martedì 22 marzo 2022

 

Quanto più è affilata di un coltello una spada samurai?



Non so se una spada da samurai oggi uscirebbe vincitrice in un confronto con certi coltelli moderni con affilatura a rasoio.

In altre parole una katana tagliando qualcosa puo' dare l'impressione di essere piu' tagliente di un coltello, ma questo e' dovuto alla lunghezza della lama della katana ben superiore a quella di qualsiasi coltello.

Se per esempio volessino tagliare in due un grosso salame con un coltello anche se affilato dovremmo fare scorrere la lama avanti e indietro almeno 2/3 volte, la lama della katana scorrerebbe solo una volta.

La katana e' piu' che altro un mito.

La realtà è ben diversa e il mito della katana è, per l'appunto, un mito.
In primo luogo, bisogna considerare come le armi esistano in quanto utili in determinate situazioni; per fare un esempio: per secoli le spade sono state tra le armi più usate dai guerrieri europei, ma nel momento in cui le armature sono diventate troppo resistenti per essere danneggiate da una spada, le armi bianche hanno ceduto il passo a strumenti più specializzati (e antichi va detto) come i martelli da guerra e le mazze, relegando le prime a un ruolo puramente "civile", per poi ritornare parzialmente in auge con la fine dei guerrieri corazzati.

Le katane erano funzionali al campo di battaglia giapponese; un luogo dove le armature pesanti erano meno efficaci di quelle occidentali.

Molti citano la grande abilità dei fabbri giapponesi nel piegare il metallo come se fosse il non plus ultra dell'arte armaiola. In parte è vero: molti fabbri giapponesi erano abilissimi armaioli, ma ci sono comunque alcune cose da dire a riguardo; in primo luogo si trattava di una soluzione utilitaria dovuta alla scarsa qualità del ferro disponibile in Giappone, quando potevano infatti usavano il raro tamahagane (acciaio prezioso), ma per lo più facevano uso di quello che noi occidentali chiamiamo "pig iron" , (Vi prego di scusarmi ma non conosco il termine equivalente in italiano) usato per produrre la ghisa, ma che può essere raffinato con il processo della piegatura.
Piegare il metallo serve a togliere via quanto più carbonio possibile dalla lega: troppo carbonio si traduce in lame fragili, poco carbonio produce lame morbide. La leggenda vuole addirittura che i fabbri piegassero il metallo migliaia di volte per ottenere la lega perfetta; in realtà esiste un limite fisico a quante volte si può piegare una striscia di metallo (una ventina circa) e in genere i fabbri si fermavano a una decina.
In secondo luogo la tecnica della piegatura era obsoleta da almeno un migliaio di anni; per fare un esempio già i celti della cultura di La Tene (450 BCE) usavano una tecnica di torsione del metallo capace di produrre lame più resistenti e in un tempo inferiore.

La katana è una lama curva e ciò ha i suoi pro e i suoi contro. Questo tipo di armi sono efficacissime per tagliare un corpo, in quanto offrono una superficie minore di contatto e esercitano una forza maggiore sull'area colpita (un banale concetto di fisica); ma la loro capacità di affondo è piuttosto limitata.
In sostanza erano armi adattissime per il combattimento contro guerrieri poco corazzati come se ne trovavano spesso nel Sol Levante. Un fendente di katana può provocare danni più devastanti di quelli provocati da una spada lunga, ma allo stesso tempo una spada lunga si produce in affondi molto più precisi e letali di una katana.
Si trattava inoltre di armi molto "ciccione" per via della scarsa qualità dei metalli, il che ne riduceva al lumicino le capacità di penetrazione delle armature e d'altronde se ci si pensa, non era quella la funzione primaria, dato che di armature complete in metallo da quelle parti erano inesistenti. I giapponesi infatti combattevano con corazze laccate in cuoio, oppure corazze lamellari più pesanti, considerate con molta probabilità il pinnacolo mondiale delle armature lamellari. Ciononostante come tutte le corazze lamellari, avevano le loro vulnerabilità e una katana era adatta a sfruttarle; un colpo bene assestato poteva passare tra una lamella e l'altra, tagliare i lacci e così via. Erano comunque armature funzionali allo scopo.

Per quanto i Samurai avessero un rispetto mistico del proprio daisho, in maniera non molto dissimile da quello dei cavalieri per la propria spada, l'arma preferita del guerriero in battaglia era la lancia (yari) in tutte le sue forme, o l'arco (yumi), e i samurai erano eccellenti arcieri. Si ricorreva alla Katana solo se strettamente necessario, ovvero nel caso si fosse rotta la lancia o lo scontro fosse diventato molto ravvicinato. Era sempre meglio che rimanere disarmati, ma i samurai ne avrebbero fatto volentieri a meno.
Le katana, come le spade occidentali dal basso medioevo in poi, furono relegate rapidamente ad un ruolo secondario nel campo di battaglia e divennero per lo più armi da duello e un simbolo di rango. Un processo molto simile a quello avvenuto in Europa e nel resto del mondo.
Proprio per le loro vulnerabilità di fabbricazione elencate prima, le katana devono essere usate in un modo particolare. Una delle cose che in genere vi dicono in un corso di kenjutsu è di evitare le parate con una spada giapponese, e di farlo in un modo particolare solo se indispensabile.
Perché? In parte per via del metallo, dato che un colpo molto forte potrebbe spaccare la lama, ma anche perché la forma ricurva non aiuta nella difesa. Di conseguenza lo stile di combattimento si adattò alle particolari condizioni dell'arma: in soldoni schiva di più e para di meno.

Ed eccoci al punto finale. Le katana come tutte le armi prodotte dall'uomo, erano strumenti di compromesso, fabbricate a partire dai materiali disponibili in loco, cercando di renderle il più funzionali possibile con le tecniche conosciute. Alcune armi eccellono in un ruolo perdendo funzionalità in altri; poiché non esiste lo strumento perfetto in assoluto, ma solo lo strumento adatto a svolgere una funzione in un determinato periodo storico.
Cambiando le condizioni, cambiano gli strumenti.
Le condizioni sociali e tecnologiche in Giappone rimasero immutate per secoli, in larga parte a causa dell'isolazionismo. Di conseguenza, quando intorno al quattordicesimo secolo i giapponesi arrivarono a progettare la forma definitiva della katana, questa continuò a essere funzionale per più di 400 anni; non tanto in virtù di una comprovata superiorità assoluta, ma più perché le condizioni del campo di battaglia cambiarono poco in questo lasso di tempo. Altrove, dall'Europa alla Cina, le condizioni erano in costante mutamento e questo si tradusse in una "corsa agli armamenti" che in Giappone, semplicemente, non era necessaria.
A questo va aggiunto il tipico tradizionalismo nipponico che male si sposa con le innovazioni, specialmente quelle legate al loro personale misticismo e senso individuale.


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