lunedì 30 agosto 2010

Ranggeln

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Il Ranggeln è una variante della lotta tradizionalmente praticata dalle popolazioni di lingua tedesca delle Alpi Centrali. È diffuso particolarmente nell'Alto Adige, nel Tirolo, nella Carinzia, nel Salisburghese e in Baviera.
Il Ranggeln è strettamente imparentato con lo Schwingen, la lotta svizzera.
Il termine di origine tedesca, può essere letteralmente tradotto in lotta rusticana. L'origine del termine è da far risalire alle dispute tra i pastori, quando avevano da contendersi i confini delle zone di pascolo.
Quest'arte marziale assomiglia molto allo Jūdō.

Storia
Il Ranggeln è un tipo di lotta di origine celtica, che ha molte caratteristiche simili alla lotta greco-romana.
Alcuni documenti del 1390 parlano di questo tipo di lotta anche nell'età medioevale.

Regole
Esistono diverse e ben precise regole, ma l'obiettivo finale è quello di atterrare l'avversario, con entrambe le spalle a terra. Solitamente le competizioni si tengono all'aperto. Le diverse categorie sono suddivise per età, e non per peso.
I combattenti lottano per il titolo di Hagmoar che ottengono dopo tre vittorie consecutive. Gli arbitri possono esercitare se a loro volta hanno vinto nel passato delle sfide; acquisiscono così il nome di Schermtax.
Una volta, al vincitore della competizione, veniva consegnata la penna bianca Schneidfeder (la penna del coraggio), mentre oggi viene assegnata una medaglia.

Ranggeln in Alto Adige
Nelle vallate sudtirolesi, si pratica il Ranggeln specialmente in quelle interne come Sarentino, la valle Aurina e la val Passiria.
Ogni anno si disputa in Val Pusteria, e precisamente a Terento la Pfingstranggeln, ovvero la Ranggeln di Pentecoste.


domenica 29 agosto 2010

Jubokko

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Il Jubokko (樹木子) è uno yōkai appartenente al folklore giapponese, presente in molti libri sugli yōkai, incluse le opere di Shigeru Mizuki.
Secondo le leggende, si manifesta nella forma di un albero apparentemente comune su terreni che in passato hanno ospitato feroci battaglie. Si origina dal sangue dei caduti e si nutre di esso. Quando un umano gli passa vicino lo cattura, trasforma i suoi rami in tubi succhia via tutto il sangue alla vittima; si dice che i Jubokko che si nutrono in questo modo conservino sempre un aspetto rigoglioso. Si dice anche che i suoi rami possano guarire i feriti, e che ne sgorghi sangue quando vengono tagliati.

Origine
Alcuni studiosi di folklore, come ad esempio Kunio Yanagita e Iwao Hino, ritengono che non derivi da nessun altro yōkai. Altri esperti, tra cui Natsuhiko Kyogoku, Tada Natsumi, Murakami Kenji e Yamamoto Hiroshi affermano che non ci siano tracce della presenza dello yōkai nella tradizione nipponica, e che sia invece frutto della penna di Shigeru Mizuki. Mizuki ha affermato di aver creato oltre 30 yōkai differenti, senza specificare quali di quelli descritti nel suo fumetto GeGeGe no Kitaro essi fossero.


sabato 28 agosto 2010

Mensur

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La Mensur (dal latino mensura = misura) è un combattimento rituale tradizionale, chiamato anche "duello studentesco" o "duello accademico", che viene praticato ancora oggi da alcune confraternite studentesche della Germania, dell'Austria e della Svizzera, e in minor misura anche in Kosovo, Estonia, Lituania e Fiandre.
La particolarità del combattimento consiste non tanto nel voler ferire o sconfiggere l'avversario, quanto piuttosto nel dimostrare il proprio coraggio nell'affrontare il pericolo e le ferite senza retrocedere o mostrare timore: per questo le cicatrici che il combattimento poteva lasciare sul volto, erano considerate motivo di orgoglio ed esibite come segni di distinzione.

