Uno dei più grandi ammiragli di tutti
i tempi, che non perse mai una battaglia, che affondò centinaia di
navi nemiche con perdite risibili anche se in costante inferiorità
numerica, nacque nel 1545 a Seoul. Di nobili natali, non si arruolò
prima dei trentadue anni, sebbene da giovane avesse praticato
talmente bene il tiro con l'arco da stupire i suoi esaminatori, oltre
a studiare strategia e mostrare innate doti di comandante. Il
neo-ufficiale venne inviato a nord per difendere i confini dalle
tribù dei nomadi Jurchen che periodicamente sconfinavano per
saccheggiare i territori di frontiera. Yi ottenne un successo dopo
l'altro, fino a che riuscì ad attirare i nomadi in battaglia e
infliggergli una sconfitta decisiva nel 1583. Le sue vittorie gli
valsero una sfolgorante ascesa ma gli procurarono anche l'invidia
degli altri generali, che ordirono un complotto a suo danno,
accusandolo ingiustamente di aver disertato durante la battaglia.
Nonostante i suoi grandi meriti, il generale venne arrestato,
torturato quasi fino alla morte e degradato a soldato semplice, un
disonore insopportabile. Nonostante tutto però, Yi tornò a servire
con tale devozione ed efficienza che scalò di nuovo i ranghi
dell'esercito, diventando infine ammiraglio. Dunque rafforzò
immediatamente la flotta, riformata e potenziata dall'aggiunta della
rinata nave-testuggine, una sorta di nave corazzata pesantemente
armata e inattaccabile tramite arrembaggio. Appena un anno dopo, nel
1592, Toyotomi Hideyoshi scatenò le forze del Giappone ora unito
contro la Corea, con l'obbiettivo di usarla come base per conquistare
poi la Cina dei Ming. Sebbene non avesse mai studiato strategia
navale e non avesse mai intrapreso un singolo combattimento in mare,
Yi Sun-sin attaccò i giapponesi nella battaglia di Okpo, riuscendo
ad affondare 26 navi nemiche avendo solo tre marinai feriti (di cui
due per fuoco amico). Dopo un'altra vittoria a Sacheon seguita da una
serie di ulteriori vittorie senza perdite, Toyotomi Hideyoshi provò
a ingaggiare due galeoni portoghesi e potenziò enormemente la
flotta, consapevole che il controllo del mare era fondamentale per
rifornire le truppe vittoriose sul suolo coreano. Ma nonostante il
grande numero delle loro navi, i giapponesi furono attirati in una
trappola e sconfitti presso l'isola di Hansan, per poi subire un
devastante bombardamento nella loro base a Busan. Avendo affondato
centinaia di navi nemiche, ucciso migliaia di marinai e assicurato ai
coreani il dominio dei mari, Yi fu una delle cause della tregua del
1593. Era chiaro che finché egli fosse stato al comando della flotta
coreana, ogni tentativo di invasione sarebbe fallito. Per questo i
giapponesi inviarono un loro agente che, fingendo di lavorare per i
coreani, convinse re Seonjo a comandare di tendere un'imboscata a una
fantomatica flotta giapponese che sarebbe arrivata di lì a poco. Ma
Yi, non fidandosi delle spie e sapendo che il luogo indicato
dall'agente era pieno di infide rocce sommerse, rifiutò di portare a
compimento l'ordine suicida. I suoi nemici a corte ebbero allora
gioco facile a convincere il monarca ad arrestarlo, torturarlo quasi
fino alla morte e ancora una volta degradarlo a soldato semplice.
Solo l'influenza dei suoi amici riuscirono a salvarlo
dall'esecuzione, mentre il comando passava all'incompetente
ammiraglio Won Gyun. Oltre a non riuscire ad impedire lo sbarco della
seconda forza di invasione che attaccò la penisola nel 1597, Won
condusse tutta la flotta, addestrata e creata da Yi Sun-sin e
rinforzata dagli alleati cinesi, contro i giapponesi senza nemmeno
curarsi di usare esploratori e spie per conoscere la situazione del
nemico. La luna sopra Chilcheollyang fu testimone di un massacro:
presi in trappola e alla sprovvista, i marinai coreani furono
massacrati dai loro rivali nipponici, insuperabili nel combattimento
ravvicinato. Delle 150 navi e dei 30.000 marinai tornarono solo 13
vascelli con poche centinaia di superstiti. Won Gyun e gli altri
ammiragli rimasero uccisi a loro volta, e per la Corea sembrava
essere arrivata la fine. Disperato, re Seonjo implorò Yi Sun-sin di
riprendere il comando della flotta, scrivendogli però di abbandonare
le navi e far unire i marinai all'esercito di terra. "...il
vostro servitore ha ancora dodici navi al suo comando e finché sarà
vivo, il nemico non potrà essere al sicuro nel Mar Giallo" fu
la celebre risposta del condottiero. Nella battaglia di Myeongnyang
13 vascelli coreani affrontarono l'armada giapponese grande almeno
dieci volte tanto, in un epico scontro che alla fine vide trionfanti
e praticamente illesi i coreani. Dopo quella che fu una delle più
grandi vittorie navali di tutti i tempi, i coreani tornarono in
vantaggio. E proprio come nelle grandi storie giunse la battaglia
finale. Presso Noryang la flotta coreana e quella cinese affrontarono
l'armada giapponese agli ordini di Shimazu Yoshihiro, mettendola in
rotta dopo un feroce combattimento. Proprio al culmine della
battaglia, durante l'inseguimento delle navi nipponiche, un
proiettile vagante colpì il grande ammiraglio al fianco. Capendo di
stare per morire, le sue ultime parole furono: "Stiamo per
vincere la guerra. Suona il tamburo e indossa la mia armatura. Non
annunciare la mia morte". Il figlio Yi Hoe portò il corpo sotto
coperta di nascosto, mentre il nipote Yi Wan indossò l'armatura
dello zio e continuò a battere il suo tamburo, per evitare che la
notizia della morte dell'amato leader demoralizzasse l'intera
flotta.
Grazie alla sua abilità tattica e strategica, grazie alla cura che dedicava all'addestramento, ai rifornimenti e alle navi, grazie alle preziose informazioni fornitegli da pescatori e semplici cittadini ispirati dalla sua figura, grazie alla conoscenza di venti, correnti e coste, grazie al sapiente uso della maggior potenza di fuoco delle sue navi riuscì a trionfare in 23 battaglie, affondando centinaia di vascelli nemici con quasi nessuna perdita ogni volta. Amato dal popolo e dai soldati per la sua integrità, lealtà, coraggio, gentilezza e rispetto, l'uomo che aveva salvato la penisola coreana venne pianto amaramente e gli vennero tributati grandiosi onori postumi, sebbene fosse inviso alla corrotta corte della dinastia Joseon. Ancora oggi Yi Sun-sin è considerato uno dei più grandi eroi coreani di tutti i tempi, ed è spesso stato considerato pari o addirittura superiore a Horatio Nelson.
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