martedì 6 settembre 2016

Yoshinkan

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Aikido Yoshinkan (合気道 養神館 Aikidō Yōshinkan lett. "Aikido Cultivating the Spirit School") è uno stile di aikido fondato da Gozo Shioda (1915–1994) dopo la Seconda guerra mondiale. Lo Yoshinkan Aikido è spesso chiamato lo stile "duro" dell'aikido in quanto i metodi di allenamento sono il risultato del periodo estenuante nel quale Shioda fu allievo di Morihei Ueshiba prima della guerra. Lo stile Yoshinkan è attualmente la seconda più grande organizzazione mondiale di aikido.


Corso Senshusei

Nel 1990, Gozo Shioda fondò l'International Yoshinkai Aikido Federation (IYAF) per facilitare l'insegnamento dell'aikido Yoshinkan al di fuori del Giappone. Oggi, entrambe: la All Japan Yoshinkan Aikido Federation e la IYAF sono guidate dall'attuale capo dello stile Yasuhisa Shioda, il figlio del fondatore. Sotto di lui, l'Honbu dojo Yoshinkan, localizzato a Shinjuku Tokyo, esegue ogni anno un corso intensivo della durata di 11 mesi chiamato Corso Senshusei derivato dal corso utilizzato per addestrare la Tokyo Metropolitan Riot Police. Il libro Angry White Pyjamas di Robert Twigger è basato sull'esperienze dell'autore durante il corso.

lunedì 5 settembre 2016

Cao Guojiu

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Cao Guojiu (曹國舅 in pinyin: Cáo Guó Jiù o in Wade-Giles: Ts'ao Kuo-ch'iu) è l'ultimo degli Otto Immortali ed è il patrono degli attori e di tutti coloro che esercitano la professione teatrale. Possiede le seguenti denominazioni:
  • Cao Yi (曹佾 Cáo Yì) (nome di cortesia: Gongbo (公伯 gōng bó))
  • Cao Jing (曹景 Cáo Jǐng)
  • Cao Jingxiu (曹景休 Cáo Jǐng Xiū)
  • Cao You (曹友 Cáo Yǒu).
Prima di ritirarsi tra i monti, sembra che sia stato ministro della dinastia Song: era inoltre legato alla famiglia imperiale (XI secolo), essendo il fratello minore dell'imperatrice Cao Hu.
Il fratello minore di Cao Guojiu, Cao Jingzhi (曹景植 cáo jǐng zhí) era un prepotente, ma nessuno osò mai ribellarsi alle sue angherie, a causa delle sue conoscenze altolocate, nemmeno dopo averlo visto uccidere una persona. Cao Guojiu era così carico di tristezza e vergogna per suo fratello che rinunciò al suo incarico e fuggì, diventando eremita. I due primi Immortali che incontrò gli proposero ben presto di entrare nel gruppo e gli comunicarono la ricetta dell'immortalità. Fu scelto e reso immortale dagli altri Sette che occupavano sette delle otto grotte della Sfere Superiori, ed erano alla ricerca di un ottavo compagno meritevole.

Rappresentazione

Cao Guojiu viene rappresentato con in testa il potéou o pettinatura dei mandarini, con un corno dietro e alette laterali. Ha in mano delle nacchere (il suo attributo principale), ma talvolta anche uno scacciamosche. Può anche venir rappresentato vestito sfarzosamente con la doppia cintura dei frequentatori della corte imperiale.

domenica 4 settembre 2016

Sei Shōnagon

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Sei Shōnagon (清少納言 Sei Shōnagon; 965/967 – dopo il 1010) è stata una scrittrice e poetessa giapponese al servizio dell'imperatrice Teishi (Sadako) presso la corte imperiale di Heiankyō durante il medio periodo Heian.
È l'autrice delle Note del guanciale (枕草子 Makura no sōshi).
«In verità, tutte le cose piccole sono belle»

