domenica 12 aprile 2015

Corso autodifesa farlocco

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Scopri gli errori più comuni di chi si avvicina per la prima volta alla Difesa Personale e evita di farti truffare!

I corsi che promettono di insegnarti a difenderti sono davvero tanti: ogni città di medie dimensioni può contare su un discreto numero di scuole o palestre che offrono programmi di Difesa Personale più o meno articolati…
…ma non solo: esistono perfino corsi on-line, su dvd o su libro.
La domanda che più spesso mi viene posta è:
esistono dei criteri per capire la qualità di un corso?
La risposta è sì.
Cercherò in questo post di darti le dritte giuste perchè tu possa compiere una scelta consapevole e evitare di perdere tempo e soldi.

Qual è la cosa principale da sapere per chi si vuole iscrivere ad un corso di difesa personale?

Su internet ci sono tante informazioni e molte di queste sono fuorvianti.
È pieno di proposte di corsi che durano qualche mese, a volte un paio di giorni o addirittura anche solo poche ore, e promettono di metterti in grado di difenderti…
…ma funzioneranno?



Ora fai attenzione perché ti svelerò alcune tecniche disoneste di Marketing.

Per spiegarmi meglio ti farò un esempio con la musica invece che con le arti marziali.
Immagina di non aver mai studiato musica e di non saper suonare.
Ora, se qualcuno ti proponesse un corso per imparare a suonare il pianoforte in 4 ore…
…gli crederesti?
E se questo qualcuno ti dicesse che dopo 4 ore non solo sarai in grado di suonare da solo in pubblico ma anche di farlo in un gruppo di musicisti esperti…
…lo riterresti plausibile?
Ovviamente no!
Ecco perché come puoi ben immaginare chi vende questo genere di corsi, come nell’esempio del pianoforte, non avrebbe nessun allievo se non mentisse.
La menzogna si nasconde nel rendere la propria proposta verosimile agli occhi degli ingenui.
Quindi, per convincere le persone, chi propone questo genere di corsi di solito fa riferimento a 2 tecniche disoneste di vendita:
1- Capacità soprannaturali o semi scientifiche che non hanno niente a che fare con il corso che ti vogliono vendere:
Pillole miracolose, Ipnosi, Tecniche segrete, Pnl, Risveglio Sciamanico, Meditazioni guidate, Tecniche militari, Accesso al tuo inconscio, Istintività nascosta, ecc. Nel nostro esempio del pianoforte suonerebbe più o meno così:
Impara a suonare il pianoforte in 4 ore.
Chiunque può imparare!
Infatti, tutti noi ascoltiamo la musica fin da bambini e quindi dentro di te inconsciamente conosci già tutto. Inoltre Il tuo respiro e il battito del tuo cuore ti hanno già insegnato il ritmo, solo che tu non lo sai ancora.
Grazie alle nostra tecnica segreta di ipnosi Militare e riscoperta della tua istintività risveglieremo la tua conoscenza latente della musica e in pochissimo tempo imparerai a suonare.
Anche tu potrai imparare a suonare il pianoforte senza fatica grazie al nostro corso di 4 ore.



2– Riferimento ad abilità dell’insegnante o a testimonial che però non centrano niente con la tua capacità di imparare. Nel nostro esempio del pianoforte suonerebbe più o meno così:



Impara a suonare il pianoforte in 4 ore.
Chiunque puo’ imparare!
Il corso è tenuto dal Maestro Tal Dei Tali allievo diretto del gran maestro di pianoforte Tizio Caio.
Per chi non lo sapesse Tizio Caio ha suonato nelle più prestigiose orchestre del mondo. Si è poi specializzato nelle tecniche segrete insegnate ai bambini  in Russia e in Cina per farli diventare i più bravi pianisti del mondo e le ha collaudate con successo presso l’orchestra filarmonica di New York.
Ora anche tu potrai studiare queste tecniche segrete!
Grazie al lavoro di divulgazione di Tal Dei Tali potrai finalmente imparare a suonare il pianoforte senza fatica in appena 4 ore.
Forse stai pensando che i 2 annunci che propongono il corso di pianoforte non sono comunque credibili (anche se non escluderei categoricamente che su mille persone che leggono una cosa del genere non ce ne sia almeno una che si iscrive).
Se lo pensi hai ragione!
Sono poco credibili, ma questo è dovuto al fatto che è abbastanza risaputo che il piano è uno strumento difficile.
Sostituisci però il piano con qualcosa che la gente conosce meno come, per esempio, la difesa personale, qualche abilità finanziaria, il dimagrimento, la preparazione fisica, qualche abilità sociale o qualche conoscenza spirituale e il gioco inizia ad avere senso.
Inoltre: l’annuncio sarebbe 5 volte più potente se combinasse entrambe le tecniche MIRACOLO + AUTORITÀ/TESTIMONIAL.
Impara a suonare il pianoforte in 4 ore.
Chiunque può imparare!
Infatti, tutti noi ascoltiamo la musica fin da bambini e quindi dentro di te inconsciamente conosci già tutto: Il tuo respiro e il battito del tuo cuore ti hanno già insegnato il ritmo, solo che tu non lo sai ancora.
Grazie alle nostra tecnica segreta di ipnosi Militare e riscoperta della tua istintività risveglieremo la tua conoscenza latente della musica e in pochissimo tempo imparerai a suonare.
Il corso è tenuto dal Maestro Tal Dei Tali esperto di fama mondiale di ipnosi e allievo diretto del gran maestro di pianoforte Tizio Caio.
Per chi non lo sapesse Tizio Caio ha suonato nelle più prestigiose orchestre del mondo. Si è poi specializzato nelle tecniche segrete insegnate ai bambini  in Russia e in Cina per farli diventare i più bravi pianisti del mondo e le ha collaudate con successo presso l’orchestra filarmonica Di New York.
Ora anche tu grazie al lavoro di divulgazione di Tal Dei Tali e alle sue capacita di ipno-terpeuta potrai risvegliare le tue capacità latenti di musicista e potrai studiare le tecniche segrete dei bambini Russi e Cinesi.
Grazie a questo corso potrai finalmente imparare a suonare il pianoforte senza fatica in appena 4 ore.
Questi corsi hanno un mercato perché la maggior parte delle persone è molto pigra e invece di impegnarsi per raggiungere un risultato cerca pillole magiche, miracoli, tecniche segrete e profeti.
P.S. Consiglio spassionatamente a chi è pigro cronico e non vuole migliorare, di spendere i propri soldi in una bella vacanza, magari in uno di quei posti dove sei servito e riverito, piuttosto che lanciarli dalla finestra in corsi e pillole miracolose
Tornando alla difesa personale, ho qualche brutta notizia per chi pensa che si possa imparare come in Matrix:
  1. Imparare in pochissimo tempo è impossibile.
  2. La difesa personale è un’attività motoria completa e complessa.
  3. E’ impensabile riuscire a addestrare qualcuno, magari senza alcuna esperienza marziale o di combattimento, in poche ore.



Quindi nessuno può insegnarmi la difesa personale in un fine settimana?

La vedo davvero dura.
La cosa ha senso solo se per difesa personale intendiamo “prevenzione alla difesa personale”, ovvero l’ambito psicologico che interviene in una situazione di pericolo.
Un corso di questo tipo può darti le dritte giuste su come comportarsi in situazioni limite, cosa dire e non dire, le situazioni da evitare e le dinamiche dell’aggressione.
Rimane comunque il solito problema: non è detto che – nonostante qualcuno ti abbia detto come comportarti – nella situazione di pericolo tu sia in grado di applicare quei piccoli (e importanti!) gesti di prevenzione.
Ogni insegnamento va interiorizzato, e questo è un processo lungo, che può essere parzialmente accorciato in base alle attitudini o esperienze personali.
È ovvio che se hai la stazza di King Kong, sei un rugbista esperto o un sollevatore di pesi olimpico, magari imparando quattro tecniche te la puoi cavare.
Ma non è possibile insegnare qualcosa e farlo interiorizzare a qualcuno in tempi brevissimi, per quanto dotato sia l’allievo o l’insegnante.



