lunedì 11 luglio 2016

Shogunato Kamakura

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Lo shogunato Kamakura (鎌倉幕府 Kamakura bakufu), o "di Kamakura", è il nome dato alla dinastia di shōgun del clan Minamoto che governarono il Giappone dal 1192, anno in cui Minamoto no Yoritomo ricevette tale titolo dall'imperatore Go-Shirakawa, al 1333, anno in cui Kamakura fu espugnata dalle truppe di Nitta Yoshisada, il reggente Hōjō Moritoki e il reggente claustrale Hōjō Takatoki si tolsero la vita, e l'ultimo shōgun della dinastia, il principe Morikuni, abdicò ritirandosi a vita monastica, e morendo poco dopo.
La dinastia prese il nome dalla capitale da loro scelta, Kamakura.

Shōgun

  1. Minamoto no Yoritomo (1147-1199) (shōgun 1192-1199)
  2. Minamoto no Yoriie (1182-1204) (shōgun 1202-1203)
  3. Minamoto no Sanetomo (1192-1219) (shōgun 1203-1219)
  4. Kujo Yoritsune (1218-1256) (shōgun 1226-1244)
  5. Kujo Yoritsugu (1239-1256) (shōgun 1244-1252)
  6. Principe Munetaka (1242-1274) (shōgun 1252-1266)
  7. Principe Koreyasu (1264-1326) (shōgun 1266-1289)
  8. Principe Hisaaki (1276-1328) (shōgun 1289-1308)
  9. Principe Morikuni (1301-1333) (shōgun 1308-1333)



Shikken

  1. Hōjō Takatoki 1303-1333 (shikken 1316-1326)
Durante lo shogunato, il ruolo di primo ministro (o meglio di capo del governo, il Mandokoro) era detto shikken (執権); il ruolo fu affidato alla famiglia Hōjō, imparentata con gli imperatori. Alla morte di Yoritomo, Hōjō Tokimasa detenne il potere per alcuni anni prima che Yoriie fosse investito shōgun, e alla morte di questi fu in grado di far eleggere Sanetomo, figlio di Yoritomo e di Hōjō Masako, come suo successore, rinforzando l'influenza del clan e assicurandosi l'ereditarietà della posizione di shikken, che spesso divenne più potente di quella degli shōgun.

domenica 10 luglio 2016

Bisento

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Il bisentō o bisen-to (眉尖刀) è una lancia lunga con una punta d'acciaio ricurva utilizzata nel Giappone feudale.
Molto più pesante della naginata nella struttura, è usata per lo più come arma da allenamento per migliorare la propria Naginata-do, ossia l'arte dell'alabarda. La storia di quest'arma è piuttosto oscura, e ne esistono diverse descrizioni: "una lunga spada a doppio taglio con una spessa lama troncata", "un'arma simile ad una lancia con una lama terminale tipo scimitarra", "un'arma ad asta che assomiglia ad un'alabarda, con una lunga e pesante lama ricurva". I Kukishinden Ryu affermano che l'arma sia stata introdotta dalla Cina durante il quinto secolo; questo farebbe del bisen-to il precursore più probabile della naginata. Usata nella guerra come arma contro i cavalieri, sarebbe stata usata sia contro il cavallo che contro il cavaliere.

sabato 9 luglio 2016

Blakas

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Blakas o belakas è un termine generico per indicare qualsiasi strumento da taglio simile ad una mannaia o ad un grosso coltello con un lungo manico e lama di forma rettangolare, con un solo taglio diritto, originario di Bali. Il manico, a sezione circolare, si assottiglia ad una o entrambe le estremità. Le lame solitamente presentano fantasiose decorazioni ad intarsio. A volte è utilizzato per motivi cerimoniali in coppia con un golok. È piuttosto comune per i Balinesi avere in casa un blakas poiché, per le caratteristiche della lama, esso si dimostra utile nella vita quotidiana per cucinare e svolgere altri lavori domestici o agricoli.

venerdì 8 luglio 2016

Forca da guerra

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La forca da guerra è un'arma inastata in uso in Europa dal XV al XIX secolo e nell'Estremo Oriente (fond. Cina). Come alcune altre armi inastate, deriva da un attrezzo agricolo: la forca. Nello specifico, l'arma si connatura, in Europa, come una variante a due punte (rebbi) dello spiedo da guerra.

giovedì 7 luglio 2016

Fukidake

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Il fukidake (o fukizutsu) era una sorta di cerbottana giapponese usata dai ninja per lanciare dardi o polveri accecanti.
La distanza massima del tiro era approssimativamente 10 metri.

mercoledì 6 luglio 2016

Gari

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Il gari è una spada tradizionale indonesiana originaria dell'isola di Nias, a nord-ovest di Sumatra, tipica del popolo dei Nias. Il termine si riferisce ad un tipo di spada diffusa esclusivamente nella parte settentrionale dell'isola.

