venerdì 23 ottobre 2015

Chang Dsu Yao

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Chang Dsu Yao 张祖堯 (cinese) (Peixian, 14 giugno 1918 – Taipei, 7 febbraio 1992) è stato un insegnante cinese che ha contribuito alla diffusione delle arti marziali in Italia.
张祖堯, Zhang Zuyao (pinyin), Chang Tsu-Yao (Wade-Giles). Secondo nome (Zi): 张成勳, Zhang Chengxun (pinyin), Chang Ch'eng Hsün (Wade-Giles).

Note biografiche

Chang Dsu Yao nacque nel villaggio Chaijicun (柴集村), nell'area amministrativa di Zhuzhaixiang (朱寨乡), distretto di Peixian, nel 1918. Secondo le biografie ufficiali, che compaiono nei libri da lui stesso firmati in Italia, iniziò a praticare arti marziali cinesi con il maestro Liu Baojun all'età di sei anni e proseguì lo studio con lui fino all'età di vent'anni. Una cosa invece quasi totalmente misconosciuta è che Liu Baojun era un maestro di quindicesima generazione di Meihuaquan. Nel 1938, Chang Dsu Yao fece il suo ingresso nella Junxiao Diliu Fenxiao (军校第六分校), un ramo dell'Accademia Militare Wampoa creato in quell'anno a Guilin. In Accademia frequentò altri maestri ed apprese altre pratiche di arti marziali cinesi, in particolare studiò con Chang Ch'ing P'o, e con Chang Tung Sheng. Probabilmente entrò anche in contatto con Fu Zhensong. Nei testi italiani si tramanda che da Chang Ch'ing Po, Chang Dsu Yao apprese alcuni stili, come Bajiquan (Pugilato degli otto estremi), Baguazhang (Palmo degli otto trigrammi), Xingyiquan (Pugilato della forma e dell'intenzione), Liangyiquan (Pugilato dei due principi). Chang Ch'ing P'o, sempre nei testi firmati da Chang Dsu Yao stesso, è accreditato come allievo di Yang Chengfu e di Sun Lutang. È quindi probabile che Chang Dsu Yao abbia approfondito con lui anche lo studio del Taijiquan, in special modo il Taijiquan stile Yang. Da ufficiale, partecipò alla guerra contro i giapponesi e poi alla guerra civile contro le forze comuniste di Mao Tse Tung. Dopo la sconfitta dell´esercito nazionalista di Chiang Kai-shek, nel 1949 si rifugiò a Taiwan, come altri militari che scelsero di seguire Chiang nel suo vano progetto di creare una base da cui poter riconquistare la Cina continentale. A Taiwan, Chang Dsu Yao strinse amicizia con Zheng Manqing e con Liu Yunqiao. Quest'ultimo fondò l'Associazione Wutan e la rivista omonima Wutan Zazhi. Chang Dsu Yao fece delle lezioni in questa associazione e scrisse articoli su questa rivista.
«Io in tutta la vita ho amato le arti marziali cinesi e desidero che diventino un interesse di tutti i compatrioti , affinché sviluppino vigorosamente lo spirito nazionale; per raggiungere l’obiettivo bisogna incoraggiare l’attività delle arti marziali cinesi, valorizzando la cultura tradizionale cinese; desidero studiare la pratica del Meihuaquan per tutta la vita e prendendo in prestito il terreno della rivista Wutan, fornirò una relazione su questa comune passione, per farlo conoscere in tutto il mondo, nelle prossime pubblicazioni.»
(Chang Dsu Yao, Xi Wu Xinde )
Durante la sua permanenza a Taiwan, Chang ebbe l'incarico di insegnare arti marziali nell'esercito e nella polizia, e fece delle lezioni all'università della capitale. Tra i suoi allievi di Meihuaquan a Taiwan, oltre al figlio Chang Wei Shin, è ricordato Xu Wenli (徐文理). Dopo il suo pensionamento venne scelto dalla Comunità Cinese di Bologna per essere invitato in questa città ad insegnare arti marziali cinesi, perciò tra il 1975 ed il 1976 si trasferì in Italia, dove insegnò a numerosi allievi prima a Bologna stessa poi a Milano. Il trasferimento a Milano avvenne nel 1977 dietro invito del Maestro Roberto Fassi e grazie all'opera dei primi allievi milanesi entra nella FE.S.I.KA, dove dirige il settore Kung Fu. Negli anni successivi, vista la diffusione enorme della sua scuola, il maestro Chang fonda una propria Associazione, la FeIK, affiliata alla KFROC ed alla CKWPA. Nel 1986 gli atleti della squadra del Maestro Chang Dsu Yao che parteciparono ai campionati del mondo a Taiwan entrarono in contatto con esponenti della scuola di Meihuaquan dell'isola, in particolare con Zhang Wuchen e Weng Zhengmao. Al loro rientro in Italia si misero a capo di una fazione che diede vita ad una clamorosa e dolorosa separazione dalla FeIK che portò via la metà dei soci di questa associazione. Il 7 febbraio 1992 il maestro Chang Dsu Yao muore, mentre si trova a Taiwan.
Oggi, in Italia, il sistema di arti marziali cinesi insegnato da Chang Dsu Yao è conosciuto come Scuola Chang o Kungfu Chang ad indicare un sistema composito e nuovo.


giovedì 22 ottobre 2015

Nagamaki

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Il nagamaki (長巻, letteralmente "[lama con] inastamento lungo" in lingua giapponese) è un'insolita arma inastata giapponese, a metà strada tra il falcione (naginata) e la spada (tachi), particolarmente in uso tra il XII ed il XIV secolo. Monta una pesante lama lunga 2-4 shaku (60-120 cm) su di un'impugnatura di lunghezza più o meno simile (60-90 cm).
Arma peculiarissima, il nagamaki esula dalle normali tipologie di classificazione e può essere accomunato solo allo spiedo da guerra in uso in Europa nel XV secolo.

