Centoventi chili per quasi due metri
d'altezza, un gigante che incuteva terrore ma nello stesso tempo
aveva qualcosa di goffo. "Un killer e un clown", come il
Time descrisse il folle che dal 1971 al 1979 spadroneggiò sullo
Stato centroafricano dell'Uganda, guadagnandosi soprannomi come
"macellaio" e "dittatore cannibale".
«Solo Dio conosce la mia età»
amava dire Idi Amin, e infatti ancora non si sa con certezza se sia
nato nel 1924, nel '25 o nel '28, nell'area di Koboko, nel Nord-ovest
del paese. Il padre aveva abbandonato il cristianesimo per la parola
di Maometto, la madre era una sorta di guaritrice e lui frequentò
pochissimo la scuola, rimanendo semi-analfabeta. Dopo un'adolescenza
segnata dalla povertà e l'abbandono paterno, entrò nell'esercito
coloniale britannico (l'Uganda era un protettorato inglese dal 1894)
dove si guadagnò il nomignolo di "Dada", il nome con cui
indicava le donne che frequentava spesso, termine traducibile come
"sorella maggiore". Per assonanza, gli inglesi lo
chiamavano invece Big Daddy.
In Kenya e in Somalia si distinse per la sua abilità (e la sua spietatezza) nel contrastare i movimenti di guerriglia anti-coloniale, tanto da essere promosso ed essere richiamato in Uganda per contrastare i ladri di bestiame, evirando col machete chiunque si rifiutasse di collaborare. La sua brutalità gli servì anche per vincere il titolo nazionale di campione dei pesi massimi di pugilato fra il 1951 e il 1960. Simpatico ai britannici, grazie al loro appoggio venne promosso a vicecomandante quando al paese venne concessa l'indipendenza nel 1962. Lui e il premier Obote guadagnarono milioni trafficando oro, armi, caffè e avorio con i contrabbandieri del Congo e dello Zaire. Rischiando di venire indagati e condannati, nel 1966 Obote mise in atto un colpo di stato scalzando il presidente Mutesa II e nominando Amin capo supremo dell'esercito. Il generale continuò ad arricchirsi intascando i finanziamenti destinati all'esercito, e per evitare l'arresto, nel gennaio del 1971 rovesciò il governo dell'ex-alleato Obote col favore dell'Occidente (in chiave anti-sovietica) e del popolo (promise riforme e libertà).
Il dittatore organizzò subito squadroni della morte per eliminare i presunti sostenitori di Obote, i capi militari dissidenti e gli intellettuali che criticavano il nascente regime. Il Nile Mansion Hotel, elegante albergo della capitale Kampala, divenne un centro di torture e sterminio dove i presunti nemici venivano sottoposti a sadici supplizi ideati da Dada stesso. Nell'agosto del 1972 gli ugandesi lo udirono dire alla radio «Allah mi è apparso in sogno e mi ha ordinato di cacciare dalla nostra terra tutti gli asiatici». I 50.000 asiatici, principalmente indiani e pachistani, furono costretti a lasciare il paese, che fu indebolito dato che molti asiatici gestivano imprese produttive che furono sequestrate dal dittatore. Il repulisti coinvolse anche il popolo degli Acholi e altre minoranze, colpevoli di essere pro-Obote. «I miei nemici? li taglio a pezzi e poi getto la carne ai coccodrilli» dichiarò l'ex-pugile parlando di loro alla stampa.
Forse reso pazzo dalla neuro-sifilide, fra le sue follie si annovera l'essersi presentato a Londra di fronte alla regina Elisabetta II con tre tonnellate di banane «per sfamare i poveri bambini inglesi», oltre a vantarsi con la sovrana di poter controllare i coccodrilli col pensiero. Adorava indossare sempre un'uniforme decorata da medaglie e decorazioni, alcune inventate da lui stesso, altre reali (come una medaglia del touring club austriaco). Oltre alle decorazioni, amava inventare e insignirsi di titoli come "Signore di tutte le bestie della terra e dei pesci del mare e conquistatore dell'Impero britannico, in Africa in generale, in Uganda in particolare" o "Re di Scozia". Ma molto più pericolose furono le sue follie geopolitiche. Dopo essersi alienato le simpatie di Israele e USA dopo aver elogiato Hitler e aver intrecciato rapporti coi sovietici, si inventò che alcuni territori di Kenya e Sudan erano in realtà ugandesi, minacciando di invadere anche il Sudafrica.
Nel 1976 offrì ospitalità ad alcuni terroristi palestinesi che avevano dirottato un volo Air France con decine di israeliani a bordo. Nella notte del 3 luglio le forze speciali israeliane risolsero la questione con un blitz presso l'aeroporto di Entebbe che distrusse i caccia ugandesi e danneggiò l'immagine del regime. Nello stesso periodo la verità iniziò ad emergere, e il resto del mondo conobbe la vera natura del capo di stato finora considerato solo comico e grottesco, che in un tentativo di rifarsi dello smacco di Entebbe dichiarò guerra alla Tanzania nel 1978. Ma l'esercito nemico, aiutato da esuli ugandesi, contrattaccò e lo costrinse alla fuga l'11 aprile 1979. L'ex "Invincibile" (come amava chiamarsi) riparò prima in Libia, poi in Iraq e infine in Arabia Saudita, dove morì nel 2003 per una malattia ai reni.
