mercoledì 17 febbraio 2021

Gulabi Gang

 

Il Bundelkhand è una delle parti più povere dell’Uttar Pradesh, che è già una regione povera di per sé, nel nord dell’India. È anche una delle sue aree più densamente popolate, in una nazione già notevolmente sovrappopolata. Gli abitanti del Bundelkhand affrontano ogni giorno una lotta per la sopravvivenza: la terra è poco fertile, il sistema giudiziario-amministrativo è corrotto, per non parlare dell’arretrata e opprimente gerarchia delle caste indiane. C’è da divertirsi. E, anche se potrebbe non sorprendervi più di tanto, diciamolo comunque chiaro e tondo: l’India non è proprio il paradiso delle pari opportunità per le donne. Violenza domestica e, in generale, diritti civili di seconda categoria, sono la regola.


In questo panorama, un gruppo di vigilantes autonominatesi Gulabi Gang (gulabi significa rosa) combatte, non solo metaforicamente, per l’uguaglianza. La gang è composta da più di 10.000 donne. Indossano tutte un sari rosa, che è l’uniforme delle Gulabi. Sono tutte piuttosto brave con il lathi, un bastone da combattimento tradizionale indiano. Troppo bello per essere vero? È quello che abbiamo pensato anche noi, fino a quando non siamo andati laggiù e le abbiamo incontrate personalmente. Queste meravigliose femmine fanno sul serio, e sono perfettamente capaci di spaccarti un ginocchio con un solo colpo della loro mazza da combattimento.

La gang si ritrova già con un discreto numero di accuse: associazione clandestina, sommossa, aggressione a pubblico ufficiale, e interdizione di pubblico ufficio. Ma la quarantasettenne leader della Gulabi Gang, Sampat Pal Devi, è una donna di carattere senza alcuna paura delle accuse rivolte a lei e alla sua gang. Sampat Pal Devi non ha ricevuto nemmeno un briciolo d’istruzione ed è vissuta nella povertà assoluta con i suoi cinque figli, ma è riuscita comunque a emergere come una figura pseudo-messianica.

“La parola ‘gang’ non significa necessariamente un gruppo di criminali,” ci ha detto. “Può anche essere usata per indicare una squadra, un collettivo. Siamo una gang che combatte per la giustizia. Nelle manifestazioni di protesta al di fuori dei nostri villaggi, soprattutto quelle nelle grandi città, i nostri membri spesso si perdevano nella calca. Abbiamo deciso di vestirci tutte con lo stesso colore, per riconoscerci più facilmente. Non volevamo usare altri colori per non essere associate ad altri gruppi politici o religiosi. Abbiamo deciso di scegliere il rosa, il colore della vita. È bello. Il governo comincia ad avere paura di noi”.

Il sistema delle caste incombe sull’India come una nuvola nera. Più di un membro della gang non solo viene da un contesto molto povero, ma spesso fa parte della casta più bassa e socialmente emarginata: quella dei

[gli intoccabili]. Qualche mese fa in Uttar Pradesh una donna dalit è stata stuprata da un uomo appartenente a una casta superiore, e il caso non è stato neanche aperto dalla polizia. Quando gli abitanti del villaggio hanno protestato sono stati arrestati e incarcerati. La Gulabi Gang, guidata da Sampat Devi, ha fatto irruzione nella stazione di polizia chiedendo il rilascio degli arrestati e l’apertura di un’indagine sullo stupratore. Hanno attaccato fisicamente il poliziotto che si rifiutava di obbedire. L’indagine su questo episodio è ancora in corso. Nel giugno dello scorso anno, le Gulabi hanno ottenuto il loro più grande trionfo. Dopo aver ricevuto proteste riguardo a un punto di smistamento di razioni a basso costo, gestito dal governo centrale, che non stava distribuendo il cibo secondo le regole, Sampat Devi e la sua gang hanno deciso di mettere sotto controllo clandestino il proprietario del negozio. La gang ha intercettato due camion carichi di granaglie destinate a soggetti sotto la soglia di povertà che invece venivano smerciate al mercato pubblico. Con tanto di prove, i membri della gang hanno cominciato a fare pressioni sull’amministrazione locale perché sequestrasse il grano e assicurasse il proprietario del negozio alla giustizia, ma, ancora una volta, il caso non è stato neanche aperto. Di conseguenza, i membri della gang infuriati hanno avvicinato e attaccato uno degli ufficiali di polizia. L’episodio non è stato seguito alcune iniziative legali, ma ha fatto salire alle stelle la credibilità della gang come organizzazione potente.

Alcuni esponenti della comunità locale paragonano Sampat Devi alla leggendaria regina di Jhansi, Laxmibai. Molte persone dimostrano la loro gratitudine offrendo sostegno, economico e non, alla gang. Babloo Mishra gli permette di usare un edificio di sua proprietà come ufficio. “La cosa migliore è che queste donne difendono le ragioni di chiunque purchè siano sincere, non si occupano solo degli interessi dei membri.” Anche se persone come Mishra danno una mano, la gang ha bisogno di fondi veri e propri per avviare qualche piccola iniziativa imprenditoriale che possa creare un po’ di occupazione per gli abitanti della zona. Sampat Devi sogna di dirigere una piccola fabbrica di tessuti per le donne della regione, ma la mancanza di capitali è un grosso ostacolo per questo sogno.

C’è molto da fare in questa regione, e gente come Sampat Pal Devi sta davvero cambiando le cose. Anche se le accuse contro la gang sono legate a circostanze in cui le iniziative di protesta sono sfociate nell’illegalità, per Sampat Pal Devi e i membri della sua gang infrangere le regole non è l’obiettivo. L’obiettivo è mobilitarsi e combattere per i propri diritti.


Sampat Pal Devi, 47 anni

Sono il capo della Gulabi Gang. Ho fondato l’associazione negli anni Novanta, ma l’ho chiamata Gulabi Gang solo due anni fa. Il nostro obiettivo è dare maggiore potere alle donne, promuovere l’educazione dei bambini e soprattutto delle bambine, e mettere un freno alla corruzione e alla violenza domestica. Visito diversi villaggi ogni giorno e incontro diversi membri della gang. Teniamo riunioni in cui decidiamo il piano d’azione da assumere quando veniamo a sapere di qualcosa che non va bene. In principio andavamo alla polizia e gli chiedevamo di fare qualcosa. Ma l’amministrazione locale qui è contro la povera gente, e alla fine dobbiamo occuparci delle cose noi stesse in prima persona. Con un marito che picchia la moglie prima ci parliamo. Se non ci ascolta, invitiamo la moglie a unirsi a noi mentre lo picchiamo con i lathis. Le nostre missioni hanno una rata di successo del 100 percento. Siamo sempre riuscite a fare giustizia nei problemi domestici. Trattare con l’amministrazione locale è più difficile visto che non possiamo sempre far rispettare la giustizia da sole—soprattutto con certi politicanti corrotti. Abbiamo bastonato qualche funzionario corrotto ma alla fine siamo impotenti. I gorilla al soldo dei più corrotti e degli stessi partiti politici mi minacciano di continuo. Una volta un gruppo di gorilla è venuto da me e ha minacciato di spararmi, ma le ragazze sono venute ad aiutarmi e gli hanno tirato dei mattoni addosso, e loro sono scappati. Non sono più tornati da allora. Il più delle volte viaggio sola, non ho paura di nessuno. Le mie ragazze mi stanno vicino, sono la mia forza. La mia famiglia non ha sempre approvato il fatto che io vada in giro a fare quello che faccio, ma io ho insistito con mio marito, gli ho spiegato e lui ha capito le mie ragioni e da allora mi ha sempre sostenuta. Non è facile fare questa vita. Non ho soldi. Mi sposto ovunque su una vecchia bicicletta. Alcuni dei nostri sostenitori ci fanno piccole offerte e contributi. Voglio che questo movimento faccia strada e mi piacerebbe avere il sostegno di istituzioni locali o internazionali. Lavoriamo molto sulla base, e vorremmo avviare una piccola fabbrica di tessuti per dare lavoro agli abitanti dei villaggi. Abbiamo tanti giovani, uomini e donne, che hanno abilità, possono produrre concimi organici, candele, medicine ayurvediche, e conserve. Potrebbero guadagnare il necessario per vivere. Se riesco a ottenere dei fondi posso avviare un centro di cucito per le donne che potranno finalmente mantenere le loro famiglie. Il futuro della Gulabi Gang è luminoso. È un movimento popolare e crescerà sempre di più nel futuro, se avrà il sostegno delle istituzioni locali.


