mercoledì 8 maggio 2019

Storia e definizione delle Arti Thai: Muay Thai e Krabbi Krabong Muay Thai

Il Muay Thai è la devastante “Scienza degli Otto Arti” originaria dalla Thailandia e sviluppata in migliaia di anni. La data precisa della creazione di quest’Arte Marziale non è nota ma si crede che abbia più di 2000 anni. Per “Scienza degli Otto Arti” si intende il sistema di combattimento basato non solo su pugni e calci ma anche su gomitate e ginocchiate. In tutta la storia Thai, il Muay Thai (è questo il suo nome corretto) ha avuto una notevole importanza.
Ma, durante il regno di Pra Chao Sua (che era conosciuto come il "Re Tigre"), il pugilato Thai ottenne nuova forza ed importanza poiché il Re stesso era, non solo un seguace ed un appassionato di quest'arte, ma ne era anche un grande campione. Viaggiava solitamente di villaggio in villaggio, partecipando alle varie fiere in incognito e combattendo contro i campioni locali per premi di denaro, senza che nessuno riuscisse mai a capire chi fosse in realtà. A quei tempi i guantoni da boxe erano prodotti con corde di canapa intinte in una soluzione di colla. Se, addirittura, alla colla venivano mischiate schegge di vetro, i risultati erano chiaramente devastanti. Un primo esempio di protezione per l'inguine aveva la forma del guscio di un mollusco, e le comunità delle zone interne utilizzavano, al posto della conchiglia, un pezzo di corteccia d'albero. Ma questo sport era così violento che, agli inizi del 20° secolo, i decessi che avvenivano sul ring erano molto frequenti. Nonostante l'intervento del governo con nuove regole molto rigide, che si sperava sarebbero servite a ridurre o a eliminare questo tipo di morte violenta, continuarono a verificarsi danni al cervello, ferite molto gravi e decessi. Entro il 1930, tuttavia, furono introdotti i moderni guantoni da boxe, nuove regole, regolamentazioni, divisioni a seconda del peso e combattimenti sempre aventi luogo all' interno del ring, accorgimenti che resero quest' arte molto più sicura.
Il Muay Thai era quindi divenuto "maggiorenne", ma non era ancora, del tutto privo di pericoli. Nonostante il nuovo corpo di leggi, infatti, i decessi erano ancora piuttosto frequenti, per lo più dovuti allo shock del colpo di gomito alla tempia. Il pugilato Thai è probabilmente lo sport di contatto tra i più violenti tra tutti gli altri che compongono il vasto panorama degli sport da combattimento (anche se non necessariamente il più efficace), le sue tecniche letali possono entrare benissimo anche nella guardia più solida, arrecando danni irreparabili. L'occidente, tuttavia era così conscio della reputazione di quest'arte e del pericolo insito, che si decise di eliminare i colpi di gomito e le altre caratteristiche letali, per creare il nuovo, più sicuro sport della boxe unita anche alle percussioni con calci. Tutto l'allenamento del Muay Thai ruota attorno ad abilità combattive di primo livello. Agli studenti principianti viene per prima cosa insegnato il movimento dei piedi e delle gambe, in quanto formano la gamma di possibilità dell' attacco e della difesa del combattente. Non vi sono veri e propri preliminari nell'arte, solo una serie di tecniche brevi, ben organizzate, che si dispongono in un preciso schema d' attacco. Nel pugilato Thai, a differenza delle altre arti marziali, il combattente apprende le tecniche per calciare utilizzando la propria cresta tibiale, e non le altre parti del corpo. La cresta tibiale viene quindi deliberatamente rafforzata durante gli allenamenti, percuotendola ripetutamente contro un cuscinetto o una borsa pesante. Ma, alla fine dopo questo duro allenamento si è ottenuta la consistenza di una sbarra di ferro. L'allenamento per l'acquisizione della forza fisica nel Muay Thai è probabilmente il più severo e faticoso rispetto a tutti gli stili di combattimento asiatici. Gli studenti che vivono in speciali campi di allenamento, percorrono circa 8/9 km per volta, seguiti da una percorso di 3/5 km di nuoto. Senza fermarsi neppure per una pausa, il combattente si sposta verso l'area dove si trovano i sacchi appositi, per passare almeno un'ora a colpirli con pugni e calci. Poiché il combattimento può durare anche per un lungo periodo di tempo, è di fondamentale importanza che i combattenti siano sempre in ottime condizioni fisiche.

Gli Antichi Stili di Muay Thai

La storia dietro al Muay Thai

Molti di voi conosceranno l’Arte Marziale e lo sport del ring chiamati “Muay Thai” o “Thai Boxe”, le sue tecniche esplosive e devastanti hanno elettrizzato il pubblico in tutto il mondo e assicurato la sua popolarità, ma da dove viene questo sport, quali sono le sue origini?
Si crede che il popolo Siamese abbia avuto il suo unico stile di combattimento, uno stile diverso per ogni Regno. Questi sistemi di combattimento si sono ovviamente evoluti per diverse centinaia di anni e sono stati conosciuti sotto diversi nomi come per esempio “Arwut Thai” (che significa Armi Thailandesi) e “Pahuyut” (combattimento sia armato sia disarmato).

Insegnando l’antica Muay Boran

Molto tempo dopo, alla fine del Periodo Ayuthaya, o intorno all’inizio del Periodo Thonburi dopo una lunga storia di guerra contro i Birmani, Re Phra Thaksin “Il Grande” finalmente respinse tutti gli invasori dai Regni del Siam e da qui iniziò la dinastia Chakri. La dinastia Chakri con Re Rama I sul trono, segnò un periodo dove quasi tutti i Regni divisi del Siam si unirono insieme per diventare lo Stato che conosciamo come Thailandia.
Alla fine del ‘700, finite le guerre contro gli invasori, i combattenti cominciarono a competere localmente, e spesso al cospetto del Re per poter vedere chi avesse il miglior stile. Si identifica questo periodo della storia del Muay Thai perché i combattenti avvolgevano le loro mani con spaghi di cotone. Oggi, ci si riferisce a questo stile di combattimento (di questo periodo) come “Muay Kaat Chueak” anche se all’epoca, non si usava questo termine. “Muay Kaat Chueak” iniziò a declinare intorno agli anni ’20, finendo una volta per tutte nel 1929 con un caso di morte sul ring.
Anche se il governo del tempo proibì questo stile di combattimento (con le mani fasciate) si continuò lo stesso a praticare l’Arte e a combattere clandestinamente. Infine, introducendo regole, e fornendo ai combattenti protezioni migliori, la competizione divenne più sicura, e nacque il Muay Thai sportivo.
Ecco una lista dei più popolari stili di “Muay Kaat Chueak”. Questa sezione cercherà di spiegare le caratteristiche che definiscono ogni stile con informazioni addizionali sulla storia.

Paak Tai – Stili del Sud

Muay Chaiya
Muay Chaiya è lo stile del Sud, creato nella città di Chaiya nella provincia di Surathani nella Thailandia del Sud. Lo stile è stato creato da un soldato chiamato Por Tan Mar di Bangkok che divenne un monaco del tempio di Wat Tung Jab Chang nella città di Chaiya, dove rimase fino alla sua morte.
Fu durante la permanenza al tempio che Ajarn (Maestro) Por Tan Mar sviluppò lo stile Muay Chaiya. Insegnò lo stile al governatore di Chaiya ("Praya Vajisata Ya Rat") che si chiamava “Kam Sriyaphai”. Il governatore aveva un figlio chiamato “Kiet Sriyaphai” che imparò il Muay Chaiya dal padre. Kiet Sriyaphai imparò anche gli stili di 12 differenti Ajarn. Era diventato il Maestro dello stile Muay Chaiya.
L’ultimo Ajarn di Kiet Sriyaphai fu il famosto Ajarn Kimsaing che era il Maestro dello stile Paak Klang.
Uno dei migliori studenti di Ajarn Kiet Sriyaphai, Kruu (insegnate) Tong, ha insegnato a moltissimi Thailandesi che vivono tuttora.

Muay Chaya boxer
Si crede che lo stile Muay Chaiya abbia più di 250 anni. La posizione del Muay Chaiya è molto bassa e compatta, col centro di gravità fra le gambe. Entrambe le ginocchia sono piegate e tutte le giunture guardano avanti, pronte ad essere usate come scudi contro qualsiasi attacco in arrivo. Nel Muay Chaiya, una mano è sempre più in altro dell’altra, chiuse a pugno che guardano in alto. I praticanti di questo stile di solito usano una guardia destra ma possono usare molto bene anche l’altra.
Il Muay Chaiya si specializza nel parare con gomiti e ginocchia.
Ogni gamba o braccio è piegato, perfino quando il boxer attacca. Gli arti non sono mai completamente distesi. Alcune persone lo chiamano “Stile del Durio”, dal nome di un frutto cosparso di punte molto affilate.
Il footwork è veloce e liscio, e qualche volta il peso del corpo è caricato interamente su una gamba. Il boxer Muay Chaiya si muove spesso molleggiando. Gli attacchi sono molto veloci e si presentano come raffiche da tutti gli angoli. Il Muay Chaiya è considerato da alcuni insegnanti come uno stile ibrido. Questo perché la persona che sviluppò lo stile, Ajarn Por Tan Mar, importò lo stile da Bangkok.
Lo stile Muay Chaiya fu sviluppato da un monaco, quindi lo stile annovera molti concetti Buddhisti tra i suoi insegnamenti. I boxer Muay Chaiya erano addestrati nella meditazione e nel Thamma (insegnamenti di Buddha).
I boxer Muay Chaiya fasciano solo le loro mani perché vogliono la loro arma primaria, il gomito, il più efficace possibile.

Muay Maa Yang
Muay Maa Yang è un altro stile di Muay Thai del Sud meno conosciuto.
Il nome, “Maa Yang” tradotto dal Thai significa “La Camminata del Cavallo”. Il Maestro di questo stile era Kruu Tankee.
La posizione classica di questo stile vuole il boxer con una gamba alzata in posizione di guardia, con la mano corrispondente tenuta chiusa al fianco, l’altra mano davanti al volto in posizione anch’essa di guardia.
Kruu Tankee era molto conosciuto per la sua crudeltà in combattimento, quindi non era molto apprezzato come insegnante. Una storia dice che Kruu Tankee abbia rimosso l’occhio del suo avversario, Kruu Noree (Stile Muay Chaiya) che aveva spezzato a Kruu Tankee la fronte con un calcio saltato. Kruu Noree avrebbe continuato a combattere dopo aver perso l’occhio, per morire più tardi a causa delle sue ferite degenerate in emorragie.

Paak Eesaan (Lo stile di Muay Thai dell’Est, atrimenti conosciuto come Muay Korat)
Il Muay Korat porta il nome del luogo dove lo stile si è originato; Na Khorat Rachasima che si trova nel centro della Thailandia verso l’Est. Lo stile del Muay Korat è comparso al pubblico durante il periodo di Re Rama IV, ma forse il popolo di Korat aveva custodito questo stile per più di cento anni.
Il governatore della città di Na Khorat Rachasima, Phra Hemsamahan è tra le persone che hanno trasmesso il Muay Korat la più antica scuola che si conosca. Phra Hensamahan insegnò lo stile a Deng Thaiprasert che divenne il primo combattente a rappresentare lo stile Korat combattendo al cospetto del Re, e vincendo la competizione acquisì il titolo di “Muan Changat Cherng Chok”, che significa “Il Campione del Re”.
Un altro studente dell’Arte, che ricevette gli insegnamenti di Phra Hemsamahan, fu Kruu Bua Wathim. Questo è considerato il vero Maestro del sistema Muay Korat. Kruu Bua divenne un soldato e insegnò ai cadetti dell’Esercito per tutta la vita. Il suo vero nome era Kruu Bua Ninarcha, che singifica “Il Cavallo Nero”.
Il Muay Korat è considerato il Muay Thai dell’Est.
La posizione nel Muay Korat è un po’ diversa da quella degli altri stili. La posizione è un po’ lunga e molto stretta con entrambi i piedi quasi in linea, entrambi che puntano avanti. Le mani sono messe una di fronte all’altra, in linea davanti al naso. La gamba che si trova in avanti è diritta e il ginocchio è bloccato. L’altra gamba è anch’essa diritta, tesa e pronta a calciare verso l’alto, o per usare il footwork per cambiare l’angolazione da cui si attacca l’avversario. Il tallone della gamba che è dietro non è a contatto col pavimento. Il centro di gravità del corpo è vicino alla gamba frontale con la testa posizionata oltre il piede frontale, il corpo che pende in avanti.
I calci e i pugni del Muay Korat vogliono gli arti diritti. Il calcio viaggia in un arco verso l’alto, ruotando un pochino per raggiungere la testa o il collo dell’avversario.
Questo stile di Muay Thai preferisce intercettare un attacco con colpo e parata simultanei, o di scegliere di schivare un attacco muovendosi al di fuori dalla sua portata. Raramente nello stile Korat si insegna a parare prima e ad attaccare dopo. Il footwork utilizzato è “Suu Yang”, che significa “Camminata della Tigre”.
Questa tecnica usa una guardia stretta. L’arma più potente del Muay Korat si chiama “Viang Kwai”, che significa “Sventagliata del Bufalo”. Questa tecnica è eseguita dopo un calcio e usa le nocche delle dita per colpire l’avversario dietro l’orecchio. Un altro attacco famoso si chiama “Taa Krut” che è utilizzato come contrattacco, lanciando due colpi simultaneamente.
Nell’antichità, i boxer del Muay Korat seguivano un Codice Buddhista conosciuto come “Sin Haa”, i cinque precetti. La meditazione era una parte molto importante del loro allenamento, seguita da un forte rispetto per i più anziani e la regola d’oro di non combattere sul ring con altri boxer Muay Korat.

Paak Klang (Lo stile centrale del Muay Thai, conosciuto anche come Stile di Bangkok)
Muay Paak Klang è lo stile di Bangkok o centrale. Probabilmente il Muay Lopburi fu parte del Muay Paak Klang.
Il Maestro di questo famoso stile fu “Ajarn Kimsaing”, che veniva da Ayuthaya. Ajarn Kimsaing imparò il Muay Ayuthaya da Kruu Kiao. Poi si trasferì a Bangkok per studiare il pugilato internazionale e Muay Paak Klang insieme a “Luang Vitsam Darunkon”.
La posizione del Muay Paak Klang non è molto larga. Le braccia sono tenute basse e i pugni sono chiusi e guardano avanti. Entrambe le braccia sono alla stessa altezza, paralleli e puntano in avanti, con la mano sinistra leggermente più avanti.
A volte il piede frontale è tenuto sopra al terreno, esteso in avanti, ma che punta in basso verso l’avversario. Il footwork di questo stile è molto interessante; quando il boxer Muay Paak Klang fa un passo, i suoi piedi si uniscono con le mani tenute davanti al viso in una posizione di guardia molto alta, poi il boxer fa un altro passo, i piedi si separano e la guardia si abbassa.

Muay Paa Klang boxer
Questo stile è qualche volta conosciuto come “Passi del Fantasma” perché il boxer Muay Paak Klang si muovono molto velocemente e con poco sforzo, quasi sembra che coprano il terreno in più posti diversi contemporaneamente.
Il Maestro di questo stile, Ajarn Kimsaing fu l’ultimo Ajarn del famoso insegnatne dello stile Muay Chaiya; Ajarn Kiet Sriyaphai.
I boxer Muay Paak Klang avvolgono le mani fino a metà avambraccio.

Paak Klang - Muay Lopburi
Questo stile è nato nel Periodo Ayuthaya quando Re Narai era sul trono. All’epoca molti stranieri stavano lavorando col Re, quindi si crede che Ajarn Muun Men Mat abbia imparato qualche abilità letale da loro.

