Quanto più è affilata di un coltello una spada samurai?
Non so se una spada da samurai oggi uscirebbe vincitrice in un confronto con certi coltelli moderni con affilatura a rasoio.
In altre parole una katana tagliando qualcosa puo' dare l'impressione di essere piu' tagliente di un coltello, ma questo e' dovuto alla lunghezza della lama della katana ben superiore a quella di qualsiasi coltello.
Se per esempio volessino tagliare in due un grosso salame con un coltello anche se affilato dovremmo fare scorrere la lama avanti e indietro almeno 2/3 volte, la lama della katana scorrerebbe solo una volta.
La katana e' piu' che altro un mito.
La realtà è ben diversa e il mito della katana è, per l'appunto,
un mito.
In primo luogo, bisogna considerare come le armi esistano
in quanto utili in determinate situazioni; per fare un esempio: per
secoli le spade sono state tra le armi più usate dai guerrieri
europei, ma nel momento in cui le armature sono diventate troppo
resistenti per essere danneggiate da una spada, le armi bianche hanno
ceduto il passo a strumenti più specializzati (e antichi va detto)
come i martelli da guerra e le mazze, relegando le prime a un ruolo
puramente "civile", per poi ritornare parzialmente in auge
con la fine dei guerrieri corazzati.
Le katane erano funzionali al campo di battaglia giapponese; un luogo dove le armature pesanti erano meno efficaci di quelle occidentali.
Molti
citano la grande abilità dei fabbri giapponesi nel piegare il
metallo come se fosse il non plus ultra dell'arte armaiola. In parte
è vero: molti fabbri giapponesi erano abilissimi armaioli, ma ci
sono comunque alcune cose da dire a riguardo; in primo luogo si
trattava di una soluzione utilitaria dovuta alla scarsa qualità del
ferro disponibile in Giappone, quando potevano infatti usavano il
raro tamahagane (acciaio prezioso), ma per lo più facevano uso di
quello che noi occidentali chiamiamo "pig
iron"
, (Vi prego di scusarmi ma non conosco il termine equivalente in
italiano) usato per produrre la ghisa, ma che può essere raffinato
con il processo della piegatura.
Piegare il metallo serve a
togliere via quanto più carbonio possibile dalla lega: troppo
carbonio si traduce in lame fragili, poco carbonio produce lame
morbide. La leggenda vuole addirittura che i fabbri piegassero il
metallo migliaia di volte per ottenere la lega perfetta; in realtà
esiste un limite fisico a quante volte si può piegare una striscia
di metallo (una ventina circa) e in genere i fabbri si fermavano a
una decina.
In secondo luogo la tecnica della piegatura era
obsoleta da almeno un migliaio di anni; per fare un esempio già i
celti della cultura di La Tene (450 BCE) usavano una tecnica di
torsione del metallo capace di produrre lame più resistenti e in un
tempo inferiore.
La katana è una lama curva e ciò ha i suoi pro e i suoi contro.
Questo tipo di armi sono efficacissime per tagliare un corpo, in
quanto offrono una superficie minore di contatto e esercitano una
forza maggiore sull'area colpita (un banale concetto di fisica); ma
la loro capacità di affondo è piuttosto limitata.
In sostanza
erano armi adattissime per il combattimento contro guerrieri poco
corazzati come se ne trovavano spesso nel Sol Levante. Un fendente di
katana può provocare danni più devastanti di quelli provocati da
una spada lunga, ma allo stesso tempo una spada lunga si produce in
affondi molto più precisi e letali di una katana.
Si trattava
inoltre di armi molto "ciccione" per via della scarsa
qualità dei metalli, il che ne riduceva al lumicino le capacità di
penetrazione delle armature e d'altronde se ci si pensa, non era
quella la funzione primaria, dato che di armature complete in metallo
da quelle parti erano inesistenti. I giapponesi infatti combattevano
con corazze laccate in cuoio, oppure corazze lamellari più pesanti,
considerate con molta probabilità il pinnacolo mondiale delle
armature lamellari. Ciononostante come tutte le corazze lamellari,
avevano le loro vulnerabilità e una katana era adatta a sfruttarle;
un colpo bene assestato poteva passare tra una lamella e l'altra,
tagliare i lacci e così via. Erano comunque armature funzionali allo
scopo.
Per quanto i Samurai avessero un rispetto mistico del proprio daisho,
in maniera non molto dissimile da quello dei cavalieri per la propria
spada, l'arma preferita del guerriero in battaglia era la lancia
(yari) in tutte le sue forme, o l'arco (yumi), e i samurai erano
eccellenti arcieri. Si ricorreva alla Katana solo se strettamente
necessario, ovvero nel caso si fosse rotta la lancia o lo scontro
fosse diventato molto ravvicinato. Era sempre meglio che rimanere
disarmati, ma i samurai ne avrebbero fatto volentieri a meno.
Le
katana, come le spade occidentali dal basso medioevo in poi, furono
relegate rapidamente ad un ruolo secondario nel campo di battaglia e
divennero per lo più armi da duello e un simbolo di rango. Un
processo molto simile a quello avvenuto in Europa e nel resto del
mondo.
Proprio per le loro vulnerabilità di fabbricazione
elencate prima, le katana devono essere usate in un modo particolare.
Una delle cose che in genere vi dicono in un corso di kenjutsu è di
evitare le parate con una spada giapponese, e di farlo in un modo
particolare solo se indispensabile.
Perché? In parte per via del
metallo, dato che un colpo molto forte potrebbe spaccare la lama, ma
anche perché la forma ricurva non aiuta nella difesa. Di conseguenza
lo stile di combattimento si adattò alle particolari condizioni
dell'arma: in soldoni schiva di più e para di meno.
Ed eccoci al punto finale. Le katana come tutte le armi prodotte
dall'uomo, erano strumenti di compromesso, fabbricate a partire dai
materiali disponibili in loco, cercando di renderle il più
funzionali possibile con le tecniche conosciute. Alcune armi
eccellono in un ruolo perdendo funzionalità in altri; poiché non
esiste lo strumento perfetto in assoluto, ma solo lo strumento adatto
a svolgere una funzione in un determinato periodo storico.
Cambiando
le condizioni, cambiano gli strumenti.
Le condizioni sociali e
tecnologiche in Giappone rimasero immutate per secoli, in larga parte
a causa dell'isolazionismo. Di conseguenza, quando intorno al
quattordicesimo secolo i giapponesi arrivarono a progettare la forma
definitiva della katana, questa continuò a essere funzionale per più
di 400 anni; non tanto in virtù di una comprovata superiorità
assoluta, ma più perché le condizioni del campo di battaglia
cambiarono poco in questo lasso di tempo. Altrove, dall'Europa alla
Cina, le condizioni erano in costante mutamento e questo si tradusse
in una "corsa agli armamenti" che in Giappone,
semplicemente, non era necessaria.
A questo va aggiunto il tipico
tradizionalismo nipponico che male si sposa con le innovazioni,
specialmente quelle legate al loro personale misticismo e senso
individuale.
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