Banhari Devi, 42

Sono disoccupata. Non ho soldi e posso fare affidamento solo su mio figlio per avere un po’ di cibo da cucinare ogni sera. Sampat Devi mi ha salvata. È come un messia che si preoccupa dei poveri. Ha lottato per me e mi ha procurato una tessera rossa [il documento che viene rilasciato a chi vive sotto la soglia di povertà]. Faccio parte di una categoria di famiglie sotto la soglia della povertà e la tessera mi dà diritto a un po’ di riso e orzo al centro di distribuzione pubblica. Mi sono unita alla gang sei mesi fa e da allora ho più forza e fiducia nei miei mezzi. Ci sono stati momenti in cui siamo andate in missione con la Gulabi Gang e le autorità ci hanno minacciate, ma l’essere in tante ci dà fiducia di riuscire a combattere le ingiustizie. Quando mi sono unita alla gang, Sampat Pal ci ha spiegato quali sono gli obiettivi, e poi siamo state addestrate a combattere con il lathi. L’idea di fondo nel combattimento è più quella di difendere che di attaccare. Non siamo un gruppo violento, ma se veniamo sfidate possiamo diventare cattive. Usiamo prima i mezzi pacifici, ma se non funziona combattiamo con il lathi. Entrare nella gang mi ha cambiato la vita. Voglio farne parte per sempre.


Kamat Devi, 48

Sono membro attivo della gang da due anni ormai. Ho preso parte praticamente a tutte le campagne che la gang ha avviato di recente. Anche se non ho un ruolo prestabilito nella gang, finisco sempre a occuparmi di calmare liti domestiche o mediare tra vicini di casa in un villaggio. Quando sento di una lite tra vicini facciamo una riunione con Sampat Devi e cerchiamo di offrire un compromesso amichevole. Non è sempre facile, ma la gente rispetta la Gulabi Gang perché siamo sempre neutrali. A me non piace affatto usare la forza. Ho deciso di imparare a usare il lathi come mezzo di difesa, non di attacco. Anche se ho delle opinioni un po’ diverse da quelle di molte altre questo non mi crea difficoltà nel lavoro. Le altre rispettano la mia posizione, se io lavoro nel modo che ritengo opportuno ma raggiungo comunque l’obiettivo. Mio marito possiede un piccolo pezzo di terra e lo aiutiamo a lavorarlo. La terra non produce abbastanza e a volte lui cerca di trovare lavoro come operaio in città, ma non sempre ci riesce. Io sono riuscita a ottenere la tessera rossa e almeno ora ho diritto a un po’ di riso e di orzo. Spesso mi chiedo che ne sarebbe di noi se non fossimo entrate nella Gulabi Gang.


Bhagwati Devi, 45

Il lavoro di Sampat Devi mi ha ispirato molto. Veniva al nostro villaggio regolarmente e ci faceva domande sulle nostre condizioni di vita. Mi sono unita alla gang per sostenerla nel suo progetto, cioè darci una vita migliore. Non esiste gerarchia nella gang. Siamo tutte uguali e lavoriamo tutte allo stesso obiettivo, ovvero eliminare la corruzione alla radice della società e dare giustizia alle donne. Se la gang viene a sapere di violenze commesse sulle donne teniamo una riunione e concordiamo cosa sia meglio fare in quel caso, e poi ci comportiamo di conseguenza. Molto spesso, per prima cosa cerchiamo di raggiungere una soluzione pacifica, ma se non funziona usiamo la forza. La gente si sente davvero umiliata se viene picchiata da noi. Mio marito mi ha abbandonato per cercare una vita migliore con un’altra donna, ma non mi importa. Ho la mia vita e sono contenta così. L’idea di una gang è del tutto nuova in questa regione. In realtà la Gulabi Gang è unica. La gente deve capire che una gang non è necessariamente composta da disadattati sociali, come la maggior parte delle cosiddette ‘gang’. Noi siamo una squadra—una squadra di donne in rosa. Cresciamo ogni giorno di più, e gli sforzi di Sampat Devi stanno creando un vero movimento di trasformazione. Le donne arrivano da noi anche da posti molto lontani per parlarci dei loro problemi o per unirsi alla Gulabi Gang.


Chandania Devi, 55

Sono uno dei membri più anziani della gang e non posso sempre partecipare alle varie missioni. Più che altro mi occupo di educare alla consapevolezza dei diritti della donna, dell’educazione delle bambine, e del benessere delle famiglie nel mio villaggio. Il nostro è un villaggio di intoccabili, nessuno delle classi superiori viene mai qui, e a nessuno interessa della nostra educazione. C’era una scuola elementare diroccata, senza neanche un insegnante. Dopo un’iniziativa di Sampat Devi abbiamo un insegnante e i bambini almeno possono andare a scuola. Durante il giorno vado di casa in casa a insegnare l’importanza dell’educazione per le bambine. Visto che sono una donna anziana, e in più un membro della Gulabi Gang, la gente mi ascolta con grande attenzione. A volte i miei nipoti mi accompagnano, e sono molto orgogliosa che loro possano essere testimoni del cambiamento che sto cercando di portare nel mio villaggio.


Bijrania, 50

Mi sono unita alla gang perché tutte le donne che conoscevo l’avevano fatto. La mia decisione è stata dettata dall’adeguarsi al comportamento della massa, ma solo dopo alcune settimane mi sono resa conto della differenza. Non ero solo un membro della gang come tante, ho preso parte attivamente alle manifestazioni guidate da Sampat Devi. Ero con la gang nella missione che finora è stata il nostro più grande successo. Abbiamo intercettato due furgoni carichi di cibo destinato a gente sotto la soglia di povertà, che stava per essere venduto al mercato comune. La polizia e i funzionari locali ci hanno intimidito, ma abbiamo tenuto duro. Siamo una squadra, e quella è la nostra forza. Avevo paura all’inizio, ma ora non più. Vivo in una piccola capanna con la mia famiglia. Mio marito e mio figlio guadagnano pochissimo lavorando come braccianti. Ci sono giorni in cui non lavorano e dobbiamo dormire a pancia vuota. Se la Gulabi Gang ricevesse un po’ di aiuto dall’amministrazione e dalle istituzioni umanitarie potremmo mettere su un centro di produzione tessile e io potrei contribuire ai guadagni della mia famiglia.


Punia Devi, 38

Sono una dalit, una degli intoccabili. È come una maledizione nella tua vita. Spero di non rinascerci nella prossima vita. Faccio la bracciante nei campi quando trovo da lavorare. Le caste superiori ci sfruttano e ci pagano quando gli va. Pensavo che vivere così fosse il mio destino fino a quando Sampat Devi è venuta da noi e ci ha insegnato i nostri diritti. Mi sono unita subito alla Gulabi Gang e ho giurato di educare il resto della comunità al rispetto dei diritti. Non solo è una maledizione nascere dalit, ma è comunque difficile essere una donna qui. Noi donne siamo sempre l’ultimo anello della catena dello sfruttamento. Ci danno in matrimonio molto giovani, ci dicono che è il nostro destino sposarci con un uomo che non abbiamo mai visto prima. I nostri mariti ci sfruttano tutto il tempo, e ci trattano come schiave. Questo deve cambiare, e la Gulabi Gang ha fatto molto in questa direzione. Passiamo a fare visita nelle case e diamo indicazioni ai genitori su come educare le loro figlie. Una delle tante motivazioni che mi spinge a far parte della gang è dare davvero un contributo per interrompere lo sfruttamento. Quando mi sono unita al gruppo ho passato molto tempo seguendo Sampat Pal nelle sue visite ai villaggi, incoraggiando una maggiore consapevolezza sui temi dell’educazione. Le rappresentazioni di strada sono un mezzo molto popolare per far arrivare un certo discorso a un pubblico molto grande. Tutte le iniziative che facciamo per promuovere l’educazione delle bambine sono servizi garantiti gratuitamente. Per fare bene questo lavoro ci vuole un sistema di supporto. Io non ho mezzi di trasporto; non posso neanche permettermi di pagare il bus, devo andare a piedi. Quando vado a lavorare per la Gulabi Gang non guadagno nulla e devo gravare sul salario di mio marito, ammesso che lui riesca a lavorare quel giorno. Anche se facciamo una vita dura, mio marito e le mie due figlie mi sostengono molto nel mio contributo alla Gulabi Gang.


