Nel dibattito sulle arti marziali e l’autodifesa, il Krav Maga spesso emerge come una disciplina molto discussa, talvolta sopravvalutata, soprattutto se paragonata a realtà consolidate come le MMA. Da chi ha esperienza diretta nel combattimento reale e nelle arti marziali miste, il Krav Maga viene visto con una certa dose di scetticismo, soprattutto fuori dal suo contesto originario.
Il Krav Maga nasce come sistema di combattimento militare israeliano, concepito per addestrare in tempi rapidi i soldati delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) a situazioni di conflitto ravvicinato. In quel contesto specifico — un addestramento intensivo, parte di un programma ben più ampio di preparazione militare — il Krav Maga può rivelarsi uno strumento valido ed efficace, focalizzato su tecniche pratiche, immediate e brutali, da utilizzare in scenari estremi di guerra e operazioni speciali.
Tuttavia, per chi non è un soldato addestrato professionalmente in contesti militari, il Krav Maga perde gran parte della sua efficacia e diventare invece un’illusione pericolosa. L’idea comune che i militari siano per definizione combattenti corpo a corpo eccezionali è in gran parte un mito: il combattimento ravvicinato è solo una piccola parte della formazione e, soprattutto nelle guerre moderne, si combatte principalmente a distanza. Il tempo e le risorse investiti in addestramenti di corpo a corpo intensivi sono quindi ridotti al minimo, poiché sono considerati meno rilevanti sul campo operativo.
Quello che il Krav Maga militare insegna sono manovre semplici, facili da ricordare, da eseguire sotto stress, e da inserire in un più ampio addestramento fisico e psicologico. Per questo motivo, fuori da questo ambiente, quel tipo di preparazione risulta insufficiente. Il Krav Maga civile, così come viene spesso insegnato nelle palestre e nei corsi di autodifesa per la popolazione generale, cade nelle stesse trappole di molte arti marziali tradizionali: esercizi cooperativi, scenari poco realistici e tecniche insegnate senza un vero sparring o resistenza reale.
Molti corsi civili di Krav Maga ripropongono esercizi con attacchi al rallentatore o simulazioni poco verosimili, dove l’avversario "minaccia" con un oggetto finto e l’allievo applica una risposta preconfezionata, spesso senza reale contrasto o opposizione. Questa dinamica illude il praticante di saper gestire un’aggressione reale, ma non lo prepara a uno scontro autentico, dove dolore, confusione e imprevisti sono all’ordine del giorno.
Chi vuole davvero prepararsi a un combattimento reale o a situazioni di autodifesa deve considerare discipline che prevedano allenamenti duri, con sparring intensi e resistenza vera da parte dell’avversario. In questo senso, la boxe, il Brazilian Jiu-Jitsu, la lotta libera e le MMA sono sistemi ben più collaudati, con un comprovato record di efficacia nelle situazioni di strada e di competizione.
In definitiva, il Krav Maga civile rischia di essere più un esercizio di “cosplay” da film d’azione che una vera arte marziale da combattimento. Per chi cerca una formazione seria e realistica, il consiglio degli esperti MMA è chiaro: puntate su discipline con un solido percorso di combattimento reale e soprattutto allenatevi con partner che non vi “lasceranno fare”.
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