Lo stress è la variabile più influente di tutte per ciò che riguarda la difesa personale.

Tornando all’esempio del pianoforte, che mi sembra molto semplice e calzante: facciamo finta che qualcuno ti abbia venduto un corso di 4 lezioni e che tu, piuttosto dotato, sia riuscito a imparare un semplice pezzo.
Ora, posto che il pianoforte non cerca di staccarvi le dita mentre suoni e nessuno ti sta minacciando o cercando di fare male, prova a pensare di mettere il tuo pianoforte in mezzo a una piazza e iniziare a suonare, sotto lo sguardo di tutti.
Pensi davvero di riuscire a non fare errori, di eseguire il pezzo alla perfezione e magari, quando il pubblico te lo chiede, improvvisare qualcosa di nuovo?
E se poi questa semplice prova ti fosse posta a distanza di qualche anno dal tuo ultimo allenamento?
La vedo dura!
Ora se parlino di difesa personale le cose vanno anche peggio perché il contesto sarà infinitamente più stressante e pericoloso dell’esempio col pianoforte:
  • potresti avere mal di testa
  • essere già stato colpito dall’aggressore, magari di sorpresa o alle spalle
  • potresti aver bevuto una birra di troppo
  • potrebbe esserci poca luce
  • potrebbe piovere
  • potresti indossare degli abiti che ti limitano nei movimenti
  • potresti semplicemente essere seduto
  • ecc..
se l’abilità non è parte di te, completamente interiorizzata, difficilmente potrà funzionare.
Non pensate mai allo scenario migliore quando ti alleni perché altrimenti rischi di essere completamente impreparato alla vita reale.

Per fare le cose bene serve tempo e pratica.

Quando le circostanze sono contro di noi, solo chi si è preparato davvero ha una vera possibilità di successo.



Ma ho letto su internet di una ragazza (o mi hanno raccontato della cugina dell’amico di un amico) che dopo un corso di 10 ore è riuscita a difendersi!

Non lo escludo categoricamente, ma è un po’ come con i “gratta e vinci”: ci sarà anche quello che vince il 1° premio, ma è molto più probabile perdere (o avere vincite irrilevanti) che diventare milionari.
Ti racconto la mia storia: diversi anni fa insegnavo nelle scuole superiori di Verona e provincia alle ragazze la difesa personale.
Ho insegnato a diverse migliaia di ragazze e nel tempo ho avuto anche la testimonianza di alcune di loro che sono riuscite a difendersi usando le poche nozioni a loro insegnate.
Ripensandoci oggi, posso dire che quelle in cui si sono trovate, erano situazioni estremamente semplici in cui le ragazze non hanno dovuto fare ricorso a nessuna specifica abilità fisica. Sinceramente ritengo che sia stata più una questione di fortuna e coincidenze dato che il problema si è presentato a pochi giorni dalla fine del corso e se la sono cavata utilizzando più che altro qualche nozione di teoria e prevenzione.
Per come la vedo io: è come se avessero vinto 50 euro al “gratta e vinci”. E’ già qualcosa, ma non è così significativo da dire alle persone di smetterla di studiare o lavorare per puntare tutto sui giochi a premi.
Dieci anni fa credevo veramente che fosse possibile insegnare la difesa personale con corsi brevi.
Oggi, invece, non lo farei più e penso sia stato solo un errore di gioventù…
…10 anni fa avevo, proprio come oggi, tantissimo entusiasmo e voglia di insegnare a quante più persone possibili la difesa personale ma non avevo ancora capito che questo non bastava.
Sai perchè ti dico questo?
Perché mi sono accorto con l’esperienza che corsi di questo tipo creano solo false certezze nella mente delle persone.
Ho visto con i miei occhi che nessuna abilità motoria rimane a lungo in chi ha frequentato corsi brevi.
Oggi, quando mi chiedono di fare degli interventi didattici, parlo solo degli aspetti preventivi e mi rifiuto categoricamente di mostrare tecniche che richiedano l’impiego del corpo a chi non è disposto ad investire almeno un centinaio di ore nello studio.
Fare diversamente crea illusioni: le persone, credendo di saper fare, cercano di mettersi in salvo provando a fare qualcosa di cui non sono all’altezza.
Come dicevo prima esiste anche la componente fortuna e molto spesso è determinante, ma nei miei corsi preferisco allenare i ragazzi e le ragazze pensando che essa non esista.



E allora come si fa?

Se parti con mezzora di ritardo per andare a un appuntamento e poi trovi qualche semaforo rosso, non lamentarti e soprattutto non dare la colpa del tuo ritardo ai semafori.
Partecipare a un corso di difesa personale perché dopodomani prevedi di trovarti in una situazione di pericolo potenziale, non è una cosa particolarmente furba.
  • Preparazione vuol dire anche gestione degli imprevisti.
Se quello a cui sei diretto è l’appuntamento con la tua vita è meglio partire prevedendo di trovare tutti i semafori rossi e casomai arrivare con qualche minuto di anticipo piuttosto che arrivare in ritardo.
Inizia a ragionare in termini di disponibilità di tempo. Assicurati di avere tempo e voglia per portare a termine un cammino pieno di soddisfazioni ma che t’impegnerà per qualche anno.
Il fatto che sia un’attività complessa e lunga non vuol dire che i progressi non si vedano: già dopo pochi mesi il fisico risponde allenamento con una migliore reattività e si gode di una maggiore sicurezza e confidenza psicologica.
In generale ritengo che per poter gestire sufficientemente (non si diventa dei boxeur eccellenti in un attimo) una situazione a mano nuda che non presenta particolari difficoltà ci voglia almeno un anno.
Se prendiamo in considerazione l’uso di calci o di tecniche più complesse, si inizia ad avere una certa efficacia dopo un paio di anni.
Per essere in grado di gestire una situazione che coinvolge l’uso di armi ci vuole moltissima esperienza e comunque non si ha mai la garanzia di uscirne incolumi.

L'importante è dare il 100%.

Non si tratta di diventare invincibili, ma di continuare a migliorare, vendere a caro prezzo la pelle e di esprimere il 100% del proprio potenziale: quando questo accade anche un’eventuale sconfitta è dignitosa.
Dimenticate i film con quei combattimenti puliti e perfetti, dove l’eroe di turno affronta mazzetti di avversari senza nemmeno essere sfiorato: in una situazione di pericolo il contatto fisico è assicurato, possiamo solo imparare a gestirlo e a minimizzarlo attraverso lo studio e la pratica.

La motivazione è importantissima!

Un buon corso di arti marziali (la difesa personale è un aspetto marziale) può dare moltissimo: nel tempo l’approccio cambia, passando dalla necessità di difendersi alla crescita personale, fisica e psicologica.
  • Un corso di arte marziale è un’attività che permette di crescere come persona.
La motivazione iniziale può essere l’obiettivo di difendersi, ma nel corso del tempo la necessità si trasforma in passione.
  • Una sana motivazione aiuta ad affrontare le difficoltà dell’allenamento:
    la paura da sola non permette di crescere.

Capita che alcuni allievi entrino in palestra perché devono esprimere la propria aggressività o dimostrare a se stessi di potersi difendere: tuttavia a rimanere sono quelli che vedono la motivazione farsi profonda e trasformarsi in passione e amore per un percorso lungo ma pieno di soddisfazioni.
Una pratica seria nelle arti marziali migliora notevolmente non solo l’aspetto del tuo fisico e la tua salute ma aumenta soprattutto la coordinazione rendendo di fatto le arti marziali, se ben allenate, l’unico sport che ti permette di migliorare contemporaneamente anche in tutti gli altri.
  • A livello motorio le arti marziali sono la cosa più complessa che puoi fare con il tuo corpo.