Savitri Devi, 23

Ho conosciuto Sampat Devi quando è venuta nel nostro villaggio, quasi un anno fa. Avevo sentito della gang da altri abitanti del villaggio. Eravamo orgogliosi di quello che Sampat Devi stava facendo per la comunità. È venuta da noi e ha parlato di fronte alla comunità del villaggio riunita, ci ha parlato dei diritti dei poveri. Sono rimasta colpita vedendo una donna che parlava con tanta convinzione. Quando ha parlato tutti l’ascoltavano. Non si sentiva volare una mosca. Ho sentito subito che volevo fare parte della gang. Mi sono sposata da poco e la mia famiglia pensava che fosse un’idea assurda ed erano del tutto contrari al fatto che lasciassi la casa. Mio marito non mi ha sostenuto per niente, ma ero davvero convinta di unirmi al gruppo, e così ho fatto. Ci sono voluti mesi di insistenze, ma alla fine mio marito ha acconsentito. Ho preso parte attivamente a tutte le dimostrazioni, alla rappresentazioni di strada, e alle campagne che la Gulabi Gang ha cominciato. La convinzione che Sampat Devi dimostra quando combatte per noi è di grande ispirazione. L’ho seguita durante le sue visite al nostro villaggio e poi nei villaggi vicini, e l’ho sentita parlare agli anziani del villaggio dei loro diritti. Non vedo l’ora di lavorare al centro di lavorazione dei tessuti per cui la Gulabi Gang sta cercando di raccogliere fondi. E così anche il piano per il centro di riabilitazione degli alcolisti. Io ho ricevuto una buona educazione, so di poter essere molto utile. Ma vengo da una famiglia dalit molto povera, e non ho denaro. Lavoro come bracciante agricola nei campi, e tutto quello che guadagno lo uso per pagarmi gli spostamenti in bus e per raccogliere fondi per stimolare la consapevolezza della gente nei villaggi. Metto sempre il mio sari rosa, e porto sempre il mio lathi con me. Ora la gente mi tratta con grande rispetto, e mi riconosce la dignità che mi spetta.


Aarti Devi, 22

Mio padre, Chnadra Bhan, è un uomo istruito. Ha preso due master all’università pur essendo un dalit. Ha sempre dovuto combattere per i propri diritti, e per la dignità degli abitanti del villaggio. Circa sei mesi fa un uomo di una casta superiore ha stuprato una donna dalit della zona. La polizia si è rifiutata di aprire un’indagine. Quando mio padre ha protestato, lui e due altri sono stati presi in custodia. Io sono andata da Sampat Devi e le ho chiesto aiuto. Quello stesso giorno mi sono unita alla gang e, guidate da Sampat Devi, abbiamo fatto irruzione nella stazione di polizia chiedendo il rilascio di mio padre e di un altro uomo del villaggio. La polizia ancora si rifiutava di aprire un’indagine contro lo stupratore. Abbiamo picchiato un poliziotto con le mazze. Io non posso accettare un’ingiustizia a testa bassa. Mio padre è un modello per me, ed è stato orgoglioso di me quando mi ha visto in sari rosa mentre protestavo e urlavo slogan, spalla a spalla con Sampat Pal e il resto della Gulabi Gang. Sampat Devi mi ha insegnato a combattere con il lathi. Ha insistito perché imparassimo a difenderci da sole prima di andare all’attacco di qualcuno. Il governo e l’amministrazione locale mi hanno minacciato spesso, una volta con una pistola, ma non ho paura di loro. Fare parte della gang mi dà fiducia in me stessa. Nella maggior parte delle operazioni che portiamo avanti diamo un’importanza centrale al potere delle donne, alla necessità di creare posti di lavoro, di promuovere l’educazione per migliorare le condizioni di poveri e bisognosi. Siamo il futuro della Gulabi Gang. Faremo tutto quello che sarà necessario per garantire uguaglianza e giustizia a quelli cui è stata tolta.





martedì 16 febbraio 2021

Origami

 




Nulla è come appare. Proprio come un pezzo di carta può essere più di un pezzo di carta negli origami, diventando una gru, un pesce o un fiore, così un samurai non dovrebbe mai sottovalutare le proprie potenzialità nel piegarsi alla vita. Un samurai deve sforzarsi di diventare più di quanto appaia in un primo momento, deve superare i propri limiti più evidenti. Questo è ciò che ci insegnano gli origami.


Chris Bradford dal libro "La via della spada.

lunedì 15 febbraio 2021

Lo Shaolinquan

Lo Shaolinquan è uno stile di arti marziali della Cina del Nord. Oltre ad essere considerato uno dei più efficaci e antichi stili delle arti marziali asiatiche, ne è ritenuto il progenitore.



Il principio fondamentale dello Shaolin è quello di riuscire a passare il più rapidamente possibile da una tecnica eseguita con la massima potenza ad un'altra egualmente potente. Si deve costantemente poter passare dall’attacco alla difesa. Per eseguire questo principio è necessario che fra una tecnica e la successiva si passi in uno stadio di morbidezza o cedevolezza che sta ad indicare un particolare atteggiamento fisico e mentale in cui i muscoli sono rilassati, ma reattivi, i riflessi sono pronti e la mente è sgombra e pronta a reagire nel modo più adeguato alla situazione. Il risultato è uno stile estremamente dirompente ma anche molto fluido, cioè rapido e continuo, in cui le tecniche non vengono interrotte, ma si susseguono in maniera spontanea, come se ogni tecnica si risolvesse necessariamente nella successiva.


domenica 14 febbraio 2021

Alcune curiosità su Floyd Mayweather

Ecco qualche curiosità su uno dei sportivi più ricchi del mondo.

  • Ama ascoltare la musica rap. Ha anche fondato una sua etichetta discografica, e in casa ha un suo studio di registrazione dove si diverte a registrare.



  • Ama scommettere. Oltre a essere un grande pugile, è anche un grande scommettitore. Punta milioni di dollari su eventi sportivi come pugilato o basket, e in un periodo riuscì a vincere ben 46 scommesse di fila.



  • È stato in carcere per 90 giorni. Nonostante avesse dedicato una sua vittoria a tutte le donne maltrattate in America, fu condannato diverse volte proprio per questo reato. Un giudice lo condannò anche a 90 giorni di reclusione.



  • Lui e Mike Tyson sono amici. Si allenavano nella stessa palestra e lui afferma che Mike è la motivazione per il suo successo economico. La spiegazione è che Mike lo fece salire su una Rolls Royce e gli fece provare dei Rolex tempestati di diamanti, da quel giorno Floyd rimase incantato dalla ricchezza.



  • Protagonista dell'evento PPV più grande della storia. Quello di Mayweather vs Pacquiao fu l'evento pay per view più grande della storia con ben 4,6 milioni di spettatori.


  • Ha un patrimonio enorme. Ebbene si, è il combattente più pagato della storia e vanta un patrimonio di ben 800 milioni di dollari. Il suo stile di vita è sopra le righe, non indossa mai lo stesso paio di mutande e ha al polso orologi da milioni di dollari.



  • Crebbe nella povertà assoluta. Tra la tossicodipendenza della madre e gli arresti per spaccio del padre, crebbe in condizioni molto difficili. Molte volte in casa mancava la corrente e c'era sporcizia ovunque. Nonostante tutto riuscì a diventare pluricampione del mondo e non smetterà mai di mostrare la ricchezza che è riuscito a raggiungere.



sabato 13 febbraio 2021

Gli atleti transessuali in che categoria dovrebbero gareggiare?

Non dovrebbero gareggiare, o dovrebbero gareggiare con i maschi… il rischio, altrimenti, è che lo sport femminile sparisca…

Il rischio è di arrivare a questo, e purtroppo scene simili ne vedremo molte, temo.




giovedì 11 febbraio 2021

Qualcuno ha mai colpito l'arbitro a pugilato, di proposito o per sbaglio? Cosa è successo dopo?

Mike Tyson ha tirato un potente gancio sinistro all'arbitro britannico John Coyle, nel lontano 2000.



È stato del tutto casuale e l'obiettivo previsto di Tyson era il suo avversario Lou Savarese. L'arbitro stava cercando di fermare la lotta ma Tyson era così eccitato e iperattivo che non si è accorto e ha continuato a picchiare Savarese - l'arbitro si è semplicemente intromesso... Non è stato punito per aver buttato giù l'arbitro perché è stato un incidente.

Tyson è stato premiato con una vittoria per TKO e subito dopo il combattimento ha continuato a urlare il suo ormai famigerato sproloquio: "Sono Sonny Liston, sono Jack Dempsey - sono fatto della loro stessa stoffa. Il mio stile è impetuoso, la mia difesa è inespugnabile! "


In termini di tentativo deliberato di mettere KO l'arbitro, Zab Judah è impazzito nel 2001, dopo la sua sconfitta contro Kostya Tszyu. Ha messo alle strette l'arbitro, Jay Nady, mettendolo alle corde e si è visto che stava caricando un feroce destro...


martedì 9 febbraio 2021

Lo stile di boxe peek-a-boo è efficace nei combattimenti di strada?

Sì, credo che sia probabilmente lo stile di boxe più efficace sia per un combattimento di strada che per una situazione di autodifesa.



Le mani in alto e ai lati della testa formano un buon scudo difensivo per il punto più vulnerabile: il mento. Il concetto di sorpresa, travestimento e furtività sono tutte grandi caratteristiche del peekaboo e, guarda caso, sono anche molto importanti in uno scontro di strada. Gli aspetti difensivi di questo stile e il contrattacco aggressivo sono molto applicabili anche a un incontro non di boxe.

In uno scenario di autodifesa, l'obiettivo principale di una persona è sicuramente quello di porre fine alle cose rapidamente e subire danni minimi nel processo. Ancora una volta lo stile peekaboo si adatta perfettamente a questo modello perché il potenziale del primo colpo è ciò che conta.