Muay Lopburi boxer
La posizione tipica del Muay Lopburi sembra quasi identica a quella di un pugile occidentale del 1900, la classica posizione dritta con entrambe le braccia estese in fuori, con entrambe le braccia che puntano in avanti. Questo stile si basa su pugni precisissimi e letali. Le armi più pericolose del Muay Lopburi furono i montanti al pomo d’adamo dell’avversario e i colpi coi pollici agli occhi.
Questo stile si qualificò come uno dei più furbi e scaltri dell’era.
A volte i boxer avrebbero finto un infortunio solo per aspettare un’opportunità di attacco. Alcuni ritengono che questo stile fu parte di un altro stile chiamato “Muay Paak Klang” o stile centrale.
I boxer Muay Lopburi avvolgevano il braccio solo a metà con gli spaghi di cotone, e a volte non si usava nessuna fasciatura.
Tristemente, questo stile è stato perduto completamente. Il primo Ajarn (insegnante) di questo pericoloso stile si chiamava “Muun Men Mat”, che significa “Diecimila Pugni Precisi”. La leggenda vuole che Ajarn Muun Men Mat non abbia insegnato al popolo Thailandese la sua Arte perché in uno degli ultimi combattimenti aveva ucciso un uomo con un colpo fatale. Dopo questo decise di smettere di insegnare e visse in un Tempio Buddhista ad aiutare i Monaci. Tutto questo fu nel Periodo Ayuthaya.

Paak Klang - Muay Ayuthaya
Il Maestro dello stile Muay Ayuthaya si chiamava “Kruu Kiao”, che significa “L’insegnante verde”. Veniva da Ayuthaya e fu il maestro di Ajarn Kinsaing che dopo divenne il Maestro del Muay Paak Klang.

Muay Ayuthaya boxer
Una delle caratteristiche di questo stile era la posizione del boxer, che ha la spalla sinistra alzata, vicina al mento a proteggere il viso. Il Muay Ayuthaya attaccava con due armi alla volta al fine di contrastare efficacemente gli altri stili. Uno dei contrattacchi più comuni contro il Muay Chaiya era un calcio circolare sinistro e un cross corto verso il basso a tagliare.
Questo stile non era molto famoso ma divenne conosciuto da molti a causa del Maestro del Muay Paak Klang che aveva imparato il Muay Ayuthaya prima di andare a Bangkok.

Paak Klang - Muay Uttaradit
Si sa poco di questo stile particolare, ma il suo esponente più famoso fu un guerriero molto noto che si chiamava Kon Phra Pichai Daab Haak.

Paak Nuua (Lo stile del Nord del Muay Thai, altrimenti noto come Muay Lampang or Muay Chiang Rai)
Nell’era di Re Rama V quando il Regno di Lanna (le provincie dell’estremo Nord) fu unificato, e diventò parte del Regno del Siam (che poi divenne la Thailandia), la legislazione proibì la pratica delle Arti Marziali nel Nord. Mentre la gente di Bangkok potevano allenarsi con le armi, la gente del Nord (Lanna) non poté, e così col tempo questo stile sparì.
I boxer Muay Paak Nuua erano famosi per le loro vaste conoscenze dei punti vitali del corpo. I boxer Muay Lampang avrebbero colpito spesso usando le mani con un movimento a pinza, afferrando ed esercitando pressione sulle parti vulnerabili del corpo.

Muay Boran
La Muay Boran è l’Arte Marziale madre da cui si è sviluppata in tempi molto recenti lo sport da combattimento apprezzato ormai nel mondo e conosciuto con il nome di Boxe Thailandese. Ciò che ormai comunemente viene indicato come Muay Boran è in realtà un sapiente mix degli elementi caratteristici di diverse impostazioni tecniche definite dagli studiosi come Stili Regionali (ad esempio il Muay Chaiya o il Muay Korat) e dei principi combattivi che seguivano una logica comune (vedi ad esempio le tecniche della Scimmia Bianca o quelle praticate dal plotone scelto della guardia reale del Damruot Luang da cui il nome di Muay Luang) rese attuali ed effettivamente utilizzabili da un moderno praticante occidentale grazie ad un sapiente e continuamente riveduto sistema metodologico. In questo senso è corretto dire che la Muay Boran attuale è nel contempo una disciplina antica e moderna: antica per le strategie e le tecniche tradizionali che risalgono ad epoche molto remote, moderna perché la codificazione di un bagaglio tecnico così variegato e disperso è
stata fatta pochi anni fa da esperti di Muay Thai e studiosi delle tradizioni marziali siamesi immersi nella realtà di oggi e proiettati verso grandi sviluppi futuri. In Europa la stessa Commissione Cultura Thailandese, grazie all’opera ed alla spinta instancabile di un noto senatore thailandese, il Generale Tienchai Sirisompan, diede vita ad una Federazione Sportiva denominata IAMTF (che in seguito divenne IMTF, International Muay Thai Federation) di cui facevano parte come tecnici tutti i membri della commissione ed il cui Coordinatore Internazionale era, ed è tuttora, il Gran Maestro Chinawooth Sirisompan, thailandese residente da anni a Manchester e per questo perfetto “ponte” tra i due mondi. Proprio quest’ultimo ebbe il compito, tra l’altro, di diffondere in Occidente il frutto del lavoro della Commissione al fine di far comprendere nel migliore dei modi ai praticanti non thai, la ricchezza delle tradizioni marziali siamesi. A tale fine il maestro Sirisompan si vide nella necessità di strutturare in maniera coerente l’apprendimento tecnico e, dopo numerosi tentativi, brevettò la prima versione di un programma tecnico, articolato e suddiviso in livelli detti Khan che, in seguito sarebbe divenuto la base per i programmi ufficiali ormai in uso in molti paesi d’Europa ed in tutti i club aderenti all’Accademia Internazionale di Muay Boran (IMBA). Proprio dalla stretta e costante collaborazione del Gran Maestro Sirisompan con l'Arjarn Marco De Cesaris si è arrivati oggi ad avere un’Arte Marziale tradizionalmente siamese perfettamente adattata alle esigenze reali del praticante occidentale (leggi autodifesa, fitness, self confidence, studio culturale ed eventualmente pratica sportiva agonistica). Quando Oriente ed Occidente si incontrano rispettandosi vicendevolmente e prendendo il meglio dell’altro universo, come in questo caso, le sinergie generate non possono non creare un prodotto evoluto e fruibile ma ancora ricco di quelle tradizioni secolari che ne caratterizzano l’unicità.

Stili moderni di Muay Thai
Oggi in Thailandia, nuovi stili si sono sviluppati da questi antichi stili sopra menzionati. Muay Chaiyut, Muay Nawarat and Muay Sangka sono alcuni di questi.

Varianti sul Muay Thai
Muay Thai era il termine utilizzato al posto di Pahuyuth (stile di combattimento dalle molte facce) un paio di secoli fa, ma il Muay Thai in sé è solo una parte dell'intero sistema di combattimento Thai che copre anche armi e lavoro a terra, che molti chiamano "Ling-Lom", anche se non è il nome corretto. Molte persone non conoscono questo "Muay Thai senza esclusione di colpi" e ci sono ancora meno persone in grado di insegnarlo. Ling-lom è una forma di lotta.

Lerd-Rit è il nome che si usa per il Muay Thai Militare, che comprende allenamenti contro multipli avversari e tecniche di difesa contro le armi. Trovare un istruttore di questa applicazione di Muay Thai è praticamente impossibile fuori dalla Thailandia. A differenza degli altri stili di Muay Thai, il Lerd-Rit usa solo mani aperte invece che pugni chiusi.