Non solo corpo

Un buon maestro di arti marziali o di difesa personale ti insegna uno stile di vita fatto di rispetto, disciplina e coraggio…
…e se all’inizio si tratta solo di imparare a difendersi da un malintenzionato, dopo qualche anno si inizia a vivere come un vero guerriero…
…forti nello spirito e capaci di ottenere risultati molto al di sopra della media.



“Bello quello che dici, ma sai cos’è? non credo di essere portato!”

Se pensi che sia solo una questione di talento o predisposizione ti sbagli.




Ok, allora cosa ci dovrebbe essere in un corso serio?

Le 7 cose minime che devono essere presenti in un corso di Difesa Personale serio.

Ci sono alcuni elementi che sono fondamentali e che non possono essere tralasciati: nel caso questi mancassero probabilmente ti trovi nel posto sbagliato, e in qualche modo potresti essere caduto in una delle tipiche “trappole” presenti tra i corsi di Difesa Personale.

No emotività
Colpitori
Libertà progressiva
Preparazione fisica
Capacità di attaccare
Combattimento
Didattica



  1. Non ci deve essere assolutamente un eccesso di emotività: il corso non dev’essere tenuto in piedi dalla paura né dall’autoesaltazione. Deve esserci una didattica strutturata e con obiettivi chiari. Il grosso della motivazione per frequentare il corso la devi portare tu da casa e non essere frutto né di terrorismo né di comportamenti volti all’autoesaltazione dell’allievo da parte dell’insegante.
  2. Ci dev’essere una componente di simulazione con i colpitori. Devi colpire qualcosa, le tecniche portate all’aria non sono sufficienti. Bisogna condizionare il corpo all’impatto nella maniera giusta, capire cosa vuol dire portare e ricevere un colpo.
  3. Devono esistere degli elementi di libertà progressiva. La libertà assoluta è solo caos, ma la rigidità preordinata è altrettanto dannosa. Un elemento di libertà vincolato, come portare il colpo con la mano destra o sinistra, aiuta a condizionarti nella gestione delle variabili.
    Aggiungere troppe variabili subito, allo stesso tempo, porta solo all’approssimazione.
  4. La preparazione fisica è fondamentale. Un corpo non allenato non sarà in grado di difendersi – non credere a chi ti dice che è possibile farlo indipendentemente dalla fisicità. Non ci si può difendere senza usare il corpo, e questo deve poter funzionare bene. Questo non vuol dire fanatismo da fitness, ma nemmeno totale mancanza di preparazione.
  5. Chi studia come difendersi DEVE imparare ad aggredire. Non vuol dire diventare degli attaccabrighe, ma è fondamentale che tu sappia come attaccare e non aver paura di colpire e di proiettare la tua aggressività. Se quando ti alleni con un compagno e lui deve simulare la parte dell’aggressore, lo fa attaccandoti con poca convinzione, necessariamente imparerai a difenderti male. In poche parole: se lui fa schifo ad attaccare, tu fai schifo a difenderti. Inoltre,
    il concetto di DIFESA è strettamente collegato al concetto di ATTACCO.Quando siamo nella necessità di difenderci vuol dire che qualcuno ci ha già attaccato: contrattaccare può essere la chiave che apre la via di fuga. Il contrattacco è il modo con cui la vittima aggredisce l’aggressore.Laddove non si può scappare l’unico modo per salvarsi è necessariamente legato alla nostra abilità di colpire l’aggressore.
  6. Deve esserci il combattimento libero, possibilmente senza esagerare nelle protezioni, per condizionare il corpo, comprendere quali sono i propri limiti ed eventualmente estenderli.

        Ricorda:

    Imparare a gestire il dolore e le sensazioni fisiche sgradevoli è di fondamentale importanza.
    Il combattimento da strada in realtà differisce in parte dal combattimento sportivo un po’ come sciare in pista differisce dallo sciare in neve fresca ma per imparare a sciare in neve fresca come minimo prima devi saper andare in pista. Ti faccio un altro esempio: Immagina che esista un corso di nuoto per imparare a sopravvivere a un naufragio. Lo scopo del corso è preparare le persone nel caso in cui la barca su cui viaggiano affondi e per qualche ragione non sia possibile usare i salvagente o le scialuppe di salvataggio.
    Ora immagina che l’istruttore, dato che il mare è molto lontano da dove si tiene il corso, cerchi di insegnarti a nuotare facendoti appoggiare la pancia sulla sedia e facendoti simulare i movimenti che devi fare per nuotare.
    Al massimo per dare un pizzico di realismo ti bagna un po’ con la canna dell’acqua. Se tu sapessi che lì vicino c’è una piscina, credo che come minimo gli chiederesti:
    “perché non proviamo almeno in piscina invece di appoggiare la pancia sulla sedia?” …
    …e se l’istruttore ti rispondesse:
    “Nuotare in mare è diverso da nuotare in piscina. Basta simulare i movimenti sulla sedia, il resto lo imparerai se e quando la nave affonderà! ”Non so tu cosa faresti se ricevessi una risposta del genere ma io penso che scapperei a gambe levate. E’ normale avere un po’ di paura del combattimento ma un buon insegnante fa in modo che l’esperienza sia progressiva e non traumatica. Un po’ come per il nuoto: all’inizio è meglio partire da dove si tocca o con qualche aiuto come i braccioli, ma se voglio imparare a nuotare davvero non posso farlo senza entrare almeno in una piscina. Se devo pensare ad una ragione per cui esistano corsi di difesa personale senza combattimento, in confidenza, le uniche 3 cose che mi vengono in mente sono:
    1. Insegnati ingenui, troppo inesperti o troppo fiduciosi nelle loro capacità da dimenticarsi di cosa potrà fare davvero l’allievo nel momento del bisogno.
    2. Insegnanti incompetenti che vendono corsi per imparare a difendersi in una settimana perché loro sono diventati istruttori in una settimana.
    3. Insegnanti poco onesti che si approfittano delle paure della gente per vendergli cose inutili… come un corso per nuotare appoggiati sulla sedia a chi ha paura dell’acqua.
  7. La presenza di preparazione teorica: è un aspetto che non va trascurato e che è complementare (non sostitutivo!) all’aspetto fisico. Anche gli aspetti come postura, voce, linguaggio del corpo, vanno allenati e praticati. È compito del maestro accorgersi degli errori dell’allievo e correggerlo.




È possibile insegnare la difesa personale ai bambini?

Per come la vedo io un corso di Difesa Personale rivolto ai bambini è una pazzia.
A un bambino sarebbe meglio far intraprendere un percorso marziale tradizionale come il Kung Fu, il Judo, il Karate, il Viet Vo Dao o il Taekwondo.
L’unico caso in cui si potrebbe parlare di Difesa Personale a un bambino è la lezione individuale di fronte a casi particolari come vittime di bullismo.
Le arti marziali fanno molto bene ai bambini: possiedono grandi capacità di sviluppare la motricità e il carattere. Un bambino è facilmente influenzabile, e un corso di difesa personale è forse troppo pesante (sia in termini di stress che di emotività).



Posso imparare a difendermi anche se sono un disabile o possiedo delle menomazioni fisiche?

Le disabilità forti sono situazioni molto limite che, al pari dei bambini, vanno trattate caso per caso.
Se qualcuno volesse imparare è possibile difendersi anche in sedia a rotelle (io stesso ci sono finito due volte e insegnavo comunque), ma ogni disabilità è una situazione a sé stante.
L’unica possibilità in questo caso è fornita da lezioni individuali e soprattutto legata a una grande capacità umana e tecnica da parte dell’insegnante, che dev’essere in grado di immedesimarsi nella disabilità altrui.



Cosa ne pensi di corsi on-line, dvd e libri?

E’ difficile dare una regola generale, la maggior parte sono vere e proprie truffe, alcuni invece sono fatti molto bene e possono dare degli spunti di riflessione.