L'orco clownesco che aveva gestito il paese con logiche tribali aveva massacrato fra le 300.000 e le 500.000 persone di un paese che contava appena 12 milioni di abitanti. Il sospetto che il dittatore avesse praticato il cannibalismo, come un tempo si faceva nel paese nel corso di alcuni rituali, venne rafforzato dal fatto che nel suo palazzo vennero trovate celle frigorifere colme di arti umani, bulbi oculari, labbra, nasi e testicoli.
In Kenya e in Somalia si distinse per la sua abilità (e la sua spietatezza) nel contrastare i movimenti di guerriglia anti-coloniale, tanto da essere promosso ed essere richiamato in Uganda per contrastare i ladri di bestiame, evirando col machete chiunque si rifiutasse di collaborare. La sua brutalità gli servì anche per vincere il titolo nazionale di campione dei pesi massimi di pugilato fra il 1951 e il 1960. Simpatico ai britannici, grazie al loro appoggio venne promosso a vicecomandante quando al paese venne concessa l'indipendenza nel 1962. Lui e il premier Obote guadagnarono milioni trafficando oro, armi, caffè e avorio con i contrabbandieri del Congo e dello Zaire. Rischiando di venire indagati e condannati, nel 1966 Obote mise in atto un colpo di stato scalzando il presidente Mutesa II e nominando Amin capo supremo dell'esercito. Il generale continuò ad arricchirsi intascando i finanziamenti destinati all'esercito, e per evitare l'arresto, nel gennaio del 1971 rovesciò il governo dell'ex-alleato Obote col favore dell'Occidente (in chiave anti-sovietica) e del popolo (promise riforme e libertà).
Il dittatore organizzò subito squadroni della morte per eliminare i presunti sostenitori di Obote, i capi militari dissidenti e gli intellettuali che criticavano il nascente regime. Il Nile Mansion Hotel, elegante albergo della capitale Kampala, divenne un centro di torture e sterminio dove i presunti nemici venivano sottoposti a sadici supplizi ideati da Dada stesso. Nell'agosto del 1972 gli ugandesi lo udirono dire alla radio «Allah mi è apparso in sogno e mi ha ordinato di cacciare dalla nostra terra tutti gli asiatici». I 50.000 asiatici, principalmente indiani e pachistani, furono costretti a lasciare il paese, che fu indebolito dato che molti asiatici gestivano imprese produttive che furono sequestrate dal dittatore. Il repulisti coinvolse anche il popolo degli Acholi e altre minoranze, colpevoli di essere pro-Obote. «I miei nemici? li taglio a pezzi e poi getto la carne ai coccodrilli» dichiarò l'ex-pugile parlando di loro alla stampa.
Forse reso pazzo dalla neuro-sifilide, fra le sue follie si annovera l'essersi presentato a Londra di fronte alla regina Elisabetta II con tre tonnellate di banane «per sfamare i poveri bambini inglesi», oltre a vantarsi con la sovrana di poter controllare i coccodrilli col pensiero. Adorava indossare sempre un'uniforme decorata da medaglie e decorazioni, alcune inventate da lui stesso, altre reali (come una medaglia del touring club austriaco). Oltre alle decorazioni, amava inventare e insignirsi di titoli come "Signore di tutte le bestie della terra e dei pesci del mare e conquistatore dell'Impero britannico, in Africa in generale, in Uganda in particolare" o "Re di Scozia". Ma molto più pericolose furono le sue follie geopolitiche. Dopo essersi alienato le simpatie di Israele e USA dopo aver elogiato Hitler e aver intrecciato rapporti coi sovietici, si inventò che alcuni territori di Kenya e Sudan erano in realtà ugandesi, minacciando di invadere anche il Sudafrica.
Nel 1976 offrì ospitalità ad alcuni terroristi palestinesi che avevano dirottato un volo Air France con decine di israeliani a bordo. Nella notte del 3 luglio le forze speciali israeliane risolsero la questione con un blitz presso l'aeroporto di Entebbe che distrusse i caccia ugandesi e danneggiò l'immagine del regime. Nello stesso periodo la verità iniziò ad emergere, e il resto del mondo conobbe la vera natura del capo di stato finora considerato solo comico e grottesco, che in un tentativo di rifarsi dello smacco di Entebbe dichiarò guerra alla Tanzania nel 1978. Ma l'esercito nemico, aiutato da esuli ugandesi, contrattaccò e lo costrinse alla fuga l'11 aprile 1979. L'ex "Invincibile" (come amava chiamarsi) riparò prima in Libia, poi in Iraq e infine in Arabia Saudita, dove morì nel 2003 per una malattia ai reni.
L'orco clownesco che aveva gestito il paese con logiche tribali aveva massacrato fra le 300.000 e le 500.000 persone di un paese che contava appena 12 milioni di abitanti. Il sospetto che il dittatore avesse praticato il cannibalismo, come un tempo si faceva nel paese nel corso di alcuni rituali, venne rafforzato dal fatto che nel suo palazzo vennero trovate celle frigorifere colme di arti umani, bulbi oculari, labbra, nasi e testicoli.
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