lunedì 7 luglio 2025

Perché i principianti di arti marziali sono più esposti ai rischi negli scontri reali?

Nel mondo delle arti marziali, l’allenamento non riguarda soltanto la tecnica o la forza fisica, ma anche una profonda preparazione mentale e comportamentale. Paradossalmente, i principianti, pur avendo acquisito alcune nozioni di combattimento, sono spesso più vulnerabili e maggiormente esposti ai rischi nei confronti reali. Questo fenomeno dipende da due fattori principali, entrambi legati a una mancata maturazione emotiva e cognitiva nel contesto del conflitto.

Il primo fattore è l’eccessiva sicurezza che i principianti mostrano, sia a livello verbale sia nel linguaggio del corpo. Questa fiducia spesso si manifesta in modi involontariamente provocatori, come lo sguardo fisso, che può essere interpretato come una sfida diretta. L’atteggiamento sicuro, talvolta arrogante, è un chiaro segnale per potenziali aggressori che quella persona è pronta al confronto, aumentando così il rischio di essere coinvolta in scontri.

Il secondo elemento cruciale è l’incapacità, o più precisamente la riluttanza, dei principianti a evitare lo scontro. Una delle regole fondamentali delle arti marziali è l’umiltà: riconoscere i propri limiti e comprendere quando è necessario disinnescare una situazione prima che degeneri. I praticanti alle prime armi, invece, spesso sono ancora attratti dalla possibilità di dimostrare il proprio valore o coraggio, e questa spinta può portarli a ignorare i segnali di pericolo e a esporsi inutilmente.

Diversamente, un praticante esperto sa che chi cerca uno scontro probabilmente non agisce con lucidità: potrebbe avere addosso armi nascoste o trovarsi sotto l’effetto di sostanze psicotrope, rendendo la situazione estremamente pericolosa. L’umiltà e la lucidità mentale, dunque, diventano le due armi più potenti nelle mani di un combattente navigato, che evita lo scontro quando possibile, preferendo la prudenza e la gestione tattica del conflitto.

La maggiore esposizione al rischio dei principianti nasce dalla combinazione di una sicurezza mal calibrata, che può tradursi in provocazione involontaria, e dalla mancanza di un atteggiamento umile e prudente, indispensabile per valutare la reale pericolosità della situazione. Solo con il tempo e l’esperienza, l’atleta di arti marziali impara a padroneggiare non solo i colpi, ma anche se stesso e il contesto in cui si muove.



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