Storia

Il nagamaki comparve durante l'Epoca Kamakura (1192–1333) e restò in uso fino all'Epoca Muromachi (1392–1573). Si ritiene che fosse l'arma prediletta da Oda Nobunaga (1534-1582) e che Uesugi Kenshin (1530-1578) avesse una propria guardia scelta di bushi armati di nagamaki.
Allo stato attuale della ricerca, si ritiene che il nagamaki sia stato sviluppato dagli armaioli nipponici partendo dalle lunghe spade da campo, nodachi e ōdachi, destinate a contrastare le cariche di cavalleria sempre più in uso in Giappone durante il XIV secolo. Il medesimo processo evolutivo avrebbe portato anche allo sviluppo del naginata, sorta di equivalente del falcione dell'Europa medievale.
La linea e la modalità d'utilizzo del nagamaki, soprattutto nella versione a lama lunga, ricordano molto un'arma cinese, lo zhǎnmǎ dāo, sviluppato durante il regno della Dinastia Song (960-1279). Il peculiare rapporto lama-impugnatura del nagamaki, la sua natura ibrida di "spada inastata" ed il suo stretto rapporto con il naginata, arma inastata vera e propria, permettono invece di sviluppare un parallelismo con un'arma occidentale, lo spiedo da guerra, e con la sua variante inastata, il brandistocco.

Costruzione

Il nagamaki monta una lama monofilare simile a quella di un katana, lunga tra i 2 ed i 4 shaku (60-120 cm) con una lunga impugnatura (tsuka) di 2-3 shaku ricoperta di pelle e seta come gli altri tipi di spade giapponesi. Nei casi in cui lo tsuka era privo di pelle o seta, il corpo ligneo dell'impugnatura veniva rinforzato con degli anelli di metallo.
Rispetto alle altre spade (katana, tachi, wakizashi, tantō), il nagamaki era oggetto di minori restrizioni circa misure e proporzioni delle parti: la lunghezza della lama "scoperta" (nagasa) e del codolo (nakago), tanto quanto quella della punta (kissaki) non erano quindi fisse e codificata ma soggette a variazioni. In alcuni casi un lungo codolo poteva permettere di riconfigurare la lama di un nagamaki in un'asta, facendone un massiccio naginata: il nagamaki Araki-ryū è in pratica un naginata di oltre 4 kg e 2,4 m.
La presenza costante dello tsuka nei nagamaki costituisce la principale differenza di quest'arma rispetto al naginata, arma la cui lama è invece inastata su di un'impugnatura di lancia vera e propria, e concorre a classificare il nagamaki nel novero delle spade giapponesi.
Altra differenza tra il naginata ed il nagamaki che concorre a classificare quest'ultimo più come spada che come arma inastata è la modalità d'utilizzo. La dove il naginata, come tutte le armi inastate vere e proprie, prevede cambi d'impugnatura onde sfruttare al meglio le possibilità di allungo e di parata offerte dall'asta, il nagamaki prevedeva da parte del bushi una presa solida e ferma in linea con quella del katana, con la mano destra sempre vicina allo tsuba (la "guardia" dell'impugnatura).

mercoledì 21 ottobre 2015

Sakanoue no Tamuramaro

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Sakanoue no Tamuramaro (坂上田村麻呂; 758 – 811) è stato un militare giapponese.
Figlio di Sakanoue no Karitamaro, fu il secondo shōgun della storia, in quanto ricevette il titolo di Seii Taishōgun dall'Imperatore Kammu nel 797 quando questi lo mise a capo di una spedizione contro gli emishi (蝦夷征伐 emishi seibatsu), una popolazione che abitava la parte settentrionale dell'isola di Honshū; sono state trovate tracce archeologiche di una migrazione degli emishi verso l'isola di Hokkaidō tra il VII e l'VIII secolo, ma molti rimasero nella regione di Tohoku accettando la sottomissione all'imperatore, ed in particolare la tribù fushu ricevette alcuni feudi che i suoi esponenti amministrarono come vassalli dell'imperatore.
Dopo la morte di Kammu, sotto gli imperatori Heizei e Saga, Tamuramaro divenne dainagon (gran consigliere) e hyōbukyō (ministro della guerra).
A Tamuramaro è attribuita la costruzione del Kiyomizu-dera, uno dei templi più famosi di Kyōto. Si crede inoltre che le feste e le processioni che hanno luogo nella prefettura di Aomori durante il Tanabata si siano originate come celebrazioni per la vittoria di Tamuramaro su quelle terre; queste celebrazioni sono chiamate Nebuta ad Aomori e Neputa (ねぷた祭り) a Hirosaki, e fino alla metà degli anni novanta il premio al miglior carro della processione era chiamato "premio Tamuramaro". Tuttavia, non c'è alcuna prova storica che egli si sia mai spinto più a Nord della prefettura di Iwate.
La tomba di Tamuramaro si trova a Shōgun-zuka, ad Est di Kyōto.

martedì 20 ottobre 2015

Takeda Sōkaku

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Takeda Sokaku, 武田惣角 (Aizu, 10 ottobre 1859 – 25 aprile 1943), è stato un artista marziale giapponese.