Biografia

"Sei" () è la pronuncia sino-giapponese di Kiyohara, il nome del suo clan, mentre "Shōnagon" (少納言), "consigliere minore", indica un incarico di governo. Presso la corte Heian le donne venivano chiamate con il nome della carica del padre o del marito ma nel caso della scrittrice né il padre né i due mariti ricoprirono nel corso della loro carriera la carica di Shōnagon. È stata ipotizzata, ma non provata, l’esistenza di un terzo marito con carica Shōnagon per spiegare l’assegnazione di questo nome alla scrittrice. Anche il suo vero nome è stato oggetto di dibattito tra gli studiosi, che sembrano propendere per Kiyohara Nagiko (清原諾子).
Sei Shōnagon nacque intorno al 966 nell'ambiente aristocratico raccolto attorno alla corte imperiale di Heiankyō, l'odierna Kyōtō. Suo padre era Kiyohara no Motosuke (908-990), autore di poesie waka e uno dei cosiddetti "Nashitsubo no gonin" (梨壺の五人), traducibile come "I cinque della camera del pero", il gruppo di letterati responsabili della compilazione dell’antologia imperiale Gosenwakashū (後撰和歌集) o "Selezione posteriore di poesie giapponesi". Suo nonno era Kiyohara no Fukayabu (IX-X secolo), un famoso poeta presso la corte di Heiankyō, ricordato da 41 sue poesie incluse in antologie imperiali. Si ritiene che Sei Shōnagon abbia sviluppato il proprio talento letterario anche grazie all’ottima educazione ricevuta da questi poeti.
Si sa pochissimo sulla vita di Sei prima del suo ingresso a corte nel 993 come dama di compagnia "nyōbō" (女房) dell’imperatrice Teishi (o Sadako), vissuta tra il 976 e il 1001 e moglie dell'imperatore Ichijō. Molte delle informazioni disponibili sulla sua vita provengono dal Makura no sōshi, compreso il resoconto dei suoi primi giorni a corte e dei rapporti con l’imperatrice. Il testo presenta Sei Shōnagon come una donna di grande ingegno, educata meglio di molte sue coetanee al servizio presso la corte e in grado di dimostrare la propria superiorità intellettuale in conversazione con gli aristocratici che venivano a farle visita. Sapeva scrivere in cinese classico e, anche se non era esperta di letteratura cinese come altri autori coevi, grazie a riferimenti presenti nel Makura no sōshi si sa che aveva letto e citato opere dei poeti cinesi di epoca Tang come Bai Juyi e Li Shangyin.
Rimase a servizio presso la corte fino al 1001 quando cadde in disgrazia insieme ad altre dame dopo la morte per parto dell’imperatrice Teishi. Negli otto anni di permanenza a corte furono poche le occasioni in cui l’autrice uscì dal recinto del palazzo imperiale: nel Makura no sōshi sono registrate alcune visite a templi buddhisti (come il Kiyomizudera e il lontano Hasedera) e a santuari shintōista (come il Fushimi Inari-taisha e il Kamojinja). Il resto del tempo era trascorso a corte, in conversazioni con gli aristocratici, l’imperatrice o le altre dame, partecipando a cerimonie all’interno del palazzo o scrivendo.
Nel corso del periodo medievale e premoderno le opere in prosa di epoca Heian di autrici come Sei Shōnagon o Murasaki Shikibu vennero spesso condannate dal clero buddhista e dagli intellettuali confuciani poiché ritenute immorali o poco serie. A partire dal XVIII secolo Sei Shōnagon venne rivalutata positivamente dagli studiosi della scuola kokugaku come importante autrice di letteratura in lingua giapponese classica e oggi il suo Makura no sōshi è parte del canone scolastico della letteratura giapponese.

Opere

Prosa

Sei Shōnagon deve la sua fama alla sua unica opera in prosa pervenutaci, le Note del guanciale, una raccolta in stile "zuihitsu" (随筆) contenente osservazioni, aneddoti, elenchi di cose piacevoli e spiacevoli, un catalogo di preferenze e di giudizi, poesie, lamentele, pettegolezzi e qualunque cosa avesse catturato il suo interesse negli anni trascorsi a corte. Tra i riferimenti concreti alla storia del Giappone Heian presenti nel testo sono degni di nota i riferimenti di Sei Shōnagon riguardo ai problemi che l'imperatrice Teishi dovette affrontare dopo la morte del padre, quando l'influente Fujiwara no Michinaga diede una delle sue figlie in sposa all'imperatore Ichijō. Sei Shōnagon parla del declino e della morte della sua più grande benefattrice cercando di evitare toni tragici, e non facendo riferimento alle proprie difficoltà, probabilmente per non mettere per iscritto un ricordo negativo associato all'imperatrice.

