All'alba dell'anno 1400 la dinastia Ho
aveva rimpiazzato la dinastia Tran e si apprestava a riformare il Dai
Viet (Vietnam), ma un pretendente della vecchia dinastia convinse
l'imperatore Yongle a far intervenire gli eserciti della Cina Ming
per supportare la sua pretesa al trono. L'esercito cinese conquistò
il paese, che passò sotto l'amministrazione diretta dei Ming, tolti
di mezzo i Tran, come già era avvenuto 500 anni prima sotto la
dinastia Tang.
Il governo cinese trovò un limitato supporto, in quanto in molti accusarono gli occupanti di compiere ruberie di artefatti, preziosi e tesori a danno dei viet. Anche se le rivolte che scoppiarono per supportare gli ultimi Tran fallirono, aiutarono a spargere il sentimento di rivalsa che sarebbe stato decisivo pochi anni dopo. Le Loi era un nobile feudatario di Lam Son nato probabilmente nel 1385 che appoggiò le rivolte dei Tran, ma anche dopo la loro sconfitta non smise di sognare l'indipendenza del paese. Per questo nel 1418 venne denunciato come ribelle e fu costretto a a rifugiarsi sulle montagne, dove iniziò la sua ribellione.
Nella sua provincia natale di Thanh Hóa la ribellione poté crescere grazie al supporto delle importanti famiglie dei Trinh e dei Nguyen, oltre che del popolo ansioso di scacciare i Ming. All'inizio venne scelto un discendente dei Tran come simbolo della rivolta, ma nel giro di breve Le Loi venne scelto quale nuovo capo, chiamato dai suoi il Re Pacificatore. All'inizio le forze vietnamite dovettero limitarsi a condurre azioni di guerriglia contro gli occupanti, non avendo ancor abbastanza forze per sfidarli in battaglia. Braccati e costretti spesso a nutrirsi dei loro animali, i guerriglieri furono quasi annientati più di una volta. In un'occasione, trovandosi circondati in cima a una montagna, il fedele amico del leader ribelle, Le Lai, indossò l'armatura di Le Loi e guidò una carica suicida contro i Ming per dare agli altri il tempo di fuggire grazie al suo eroico sacrificio. Nel 1421 il re Lan Kham Deng del regno di Lan Xang inviò delle truppe a supporto dei guerriglieri vietnamiti, ma i cinesi diedero fondo ai loro forzieri per comprare la lealtà dei laotiani. Costretto a combattere contro due nemici contemporaneamente, la situazione era così disperata che Le Loi accettò un'offerta di tregua e si ritirò sulle montagne.
Ma con la morte dell'imperatore Yongle i cinesi si disinteressarono del Vietnam a causa delle spese eccessive che l'occupazione comportava. Con un esercito rafforzato rispetto alla prima fase, i ribelli poterono tendere una serie di imboscate agli occupanti, per poi batterli in campo aperto e costringerli a rifugiarsi nelle fortezze del nord. All'inizio del 1426 la ribellione si era talmente estesa che Le Loi poté assediare Dong Kinh (Hanoi) e sconfiggere un'armata di 50.000 uomini mandata in soccorso della città. Per offrire ai Ming un'uscita dignitosa dal conflitto, Le Loi proclamò imperatore il principe Tran Cao, dato che i cinesi erano intervenuti con il pretesto di rendere il trono ai Tran. Ma a causa dell'intransigenza dei viet lealisti, il conflitto continuò e i cinesi si rinchiusero nelle fortezze rimaste mentre i ribelli controllavano ormai l'intero paese. Quando nell'ottobre del 1427 i rinforzi cinesi furono annientati in un'imboscata presso il passo di Chi Lang, al governatore Ming non rimase altra scelta che arrendersi. Nell'aprile del 1428, dopo dieci anni di lotta, Le Loi divenne imperatore del Dai Viet, un paese formalmente tributario dei Ming ma indipendente. I cinesi lasciarono i loro vassalli a sé stessi e autonomi per i secoli successivi, e Le Loi, il primo imperatore della dinastia Le, venne glorificato come il perfetto esempio del regnante saggio, capace e giusto.
Secondo le leggende, Le Loi giunse alla vittoria anche grazie alla spada magica "Volontà del Cielo", donatagli dal semidio Long Vuo'ng, il Re Drago. Un anno dopo esser asceso al trono, mentre era in barca sul lago Ho Luc Thuy, la tartaruga dal guscio dorato Kim Qui emerse dalle acque e con voce umana gli chiese di rendere la spada al Re Drago, in quanto ormai il Dai Viet era libero. Il re lanciò la spada al rettile che la afferrò con la bocca e la riportò al suo signore, che vive in quello che ancora oggi è chiamato Ho Hoan Kiem, il Lago della Spada Riportata.