La giovinezza

Seguì gli insegnamenti paterni di Kenjutsu, Bōjutsu e soprattutto Daito Ryu, mentre studiava anche Ono-ha Itto-ryu al dojo Yokikan con Shibuya Toda.
All'interno della famiglia Takeda, si tramandava infatti da secoli un'arte marziale riservata ai componenti del clan, che si dice fosse stata fondata dal principe Teijun nel IX secolo, e poi trasmessa via via alle famiglie Tsunamoto e poi Minamoto, famiglia da cui provennero per secoli gli Shogun, detentori del potere temporale in Giappone.
A partire dal XII secolo, il principe Saburo Yoshimitsu Minamoto avrebbe chiamato la scuola Daito-ryu, od anche Aiki-jutsu. Attraverso i Takeda, ramo cadetto dei Minamoto, l'arte marziale si era trasmessa fino a quei tempi, conosciuta in epoca tarda anche come Aiki In Yo Ho, metodo Yin e Yang dell'Aiki.
Dal 1873, sotto la guida di Sasakibara Kenkichi, Takeda Sokaku, oltre ad immergersi nello studio del Jikishinkage ryu, incontrò molti dei più grandi maestri di spada dell'epoca, membri del Kobusho (la scuola ufficiale di arti marziali dello shogunato Tokugawa).
Padroneggiò un gran numero di tecniche e di armi, inclusi spada (Katana), bastone (Bō), bastone corto (Hankyu), armi da lancio (Shuriken) e lancia (Yari) in stile Hozoin-ryu.
Intraprese poi il suo Musha-shugyo, pellegrinaggio teso al miglioramento dell'arte marziale attraverso il confronto e lo scontro con altre scuole ed altri maestri, visitando numerosi Dojo, e mettendo alla prova e perfezionando le sue conoscenze marziali dovunque si recasse. Seguendo anche in questo il cammino di famiglia (suo padre Soyoshi era sacerdote presso un tempio), approfondì il suo retroterra spirituale attraverso costanti visite dedicate alla preghiera, alla devozione e alle pratiche ascetiche in santuari come l'Udomyojin in Kyushu, il Monte Futara in Nikkō, ed il Monte Haguro nella provincia di Dewa. Nel frattempo le sue conoscenze di spada erano divenute ineguagliate, e veniva temuto come "il piccolo Tengu di Aizu" (i tengu sono dei demoni dal lungo naso, rinomati anche per le loro abilità nelle arti marziali).
Nel 1875, dopo un infruttuoso tentativo di partecipare alla ribellione lanciata da Saigō Takamori in Satsuma contro le forze del nuovo regime Meiji, repressa prima che lui potesse varcare le linee, ritornò ad Osaka passando 10 anni come ospite nel dojo Kyoshin Meichi-ryu del maestro di spada Momonoi Shunzo.
Fu attraverso Chikamasa Saigo Tanomo, ex Consigliere Capo del dominio di Aizu (hittōgarō 筆頭家老), poi divenuto prete Shinto col nome di Hoshina Chikanori, che apprese l'Oshikiuchi.
Sokaku ricevette l'insegnamento nelle arti dell'Oshikuchi da Chikanori durante il suo apprendistato come sacerdote, che non ebbe però seguito, e ritornò più volte da allora a far visita al suo mentore. Sotto la guida di Chikanori, si dice che abbia perfezionato "miracolose" capacità di comprensione dei pensieri altrui, e che abbia afferrato ogni aspetto profondo dello Oshikiuchi. Si dice sia stato Chikanori, al termine di un turbolento periodo della vita di Takeda Sokaku, a dargli l'ordine di deporre la spada e tornare allo studio del Daito-ryu, cosa che avvenne nel 1889, all'età di 40 anni, sotto la guida di Tozaemon Takeda, monaco presso il tempio di Reizan.
Il 12 maggio del 1898 Chikanori presentò a Takeda un singolare poema, trascrivendolo nel registro delle iscrizioni di Sokaku. Un'interpretazione delle parole di Chikanori è che stia paragonando il flusso di un fiume al flusso del tempo. Con l'inizio del periodo Meiji aveva avuto termine infatti l'età della spada, e qualunque fosse stato il grado di conoscenza di un uomo d'arme, egli non avrebbe più potuto lasciare alcun segno né raggiungere alcuna meta. Di conseguenza, era il momento di cercare e costruire la propria via attraverso il Jujutsu.

La maturità e l'incontro con Morihei Ueshiba

Nel 1899 ricevette l'autorizzazione all'insegnamento, e poco tempo dopo decise di adottare ufficialmente l'antico nome di Daito-ryu. Da questo momento, Sokaku identificò sé stesso come un praticante sia di Daitō-Ryū Aikijūjutsu che di Onoha Itto-ryu, e viaggiò attraverso il Giappone insegnando ambedue le arti per essere riconosciuto come il rianimatore (chuko-no-so) del Daito-ryu.
Uno dei suoi allievi, Jitsuhide Zaibu, divenne capo della polizia dell'isola di Hokkaido, ed invitò il maestro a recarvisi per insegnare alle forze dell'ordine. In Hokkaido risiedeva in quel tempo anche Morihei Ueshiba (il futuro fondatore dell'Aikido), che aveva aderito al piano governativo di colonizzazione dell'arida e gelida isola del nord.
Ueshiba aveva iniziato la pratica delle arti marziali all'età di 15 anni nel 1898, seguendo gli insegnamenti della scuole del Tenshin Shinyo Ryu col Maestro Tokusaburo Tojawa, e poi, a partire dal 1902, della scuola del Yagyu Shinkage Ryu col Maestro Masakatsu Nakai. Le notizie del periodo successivo, relative alla sua permanenza nell'Esercito ed al suo temporaneo trasferimento a Tokyo, sono incerte. Fu dunque in Hokkaido, nella città di Kitami o forse a Shirataki, che si incontrarono per la prima volta Takeda Sokaku e Morihei Ueshiba.
Viene riportato un primo incontro risalente al 1911, ma dai registri della scuola Daito-Ryu in possesso di Tokimune Takeda risulta che Ueshiba ne divenne ufficialmente discepolo solo nel 1915, all'età di 32 anni.
In seguito Ueshiba ospitò spesso Tokaku nella sua casa di Shirataki per riceverne l'insegnamento. Era infatti costume di Takeda di non avere un Dojo fisso, ma di tenere un insegnamento itinerante, recandosi qua e là per corsi intensivi che duravano normalmente 10 giorni.
Quando alcuni anni dopo Ueshiba decise di abbandonare l'isola, lasciò la sua casa a Takeda, che continuò per molti anni a vivere in Hokkaido. Morihei Ueshiba ricevette nel 1922 da Takeda l'autorizzazione all'insegnamento del Daito-ryu, avendo ancora occasionali incontri con lui negli anni a seguire. Gli ultimi incontri tra i due personaggi sembrano risalire al 1931.
Takeda Sokaku non era fisicamente grosso – era alto non più di 150 centimetri – ma le sue tecniche di combattimento erano ritenute di un livello estremamente alto.
Tra i suoi studenti più conosciuti, oltre Morihei Ueshiba, vi fu anche Saigo Tsugumichi, il maestro di spada dello Hokushin Itto-Ryu Shimoe Idetaro, ad almeno altre trentamila persone: la firma con sigillo di ognuno di essi appare nel registro di iscrizione, ancora conservato ai nostri giorni. Il suo era un insegnamento di élite, riservato alle forze dell'ordine e ad alte personalità.
Takeda Sokaku si spense il 25 aprile del 1943, all'età di 83 anni, mentre era in viaggio per insegnare nella prefettura di Aomori.

