevolezza e disciplina che attraversa il corpo, la mente e lo spirito.

L’arte della spada giapponese, che si tratti di Kendo o Iaido, è un cammino che non ha mai fine. La spada, simbolo di morte e distruzione, si trasforma in un veicolo di pace, autocontrollo e crescita personale. Nel mondo frenetico e spesso violento in cui viviamo, queste antiche tradizioni ci ricordano l'importanza della calma, della precisione, della mente lucida e dell'autodisciplina. Se praticato con devozione, il Kendo o l’Iaido non solo forgiano il corpo, ma contribuiscono anche a costruire una mente forte, equilibrata e pacifica, capace di affrontare le sfide della vita con onore, rispetto e serenità.




sabato 28 agosto 2010

Mensur

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La Mensur (dal latino mensura = misura) è un combattimento rituale tradizionale, chiamato anche "duello studentesco" o "duello accademico", che viene praticato ancora oggi da alcune confraternite studentesche della Germania, dell'Austria e della Svizzera, e in minor misura anche in Kosovo, Estonia, Lituania e Fiandre.
La particolarità del combattimento consiste non tanto nel voler ferire o sconfiggere l'avversario, quanto piuttosto nel dimostrare il proprio coraggio nell'affrontare il pericolo e le ferite senza retrocedere o mostrare timore: per questo le cicatrici che il combattimento poteva lasciare sul volto, erano considerate motivo di orgoglio ed esibite come segni di distinzione.

Storia
Come fenomeno spontaneo il duello studentesco ha origini antiche, le cui radici affondano nel mondo universitario medievale.
Il duello conobbe una regolamentazione a partire dal XVII secolo, epoca in cui si affermò in lingua tedesca il termine tecnico Mensur, fino a raggiungere l'apice di diffusione all'inizio del XX secolo. La pratica della Mensur avviene soprattutto all'interno di circoli studenteschi (Corps, Burschenschaft, Landsmannschaft, Turnerschaft) delle nationes e delle università tedesche.
Agli inizi del Novecento la pratica tradizionale subì l'opposizione del più generale movimento antiduellistico, la cui prima assemblea in Germania si tenne a Lipsia nel 1902. Il movimento, cresciuto a 20 comitati locali nel 1907 e tremila soci, oltre a ridurre il numero di duelli in generale, costituì anche l'associazione accademica Freie Studentenschaft che si opponeva alla pratica della Mensur.
Un noto personaggio storico del Novecento che possedeva una cicatrice sul volto, inflittagli da un rivale in un duello di Mensur, era Heinrich Himmler, il quale il 17 giugno 1922, sei settimane prima di laurearsi, ebbe il suo primo duello; altro personaggio noto del Novecento che per lo stesso motivo possedeva una cicatrice sul volto era il tenente colonnello Otto Skorzeny, ufficiale austriaco delle SS.

Rituale
I due contendenti si posizionano uno di fronte all'altro tenendo alta una spada, che a turno viene calata contro l'avversario. Ciascuno degli sfidanti indossa protezioni abbastanza pesanti da scongiurare ferite mortali ma non tali da evitare cicatrici.
Spesso capitava che i contendenti venissero feriti alla guancia sinistra o sulla testa; le cicatrici erano considerate motivo di orgoglio, tanto che a volte il perdente ferito era considerato con più rispetto del vincitore, e le ferite ricevute esibite con orgoglio. Nella società tedesca una cicatrice sul volto evidenziava l'appartenenza ad un certo tipo di censo e di ceto sociale.

Etimologia
La parola deriva dal latino mensura che vuol dire misura. Infatti, a differenza di altri tipi di duello, i contendenti devono rimanere ad una precisa distanza, evitando di spostarsi per schivare il colpo dell'avversario. Nelle università germaniche era molto diffuso il duello con la spada, da praticarsi rigorosamente alla distanza (misura) stabilita. Cosicché, nel medioevo, la cicatrice sulla guancia del duellante era diventata segno di appartenenza al ceto dei "clerici", cioè degli studenti e, in senso lato, degli intellettuali.


Dalle Strade ai Dojo: La Storia del Taekwondo Coreano

Il Taekwondo, una delle arti marziali più popolari al mondo, affonda le sue radici in secoli di tradizione e filosofia coreana. Negli ultimi decenni, ha guadagnato un’incredibile diffusione globale, divenendo una disciplina sportiva di livello olimpico, ma anche un mezzo di autodifesa, disciplina e crescita personale. La sua storia, tuttavia, non è solo una narrazione di tecniche di combattimento, ma anche un viaggio affascinante che riflette il risveglio e l’evoluzione della Corea stessa.

Il Taekwondo, come lo conosciamo oggi, è il risultato di una fusione tra tradizioni coreane millenarie e influenze moderne. Le sue radici affondano in due antiche discipline coreane, il Taekkyeon e il Gwonbeop, che si concentravano su tecniche di calci e pugni, e in parte anche nell'arte marziale cinese Tang Soo Do, che fu introdotta in Corea nei secoli passati.

Il termine Taekwondo stesso deriva da tre parole coreane: "Tae" (calcio, o tecnica con i piedi), "Kwon" (pugno, o tecnica con le mani) e "Do" (via, filosofia o disciplina), e significa letteralmente "la via del calcio e del pugno". Tuttavia, il Taekwondo non si limita solo all’aspetto fisico del combattimento, ma enfatizza anche lo sviluppo del carattere, la disciplina e l’autocontrollo, valori che sono sempre stati parte integrante della cultura coreana.