E’ possibile imparare da soli usando magari i libri o dvd migliori?




“Chi impara solo da se stesso, ha un folle come maestro”
Ben Jonson
Escludo che chiunque non abbia già una solida preparazione marziale o non abbia almeno una decina di compagni con cui allenarsi continuativamente per qualche anno ne possa trarre un qualche vantaggio.
Al di fuori dell’aspetto preventivo (che comunque come già detto va allenato) la difesa personale è un’abilità motoria che va praticata per centinaia di ore con altre persone.
  • Da soli è impossibile!
  • Un solo compagno è troppo poco!
    Imparerete a conoscervi presto e l’allenamento sarà falsato da questa variabile e inoltre non potrete sperimentare il combattimento contro più avversari. Considerate poi, che allenarsi solo con compagni che hanno il vostro stesso livello di abilità, non vi permetterà di sperimentare lo stress tipico di una situazione reale e nessuno di loro sarà davvero in grado di correggere i vostri errori.



Che cos’è il condizionamento? C’è anche nella difesa personale?

Ritornando al paragone con la musica: se vuoi fare il chitarrista ad un certo livello devi avere un ispessimento della pelle sui polpastrelli, e questi “calli” arrivano con la pratica continuando a premere le corde.
Per le arti marziali è la stessa cosa: non si tratta di abbattere a tibiate i banani per rinforzare le gambe o farsi venire i calli sulle nocche, ma la pratica e il contatto fisico servono anche per prendere confidenza con tutto ciò che succede quando il corpo è sottoposto allo stress di una situazione di pericolo.
  • Il condizionamento è importantissimo in qualsiasi corso di arti marziali.
Riuscire a gestire il respiro per un maratoneta è condizionamento fisico: allo stesso modo un marzialista deve essere in grado di tirare pugni, calci e altre percussioni ai colpitori o al sacco per un’ora o più.
Molti ragazzi alle primissime armi si sbucciano le nocche dopo pochi minuti di allenamento ai colpitori. Gli stessi ragazzi alla fine dell’anno sono in grado di colpire per più di un’ora senza essere nemmeno arrossati.
  • Non si tratta di essere supereroi, ma di abituare il proprio fisico allo sforzo senza rovinarlo o romperlo.



!!!Attento al marketing di bassa lega!!!

Un ultimo consiglio: piuttosto di fare un corso di difesa personale non strutturato (programma complessivo di studio inferiore ai 5 anni) o che è solo una raccolta semplificata di tecniche provenienti da qualche tradizionale o il cui unico punto di forza è essere di pseudo derivazione militare, scegli tra tradizionale e sport da combattimento: avrai almeno la garanzia di una didattica collaudata.
L’apprendimento deve essere ben strutturato e proporzionato alle reali possibilità di un normale cittadino.
  • Se un corso è serio, ci deve essere una didattica.
Dire che “conoscere tecniche di derivazione militare è il modo migliore per difendersi” è solo marketing: i militari girano sempre armati e le guerre non si vincono certo a mano nuda.
La difesa personale disarmata sta a un normale militare come l’informatica ad un calzolaio!
Ci sono tanti militari capaci di difendersi anche a mano nuda ma nel 99% dei casi è perché hanno passione per le arti marziali e hanno studiato autonomamente, non perché sia un’abilità specifica dovuta al loro grado.
Certo ci sono poi i militari d’élite, come per esempio i corpi scelti, che combattono anche a mano nuda e saprebbero gestire uno scontro anche contro gente armata, ma guardatevi qualche documentario per vedere come si addestrano.
Quella è una professionalità specifica e non qualcosa che può essere insegnato in un corso amatoriale.
Questo non vuol dire che in un corso di difesa personale non ci possano essere tecniche che usano anche i militari, ma vuol dire che la discriminante è la didattica e la qualità del corso in generale.
Una tecnica non è buona perché è stata scoperta da un Maestro famoso o perché usata da un militare:
  • una tecnica è buona perché risolve un problema specifico e a parità di altre può essere parametrizzata con risultati migliori rispetto a modo, tempo e misura.
Questo vuol dire nel concreto che per esempio richiede meno forza per essere fatta rispetto a un’altra, è più veloce, richiede meno spostamenti ecc.
Le tecniche non sono buone in assoluto ma sempre in termini comparativi rispetto ad altre opzioni.
E’ solo un problema di fisica, non c’è niente di esoterico o autoreferenziale.



Per finire

Non confondere l’abilità del maestro con la tua: il fatto che lui sia molto bravo è solo il punto di partenza, ciò che conta davvero è quanto può far diventare bravo te.
Le sue qualità umane e di formatore sono il punto chiave.
Ricorda sempre: la difesa personale non è diversa dal resto delle abilità che hai già acquisito.
Ci sono delle regole che valgono sempre quando vuoi imparare qualcosa:
  1. Più serio e strutturato è l’apprendimento e prima raggiungerai dei veri risultati.
  2. Più l’ambiente è adatto allo studio e più semplice sarà studiare.
  3. Più chi ti insegna ti sa aiutare, capire e motivare correttamente e più sarà semplice imparare.
  4. Più ore dedichi allo studio e alla pratica e prima arrivano i risultati.



domenica 5 aprile 2015

Comportati sempre come una Tigre

matrix-01


Hai presente il film Matrix?

Se ti parlo di Matrix e di arti marziali, forse a te viene in mente la scena in cui l’attore Keanu Reeves impara a combattere collegando il suo cervello al computer e la famosa frase “conosco il Kung Fu!”
Ma non è di quella scena che ti voglio parlare.
La scena che ho in mente è un’altra …
E’ quella in cui il protagonista si sta recando per la prima volta dall’oracolo.
L’eletto poco prima di parlare per la prima volta con l’oracolo incontra un bambino che piega un cucchiaio senza manipolarlo.
Sembra che il cucchiaio venga piegato dal bambino con la forza della mente.
Neo (il protagonista) si avvicina incuriosito per osservare da vicino e per capire meglio come abbia fatto il bambino a fare ciò.
A quel punto il bambino dice:
“Non cercare di piegare il cucchiaio.
E’ impossibile.
Cerca invece di fare l’unica cosa saggia:
giungere alla verità…”
al che Neo chiede:
“la verità?”
e il bambino risponde:
“…che il cucchiaio non esiste!”
Sai perché te ne parlo?
La ragione è semplice:

Oggi il protagonista di Matrix sei tu…

…infatti se sei in cerca della verità allora, tu sei l’eletto, io sono quel bambino e l’oracolo è nell’altra stanza che ti aspetta.
Ti stai incamminando per parlare con l’oracolo, all’improvviso mi noti in un angolo della stanza.
Io alzo lo sguardo, e fissandoti dritto negli occhi e ti dico:
“Non cercare di difenderti.
E’ impossibile.
Cerca invece di fare l’unica cosa saggia:
giungere alla verità…
…che la difesa personale non esiste!”
…e ora, piegherò la difesa personale come il cucchiaino di Matrix per te.
Scherzi a parte c’è una piccola premessa che voglio farti:
Può essere che tu sia destinato a diventare un marzialista infinitamente migliore di me e che un giorno non lontano sia io a imparare da te…
…ma se oggi mi leggi (e magari lo fai con regolarità) è molto probabile che io abbia più esperienza di te.
Come esperto in questo campo vorrei metterti in guardia e prepararti a tutti i potenziali trabocchetti che potresti trovare sul tuo cammino.
In Matrix, il bambino ha un ruolo quasi irrilevante nella storia, ma le sue parole aiutano il protagonista ad accettare un nuovo punto di vista.
Il bambino (che nell’esempio sono io) in quel momento è più consapevole ed esperto di Neo (che sei tu) e può quindi dire qualcosa di illuminante anche per colui che di lì a poco è destinato a diventare infinitamente più potente di lui.
Il bambino come ti dicevo, non è né invincibile né più forte in assoluto di Neo, ma in quel momento ha più esperienza su quello specifico argomento.
Ti sei mai chiesto come si fa a diventare esperti in qualcosa?
Ci sono tante definizioni in merito ma quella che preferisco è questa:
Un esperto è colui che ha sbagliato tutto quello che c’era da sbagliare in uno specifico settore.
O se preferisci vedila così:
quando in uno specifico campo hai provato tutte le strade, allora sai qual è la migliore e quale invece conduce ad un vicolo cieco.
Personalmente credo che l’aiuto di persone esperte sia importantissimo nella vita per evitare di sprecare tempo e denaro.
Detto questo, come sempre vedi tu cosa fare:
ricorda solo che ti do questi consigli non perché ritengo di essere migliore di te ma perché di lì ci sono già passato.
Quindi, sei libero di non ascoltarmi e puoi provare a percorrere la strada che vuoi.
La vita è tua e a me non viene in tasca niente se tu mi ascolti.
Ok, scusa, forse ho divagato troppo.
adesso basta parlare di questo e torniamo sul pezzo.
Dicevamo:

Difendersi è impossibile…
…perché la difesa personale non esiste.