KRABBI KRABONG
Circa 4000 anni fa, gli AI LAO (come i Thailandesi venivano chiamati dai Cinesi), si stabilirono nel centro - ovest asiatico dopo aver combattuto per "aprirsi la strada" dal continente indiano.
La loro federazione di regni crebbe e fiorì fino al 200 D.C., quando la dinastia Han della Cina cominciò la sua guerra di espansione. Gli Ai Lao, notevolmente maggiori di numero, riuscirono a contenere l'ondata di espansione, principalmente grazie alla loro grande abilità con le armi.
Alla fine, il maggior numero di Cinesi, ebbe la meglio e gli Ai Lao divennero vassalli dell'impero Szechuan. Piuttosto che vivere sotto le regole cinesi, molte tribù gradualmente migrarono al sud, nelle foreste e nelle giungle del Sud - Est Asiatico.
Il primo leggendario esperto marziale Thailandese, fu il Principe Naresuan, che trascorse la sua giovinezza studiando l'Arte della Guerra, mentre veniva allevato e cresciuto come ostaggio alla corte dei Birmani, convinti che un giorno il giovane thailandese sarebbe stato loro fedele vassallo.
Egli aveva appreso l'uso di tutte le armi bianche e della lotta a mani nude.
Per esempio questo sovrano non solo era un esperto nell'uso dell'alabarda, con la quale uccise il principe Birmano invasore, a dorso di un elefante, ma eccelleva anche nell'uso della spada, con la quale lottò ed uccise poi un altro principe Birmano ancora. Come accennato in precedenza, egli fu ostaggio in Birmania per ben nove anni e si era fatto dunque le ossa, tra le più dure ed aspre lotte della vita. Se suo padre, il re Maha Thammaracia, avesse fatto il furbo, egli come ritorsione sarebbe stato ucciso subito. A sedici anni aveva già dimostrato doti strategiche ed un’abilità nel Krabbi Krabong eccellenti, così suo padre chiese al re della Birmania di riaverlo con lui, offrendo in cambio la principessa sua figlia Supha Thevi al suo posto. Il principe Birmano, con il quale Naresuan era cresciuto, covava un’invidia terribile nei suoi confronti e si sentiva offeso ed umiliato dalla magnifica abilità che egli possedeva in ogni materia di studio. Si narra che un giorno i due principi avessero scommesso sul combattimento tra due galli (sport cruento tuttora diffusissimo) e che il gallo di Naresuan avesse battuto quello di Ming Kassava. Questi allora, sdegnato disse con disprezzo a Naresuan: "Solo un gallo vassallo può essere tanto sfacciato!". Al che di ripicca Naresuan rispose: "Il mio gallo è capace di combattere non solo per una stupida scommessa, ma anche per la conquista di un Regno!". La frase era troppo allusiva e fu naturalmente dal principe ereditario riferita al padre che, da allora in poi, cominciò non solo a sospettare, ma anche a diffidare di Naresuan. E lo dimostrò con l’immediata preparazione di un potente esercito, per attaccare Ayutthia, allorchè se ne presentasse la necessità.
Di Naresuan, il leggendario Principe Nero, si narrano ancora molti altri episodi sul suo coraggio e prontezza d'azione. Una volta ad esempio, recandosi a fare visita a sua madre in Ayutthia, ebbe l'occasione di conoscere un nobile Cambogiano che aveva chiesto asilo politico al re, suo padre, e si era stabilito nella capitale.
Ma in realtà non era un perseguitato politico, bensì una spia al soldo del re della Cambogia. E infatti, un giorno, Naresuan lo vide fuggire su di una giunca cinese. Intuì allora subito la verità e, raccolto un pugno di uomini, saltò su di una barca reale e si mise all'inseguimento del fuggiasco. Raggiuntolo, imbracciò il fucile e gli sparò; disgraziatamente la canna della sua arma scoppiò e stava a sua volta per essere preso di mira dal cambogiano, quando il fratello Eka Thotsarot, che era accorso con lui, fece a tempo a metterlo al riparo dal colpo che lo avrebbe raggiunto in pieno petto. La giunca nel frattempo guadagnava tempo e, giunta alla foce del fiume Chao Phraya, spiegò le vele e si dileguò in alto mare.
Naresuan, non potendo con la sua piccola barca affrontare i marosi, dovette a malincuore far ritorno ad Ayutthia. Un’altra volta i Cambogiani fecero una delle solite sortite fuori dai loro confini, per saccheggiare le città Thai e portarne via gli abitanti come schiavi. Naresuan, saputolo, intervenne rapidamente con tremila uomini, inviandone cinquecento in avanscoperta, allo scopo di tendere un agguato ai Cambogiani. Questi, infatti, quando giunsero, si trovarono inavvertitamente attaccati di fronte e alle spalle; pochissimi furono i sopravvissuti.
Ma l'apoteosi di Naresuan doveva ancora arrivare. Mentre accadevano questi eventi, in Birmania il principe Ming Kassava, aveva sposato alcune principesse di stati vassalli e le maltrattava. Una di queste fu colpita con un pugno così forte che ebbe un'emoraggia al naso, così raccolse il sangue in un fazzoletto e lo inviò al padre come prova lampante dei maltrattamenti ai quali era sottoposta alla corte birmana. Il re di Ava, addolorato e giustamente adirato, si dichiarò libero dal vassallaggio e, ottenuto l'appoggio degli stati Shan, scrisse lettere anche a tutti gli altri governanti chiedendo loro di unirsi a lui contro il re della Birmania. Gli altri stati rifiutarono l'invito, ma non il principe Naresuan che partì con un esercito.
Il principe birmano, che covava un odio implacabile contro Naresuan, saputolo inviò due generali con i loro eserciti a fargli le feste, ossia di attaccarlo alle spalle e distruggerlo. Ma per fortuna, i due generali appartenevano alla stirpe Mon, avevano avuto un passato glorioso ed erano successivamente stati sopraffatti dai birmani e ridotti in schiavitù dall'attuale dinastia regnante, perciò odiavano il loro re ed il principe ereditario, mentre simpatizzavano per il coraggioso Naresuan, che avevano già avuto modo di conoscere durante la sua lunga permanenza presso la corte birmana.
Prima di partire essi vollero dunque chiedere un consiglio al loro maestro, abate di un tempio, il quale consigliò loro di non eseguire gli ordini ricevuti, perchè Naresuan non aveva commesso alcun male e perciò non meritava alcun castigo. Filosofia spicciola, ma sublime del buddhismo. Poi tutti e tre andarono segretamente ad avvisare Naresuan, che nel frattempo era giunto nella città di Muang Khreng la quale, per ulteriore fortuna e coincidenza, apparteneva ai Mon suoi sostenitori. Egli, grato ai suoi amici Mon ed indignato per il perfido complotto ordito da Ming Kassava, adunò il consiglio della città e, dopo aver esposto i fatti, dichiarò apertamente di volersi staccare dalla Birmania e riscattare nuovamente la libertà e l'indipendenza per la sua nazione.
Entrato quindi nella capitale birmana, senza colpo ferire, raccolse tutti i prigionieri Thai ancora superstiti e li invitò a far ritorno con lui in patria.
Il principe Ming Kassava, sconcertato e sorpreso dalla fulminea svolta degli eventi, non riuscì ad intervenire tempestivamente e, abbandonato dai suoi due generali, non si sentì di affrontare il nemico da solo e preparò con calma un esercito numerosissimo.
Naresuan cercò di coalizzare le città del nord, per avere più uomini, ma quando i governatori di Sukhothai e di Phi Chai, per paura rifiutarono, fece un giretto dalle loro parti e presili, li fece decapitare. Democratica soluzione del problema!
Poté così riavere in pugno tutte le città del nord della Thailandia e tutte decisero di combattere con lui i birmani.
Malgrado tutti questi sforzi, di uomini validi ce n'erano rimasti davvero pochi e, per quanto i Thai rispondessero ai suoi appelli, non potè raccogliere più di 10.000 uomini atti alle armi. Mentre sapeva benissimo che l'armata Birmana era formata da un contingente che era ben tredici volte superiore al suo. Naresuan tuttavia non si perse d'animo e, forte della sua audacia e incrollabile fiducia nella vittoria, ma sopratutto sorretto dalla sua profonda conoscenza del nemico, non desistette dall'impresa e puntò tutto sulla qualità della preparazione marziale nel Krabbi Krabong dei suoi uomini.
Naresuan curò personalmente l'addestramento fisico e morale dei suoi pochi guerrieri, con una durissima ma umana disciplina, dando lui stesso esempio di abnegazione, ordine, puntualità e spirito d'ardimento, buttandosi sempre per primo dove la battaglia infuriava con più forza. Si guadagnò così in breve tempo, la piena fiducia e tutta la stima dei suoi soldati, dai più umili fanti ai generali, tramutando dei pavidi uomini ancora terrorizzati dalle efferate brutalità e rappresaglie dei Birmani, in autentiche "macchine da guerra" sprezzanti di ogni pericolo. I suoi soldati lo idolatravano e non combattevano più, come i Birmani, da mercenari per il bottino o il saccheggio, ma per la patria e l'onore del loro valoroso capo.
Il loro morale era sempre alto, anche nelle più dure prove, e sempre ferma la loro fiducia di poter vincere il nemico, perchè tale era la loro preparazione nel Krabbi Krabong e ferrea la volontà del loro comandante.
Infatti, dopo aver contenuto e respinto le cinque poderose invasioni tentate dai Birmani, Naresuan e i suoi fedeli e coraggiosi Thai, passarono all'attacco del nemico e con tale impeto da prendere il sopravvento, annientare l'enorme armata dei nemici e soggiogarne la nazione.
L'ultima grande battaglia si svolse nella provincia di Suphan Buri, nella piana di Nong Sarai. Qui il neo Re Naresuan corse il più grande pericolo di tutte le precedenti battaglie e spericolate imprese.
Il suo elefante, infatti, e quello del fratello Eka Thotsarot, improvvisamente adombratisi, uscirono precipitosamente dallo schieramento Thai e si avvicinarono pericolosamente da soli verso le file dei birmani, proprio sotto gli occhi del principe Ming Kassava che avrebbe potuto farli circondare e catturare dai suoi uomini, se proprio in quel preciso istante, il Re Naresuan non avesse avuto l'istintiva e fulminea presenza di spirito, di sfidare a singolar tenzone il suo rivale Birmano.
Il principe Ming Kassava fu così condannato. Infatti, secondo le leggi della cavalleria e dell'onore
militare, egli non potè rifiutare il duello, ne scagliare i suoi uomini contro il re Thai, senza coprirsi d’infamia. Accettò dunque la sfida e ordinò ai suoi uomini di farsi largo.
Il principe Birmano ed il re Thai, si affrontarono con l'alabarda, dal dorso dei reciproci elefanti, ma quanto a destrezza non c'erano paragoni e dopo due secondi tutto era già finito. Secondo i dettami del Krabbi Krabong, re Naresuan lo aveva subito ingaggiato con una serie violentissima e rapidissima di colpi, uccidendolo quasi all'istante.
A tale vista i birmani si buttarono sui due fratelli decisi ad abbatterli o a farli prigionieri, ma i Thai, ripresisi dalla momentanea sorpresa, si lanciarono precipitosamente nella mischia, sbaragliarono completamente la compagine nemica e la misero in rotta. Ai Birmani non rimase altro che una precipitosa fuga, per sganciarsi dai Thai, e mettersi in salvo oltre i confini. Sul luogo del memorabile duello, fu cavallerescamente fatto erigere da Naresuan, un monumento a ricordo del povero principe Birmano contro il quale si era misurato.
Il Principe Naresuan, chiamato "Principe Nero" creò duetti ed esercizi di combattimento, organizzò competizioni di Muay Thai ed esercizi di combattimento a larga scala per aumentare il coraggio, la resistenza e la forza, insegnando contemporaneamente la scienza della guerra alla gente.
Dallo studio delle armi corte (Krabi) e delle armi lunghe (Krabong) nacque il nome della disciplina.
La Muay Thai o Boxe Tailandese si sviluppò molto a causa dell'eccessivo numero di guerrieri che venivano uccisi o feriti durante l'addestramento con le armi, inoltre essa completava tale addestramento fornendo al lottatore un panorama vasto e completo delle sue possibilità di difendersi con o senza armi.
Il Principe Nero morì attorno al 1590, mentre conduceva un'ennesima armata vittoriosa contro i Birmani.
In un capitolo del libro "I tre Regni" Khao Phu lottò con Machiko davanti il Re Cho; Machiko lotta con la lancia, Khao Phu con l'alabarda. Essi combattono a singolar tenzone con le armi di cui sono esperti per ben 230 tornei.
Ad un certo punto Khao Phu si arrabbia e sferra un colpo micidiale con l'alabarda, Machiko si scansa e a sua volta sferra un colpo di lancia che colpisce Khao Phu al petto, Khao Phu allora getta lontano la sua alabarda e afferra la lancia di Machiko; i due contendenti tirano la lancia ognuno dalla sua parte fino a che questa non si spezza in due tronconi e i due guerrieri imperterriti continuano la lotta con i due pezzi di lancia.
Questo dimostra come i due valorosi guerrieri fossero abilissimi sia nell'uso delle armi lunghe che in quelle corte.
Nel libro Inao, Kaman Kuning lotta contro il generale Raden Montri a corpo a corpo. I due generali sono abilissimi nell'uso di varie armi e sono pronti ad affrontarsi all'ultimo sangue.
Cominciano con la spada a cavallo, ma vedendo che non riuscivano a prevalere l'uno sull'altro, scesero da cavallo e continuarono la lotta a piedi con la sciabola, esaurendo tutte le mosse di attacco e difesa. Ambo le parti attaccano e si difendono egregiamente senza venire ad una conclusione, e allora passano all'uso del pugnale.
Questa sarà l'ultima arma con la quale Raden Montri riesce a battere l'avversario Kaman Kuning.
Questi due episodi della letteratura Thai dimostrano come tutti i guerrieri fossero abili nell'uso di varie armi.
Grazie al Principe Narsuan le Arti Marziali si diffusero tra la popolazione che le apprese benissimo trasformandole, di fatto, in tradizioni coltivate da tutti, tanto più che le invasioni da parte dei popoli limitrofi erano frequenti e di volta in volta, sia contadini sia operai, guerrieri professionisti, donne e ragazzi, si ritrovavano a dover respingere di volta in volta Birmani, Cinesi, Laotiani o Vietnamiti.
Tutti in casa tenevano le loro armi, generalmente di ottima fattura e quotidianamente si addestravano, cosi che in caso di invasione la nazione non doveva perdere tempo ad istruire la gente, ma bastava solamente organizzarla in gruppi. L'Arte della Guerra era una dote naturale che si portavano da casa e la maestria era cosa comune.
Il motivo poi per il quale la Nazione in quel tempo aveva molta fiducia nell'abilità dell'uso delle armi dei suoi soldati, era dovuto al fatto che tutta questa gente aveva ricevuto una validissima istruzione anche da parte dei numerosissimi maestri d'armi, schermitori formidabili e sempre pronti ad affrontare ed uccidere il nemico.
Inoltre avevano piena fiducia nelle loro armi, che erano fatte del metallo più duro e resistente possibile, forgiato con metodi simili a quelli in uso presso i Giapponesi. Le armi dunque non si spezzavano, non sfuggivano di mano, erano ben studiate e bilanciate.
Questi Maestri che a quel tempo abbondavano erano inoltre decisi a perpetuare questa loro arte affidandola alle nuove leve di giovani, come una sacra eredità da conservare pura nella sua tremenda efficacia, fino ai giorni nostri.
Questi tre punti sono la base generale di tutti i popoli, per una seria preparazione alla guerra.
In pratica non si sa con certezza quando abbia avuto origine il Krabbi Krabong, chi lo abbia inventato, giacché non abbiamo nessuna fonte storica precisa. Da questo possiamo dedurre che i Maestri d'armi imparavano e insegnavano con la pratica, senza preoccuparsi minimamente della teoria, di cui non ci hanno lasciato traccia.
Poichè il popolo Thai è da sempre stato una razza guerriera fin dall'antichità, ed essendo il Krabbi Krabong il principale degli esercizi marziali, è logico ritenere che sia antichissimo, almeno quanto la stessa razza che, è giusto ricordare non è mai stata dominata da alcun popolo straniero, nemmeno dai cinesi con i quali vi furono solamente influenze culturali e commerciali.
Possiamo ritenere come punto storico certo, il periodo del 2° Regno Ciakri di Bangkok, poichè Sua Maestà il Re Rama II stesso ne parla nel libro di Inao dal quale riporto il seguente brano:
"In quel tempo il Re Man Ja Kida - Lan fu felice di vedere Inao che era venuto a trovarlo e gli disse: -Ho sentito che sei molto abile nella scherma del Krabi, perciò ti pregherei di darmene una dimostrazione: allora il capo dei funzionari che si chiamava Kida - Ian, ordinò di chiamare alcune coppie di duellanti, per questa dimostrazione -".
Da questo racconto possiamo arguire che il Krabbi Krabong era già conosciuto da tanto tempo.
Più tardi durante il regno del Re Rama III, il poeta Sunthonphu scrisse il poema dei due Principi fratelli Aphai Mani e Sisuwan e narra che vanno a congedarsi dal Re padre, per andare nella foresta in cerca del Maestro che allora era chiamato Thisapamok, secondo la consuetudine di quel tempo. Trovato il Maestro, essi appresero ognuno un sistema di lotta diverso dall'altro; come si può capire dal seguente brano: Ban Chanta Kham Phram Phrùt Tha:
"Dopo aver camminato per 15 giorni giunsero in un paese dove c'era il Maestro Thisapamok. Uno divenne molto abile nel suonare il flauto al punto che chi l'ascoltava perdeva i sensi, l'altro era abile con le armi".
In seguito durante il regno di Rama IV, al Re piacque tanto il Krabbi Krabong che inviò i figli a studiare quell'Arte Marziale fino a farli diventare maestri.
Nel 2409 dell'Era Buddhista, ossia nel nostro 1866 ci fu la cerimonia di ingresso nella Pagoda del Buddha di Smeraldo, del Principe Ereditario Ciulalongkorn come aspirante bonzo.
Ebbene subito dopo la cerimonia il Re obbligò il principe a rivestire gli abiti principeschi e ad assistere a una dimostrazione di Krabbi Krabong con tutte le armi tradizionali, nessuna esclusa.
Tutti i figli del Re Rama IV divennero Maestri esperti di Krabbi Krabong e lui stesso lo praticò assiduamente durante tutto il suo regno. Il Re stesso Phrabat Somdet Phrachula Chom Klao studiò e praticò ad altissimo livello sia il Krabbi Krabong sia il Muay Thai sotto la guida del Maestro di corte Phon Jotha Nujot, organizzò tornei nazionali, invitò presso il suo palazzo i migliori Maestri del paese e divulgò l'arte tra la gente fino a farla diventare la più importante delle discipline ufficialmente riconosciute.

LE ARMI DEL KRABBI KRABONG
L'armamento dei Thai fin dall'antichità consisteva in armi per tagliare o infilzare che erano in dotazione a tutti i soldati e cioè: Sciabola, Spada, Coltello a due punte, Lancia, Picca, Alabarda, Armi da lancio in generale, Bastoni lunghi e corti, Coltello Khukry, Pugnale Kriss; come armi di difesa avevano lo scudo curvato come un coppo o a corteccia d'albero, lo scudo piatto e lo scudo rotondo.
I Thai chiamano queste armi KHRU'ANG MAI e le dividono in due gruppi:
1) KHRU'ANG MAI RAM (K.M.R.)
Le K.M.R. sono il Krabbi Krabong che hanno dedotto (riprodotto) da armi vere e proprie, ma non esattamente perchè, curandone la bellezza le hanno modificate in forme diverse e, nello stesso tempo le hanno indebolite, per cui quando si usano bisogna stare attenti a non dare dei colpi troppo forti, altrimenti si corre il rischio di romperle; sono per lo più armi cerimoniali.

2) KHRU'ANG MAI TI (K.M.T.)
Anche le K.M.T. sono derivate da armi vere e proprie, ma ne hanno solamente la somiglianza, nella sostanza infatti sono più leggere, più dure e forti per cui non si rompono facilmente e durano più a lungo.
Se infatti non si impiega del materiale adeguato, come si è detto, oltre che a deteriorarsi, spesso possono essere di pericolo a chi le usa nella lotta.

MID SAN: IL COLTELLO
Nella pratica del Krabbi Krabong vengono studiati tre tipi di coltello:
Il Kriss Pattani (Krish o Krid in lingua Thai), dal nome della provincia nella quale venivano fabbricati i migliori di questo tipo, è un coltello cerimoniale dalla classica foggia a raggio di sole, che viene impiegato per lo più per attacchi di punta ed è diffusissimo tra la popolazione Mussulmana che vive nel sud del paese. Molto diffuso in Malesia e Indonesia, le ferite che produce sono difficilmente rimarginabili, tuttavia la tecnica d'uso è tutto sommato abbastanza semplice e facilmente contrastabile.

Il Khukri, coltello tipico del Nepal, ma diffusissimo in tutto il sud - est asiatico, dalla classica linea curvata in avanti, viene usato con movimenti di polso circolari ed è molto, ma molto più letale del Kriss. Il peso, la rastamatura sbilanciata in avanti e il filo tremendo della lama, gli permettono di mozzare e decapitare facilmente arti o teste, le ferite che produce sono profonde e portano comunque alla morte per dissanguamento rapidamente. E' questo il coltello più amato dai praticanti di Krabbi Krabong, nella versione Thai del coltello è stata modificata la punta facendola ad "unghia"rivolta all'insù, così da poterlo impiegare anche per attacchi di punta, molto più difficili da eseguirsi diversamente, con la versione "Nepalese". Il manico è fatto di legno o di corno di bufalo, osso o avorio, in genere è abbinato a due mini coltelli da fodero; uno è per affilare l'arma, l'altro serve per scuoiare. Il Khukri non fu usato solamente per il combattimento, si può infatti usare per disboscare, per tagliare legna da ardere e per altri lavori domestici. Durante la Seconda Guerra Mondiale, un fuciliere Thaman Gurung, da solo, si avvicinò furtivamente di notte ad un campo di Tedeschi e li decapitò silenziosamente. L'effetto sul morale Tedesco fu devastante. Questi tipi di coltello possono essere di svariate dimensioni, il classico utilizzato dalle forze speciali Thai, simbolo come per i Gurkha di ferocia senza pari, è lungo circa 45 cm.
Adottato dai reparti dei Gurkha dell'esercito Inglese, si vede spessissimo anche nell'equipaggiamento dei Royal Para Commando Thailandesi. Nella scuola Thai si impara anche a duellare impugnandone due, uno per mano. Molto probabilmente è una derivazione dell'antico pugnale greco chiamato "Copis", importato dalle truppe di Alessandro Magno durante la sua conquista dell'India.

Il terzo tipo di coltello è il Kabar, chiamato anche Camillus che, al di là del nome apparentemente esotico, è un classico coltello da sopravvivenza e combattimento simile a quelli in vendita in tutti i negozi in stile Rambo. Il Kabar originale aveva il manico composto in cerchietti di cuoio sovrapposti e la sua lama, di fattura semplice, era tuttavia robusta e si prestava ad attacchi sia di punta che di taglio.

