Le arti marziali giapponesi (karate, jujitsu, aikido) si sono sviluppate sopratutto attorno al contesto feudale.
Partono più che altro dal presupposto sia chi esegue che chi risponde indossi l'armatura da samurai.
Se si nota le movenze di un karateka, con posizioni basse, possenti, stabili ma lente sono tipiche di un guerriero appesantito da una armatura che si difende altresì da avversari con armatura.
Il jujitsu fa dei suoi capisaldi leve articolari, proiezioni e strangolamenti in quanto erano le tecniche che più risultavano efficaci contro un avversario bardato appunto di armatura.
Nelle arti marziali cinesi invece lo scopo era difendersi non in un campo di battaglia con tanto di corazza, ma difendersi da briganti e malintenzionati nelle viuzze delle città o delle campagne.
Magari anche con armi di matrice contadina.(bastoni, coltelli, nunchaku)
Ecco allora che le posture degli stili cinesi differiscono da quelle degli stili giapponesi in quanto auspicano maggiore mobilità, scioltezza e agilità.
Si narra che durante l'occupazione della Cina da parte del Giappone prima dell'avvento del regime di Mao Tse Tung, avvenissero molti scontri tra combattenti cinesi contro giapponesi, quasi sempre a favore dei primi.
Che questa sia completamente verità o che sia soltanto leggenda per tessere le lodi di arti marziali cinesi, non è dato a sapersi.
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