Poesia

L'epoca in cui visse Sei Shōnagon è considerata un periodo d'oro per la poesia giapponese classica. In quegli anni venne compilata la terza antologia imperiale, il Shūiwakashū (拾遺和歌集) ovvero "Raccolta di spigolature", terminata all'inizio dell'XI secolo probabilmente durante il regno dell'imperatore Ichijō. Fu un periodo particolarmente prolifico per la poesia femminile, con autrici come Akazome Emon, Izumi Shikibu e Murasaki Shikibu e la stessa Sei Shōnagon, oggi ritenuta una delle più importanti poetesse della sua generazione.
Un waka da lei composto è inoltre presente nella posizione 62 dell'influente raccolta poetica Ogura Hyakunin Isshu (小倉百人一首) composta in epoca Heian dal letterato giapponese Fujiwara no Teika.

Curiosità

Il rapporto tra Sei Shōnagon e Murasaki Shikibu, l’altra celebre autrice di epoca Heian, è complesso ed è ancora oggetto di dibattito fra gli studiosi. Murasaki Shikibu era al servizio di Sōshi (Akiko), figlia di Michinaga e rivale di Teishi. La rivalità tra le due imperatrici sembra essersi riflettuta tra le rispettive dame di compagnia anche se non è chiaro se le due autrici si siano mai incontrate. Se il diario di Murasaki, datato intorno al 1006, lascia trasparire una rivalità indiretta tra le due, sono state state individuate scene del Genji monogatari ispirate al Makura no sōshi.
Sei Shōnagon compare più volte all'interno del romanzo Carne ("My Year of Meats") della scrittrice statunitense Ruth Ozeki, e diverse citazioni tratte dal Makura no sōshi aprono i 12 capitoli di questo romanzo


sabato 3 settembre 2016

Masahiko Kimura

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Masahiko Kimura (木村 政彦 Kimura Masahiko; Kumamoto, 10 settembre 1917 – 18 aprile 1993) è stato un judoka giapponese, ritenuto uno dei più grandi di tutti i tempi.

Biografia

Kimura nasce a Kumamoto il 10 settembre 1917. Inizia a praticare judo all'età di dieci anni. Riceve il quarto dan a sedici anni ed il quinto a diciotto, diventando così il più giovane godan di sempre.
Nel 1935 vinse il suo primo importante titolo, gli All-Japan Collegiate Championships. In questo periodo subisce le sue uniche sconfitte contro Miyajima, Abe, Osawa e Yamamoto. Se da un lato le sconfitte ne minano il morale fino a fargli meditare il ritiro, dall'altro fanno sì che Kimura per migliorarsi si sottoponga a pesantissimi allenamenti.
Nel 1937, a venti anni, vince per la prima volta gli All-Japan Championships sconfiggendo Nakashima. Nei tredici anni successivi rimarrà imbattuto.
Nel 1940 vince uno speciale torneo (Ten-Ran Shiai) in presenza dell'imperatore giapponese Hirohito. Durante la finale sconfigge Ishikawa in soli 42 secondi.
Nel 1949, all'età di trentadue anni, compete per l'ultima volta agli All-Japan Championships. In finale incontra nuovamente Takahiko Ishikawa; al termine del lungo protrarsi dell'incontro, Kyuzo Mifune (decimo dan ed arbitro dell'incontro) decreta la parità tra i due contendenti.
Nel 1950 lascia il judo sportivo e diventa un judoka e wrestler professionale. In seguito a questa decisione incontra il lottatore professionista Rikidōzan. Secondo Kimura, il match avrebbe dovuto terminare con il risultato concordato di pareggio e che vi sarebbe stata una serie di re-match. Contrariamente agli accordi però, Rikidōzan colpì ripetutamente Kimura fino al KO. Nel 2004 un film coreano ha ripercorso l'evento.
Nel 1951 incontra Hélio Gracie, all'epoca il maggior esponente della scuola brasiliana di ju jitsu, in un match che avrebbe avuto termine solo con una sottomissione (strangolamento o leva articolare) dell'avversario. Gracie riuscì a resistere per 13 minuti, ma dovette comunque alla fine soccombere. La tecnica usata per battere Gracie, gyaku ude garami, venne poi ribattezzata "kimura" dai praticanti di ju jitsu brasiliano.
Nel 1959, nel corso del suo ultimo tour di Judo/Wrestling profesionale, viene sfidato da Valdemar Santana, campione di Gracie Jiujitsu, Capoeira, e pugilato. Santana è di quindici anni più giovane di Kimura (allora quarantaduenne) e molto più alto e pesante. L'incontro dura 40 minuti e termina in parità con i combattenti esausti.
Ritiratosi dal pro-wrestling, Kimura torna ad insegnare judo. Tra i suoi allievi alcuni atleti di livello mondiale come il canadese Douglas Rogers (medaglia d'argento ai giochi olimpici di Tokyo), Masaki Nishimura (bronzo nel 1972 a Monaco) e Kaneo Iwatsuri (campione agli All-Japan).
Il suo grado nel judo fu sospeso dal Kodokan dopo il suo passaggio al pro-wrestling, dopo essersi rifiutato di riconsegnare il vessillo degli All Japan Judo Championship e dopo aver rilasciato dan in Brasile.
Muore all'età di 75 anni il 18 aprile 1993.