Nei primi decenni del XX secolo, la Corea subì forti influenze culturali e politiche, in particolare durante il periodo di occupazione giapponese. Durante questi anni, molte delle tradizionali arti marziali coreane furono soppressi, ma riuscirono comunque a sopravvivere in forme segrete, spesso attraverso pratiche di autodifesa sviluppate nei villaggi o nelle zone rurali. Il Taekwondo, come movimento unificato, emerse successivamente nel periodo post-bellico.

Il Taekwondo come arte marziale moderna è stato ufficialmente codificato negli anni '50, dopo la fine della guerra di Corea. Fu in questo periodo che diversi maestri di Tang Soo Do e altre discipline tradizionali coreane cominciarono a unire le loro conoscenze per creare un sistema di combattimento unico, che sarebbe diventato noto come Taekwondo. Uno degli attori principali in questa unificazione fu il generale Choi Hong Hi, spesso considerato il fondatore del Taekwondo. Choi, in qualità di ufficiale dell’esercito, promosse l’arte marziale in tutto il paese, mentre all’estero si sforzava di farla conoscere a livello internazionale.

La Corea, da un lato, desiderava creare un’identità marziale nazionale, e dall’altro, le arti marziali rappresentavano una risorsa vitale per la difesa e l’autodisciplina. Il Taekwondo divenne rapidamente uno strumento per costruire una nazione, favorendo l’unità e il recupero della dignità nazionale dopo gli orrori della guerra. Nel 1955, fu fondata la Korea Taekwondo Association (KTA), che stabilì le basi per l’insegnamento, la standardizzazione delle tecniche e lo sviluppo di un sistema di gradi.

A partire dagli anni '60 e '70, il Taekwondo iniziò a diffondersi al di fuori della Corea, grazie all’impegno di maestri e praticanti che portarono l'arte marziale in Europa, Stati Uniti e altri paesi. La crescente popolarità del Taekwondo a livello globale non solo lo trasformò in uno sport competitivo, ma ne fece anche uno strumento per promuovere la cultura coreana nel mondo.

Un passo decisivo per il Taekwondo fu la sua inclusione come sport ufficiale nei Giochi Olimpici di Seoul nel 1988, prima come dimostrazione e successivamente come disciplina a pieno titolo nelle Olimpiadi di Sidney del 2000. Questa visibilità internazionale accelerò ulteriormente la sua espansione, e oggi il Taekwondo è praticato in oltre 200 paesi, con milioni di praticanti di tutte le età e livelli.

Il Taekwondo si distingue per la sua enfasi sul calcio, che è il fulcro delle sue tecniche. Le calciate, che spaziano dai colpi al volto a quelli alle gambe o al corpo, sono rapide e potenti, eseguite con una tecnica che combina agilità, precisione e potenza. Tra le tecniche più spettacolari ci sono i calci volanti e i calci rotanti, che non solo sono utili in combattimento, ma anche elementi distintivi di questa disciplina.

Tuttavia, il Taekwondo non è solo un insieme di mosse spettacolari: è un'arte che sviluppa la forza fisica, ma anche la mente. Come molte altre arti marziali, il Taekwondo enfatizza valori fondamentali come la cortesia, l’integrità, la perseveranza, l’autocontrollo e il coraggio. Gli allenamenti non solo migliorano la forza fisica, ma anche la capacità di concentrarsi, affrontare le difficoltà e, soprattutto, l’equilibrio emotivo.

Oggi, il Taekwondo è una disciplina che ha visto l’evolversi delle tecniche e l’adattamento alle esigenze dei tempi moderni. Con l’evoluzione del Taekwondo sportivo, sono nati nuovi metodi di allenamento, tra cui l’uso di tecnologie avanzate come il PSS (Protezione elettronica dei punti di contatto), che consente di registrare in tempo reale l’efficacia dei colpi nei combattimenti.

Un altro fenomeno interessante è l'integrazione di Taekwondo con altre discipline, come il fitness e l'autoapprendimento. Molti praticanti di Taekwondo oggi si dedicano all’allenamento fisico e mentale non solo per la competizione, ma anche per il benessere personale, sfruttando l’arte marziale come strumento di autostima, equilibrio e autocontrollo.

Anche nei media, il Taekwondo ha trovato ampio spazio, grazie a film, serie TV e competizioni internazionali che contribuiscono a mantenerlo nella mente del grande pubblico. Celebri combattenti di Taekwondo, come i medagliati olimpici, sono diventati icone di forza e determinazione.

Il Taekwondo, nato dalle strade e dalle tradizioni marziali coreane, ha conquistato il mondo, evolvendosi in una disciplina che va ben oltre la semplice difesa personale o il combattimento sportivo. È diventato un simbolo di forza, velocità e determinazione, ma anche un percorso di crescita interiore e un modo per promuovere valori universali di rispetto e integrità.

In un mondo che ha bisogno di più disciplina, calma e rispetto reciproco, il Taekwondo offre una via di sviluppo per chiunque desideri confrontarsi con se stesso, superare i propri limiti e vivere secondo i principi di rispetto e armonia. Con la sua diffusione globale e il suo impatto nella società moderna, il Taekwondo non solo rimane una delle arti marziali più influenti al mondo, ma continua a essere un potente strumento di unificazione e miglioramento personale.