lunedì 19 ottobre 2015

Arma non letale

Un raggio abbagliante, esempio di arma non letale




Un LRAD, un'arma sonica


L'arma non letale (in inglese less-lethal weapon ovvero lett.: arma meno letale) anche detta arma inabilitante è un particolare tipo di arma, atte a fermare o comunque bloccare persone, masse di persone, materiali o mezzi.



Caratteristiche

Spesso questo tipo di armi vengono usate per autodifesa o dalle forze di polizia per sedare proteste, rivolte e sommosse senza causare danni seri (almeno in teoria) ai bersagli. Questo tipo di armi colpiscono, puniscono e scoraggiano i bersagli, ma non dovrebbero uccidere. In teoria sono nate e sono state sviluppate per essere, a pari numero di utilizzi rispetto per esempio ad armi da fuoco, molto meno letali, ovvero causare in percentuale meno ferite fatali nei soggetti colpiti, in operazioni di polizia e anti-sommossa.
Nel tempo, continuando le sperimentazioni e l'utilizzo di nuovi materiali si sta comunque andando verso una teoria, e quindi poi una pratica, della non-letalità garantita.


Tipologie

Questa tipologia di arma può essere suddivisa in cinque aree, a seconda della tecnologia che queste impiegano: opto-elettrica, acustica, chimica-batteriologica, informatica e cinetica.



Area opto-elettronica

Rientrano in questa area ad esempio i fumogeni multispettrali, i laser a bassa energia, gli impulsi elettromagnetici.


Area acustica

Rientrano in questa area i generatori di ultrasuoni, ovvero suoni ad una frequenza molto alta possono causare disorientamento e vomito. Queste armi sono state usate anche per tentare di respingere attacchi di pirati contro imbarcazioni mercantili al largo delle coste della Somalia, ed il loro uso è servito ad evitare diversi attacchi (anche se a volte non è stato sufficiente).


Area chimica-batteriologica

Rientrano in questa categoria ad esempio gli agenti calmanti, biologici, le supercolle e gli antiaderenti, così come le schiume, supercaustici e le tecnologie di alterazione della combustione.






Area informatica

Rientrano in questa categoria i virus informatici, che sono un'arma che permette di danneggiare in modo temporaneo o non un sistema informatico nemico. Questo tipo di arma ha il vantaggio che chi la usa può avere un illimitato accesso a reti informatiche, avendo il vantaggio dell'anonimato.


Area cinetica

Rientrano in questa categoria tutte quelle armi basate sull'energia cinetica: ad esempio armi con proiettili di gomma (rubber bullet) o legno, cannoni ad acqua, granate spugnose.


Esempi

  • Armi ad aria compressa, utilizzate soprattutto in ambito sportivo
  • il Taser, pistola di stordimento che emette delle scariche elettriche
  • il Phaser, che dà sensazioni di calore, sfruttando le microonde
  • iI Multirole Acoustic Stabilized System, che combina un cannone sonoro ad un accecatore laser
  • il Long Range Acoustic Device, un cannone sonoro che sfrutta le onde acustiche
  • i beanbags (letteralmente sacchetti di fagioli), speciali cartucce con effetto contundente per fucile a canna liscia;
  • le Flashbang, granate stordenti
  • il gas lacrimogeno, che causa forte lacrimazione e bruciore
  • lo spray al peperoncino
  • il debilitatore, congegno che emette particolari suoni e luci capaci di disorientare un essere umano.















domenica 18 ottobre 2015

Torii Mototada

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Torii Mototada (鳥居 元忠; 1539 – 8 settembre 1600) è stato un samurai giapponese del periodo Sengoku e del seguente periodo Azuchi-Momoyama. Era agli ordini del condottiero Tokugawa Ieyasu, uno dei principali artefici della riunificazione del paese.
Torii morì nell'assedio di Fushimi, dove la sua guarnigione venne sopraffatta e distrutta dall'esercito di Ishida Mitsunari. Rifiutando di arrendersi contribuì al cambiamento della storia giapponese, lasciando a Tokugawa il tempo per scappare e vincere la battaglia di Sekigahara.