Guardando il periodo d'oro di Tyson in azione, sappiamo che questo stile è ad alto rischio e richiede un'enorme esercizio e pratica. Quindi il peekaboo non è sicuramente per i deboli di cuore, ma se eseguito correttamente è senza dubbio lo stile di boxe più dominante.


lunedì 8 febbraio 2021

Quanto è efficace colpire con un pugno in faccia qualcuno che ti sta soffocando da dietro con una presa

È efficace quanto colpirti in faccia da solo mentre sei soffocato da dietro! Non ci pensare nemmeno!


Le prese da dietro hanno principalmente lo scopo di ridurre il flusso di sangue ossigenato al cervello attraverso la carotide e, in secondo luogo, di comprimere la trachea e tagliare il flusso di ossigeno ai polmoni.

L'ipossia risultante può causare incoscienza in pochi secondi.

Le tue prime mosse dovrebbero essere per proteggere il collo e la gola tirando il braccio dell'attaccante verso il basso e lontano dalla gola, scrollando le spalle verso l'alto per rendere inutile la sua angolazione di attacco e piegare il mento verso il basso per bloccare i suoi tentativi di eseguire di nuovo la presa

Dopo aver rimosso la minaccia immediata, hai molte alternative: colpi, prese e blocchi articolari in base al tuo allenamento e alla situazione.

  • Colpi. A meno che tu non sia stranamente flessibile, i pugni in faccia saranno inefficaci, se non impossibili. Invece, prova un colpo col gomito all'indietro che punta verso le costole, il plesso solare, l'inguine o persino il lobo inferiore del suo fegato (appena sotto la costola inferiore sul lato destro). Anche se non gli fai rilasciare la presa, puoi allentarla e creare opportunità per una presa o un blocco articolare.

  • Prese. Con la pressione sul collo ridotta, gira il viso verso la spalla del braccio che ti sta soffocando. Con una mano spingi il suo gomito verso l'alto; con l'altro, tira il polso verso il basso. Questo creerà spazio per liberare la testa. Potresti essere in grado di applicare un Aikido Sankyo (una presa dell'aikido), oppure puoi provare a colpire il suo corpo.

  • Joint Locking (Chin Na). Con la pressione ridotta, afferra le dita di una delle sue mani (io preferisco prendere la sua mano che è dietro la mia testa). Isolane una o due e "girale"come una manovella tentando letteralmente di staccare le dita. Usa questa leva per sfuggire allo strangolamento, voltati verso di lui e, pur mantenendo una pressione dolorosa sulle articolazioni delle dita, colpisci con calci bassi alle gambe, all'inguine e altrove nel "triangolo bikini".

Il "Rear Naked Strangle" (presa al collo da dietro) è una tecnica molto efficace per mettere fuori combattimento un avversario. Se ti trovi nella situazione di subirla devi muoverti rapidamente e con decisione per scappare. Nei miei primi giorni di Judo passavamo ore a praticare applicazioni e fughe.

Tempo trascorso molto bene!

Quindi, se qualcuno ti stra strangolando da dietro (ipotizziamo quella che nel BJJ e nelle MMA viene chiamata "mataleao") è pressapoco impossibile colpirlo nel volto con un pugno.



Molto più efficace sarebbe colpirlo con la nuca, dando una testata; un lottatore che non sia principiante però starebbe ben attento a tenere la testa su una delle tue spalle, per evitare questa evenienza.

Molto più utile afferrare il braccio che ci sta strangolando, cercando di creare così anche un po' di spazio, e tentare una proiezione per togliere l'avversario dalla propria schiena. Non sono un esperto di judo, ma credo che una proiezione adatta a questo scopo possa essere l'Hane Goshi.





domenica 7 febbraio 2021

La cosa più grandiosa che gli umani hanno creato con le proprie mani?

Questo è un set composto da tre sigilli incatenati tra di loro appartenenti al periodo della Cina Imperiale. Sono stati ottenuti da quarzo calcedonio giallo e appartengono alla Dinastia Qing (清朝) (1644–1912).

Il fatto assurdo è che questi sigilli sono stati ottenuti da un singolo blocco di quarzo; nulla è stato incollato dopo, nemmeno le catene.

Ho sentito che ci sono volute diverse generazioni per consentire agli artisti di ultimarli. Ci sono anche altri artefatti simili appartenenti alla cultura Cinese, ma questo in particolare mi ha affascinato parecchio.




sabato 6 febbraio 2021

Perché esistono arti marziali diverse? La forza, la velocità e dei riflessi superiori non sconfiggerebbero qualsiasi stile di combattimento con semplici pugni e calci?

Questo è (in parte) ciò che la UFC(s) originale decise di scoprire. Era un torneo che vedeva schierati contro i partecipanti di diversi stili di arti marziali. C’erano pugili di pesi massimi, judoka, lottatori di sumo, e molti altri combattenti.

Tra i primi partecipanti del torneo c’erano i fratelli Shamrock, Ken e Frank:



Oltre alla loro grande esperienza con le arti marziali, questi sembravano usciti dalla copertina della rivista Men’s Fitness. Erano libbra per libbra tra gli atleti più forti e veloci del posto ed avevano perfino una notevole resistenza. Alla fine, loro e quasi tutti gli altri hanno perso per mano di questo tipo:

Royce Gracie.


Era 170 libbre (~80 kg) di sudore. Non era in gran forma. Non era neanche il miglior combattente DELLA SUA FAMIGLIA. La sua arma segreta era il Jiu Jitsu Brasiliano (BJJ), un’arte marziale specificamente studiata per i più piccoli e deboli, per sconfiggere gli avversari più grossi e forti; principalmente tramite leve articolari e strangolamenti. A quanto pare, non importa quanto tu sia atletico, devi sempre respirare per rimanere cosciente e fa comunque male quando qualcuno ti piega il gomito al contrario. Vinse la UFC 1, 2 e 4 (fu squalificato per condizioni mediche dalla UFC 2, dopo essersi disidratato gravemente al punto da non reggersi più in piedi). Oggi fa parte della Hall of Fame della UFC.

Per fare un esempio di un altro sport, Jamarcus Russel era uno dei quarterback più forti e veloci che abbia mai giocato nel Football Americano.


Era alto 6’6”, pesava 260 libbre (~2m, 120 kg) e riusciva a lanciare una palla fino a 60 yard (poco meno di 60 metri) mentre stava seduto sulle ginocchia. Probabilmente è anche il QB meno professionale. Per quanto fosse atletico, non aveva la giusta tecnica per giocare bene.

Poi prendi un quarterback come Drew Brees. È alto 5’11”-6’0” e pesa 220 libbre (~1.80 m, ~100 kg), e non è considerato particolarmente forte, veloce o atletico. Lui è, comunque, uno dei QB più astuti mai esistiti e possiede una delle tecniche più sopraffini mai viste.


Detiene quasi tutti i record della NFL, compresi il maggior numero di yard passate, di passaggi completati, di passaggi da touchdown ( dopo la stagione 2019-2020), è stato il Miglior Giocatore Offensivo dell’anno della NFL nel 2011 ed è stato nominato MVP del Super Bowl 44, assieme a molti altri riconoscimenti.

Tutto questo per dire che gli stili fanno il combattimento, ma è la tecnica a vincere, specialmente quando la tecnica è stata sviluppata nello specifico contro gli avversari più forti, veloci ed atletici.

L' arte marziale ha lo scopo di coordinare tutti gli elementi citati.
Il fattore che determina lo sviluppo di diverse arti marziali sono le caratteristiche fisiche delle persone.
In India, dove hanno origine le arti marziali asiatiche, al Nord vivono persone di alta statura, che sviluppano uno stile di Kalary Payat basata su calci alti e combattimento sulla lunga distanza.
Da esso, in Cina nasce lo Shaolin del Nord.
Nel Sud vivono persone di statura mediamente molto più bassa, con differenze anche di 30 cm e oltre.
Un uomo alto 155 cm non può lottare come uno alto 190 cm.
Lo stile è molto chiuso, basso, niente calci alti, corta distanza.
In Cina nasce il Pakwa, Hsing Hi, la Mantide…

In Europa… Greci e Romani creano il pancrazio.
Molti combattimenti avvengono fra schiavi, ma anche alle Olimpiadi vi era il culto del bel fisico, della forza.
Gli schiavi erano scelti fra quelli pià grossi e muscolosi, per cui si prediligevano tecniche di grappling.
Il combattimento di pancrazio durava di più, se avessero usato solo i calci, il ko poteva arrivare in un minuto, con grande delusione del pubblico.

Un altro fattore che determina lo sviluppo delle arti sono gli strumenti usati dal popolo di riferimento.
Il nunchaku è uno strumento dell'agricoltura, si usava anche in Europa per battere il riso o il grano.
A Okinawa sono pescatori e usano il remo, poi il nuntebo, che è un gancio con cui recuperavano reti da pesca.
Il bastone corto può caderti di mano, per cui viene modificato nel tonfa.
Il tonfa non ferma la katana, per cui si creano i sai.