Quello che credi è importantissimo e in buona parte determinerà il successo delle tue azioni.
Esistono tonnellate di libri che trattano dell’importanza di ciò in cui credi e non voglio addentrarmi troppo ora in quest’argomento ma considera semplicemente questo esempio.
Se sei convinto che qualcosa si trovi in una stanza passerai ore a cercarla.
A volte si tratta solo di cercare meglio mentre altre volte occorre capire che semplicemente quella cosa non è lì, indipendentemente da quello che credi e da quante ore passerai a cercarla.
Se tu cerchi di salvarti la vita usando una tecnica difensiva stai cercando qualcosa che in quella stanza non esiste.
Hai una credenza errata che ti sta limitando e ti porta a cercare risposte nella stanza sbagliata!
Rischi di passare la vita a studiare tecniche inutili e nel momento del bisogno non avrai ciò che ti serve davvero.
  • Solo nei film e nella fantasia di qualche pseudo-maestro si può vincere uno scontro reale solo difendendosi.
Per diventare l’eletto devi fare spazio dentro di te alla nuova idea…
La difesa personale non esiste!
Forse questa cosa ti sembra controintuitiva, ma seguimi e ti mostrerò perché quello che ti dico funziona anche se tutti ti dicono il contrario.
Cercherò di usare un po’ di esempi per essere più chiaro.
Pensa al basket o al calcio:
Solo chi tira a canestro o in porta può sperare di fare punto.
Nessuno può vincere una partita solo difendendo (al massimo puoi pareggiare).
In un combattimento reale solo chi attacca può sperare di sconfiggere l’avversario.
Per dirla con altre parole chi attacca è come se corresse in avanti e chi si difende è come se corresse all’indietro…
In una gara di corsa come per esempio i 100 metri nessun atleta si sognerebbe mai di provare a correre all’indietro.
Sarebbe impossibile vincere a meno di un divario di forza e abilità mostruoso tra chi corre all’indietro e chi corre in avanti.
La capacità offensiva è quindi l’abilità più importante.
Per salvarti la pelle devi saper attaccare bene e lo devi fare fino a che non hai neutralizzato il pericolo.



P.S.
Non devi necessariamente uccidere i cattivi, a volte è sufficiente colpire l’avversario quel tanto che basta per aprire una via di fuga.
Comunque sia, se non puoi scappare, le capacità offensive sono fondamentali.
Vuoi la prova?
La maggior parte dei picchiatori da strada è semplicemente molto aggressiva, non cerca di parare ma attacca in modo furioso e indemoniato.
Queste persone hanno sempre la meglio su chi cerca solo di parare e difendersi.
Questo è quello che succede anche negli episodi di bullismo. Chi attacca di più ha la meglio e solo quando la vittima si ribella e colpisce l’aguzzino le cose iniziano a cambiare (comunque questo non è un articolo sul bullismo e mi rendo conto che questa è un iper semplificazione di situazioni molto più complessa).
Tornando a noi:
Questo non vuol dire che devi attaccare necessariamente per primo.
Avresti sicuramente più possibilità di vincere ma passeresti dalla parte del torto.
Quello che voglio dire è che non devi fare troppo affidamento sulle tecniche difensive e devi iniziare dopo che l’avversario ti ha attaccato ad attaccarlo anche tu.
Non aspettarti che le tue difese funzionino al 100% ma da dove sei inizia a correre in avanti…
…inizia a tirare a canestro o in porta perché solo così avrai qualche possibilità di vincere.
Come ho già detto altre volte il combattimento non è una partita in cui c’è una palla sola e non devi per forza partire in contropiede solo dopo averla rubata all’avversario.
Puoi prendere un’altra palla e iniziare a tirare.
Nel combattimento é come se ci fossero in campo 50 palle contemporaneamente e chi attacca di più ha molte più speranze di vincere di chi cerca semplicemente di difendersi.
E ricorda anche che solo perché hai iniziato un’azione in contro piede (hai colpito, schivato o parato l’avversario) non vuol dire necessariamente che questo smetterà di attaccarti.
Devi insistere finché non hai raggiunto il tuo obiettivo.
Vedila così che forse è più chiara:
Se sei un arciere, è molto più importante che tu sappia piantare una freccia in testa al tuo nemico più velocemente e più efficacemente di lui, piuttosto che tu sappia schivarne una.
Lo so, fa più figo, l’idea di schivare una freccia…
…ma delle due abilità solo la prima ti permette di sconfiggere il nemico.
Poi man mano che diventi un esperto, puoi iniziare a studiare come schivare le frecce, ma se vuoi andare in guerra con arco e frecce impara prima a tirare.



Più sei offensivo e più sei efficace.

Questo è anche il motivo per cui, per esempio, il pepper-spray è così utile nella difesa personale…
…non perché ti permette di parare meglio i colpi dell’avversario ma perché ti permette di essere offensivo in modo estremamente risoluto.
Idem dicasi per bastoni, pistole, coltelli ecc.
Sono efficaci perché ti rendono più offensivo e non perché ti permettono di difenderti meglio.



Ma allora non ci si può difendere in modo pacifico?

Sì, si può, ma le uniche strategie difensive che puoi usare sono quelle che servono a prevenire il combattimento.
Quando l’azione è comincia, devi essere risoluto e attaccare.
Capiamoci bene, questo non significa che non devi parare i colpi o che non devi schivarli, ma significa che devi usare ogni momento possibile per attaccare e non per startene solo sulla difensiva.
La difesa personale non esiste quando lo scontro è cominciato perché non si tratta più di difendere se stessi ma di neutralizzare l’avversario.
Come in Matrix tu vedi il cucchiaio, cioè la persone che si salva da un aggressione e credi di aver visto il cucchiaio che si piega, cioè la difesa personale…
…ma la realtà è che chi ha sconfitto l’avversario, lo ha fatto attaccando in modo risoluto ed efficace.
Non si è difeso ma ha attaccato.
Poco importa se di prima intenzione, dopo essere stato colpito o dopo una parata.
Quindi se sei un principiante o hai solo pochi anni di esperienza, passa più tempo a sviluppare la tua motricità offensiva che non a studiare parate e schivate.
Per ogni schivata o parata che alleni, studia almeno tre tecniche d’attacco
(Es: se in allenamento simuli la parata di un pugno, poi rispondi con almeno tre colpi in contrattacco).
…e ricorda:
Non avere mai un atteggiamento passivo o remissivo in uno scontro fisico ma comportati sempre come una Tigre.




martedì 31 marzo 2015

Le palestre setta



Secondo la tradizione cristiana il mondo, gli animali e l’uomo sono stati creati da Dio. I punti salienti della genesi e delle vicende di interazione tra Dio e gli uomini sono raccolte in un libro chiamato Bibbia.
Altre culture hanno altri libri sacri che narrano vicende diverse e danno nomi diversi alle loro divinità.
Ci sono religioni che parlano di un unico Dio e altre che raccontano di gerarchie fatte da più divinità.
C’è anche chi crede negli alieni, nei rettiliani, negli anunaki, nella luna cava e in altre forme di interazioni tra il divino e l’uomo…
…ma che io sappia non esiste traccia in nessuna sacra scrittura di una specifica arte marziale rivelata agli uomini direttamente da Dio.
Eppure ci sono molti maestri che insegnano le loro arti come se fossero una religione rivelata e all’interno della loro palestra il primo comandamento recita sempre “non avrai altro maestro (shifu, sensei, guro, ecc) all’infuori di me”.