Biografia

Primi anni

Torii nacque ad Okazaki ed era figlio di Torii Tadayoshi. Quando era ragazzo, venne mandato ostaggio al clan Imagawa dove divenne un paggio di Tokugawa Ieyasu, a quel tempo chiamato Matsudaira Takechiyo. Dopo il ritorno dal clan Imagawa, Ieyasu unificò la Provincia di Mikawa, e Mototada era al suo servizio in qualità di capo militare.

Al servizio di Ieyasu

Nel 1572, Mototada succedette alla guida della famiglia Torii, dopo la morte del padre. Negli anni successivi combatté nella battaglia di Mikatagahara e nella successiva battaglia del castello Suwahara subì una ferita alle gambe che gli rese difficile camminare negli anni seguenti.
Mototada fu al fianco di Ieyasu nelle maggiori campagne militari. Con una forza di soli 2,000 uomini, che costituivano la retroguardia dell'armata, attaccò e sconfisse le forze del Tardo clan Hōjō composte di circa 10.000 uomini. Fu premiato da Ieyasu che gli offrì il castello Yamura nella Provincia di Kai. Nel 1585 si unì a Ōkubo Tadayo e Hiraiwa Chikayoshi nell'assedio al castello Ueda del clan Sanada.
Dopo che Ieyasu si spostò nella regione di Kantō, fece di Mototada un daimyo e gli affidò il feudo di Yahagi nella Provincia Shimōsa, che produceva 40.000 koku di riso all'anno.

Morte

Nell'agosto 1600, Torii venne informato da alcune spie che un esercito di 40.000 uomini guidati dagli alleati del clan Toyotomi stava travolgendo ogni ostacolo nella marcia verso il castello di Fushimi. Malgrado la guarnigione che difendeva il castello fosse in inferiorità numerica, la fuga sarebbe stata ancora possibile, ma Mototada in un estremo atto di lealtà al suo padrone Tokugawa Ieyasu decise di rimanere e combattere fino alla fine.
Nella sua ultima lettera scritta durante l'assedio ed indirizzata al figlio maggiore Tadamasa, Torii scrisse che la sua famiglia aveva servito i Tokugawa per generazioni e che il suo stesso fratello era stato ucciso in battaglia. Scrisse anche che era un onore morire in battaglia, prima di tutto perché questo avrebbe dato coraggio al resto dei soldati di Tokugawa. Chiese al figlio di crescere i fratelli minori e di farli entrare a loro volta al servizio del clan Tokugawa, di rimanere umili e di non desiderare compensi monetari o terrieri.
Torii guidò i difensori del castello combattendo fino all'ultimo. L'eroica resistenza tenne impegnate le truppe nemiche per 10 giorni e diede modo a Ieyasu di mettersi in salvo e riorganizzare le proprie forze. Quando la guarnigione fu sterminata e non fu più possibile combattere, commise seppuku, come da tradizione dei militari giapponesi.

Eventi che seguirono

Ieyasu riuscì nel giro di pochi giorni ad organizzare un grosso esercito e fu in grado di fronteggiare l'armata comandata da Ishida Mitsunari. Lo scontro avvenne il 21 ottobre di quello stesso anno nella celebre battaglia di Sekigahara, durante la quale le armate di Ieyasu trionfarono. Il successo pose fine alle guerre civili che avevano insanguinato il Giappone dal 1478 e permise a Ieyasu di assumere il controllo dell'intero paese. Negli anni successivi avrebbe consolidato il proprio potere arrivando a fondare nel 1603 lo shogunato Tokugawa, l'ultima dittatura militare del Giappone, che avrebbe dominato il paese fino al 1868. L'istituzione dello shogunato avrebbe dato il via ad un periodo di pace e di grande stabilità politica.
Il figlio di Mototada, Torii Tadamasa, ricevette nel 1602 da Ieyasu l'importante feudo di Iwakitaira, che produceva 100.000 koku di riso all'anno.

sabato 17 ottobre 2015

Byakkotai

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Il Byakkotai (白虎隊 Corpo della "Tigre Bianca"), da Byakko, letteralmente "tigre bianca", fu un gruppo di 305 giovani, samurai del dominio Aizu che combatterono durante la guerra Boshin.

