sabato 1 giugno 2019

BENVENUTO CELLINI: ARCHIBUGIERE AL SERVIZIO DEL PAPATO, BOMBARDIERE, ASSASSINO.

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Le opere del famoso orafo di Firenze, nato nel 1500 e morto nel 1571, sono uno spettacolo conosciuto a molti, un vivido simbolo del magnifico rinascimento italiano. Eppure l'autore Benvenuto aveva ben poco dell'artista illuminato. Lo descriveva così Giuseppe Baretti: "(...) animoso come un granatiere francese, vendicativo come una vipera, superstizioso in sommo grado, e pieno di bizzarria e di capricci; galante in un crocchio di amici, ma poco suscettibile di tenera amicizia; lascivo anzi che casto; un poco traditore senza credersi tale; un poco invidioso e maligno; millantatore e vano, senza sospettarsi tale; senza cirimonie e senza affettazione; con una dose di matto non mediocre, accompagnata da ferma fiducia d'essere molto savio, circospetto e prudente (...)".
Il suo temperamento bellicoso risultò provvidenziale durante il sacco di Roma, nel quale Benvenuto partecipò tra le fila dei difensori, grazie alla sua esperienza nell'uso dell'archibugio e dello scoppietto. Oltre a fornire agli storici un vivido racconto di quei giorni terribili, Benvenuto, insieme ad altri sei tiratori, si vantò dell'uccisione del comandante imperiale Carlo di Borbone, colpito da un proiettile di archibugio mentre armeggiava con una scala durante l'assalto delle mura. L'orafo riuscì poi a riparare in Castel Sant'Angelo, dove guidò il fuoco dell'artiglieria senza farsi troppi scrupoli al contrario dei superiori. Sebbene ci fossero numerosissimi civili nella linea di fuoco, vi è da dire che fu proprio l'artiglieria a salvare le numerose persone rifugiatesi nella fortezza, nonché lo stesso papa Clemente VII.
Non pago degli orrori a cui assistete nel sacco di Roma, il sanguigno Cellini si macchiò di diversi omicidi, in particolare contro orafi rivali, riuscendo sempre a farla franca grazie alle amicizie con i potenti e al suo indiscutibile genio artistico. Per alcuni tratti ricorda Caravaggio, altrettanto geniale quanto meno fortunato. Un giudizio su questo personaggio eclettico del 1500 è dato dal critico letterario Cordé: "Benvenuto finì per diventare un modello, anzi un eroe e forse anche un mito: era un po', per intendersi, il rappresentante di un'Italia dei pugnali, dei veleni e degli intrighi quale poté vagheggiarla uno spirito lucidissimo eppur romanticamente inquieto come Stendhal".



4 commenti:

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