Palmarès

  • All-Japan Collegiate Championships (1935)
  • Settimi All Japan Judo Championship (1937)
  • Ottavi All Japan Judo Championship (1938)
  • Noni All Japan Judo Championship (1939)
  • Torneo Ten-Ran Shiai (1940)
  • 1947 West Japan Judo Championship
  • 1949 All Japan Judo Championship

Nei media

  • Masahiko Kimura compare nella serie anime L'Uomo Tigre, tratta dal manga di Ikki Kajiwara.

venerdì 2 settembre 2016

Masakari

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Il masakari () è una grossa ascia giapponese da guerra ad un solo taglio, per certi aspetti analoga a modelli cinesi e occidentali. Un'altra denominazione classica è fuetsu (斧鉞).

Informazioni generali

A differenza delle scuri occidentali o cinesi non presenta un manico rotondo o ottagonale ma un manico rettangolare. Anche la lama è particolare dato che è molto curva verso il basso questa forma a gancio probabilmente serviva a disarmare il nemico.

Nelle arti marziali

L'arte che ne trasmette l'uso in battaglia faceva parte di alcune tradizioni di bujutsu, tuttavia a partire dall'epoca Heian quest'arma fu gradualmente abbandonata in favore di altre più maneggevoli e utili nelle grandi battaglie campali. Rimase così per lo più relegata nelle dimore o nei templi, come arma da difesa o simbolica.

giovedì 1 settembre 2016

Balisong

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Il balisong (detto anche coltello a farfalla o in lingua inglese butterfly knife) è un coltello di origine filippina, così detto per la particolarità del manico, che viene aperto in due parti longitudinalmente, per scoprire la lama.

Curiosità

  • Il balisong potrebbe derivare da un coltello di origine franco-genovese.
  • Il balisong è una delle armi tradizionali del kali, un'arte marziale filippina.
  • Balisong è anche il nome di un gruppo di criminali filippini presenti del romanzo Gioco Perverso di Massimo Lugli, lo stesso coltello è usato da un membro della gang.

mercoledì 31 agosto 2016

Ṛgveda

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Il Ṛgveda (devanāgarī: ऋग्वेद) è una delle quattro suddivisioni canoniche dei Veda. Il nome può essere reso con "Inni dei Veda" o "Inni della Conoscenza", essendo il sostantivo ṛgveda composto da ṛc ("inni" o "strofe"), e veda ("sapienza" o "conoscenza"): il riferimento è ai versi recitati durante le cerimonie, (differenti dai sāman, versi cantati).
Nel Ṛgveda troviamo una raccolta di inni, la Ṛgveda Saṃhitā; due Brāhmaṇa: l'Aitareya Brāhmaṇa e il Kauṣītaki Brāhmaṇa (o Śaṅkhāyana Brāhmaṇa); da cui due Āraṇyaka: l'Aitareya Āraṇyaka e il Kauṣītaki Āraṇyaka; e infine due Upaniṣad: l'Aitareya Upaniṣad e la Kauṣītaki Upaniṣad.
Occorre notare che in letteratura si incontra spesso scritto Ṛgveda per indicare la Ṛgveda Saṃhitā, ma non va confuso il Ṛgveda (termine maschile indicante una suddivisione) con Ṛgveda (la raccolta, la saṃhitā cioè).