Storia

Il Byakkotai faceva parte delle quattro unità militari di Aizu, istituite durante l'impulso alla modernizzazione militare emerso dopo la battaglia di Toba-Fushimi. Le altre tre unità furono Genbutai (Tartaruga nera), Seiryūtai (Dragone azzurro), e Suzakutai (uccello vermiglio). Ciascuno dei quattro fu chiamato così in onore dei quattro animali che tutelano i punti cardinali. Il Byakkotai doveva essere una unità di riserva, in quanto era composta da giovani, da 16 a 17 anni figli di samurai Aizu. Venne ulteriormente suddiviso, secondo le linee di rango all'interno della popolazione samurai del dominio: due squadre provenivano dal superiore (shichū), due dal rango medio (yoriai), e due da quello più basso (ashigaru).
Venti dei membri della seconda squadra shichū, durante la guerra Boshin combattuta tra i sostenitori dello shogunato, tra i quali figurava il clan Aizu, e i clan filo-imperiali, rimasero tagliati fuori dal resto della loro unità dopo la battaglia di Tonoguchihara. Il gruppo si ritirò sulla collina Iimori, che si affacciava sul Castello di Aizuwakamatsu, da dove videro quello che pensavano fosse il castello in fiamme, e commisero seppuku in preda alla disperazione, credendo che il loro signore Matsudaira Katamori e le famiglie fossero perite per mano nemica. Il suicidio di questi 20 membri Byakkotai fu frutto di una valutazione erronea, in quanto le difese del castello non erano state violate, e solo la città castello che circondava la cittadella interna era in fiamme. Poiché la maggior parte della città era tra la collina e il castello, i byakkotai videro colonne di fumo e credettero che il castello fosse caduto in mano nemica.
I 19 membri Byakkotai che commissero il suicidio rituale furono i seguenti:
  • Adachi Tōzaburō
  • Ishiyama Toranosuke
  • Shinoda Gisaburō (comandante)
  • Nagase Yuji
  • Mase Genshichirō
  • Aruga lettura Nome Orinosuke
  • Itō Teijirō
  • Suzuki Genkichi
  • Nishikawa Katsutaro
  • Yanase Katsuzaburō
  • Ikegami Shintarō
  • Itō Toshihiko
  • Tsuda Sutezō
  • Nomura Komashirō
  • Yanase Takeji
  • Ishida Wasuke
  • Ibuka Shigetarō
  • Tsugawa Kiyomi
  • Hayashi Yasoji
L'unico sopravvissuto, Iinuma Sadakichi, tentò invano il suicidio e fu salvato da un contadino locale. Dopo la guerra, si trasferì nella vicina città di Sendai, dove visse fino alla morte. Prestò servizio come ufficiale dell'esercito, andando in pensione con il grado di capitano, e come funzionario del locale ufficio postale.
Dopo la guerra, i loro corpi rimasero esposti alle intemperie fino a quando il permesso di seppellirli fu finalmente concesso dal governo imperiale. Un memoriale fu poi eretto presso la collina Limori nel luogo dove questi 20 membri Byakkotai sono sepolti. Una pietra con incisa una poesia del daimyo Matsudaira Katamori si trova presso il sito:
(JA)
«幾 人 の 涙 は 石 に そそぐ と も その 名 は 世 々 に 朽 じ と ぞ 思う»
(IT)
«Non importa quante persone hanno lavato le pietre con le loro lacrime, questi nomi non potranno mai sparire dal mondo»
(Epitaffio presso la tomba a memoria del Biakkotai)
Il resto del corpo Byakkotai continuò a combattere nella battaglia di Aizu, con molti dei membri che contribuirono alla difesa del castello di Aizu. Molti membri Byakkotai sopravvissero alla guerra e due di loro riuscirono ad ottenere ruoli di primo piano durante il periodo Meiji: il fisico e storico Yamakawa Kenjiro e l'ammiraglio della Marina imperiale giapponese Dewa Shigeto.

L'ammirazione di Benito Mussolini

Benito Mussolini, sentito parlare della storia dei membri Byakkotai che avevano commesso suicidio rituale, rimase profondamente impressionato dalla fedeltà al loro signore. Nel 1928 fece dono di una colonna pompeiana perché venisse eretta presso la tomba sulla collina Limori; questa colonna vi rimane tutt'oggi.
Il cenotafio inviato dal governo italiano nel 1928 è costituito da un basamento in marmo di Carrara, sul quale si erge una colonna rinvenuta negli scavi di Pompei, sormontata da un'aquila in bronzo. L'iscrizione recita:
«S.P.Q.R.
nel segno del littorio
Roma
madre di civiltà
con la millenaria colonna
testimone di eterna grandezza
tributa onore imperituro
alla memoria degli eroi di Biacco-tai
Anno MCMXXVIII - VI era fascista»
(Iscrizione del cenotafio inviato dal Governo Italiano nel 1928, per volere di Benito Mussolini)

venerdì 16 ottobre 2015

Arma propria



Con il termine arma propria (o arma comune) si indica qualsiasi oggetto la cui funzione primaria sia l'offesa alla persona (a differenza delle armi improprie che hanno diversa destinazione d'uso ma che sono potenzialmente pericolose e dannose).


In Italia

Sono considerate armi proprie quelle cui si fa riferimento negli articoli 585 e 704 del Codice Penale, nell'articolo 30 del t.u.l.p.s. e nella legge 18 aprile 1975 n. 110 (con le successive modificazioni ed integrazioni).
Sono quindi armi proprie:
  • Le armi ad aria compressa (denominate anche "da bersaglio da sala")
  • Le armi da fuoco di qualsiasi tipo (comprese le relative cartucce)
  • Le armi da getto (lance, catapulte, shuriken ecc.)
  • Le armi da taglio o da punta (spade, coltelli affilati su ambo i lati della lama oppure ad apertura a scatto, pugnali, stiletti, quadrelli, picche, alabarde, ecc.)
  • Le armi batteriologiche o chimiche
  • Tutti i congegni incendiari, esplodenti o dirompenti (qualsiasi tipo di bomba, bottiglie Molotov, ecc.)
Le armi proprie possono inoltre dividersi in base all'articolo 1 della legge 110/1975 come segue:
  • Armi comuni da sparo (tutte le armi da fuoco corte o lunghe, a canna rigata o liscia, ad uno o più colpi ed a ripetizione manuale o semiautomatica). Di esse è concessa la detenzione o il porto al cittadino che ne abbia titolo (detenzione domestica, porto d'arma per difesa personale o per caccia)
  • Armi da guerra (parti di esse, le relative cartucce, armi con spiccata potenzialità d'offesa come quelle a ripetizione automatica, artiglierie, bombe o loro componenti, aggressivi chimici, congegni bellici di ogni natura ecc.
  • Armi tipo guerra (tutte quelle che non rientrano tra le armi da guerra ma possono utilizzare lo stesso munizionamento o hanno la possibilità di eseguire il tiro a ripetizione automatica - cioè a raffica, o che presentano le caratteristiche balistiche o di impiego tipiche delle armi da guerra).



martedì 13 ottobre 2015

Arma contundente



Per arma contundente si intende un particolare tipo di arma, usata nel combattimento corpo a corpo, in grado di infliggere lesioni agli avversari per contusione.
Poiché molti oggetti possono essere utilizzati come armi contundenti anche senza esserlo, in questo caso si parla di armi improprie.
Alcuni esempi di armi contundenti possono essere: una mazza, un manganello, un tirapugni, i tonfa.



lunedì 12 ottobre 2015

Aggressione



L'aggressione è un atto di violenza o di interazione sociale esercitata in modo palese nei confronti di qualcuno. Si tratta di un comportamento intenzionale e spesso dannoso che ha lo scopo di infliggere dispiacere. Questo tipo di comportamento è pressoché universale negli animali; negli esseri umani può essere associato ad un atteggiamento di aggressività, inteso come contrario di sottomissione.