SCIABOLA KRABI
La sciabola (Krabi) è composta di varie parti e cioè: la lama, l'impugnatura o elsa, la coccia e il fodero. Il Krabi o la vera sciabola è un tipo d'arma che si usa per difendersi e per trafiggere. Pertanto è fatta di acciaio di buona qualità, e ha forma acuminata; è lunga all'incirca 90 cm. Ha un peso non molto elevato, quanto basta per manovrarla agevolmente con una sola mano, sia per la difesa che per l'attacco.
In gran parte le sciabole vengono fabbricate adattandole alla mano dell'utente, in modo che questi sia facilitato nel suo uso di difesa ed attacco.
La tecnica armata Thailandese invece trova molte più rassomiglianze con quella in uso in Europa ovvero la nostra scherma. Oltre alla spada e alla sciabola, in Thailandia, malgrado s'insegni a combattere con svariate armi che vanno dalle doppie spade, allo scudo-sciabola, al bastone, alla lancia, all'alabarda ecc..., la tecnica schermistica è a carattere meno esoterico-filosofico e più pratico e sostanziale. A questo dobbiamo aggiungere anche che, per esempio, la tecnica di spada giapponese doveva considerare il fatto che l'avversario, vestiva spesso una corazza d'acciaio resistente.
In Tailandia con spesso 40° all'ombra, i guerrieri non potevano indossare alcuna corazza quindi combattevano quasi nudi, di conseguenza le spade dovevano essere maneggevoli e veloci, ferirsi e morire diveniva estremamente facile. Così la tecnica in uso nel Siam era più sofisticata e ricca di trucchi, priva di regole o codici etici, pragmatica e strutturata per proteggersi abbattendo il nemico. La Thailandia inoltre era una terra, che, come già descritto, per la sua posizione sul Golfo del Siam e Mar Cinese meridionale era strategica per tutti, così talvolta i Cinesi, talvolta i Birmani, i Vietnamiti, i Malesi ecc.... tentavano a turno di invaderla. Per questo, contadini e guerrieri dovevano continuamente misurarsi con eserciti agguerriti, ognuno dei quali addestrato con le tecniche della propria, specifica, arte marziale. Per sopravvivere dovettero quindi continuamente modificare, adattare e migliorare il Krabbi Krabong, e con esso naturalmente il pugilato tradizionale Muay Thai.
La tecnica di scherma Siamese, il DAAB THAI, ha carattere scientifico come quella internazionale europea, anche se contempla l'uso di armi affilate di fattura tradizionale. L'arma base si chiama Krabi, ed è a tutti gli effetti, una sciabola di tipo europeo. Non s'impugna dunque a due mani, ma con una; essa viene caricata con movimenti circolari dietro la testa e portata con stoccate fendenti i cui angoli sono vari e mutabili. Le parate sono eseguite formando angoli di protezione di 45°. E' stato provato che questa angolazione e la migliore per scaricare la forza dei colpi.
Il corpo si sposta sui tarsi e compie movimenti circolari con le gambe per uscire sempre dalle traiettorie di tiro dell'avversario.
L'applicazione corretta di questi principi, unita alla semplicità, essenzialità ed eleganza strutturale della tecnica rende il tutto di un'efficacia estrema ed affascinante a vedersi.
Il duello con le due spade corte ed affilate, chiamate DAAB SONG MUE, è poi impressionante.
I colpi sono portati con ferocia e determinazione, a velocità che sembrano impossibili. Solo l'esatta
conoscenza delle tecniche e dei loro possibili concatenamenti, permette di salvarsi la vita. Nelle competizioni che si svolgono ogni anno in Thailandia, sono state giustamente introdotte armi di legno le quali, pur non evitando ferimenti, cercano di evitarne tuttavia l'esito letale.
Mentre la sciabola Krabi è a tutti gli effetti identica per fattura a quelle in uso in Europa, le corte spade Mi Daab (o Mee Daab), assomigliano ad una via di mezzo tra un Machete e un Dao cinese. Il Mi Daab è lungo circa 90 cm. di cui 30 occupati dal manico e dall'elsa. La lunghezza del manico ha due funzioni: la prima è di proteggere l'avambraccio nelle parate, la seconda quella di equilibrare il peso della spada affinché, nonostante il suo peso sia di una certa rilevanza (1,5 kg), essa possa essere maneggiata agilmente ad alta velocità. Le spade in Thailandia vengono sempre impugnate con una mano, mai con due, tranne in qualche situazione che richiede l'altra mano come appoggio di sostegno nella ricezione dei colpi più potenti.
Un altro tipo di spada si chiama Pakham ed assomiglia molto ad un gladio romano, con lama corta a goccia ed un manico molto lungo come quello del Mi Daab.
Anche l'arte della spada in Thailandia ha connotazioni spirituali.
Infatti, prima di essere impugnata, essa viene sempre rispettata attraverso il saluto rituale Wai, questo perché si ritiene che contenga gli spiriti di antichi guerrieri e che rappresenti essa stessa il Maestro. Non va mai lasciata distesa al suolo, né la si può scavalcare con le gambe. L'arma attraversa una cerimonia battesimale con la quale acquisirebbe proprietà magiche. Sulla lama, Maestri fabbri incidono dei sacri Mantram allo scopo di proteggere il guerriero dai colpi nemici.
L'arte del Krabbi Krabong si pone l'obiettivo di forgiare il carattere attraverso la disciplina mentale. Disciplina significa coerenza spirituale; essa deve essere armonia di parola, pensiero e azione.
E' necessario quindi imparare a dominare il proprio pensiero. Per questa ragione le pratiche di meditazione legate alla tradizione Buddhista Theravada (del piccolo veicolo) accompagnano da sempre la pratica di questa disciplina. Inoltre ci si esercita a sviluppare, adottare ed impostare, strategie diversissime in tempi rapidissimi.
C'è un librettino grazioso, scritto da uno dei più grandi scrittori giapponesi contemporanei : Yukio Mishima, morto suicida facendo Hara kiri, che descrive in modo mirabile delle sensazioni e dei principi sull'arte della spada, che sembrano perfetti anche per descrivere la tecnica Thailandese .
Nel libro. "Lezioni spirituali per giovani Samurai" dice testualmente:
"La spada, una volta estratta dalla guaina, inizia un suo caratteristico movimento. Proprio come accade ad una pallottola nell'attimo stesso in cui viene esplosa e che, proiettata contro il nemico, percorre una traiettoria ineluttabile; per strano intervento del destino, tuttavia, può centrare l'elmo calato sulla fronte, penetrare al suo interno, scivolare ed uscire senza provocare alcun danno. In molti casi l'azione può concludersi senza aver conseguito il suo scopo, ma è comunque sempre costretta a conformarsi alla legge ed alla logica che la obbligano a dirigersi in linea retta verso l'obiettivo. Immaginiamo di rivolgerci alla pallottola in volo e di domandarle: "Dove stai andando ?" La pallottola ci risponderebbe: "Vado ad uccidere il nemico !" e continuerebbe ineluttabilmente la sua corsa. Sarebbe impossibile per lei perdersi in un'attività secondaria. In questo senso anche la spada, sebbene non rapidamente come le pallottole, una volta snudata non può essere rinfoderata senza aver ucciso. Quando non è snudata con questo scopo, la spada viene sconfitta ed umiliata agevolmente.
Lo dimostra con efficacia ciò che accadde all'Università di Tokio, quando un gruppo di studenti del club di ginnastica fece irruzione brandendo spade, e venne subito disarmato e sopraffatto. Sembra incredibile che costoro si siano lasciati togliere le spade senza neppure scalfire gli avversari. Probabilmente le avevano snudate non per uccidere, ma soltanto per minacciare. Questo è un obiettivo estraneo alla natura delle spade, e quando un’arma viene usata per uno scopo diverso da quello per cui è stata forgiata, perde istintivamente la sua forza."
Ecco, In Thailandia le spade vengono utilizzate con questo spirito guerriero così ben descritto da Mishima; anche in allenamento, quando si colpisce, la determinazione rimane sempre quella necessaria ad uccidere inevitabilmente ed ineluttabilmente il nemico. Questo naturalmente rende gli allenamenti molto più pericolosi di quanto ci si aspetti, ed è la ragione per la quale un europeo sarà bene che impari molto velocemente ad unificare mente e corpo. Egli otterrà questo obiettivo, non con pratiche mistiche, ma concentrandosi completamente su quanto sta facendo, nella consapevolezza che un piccolo errore potrebbe avere anche tragiche conseguenze per la sua vita.
La mente deve essere in grado di mutare strategie, tecniche e schemi rapidamente e senza soluzione di continuità.
Parate ed attacchi devono essere netti, puliti e rapidissimi; inoltre occorre abbandonare l'idea che l'attacco e la difesa siano due azioni distinte. Anzi in questa scienza marziale viene insegnato a non pensare che la scherma sia l'unione di diversi movimenti semplicemente tra loro collegati.
Il livello di aggressività dunque, viene mantenuto costante sia nella difesa che nell'offesa. Si inspira nella parata e espira nell'attacco, spostandosi sugli avampiedi e mantenendo il baricentro del corpo basso.
Lo scopo ovviamente è di colpire rapidamente il bersaglio più vitale del vostro rivale. Talvolta occorrerà accontentarsi di meno, ritirandosi, per creare le opportunità migliori per il colpo risolutivo.
L'affondo, per esempio, è uno dei modi privilegiati per sferrare l'attacco finale. Nel duello, la lama trafigge fino alla schiena, compiendo il suo lavoro di devastazione senza spreco di movimento.
In sostanza, mentre l'avversario attacca il vostro corpo, la vostra aggressività e determinazione devono demolirgli la mente.
Chi vede gli incontri, ha spesso l'impressione che tutto sia preordinato, come se i combattenti si fossero messi d'accordo. In realtà non è così. Tutte le tecniche sono basate su passi e principi che sono bene conosciuti da tutti i praticanti; essi prevedono tutte le possibilità e angoli d'attacco e vengono chiamati Khrom. I principali sono solo una decina, ma le possibili varianti che possono nascere dalla libera interpretazione e fusione tra i vari khrom, danno un numero altissimo di tecniche a disposizione del combattente, creando un gioco vario ed imprevedibile nel quale soltanto l'astuzia e l'abilità permettono di conseguire vittoria.
La spada quindi va "sposata", deve diventare un'estensione del corpo e dell'anima. Nel duello di Krabbi Krabong essi devono agire di perfetto accordo, in sincronia. I pensieri devono essere tradotti in azione subito, non vi è tempo per riflettere sul perché di una certa tecnica. L'anima suggerisce alla mente quello che deve essere fatto e, prima che essa possa analizzare la mossa, il corpo deve averla già eseguita. Il corpo cioè fa quello che è necessario, mentre la mente rimane serena e quasi distaccata. Occorre dunque esercitare la propria forza interiore e andare alla ricerca di quell'equilibrio, che ci condurrà a quell'azione unica, perfetta, irripetibile.
A questo scopo concorrono la pratica delle Danze sacre Ram Awut eseguite con l'ausilio della musica rituale Sarama e la recitazione dei mantram. Esse erano presenti in tutti quei momenti cerimoniali inerenti la vita e la morte, come si può costatare anche nella scena dell'esecuzione capitale nell'ultimo e bellissimo film: "Anna and the King".

SCIABOLA TI (Krabi Ti) - Per Battere
Anche la sciabola Krabi Ti ha le stesse caratteristiche della sciabola Krabi - Ram; il suo peso maggiore è dalla parte dell'impugnatura, per renderla più leggera in punta e nella metà, è corredata da due scanalature; la punta è curvata all'insù, mentre l'estremità opposta ha una barca per fissare meglio la coccia.
L'impugnatura della sciabola Krabi Ti è fissata saldamente al corpo della lama ed è lunga all'incirca 12 cm e grossa quel tanto che si possa afferrare saldamente ed agevolmente con la mano.
La coccia ha la forma di una mezza palla da takrò, o da piccola cesta semisferica usata anche per raccogliere la frutta, ma è fatto di stecche di ferro saldamente fissate nelle due estremità dell'impugnatura e serve a difendere la mano che impugna la spada, dai colpi dell'avversario.
Il fodero del Krabi - Ti che si porta a tracolla e serve a riporre la spada quando non la si usa, ha le stesse dimensioni della lama dell'arma e può essere di metallo, di cuoio o di legno.
L'interno è foderato di pelle morbida o di stoffa per evitare di scalfire sia la lama che il fodero.
L'impugnatura è avvolta da filo attorcigliato ricoperto da lacca. Il motivo per il quale la si fa con il vimine è perchè esso è leggero, flessibile e molto resistente. Un’arma così, può facilmente essere mortale. Per rendere qualche volta le esibizioni più entusiasmanti ed eccitanti, alcuni lottatori di Krabbi Krabong si fanno delle sciabole speciali che hanno le parti essenziali, e cioè la lama, l'impugnatura e la coccia come al solito; ma hanno la punta modificata con l'aggiunta di una striscia di pelle di bufalo che viene arrotolata e legata salda con uno spago sottile, spalmato poi di lacca.
Questa punta è molto elastica e quindi dà una botta molto più pesante e dolorosa; serve perciò ad abituare il duellante a ricevere e a sopportare il dolore.
Chi si esercita infatti in questa disciplina, non può evitare di ricevere qualche colpo doloroso.

KRABI RAM - Sciabola Ram per la danza
La sciabola Ram ha le stesse caratteristiche della sciabola vera (Krabi Cing); è lunga all'incirca un metro e la sua lama è fatta solitamente di un vimine speciale più grosso di un dito pollice che termina in una punta più sottile e ricurva, avvolta in una guaina di filo sottile spalmata di lacca dorata. L'impugnatura è ricoperta di velluto, mentre la coccia è formata da una striscia di cuoio duro
laccato in oro con disegni vari in stile Thai. Questo tipo di sciabola Ram (Krabi Ram) qualche volta è fatto di legno tempestato di lustrini piccolissimi su tutta la sua superfice. Come dicevo essa serve per la danza. La danza non è un Kata o una forma, bensì una serie di lenti movimenti ritmati che non hanno alcun scopo tecnico - marziale, ma hanno solamente il compito di liberare la forza interna (Phlang Chit), invocare la protezione del Buddha e rendere omaggio a Bhrama quadrifronte.

Spada vera – Daab
La vera spada è un’arma che serve per tagliare e trafiggere. E' fatta di acciaio di buona qualità: ha la lama piatta che dalla metà in poi si va restringendo fino a terminare in una punta aguzza; la sua lunghezza raggiunge i 90 cm. circa.
Ha un peso maggiore della sciabola, che diminuisce a mano a mano che si sposta verso la punta.
La lama, come si è detto, è piuttosto pesante e fatta di buon acciaio; la sua larghezza al massimo può raggiungere i 22 cm, mentre la lunghezza si può dividere in due metà; la parte grossa e rotonda
dell'impugnatura e la parte piatta ed appuntita della lama.
L'impugnatura, fissata saldamente alla lama, è di forma rotonda e lunga all'incirca 30 cm; grossa quanto si possa impugnare con una mano agevolmente e fortemente. E' solitamente di legno molto duro.
La sua lunghezza è dovuta al fatto che deve difendere tutto l'avambraccio, dalla mano al gomito.
La coccia della spada è una lamina di ferro fissata saldamente fra l'impugnatura e la lama, per difendere le dita della mano che impugna la spada.
Il fodero ha le stesse caratteristiche del fodero della sciabola. E' da notare che anticamente, allorchè il duellante era abile nell'uso delle armi corte, solitamente preferiva armarsi di sciabola; ma se doveva usare un'arma lunga di solito preferiva la spada, impugnandola con due mani, da cui il nome: "Spada a due mani". E tale spada veniva portata dietro le spalle, con il manico che spuntava sopra una di esse; facile quindi da afferrare ed estrarre dal fodero per usarla tempestivamente contro il nemico. Alcuni guerrieri solevano tenere in mano la spada e nell'altra lo scudo: questo sistema di difesa ed offesa, era chiamato "Spada - Scudo"(Daab-Dan).

SPADA - RAM (Per la Danza Sacra)
La Spada Ram ha la stessa forma della spada vera, ma non ha la punta aguzza che è smussata e la lama stessa è di larghezza uguale per tutta la lunghezza. La si può fare in vari modi, prendendo del legno leggero, gli si dà la forma di una spada e la si ricopre con lacca dorata; viene decorata poi con vari disegni Thai. All'impugnatura si dà la forma della bocca di un drago e la si dipinge con colori vivaci. Per rendere bella la spada - Ram, si può ricorrere a qualsiasi elaborazione raffinata; nessuno lo impedisce, purché mantenga una certa rassomiglianza con la spada vera.

SPADA - TI (Per Battere)
Ha la stessa forma della spada Ram ed è fatta in maggior parte con vimine della grossezza facile da essere impugnata dalla mano.
Conviene usare un vimine vecchio con la scorza che è stato asciugato bene esponendolo al sole. La coccia è fatta con cuoio. Le estremità vengono intrecciate e legate in modo che non si rompono e quindi laccate e dorate. Non è consigliabile usare il vimine sottile perché non è adatto a dare i colpi (fendenti); è preferibile il vimine più grosso, perché ha due vantaggi: maggiore leggerezza e più elasticità.