Storia
Come fenomeno spontaneo il duello studentesco ha origini antiche, le cui radici affondano nel mondo universitario medievale.
Il duello conobbe una regolamentazione a partire dal XVII secolo, epoca in cui si affermò in lingua tedesca il termine tecnico Mensur, fino a raggiungere l'apice di diffusione all'inizio del XX secolo. La pratica della Mensur avviene soprattutto all'interno di circoli studenteschi (Corps, Burschenschaft, Landsmannschaft, Turnerschaft) delle nationes e delle università tedesche.
Agli inizi del Novecento la pratica tradizionale subì l'opposizione del più generale movimento antiduellistico, la cui prima assemblea in Germania si tenne a Lipsia nel 1902. Il movimento, cresciuto a 20 comitati locali nel 1907 e tremila soci, oltre a ridurre il numero di duelli in generale, costituì anche l'associazione accademica Freie Studentenschaft che si opponeva alla pratica della Mensur.
Un noto personaggio storico del Novecento che possedeva una cicatrice sul volto, inflittagli da un rivale in un duello di Mensur, era Heinrich Himmler, il quale il 17 giugno 1922, sei settimane prima di laurearsi, ebbe il suo primo duello; altro personaggio noto del Novecento che per lo stesso motivo possedeva una cicatrice sul volto era il tenente colonnello Otto Skorzeny, ufficiale austriaco delle SS.

Rituale
I due contendenti si posizionano uno di fronte all'altro tenendo alta una spada, che a turno viene calata contro l'avversario. Ciascuno degli sfidanti indossa protezioni abbastanza pesanti da scongiurare ferite mortali ma non tali da evitare cicatrici.
Spesso capitava che i contendenti venissero feriti alla guancia sinistra o sulla testa; le cicatrici erano considerate motivo di orgoglio, tanto che a volte il perdente ferito era considerato con più rispetto del vincitore, e le ferite ricevute esibite con orgoglio. Nella società tedesca una cicatrice sul volto evidenziava l'appartenenza ad un certo tipo di censo e di ceto sociale.

Etimologia
La parola deriva dal latino mensura che vuol dire misura. Infatti, a differenza di altri tipi di duello, i contendenti devono rimanere ad una precisa distanza, evitando di spostarsi per schivare il colpo dell'avversario. Nelle università germaniche era molto diffuso il duello con la spada, da praticarsi rigorosamente alla distanza (misura) stabilita. Cosicché, nel medioevo, la cicatrice sulla guancia del duellante era diventata segno di appartenenza al ceto dei "clerici", cioè degli studenti e, in senso lato, degli intellettuali.


venerdì 27 agosto 2010

Sankukai

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Karate Sankukai (in giapponese 三空会) è uno stile di karate codificato da Yoshinao Nanbu nel 1970. Esso è basato su tecniche estrapolate dall'Aikidō, dal Judo, dal karate Shitō-ryū e dal karate Shūkōkai. Il suo simbolo è costituito da tre cerchi (due rossi ed uno bianco), che rappresentano (dal più interno al più esterno): la Terra, la Luna ed il Sole.

Kaiten
I Kaiten geri (calcio) e tsuki (pugno) vengono introdotti dal M°. Nanbu per portare un concetto innovativo nel suo stile di karate. L'attacco non deve necessariamente essere frontale, ovvero portate sull'asse longitudinale dell'avversario. I Kaiten sono pugni e calci circolari che hanno le caratteristiche peculiari di penetrare nella guardia dell'avversario da una direzione diversa, tra i 30° e i 45°.

Tenshin
Parimenti agli attacchi il Sankukai ha le parate circolari, ovvero tecniche create per evitare di ricevere un colpo. Non a caso di parla di evitare perché i tenshin apportano una grandissima innovazione: invece di bloccare l'attacco dell'avversario il Tenshin permette di evitarla e nel contempo di preparare un contrattacco che penetri la guardia ad un angolo diverso dall'asse longitudinale (0°).

Randori
Mutuandoli direttamente dallo Judo il M° Nanbu introduce i Randori come base del kumite (combattimento). I Randori sono sequenze di 7 attacchi e corrispondenti 7 parate che introducono gli atleti ai concetti basilari del kumite: tempo, distanza, velocità.
In particolare gli attacchi sono sempre gli stessi per tutti i Randori: oi-tsuki destro e sinistro, mae-geri destro e sinistro, mawashi-geri destro e sinistro, ultimo attacco di oi-tsuki destro (per i primi 3 Randori).
Le difese sono
- di pugno (tsuki) per il 1° Randori (Randori ichi-no-kata)
- di calcio (geri) per il 2° Randori (Randori ni-no-kata)
- di proiezione a terra (ashi waza) per il 3° Randori (Randori san-no-kata)
- di leva articolare per il 4° Randori (Randori yon-no-kata)
- di bastone (bo) per il 5° Randori (Randori go-no-kata)