Nascono così e si sviluppano le varie arti.

Non ci si deve porre il problema di chi può prevalere su chi.
Voi ragazzi di 20 anni, come me, allenatevi duro tutti i giorni.
Se vi troverete ad affrontare qualcuno, non vi sarà chiesto nulla di particolare, ma solo di fare bene ciò che vi è stato insegnato.
Non ha nessuna importanza quale percorso ha fatto il vostro avversario, perchè ormai è giunto al capolinea.

Un tizio ha detto: "Non me ne frega niente di chi puoi essere. Io sono cattivo quando mi incazzo, adesso ti faccio a pezzettini e l'ho già fatto a tanti".

Marco Merani alzò finalmente lo sguardo verso di lui e, con voce bassa, quasi sussurrando, gli disse:

"Un uomo che sta per morire dovrebbe chiedere perdono dei propri sbagli e non vantarsi di essi".

Forza e velocità in azione e reazione fanno parte degli asset necessari a chi vuole combattere, ma ci sono alcune cose da puntualizzare (in ordine sparso):

  • Non sono gli unici: conoscenza del corpo umano, delle armi, capacità di usare e capire l'ambiente in cui ci si muove, improvvisazione, stamina, fermezza mentale. Tutti argomenti non matematici, che non hanno valore assoluto e non sono prevedibili. Vanno quindi allenati, in modo che il corpo e il cervello li sappiano gestire autonomamente e senza dover ricorrere al pensiero, ma ogni arte marziale ha trovato i suoi modi per farlo. Il corpo umano è sempre lo stesso, ma i modi di allenarlo e gli ambiti in cui farlo sono infiniti.

  • Non sono durevoli: con la vecchiaia, con gli infortuni, anche con l'umore: il fisico cambia, reagisce, si muove. Se anche fossi l'artista marziale più veloce del mondo, un giorno potrei avere una contrattura ad una gamba che mi cambia tutta la catena cinetica. Cosa faccio quindi, se non conosco altro se non forza e velocità? Da praticante di Ju Jitsu ho sconfitto avversari più grossi e forti di me, e sono stato messo al tappeto da gente che pesava dieci, quindici kg in meno. Ho perso contro le stesse persone con cui avevo vinto due giorni prima, e viceversa.

  • A distanza ravvicinata, pugni e calci non esistono più: il combattimento è composto da molteplici momenti e distanza. Fuori tiro, a tiro, a contatto, a terra. Tutti momenti in cui la forza, velocità e riflessi necessari (oltre a conoscenze di anatomia e biodinamica) cambiano radicalmente. Allenarli tutti è un lavoro a tempo pieno!

  • Il combattimento può avere scopi diversi: la guerra, lo sport, il fitness, la difesa personale urbana, il combattimento in ambienti diversi. Scopi diversi, modi diversi di allenarsi e tecniche diverse sulle quali concentrarsi.



venerdì 5 febbraio 2021

Che tipo di difficoltà avrà un pugile UFC in un incontro di boxe?

 

Più volte guardo il "match di boxe" McGregor vs Mayweather, più mi convinco che Mayweather stava spingendo McGregor.Quando lasciava volare le mani era sorprendente la facilità con cui Mayweather catturava il suo fresco avversario.



giovedì 4 febbraio 2021

E' necessario allenarsi nelle arti marziali per l'autodifesa? Sono di qualche aiuto in caso di emergenza?

Posso capire l'allenamento nelle arti marziali per i seguenti casi:

  • tenere il corpo in forma

  • migliorare la propria autodisciplina

  • fare amicizia con altri appassionati di arti marziali


Quello che un arte marziale non è:

  • Ribaltare la situazione di una rapina a mano armata

Ci sono dei corsi di autodifesa fatti apposta, ma usano mosse che sono proibite in incontri di arti marziali, perché puntano a debilitare l'avversario, piuttosto che avere uno scontro equo.
Che è un pò come esercitarsi con la spada (Kendo) oppure andare al poligono a sparare.



In caso di emergenze, non di malviventi, invece le arti marziali possono essere utili. Quello che caratterizza tutti gli atleti praticanti è una migliore forza fisica, calma, e maggiore resistenza, che sono doti utili in caso di disastri naturali, incidenti o salvataggi.


mercoledì 3 febbraio 2021

Si può battere un praticante di arti marziali in una lotta senza avere alcuna preparazione specifica?

 



Si, essenzialmente perché la maggior parte delle arti marziali presuppongono azione e reazione a condizioni controllate e coerenti. Si combatte in un ring o in un dojo, non nel vagone di un treno, in un ristorante, in acqua… ci si confronta uno contro uno, senza distrazioni, ad armi pari ed accedendo allo stesso portfolio di attacchi e difese consentite e previste. Oppure…

Pensa ad esempio ad un praticante professionista, magari campione, di un arte marziale occidentale come scherma o lotta greco-romana. Il contesto é essenziale per l'impiego della loro arte.

Tieni anche presente che quasi nessuna arte marziale insegna le tecniche di difesa più efficaci in quasi tutte le situazioni di combattimento: diplomazia e fuga.

Il segreto per vincere qualsiasi confronto é sedurre l'avversario fuori dalla sua area di supremazia e spingerlo nella tua area di controllo. Battere un campione di Kung Fu a mani nude é molto difficile, improbabile se non sei tu stesso un esperto di arti marziali, a meno che… a meno che tu non abbia davvero compreso bene qual é il terreno del confronto, il suo scopo e la misura del successo. Se lo scopo fosse la sopravvivenza, batterlo significherebbe non combatterlo fisicamente o, se questo fosse precluso, approfittare della prima occasione propizia per darsi alla fuga e svanire il più rapidamente possibile. Questa non é codardia, ma saggezza. Affrontarlo nel suo campo di supremazia non é coraggio ma stupidità: se hai appena imparato come muovere i pezzi su una scacchiera, non hai alcuna possibilità contro un maestro di scacchi. Un neopatentato finirà malamente in pista contro un pilota esperto.

Ma come un principiante di Ju Jitsu può avere agevolmente la meglio in un confronto fisico sul migliore scacchista che non abbia una preparazione marziale, allo stesso modo non c'è ragione per cui tu non debba battere il più grande maestro di arti marziali al mondo nel tuo regno, con le tue regole e nel tuo gioco. Se non puoi vincere la montagna con il pugilato, lo farai con la corsa.


martedì 2 febbraio 2021

Come fanno i karateka a distruggere una pila di tegole solo con il taglio della mano?

 


La pratica si chiama "tameshiwari".

Il karateka concentra una considerevole forza in un punto ristretto (nel caso del taglio della mano, questo colpo si chiama "Shuto" nel karate) della mano, scagliando la sua potenza sulla/e tavola/e. La forza viene focalizzata in un solo punto e sovrasta la flessibilità dell'oggetto da rompere, in modo che quest'ultimo si spezzi. Non si fa solo con gli shuto, ma anche con i gomiti (enpi), con le dita (nukite) ecc. E anche con la testa.

Questa pratica richiede tuttavia un rigoroso condizionamento delle ossa. Secondo la "legge di Wolff", la densità delle ossa aumenta, dopo che esse guariscono dai danni.

Cosa vuol dire? Che i karateka che praticano il tameshiwari si allenano a colpire i makiwara (paletti di legno rivestiti di corde o materiali abrasivi), immergono le loro mani in sacchi di riso, a tutta forza, fanno piegamenti sulle dita ecc. Impiegano spessori di tavole crescenti, man mano che progrediscono nella tecnica e nell'abilità.

Sì, perché è questione di tecnica, oltre che di potenza espressa. Ci si deve isolare mentalmente, visualizzare il punto preciso di rottura della tavola, concentrare sia fisicamente che mentalmente. Spesso chi esegue la rottura si esercita con un paio di colpi a vuoto, prima del colpo decisivo. Lo fanno per visualizzare la corretta tecnica, per assicurarsi di stare eseguendo propriamente il movimento.

Comunque, ti svelo il segreto…Non colpiscono con il taglio della mano. O meglio, non solo con quello. Perché prima dell'impatto, ruotano la mano leggermente, in modo da colpire la tavola soprattutto con l'osso del polso, molto più resistente delle ossa delle mani. Oltretutto, facendo così, concentrano la potenza del colpo in un punto ancora più piccolo, con effetti ancora più dirompenti.

Perché fare il tameshiwari? Perché esprime tutto ciò che dovrebbe esprimere il karate: il colpo giusto al momento giusto. Potenza e precisione. Un colpo, un morto. Perfetta connessione corpo/mente.

Si pratica anche in altre arti marziali, come il taekwondo.

Non esiste solo una tecnica con cui farlo, ne esistono tre o quattro, una basata sulla potenza, una sulla velocità, una su concetti fisici e una sulla propagazione della forza espressa.