Descrizione

È una spada con una lama stretta e leggermente ricurva verso la punta. Il manico è intagliato a forma di testa del lasara, una creatura mitologica della cultura dei Nias, e presenta una sporgenza in ferro simile ad una lingua al centro della bocca aperta. Il fodero, come la lama, presenta una leggera curvatura all'estremità e può essere decorato con lamine di ottone o intagli nel legno. Possono esservi attaccati oggetti che secondo i Nias hanno poteri magici.

Impiego

Il gari viene normalmente usato nei matrimoni tradizionali dei Nias. Gli sposi stanno in piedi di fronte alle immagini degli antenati insieme ad un sacerdote, e tutti e tre impugnano l'arma mentre questo recita una preghiera. Il gari inoltre fa parte della dote per il padre della sposa.

martedì 5 luglio 2016

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L'ascia-daga (in caratteri cinesi tradizionali, in pinyin e ko in Wade-Giles) era un'antica arma inastata in uso alle truppe di fanteria cinesi dal tempo della Dinastia Shang (XVI-XI secolo a.C.) a quello della Dinastia Han (II secolo a.C.-II secolo). Consisteva di una lama di daga innestata perpendicolarmente in un bastone. A volte, questa testa metallica (bronzo o ferro, gli esemplari in giada avevano valenza cerimoniale), poteva presentare una seconda lama di falce.

Storia

Apparsa durante il regno della Dinastia Shang, l'ascia-daga restò in uso alle truppe di fanteria dei regni cinesi per secoli. Al momento dell'unificazione della Cina sotto la Dinastia Qin (221 a.C.-206 a.C.), divenne arma inastata d'ordinanza della fanteria imperiale, venendo prodotta in milioni di esemplari. Dopo quasi un millennio, l'ascia daga, nata come arma in bronzo e poi riconfigurata quale arma in ferro, sparì bruscamente dagli arsenali cinesi dopo il regno della Dinastia Han, nel III secolo.
I ritrovamenti archeologici di realizzate in giada ha portato gli studiosi ad approfondire il significato simbolico attribuito dalla società della Cina antica a quest'arma. Il rinvenimento di piccoli esemplari utilizzati con buona probabilità come pendagli e la presenza delle di giada nei corredi funebri di molti aristocratici cinesi del tempo ha confermato la sicura importanza dell'arma nel complesso bagaglio simbolico dell'antichità sinica. La era, con buona probabilità, un simbolo di forza e potere, fors'anche un simbolo benaugurale.

lunedì 4 luglio 2016

Ghigliottina volante

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La ghigliottina volante (Xuèdī zǐ in cinese, letteralmente "Sangue-gocciolatore") era una leggendaria antica arma da lancio cinese dell'epoca dell'imperatore Yongzheng (1678-1723), molto utile nelle uccisioni furtive.
L'esistenza di questa arma è improbabile e mai dimostrata.

Costruzione

Era simile a un cappello tipico cinese, a cui era legata una catena che azionava le lame fissate attorno a un collare che scendeva intorno al collo della vittima per mezzo di un drappo rosso che copriva il volto della vittima che scendeva a sua volta dalla parte a forma di cappello che stava sul capo della vittima.
Non esiste ad oggi nessuna conferma che la ghigliottina sia realmente esistita. Era troppo pesante e troppo lenta da poter utilizzare su bersagli coscienti. L'unica vera efficacia l'avrebbe potuta avere se fosse stata "calata dall'alto" furtivamente sul capo della vittima. Comunque, nessuno ha mai dimostrato che sia esistita. Gli stessi cinesi la indicano come una leggenda attribuita all'esercito della morte dell'imperatore, i ninja.


domenica 3 luglio 2016

Bolas




Bolas


Le bolas (dallo spagnolo e dal portoghese bola, palla) sono cordicelle o lacci di cuoio alle cui estremità sono legate delle palle di circa 10 cm di diametro da un lato, e delle maniglie (in genere cuoio) dall'altro.
In origine erano un'arma ed uno strumento di caccia usato dagli eschimesi, in Cina e dagli indiani sudamericani.