Perché si insegnano ancora le arti marziali?

Le arti marziali rappresentano un grande strumento per migliorare le abilità fisiche e mentali di chi le pratica
Storicamente la maggior parte delle arti marziali sono nate per la difesa personale ma nel tempo molte hanno preferito non adeguarsi alle esigenze moderne per conservare sia la loro filosofia originaria che una certa etica dello scontro.
Altre arti si sono modificate (o sono nate dalle costole di altri stili) per coltivare alcuni aspetti specifici diversi dalla difesa personale come per esempio l’aspetto artistico, sportivo e salutistico.
Inoltre non tutte le persone che decidono di praticare arti marziali lo fanno necessariamente per la difesa personale.
Molte scelgono alcuni stili perché semplicemente sono belli da praticare o perché sono alla ricerca di nuove abilità (fisiche e mentali) o di nuovi punti di vista motori.
Esiste poi l’aspetto agonistico e alcune arti, (a volte chiamate anche sport da combattimento) danno la possibilità di confrontarsi atleticamente contro un altro praticante.
Infine alcuni cercano esclusivamente l’aspetto salutistico o praticano un certo stile perché amano il tipo di cultura che quell’arte promuove.
Sarebbe quindi sciocco banalizzare l’intero fenomeno delle arti marziali cercando di ridurre il tutto ad un mero esercizio di difesa personale.
Riassumendo possiamo dire che le arti marziali nel loro complesso offrono una grande varietà di ragioni per essere praticate ed è molto semplice per chi si avvicina a questo mondo trovare uno o più stili che corrispondano ai propri gusti e alle proprie esigenze.
E’ quindi probabile che chi fa scherma medievale sia mosso da ragioni e preferenze diverse rispetto a chi fa aikido o pugilato ma non è da escludere perfino che esista anche qualche persona a cui piacciano contemporaneamente tutte e tre queste arti.
E allora qual è l’arte migliore?
Similmente ad altri aspetti della vita la risposta non è univoca.
Tutto dipende dagli obiettivi che muovono il praticante.
Potrei farti un esempio con altri sport:
è meglio il calcio, la pallavolo, la pallamano o il basket?
Sono tutti e quattro sport con la palla ma non ne esiste uno migliore in modo oggettivo quanto piuttosto uno che ci può piacere di più o uno che più si adatta ai nostri obiettivi o alle nostre caratteristiche fisiche.
Se mi chiedi lo sport dove potenzialmente si possono fare più soldi la risposta è il calcio ma sono pronto a scommettere che ci sono persone che lo praticano solo per piacere personale, e non perché intendono fare per lavoro il calciatore, così come ci sono atleti professionisti che se ne fregano dei soldi e preferiscono comunque uno degli altri 3.
L’idea del migliore esiste quindi solo a livello soggettivo o confrontando determinati parametri.
La stessa cosa vale anche nelle arti marziali ma non tutti sono abbastanza maturi da ammetterlo così non è raro che di tanto in tanto qualcuno alzi la mano per dire che la sua è l’arte più “migliorissima” di tutte sotto ogni aspetto: sia oggettivo che soggettivo.
Quando questo accade, quest’arte finisce quasi sempre per essere rivenduta agli allievi con gli stessi meccanismi di una religione rivelata.

Le scuole setta

Di solito la nuova religione marziale va abbracciata in via esclusiva ripudiando le altre arti marziali pagane ed eretiche.
Nella mitologia delle scuole setta di solito c’è un profeta marziale (spesso morto) che avendo ricevuto per illuminazione divina la verità sul modo marziale viene venerato come un dio.
Per lignaggio diretto il profeta ha lasciato a un unico erede l’ottavo segreto di Fatima delle arti marziali.
Il nuovo erede, che va venerato solo un filino meno del profeta, è l’unico depositario della verità e per avere accesso alla sua mistica conoscenza occorre giurargli cieca obbedienza.
La vera fede può essere una sola per cui ogni interazione da parte del praticante con altre arti marziali porterà alla scomunica.
Purtroppo potrei continuare oltre col parallelo tra religioni e scuola setta ma credo che se anche hai poca esperienza tu abbia già capito l’antifona per cui senza indugiare oltre è ora di svelare l’elefante nella stanza.
Einstein ha detto:
“Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo ho ancora dei dubbi”
ma io suppongo che anche l’ego di certe persone potrebbe tranquillamente avere le stesse potenzialità della stupidità.
E tra le tante ragioni sbagliate per cui le persone si avvicinano alle arti marziali c’è anche una sorta di ipertrofia dell’ego mescolata a un meccanismo deviato di riscatto sociale.
Quando qualcuna di queste persone disturbate trova il modo di diventare insegnante possiamo assistere alla nascita di una nuova scuola setta.
Il maestro della scuola setta, al pari dell’istruttore di Krav Magia (che per magia è diventato istruttore in un fine settimana) è uno dei peggiori pericoli posti sulla strada del praticante.
Di scuole setta ne esistono per ogni arte marziale ma se devo fare la classifica di quelle per cui la gente mi parla di più e mi racconta le storie più assurde ce n’è sicuramente una che le batte tutte ed è la setta di Wing Chun ology.



Attenzione

In questo articolo userò il Wing Chun come agnello sacrificale per tutte le altre scuole setta per cui se fatalità tu sei un praticante di quest’arte e pensi che le mie parole possano offendere la tua sensibilità allora parafrasando “l’Esorcista” ti dico:
Esci da questo blog!!!
…o se proprio vuoi dare un’occhiata al resto dell’articolo valuta l’idea prima di leggerlo di stamparlo e con scolorina e penna sostituire il nome Wing Chun con l’arte che vuoi tu.
Giusto perché qualche talebano non parta per la tangente leggendo queste mie parole ci tengo a precisare che non ho niente contro il Wing Chun e ho degli amici che sono degli ottimi insegnanti di quest’arte ma per qualche ragione che mi sfugge, il Wing Chun (o Wing Tzun così non facciamo torto a nessuno) è anche quella, come dicevo prima, che se devo fare una statistica (basata su ciò che mi scrivono e mi raccontano le persone quando le incontro) vanta il maggior numero di segnalazioni di scuole setta.
Il problema con alcuni insegnanti di Wing Chun parte da lontano e giusto per darti l’idea la parola Wing Chun ology (che deriva dall’accostamentro tra il wing Chun e Scientology) non l’ho inventata io ma già verso la fine degli anni 90 girava nel mondo delle arti marziali perché fin da allora molti Shifu avevano la tendenza, più che a insegnare un’arte marziale, a costruire un mix tra un sistema spilla soldi e un vero e proprio culto ostile verso le altre arti.
A quei tempi molte scuole di Wing Chun erano gestite con un complesso sistema piramidale per cui i costi crescevano di lezione in lezione in modo così esponenziale che dopo qualche anno gli esami arrivavano a costare anche più di un milione di lire.
A tutto ciò vanno ad aggiungersi in certi casi:
  • dimostrazioni di energie mistiche vendute come poteri soprannaturali
  • punizioni e umiliazioni degli allievi che fanno domande scomode
  • sistemi per estorcere soldi ad ogni occasione (come il ragazzo che mi ha raccontato che per fare una domanda al suo Shifu bisognava pagare un extra)
  • e altro ancora
E’ facile quindi capire che tra il sistema mangia soldi e la struttura a setta di alcune scuole di Wing Chun non c’è voluto moto perché alcuni ex praticanti scottati dall’esperienza iniziassero a prendere in giro quest’arte chiamandola Wing Chun ology.
Io qui non voglio assolutamente fare di tutta l’erba un fascio e non intendo dire che tutte le scuole di Wing Chun siano dei corsi setta; esattamente come quando ho svelato i retroscena del Krav Maga non intendevo dire che tutti i corsi con quel nome siano una truffa.
Il mio intento è quello di aiutare le persone non ancora esperte informandole sui potenziali pericoli perché a quanto pare è più facile trovare un corso di Wing Chun Ology e di Krav Magia (dove l’insegante per magia è diventato istruttore in un fine settimana) che non un corso serio di Wing Chun e Krav Maga.