Comunque, non molti lo praticano, almeno in Italia. Non si usa molto il makiwara e l'indirizzo del karate odierno è lo sport, non gli esercizi tradizionali, che sono permeati di "marzialità".

Non praticatelo da soli, fatelo con un maestro. Non è facile come sembra, richiede preparazione.


lunedì 1 febbraio 2021

Perché i poliziotti giapponesi indossano i guanti bianchi?

In Giappone i guanti bianchi li portano un po' tutti, tanto è vero che la categoria più associata con il portarli non sono i poliziotti ma i tassisti. La radice ultima di questo amore per i guanti bianchi è probabilmente l'estremo igienismo giapponese, che a sua volta deriva dalla paura del kegare. Il bianco è un colore di buon augurio proprio perché è testimone della pulizia e della solerzia di chi li porta.

In Giappone ci sono poi tre tipi di guanti, quelli normali, i cosiddetti gunte e quelli che portano i poliziotti.. Ecco i gunte.



Sono guanti da lavoro e li portano tutti gli operai.

I guanti bianchi che portano poliziotti e di tassisti sono di tipo diverso, più raffinati.

I poliziotti apparentemente hanno cominciato a portarli dopo la visita dei Beatles negli anni 60. Il responsabile della loro protezione pensò che aggiungesse qualcosa all'ospitalità data ai quattro inglesi.

Ma il fatto che abbiano attecchito è dovuto soprattutto all'igienismo parareligioso dei giapponesi.


domenica 31 gennaio 2021

Dove trova il suo senso il praticare arti marziali in questo periodo storico?

 



Da amante degli sport di endurance all’aperto ed ex triathleta, che odia la palestra e gli sport indoor devo riconoscere che le arti marziali sviluppano delle qualità trascurate da altri sport.

Reattività, flessibilità, prontezza di riflessi, equilibrio e forza sono le doti meglio sviluppate da questi sport che considero i più completi perché richiedono inoltre potenza e resistenza aerobica

Fra le arti marziali includo anche la scherma.


sabato 30 gennaio 2021

Una tecnologia antica tra le più sorprendenti che sia mai stata creata

Questo carretto con un pupazzo che punta il dito è un'invenzione geniale se posta in relazione con il periodo storico in cui fu pensata e realizzata.

Infatti, l'omino col dito puntato, comunque il carretto si muova, indica SEMPRE il SUD.

L'invenzione si colloca tra il 200 e il 300 d.C., l'inventore è tale Ma Jun e il segreto del "carretto che punta sempre a sud" è l'inserimento tra le ruote di un "meccanismo differenziale" che fu riscoperto molti secoli dopo.



venerdì 29 gennaio 2021

Come si chiama la spada da samurai dritta?

Un mito di Hollywood.



Questo (il "ninjato") è stato inventato da Hollywood e non è mai stato utilizzato nella storia.

I samurai avrebbero usato katana, nodachi, kanabo, yumi e più tardi nella loro storia, il Tanegashima (una pistola archibugio).

Inoltre, no, ninja/shinobi e samurai non si escludevano a vicenda, uno shinobi era una spia e un samurai era un signore proprietario terrierio. Non c'è stata una guerra segreta tra gli shinobi e i samurai, anche questa è un'invenzione di Hollywood.


giovedì 28 gennaio 2021

Le coppie giapponesi si baciano come fanno gli occidentali?

L'arte Shunga, che era il porno della sua epoca (principalmente dal XVII all'inizio del XX secolo), offre alcuni indizi:



Ci sono infiniti esempi in Shunga di coppie che si abbracciano e si baciano. Ma questo evidenzia anche alcune differenze culturali che ancora influenzano il Giappone moderno. Prima dei tempi moderni, non c'era molta raffigurazione nell'arte di mariti e mogli o coppie che si scambiavano baci casuali. Le donne che baciano neonati o bambini, ad esempio, sono comunemente mostrate, ma non tanto mariti e mogli. Il bacio è sempre stato più intimo in Giappone di un breve tocco sulle labbra o un bacio sulla guancia. Il bacio era generalmente associato all'atto sessuale stesso. Nello shunga, molte delle donne (e talvolta degli uomini, poiché anche lo shunga omosessuale era abbastanza comune) erano cortigiane dei quartieri del piacere (bordelli), come Yoshiwara a Tokyo.

Nei tempi moderni, i giapponesi si sono un po' rilassati riguardo i baci, ma è altamente improbabile che si bacino di fronte agli altri, poiché è ancora visto come un atto sessuale intimo e borderline. Raramente vedrai giovani coppie che si baciano in pubblico rispetto ad altri paesi del mondo. Un marito o una moglie moderni possono forse sperare in un bacio veloce sulla guancia ogni tanto, ma qualsiasi azione linguistica è probabilmente riservata al sesso stesso.

Per coloro che sposano un uomo o una donna giapponese, probabilmente non dovresti aspettarti di essere baciato quanto ti aspetti o speri. Mentre le cose stanno cambiando un po', il Giappone è ancora estremamente timido nel reparto dei baci. E ovviamente non dovresti mai aspettarti un bacio sulla guancia da un amico o un collega come faremmo in Francia o in Italia. Il giapponese medio diventerebbe rigido come un asse di legno anche solo al tentativo, e negli affari verresti richiamato dal dipartimento delle risorse umane.

Per la cronaca, la prima volta che ho frequentato una donna giapponese al college, il mio tentativo di "primo bacio", un breve bacio sulla guancia, è andato molto male


mercoledì 27 gennaio 2021

Cosa c'è di unico nell'antica civiltà cinese?

Di solito taglio fuori l'"antica Cina" dall'unificazione sotto il Ch'in / Qin nel III secolo a.C. 

Torniamo un po 'più indietro per il momento, al neolitico e alla prima età del bronzo.

Due cose sono uniche in Cina. Il primo è che non trovi templi o spazi dedicati al culto religioso. Sembra che in quasi tutte le altre civiltà primitive si trovassero santuari o luoghi dominati dalla statua di un dio. Questi semplicemente non compaiono all'inizio della storia della Cina.

C'erano alcuni dei e dee nel nord, nella cultura 紅山 Culture Hungshan (4700 ~ 2900 a.C.), ma erano alla periferia. Sebbene interagissero con il popolo Yangshao, gli Hungshan erano più vicini alle steppe rispetto alla Cina agricola.



Questa è la famosa dea dell'Hungshan. Non trovi niente di paragonabile in Cina.

Un'altra cosa unica dei siti archeologici cinesi è la simmetria generale. Molte culture avevano attenzione per la simmetria, ma i cinesi erano davvero entusiasti di mantenere l'equilibrio delle parti.

Quando entri nell'età del bronzo, Confucio era unico. Il suo pensiero rivoluzionario ha portato l'apprendimento a tutti, quindi il potere non era concentrato nell'aristocrazia. Di conseguenza, da allora il governo cinese è stato guidato più da persone qualificate dalle loro capacità piuttosto che dalla loro linea di sangue. Non importa quanto fosse umile la loro nascita, chiunque sarebbe potuto salire ai vertici del governo se ne avesse avuto la capacità.


martedì 26 gennaio 2021

Cose sciocche che si vedono nei film a proposito di arti marziali



Alcune cose sono ridicole e anche molto diffuse. Ecco alcuni esempi di cose che un vero artista marziale non farebbe mai in un combattimento reale:

Mosse volanti: saltare al collo dell'avversario con le gambe? Andare in verticale e afferrarlo con le gambe? Ruotare dietro la sua schiena e ribaltarlo? Queste cose esistono davvero, ma come ben sa chiunque faccia arti marziali, non si usano per combattere seriamente. Sono tecniche spettacolari, ma comportano andare a terra (sono spesso tecniche di sacrificio) e quindi possono fare male più a noi che all'altro, potendo inoltre anche farci perdere la posizione vantaggiosa che avevamo per ritrovarci a terra e doverci rialzare. Il che, come si può immaginare, non è di grande aiuto quando si hanno più avversari. Sono nei film fai tre tecniche volanti di fila e gli avversari stanno in fila uno per uno, aspettando il loro turno per farsi pestare.

Lasciare che l'avversario si rialzi: nei film spesso capita che l'eroe butti a terra l'avversario, dopodiché faccia un sorriso beffardo mentre l'altro, un po' acciaccato ma illeso, si rialza. In un combattimento reale ci sarebbe un controllo a terra, con leve, soffocamenti o colpi. Ancora più necessario è controllare l'avversario o metterlo ko subito quando si hanno più avversari contemporaneamente. In quel caso, meno gente si rialza, meglio è.

Lunghezza del combattimento: davvero, una lotta all'ultimo sangue tra l'ero e il suo arcinemico dura venti minuti. Più realisticamente, due o tre minuti di combattimento serrato e spietato renderebbero chiunque o gravemente contuso o quantomeno incredibilmente stanco. Niente duelli da venti minuti in location esotiche. Più probabile che parta un setto nasale dopo cinque minuti.

