Karate Sankukai
(in
giapponese 三空会)
è uno stile di karate codificato da Yoshinao Nanbu nel 1970. Esso è
basato su tecniche estrapolate dall'Aikidō, dal Judo, dal karate
Shitō-ryū e dal karate Shūkōkai. Il suo simbolo è costituito da
tre cerchi (due rossi ed uno bianco), che rappresentano (dal più
interno al più esterno): la Terra, la Luna ed il Sole.
I Kaiten geri (calcio) e tsuki (pugno)
vengono introdotti dal M°. Nanbu per portare un concetto innovativo
nel suo stile di karate. L'attacco non deve necessariamente essere
frontale, ovvero portate sull'asse longitudinale dell'avversario. I
Kaiten sono pugni e calci circolari che hanno le caratteristiche
peculiari di penetrare nella guardia dell'avversario da una direzione
diversa, tra i 30° e i 45°.
Parimenti agli attacchi il Sankukai ha
le parate circolari, ovvero tecniche create per evitare di ricevere
un colpo. Non a caso di parla di evitare perché i tenshin apportano
una grandissima innovazione: invece di bloccare l'attacco
dell'avversario il Tenshin permette di evitarla e nel contempo di
preparare un contrattacco che penetri la guardia ad un angolo diverso
dall'asse longitudinale (0°).
Mutuandoli direttamente dallo Judo il
M° Nanbu introduce i Randori come base del kumite (combattimento). I
Randori sono sequenze di 7 attacchi e corrispondenti 7 parate che
introducono gli atleti ai concetti basilari del kumite: tempo,
distanza, velocità.
In particolare gli attacchi sono sempre
gli stessi per tutti i Randori: oi-tsuki destro e sinistro, mae-geri
destro e sinistro, mawashi-geri destro e sinistro, ultimo attacco di
oi-tsuki destro (per i primi 3 Randori).
Le difese sono
- di pugno (tsuki) per il 1° Randori
(Randori ichi-no-kata)
- di calcio (geri) per il 2° Randori
(Randori ni-no-kata)
- di proiezione a terra (ashi waza) per
il 3° Randori (Randori san-no-kata)
- di leva articolare per il 4° Randori
(Randori yon-no-kata)
- di bastone (bo) per il 5° Randori
(Randori go-no-kata)
Kata Shitei:
Taikyoku Shodan, Taikyoku Nidan,
Taikyoku Sandan
Heiwa Shodan, Heiwa Nidan, Heiwa
Sandan, Heiwa Yondan, Heiwa Godan
Kata Sentei:
Hiji no kata, Jiin, Annanko, Shinsei,
Bassai Dai
Kata Superiori:
Matsukaze, Hyakuhachi (Kururunfa),
Kosokun Dai, Seipai, Seienchin, Tajima, Goju yon, Ten ryu no kata
- Video dei Kata Sankukai, su m.youtube.com.
Tratto da "Karate Sankukai"
di Yoshinao Nanbu
Il Maestro Yoshinao Nanbu è nato a
Kobe in Giappone nel febbraio 1943. Appartiene ad una vecchia
famiglia di budoka. Il nonno era lottatore di Sumo, molto famoso; suo
padre (5º dan), teneva corsi di Judo al Dojo di polizia della città
di Kobe. Sotto la direttiva del padre, il maestro Nanbu cominciò a
praticare il Judo a soli cinque anni. Quando entrò nella scuola
comunale, imparò il Kendo sotto la guida di suo zio. Negli Anni
Cinquanta, sia il Karate che l'Aikido erano vietati (infatti il
generale Mac Arthur, comandante delle forze di occupazione degli
Stati Uniti in Giappone, aveva proibito la pratica di queste due
discipline). Così Nanbu dovette cominciare a praticare queste arti
sotto la direzione del maestro Someka, che era direttore di un club
"amichevole". Egli cominciò a leggere con avidità i libri
di suo padre su tutte le arti marziali: Tonfa, Nuntchaku, Tambo, Sai,
eccetera, cui si dedicò ben presto nei Dojo del vicinato. A diciotto
anni il maestro Nanbu entrò alla facoltà di Scienze Economiche di
Osaka, dove ebbe come maestro Tani, 8º dan, che professava lo
Shito-Ryu. Fu ben presto promosso capitano della squadra di Karate
della sua università, titolo questo che ha molto valore, data
l'importanza dei karateka universitari giapponesi. Nel 1963 divenne
campione universitario del Giappone (c'erano allora 1250
concorrenti). Per questa vittoria Yoshinao Nanbu ricevette
ufficialmente la "medaglia al valore" (mandata da tutti i
Karateka giapponesi) dalle mani del direttore dell'università di
Waseda, Ohama, promotore dell'organizzazione dell'Associazione degli
studenti dell'università. Nel 1964 ricevette l'invito da Plee,
allora promotore del Karate in Francia, a partecipare come invitato
alla coppa di Francia; la vinse combattendo individualmente.
