Nel panorama delle arti marziali, l’Aikido occupa una posizione particolare, spesso circondata da miti e fraintendimenti che ne complicano la valutazione oggettiva. Nato in Giappone come disciplina volta a neutralizzare l’avversario senza causargli danni permanenti, l’Aikido si propone con un approccio unico che enfatizza la non violenza e la gestione pacifica del conflitto. Ma questa filosofia, così centrale alla sua pratica, si traduce in un’efficacia discutibile nel contesto reale del combattimento o dell’autodifesa.
Per capire chi potrebbe trarre beneficio dall’apprendimento dell’Aikido, è necessario analizzare in maniera critica le sue caratteristiche tecniche e filosofiche. Innanzitutto, va detto con chiarezza che, dal punto di vista pratico, l’Aikido non è la scelta ottimale se il fine è la difesa personale o la preparazione a un confronto fisico reale. Questo perché esistono altre arti marziali – come il Brazilian Jiu Jitsu, il judo, la boxe o la Muay Thai – che offrono strumenti più diretti, efficaci e testati in condizioni di stress e aggressività reale. L’Aikido, invece, si basa prevalentemente su movimenti circolari, leve articolari e tecniche di controllo che spesso richiedono la collaborazione passiva di un partner, cosa che raramente si ritrova in una vera aggressione.
Un’altra peculiarità che limita l’applicabilità pratica dell’Aikido è la sua forte enfasi sul principio della non violenza attiva: il praticante deve evitare di infliggere danni all’avversario e deve agire sempre con una mentalità pacifica. Questo valore, se da un lato è ammirevole sotto un profilo etico e spirituale, dall’altro risulta una limitazione evidente nel contesto della difesa personale, dove la necessità di proteggersi può richiedere risposte più incisive e dirette. Nel combattimento, infatti, la “vittoria” spesso dipende da un’aggressività controllata, da una capacità di colpire e neutralizzare l’avversario con rapidità ed efficacia. Questo tipo di atteggiamento non si sposa con l’approccio dolce e meditativo che caratterizza l’Aikido.
Inoltre, il tempo richiesto per raggiungere una certa padronanza delle tecniche aikidoka è relativamente lungo, e ciò si traduce in un investimento di energie e tempo che potrebbe non essere giustificato se l’obiettivo è acquisire abilità marziali concretamente efficaci in tempi ragionevoli. Tecniche più pratiche e di comprovata efficacia possono essere assimilate in periodi più brevi e con risultati tangibili più immediati.
Dal punto di vista tecnico, un’ulteriore critica che viene mossa all’Aikido riguarda la sua dipendenza da partner compiacenti per la pratica delle tecniche. In una situazione reale, un aggressore non collaborerà né seguirà i movimenti suggeriti dall’arte. Questo rende l’efficacia delle tecniche aikidoka estremamente dubbia in un contesto di autodifesa reale, soprattutto contro più avversari o contro chi utilizza la violenza senza regole. Il rischio è che il praticante sviluppi un falso senso di sicurezza, basato su scenari controllati e idealizzati.
Non sorprende quindi che, tra i gruppi che potrebbero teoricamente trarre vantaggio dall’approccio dell’Aikido – come forze dell’ordine o personale di sicurezza che cerca metodi per limitare i danni durante le operazioni – si preferiscano discipline più pratiche e testate come il Brazilian Jiu Jitsu o il judo, che offrono strumenti concreti per il controllo fisico senza ricorrere a colpi violenti ma mantenendo una efficacia comprovata in scenari reali.
Infine, non si può non menzionare l’immagine pubblica dell’Aikido, spesso associata a figure come Steven Seagal, la cui reputazione controversa ha contribuito a gettare un’ombra sull’arte stessa. Sebbene la filosofia originale dell’Aikido abbia profondi contenuti spirituali e culturali, la percezione popolare tende a ridurlo a una pratica poco pragmatica e, in alcuni casi, a un fenomeno mediatico poco credibile.
L’Aikido può rappresentare un percorso interessante per chi cerca un’esperienza marziale che vada oltre il semplice combattimento, privilegiando la crescita personale, il controllo emotivo e la filosofia della non violenza. Tuttavia, per chi desidera apprendere tecniche efficaci per la difesa personale o la competizione, altre discipline risultano decisamente più adatte e affidabili. Consigliare l’Aikido a chi si avvicina alle arti marziali con l’obiettivo di difendersi efficacemente non è dunque una scelta che trova riscontri concreti nel mondo reale, fatta eccezione per chi abbia accesso limitato ad altre discipline o cerchi un’esperienza marziale principalmente filosofica.
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