Kata
Kata Shitei:
Taikyoku Shodan, Taikyoku Nidan, Taikyoku Sandan
Heiwa Shodan, Heiwa Nidan, Heiwa Sandan, Heiwa Yondan, Heiwa Godan

Kata Sentei:
Hiji no kata, Jiin, Annanko, Shinsei, Bassai Dai

Kata Superiori:
Matsukaze, Hyakuhachi (Kururunfa), Kosokun Dai, Seipai, Seienchin, Tajima, Goju yon, Ten ryu no kata
  • Video dei Kata Sankukai, su m.youtube.com.
Le origini
Tratto da "Karate Sankukai" di Yoshinao Nanbu
Il Maestro Yoshinao Nanbu è nato a Kobe in Giappone nel febbraio 1943. Appartiene ad una vecchia famiglia di budoka. Il nonno era lottatore di Sumo, molto famoso; suo padre (5º dan), teneva corsi di Judo al Dojo di polizia della città di Kobe. Sotto la direttiva del padre, il maestro Nanbu cominciò a praticare il Judo a soli cinque anni. Quando entrò nella scuola comunale, imparò il Kendo sotto la guida di suo zio. Negli Anni Cinquanta, sia il Karate che l'Aikido erano vietati (infatti il generale Mac Arthur, comandante delle forze di occupazione degli Stati Uniti in Giappone, aveva proibito la pratica di queste due discipline). Così Nanbu dovette cominciare a praticare queste arti sotto la direzione del maestro Someka, che era direttore di un club "amichevole". Egli cominciò a leggere con avidità i libri di suo padre su tutte le arti marziali: Tonfa, Nuntchaku, Tambo, Sai, eccetera, cui si dedicò ben presto nei Dojo del vicinato. A diciotto anni il maestro Nanbu entrò alla facoltà di Scienze Economiche di Osaka, dove ebbe come maestro Tani, 8º dan, che professava lo Shito-Ryu. Fu ben presto promosso capitano della squadra di Karate della sua università, titolo questo che ha molto valore, data l'importanza dei karateka universitari giapponesi. Nel 1963 divenne campione universitario del Giappone (c'erano allora 1250 concorrenti). Per questa vittoria Yoshinao Nanbu ricevette ufficialmente la "medaglia al valore" (mandata da tutti i Karateka giapponesi) dalle mani del direttore dell'università di Waseda, Ohama, promotore dell'organizzazione dell'Associazione degli studenti dell'università. Nel 1964 ricevette l'invito da Plee, allora promotore del Karate in Francia, a partecipare come invitato alla coppa di Francia; la vinse combattendo individualmente. Partecipò anche alla coppa internazionale di Cannes (sette Paesi: Gran Bretagna, Germania, Italia, Norvegia, Stati Uniti, Svizzera e Francia), e vinse anche qui il combattimento individuale. Da questo momento il maestro Nanbu cominciò a considerare la sua arte come una professione, e così di conseguenza modificò i suoi programmi. Nel 1968 andò a trovare tutti i maestri giapponesi, invitandoli l'uno dopo l'altro, per imparare tutti i tipi di tecniche; ufficialmente però si trovava ancora sotto le direttive del maestro Tani e cioè del Shukokai - Shito-Ryu. Lo stesso anno, proprio su richiesta del maestro Tani (che diceva di lui che aveva il genio del Karate), Nanbu si diede da fare per mettere in piedi l'organizzazione mondiale di Shukokai. La sua riunione ebbe successo grazie alle numerose dimostrazioni da lui date in parecchi Paesi, come la Scozia, la Gran Bretagna, la Francia, la Norvegia, la Germania, l'Italia, il Belgio e la Jugoslavia. Aprì in seguito dei "club Nanbu" a Parigi e in provincia, e divenne allenatore della squadra francese. (I suoi nuovi allievi da quel momento hanno cominciato a vincere i campionati di Francia e d'Europa). In seguito ai suoi duri sforzi per promuovere il Shukokai, il maestro Nanbu venne nominato presidente della federazione scozzese di karate, consigliere e direttore tecnico della federazione belga di karate, presidente della federazione norvegese di karate, consigliere e direttore tecnico della squadra di Karate Jugoslava. Nel 1969 il maestro Nanbu giunse per la prima volta in Canada, per salutare dei suoi discepoli; e lo stesso anno il maestro Tani gli propose di occuparsi dell'organizzazione del terzo campionato del mondo di Karate che avrebbe avuto luogo a Parigi nel mese di ottobre. Il giorno dopo il campionato, il maestro Nanbu ruppe definitivamente con lo stile Shukokai, poiché si era accorto che, essendo uno stile essenzialmente competitivo, i suoi seguaci finivano per praticare solamente le tecniche più redditizie per la competizione, e, cioè lo Tsuki (pugno diretto) e il Mae-Geri (calcio frontale), lasciando da parte le altre tecniche come il Yoko-Geri (calcio laterale) e il Mawashi-Geri (calcio circolare) più difficili da applicare durante una gara. Questo modo di combattere era divenuto così rigido e schematico che un esperto di Shukokai poté un giorno dire: "Questo metodo, in sé eccellente purtroppo non ha saputo fare altro che fabbricare handicappati". Cosciente dei limiti del Shukokai, il maestro Nanbu riparti per il Giappone, e dopo lunghi mesi di riflessione e di meditazione trovò la soluzione dei suoi problemi, fondando la sua tecnica personale, che chiamò SANKUKAI.
Quando il Sankukai prese la sua fisionomia definitiva, il maestro Nanbu sottopose le sue conclusioni a un istituto riconosciuto ufficialmente, che ne studiò i rapporti di forza e la dinamica dell'energia. Le conclusioni che gli esperti trassero furono ottime; infatti essi approvarono la nuova tecnica poiché questa mostrava chiaramente che si potevano migliorare in maniera considerevole: la parata del colpo avversario; la velocità di esecuzione; la forza con la quale si porta la risposta; la ricchezza di spostamenti e schivate al posto dei bloccaggi classici; il modo (molto diverso) di portare gli atemi.
Grazie all'inesauribile energia e alla serenità del maestro Nanbu, il Sankukai mise radici rapidamente in Giappone, in Francia, in Gran Bretagna, in Spagna, in Germania, in Norvegia, in Marocco, in Svizzera, in Belgio, in Messico, in Guatemala e in Canada.
  • Bushi Karate-do, scuola di karate sankukai tradizionale
  • British Sankukai Karate Association, su karatesankukai.co.uk.
  • Sankukai - Scuola Italiana Budo, su scuolaitalianabudo.it.
  • Federation Sankukai Karate-do Scotland, su fsks.net. URL consultato l'11 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 1º febbraio 2010).
  • Federazione FEKDA Sankukai Karate-do Italy, su fekda.eu.