I campanelli di allarme delle scuole in stile Wing Chun ology

Per molte persone il viaggio nelle arti marziali è limitato a una sola disciplina ma non esistono ragioni valide per cui un essere umano nella propria vita non possa sperimentarne con successo più d’una.
Bruce Lee, Dan Inosanto, e altri grandi maestri ne sono la prova…
…ma nel loro piccolo lo sono anche tutti i praticanti di MMA (Mixed Martial Arts) o di sistemi di autodifesa che prevedono al loro interno più di un’arte.
Ovviamente studiare più arti dovrebbe voler dire dedicare sufficienti tempo ed energie ad entrambe per cui se un corso prevede 2 allenamenti e tu ne vuoi saltare uno per fare un’altra arte è ragionevole pensare che stai disperdendo le tue energie e che in questo modo non diventerai bravo in nessuna delle due.
Ma se gli allenamenti non sono in conflitto e hai tempo, energie e denaro per seguire con profitto entrambi i corsi non c’è mai un vero problema.
Per cui quando qualcuno mi scrive per chiedermi consiglio perché il suo Shifu (maestro) gli ha detto che deve fare una scelta: “se fai Wing Chun non puoi fare nessun altra arte marziale” (a volte sostituito da frasi più diplomatiche come: ti sconsiglio, devi fare una scelta, non hai la mia approvazione, mi deluderesti, vuol dire che non hai capito niente, ecc) allora dico sempre a chi mi scrive che ha trovato un vero corso di Wing Chun ology.
A titolo esemplificativo citerò qui una delle tante testimonianze giusto per chiarire la follia di certi maestri:
Un ragazzo poco più che trentenne che praticava da 10 anni Wing Chun iniziò a frequentare delle lezioni private di un’altra arte perché era interessato all’aspetto armato (non presente nella sua scuola di Wing Chun).
Con ingenuità il ragazzo confessò al suo insegnante di aver iniziato quel percorso al che il Shifu gli ha detto: “non puoi fare anche quello stile perché contamineresti quello che ti ho insegnato fino ad ora. Devi scegliere o me o lui.”
Dopo 10 anni di leale frequentazione della scuola il ragazzo ci rimase così male che decise di smettere col Wing Chun e continuare gli allenamenti della nuova arte ma poiché il problema non era il Wing Chun ma l’atteggiamento del Shifu egli continuò ad allenarsi al parco con alcuni dei sui ex-compagni.
Quando il Shifu di Wing Chun lo scoprì vietò a tutti gli studenti della sua scuola di allenarsi con l’allievo esiliato e minacciò di cacciare dalla scuola chi al parco si fosse allenato ancora con l’eretico.
Non credo ci siano tante cose da aggiungere…
Provando a immaginare la delusione di chi si trova ad aver dedicato 10 anni della propria vita (oltre che molti soldi) ad un’arte per poi essere trattato a pesci in faccia solo per aver avuto la curiosità di guardarsi intorno non posso che provare molta tristezza.
Debellare certi modi di ragionare so che è impossibile ma mi piacerebbe sperare che anche grazie alla velocità con cui le informazioni si diffondono in rete (magari grazie anche alla condivisione di questo articolo) in un futuro molto vicino nessun praticante sano di mente finisca più in scuole del genere.
Se sei un principiante usa la testa e drizza le antenne:
se davanti a te trovi persone poco preparate o che millantano strani poteri o che ti vogliono evangelizzare al loro credo marziale: cambia palestra.
Nessuno stile marziale è l’opera di qualche essere illuminato superiore ma ogni arte è il frutto di elaborazioni ed esperienze empiriche di molti uomini che hanno dedicato la loro vita alla ricerca.
Alcuni di questi uomini furono dei grandi personaggi e nella storia delle arti marziali sono esistiti anche molti maestri meritevoli di rispetto e che sono stati delle preziose guide per i loro studenti…
…ma la verità non vive mai in un solo posto e come suggeriva saggiamente anche Bruce Lee (che tra le varie esperienze da ragazzo fece anche un po’ di Wing Chun) il segreto è “usare la via come non via” e “l’assenza di limiti come unico limite”
Che tradotto vuol dire:
per imparare hai bisogno di un percorso (usare la via) perché imparare da soli è impossibile ma per crescere davvero a un certo punto dovrai superare i limiti del percorso stesso per non rimanerci intrappolato.
Se il tuo insegante si rivela più un limite che un acceleratore della tua crescita quando sarai sufficientemente esperto (avrai usato la via) dovrai trattare il percorso non come un dogma ma come una “non via” perché non ci sono limiti a quello che puoi imparare tranne quelli che tu stesso ti imponi.




venerdì 20 marzo 2015

I testimoni di Geova delle arti marziali



Ecco perché spero che il darwinismo faccia presto il suo corso portando all’estinzione i maestri disonesti e i testimoni di Geova delle arti marziali.


È domenica mattina, stai dormendo e non hai nessuna intenzione di alzarti per almeno un’altra ora.
Senti squillare il campanello, con insistenza.
Ti metti un cuscino in testa, cerchi di fare finta di nulla ma il campanello continua a suonare.
In preda alla disperazione ti alzi, apri la porta e in men che non si dica ti trovi a cercare di convincere un Testimone di Geova che della salvezza eterna non te ne frega nulla.
Cosa c’entrano i testimoni di Geova con le arti marziali?
Drammaticamente molto.
Il settore delle arti marziali in Italia è molto compromesso se non addirittura sputtanato, e la colpa di tutto ciò è dovuta soprattutto a due categorie di persone: i maestri disonesti e gli allievi di questi ultimi.
Sono loro i testimoni di Geova delle arti marziali.
Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito a un terribile impoverimento nelle arti marziali, dovuto a troppe persone che (in modo tipicamente “italiano”) hanno pensato di poter fare soldi fregando il prossimo e sono riuscite a creare una falsa cultura, discreditando il lavoro di chi si impegna a diffondere la propria arte (di bravi insegnanti e maestri per fortuna ce ne sono ancora parecchi).
Spero che sempre più persone diventino consapevoli e che questa categoria di maestri si possa estinguere in fretta.



Le arti marziali sono un’attività motoria estremamente complessa.