sabato 2 luglio 2016

Alabarda da caccia

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L'alabarda da caccia era un'arma inastata diffusasi in Europa Centrale durante il Medioevo. Sviluppatasi come arma di difesa per i cacciatori contro le fiere, durante le operazioni di caccia grossa, era in buona sostanza un miscuglio tra il falcione (arma in asta) e la normale alabarda.

venerdì 1 luglio 2016

Angone

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L'angone (dal greco bizantino ἄγγων, àngon) era un tipo di giavellotto usato nell'Alto Medioevo dai Franchi e da altre popolazioni germaniche, tra cui gli Anglosassoni. Era simile al pilum usato dai Romani, probabilmente in quanto derivato da questo, ed era formato da una testa con barbigli e un gambo in ferro montato su di una mazza di legno.
I modelli utilizzati dagli Anglosassoni e ritrovati nelle tombe hanno una lunghezza da 1,6 a 2,8 metri, mentre quelli ritrovati a Nydam Mose in Danimarca vanno dai 2,3 ai 3,0 metri. Sebbene lance più corte e leggere e con punte più piccole fossero generalmente preferite in funzione di giavellotti, l'angone faceva eccezione: uno di questi, ritrovato ad Abingdon, aveva una punta di 52,5 centimetri. I barbigli avevano la funzione di penetrare lo scudo del nemico in modo da non poter essere rimosso facilmente, mentre la lunga manica in ferro rendeva difficile separare la punta dal manico. Quest'ultimo era talvolta decorato o dipinto e presentava talvolta anelli in ferro o bronzo inseriti nel centro di massa dell'arma, cioè il posto migliore per impugnarla.
L'uso dell'angone era nelle fasi iniziali della battaglia, prima che le linee nemiche si scontrassero e i guerrieri combattessero corpo a corpo: iniziavano gli arcieri, seguiti dal lancio di giavellotti e di asce da lancio. Agazia racconta che i Franchi usarono gli angoni nella battaglia del Volturno.


giovedì 30 giugno 2016

Kamaitachi

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Il kamaitachi (鎌鼬) è uno yōkai, una creatura soprannaturale della mitologia giapponese, tradizionalmente associata al vento e diffusa in varie zone del Giappone, soprattutto montuose e, appunto, ventose.

Il mito

Di questo spirito esistono molte versioni, in parte differenti per aspetto e caratteristiche a seconda della zona d'avvistamento, ma in generale si tratta di un velocissimo essere dall'aspetto di donnola (per tradizione considerato un animale maligno), che si muove cavalcando folate di vento e che è munito di artigli affilati come rasoi coi quali ferisce alle gambe i malcapitati passanti per poi dileguarsi immediatamente. L'azione è così rapida che spesso le vittime non si accorgono nemmeno dell'attacco, anche perché, altra caratteristica peculiare del kamaitachi, le ferite inferte non provocano dolore ma solo sanguinamento, a volte anche copioso. Secondo alcune versioni, invece, accadrebbe l'esatto contrario e cioè che le ferite non sanguinerebbero quasi per nulla ma causerebbero grande dolore e in taluni casi sarebbero fatali.
La versione più famosa del kamaitachi ha origine nelle montagne delle regioni di Mino e Hida (oggi accorpate nella prefettura di Gifu), dove sembra che apparisse come un terzetto di donnole di cui la prima faceva inciampare la vittima, la seconda le tagliava la pelle delle gambe e la terza le curava la ferita con una medicina in grado di eliminare il dolore. Questa interpretazione sembra sia da ricondurre a Toriyama Sekien, che fu probabilmente anche il primo ad associare l'apparizione alla donnola; egli eseguì, infatti, un tipico gioco di parole, alterando leggermente uno dei nomi più popolari della creatura, kamaetachi (構え太刀 "attacco di tachi"), per trasformarlo appunto in kamaitachi (鎌鼬 "donnola con le falci").
Nella prefettura di Niigata, invece, il kamaitachi era uno spirito singolo ma molto più aggressivo, tanto che le sue vittime non riuscivano più a liberarsene.




mercoledì 29 giugno 2016

Kokondō

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Il Karate Kokondo (古今道 空手) e la sua disciplina affine del Jukido Jujitsu (柔気道 柔術) sono arti marziali di origini giapponesi sviluppate da Paul Arel. Jukido Jujitsu fu fondata nel 1959 seguita dal Karate Kokondo nel 1970. I due stili sono insegnati a livello mondiale, principalmente negli Stati Uniti. In America, la più grande concentrazione di dojos è situata vicino a Sud Windsor nel Connecticut, dove è situato il dojo honbu. La International Kokondo Association (IKA) è l'organo mondiale di controllo del Jukido Jujitsu & del Karate Kokondo. Tutti gli istruttori di discipline Kokondo sono in diretto contatto con la IKA e con il suo dojo honbu (Quartier Generale).