Stanchezza: visto che ne abbiamo parlato, combattere stanca. Tanto. Non è possibile che l'eroe di turno abbia appena pestato otto persone ma sia calmo, riposato e fresco come una rosa.

Impatto dei colpi: se prima ho detto che nei duelli campali i colpi sembrano non arrecare danno e i combattimenti durare ore, ciò non vale per le schermaglie con gli sgherri del cattivo di turno. Omaccioni brutti e cattivi e grandi e grossi che cadono a terra come sacchi di patate dopo uno o due pugni. Metterne tanti aiuta: fa sembrare il nostro eroe una furia pazzesca e nasconde il fatto che la gente si sta praticamente buttando a terra.

C'è ne sarebbero altre, ma direi che c'è già abbastanza materiale per ridere del prossimo successone di Hollywood.


domenica 24 gennaio 2021

Se vuoi iscriverti ad un corso di autodifesa, quale genere di arte marziale ti consigliamo

L'autodifesa è un concetto differente da quello di arte marziale, tuttavia un buon praticante di arti marziali è, spesso, una persona capace di difendersi in condizioni di pericolo.

Il nostro consiglio è quello di provare, provare perché avrete bisogno di capire il metodo d'insegnamento, la qualità dello stesso e se questo sia davvero sufficiente a darvi i mezzi per affrontare una situazione in cui la maggior parte delle persone viene congelata dalla paura, dal timore di farsi male, dal timore di doversi poi rivolgere ad un avvocato, di passare le ore in tribunale, di portarsi addosso una cicatrice che non andrà mai via.

Molti maestri preferiscono l'approccio filosofico al contenimento delle emozioni.
Ma questo può andar bene solo se sei un monaco tibetano e pratichi meditazione 20 ore al giorno.
Se hai una vita da occidentale (cioè lavori, discuti in famiglia, vai fuori di sera e via dicendo) hai ben altro su cui meditare, perciò quando qualcuno ti punta e tu non sei preparato, anche se pensi di esserlo, fai una brutta fine.
L'unico modo per sviluppare la giusta confidenza è quella di praticare, praticare e praticare, far diventare abitudini le tecniche ed i movimenti, allenare la forza, l'equilibrio, la rapidità d'esecuzione.
Personalmente ci piacciono molto le discipline derivate dal kung fu, tuttavia è facile trovare in queste dei vezzi tecnici che bisogna prendere "tanto al grammo" per capire che sono delle semplici linee guida, in un reale combattimento non avrai mai quegli spazi, quelle aperture, quel tipo di resistenza, tutto serve semplicemente a darti la giusta dimensione delle tue capacità, così da essere pronto ad adattarti e colpire nel modo giusto quando la situazione lo richiede.

In fondo è già tutto in quello che disse Bruce.



Be water, my friend.



Un'arte marziale consigliata per una persona di bassa statura (sotto 160 cm)

 




Consiglieremmo il Ba Ji Quan (si legge Pa Ci Chuan).

Ottimo in questo caso, e saprebbe trarre massimo vantaggio dalla bassa statura trasformandola di fatto nel punto di forza (e che forza!).

La forza maggiore del Ba Ji Quan risiede infatti nel modo in cui sfrutta il terreno di fatto "arpionandolo" con posizioni mirate allo scopo. Ed è soprattutto questo il motivo per cui le mosse di calci o di salti sono praticamente inesistenti (ti costringerebbero ad abbandonare l'attaccatura con il terreno indebolendo la posizione del tuo corpo), calci che tra l'altro potrebbero essere una difficoltà con la bassa statura. Inoltre le posizioni sono mirate non solo alla massima stabilità ottenuta tramite "arpionamento" del terreno e basso baricentro, ma sono anche studiate per allineare le strutture ossee in modo preciso tanto che un semplice colpo di pugno o di spinta risulterà sorprendentemente forte (così forte che non si capisce bene come è possibile) perchè riuscirà a trasferire e sommare forze provenienti sia dal terreno (ancora si vede il vantaggio del baricentro basso), sia dalla gravità, sia dalla rotazione dell'anca, sia dal movimento orizzontale del baricentro, sia dalla pancia (eh sì, anche la pancia, con un meccanismo di compressione un po' particolare), sia dalla spalla, sia dall'avambraccio (e paradossalmente la parte di forza che arriva dall'avambraccio e dal pugno stesso è la parte minore).


sabato 23 gennaio 2021

Qual è qualcosa che era accettabile in passato ma sarebbe considerato inaccettabile oggi


Tra il 1800 e l'inizio del 1900, una donna tipica della Malesia o dell'Indonesia si vestiva così. Ed era comprensibile, poiché non solo era comodo e flessibile, ma era ottimo per lavorare nei climi caldi.

Non importava se la donna fosse musulmana, indù, cristiana. Questo era socialmente accettabile. Non solo, ma questo era addirittura considerato modesto.

Ma 200 anni dopo, questo stile è stato soppresso dalle influenze islamiche conservatrici. Molti imam influenzati dai salafiti hanno predicato contro di esso perchè rivelatore e degradante per le donne.

Anche se è piuttosto comune vedere le donne nelle zone più tradizionali e rurali sia dell'Indonesia che della Malesia indossarlo oggi, una donna potrebbe essere molestata, multata, potrebbe esserle ordinato di cambiarsi o essere arrestata se indossa questo abito in alcune città e/o province.

Ed è importante chiarire che non stiamo in alcun modo dicendo che l'Indonesia o la Malaysia hanno una polizia per l'abbigliamento. È assurdo. Ma alcune province hanno alcune leggi che potrebbero accusare una donna di "disturbo dell'ordine pubblico" per aver indossato abiti rivelatori. Sebbene l'Indonesia e la Malesia siano conservatrici, non è affatto un'Arabia Saudita wahhabita. Almeno non ancora.


venerdì 22 gennaio 2021

Qual è stata la prima disciplina di arti marziali?

 



Quando l'uomo primitivo ha ripetuto il gesto che gli permise di battere il suo avversario. Apprese che quel comportamento era funzionale alla sua incolumità e lo trasmise, per imitazione, ai suoi solidali del gruppo.

Le arti marziali sono un sistema di apprendimento e trasmissione del combattimento basate sulla simulazione di gesti e sequenze che l'esperienza dei sopravvissuti ha selezionato come funzionali. Dire quale è stata la prima, da un un punto di vista antropologico, è solo ipotizzabile e si può riferire, come accennato , alla trasmissione di informazioni comportamentali nell'ambito del gruppo. I riferimenti possono essere le pitture murali che rappresentano atteggiamenti della caccia e dipinte per trasmettere, oltre che il ricordo dell'evento, dei suggerimenti da tenere a mente per le cacce, e combattimenti, futuri.

Quando si pensa alle arti marziali, il riferimento ordinario sono quelle orientali: le giapponesi per prime, seguite nella loro diffusione storica dalle cinesi e a seguire le altre assimilabili.

La prima fugace apparizione del ju jitsu in Italia si deve a Pizzarola e Moscardelli, marinai della Regia Marina, che nel 1908 ne diedero una dimostrazione al Re, anche se fu Gino Bianchi (un marinaio) colui che, dopo quaranta anni, portò il ju jitsu in Italia. Alla "lotta giapponese" , diventa in seguito quasi esclusivamente il Ju-do di Jigoro Kano, seguirà negli anni '970 il karate importato agli inizi prevalentemente dalla Francia.

La produzione di film sulle arti marziali cinesi diede un forte impulso alla diffusione di questi sistemi di combattimento armati e non, moltiplicando i dojo per la pratica e aprendo la via a tutta una serie di discipline affini di diverse nazionalità.




giovedì 21 gennaio 2021

Perché in Giappone festeggiano la kanamara matsuri?

Il Kanamara Matsuri, tradotta letteralmente in festa del pene di ferro, è una festa scintoista (religione nativa del Giappone che prevede l’adorazione dei kami, divinità, spiriti naturali o semplicemente presenze spirituali) che ricade ogni anno la prima domenica di aprile e si svolge a Kawasaki, in Giappone.



La leggenda risale al 1600 e narra di una giovane ragazza colpita da una maledizione che la portò a nascondere all’interno della sua vagina un demone che castrava i malcapitati che avevano rapporti intimi con la stessa. Un fabbro realizzò per lei un pene di ferro in grado di rompere i denti del demone, nacque così il santuario Wakamiya in suo onore. Questo luogo sacro divenne poi meta delle prostitute che chiedevano protezione contro le malattie veneree.

Il festival, che consiste di una parata di giganteschi falli, si tenne per la prima volta nel 1977 ed è ora legato al tema della fertilità e della felicità coniugale.


mercoledì 20 gennaio 2021

Qual è il modo migliore per buttare giù un pugile se non sei un pugile

 


Allora, non sei ne' un pugile e neanche un combattente di un altro sport da combattimento.