ALABARDA NGAO
L'Alabarda vera (Ngao Cing) è un'arma che serve per colpire e per trafiggere. L'asta è di ferro di buona qualità e termina con una lama leggermente ricurva come una sciabola. L'utilità dell'alabarda non differisce molto da quella della sciabola, ma ha il vantaggio di poter colpire a maggiore distanza data la lunghezza dell'asta o impugnatura. Serve quindi non solo quando si combatte a terra, ma specialmente quando si combatte a dorso degli elefanti o a cavallo, giacché è provvista anche di un uncino per dare ordini all'animale.
Questo uncino si chiama:" Kho Ngao".
Anche l'alabarda ha la forma e si compone delle medesime parti di una spada e cioè: impugnatura (o Asta), lama e coccia. Differisce solo per la lunghezza. L'impugnatura ad asta è lunga all'incirca 170 cm, grossa quanto basta per impugnarla saldamente ed agevolmente, ed è fatta di legno elastico, forte, che non si rompe facilmente.
Alcuni tipi di alabarde sono di metallo, ma sono pochi perché pesanti e quindi poco maneggevoli e adatte a colpire.
Queste armi si usano impugnandole con due mani. L'impugnatura corretta, consiste nell'afferrarle con la mano sinistra a 25 cm dall'estremità dell'asta, e con la destra a una distanza dalla sinistra più opportuna e comoda. La coccia della lancia ha la stessa forma di quella della spada e serve a parare il colpo dell'avversario, quando fa scivolare la sua lancia lungo all'asta.

ALABARDA - RAM (Per le Danze Sacre Ram Awut)
Ha le stesse caratteristiche dell’alabarda vera. In maggior parte sono fatte e decorate allo stesso modo delle spade di cui abbiamo detto sopra. 

ALABARDA - TI (Ngao Ti)
Ha le stesse caratteristiche dell'alabarda Ram; anche questa fatta con vimine del tipo grosso, che però viene ricoperta da un tessuto spesso o da feltro, per attutire i colpi.

IL BASTONE GROSSO (Phlong)
Il bastone grosso vero e proprio, è un’arma usata per picchiare; viene anche chiamata SISOK: "Quattro gomiti". E' fatto con legno resistente che non si rompe facilmente. Alcuni sono fatti di metallo. Il bastone grosso è lungo all'incirca 200 cm ed è grosso circa 20 cm e cioè quel tanto che si possa afferrare e fare scorrere agevolmente. Non ha la testa e la coda, ma è di grossezza pari su tutta la lunghezza.
Il sistema di impugnarlo è di afferrarlo con le due mani al centro e in modo che le mani siano a uguale distanza dalle estremità e anche ad una distanza fra loro tale da poterlo equilibrare e maneggiare agevolmente con disinvoltura. Si può usare da tutte due le parti, per battere e per questo differisce dalla lancia che viene usata solo da una parte.

IL BASTONE GROSSO - RAM (Per le Danze Sacre)
Ha la stessa forma del precedente, ed è fatto con la radice del Fico d'India, che ha il pregio di essere diritta, leggera, resistente e talvolta con dei bei fregi naturali. La radice tolta dalla pianta si pialla e poi si pulisce con carta vetrata, in modo da renderla liscia. Si lucida quindi con olio per cui prende l'aspetto lucido del legno d'arancio - gelsomino. Le due estremità di 40 cm ciascuna, vengono solitamente ricoperte con stoffa di broccato o di seta per renderle più belle.

IL BASTONE GROSSO - TI
Ha le stesse caratteristiche dell'altro, Ram, ma di qualità inferiore; ad esempio si usa ugualmente la radice del Fico d'India, ma lo si orna di stoffe meno pregiate perché serve a picchiare selvaggiamente e non a sfoggiare la sua bellezza durante la danza sacra.

LO SCUDO A FORMA DI TARGA – DUNG
Lo scudo a forma di coppo, è un'arma di difesa che serve per l'appunto a proteggere il corpo dai colpi dell'avversario. Ha la forma di un rettangolo curvato come un guscio della pianta di banana; largo all'incirca 15 cm e lungo 100 cm; è fatto con cuoio o vimine sostenuti da stecche di legno.
Nella parte interna è munito di due bracciali: uno per infilare il braccio e l'altro da infilare e tenere saldamente con la mano.
Questo scudo si usa con la spada e perciò si chiama: "Spada - Scudo curvo".

SCUDO PIATTO - KAEN
Anche lo scudo piatto Kaen è un'arma di difesa come lo scudo curvo Dung. Ha la forma di un rettangolo piatto con la lunghezza superiore alla larghezza. E' fatto di cuoio duro ricoperto esternamente con oro e disegni vari, per cui lo si chiama :"Scudo d'oro". La parte interna ha due anelli , come lo scudo Dung, per manovrarlo saldamente. Anche questo si usa con la spada e perciò viene chiamato: "Spada - Scudo Piatto".

LO SCUDO ROTONDO - LOH
Lo scudo rotondo Loh è ugualmente un'arma di difesa come gli scudi Dung e Kaen, ma differisce molto da quelli per la forma che è rotonda come una padella. E' fatto anch'esso con cuoio, vimini o metallo. Nell'interno ha ugualmente due anelli per poterlo impugnare bene con fermezza.

PALO - GOMITO A DUE CAVICCHI MAI SAN (o MAI SOK)
E' molto simile alla più conosciuta arma chiamata in genere Tonfa tra gli addetti, ma tuttavia ha delle caratteristiche particolari che lo rendono sostanzialmente diverso. Il Mai San è un arma che si differenzia da tutte le altre di cui abbiamo parlato, perché esse derivano tutte da armi vere, mentre questa no. Questa, seppur antica, è stata creata da un grande maestro di Krabbi Krabong, per difendere il braccio nella parte inferiore: dalla mano al gomito.
Il Mai San ha le dimensioni dell'avambraccio, ed è ricavato da un tronco di legno lungo circa 45 cm e largo 7 cm, scavato nella parte interna come un coppo, per poter infilare l'avambraccio e tenerlo saldamente. Ad un'estremità ha due fori, dove si fissa una corda grossa quanto un dito mignolo, a mo’ di anello. Per usarlo si infila il braccio in questo anello e, con la mano si va ad afferrare uno dei due pioli o cavicchi, quello interno; quello esterno invece serve a proteggere la mano dai colpi spietati dell'avversario.
Il motivo che ha spinto l'ideatore di quest'arma, è stato il pensiero che, nonostante l'esperto di Krabbi Krabong si possa difendere anche a mani vuote con la tecnica del Muay Thai, sforzandosi di avvicinarsi il più possibile all'avversario (così da impedirgli di usare la sua arma), corre il rischio che, se costretto ad intercettare l'arma, gli venga magari spezzato l'avambraccio. Ciò è normale e succede di frequente. Con il Mai San questo problema viene risolto egregiamente; la tecnica marziale e la danza sacra si rifanno ai movimenti del Dio Scimmia Hanuman.

A questo elenco di armi andrebbe aggiunta l'ascia (kwan) sulla quale so troppo poco in quanto arma poco usata dai Thai e quindi considerata secondaria anche nell'allenamento del Krabbi Krabong.
Nel Krabbi Krabong, come del resto nella Boxe Thailandese, vi è l'accompagnamento della musica; musica che viene chiamata PI CHAO - KLONG KHEK i cui strumenti sono:
1) Pi Chao;
2) Klong Khek Tua Phu (Tono Alto);
3) Klong Khek Tua Mia (Tono Basso);
4) Ching Chap Chang Va;
Presumo che sia il duello Krabbi Krabong, che il pugilato Thai, non siano stati accompagnati dalla musica fin dalla nascita, ma certamente dopo. Questa musica infatti non è Thai: Le parole Pi e Klong infatti sono straniere: Forse solo Ching Chap Chang Va sono Thai, e sono state aggiunte in seguito.
Il Pi Klong è molto usato dai Giavanesi nella loro musica. I Thai l'hanno preso da loro e unendolo al Ching hanno creato la loro musica, adatta ai tornei di ogni arma.


martedì 7 maggio 2019

Armi improvvisate


Alcuni punti salienti:
La parola chiave è "improvvisare".
Se ci troviamo in una situazione pericolosa, un'arma "improvvisata" già pronta, dimostrerà chiaramente i nostri intenti e saremo quindi probabilmente perseguiti legalmente.

Un'arma improvvisata non è così ovvia
Giacca (strangolamento, leva articolare, distrazione)
Aerosol (spray negli occhi, si combina con un accendino?)
Rocce/ Piastrelle (lancio, utilizzate come armi lancinanti (le piastrelle sono taglienti))
Sabbia (distrazione)

Essere preparati senza farlo apparire come una premeditazione ...
Una cintura con una bella e grande fibbia in metallo è una grande arma improvvisata.

Gli artisti marziali più preparati e gli esperti di self defence concordano nel riconoscere che le armi improvvisate sono una grande, metodologia utile e conveniente di autoprotezione e di difesa personale. Improvvisare armi è facile e accessibile a tutti. Queste sono particolarmente importanti nei paesi dove sono in vigore leggi severe sulle armi.
Molti attacchi oggi sono eseguiti da assalitori armati e l'utilizzo di armi improvvisate può livellare il campo di gioco. Saper improvvisare un'arma può fare la differenza tra allontanarsi illeso o avere la peggio.
A mio avviso questo è un settore che non viene approfondito e sviluppato come merita.

Tre movimenti primari
Una cosa vorrei innanzitutto ricordare è il modo in cui un'arma viene utilizzata.
Ci sono tre principali movimenti con cui colpire con un'arma improvvisata:
  1. Si può far oscillare l'arma in modo molto simile a una mazza o un bastone,
  2. Potete utilizzare l'arma come se fosse un coltello
  3. Si può colpire in modo molto simile ad un maniaco che brandisce un corpo contundente. Questo movimento è molto simile ad un pugno a martello quando si colpisce.

E' lasciato al singolo individuo e alle sue preferenze il come verrà utilizzata un'arma improvvisata.

Spinta limite convenzionale
L'unico metodo che vorrei sconsigliare è il tradizionale movimento di accoltellamento poichè il punto debole è il polso, questo può facilmente piegarsi o cedere. La spinta come illustrato di seguito può causare facilmente una distorsione del polso.






Personalmente preferisco movimenti a martello che tendono ad essere di natura abbastanza lineare piuttosto che movimenti di tipo circolare, come si vedrà nelle immagini qui sotto.

Una o due mani?
Un'altra cosa da tenere in considerazione è se l'arma possa essere utilizzata con una sola mano o due. Spero che il lettore raccolga alcuni oggetti ogni giorno e comprenda la prospettiva di come possono essere utilizzati e sperimentare con loro.

Esempi
Ecco alcuni esempi di oggetti e alcune prese a loro applicate:

La lattina di una bevanda può essere utilizzata con la presa indicata di seguito. La lattina può essere piena, vuota o anche mezza piena. Se il liquido vola fuori dall'altra parte può aiutare andando negli occhi dell'attaccante

.

Un paio di pinze possono essere utilizzate con la presa indicata di seguito. Lo stesso movimento di spinta lineare di cui sopra può essere utilizzato anche qui. L'impugnatura è differente anche se il movimento è lo stesso. Verso l'esterno e viceversa.



Bottiglia di plastica. L'impugnatura qui sfrutta la forma della bottiglia. Afferrare la parte più stretta del collo in modo da impedire alla mano di scivolare lungo la bottiglia quando colpisce il bersaglio. Ancora una volta, in realtà non importa quanto liquido è contenuto nella bottiglia. E' meglio che la bottiglia contenga almeno un terzo del contenuto questo aggiungerà più peso al colpo.



Un telefono cellulare può essere utilizzato come nelle voci precedenti. Un punto da evidenziare è che il pollice copra la parte posteriore in modo da impedire alla mano di scivolare sopra il telefono quando colpisce il bersaglio.



Una piccola torcia o pila può essere utilizzata come sopra. Il punto principale con la torcia è che la parte più stretta dell'oggetto impedisce alla mano di scivolare in avanti quando colpisce il bersaglio. Per le torce, il pollice può ancora operare la funzione on/off sul calcio della torcia e quindi accecare con la luce il nostro avversario.



L'apribottiglie può essere utilizzato in due modi.



Uno è con un moto oscillante là dove è montato l'apribottiglie o con un movimento a taglio dove si tengono le chiavi saldamente in mano.



L'altro è dove le chiavi e l'apribottiglie si tengono saldamente in mano, dove alla fine l'apribottiglie può essere utilizzato con un movimento a martello.



Un normale apribottiglie può essere utilizzato come una piccola torcia elettrica. Ancora una volta, nota il pollice che copre la parte posteriore per evitare alla mano di scivolare lungo l'elemento quando il bersaglio è colpito.




Può essere utilizzato anche aperto come illustrato di seguito.


Un DVD può essere utilizzato con una sola mano spingendolo verso l'esterno. Questo colpo è in realtà sorprendente nel suo impatto.



O con due mani per avere un maggiore controllo e sviluppare più potenza.


La cassetta della posta in arrivo può essere usata per colpire con il bordo più solido o come uno scudo. E' probabile che si rompa dopo uno o due colpi, ma è meglio di niente.




Una sedia da ufficio può essere utilizzata sia come scudo che per colpire.
Blocca immediatamente un movimento di spinta, è solo un'opzione.



Un elemento flessibile, come un asciugamano può essere utilizzato per bloccare e spingere un utente malintenzionato. La sezione tra le mani è piuttosto rigida. Il telo può essere avvolto intorno al nostro aggressore per immobilizzare gli arti e controllarli, il che è molto utile se il vostro sistema o stile pratica queste tecniche.



Una scopa può essere utilizzata per bloccare. La parte finale è soffice e consente tecniche a lungo raggio per colpire.



Un ombrello è probabilmente la migliore arma improvvisata fra tutte. E 'duro e forte, permette tecniche a corto e a lungo raggio e può essere reperito praticamente ovunque sul pianeta.




Improvvisare!
Questo elenco non è esaustivo, ci sono troppe possibilità da menzionare. Spero che questo post metta in evidenza semplicemente alcune opzioni a disposizione e spinga a pensare in dettaglio su come tenere effettivamente e maneggiare le armi improvvisate potrebbe essere necessario nel caso di scontro.

lunedì 6 maggio 2019

Arte spagnola di combattimento con il coltello

Nel mondo è conosciuta come il sistema Sitra Achra.
Si basa sulla Kabbalah. La parola Kabbalah in questo sistema di combattimento è una nozione e significa "faccia nera di Dio" o la "sfera di forze demoniache." È la sfera dove c'è sia il bene che il male, il male venne creato da Dio per mantenere l'armonia. Ed è l'armonia che la scuola si propone di mantenere: agli studenti viene insegnato a difendersi in modo efficace nel caso in cui il male prevalga e inizi a minacciarli.                      Sitra Achra è anche chiamata l'arte spagnola di combattimento con il coltello, però, come viene evidenziato da uno dei suoi insegnanti, Martin Cibulka, gran parte delle sue tecniche sono senz'armi.
"Quando si usa il coltello bisogna essere molto prudenti. L'unicità di questa scuola rispetto ad altre di arti marziali, è il coraggio strategico e tattico. Insegna ai suoi allievi ad evitare fino all'ultimo momento lo scontro fisico con il proprio avversario, per massimizzare la propria posizione strategica e tattica."
L'unicità dell'Achra Sitra risiede nella sua origine europea. "si basa su tradizioni culturali e sociali di questo continente e, pertanto, familiare al nostro concetto di vita".
Ciò si manifesta più marcatamente in relazione alla morte. Il samurai giapponese non si preoccupa di morire, ma di come morirà. A differenza del cavaliere europeo che cercava di sopravvivere a tutti i costi. Questo è il motivo per cui si preferiscono tecniche difensive e si cerca di mettere l'avversario in svantaggio."
Le radici del Sitra Achra risalgono ai maestri di scherma dell'aristocrazia spagnola del XVIII secolo. Alcuni dei suoi movimenti ricordano il torero, l'azione del toro determina la reazione del torero che reagisce automaticamente.
Martin Cibulka afferma di aver appreso dell'esistenza dell'arte spagnola del combattimento con il coltello da suo nonno.