Il governo cinese trovò un limitato supporto, in quanto in molti accusarono gli occupanti di compiere ruberie di artefatti, preziosi e tesori a danno dei viet. Anche se le rivolte che scoppiarono per supportare gli ultimi Tran fallirono, aiutarono a spargere il sentimento di rivalsa che sarebbe stato decisivo pochi anni dopo. Le Loi era un nobile feudatario di Lam Son nato probabilmente nel 1385 che appoggiò le rivolte dei Tran, ma anche dopo la loro sconfitta non smise di sognare l'indipendenza del paese. Per questo nel 1418 venne denunciato come ribelle e fu costretto a a rifugiarsi sulle montagne, dove iniziò la sua ribellione.
Nella sua provincia natale di Thanh Hóa la ribellione poté crescere grazie al supporto delle importanti famiglie dei Trinh e dei Nguyen, oltre che del popolo ansioso di scacciare i Ming. All'inizio venne scelto un discendente dei Tran come simbolo della rivolta, ma nel giro di breve Le Loi venne scelto quale nuovo capo, chiamato dai suoi il Re Pacificatore. All'inizio le forze vietnamite dovettero limitarsi a condurre azioni di guerriglia contro gli occupanti, non avendo ancor abbastanza forze per sfidarli in battaglia. Braccati e costretti spesso a nutrirsi dei loro animali, i guerriglieri furono quasi annientati più di una volta. In un'occasione, trovandosi circondati in cima a una montagna, il fedele amico del leader ribelle, Le Lai, indossò l'armatura di Le Loi e guidò una carica suicida contro i Ming per dare agli altri il tempo di fuggire grazie al suo eroico sacrificio. Nel 1421 il re Lan Kham Deng del regno di Lan Xang inviò delle truppe a supporto dei guerriglieri vietnamiti, ma i cinesi diedero fondo ai loro forzieri per comprare la lealtà dei laotiani. Costretto a combattere contro due nemici contemporaneamente, la situazione era così disperata che Le Loi accettò un'offerta di tregua e si ritirò sulle montagne.
Ma con la morte dell'imperatore Yongle i cinesi si disinteressarono del Vietnam a causa delle spese eccessive che l'occupazione comportava. Con un esercito rafforzato rispetto alla prima fase, i ribelli poterono tendere una serie di imboscate agli occupanti, per poi batterli in campo aperto e costringerli a rifugiarsi nelle fortezze del nord. All'inizio del 1426 la ribellione si era talmente estesa che Le Loi poté assediare Dong Kinh (Hanoi) e sconfiggere un'armata di 50.000 uomini mandata in soccorso della città. Per offrire ai Ming un'uscita dignitosa dal conflitto, Le Loi proclamò imperatore il principe Tran Cao, dato che i cinesi erano intervenuti con il pretesto di rendere il trono ai Tran. Ma a causa dell'intransigenza dei viet lealisti, il conflitto continuò e i cinesi si rinchiusero nelle fortezze rimaste mentre i ribelli controllavano ormai l'intero paese. Quando nell'ottobre del 1427 i rinforzi cinesi furono annientati in un'imboscata presso il passo di Chi Lang, al governatore Ming non rimase altra scelta che arrendersi. Nell'aprile del 1428, dopo dieci anni di lotta, Le Loi divenne imperatore del Dai Viet, un paese formalmente tributario dei Ming ma indipendente. I cinesi lasciarono i loro vassalli a sé stessi e autonomi per i secoli successivi, e Le Loi, il primo imperatore della dinastia Le, venne glorificato come il perfetto esempio del regnante saggio, capace e giusto.
Secondo le leggende, Le Loi giunse alla vittoria anche grazie alla spada magica "Volontà del Cielo", donatagli dal semidio Long Vuo'ng, il Re Drago. Un anno dopo esser asceso al trono, mentre era in barca sul lago Ho Luc Thuy, la tartaruga dal guscio dorato Kim Qui emerse dalle acque e con voce umana gli chiese di rendere la spada al Re Drago, in quanto ormai il Dai Viet era libero. Il re lanciò la spada al rettile che la afferrò con la bocca e la riportò al suo signore, che vive in quello che ancora oggi è chiamato Ho Hoan Kiem, il Lago della Spada Riportata.
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