Caratteri generali

Nelle definizioni comunemente impiegate nelle scienze sociali e nelle scienze comportamentali. L'aggressione è una sorta di risposta da parte di un individuo che offre qualcosa di spiacevole ad un'altra persona. Alcune definizioni però specificano il fatto che da parte dell'individuo che compie un'aggressione ha l'intenzione di danneggiare chi subisce l'aggressione. L'aggressione differisce da quella che viene definita assertività, anche se i due termini vengono usati in maniera intercambiabile.
In etologia l'aggressione è un importante ambito di studio e riguarda l'interazione e l'evoluzione degli animali negli ambienti naturali. Essa può, in questi contesti, assumere diversi atteggiamenti rappresentati da contatti fisici (morsi, colpi, spinte), ma anche segnali stereotipati come espressioni facciali, vocali, rilascio di prodotti chimici e cambiamenti di colorazione.


Tipologia

L'aggressione può assumere diverse forme, che possono comprendere la violenza fisica, verbale e non, l'aggressione difensiva, quella predatoria, quella di isolamento indotto, quella relazionale (diffusa tra gli adolescenti, che include il bullismo), quella territoriale, l'aggressione emotiva, quella legata al sesso, quella di dominanza, quella tra maschi, quella parentale, quella di ritorsione come risposta a una provocazione, quella strumentale (come una rapina) e quella discriminatoria (basata, per esempio, su pregiudizi razziali). Ci sono inoltre due sottotipi di aggressione: quella controllata e quella impulsiva; in questo secondo caso essa può essere il frutto di azioni incontrollabili che sono anche indesiderate e inappropriate.


La rilevanza giuridica

L'aggressione può racchiudere gli elementi costitutivi di diverse forme di reato in base al metodo e ai mezzi con cui essa è esercitata: si può parlare infatti di omicidio, lesioni personali, violenza privata, minaccia, ecc. Nel diritto internazionale si intende come aggressione la violenza eseguita da uno Stato contro un altro fatta mediante forze preponderanti e senza preavviso: a tal proposito si parla infatti di aggressione contro la sovranità, contro una integrità territoriale o contro l'indipendenza politica di un ente. Essa può essere evitata tramite un patto di non aggressione.
La definizione operativa di aggressione può essere influenzata da opinioni morali e politiche. In tal senso, un esempio può essere dato dalla visione morale assiomatica chiamata principio di non aggressione.



domenica 11 ottobre 2015

Shou Xing

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Shou Xing, divinità cinese, letteralmente astro della longevità (寿星). È un membro dei tre San Xing. Gli animali che lo simboleggiano sono la gru o la tartaruga. È raffigurato come un vecchio dalla grossa testa calva, appoggiato ad un bastone nodoso e con in mano la pesca dorata dell'immortalità, un frutto che secondo la leggenda matura ogni tremila anni.
Secondo la tradizione, Shou Xing era una volta un ragazzo malaticcio di nome Zhao Yen, al quale era stato pronosticata la morte quando avrebbe raggiunto i 19 anni. Gli fu quindi consigliato di visitare un certo campo e di portare con sé una giara di vino e della carne secca. In quel campo avrebbe trovato due uomini intenti a giocare a dama sotto un albero. Gli avrebbe dovuto offrire vino e carne, ma evitare di rispondere alle loro domande. Zhao Yen seguì il consiglio, e quando i due uomini ebbero consumato la carne e il vino decisero di ringraziarlo scambiando le cifre della sua attesa di vita da 19 a 91 anni. Più tardi gli fu detto che uno dei due uomini era l'astro del polo Nord, che fissa la data di nascita degli uomini, e l'altro l'astro del polo Sud, che ne fissa la data di morte. Per questo Shou Xing è anche noto come Nan Ji Xian Weng (il vecchio del polo Sud).


sabato 10 ottobre 2015

Shennong

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Shennong (神農, 神农, Shénnóng), chiamato anche Dio della Fiamma (炎帝, Yándì) o Dio dei Cinque Cereali (五穀先帝, 五谷先帝, Wǔgǔxiāndì) è un mitico dio-antenato cinese vissuto secondo la leggenda intorno a 5.000 anni fa, forse dal 2738 a.C. al 2698 a.C.; fu lui, secondo la tradizione, a introdurre nell'antica Cina le tecniche dell'agricoltura, e il suo nome Shennong significa "Contadino Divino" o "Dio-Contadino".
Considerato il padre dell'agricoltura cinese, questo antenato leggendario insegnò al suo popolo come coltivare i cereali per sfamarsene, in modo da evitare l'uccisione di animali. Si dice che abbia assaggiato centinaia di erbe per valutarne il valore medicinale, e che sia l'autore del pen ts'ao ching (trattato medico), il più antico testo cinese sui farmaci, che include 365 medicine derivate da minerali, piante e animali; il vero autore del testo è sconosciuto. La catalogazione di centinaia di erbe medicinali o velenose fu un punto cruciale per lo sviluppo della medicina tradizionale cinese. Il tè, che agisce da antidoto a una settantina di erbe velenose, è considerato una sua scoperta; secondo la leggenda, nel 2737 a.C. delle foglie provenienti da un ramoscello di tè in fiamme caddero nel suo calderone, in cui stava bollendo dell'acqua.
Shennong è anche considerato il padre della medicina cinese e inventore dell'agopuntura.
L'opera a lui attribuita più famosa è il Classico sulle Radici di Erbe del Contadino Divino (神農本草經, 神农本草经, Shénnóng běncǎo jīng), compilato in realtà verso la fine della Dinastia Han Occidentale, che elenca le varie erbe medicinali (ad esempio il fungo Língzhī) con associato un voto di efficacia e rarità. Si crede che in esso il riferimento al tè sia stato aggiunto solo dopo il VII secolo.
Parente stretto del Dio Giallo, è considerato un patriarca dal popolo cinese (l'etnia Han li considera entrambi come propri antenati) e di quello vietnamita. Fu deificato come uno dei Sanhuang.
Si dice inoltre che Shennong abbia preso parte all'invenzione del gǔqín, insieme a Fuxi e al Dio Giallo.