giovedì 26 agosto 2010

Ishikawa Goemon

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Ishikawa Goemon (石川 五右衛門; Iga, 24 agosto 1558 – Castello Fushimi, 9 ottobre 1594) è un leggendario guerriero ninja e bandito, che rubava oro e oggetti preziosi per darli ai poveri.

Biografia
Si hanno poche informazioni circa la vita di Ishikawa Goemon, che è diventato oggi una figura simbolo del folklore giapponese. È stato ucciso, bruciato nell'olio bollente, per aver tentato di uccidere Toyotomi Hideyoshi.
In una delle tante versioni della leggenda, Ishikawa attentò alla vita di Toyotomi per vendicare la morte della moglie e la cattura di suo figlio, Gobei. Quando entrò nella stanza di Toyotomi, però, provocò un rumore che svegliò le guardie e venne così catturato. Fu condannato a morte con il giovane figlio, che riuscì però a salvarsi, poiché il padre lo tenne sopra il livello dell'olio bollente.
In un'altra versione, Ishikawa voleva uccidere Toyotomi perché era un despota. Quando entrò nella stanza di Toyotomi, venne scoperto grazie ad un incensiere mistico. Venne giustiziato tramite bollitura a morte il 24 agosto 1594, con l'intera famiglia.

Nei media
Manga e anime
  • Goemon Ishikawa XIII della serie manga e anime Lupin III, creata da Monkey Punch, è un discendente diretto di Ishikawa Goemon. Il suo antenato compare di fatto nell'episodio 120 dell'anime Le nuove avventure di Lupin III, nello special televisivo Lupin III - Spada Zantetsu, infuocati! e nel capitolo La maledizione degli Ishikawa del manga Lupin III Millennium.



mercoledì 25 agosto 2010

Scottish Backhold





Lo Scottish Backhold è un tipo di lotta che ha origine in Scozia. I lottatori si abbracciano tenendosi dietro la vita, col braccio destro sotto il sinistro dell'avversario e il mento poggiato sulla spalla destra dello sfidante. Se il lottatore rompe la presa o tocca il terreno con qualsivoglia parte del corpo (piedi esclusi), perde.