Ma che tipo di persone mostrano interesse per la Sitra Achra?
"Solitamente sono tra i 25 ed i 30 anni, sono laureati, e sanno quello che vogliono. Sono per lo più uomini, ma quest'arte viene praticata anche dalle donne. La Sitra Achra è una grande forma di autodifesa per le donne che hanno un grande un vantaggio rispetto agli uomini, cercando di evitare l'uso della forza, tendono ad apprendere e perfezionare le tattiche con più passaggi e le strategie per sconfiggere l'avversario. Inoltre, sono molto veloci con il coltello, molto spesso più veloci rispetto agli uomini ".


domenica 5 maggio 2019

Forma Chen di 23 posizioni con la sciabola

Risultati immagini per Forma Chen con la sciabola


La forma Chen di 23 posizioni con la sciabola è una delle diverse forme con la sciabola (Dao) dello stile Chen del taijiquan. Questa di 23 posizioni è stata in particolare codificata da Chen Zhao Kui (1928-1981), figlio del famoso Chen Fake (1887 - 1957).
La sciabola è un'arma pesante e brandeggiarla richiede movimenti potenti e molto ampi. Nella sua brevità, la forma è però estremamente dinamica, prevedendo salti e giravolte con l'arma che spesso sfiora velocemente l'atleta per parare i colpi di un avversario immaginario. Per questa ragione, nei nomi dei movimenti sono richiamati animali potenti e veloci come il serpente, la tigre o il drago.
La sua pratica sviluppa potenza muscolare e coordinazione e deve essere affrontata solo da chi già padroneggia le forme a mani nude.

Posizione Nome in cinese Nome in italiano Movimenti
prima sezione
1 dan dao qi shi Preparazione
2 hu xin dao La Sciabola Protegge il Cuore
3 qing long chu shui Il Drago Verde Emerge dalle Acque
4 feng juan chan hua Il Vento Soffia sui Fiori
5 Bai yun gai ding La Nuvola Bianca Copre la Sommità
6 Hei hu sou shan La Tigre Nera Cerca tra le Montagne
7 Su Chin bei jian Shu Qin Porta la Spada sulla Schiena
8 jin jidu li Il Gallo d'Oro Sta su una Zampa
9 ying feng gun bi Allontanarsi dalla Lama
10 yao zhan bai she Tagliare il Serpente Bianco all'Altezza del Fianco
11 ti tao san huan Tre Anelli Intorno al Sole
12 bo ywi waag a Disperdere le Nuvole per Vedere il Sole
13 zuo bo cao xun she Battere l'Erba per Trovare il Serpente (a Sinistra)
14 you bo cao xun she Battere l'Erba per Trovare il Serpente (a Destra)
15 qing long chu shui Il Drago Verde Emerge dalle Acque
16 feng juan chan hua Il Vento Soffia sui Fiori
17 yan bie jin chi L'Oca Selvaggia Dispiega le Ali
18 Na zha tan hai Na zha Esplora il Mare
19 zuo fan shen kan Ruotare a Sinistra e Colpire di Taglio
20 you fan shen kan Ruotare a Destra e Colpire di Taglio
21 bai she tu xin Il Serpente Bianco Saetta la Lingua
22 huai zhong bao yue Abbracciare la Luna e Portarla al Petto
23
Forma di Chiusura

sabato 4 maggio 2019

Shito-Ryu kata


Tra gli stili più diffusi, lo Shito - Ryu è certamente quello che annovera il maggior numero di Kata; ciò è determinato dal fatto che il fondatore dello stile, il Maestro Kenwa Mabuni, era considerato in Okinawa un autentico esperto ed un profondo conoscitore dei Kata tradizionali, tanto che alla sua consulenza in materia, in caso di dubbi, ricorrevano spesso persino maestri di altissimo profilo come Chojun Miyagi e Gichin Funakoshi.
  • Kata di base
    1. Pinan Shodan - "pace e tranquillità 1° grado"
    2. Pinan Nidan - "pace e tranquillità 2° grado"
    3. Pinan Sandan - "pace e tranquillità 3° grado"
    4. Pinan Yondan - "pace e tranquillità 4° grado"
    5. Pinan Godan - "pace e tranquillità 5° grado"
  • Kata superiori
    1. Aoyagi- "Salice Piangente"
    2. Chintei
    3. Chinto- "Gru sulla roccia"
    4. Jiin-"Tempio dell'amore di Buddha" o "Amore per la verità"
    5. Jion (Shito-Ryu): Il kata Jion è uno dei kata che viene insegnato appena acquisita la cintura nera. Il significato letterale di questo kata è: Al tempio di budda. È un kata che è composto da movimenti piuttosto lenti.
    6. Jitte- "Mano di Buddha".
    7. Bassai-dai (o Passai-dai) – Sfondamento della fortezza
    8. Bassai-sho (o Passai-sho) - "attraversare o distruggere la fortezza"
    9. Chatanyara Kushanku
    10. Chinte- "tecniche non comuni"
    11. Gekisai Nidan
    12. Gekisai Shodan
    13. Gojushiho
    14. Hanan
    15. Ishmine-passai
    16. Juroku- "sedici"
    17. Matsukase
    18. Matsumura-passai
    19. Matsumura-Rohai – Visione dell'airone bianco
    20. Myojo- "pianeta venere"
    21. Naihanchi Nidan (o Naifanchi Nidan)
    22. Naihanchi Shodan (Shito-Ryu) (o Naifanchi Shodan) viene usato per acquisire la cintura marrone nell'Itosu kai. È un kata che si sviluppa in un'unica direzione. Esso è composto prevalentemente da difese. Tra queste troviamo il kagetsuki.
    23. Naihanchi Sandan (o Naifanchi Sandan)
    24. Nipaipo
    25. Niseishi (o Niseshi)
    26. Kosokun-dai- "sguardo al cielo (saluto al sole)"
    27. Kosokun-sho- "sguardo al cielo (saluto al sole)" forma breve
    28. Kururunfa
    29. Rohai Nidan
    30. Rohai Shodan
    31. Rohai Sandan
    32. Saifa- " Annientamento Totale"
    33. Sanchin- "Tre Battaglie"
    34. Sanseiru
    35. Seienchin
    36. Seipai – Cinquantaquattro passi
    37. Sesan
    38. Shiho-kosokun
    39. Shinpa
    40. Shisochin
    41. Sochin- "la grande calma"
    42. Suparinpei – Cento otto passi
    43. Tensho- "Mani Fluttuanti"
    44. Tomari-passai
    45. Unshu- "mani nella nuvola"
    46. Wankan-"pino nel vento"
    47. Wanchu (o Wanshu) – Volo di rondine


giovedì 2 maggio 2019

Le origini del combattimento a mani nude russo


Un esempio di 19° SECOLO LA CANZONE RUSSA EPIC Vassiliy BOUSLAIEV.






RUSSO CHROMO 18° secolo.


UN Geisler INCISIONE 17° secolo. "La lotta Russa a Mosca."

In origine (le truppe) dei principi utilizzavano i metodi di combattimento corpo a corpo come mezzo di preparazione per i guerrieri di professione. Documenti storici (la storia russa ed europea del Medio Evo), e le canzoni epiche e leggende, forniscono le prove di questa affermazione. I canti epici che hanno resistito alla prova del tempo e all'oblio, sono le migliori fonti di informazione.
Abbiamo ancora in nostro possesso delle testimonianze con una sorprendente descrizione dettagliata delle tecniche di combattimento corpo a corpo russo.
In tutti i canti epici, senza eccezione, l'importanza del combattimento corpo a corpo era fondamentale. In generale i guerrieri non smettevano di combattere senza che uno di loro vincesse, si arrivava al combattimento corpo a corpo, una volta scesi dai loro cavalli.
Ricerche approfondite dimostrano che la tecnica del vecchio combattimento corpo a corpo russo di cui i canti epici riportano le vicende, ricorda molto il Pankration dell'antica Grecia. E' più che possibile che questa non sia una coincidenza. I legami culturali e religiosi con l'impero bizantino contribuirono, per molti secoli, all'assimilazione di una serie di elementi del combattimento corpo a corpo delle Olimpiadi dell'antica Grecia da parte dei soldati russi.
Nel Medioevo l'ambiente religioso emise dei divieti sulla lotta corpo a corpo. Tuttavia, le arti marziali russe, trovarono le loro radici negli antichi giochi slavi pagani, arricchendosi con le tecniche dell'antica Grecia, creando così un'arte coerente, originale e diversificata. Dopo averle separate dai riti pagani, i russi gli attribuirono i valori spirituali bizantini senza perdersi nell'eccessiva razionalità greco-romana, ciò finii per rendere l'arte marziale russa inseparabile dalla cultura popolare.
La forza e le capacità dei più forti nel combattimento corpo a corpo spesso hanno giocato un ruolo nell'esito di qualsiasi battaglia. Secondo lo storico V. Klutchevskiy il combattimento corpo a corpo faceva parte di un'arte che faceva parte di un complesso sistema per la preparazione di un guerriero. Le lotte collettive "Stenka ha stenkou" rappresentavano uno sviluppo delle tecniche marziali.

Bruce Lee




Bruce Lee (李小龍, Lǐ Xiǎolóng; San Francisco, 27 novembre 1940 – Hong Kong, 20 luglio 1973) è stato un attore, artista marziale, filosofo, regista, lottatore, sceneggiatore e produttore cinematografico hongkonghese. Dall'età di diciotto anni ebbe doppia cittadinanza hongkonghese e statunitense.
Lee è ampiamente considerato uno dei più influenti artisti marziali di tutti i tempi, nonché l'attore più ricordato per la presentazione delle arti marziali cinesi al mondo. I suoi film, prodotti a Hong Kong e ad Hollywood, elevarono ad un nuovo livello di popolarità e gradimento le pellicole di arti marziali e l'interesse per questo tipo di discipline in Occidente. La direzione ed il tono delle sue opere influenzarono profondamente i film di arti marziali di Hong Kong che, fino ad allora, avevano mostrato più un senso teatrale che realistico delle scene. L'arte marziale da lui sintetizzata è chiamata Jeet Kune Do. Fu anche lottatore di "Bei mo", i match clandestini fra stili diversi di Kung fu, e sostenne sfide ufficiose ricordate da testimoni in libri, documentari e film, sia in America che ad Hong Kong.

Biografia
Penultimo dei cinque figli di Lee Hoi-chuen, un attore di Canton (Cina) che si era affermato nel cinema, Lee era nato nella Chinatown di San Francisco durante una tournéè negli Stati Uniti della compagnia della quale facevano parte i genitori. Tornata a Hong Kong tre mesi dopo la nascita di Lee, la famiglia fece vivere gran parte dell'adolescenza del figlio fra Hong Kong e gli Stati Uniti, dove Lee frequentò un corso di laurea in filosofia. Ebbe come fratello il cantante Robert e da parte della madre Grace Ho (1907-1996) fu pronipote del ricco uomo d'affari e filantropo hongkonghese Robert Hotung (1862-1956)
Tra i nomi datogli dai genitori, "Li Yuen Kam", "Jun Fan" (che significa letteralmente "ritorna ancora") e "Xiao Feng" ("piccola fenice"). Un altro nome, "Xiao Long" ("piccolo drago", in quanto nato nell'ora e nell'anno cinese del drago) ne sottolineava il carattere esuberante, che durante l'infanzia trascorsa a Hong Kong lo portava a scontrarsi con la piccola criminalità giovanile. Per questo decise di volere imparare le tecniche di difesa marziali iscrivendosi alla prestigiosa scuola di Wing Chun sotto gli insegnamenti del Maestro Yip Man, nella cui palestra studiò solo cinque anni, tre dei quali sotto la guida di Wong Shun Leung, allievo-istruttore di Man. Da allora Bruce non abbandonò più lo studio delle arti marziali, che proseguì per suo conto una volta emigrato in America.
All'età di 12 anni entrò alla scuola cattolica La Salle College. Successivamente frequentò il Francis Xavier's College, finché il suo temperamento esuberante, i continui battibecchi coi compagni, la scarsa voglia di applicarsi nello studio, nonché il rischio che potesse rovinare la reputazione della famiglia medio-borghese, indussero il padre a mandarlo a vivere da un vecchio amico negli Stati Uniti. Ma dopo un breve periodo vissuto a San Francisco si trasferì a Seattle, dove lavorò come cameriere. Qui, nel 1962 riuscì a terminare la sua formazione di scuola superiore ottenendo il diploma alla Edison Technical School. Si iscrisse quindi alla facoltà di filosofia dell'Università di Washington, ma abbandonò gli studi al penultimo anno. Qui conobbe Linda Emery che sposerà nell'agosto del 1964 e dalla quale ebbe due figli: Brandon nel 1965 e Shannon Emery nel 1969.

Il Kung Fu e gli allenamenti
Nonostante le credenze, Lee non studiò mai il Tai Chi seriamente, in quanto non si confaceva alle sue caratteristiche peculiari, prima fra tutte, la sua notevole velocità. Dal padre imparò i concetti fondamentali di questa antica arte. Lee studiò assiduamente Kung Fu nello stile Wing Chun col Maestro Yip Man per cinque anni. Bruce sarebbe stato presentato a Man da William Cheung, sedicente studente di Man, ma in anni recenti la federazione ufficiale del Wing Chun di Hong Kong ha ufficialmente smentito la cosa chiarendo che William Cheung non ha mai studiato con Man, bensì con un istruttore delegato dal Maestro. Bruce comunque studiò nella scuola fino ai diciotto anni nel 1959, anno in cui partì per gli Stati Uniti. Uno degli studenti di maggior livello fu Wong Shun-Leung, che si ritiene abbia avuto una grande influenza sull'allenamento di Lee.
Attratto da qualsiasi disciplina da combattimento, Lee si allenò anche nel pugilato occidentale come amatoriale. Imparò anche rudimenti di scherma occidentale dal fratello minore Peter, all'epoca campione di questa disciplina. Questo approccio a 360º distinse via via sempre più Lee da ogni altro praticante di arti marziali, tanto che nel 1966, decise di dare un nome al suo stile, ovvero Jeet Kune Do, "via del pugno che intercetta".
Il suo allenamento includeva tutti gli elementi di fitness, forza e resistenza muscolare, resistenza cardiovascolare e flessibilità. Utilizzò le tecniche tradizionali del culturismo per scolpire e aumentare la massa muscolare. Tuttavia, fu sempre attento nel sottolineare quanto la preparazione mentale e spirituale fossero fondamentali per il successo dell'allenamento fisico e nella pratica delle arti marziali. Al fine di allenare specifici gruppi di muscoli, Lee si avvalse di attrezzature appositamente progettate e costruite.
Il 13 agosto del 1970, a causa di un errato preriscaldamento dei muscoli in un allenamento di sollevamento pesi, subì un grave infortunio: gli esami clinici mostrarono uno stiramento al quarto nervo sacrale, nella parte inferiore della schiena. Durante il periodo di convalescenza, iniziò a dedicarsi alle religioni, alla filosofia, alle arti da combattimento e agli scritti di Jiddu Krishnamurti. Il periodo di inattività fisica gli offre anche l'opportunità di documentare i metodi di allenamento, che in seguito verranno raccolti e pubblicati dalla moglie Linda nel libro The Tao of Jeet Kune Do. Nell'arco dei successivi sei mesi, riuscì a recuperare agilità, velocità e potenza.