venerdì 9 ottobre 2015

Karambit

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Il karambit o kerambit è un coltello originario del Sud-Est asiatico (Indonesia e Filippine). Il karambit è caratterizzato dalla lama a mezzaluna perfetta per tagliare in profondità e dall'anello all'estremità del manico.

Origine
La primissima forma del karambit risale al tredicesimo secolo e veniva chiamato Kuku Bhima (Artiglio di Bhima). Bhima era una divinità induista raffigurata spesso con una piccola lama in mano. Con l'arrivo dei mercanti arabi nell'arcipelago asiatico il design della lama è stato ridisegnato secondo il modello del coltello curvo arabo, il janbiya. La forma definitiva del karambit è nata osservando la natura, in particolare cercando di riprodurre il kuku macan (l'artiglio della Tigre), animale da sempre temuto e rispettato. Il primo prototipo di karambit, molto più grosso rispetto alle dimensioni attuali, nacque come arma da battaglia e veniva chiamata karambit besar (grande karambit). La lama veniva spesso intrisa di veleno per renderla ancora più letale, mentre la forma ricurva favoriva tecniche dirette a tagliare i vasi sanguigni e a recidere i tendini delle braccia e delle gambe. Col tempo la dimensione della lama venne sempre più rimpicciolita per renderla più maneggevole, fino a raggiungere le dimensioni attuali. In tempo di pace il karambit venne relegato ad un uso prettamente di lavoro nei campi o nella lavorazione del legno. Con l'avvento delle armi da fuoco il karambit, in guerra, diventò solo un'arma secondaria, nel caso si venisse disarmati o per agire di nascosto. Attualmente viene usato anche come arma da difesa personale e utilizzato in varie discipline di arti marziali asiatiche, quali il pencak Silat o il kali.

Tecnica
Il karambit può essere impugnato in due modi, rispettivamente chiamati presa positiva (o istintiva), e presa tradizionale (o estesa).
La presa positiva (positive grip) si ha quando si impugna il karambit infilando il mignolo nell'anello. Viene chiamata Istintiva perché impugnato in questo modo è come un coltello qualsiasi. Con questa impugnatura si eseguono principalmente attacchi seguendo gli angoli di attacco 1 e 2.
La presa tradizionale invece si ha quando si impugna il karambit infilando l'indice nell'anello. Viene chiamata estesa perché da questa presa si può far ruotare il karambit sull'indice aumentando quindi il raggio d'azione. Questa presa permette di infliggere tagli ascendentali alla parte inferiore del corpo e di nascondere il karambit nel pugno così da effettuare colpi a sorpresa. Si può anche usare l'anello per colpire come un tirapugni. Questa presa richiede maggiore abilità rispetto a quella positiva, sia perché non si possono effettuare attacchi "istintivi" sia perché il raggio d'azione è ridotto.

In combattimento
Il karambit ha riscosso grande successo fra marzialisti e combattenti di tutto il mondo per la sua efficienza. Karambit di design moderno tendono ad essere più piccoli di quelli tradizionali e spesso hanno una lama a serramanico. La lama curva è perfetta per recidere tendini e muscoli, creando ferite profonde, sanguinolente e dolorose, mentre l'anello rende estremamente difficile per un avversario disarmare il possessore.

Riferimenti cinematografici
  • In Ong-Bak 2 - La nascita del dragone un combattente impugna due karambit.
  • In Die Hard 3, Sam Philips interpreta Katya la quale uccide un poliziotto con un karambit.
  • In Io vi troverò Liam Neeson affronta una guardia armata di karambit.
  • In The Man From Nowehere, Ramrowan usa più volte un karambit per combattere o giustiziare qualcuno - compreso il protagonista.
  • Nella serie televisiva Nikita (serie televisiva 2010) viene usato da Roan.
  • Nel videogioco Call of Duty Black Ops il protagonista Mason con Woods uccidono due russi usando un coltello karambit in modalità tradizionale.
  • È usato da un sicario incaricato di uccidere il protagonista nel film La promessa dell'assassino
  • È usato nel film The Punisher.
  • È usato nel film The Raid 2: Berandal.
  • È usato nella serie televisiva Fargo dal sicario Lorne Malvo.
  • Nel videogioco Tom Clancy's Splinter Cell: Blacklist il protagonista Sam Fisher usa un coltello karambit.
  • Nel videogioco Counter-Strike: Global Offensive è disponibile come skin rara al posto del coltello di default.
  • È usato nella serie televisiva Lucifer da Mazikeen "Maze" Smith
  • È usato nella serie televisiva Taboo dal protagonista James Keziah Delaney, interpretato da Tom Hardy
  • Un'unità del videogioco Age of Empires 2 utilizza il karambit : il guerriero karambit
  • È usato nel film John Wick 3 - Parabellum.