Quali sono le similarità e le differenze tra le scuole degli anime e le vere scuole giapponesi


Codice di abbigliamento: la maggior parte se non tutte le scuole hanno un codice di abbigliamento standard che gli studenti devono seguire. Questo si riflette generalmente nella maggior parte degli anime della vita scolastica.




Cibo: in realtà non è troppo lontano. Gli anime scolastici con mense che vendono diversi tipi di cibo giapponese possono essere accurati. A volte gli anime possono esagerare, quindi direi che questa è una lieve somiglianza.


Tempo di pulizia: qualsiasi anime che mostri agli studenti che puliscono le loro classi o il bagno è in realtà accurato. Gli studenti sono responsabili di mantenere queste aree pulite e ordinate, che è probabilmente una delle cose più ammirevoli della cultura scolastica giapponese.


Pranzare in classe: alcuni anime che mostrano agli studenti che mangiano in classe sono in realtà accurati. Penso che questo sia vero soprattutto per gli studenti delle scuole elementari e medie.


Mangiare sul tetto della scuola: questo non è generalmente consentito nella maggior parte delle scuole (anche se ne ho sentito parlare di alcuni che apparentemente lo fanno?). Ad ogni modo, questo non è sicuramente così comune come si potrebbe pensare guardando un anime.


Capelli colorati: molte scuole in realtà vietano agli studenti di tingere i capelli (a meno che tu non li stia morendo di nero). Ciò ha effettivamente causato problemi agli studenti giapponesi che hanno i capelli naturalmente castani, poiché sono tenuti a tingerli di nero.


Tempo libero: a causa della natura degli anime, sembra che gli studenti giapponesi abbiano molto tempo libero per fare ciò che vogliono. Questo è certamente falso. Gli studenti giapponesi hanno a che fare con un curriculum rigido e Juku (scuola di matematica), che occupano la maggior parte del loro tempo. In ogni caso, non hanno tanto tempo libero quanto la maggior parte degli anime tende a ritrarre.



martedì 24 agosto 2010

Stav

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Stav è un'arte marziale norvegese insegnata da Ivar Hafskjold. Essa utilizza runes e mitologia nordica, venendo insegnata sulla base della tradizione orale che egli sostiene sia stata preservata nella sua famiglia.
Negli anni 1990, Ivar Hafskjold assunse quattro apprendisti personali e studenti; Shaun Brassfield-Thorpe, Kolbjorn Märtens, David Watkinson e Graham Butcher. Tutti i contemporanei insegnanti di Stav derivano dalla linea di insegnamento diretta di Ivar Hafskjold e/o da uno dei suoi primi quattro allievi, ognuno dei quali è riconosciuto come maestro.
Stav ricorda il T'ai chi, con gli allievi che iniziano con posizioni ritualizzate simili alle sedici rune del Younger Futhark.


lunedì 23 agosto 2010

Bake-kujira

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La Bake-kujira, Bakekujira (化鯨, letteralmente "Balena Fantasma") o Hone Kujira (Balena d'osso) è uno yōkai appartenente alla mitologia giapponese, tipico del Giappone Occidentale.
Ha l'aspetto di uno spettrale e colossale scheletro di balena e si dice sia accompagnata dall'apparizione di strani uccelli e pesci. Vaga malinconica sui mari che solcava in vita, emergendo ogni tanto come per respirare, e nelle notti piovose si manifesta nei pressi dei villaggi abitati da pescatori di balene.

Leggende
Una storia racconta le vicende di alcuni pescatori che, pensando di aver avvistato una balena, tentano di catturare una Bake-kujira, ma ogni arpione da essi scagliato attraversa il corpo dello yōkai da parte a parte, senza recargli alcun danno. Allora lo Yokai evoca il suo seguito di pesci e uccelli, che terrorizzano i pescatori, per poi sparire tra le onde. Molte storie raffigurano la Bake-kujira come uno spirito vendicativo, le cui apparizioni portano sfortuna e maledizioni ai villaggi presso i quali si manifesta.