martedì 30 agosto 2016

Barong

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Il barong o barung è un pugnale tradizionale filippino, utilizzato dalla tribù islamica dei Moro, originaria delle Filippine meridionali.

Descrizione

Lama

La lama è larga, spessa e pesante e ha la forma di una foglia. Può avere un solo filo, ma non mancano i casi in cui presenta un secondo filo, solitamente lungo circa la metà della lama. Il peso contribuisce ad aumentare le capacità offensive dell'arma. Mediamente la lama è lunga circa 40 cm, sebbene la gamma di lunghezze vada dai 20 ai 56 cm, con una tendenza ad avere lame lunghe specialmente nei modelli recenti. Le lame possono essere d'acciaio normale o damasco. Le caratteristiche dell'arma le conferiscono un buon bilanciamento.

Impugnatura

Il barong non è provvisto di guardia. Il manico può avere una sorta di ghiera in metallo (solitamente ottone o rame, d'argento negli esemplari di pregio) lunga circa 8 cm e anelli laccati di fibre intrecciate su di essa per migliorare la presa. Nei modelli recenti, compresi quelli usati durante la Seconda guerra mondiale, la ghiera è d'alluminio. L'impugnatura è in legno o corno di carabao, e può presentare delle decorazioni ad intarsio in avorio. Un legno pregiato usato negli esemplari di valore destinati ai ceti più abbienti è il kamagong, una sorta di ebano filippino. Il pomolo ha una forma caratteristica con due sporgenze; questa forma viene spesso decorata in modo tale da dare al manico le sembianze di una testa d'uccello o di drago. Queste decorazioni, che sono molto elaborate nei barong appartenenti a classi sociali elevate, sono molto semplici e stilizzate in quelli di uso più comune, come per esempio nel caso degli esemplari da guerra, dotati di manici di corno nero del tutto disadorni. I barong usati dai juramentados (spadaccini Moro che intraprendevano attacchi suicidi contro i non musulmani con lo scopo di diventare martiri) avevano lame più corte del normale con manici delle dimensioni ordinarie.

Fodero

I foderi più antichi erano parzialmente avvolti in fibre di rattan, mentre quelli più recenti ne sono completamente avvolti. Inoltre i foderi recenti sono più spessi e robusti. I foderi presentano una curvatura verso la punta, che negli esemplari recenti è più accentuata rispetto a quelli antichi. Possono presentare inserti decorativi in madreperla.

lunedì 29 agosto 2016

Kiyomizu-dera

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Con kiyomizudera o kiyomizu-dera (in giapponese: 清水寺) ci si riferisce ad una serie di templi buddhisti giapponesi, ma in particolare al tempio di Otowasan Kiyomizudera (音羽山清水寺) nella città di Kyōto. È uno degli antichi monumenti della città, considerati patrimonio dell'umanità dall'UNESCO; ed è anche uno dei finalisti per le sette meraviglie del mondo moderno.

Storia

Kiyomizu-dera venne fondato all'inizio del periodo Heian. La costruzione fu iniziata nel 798, ma l'edificio attuale, costruito durante la restaurazione ordinata da Tokugawa Iemitsu, risale al 1633. Per la sua costruzione non è stato usato un singolo chiodo. Il nome deriva dalla cascata presente all'interno del complesso, che scorre dalle colline vicine. Kiyomizu significa "acqua pulita", o "acqua pura".
Originariamente era affiliato della vecchia e influente setta Hossō fin dall'epoca di Nara. Comunque nel 1965 cessò l'affiliazione e i custodi attuali si definiscono membri della setta "Kitahossō".

Accesso

  • Ferrovie Keihan, ■ Linea principale Keihan, Stazione di Kiyomizu-Gojō (25 minuti a piedi)