Principi

I principi cardine del Karate Kokondo e del Jukido Jujitsu sono:
  • Jushin: la linea centrale. La linea centrale orizzontale e verticale del corpo dell'aaversario sono cruciali per l'esecuzione delle tecniche. Le tecniche di contenimento e gli attacchi devono essere portati sulla linea centrale;
  • Kuzushi: sbilanciamento. Creazione e controllo degli sbilanciamenti porta all'esecuzione di tecniche efficaci.
  • Shorin-ji: punti e cerchi. Né tecniche in linea retta (come in molti stili giapponesi) né le tecniche circolari (come in molti stili cinesi), sono ideali separatamente. Ognuno ha i suoi punti di forza in combinazione ed il risultato sarà più efficace.




martedì 28 giugno 2016

Toriyama Sekien

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Toriyama Sekien (鳥山 石燕 in giapponese; 1712 – 1788) è stato un pittore e disegnatore giapponese. Famoso disegnatore di Ukiyo-e specializzato nei racconti popolari giapponesi. È celebre per il suo lavoro di censimento di circa 200 yōkai, realizzati nella serie di Hyakki Yagyō. Fa parte della scuola scuola Kanō e fu l'insegnante di Kitagawa Utamaro.


lunedì 27 giugno 2016

Shinigami

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Uno shinigami (死神 shinigami, letteralmente "divinità della morte") è una personificazione della morte nella mitologia giapponese, un equivalente del "mietitore di anime" occidentale; quella occidentale, inoltre, è una figura singola, mentre gli shinigami sono, appunto, degli dei e pertanto molteplici.
La mitologia degli shinigami è piuttosto recente, in quanto non sembra esistesse prima del periodo Meiji: molto probabilmente si tratta di un mito importato dall'Europa.
La figura fu adottata molto rapidamente in Giappone, e compare ad esempio nell'opera rakugo Shinigami (probabilmente basata sull'opera italiana Crispino e la Comare, a sua volta basata sul racconto Comare Morte dei fratelli Grimm) e nell'Ehon Hyaku Monogatari ("Libro illustrato di cento storie") di Shunsen Takehara. Secondo altri, però, il mito potrebbe essere stato importato dalla Cina: secondo il critico letterario Masao Azuma, in origine non c'era alcun culto della morte in Giappone.
In Cina ci sono figure simili al mietitore di anime, chiamate Somujo o Koshinin, il cui compito è portare gli spiriti al Meifu (la Terra dei Morti).





domenica 26 giugno 2016

Aizen Myo-o

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Aizen Myo-o, o Aizen Myoo, è una divinità buddista indiana famosa anche in Giappone e rappresenta il principio buddista de "I desideri terreni sono illuminazione”.
Questa divinità aveva il potere di calmare le passioni e di infondere sentimenti di benevolenza e di pietà rappresentando il principio di "bonno soku bodai" (I desideri terreni illuminano).

sabato 25 giugno 2016

Izanagi

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Izanagi è una divinità shintoista il cui nome significa "Colui che invita", fratello e compagno della dea Izanami ("Colei che invita").
Nella mitologia giapponese è il dio creatore, padre di tutti i kami.
Nel Kojiki ("Memorie degli eventi antichi"), si narra che il primo gesto di Izanagi ed Izanami fu quello di far sorgere le terre dall'oceano e mescolarle con una lancia chiamata Ame-no-nuhoko. Con il fango che si ammassò colando dalla lancia ebbe origine la prima isola: Onogaro-Shima (il Regno Terreno).
In seguito gli dei crearono altre otto grandi isole che divennero la terra di Yamato, il Giappone. Le due divinità abbandonarono il Regno del Cielo e stabilirono la loro nuova dimora sulla Terra. Dalla loro unione nacquero il dio del mare O-Wata-Tsu-Mi, il dio delle montagne O-Yama-Tsu-Mi, il dio degli alberi Kuku-no-chi e il dio del vento Shina-Tsu-Hiko.
La nascita dell'ultimo dio, quello del fuoco Kagu-tsuchi, costò la vita ad Izanami. Izanagi, adirato, uccise il figlio e scese all'inferno (Yomi-Tsu-Kumi) con l'intento di condurre nuovamente la sua compagna nell'Onogaro-shima; al suo arrivo, il dio scoprì che la sua sposa si era nutrita con il cibo infernale ed era diventata un demone malvagio. Izanagi fuggì in superficie ed Izanami restò nello Yomi-Tsu-Kumi divenendone la terribile regina.
Ritornato sulla Terra, Izanagi volle lavarsi dal sudiciume che lo aveva ricoperto ed eseguì un rito di purificazione. Si tuffò in un fiume e soffiandosi il naso originò il dio Susanoo (Susa-no-wo), signore della tempesta; dal suo occhio destro nacque Tsukuyomi, divinità della Luna e da quello sinistro Amaterasu, dea del Sole.