Intanto: NON ARRIVARE A DOVER COMBATTERE CON UN PUGILE VERO, SEI MOLTO SVANTAGGIATO ANCHE SE SEI PIU'GROSSO. Pero', tu vuoi che io risponda alla domanda e io lo faccio. Puoi mettere giu' un pugile solo se hai il cuore cattivo, i nervi forti e non hai paura. Devi giocare sporco, cercare di sorprenderlo con qualcosa che non si aspetta e non smettere mai di colpire (attento: rischi di infrangere il codice penale). Chiariamo anzitutto un fatto: non e' facile battere il pugile usando i calci, Primo perche' li userebbe anche lui, non siamo sul ring giusto? E secondo perche' i pugili sanno muoversi in un modo tale che colpirli con le gambe non e' per niente facile. Stai anche attento che il pugile potrebbe anche conoscere le tecniche di combattimento a terra e bloccarti con una mano + il corpo e massacrarti di pugni con l'altra mano. Allora, per capirci, se non sei esperto di combattimento e combatti pulito di chance ne hai quasi zero. Devi colpire per primo a tradimento, se ti metti in guardia e cerchi di studiarlo sei morto. Vai a tradimento e cerca di colpire i genitali, le tempie, una qualsiasi cosa del corpo che sia vulnerabile. Evita mento e naso perche' gli faresti il solletico. Colpisci e non fermarti. Usa un bastone se vuoi (attento: ripeto che potresti violare il codice penale) e dagliele piu'forti che puoi!  


martedì 19 gennaio 2021

I wrestlers usano steroidi?

Avete mai visto John Cena, afferma di andare in palestra tre volte alla settimana. Tuttavia la trasformazione del suo corpo è a dir poco impossibile se non si fa l'uso di steroidi.

Per farti capire questo era lui prima:



Noti qualcosa




O forse preferisci The Rock



Non farti ingannare


lunedì 18 gennaio 2021

Qual è l'arte marziale più efficiente? Perché?

 




Un'arte marziale, per essere efficiente, deve essere completa. Dovrebbe quindi comprendere percussioni portate con qualunque parte del corpo (tutte le parti dei piedi, ginocchia, gomiti, tutte le parti della mano e anche la testa), dovrebbe avere un numero sufficiente di proiezioni da poterne eseguire una qualunque sia il colpo ricevuto, dovrebbe avere altrettante controtecniche, parate e un buon repertorio di tecniche di lotta a terra. Dovrebbe anche insegnare a usare una certa varietà di armi e a difendersi anche da quelle che non si sanno usare.

Molti citeranno l'MMA (arti marziali miste), ma non comprendono armi e nascono per la competizione. Io consiglio alcuni stili antichi di kung-fu o arti marziali giapponesi nati per l'uso sul campo e che comprendano un'ampio repertorio. È anche importante scegliersi un buon maestro, serio e che insegni la disciplina.


domenica 17 gennaio 2021

A livello culturale, da cosa le arti marziali giapponesi si differenziano da quelle cinesi?

 


Le arti marziali giapponesi (karate, jujitsu, aikido) si sono sviluppate sopratutto attorno al contesto feudale.

Partono più che altro dal presupposto sia chi esegue che chi risponde indossi l'armatura da samurai.

Se si nota le movenze di un karateka, con posizioni basse, possenti, stabili ma lente sono tipiche di un guerriero appesantito da una armatura che si difende altresì da avversari con armatura.

Il jujitsu fa dei suoi capisaldi leve articolari, proiezioni e strangolamenti in quanto erano le tecniche che più risultavano efficaci contro un avversario bardato appunto di armatura.

Nelle arti marziali cinesi invece lo scopo era difendersi non in un campo di battaglia con tanto di corazza, ma difendersi da briganti e malintenzionati nelle viuzze delle città o delle campagne.

Magari anche con armi di matrice contadina.(bastoni, coltelli, nunchaku)

Ecco allora che le posture degli stili cinesi differiscono da quelle degli stili giapponesi in quanto auspicano maggiore mobilità, scioltezza e agilità.

Si narra che durante l'occupazione della Cina da parte del Giappone prima dell'avvento del regime di Mao Tse Tung, avvenissero molti scontri tra combattenti cinesi contro giapponesi, quasi sempre a favore dei primi.

Che questa sia completamente verità o che sia soltanto leggenda per tessere le lodi di arti marziali cinesi, non è dato a sapersi.

sabato 16 gennaio 2021

Quali sono le caratteristiche dell'arte marziale kali filippino?




 

Il kali non è un'arte marziale, ma tutto un gruppo di tecniche, come il kung fu. Tutte le arti marziali filippine una volta formavano il gruppo del kali arnis, che poi è diventato con la dominazione spagnola kali eskrima, che ha forti influenze degli stili di combattimento delle scuole italiane e ispaniche del tempo (pare che addirittura il balisong derivi dal coltello genovese, ma non ho ancora notizie certe al riguardo). In più, le scuole tradizionali e le scuole moderne sono assai diverse tra loro, e spesso non si amano. Dan Inosanto, amico ed ex allievo di Bruce Lee e che gli ha insegnato la lotta coi bastoni, e che ha tra virgolette portato l'eskrima nel mondo, è ancora una figura controversa nonostante i suoi infiniti meriti sul campo.

Come sistema, è di base molto simile al Penkat Silat indonesiano, ne usa anche il karambit, che è originario se non sbaglio del Borneo. Le armi principali del kali rimangono comunque il rattan (bastone di bambù corto) ed il bolu (lame piccole, tra cui appunto il karambit). C'è chi usa anche i sarong, ma non è così diffuso come nel Silat.

Le tre caratteristiche principali che le distinguono dalla maggior parte delle arti marziali più famose sono le seguenti (considera che però non essendo un'arte non codificata è indicativo):

  1. si comincia ad usare le armi e dopo si passa alle mani nude. questo perchè si parte sempre dal principio che è meglio partire con un bastone in mano, facile da trovare, piuttosto che andare di mano nuda (a meno che tu non sia bravo nel kino mutay, che però è giusto un poco vietato).

  2. Le gambe non vengono usate per tirare calci in generale, ma spesso e volentieri usate per rompere la guardia, avvolgere l'avversario, schiacciare, e si usa molto di più bloccare i piedi dell'avversario ed evadere lateralmente.

  3. Al contrario di molte altre arti, nel kali più t'avvicini all'avversario meglio è, cominci con i colpi lunghi, ma poco alla volta devi arrivare abbastanza vicino da potere andare in leva, e dalla leva continuare a colpire senza fermarti, fino a che l'altro non è finito (nel kali è permesso anche mordere e strappare, quindi se blocchi uno lo puoi distruggere, ovviamente in un combattimento vero). Le parate attive sono anche molto usate.

venerdì 15 gennaio 2021

È una buona idea imparare il Muay Thai e il Jiu Jitsu allo stesso tempo?



Il Muay Thai ed il Jiu Jitsu sono due arti marziali completamente diverse, una si concentra su prese, lavoro a terra e fluidità dei movimenti e l’altra su un lavoro di forza esplosiva in piedi.

Si completano a vicenda quindi studiarle entrambe sarebbe assolutamente di beneficio. Anzi è una combinazione scelta da molti professionisti dell’MMA. Le arti marziali si acquisiscono tramite abitudine e per creare un'abitudine istintiva bisogna ripeterla svariate volte. Comunque se si sovraccarica il cervello di troppe informazioni impiegherà più tempo per “digerirle”. Quindi se si frequenta una scuola di Muay Thai e una di Jiu Jitsu insieme il processo di apprendimento istintivo potrebbe essere più lento ma comunque alla lunga più completo. Dipende da che obbiettivo si ha, se si vuole competere o se si vuole invece adottare le arti marziali come stile di vita ed incrementare l’intelligenza motoria. Se si vuole competere consiglio di frequentare una scuola di MMA (Mixed Martial Arts), il Jiu Jitsu è una delle basi di questa disciplina e molti decidono appunto di integrare con il Muai thai. Molti insegnanti potrebbero trasmetterti direttamente una sintesi delle due in modo da ottenere relativamente velocemente una base istintiva ed efficace per il vostro obbiettivo ma sono comunque sintesi create molto recentemente e quindi difficilmente saranno complete. Quindi consiglio comunque di affinare le tecniche frequentando scuole specializzate e con una certa storia dietro per le discipline che interessano. Se invece non si ha fretta ed è più uno stile di vita consiglio di prendertela con calma e studiare queste due arti direttamente in due scuole specializzate per apprezzare la completezza della filosofia e della logica applicata al movimento del corpo di ognuna. Il percorso è molto più lungo per l’autodifesa… ma l’interiorizzazione è molto maggiore. Cioè, più sei paziente e costante più le arti marziali mettono radici profonde nella tua mente, diventano come un “guanto” al punto da accorgerti che inizierai ad applicare certe logiche motorie a semplici azioni quotidiane.