Carriera cinematografica
Il suo debutto nel mondo cinematografico di Hong Kong avvenne all'età di tre mesi, quando fu scelto per il ruolo del neonato nel film Golden Gate Girl del 1941. Fra i sei ed i diciassette anni partecipò come attore bambino a sedici pellicole, anche se il primo film di un certo riguardo, The Orphan del 1958 lo interpretò all'età di diciotto anni.
Il produttore della serie televisiva Batman, William Dozier, ebbe l'occasione di visionare i filmati di Lee al Campionato Internazionale di karate, tenutosi a Long Beach il 2 agosto del 1964. L'esibizione incluse varie dimostrazioni, tra le quali flessioni su pollice ed indice e il suo noto "pugno a un pollice". Colpito dalle notevoli capacità fisiche, Dozier invitò Lee per un'audizione, grazie alla quale si aggiudicò una parte nella serie televisiva Il calabrone verde, per la stagione 1966-1967, in Batman. Successivamente ottenne ruoli anche nelle serie Ironside, Longstreet, Here Come the Brides, Blondie e, nel 1969 nel film: L'investigatore Marlowe.
Lee interpretò il suo primo ruolo da protagonista nei film Il furore della Cina colpisce ancora del 1971 e Dalla Cina con furore del 1972, grazie ai quali ottenne vasta celebrità internazionale. Successivamente fondò una propria casa di produzione, la Concord Production Inc., in società con Raymond Chow della Golden Harvest. Sotto tale egida co-produsse, scrisse, diresse e interpretò L'urlo di Chen terrorizza anche l'Occidente nel 1972, in cui fece comparsa anche Chuck Norris in una scena, quella del duello nel Colosseo, che divenne la più celebre di arti marziali nella storia del cinema. Richiese tre giorni di riprese, e venti pagine di sceneggiatura scritte e disegnate da Lee.
Nel 1973 ottenne il ruolo di protagonista in I 3 dell'Operazione Drago, che uscirà postumo in prima mondiale al Graumann's Chinese Theatre di Los Angeles il 24 agosto 1973, per il quale fece anche da coreografo per le scene di combattimento e co-produttore con la sua Concord Production Inc. Il film fu il secondo maggior incasso della Warner Bros. dopo L'esorcista in quella stagione e consolidò l'immagine di Lee come leggenda delle arti marziali.

La morte
Il 10 maggio del 1973, negli studi della Golden Harvest, durante le sessioni di doppiaggio de I 3 dell'Operazione Drago, Lee si allontanò per andare alla toilette, dove fu colto da un attacco di vomito, febbre alta e forti convulsioni. Venne immediatamente trasportato all'ospedale più vicino, dove riscontrarono la presenza di un edema cerebrale. Gli fu così somministrato del mannitolo, un medicinale atto a ridurre il gonfiore al cervello, che gli salvò la vita. Lo stesso male, tuttavia, gli tolse la vita due mesi più tardi, la sera del 20 luglio 1973, mentre si trovava a Hong Kong a casa di Betty Ting Pei. Era arrivato assieme al suo socio Raymond Chow, che più tardi se ne era andato per precederli al ristorante Miramar, dove li attendeva l'attore australiano George Lazenby, in città per un ruolo nel nuovo film di Lee come attore-autore, Game of Death. Andato via Chow, sempre secondo Betty, Lee lamentò una forte emicrania. Per cercare di alleviarla assunse una pastiglia, datagli da Betty, di Equagesic, contenente sia aspirina che meprobamato, e si andò a sdraiare per un breve riposo, senza più svegliarsi. Tutto ciò secondo le dichiarazioni di Betty in tribunale, giacché non vi erano altri testimoni in casa sua. Fu trasportato con molto ritardo al Queen Elizabeth Hospital dove verso le 22 fu dichiarato "giunto deceduto", dopo che la stessa Betty aveva perso tempo prezioso chiamando prima il produttore Raymond Chow e poi il proprio medico generico, che si adoperarono per tentare di rianimare Lee. L'autopsia non fugò del tutto il dubbio sulla causa del decesso, poiché nel verbale seguito all'inchiesta si parlò di "probabile" reazione allergica a una o più sostanze contenute in un'aspirina, con tutta probabilità al meprobamato. Il cervello, che mediamente in un adulto pesa attorno ai 1.400 grammi, pesava nel caso di Lee 1.575 (un aumento del 13%). I due edemi cerebrali che lo avevano colpito forse potevano attribuirsi all'eccessivo lavoro dei mesi precedenti: "...tanta profusione di energie ebbe come risultato una ulteriore perdita di peso, e un allarmante ritmo di disidratazione...". Linda racconta con questi termini nel suo libro Dragon, ciò che accadde durante le riprese de I 3 dell'Operazione Drago. Tra le conseguenze della disidratazione grave, c'è l'edema cerebrale, che può derivare però anche da ripetuti traumi o infiammazioni. L'autopsia evidenziò non solo il sintomo più evidente del malore che portò al decesso ("...il cervello di Lee era gonfio come una spugna..." segno inequivocabile di un accumulo repentino di liquidi), ma una possibile disfunzione renale, oltre alla presenza nei polmoni di modesta quantità di fluido e piccole quantità di sangue riversatesi negli alveoli. Tali fattori, come riportato dal giornalista Alex Ben Block, potevano essere anche conseguenze di un particolare colpo di Kung-Fu della tecnica Dim Mak, di cui Lee poteva essere stato vittima inconsapevole, giacché, come lo stesso produttore Chow ammise all'inchiesta, l'attore aveva ricevuto durissimi colpi non previsti dal copione durante i combattimenti sul set, benché il Dim Mak fosse ritenuto solo folklore dagli esperti di Arti Marziali. Ma ancora molte settimane dopo il funerale la causa mortis restava ignota e ciò provocò tumulti di folla nelle strade di Hong Kong che richiesero l'intervento di agenti in tenuta anti-sommossa. I fan ebbero l'impressione che si stesse nascondendo qualcosa o che le autorità non sapessero esattamente quali pesci pigliare. Il mannitolo iniettato in vena a Bruce Lee aveva invece, secondo l'autopsia, come unico compito il fare riassorbire velocemente il liquido in eccesso causa sia del primo sia del secondo collasso.
Le uniche due sostanze rinvenute nelle analisi del sangue durante l'autopsia, furono i due componenti dell'Equagesic, la summenzionata aspirina, ed anche 4 milligrammi di cannabis che Bruce aveva masticato, ma che come droga leggera non aveva nessun precedente mortale nella medicina forense.
Il 15 ottobre 2005, Chow disse che Lee era morto per un'ipersensibilità al miorilassante contenuto nell'Equagesic, il meprobamato, ingrediente molto comune negli antidolorifici. Quando i dottori annunciarono ufficialmente la morte di Lee, il verdetto finale ne confutò, ossia ne mise in dubbio, la «morte accidentale». Le cause della morte di Lee sono ancora oggi oggetto di discussione in quanto non vi è assoluta certezza di quella fatale ipersensibilità al medicinale. E proprio ciò secondo molti, incluso il campione di karate statunitense Mike Anderson, amico personale di Lee, ha avvalorato, fra le tante tesi omicidiarie, quella di un veleno erboristico orientale che non poteva essere rinvenuto in un'autopsia eseguita 36 ore dopo la morte. La distonia fra la lentezza nell'accertare la causa mortis - o quantomeno nel comunicarla al pubblico - e l'impennata di velocità che portò poi a chiudere l'inchiesta nel settembre successivo, non fecero altro che avvalorare le voci di un precipitoso insabbiamento, giacché all'epoca tanto la polizia di Hong Kong - che risultava il corpo più corrotto dopo quello di Los Angeles -, quanto la magistratura, erano sovente criticate per infiltrazioni mafiose da parte dei sindacati del crimine organizzato "Hung" (Triadi, in Occidente), ai quali erano affiliati produttori e registi con cui Lee era sovente entrato in contrasto. Molti fans di Hong Kong accusarono Betty Ting Pei, al punto che essa non poté partecipare al funerale, in quanto era nota per accompagnarsi spesso a boss delle Triadi nei locali notturni ed era famigerata per l'uso di alcool e droga e per debiti di gioco d'azzardo. Del decesso furono sospettati dai fans più esagitati anche Raymond Chow, dal quale Lee era in procinto di separarsi poiché il produttore non gli aveva mai dato la percentuale pattuita sugli incassi dei film, il già menzionato regista Lo Wei, contiguo alle Triadi, col quale il divo aveva avuto violente liti ampiamente pubblicizzate sui giornali, il potentissimo produttore Run Run Shaw, anch'esso in odor di Triade, al quale il rifiuto di Lee aveva fatto saltare una coproduzione internazionale con Carlo Ponti infliggendo anche una cocente umiliazione sul piano dell'immagine, ed alcuni esponenti di arti marziali tradizionali sia cinesi che nipponiche, che l'attore aveva spesso criticato.
L'opinione preliminare di Peter Wu, il neurochirurgo che salvò la vita di Lee durante il primo attacco, fu che la causa della morte dovesse essere attribuita a una reazione alla cannabis della quale, come summenzionato, furono trovate tracce nello stomaco o all'Equagesic. Comunque, in seguito Wu ritrattò questa posizione, affermando:

«Il Professor Teare era uno scienziato forense raccomandato da Scotland Yard; era stato interpellato come esperto sulla cannabis e non possiamo contraddire la sua testimonianza. Il dosaggio della cannabis non è preciso né prevedibile, ma non ho mai sentito di qualcuno che sia morto solo per averla assunta.»

Bruce Lee giace nel lotto 276 del Lake View Cemetery accanto al figlio Brandon Lee. A portare il feretro nella cerimonia tenuta a Seattle furono tra gli altri Steve McQueen, James Coburn, Dan Inosanto, Taky Kimura e il fratello Robert.

Le commemorazioni
Nel 1993 è stato anche onorato con una stella sulla Hollywood Walk of Fame a Los Angeles, e nell'occasione di quello che sarebbe stato il suo 65º compleanno (novembre 2005), una statua commemorativa è stata posata sull'Avenue of the Stars a Kowloon, un quartiere di Hong Kong, in sua memoria: di colui che è stato votato "Star of the Century" dagli addetti ai lavori del mondo del cinema di Hong Kong. Un'altra statua più piccola ha preceduto di pochi mesi quest'ultima a Mostar in Bosnia ed Erzegovina, mentre una molto più grande, di venti metri, è sorta successivamente in un parco a tema nella Cina continentale, il Bruce Lee Paradise, a Jun'an (均安) (paese presso Foshan nel quale avrebbe avuto i natali il padre di Bruce, l'attore teatrale e caratterista cinematografico Li Hoi Chuen).

Apparizioni televisive
Come se stesso in documentari o talk show
The Pierre Berton Show (1971)
Where the Action is, (1966)
The Milton Berle Show (1966)

Produzioni postume
Un anno dopo la morte di Lee, il regista Sze Diang gira Bruce Lee Stor, la prima agiografia del divo. Nel 1975 il regista Lin Ping dirige Good Bye Bruce Lee (Yung chun ta hsiung, 1975) utilizzando lo stesso attore della precedente agiografia, il più somigliante dei sosia di Lee, Ho Chung Tao (nome d'arte: "Bruce Li"). La storia riprende le idee che Lee aveva per il suo Game of Death, rimaneggiandole e privandole dell'aspetto filosofico. È solo una delle decine di film speculanti su Lee ed interpretati da una pletora di sosia, tra Hong-Kong e Taiwan.
Nel 1977 la Golden Harvest di Raymond Chow, che possiede il 100% dei diritti dell'incompiuto Game of Death, affida al regista Robert Clouse, lo stesso di I 3 dell'Operazione Drago, il materiale girato dall'attore prima della morte per rimaneggiarlo e farne un film. Esce così nel 1978 L'ultimo combattimento di Chen (Game of Death/Xi wang youxi). Le scene di arti marziali aggiunte sono coreografate dall'allora esordiente Sammo Hung e, tra gli attori, compaiono gli amici ed allievi di Lee Dan Inosanto, maestro di Arti Marziali filippine, il campione americano di Karate Bob Wall ed il campione di pallacanestro Kareem Abdul-Jabbar. Il risultato è un film apocrifo ma un grande successo commerciale sia negli States che in tutta Europa.
Oltre ai film di montaggio e quelli con sosia esistono anche produzioni totalmente estranee a Bruce Lee ma in cui le distribuzioni internazionali hanno forzatamente inserito il suo nome a scopo di sfruttarne la fama, ad esempio Il braccio violento del Thay-Pan.
Nel 2000, il regista e scrittore John Little decide di rimasterizzare il materiale girato da Lee prima della sua morte e di montarlo seguendo le indicazioni che lo stesso Lee aveva lasciato, sulla base di alcuni appunti ricevuti dalla famiglia Lee e scritti di suo pugno da Bruce. A corredo, inserisce interviste inedite e filmati di repertorio. Il risultato è il film-documentario Bruce Lee - La leggenda (Bruce Lee: A Warrior's Journey), che i puristi reputano però incompleto e parziale giacché i pochi e generici appunti lasciati da Lee sarebbero stati, a detta di alcuni esegeti, colmati da invenzioni ed opinioni dello stesso Little.

Film-biografia
L'enorme clamore provocato dalla morte improvvisa dell'attore ha creato numerosi film-biografia, ognuno dei quali racconta una propria versione riguardo alla morte di Lee.
Nel 1975 viene proiettato il film agiografico Io... Bruce Lee (Lei Siu Lung jyu ngo) tramite cui si sostiene la maldicenza secondo cui Betty Ting Pei, nella cui casa Lee morì tre anni prima, fosse l'amante del noto attore. In realtà non vi è nessuna prova dell'esistenza di una relazione fra i due attori. La produzione Shaw Bros è lo studio che non riuscì ad avere sotto contratto Lee in vita. La parte di Lee è interpretata da Danny Lee, alias Li Hsiu-Sien, in seguito star dei police-thriller anni ottanta-novanta. Nel ruolo del barman che difende Betty da una banda di fan di Lee che l'accusa di essere la colpevole della sua morte, appare l'attore Jimmy Nam (Nan Kung Hsiu), noto ai patiti per i suoi ruoli di villain in pellicole cult del filone quali Cinque dita di violenza e I fantastici piccoli supermen.
Nel 1978 esce Bruce Lee Supercampione (Li Hsiao Lung chuan chi) di Ng See Yuen, con Ho Chung Tao nel ruolo di Lee. È il più prolifico sosia dell'attore, un ginnasta e stuntman taiwanese in realtà molto più giovane del vero Lee che, col nome fittizio di Bruce Li girerà numerose pellicole di qualità inferiore.
Nel 1993 esce Dragon - La storia di Bruce Lee, trasposizione cinematografica del romanzo della moglie di Lee, Linda, del 1989, che racconta la storia del marito aggiungendo il punto di vista soggettivo.
La leggenda di Bruce Lee è una serie televisiva cinese di 30 episodi da 47 minuti l'uno trasmessa sul canale Rai 4 a partire dal 4 aprile 2009. Si tratta della biografia televisiva di Bruce Lee, trasmessa dalla televisione di Stato cinese (CCTV) in occasione delle Olimpiadi del 2008. Danny Chan Kwok-kwan, già interprete di film come Shaolin Soccer e Kung Fusion, veste nel telefilm i panni di Lee.