venerdì 24 giugno 2016

Boomerang






Un boomerang tipico






Il boomerang o bumerang è uno strumento solitamente di legno che può essere lanciato. Ha la sua origine in primitive armi da lancio usate dagli aborigeni australiani per la caccia e in guerra. La forma dei boomerang moderni è sottile e ricurva, e conferisce al boomerang proprietà aerodinamiche che influiscono sulla sua traiettoria e sul suo movimento in aria:
  • mentre è in volo, il boomerang ruota su sé stesso; in questo modo, le sue estremità possono colpire con violenza la testa dell'animale cacciato;
  • può percorrere distanze notevoli;
  • percorre una traiettoria curva e, se lanciato correttamente, può compiere una traiettoria ellittica tornando alla persona che l'ha lanciato.
Il boomerang è noto in occidente soprattutto per quest'ultima proprietà, spesso reinterpretata un po' impropriamente come un "pericolo" per il lanciatore. La parola "boomerang" viene spesso usata anche metaforicamente per indicare un'azione che si ritorce contro chi l'ha iniziata. Fu il Capitano Cook, nel 1770, ad assegnare a questo strumento il nome di boomerang, mutuandolo dalla lingua della popolazione locale Turaval.



Storia

Strumenti simili al boomerang sono diffusi in gran parte del mondo; per esempio, alcuni popoli europei disponevano di scuri da lancio capaci di traiettorie ricurve, e qualcosa di simile veniva usato in Egitto dai faraoni per cacciare gli uccelli. Tuttavia, i boomerang intesi in senso stretto sono tipici ed esclusivi delle culture aborigene australiane. Lo stesso nome boomerang viene dalla lingua della tribù australiana Turuwal, originaria della zona di Sydney.
Gli aborigeni australiani hanno realizzato diversi strumenti affini al boomerang (o diverse varianti del boomerang). Oltre che per la caccia, i boomerang venivano usati nei combattimenti tribali; a tale scopo, alcune tribù svilupparono varianti con forma più allungata e asimmetrica, che avevano la caratteristica di potersi agganciare a uno scudo e colpire, ruotando, la testa dell'uomo che lo reggeva.
Oggi gli aborigeni fabbricano boomerang soprattutto per venderli ai turisti, spesso decorandoli con immagini che riproducono i diversi stili della pittura aborigena. Accanto alla produzione artigianale si è sviluppata anche una produzione industriale orientata al mercato dei souvenir.


Boomerang sportivi moderni



Sport

Dalla tradizione aborigena del boomerang sono anche derivate una serie di discipline sportive; gli strumenti che si usano (spesso detti boom o rang) possono essere di legno ma anche di plastica o di materiali compositi.



Nello spazio

Dietro suggerimento di Yasuhiro Togai, campione mondiale della disciplina, l'astronauta della Stazione Spaziale Internazionale Takao Doi ha eseguito prove di lancio del boomerang in condizioni di microgravità, rilevando che il comportamento dell'oggetto è del tutto analogo a quello osservato sulla Terra.

Il boomerang nella cultura di massa

La caratteristica traiettoria curva del boomerang lo rende uno strumento particolarmente adatto alla farsa. In numerosi cartoni animati e film comici, il maldestro lanciatore viene colpito dal proprio boomerang, che non raramente lo raggiunge nei modi più improbabili nonostante i tentativi della vittima di fuggire al proprio "destino".



giovedì 23 giugno 2016

Ajisukitakahikone

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Nella mitologia giapponese, Ajisukitakahikone (conosciuto anche come Aji-Suki-Taka-Hiko-Ne) è il dio del tuono. Lui è il fratello di Takemikazuchi e di Kaminari (Raiden). Nella sua infanzia, il suo pianto e le sue urla erano così forti che per farlo calmare veniva messo in una barca e lo si faceva galleggiare intorno alle isole del Giappone finché non si calmava. Quando divenne adulto, ebbe un figlio, Takitsuhiko, il dio della pioggia.