Partecipò anche alla coppa internazionale di Cannes (sette Paesi:
Gran Bretagna, Germania, Italia, Norvegia, Stati Uniti, Svizzera e
Francia), e vinse anche qui il combattimento individuale. Da questo
momento il maestro Nanbu cominciò a considerare la sua arte come una
professione, e così di conseguenza modificò i suoi programmi. Nel
1968 andò a trovare tutti i maestri giapponesi, invitandoli l'uno
dopo l'altro, per imparare tutti i tipi di tecniche; ufficialmente
però si trovava ancora sotto le direttive del maestro Tani e cioè
del Shukokai - Shito-Ryu. Lo stesso anno, proprio su richiesta del
maestro Tani (che diceva di lui che aveva il genio del Karate), Nanbu
si diede da fare per mettere in piedi l'organizzazione mondiale di
Shukokai. La sua riunione ebbe successo grazie alle numerose
dimostrazioni da lui date in parecchi Paesi, come la Scozia, la Gran
Bretagna, la Francia, la Norvegia, la Germania, l'Italia, il Belgio e
la Jugoslavia. Aprì in seguito dei "club Nanbu" a Parigi e
in provincia, e divenne allenatore della squadra francese. (I suoi
nuovi allievi da quel momento hanno cominciato a vincere i campionati
di Francia e d'Europa). In seguito ai suoi duri sforzi per promuovere
il Shukokai, il maestro Nanbu venne nominato presidente della
federazione scozzese di karate, consigliere e direttore tecnico della
federazione belga di karate, presidente della federazione norvegese
di karate, consigliere e direttore tecnico della squadra di Karate
Jugoslava. Nel 1969 il maestro Nanbu giunse per la prima volta in
Canada, per salutare dei suoi discepoli; e lo stesso anno il maestro
Tani gli propose di occuparsi dell'organizzazione del terzo
campionato del mondo di Karate che avrebbe avuto luogo a Parigi nel
mese di ottobre. Il giorno dopo il campionato, il maestro Nanbu ruppe
definitivamente con lo stile Shukokai, poiché si era accorto che,
essendo uno stile essenzialmente competitivo, i suoi seguaci finivano
per praticare solamente le tecniche più redditizie per la
competizione, e, cioè lo Tsuki (pugno diretto) e il Mae-Geri (calcio
frontale), lasciando da parte le altre tecniche come il Yoko-Geri
(calcio laterale) e il Mawashi-Geri (calcio circolare) più difficili
da applicare durante una gara. Questo modo di combattere era divenuto
così rigido e schematico che un esperto di Shukokai poté un giorno
dire: "Questo metodo, in sé eccellente purtroppo non ha saputo
fare altro che fabbricare handicappati". Cosciente dei limiti
del Shukokai, il maestro Nanbu riparti per il Giappone, e dopo lunghi
mesi di riflessione e di meditazione trovò la soluzione dei suoi
problemi, fondando la sua tecnica personale, che chiamò SANKUKAI.
Quando il Sankukai prese la sua
fisionomia definitiva, il maestro Nanbu sottopose le sue conclusioni
a un istituto riconosciuto ufficialmente, che ne studiò i rapporti
di forza e la dinamica dell'energia. Le conclusioni che gli esperti
trassero furono ottime; infatti essi approvarono la nuova tecnica
poiché questa mostrava chiaramente che si potevano migliorare in
maniera considerevole: la parata del colpo avversario; la velocità
di esecuzione; la forza con la quale si porta la risposta; la
ricchezza di spostamenti e schivate al posto dei bloccaggi classici;
il modo (molto diverso) di portare gli atemi.
Grazie all'inesauribile energia e alla
serenità del maestro Nanbu, il Sankukai mise radici rapidamente in
Giappone, in Francia, in Gran Bretagna, in Spagna, in Germania, in
Norvegia, in Marocco, in Svizzera, in Belgio, in Messico, in
Guatemala e in Canada.
- Bushi Karate-do, scuola di karate sankukai tradizionale
- British Sankukai Karate Association, su karatesankukai.co.uk.
- Sankukai - Scuola Italiana Budo, su scuolaitalianabudo.it.
- Federation Sankukai Karate-do Scotland, su fsks.net. URL consultato l'11 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 1º febbraio 2010).
- Federazione FEKDA Sankukai Karate-do Italy, su fekda.eu.
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