Filmografia
Attore
Cinema
Golden Gate Girl, regia di Kwan Man Ching (1941) - non accreditato
The Birth of Mankind, regia di Yue Leong (1946)
Fu gui fu yun (1948)
Meng li xi shi, regia di Aimin Jiang (1949) - accreditato come Siu Hoi-Chuen Lee
Xi lu xiang, regia di Fung Fung (1950) - accreditato come Siu Lung
Ren zhi cue, regia di Kim Chun (1951)
Ku hai ming deng, regia di Kim Chun (1953)
Ci mu lei, regia di Kim Chun (1953)
Qian wan ren jia, regia di Ji Zhu (1953)
Wei lou chun xiao, regia di Tie Li (1953) - accreditato come Lee Jun-fan
Fu zhi guo (1953)
Ai, regia di Kim Chun, Sun-Fung Lee, Tie Li, Wui Ng, Hang Wong e Ji Zhu (1955)
Ai xia ji, regia di Kim Chun, Sun-Fung Lee, Tie Li, Wui Ng, Hang Wong e Ji Zhu (1955)
Gu er xing, regia di Dai-Suk Chin e Kai Lee (1955)
Er nu zhai, regia di Kim Chun (1955)
Gu xing xue lei, regia di Ji Zhu (1955)
Zha dian na fu, regia di Kim Chun (1956) - accreditato come Lee Siu Lung
Zao zhi dang cu wo bu jia, regia di Wai-Kwong Chiang (1956)
Lei yu, regia di Wui Ng (1957)
Ren hai gu hong, regia di Sun-Fung Lee (1960) - accreditato come Lee Siu-Lung
L'investigatore Marlowe (Marlowe), regia di Paul Bogart (1969)
Il furore della Cina colpisce ancora (Tang shan da xiong/ The Big Boss), regia di Lo Wei e Chia-Hsiang Wu (1971)
Dalla Cina con furore (Jing wu men/ The Chinese Connection), regia di Lo Wei (1972)
L'urlo di Chen terrorizza anche l'Occidente (Meng long guo jiang/ Way of the Dragon), regia di Bruce Lee (1972)
I 3 dell'Operazione Drago (Enter the Dragon), regia di Robert Clouse (1973)
Opere postume:

Bruce Lee Supercampione, regia di See-Yuen Ng (1976)
L'ultimo combattimento di Chen (Game of Death I), regia di Robert Clouse (1978): Bruce Lee viene fatto comparire usando materiale di archivio.
L'ultima sfida di Bruce Lee (Game of Death II), regia di Ngsee See Yuen (1981): in questo film Lee compare solo in immagini d'archivio prese dai suoi film.
Io sono Bruce Lee, regia di Pete McCormack – documentario (2012)
Televisione
The Milton Berle Show (titolooriginale) – serie TV, episodio 1x2 (1966)
Batman (Batman) – serie TV, episodi 2x7-2x51-2x52 (1966-1967)
Il Calabrone Verde (The Green Hornet) – serie TV, 26 episodi (1966-1967)
Ironside (Ironside) – serie TV, episodio 1x7 (1967)
Blondie – serie TV, episodio 1x13 (1969)
Arrivano le spose (Here Come the Brides) – serie TV, episodio 1x25 (1969)
Longstreet (Longstreet) – serie TV, 4 episodi (1971)
Sceneggiatore
L'urlo di Chen terrorizza anche l'Occidente (Meng long guo jiang), regia di Bruce Lee (1972)
L'ultimo combattimento di Chen (Game of Death), co-regia di Robert Clouse (1978) - non accreditato

Opere postume:
Messaggi da forze sconosciute (Circle of Iron), regia di Richard Moore (1978) - soggetto
Bruce Lee - La leggenda (Bruce Lee: A Warrior's Journey), regia di John Little e Bruce Lee – video documentario (2000) - filmati originali
Bruce Lee in G.O.D.: Shibôteki yûgi, regia di Toshi Ohgushi e Toshikazu Ôgushi (2000) - materiale
Regista
L'urlo di Chen terrorizza anche l'Occidente (Meng long guo jiang) (1972)

Opere postume:
L'ultimo combattimento di Chen (Game of Death), co-regia di Robert Clouse (1978) - non accreditato
Bruce Lee - La leggenda (Bruce Lee: A Warrior's Journey), co-regia di John Little – video documentario (2000) - filmati originali
Altro
No Retreat No Surrender
The Silent Flute, sceneggiatura del (1971)

Film prodotti dalla Concord Production
The Game of Death (死亡的遊戲), film incompiuto (1972)
Film su Bruce Lee
Bruce Lee: A Dragon Story, regia di Shih Ti (1974)
Io... Bruce Lee, regia di Mar Lo (1976)
Bruce and the Shaolin Bronzemen, regia di Joseph Kong (1977)
Bruce Lee, the Legend, diretto da Leonard Ho (1984)
Dragon - La storia di Bruce Lee, regia di Rob Cohen (1993)
Bruce Lee - La grande sfida, George Nolfi (2016)

Film apocrifo
Bruce Lee Fights Back from the Grave, regia di Lee Doo-yong (1976)

Pubblicazioni di Bruce Lee o a lui attribuite
Bruce Lee, Jeet Kune Do - Il libro segreto di Bruce Lee, Edizioni Mediterranee.
Edizione italiana del primo volume di Bruce Lee sul suo famoso metodo di combattimento, il Jeet Kune Do; originariamente pubblicato nel 1975.

Bruce Lee, La mia via al Jeet Kune Do, vol. 1: manuale pratico del Jeet Kune Do, Edizioni Mediterranee.
Scritti ed appunti di Bruce Lee sul Jeet Kune Do, stesi durante la convalescenza nel 1970 ma pubblicati solo dopo la sua morte per volontà della moglie Linda con l'aiuto di Dan Inosanto ed altri.

Bruce Lee, La mia via al Jeet Kune Do, vol. 2: il Tao del Kung Fu, Edizioni Mediterranee, 2000.
La prima parte del volume presenta i testi di Bruce Lee del 1963 e del 1964 (gli unici effettivamente pubblicati in vita), raccolti postumamente da John Little. Nella seconda parte sono incluse interviste e conversazioni di Lee dal 1958 sino alla sua morte nel 1973.

Bruce Lee, Mitoshi Uyehara, Tecniche segrete di Bruce Lee, vol. 1: Tecniche di autodifesa, Edizioni Mediterranee, 2001.
Primo dei quattro libri che approfondiscono il metodo di combattimento di Bruce Lee, tratto dai suoi scritti sul Jeet Kune Do del 1966, redatti da Mitoshi Uyeahara.

Bruce Lee, Mitoshi Uyehara, Tecniche segrete di Bruce Lee, vol. 2: Tecniche di base, Edizioni Mediterranee, 2001.
Secondo dei quattro libri che approfondiscono il metodo di combattimento di Bruce Lee, tratto dai suoi scritti sul Jeet Kune Do del 1966, redatti da Mitoshi Uyeahara.

Bruce Lee, Mitoshi Uyehara, Tecniche segrete di Bruce Lee, vol. 3: Tecniche avanzate, Edizioni Mediterranee, 2001.
Terzo dei quattro libri che approfondiscono il metodo di combattimento di Bruce Lee, tratto dai suoi scritti sul Jeet Kune Do del 1966, redatti da Mitoshi Uyeahara.

Bruce Lee, Mitoshi Uyehara, Tecniche segrete di Bruce Lee, vol. 4: Tecniche superiori, Edizioni Mediterranee, 2001.
Ultimo dei quattro libri che approfondiscono il metodo di combattimento di Bruce Lee, tratto dai suoi scritti sul Jeet Kune Do del 1966, redatti da Mitoshi Uyeahara.

John Little (a cura di), Pensieri che colpiscono. Gli aforismi di Bruce Lee per la vita di tutti i giorni, Edizioni Mediterranee, 2003.

Bruce Lee, Il tao del dragone. Verso la liberazione del corpo e dell'anima, Mondadori, 2006.
Le ultime e più intime annotazioni di Bruce Lee sulle arti marziali e su vari aspetti dell'esistenza.

Bruce Lee, La perfezione del corpo. L'arte di esprimere al meglio il fisico e la mente, Mondadori, 2007.
Raccolta postuma di scritti su esercizi, regole alimentari e riflessioni tratte dai diari di allenamento e dagli appunti personali di Bruce Lee, compilata da John Little.

Bruce Lee, Lo spirito del dragone. Lettere (1858-1973), Mondadori, 2010.
Compendio di lettere private scritte da Bruce Lee.

Curiosità
È stato anche un filosofo introducendo il radicalismo nelle arti marziali.
È stato preso come spunto per diversi personaggi di videogiochi di combattimento, come Marshall Law (e suo figlio Forest) e Lee Chaolan (il suo nome ricorda la traslitterazione cinese di Bruce Lee) della serie Tekken della casa di produzione Namco, Fei Long della serie Street Fighter della Capcom, Liu Kang in Mortal Kombat, Dragon della serie World Heroes, Jann Lee in Dead or Alive, Bros lee del videogioco Broforce e Lee Sin nel MOBA League of Legends. Bruce Lee ha ispirato Rock Lee e Gai Maito personaggi del Manga ed Anime Naruto e Lee Pai Long nel Manga e Anime "Shaman King".
Il volto di Lee è servito da base a Tetsuo Hara per creare l'immagine di Kenshiro, protagonista di Ken il Guerriero; durante la storia Lee viene citato più volte nelle movenze, nella concezione della Divina Arte di Hokuto come tecnica adattabile ai cambiamenti, e perfino in piccoli gesti (soprattutto quello di provocare l'avversario invitandolo a farsi avanti). Quando la collocazione temporale si sposta di alcuni anni (dopo la morte di Raoul), la somiglianza si perde ed il volto di Kenshiro adulto somiglia maggiormente a Sylvester Stallone.

Citazioni
L'ultimo combattimento di Chen viene citato in due film: in Kill Bill: Volume 1 la protagonista Beatrix Kiddo (interpretata da Uma Thurman) indossa una tuta integrale gialla e nera; in The Matrix Neo (interpretato da Keanu Reeves), durante lo scontro con l'agente Smith in metropolitana, si muove e lo provoca come Bruce Lee durante lo scontro con Kareem Abdul Jabbar.

mercoledì 1 maggio 2019

Tecniche da strada, tecniche da palestra


Le arti marziali, in special modo quelle "importate" in occidente, hanno subito un’evoluzione particolare. Tutte le arti marziali, per definizione, sono nate per combattere, neutralizzare l’avversario in maniera più o meno definitiva, sopravvivere al campo di battaglia.
Nella realtà dello scontro corpo a corpo di una mischia tra fanti giapponesi del periodo del Giappone medievale, c’era poco spazio per il combattente di calci volanti al viso o tecniche di controllo articolare. Si colpiva come si poteva ed il prima possibile, senza troppo curarsi dell’eleganza della tecnica. Ad essere sinceri questi fanti subivano un addestramento sommario dedicato principalmente alle armi d’ordinanza.
I Samurai, i famosi custodi delle tecniche di Ju Jitsu originale, per quanto alcuni fossero degli eccellenti conoscitori di quest’arte marziale, quando chiamati in uno scontro usavano solo quell’unica, o al massimo due tecniche che riuscivano a fare istantaneamente ed inconsciamente; nonostante nella loro educazione marziale annoverassero un repertorio di tecniche vastissimo.
Con l’emigrare dei maestri in paesi che non conoscevano una realtà di guerra quotidiana, alcune arti marziali in occidente sono diventate uno sport, un metodo per mantenersi psico-fisicamente in forma, e naturalmente una ricerca per un sistema di difesa personale.
Purtroppo per la maggior parte di arti marziali tradizionali insegnate in occidente l’ultimo punto è un pò trascurato. Mi spiego.
A seconda del Maestro che impartisce la lezione e a seconda dello stile del sistema di combattimento, vengono affrontate delle situazioni di combattimento, a volte anche di difesa personale da strada, ma per motivi didattici si ragiona sempre in termini di situazioni ideali, che difficilmente incontreremo nella realtà che, per definizione, è imprevedibile.
Molti allievi, così, memorizzano queste tecniche in maniera automatica, magari in maniera splendida, cadendo nella terribile trappola della sicurezza di poter affrontare qualsiasi situazione simile per strada. Gli allievi che invece riescono a "slegarsi" da questo tipo di mentalità, oppure, i Maestri stessi che cercano di educarli ad una maggiore flessibilità tecnica e mentale, diventano concretamente in grado di affrontare una minaccia reale, e non simulata in palestra. Perché tanta enfasi su questo argomento? Perché è davvero uno dei "pericoli" più infidi delle arti marziali insegnate nelle palestre: la falsa confidenza nelle proprie capacità.
Tutte, comunque, partono da un presupposto molto limitante: se l’avversario ci colpisce con il pugno destro, il suo braccio sinistro è praticamente assente.
Non reagisce. Non molto realistico, vero? Certo se siamo dei combattenti eccellenti con venti anni di Ju Jitsu sulle spalle diventiamo così rapidi, efficaci ed esplosivi, che prima che l’avversario pensi che ha anche un braccio sinistro da usare… E’ già a terra. Ma sinceramente di iniziare a studiare il Ju Jitsu in età adolescenziale per essere in grado di difendermi decentemente sulla trentina… Mi sembra un pò esagerato. C’è chi riesce ad adattarsi molto prima a questi "cambiamenti tattici" durante uno scontro, ma parliamo dei famosi allievi con mentalità elastica di cui facevo riferimento poco prima. E tutti quelli che assimilano "meccanicamente" i movimenti, le posizioni e tutto? Per strada vengono macinati, o perlomeno non se la cavano bene. In pratica finiscono sotto i colpi del loro aggressori con sul viso dipinto uno sguardo interrogativo che implora un "questa reazione non era prevista…". Questo discorso vale per i confronti a mani nude e per i praticanti di arti marziali giapponesi. Sono esclusi da questo discorso i boxer, i praticanti di Muay Thay e discipline daring simili, in quanto vengono "cresciuti" a sopportare stress fisici enormi e darle indietro con gli interessi e senza pietà. Questi individui non hanno bisogno di corsi di difesa personale. Anzi il problema è semmai un altro, insegnargli, in caso di aggressione, a NON macellare l’avversario.
Passando invece alle aggressioni armate la situazione non può che peggiorare. Se con le mani nude potremmo "gestire" la situazione, se l’avversario non è MOLTO più grande di noi, con dei coltelli e bastoni non possiamo permetterci di sbagliare. Anche qui, quando l’argomento è affrontato dal Maestro della disciplina, rischiamo di brutto di cadere nella trappola del "memorizza a perfezione la tecnica contro l’attacco che mai si presenterà così nella realtà e sentiti orgoglioso".
Molto pericoloso. Prendiamo il bastone. Nelle palestre, la famosa "manganellata", è eseguita come una bastonata tirata con braccio destro steso e che prosegue fino a che il bastone, se non trova il bersaglio, sbatte per terra. Con un colpo del genere, vibrato con tale trasporto, è sempliceimpostare tecniche devastanti che sfruttano l’energia cinetica dell’aggressore.
Ma nella realtà, la gente con un bastone in mano, come lo usa? Semplice, basta vedere il telegiornale quando c’è qualche filmato che riprende dei disordini allo stadio o le famose "guerriglie urbane". I poliziotti e/o carabinieri, per definizione, non ricevono alcun addestramento specifico sul maneggio del manganello d’ordinanza, quindi lo usano in maniera molto istintiva.
Fateci caso. Sferrano il colpo, e poi lo ritraggono immediatamente, e poi ancora un colpo rapido. Fino a due-tre colpi al secondo. La maggior parte delle tecniche insegnate in una palestra servono a poco contro un uso del bastone del genere. Purtroppo l’addestramento che si riceve ci obbliga a focalizzarci solo sull’azione da intraprendere in funzione del comportamento dell’aggressore, il concetto sarebbe perfetto di per se stesso se non fosse per il fatto che per essere efficaci il comportamento dell’aggressore deve rispondere a certi canoni.
Nella realtà per forza non può essere così. Per il coltello la situazione è addirittura drammatica.
In conclusione vorrei prima di tutto chiarire che non sono affatto ostile all’insegnamento delle arti marziali tradizionali. Semplicemente non sono d’accordo quando mi si sente dire che dopo tre anni scarsi di allenamento bi-settimanale di karate, judo, ecc…ecc… uno si sente pronto ad affrontare qualsiasi aggressione, solo perché è stata ricreata in palestra o sa fare N° Kata del tal stile.
Imparare molte tecniche anche complesse, e forse senza senso in ultima analisi, è essenziale per un motivo semplice: memoria neuromuscolare.
Dobbiamo, attraverso un serio allenamento memorizzare molte e sempre più complesse tecniche per educare il nostro cervello e i nostri muscoli a reagire con movimenti complessi, rapidi, a gestire l’equilibrio ed ad imparare ad ascoltare il nostro corpo. Dobbiamo crearci una "biblioteca" di tecniche, per poi, al momento giusto, usare… Non la più adatta, ma la tecnica più efficace, che magari non abbiamo mai fatto, ma grazie all’allenamento che abbiamo ricevuto saremo in grado, senza nessuno sforzo, di adattarci a qualsiasi situazione, quasi istantaneamente. Il problema, a questo punto, non è studiare tecniche "inutili", ma liberarsi "dell’inutile" quando è il caso di fare sul serio. Perché la strada è una cosa, la palestra un’altra.