Questo è forse il cardine della faccenda.
Non ci si può improvvisare maestri!
La formazione non è qualcosa su cui scherzare, in particolar modo quando coinvolge la trasmissione di un sapere molto articolato come le arti marziali.
Ti fideresti a farti mettere dei punti di sutura da qualcuno che dice di essere diventato medico grazie a un corso fatto in un fine settimana?
Ovviamente la risposta è NO.
Tuttavia, dal momento che le arti marziali non sono un’attività che le persone sono costrette a fare per vivere, si tende ad essere molto più rilassati e indulgenti nei confronti di qualcuno che cerca di venderci del fumo.
Mi spiego meglio: un insegnante che si improvvisa, che non ha una formazione solida e alle spalle l’esperienza sufficiente per insegnare a qualcuno, ha così poco da trasmettere che si trova costretto a mettere in atto dei veri e propri plagi per continuare ad avere allievi ai quali spillare quattrini.
Questi improvvisati delle arti marziali raccontano balle, convincono la gente di essere gli unici detentori della verità, traumatizzando le persone.
È molto semplice: se qualcuno là fuori ne sa più di te e ha una professionalità maggiore della tua, sei costretto a imbrogliare per tenerti stretti gli allievi, perché sai già che nel momento in cui un allievo entrerà in un’altra palestra tu avrai perso un cliente.
I maestri che si spacciano per profeti sono la rovina di questo settore.
Un bravo maestro di arti marziali dovrebbe lavorare con serietà, specializzandosi in uno specifico settore in modo da mettere la sua esperienza al servizio degli allievi.
Non ci sono scorciatoie, corsi di pochi giorni, segreti rivelati o pillole magiche che ti possano trasformare in maestro in brevissimo tempo – chi sostiene una cosa simile è solo un truffatore.



La cintura del maestro vale meno di quella dell’allievo.

È un dato di fatto: se un insegnante o maestro si rende conto di non avere strumenti per reggere una concorrenza più preparata e strutturata può fare due cose:
a) Farsi un esame di coscienza, rivedere la struttura dei suoi programmi, mettersi in discussione e migliorare
b) Barricarsi dietro a ogni sorta di titoli astrusi, titoli e riconoscimenti sconosciuti, convincendo i suoi allievi di essere il detentore dell’unica verità
Eccoci al secondo punto fondamentale: un maestro insicuro (nel migliore dei casi) o disonesto ha paura che i propri allievi facciano esperienze in altre palestre o contesti.
La soluzione?
Trasformare la propria scuola in una specie di setta.
Io non so davvero come questo riesca ad accadere, ma gli allievi sfornati da tali maestri si riconoscono subito: sono degli invasati (e parlo di fanatismo, non di entusiasmo) che non fanno che rompere le scatole a tutti gli amici per convincerli ad andare in palestra con loro.



Sono il corrispettivo dei testimoni di Geova applicati alle arti marziali.
Vi propongo un esperimento.
Provate a chiedere tra i vostri conoscenti in quanti hanno provato a fare una qualche arte marziale.
Scoprirete che sono tanti, e che la maggior parte di loro è rimasta delusa dall’esperienza.
Troverete sicuramente alcuni praticanti seri e appassionati. E troverete anche loro, gli apostoli delle arti marziali.
Premetto che di solito al di fuori della palestra io non parlo quasi mai di arti marziali e ho una vita sociale indipendente dal mio lavoro: dal momento che il mio settore è molto sputtanato preferisco parlarne il meno possibile con chi non mi chiede espressamente informazioni in merito.
Tuttavia, parlando con persone appena conosciute, a volte capita che casualmente scoprano che lavoro faccio.
Ciò che succede poi è talmente prevedibile che se ci si potessero fare dei soldi scommettendo, ora sarei ricco.
Quasi tutti mi dicono: “anch’io ho fatto arti marziali. Ho fatto un paio di mesi o ho preso la cintura gialla nell’arte X ma non mi sono trovato bene.”
I pochi che ancora praticano nella migliore delle ipotesi hanno avuto un’esperienza secondo loro positiva o, molto più probabile, mi tirano una pippa di mezz’ora su come l’arte che fanno loro è la migliore nell’universo e il loro sensei, sifu, guro, arjan, gran maestro sia l’ultimo depositario del vero 3° segreto di Fatima.
Partono in quinta senza prendersi la briga di capire quanto davvero io ne sappia, e comincia di solito la loro opera di evangelizzazione in cui cercano di convincermi a mollare tutto per seguire il loro maestro.
Quando sono più fortunato si limitano a guardarmi con disprezzo come se improvvisamente fossi diventato un eretico dato che non pratico la loro religione-marziale.
Questi sono i testimoni di Geova delle arti marziali. Rompono i coglioni al prossimo per tirarli dentro alla loro setta.
  • Se fai arti marziali e ti piace, pratica e non evangelizzare il prossimo.
E’ un po’ come i vegani: non ho nulla contro di loro, ma di solito chi fa questa dieta rompe le scatole agli altri per cercare di convincerli a diventare come loro.
La differenza sta nella proposta dell’informazione: se sono io a chiederti informazioni sul perché non dovrei mangiare il pesce, fai benissimo a spiegarmelo utilizzando tutte le tue conoscenze.
Se sto mangiando del salmone e non ti ho chiesto niente però, fammi il favore di lasciarmi mangiare in pace e non rovinarmi la cena.
Credo che il cambiamento vero possa avvenire solo tramite la buona volontà e il buon esempio, facendo il proprio lavoro al meglio.
Mistificare, fare false promesse, stressare il prossimo per convincerlo forzosamente delle tue idee non è cambiamento, è truffa.
Prendi questo blog: non costringo nessuno a leggerlo. Se mi incontri per strada non cerco certo di convincerti a leggerlo o te ne recito delle parti a memoria.
Se lo stai leggendo è perché probabilmente ti interessa, altrimenti avresti abbandonato al massimo due righe sotto al titolo.
Il concetto è molto semplice, e si basa sulla professionalità, quella vera e che dovrebbe essere presente in ogni lavoro, dal più semplice al più complesso: un bravo insegnante non si dovrebbe mai spacciare per profeta.
Non si riempie la bocca di titoli e non mette i propri allievi in condizione di fare proselitismo.
In palestra i miei allievi sanno perfettamente il mio valore indipendentemente da qualsiasi titolo.
Tollero a malapena di essere chiamato maestro durante le lezioni, ma di sicuro non accetto che in spogliatoio o fuori dalla palestra mi chiamino con qualche titolo.
È una questione di rispetto nei confronti del prossimo: i miei allievi sono disciplinati e raggiungono gli obiettivi senza bisogno di umiliarsi rivolgendosi a me come se fossi superiore a loro.
  • Chi possiede autorevolezza non ha bisogno di imporre la propria autorità.
Non solo: penso sia dovere di ogni insegnante promuovere l’intera categoria, e incoraggiare i propri allievi a raccogliere nuove esperienze formative.
Quando ho conosciuto maestri molto qualificati, li ho invitati a insegnare nella mia palestra.
  • Sono sempre felice di conoscere e accogliere grandi esperti di arti marziali.
Per concludere, chi insegna male o truffa le persone può avere anche un piccolo guadagno personale, ma di fatto crea un grave danno all’intera categoria di marzialisti e maestri che si sono sempre impegnati per diffondere le loro arti.
Se tutti coloro che si iscrivono a un corso riuscissero a fare un’esperienza costruttiva e venisse insegnata la qualità della formazione di valore, non ci sarebbero più scuole sette, rivalità né difficoltà a diffondere la conoscenza e le esperienze valide.
Il concetto è molto semplice: chi riceve una corretta formazione sarà in grado di dare lustro all’intera categoria.
Chi compra abitualmente formazione di qualità e non viene traumatizzato da cattive esperienze continuerà a comprare e fornirà una buona immagine del settore a chi si rivolgerà a lui per avere informazioni.
Al contrario chiunque venga truffato (esplicitamente o meno) e si trova di fronte ad esperienze negative, poco formative o prive di risultati concreti sicuramente smetterà di praticare arti marziali e diffonderà una cattiva immagine del settore.

Perché tutto questo discorso?

Perché la professionalità e la formazione sono aspetti importanti, imprescindibili per chi desidera diffondere la conoscenza.
Si può essere dei grandi marzialisti, ma non avere la minima idea di come si imposta una didattica o di come si trasmette il sapere.
L’insegnamento è una disciplina a sé stante, complessa ed entusiasmante, che fa la differenza tra un allievo insoddisfatto e uno realizzato.
Per questo sto portando avanti un progetto che punti a realizzare un corso professionale di formazione per insegnanti, che dia la possibilità di certificare l’onestà e la solidità della didattica in primis.
Per portare a compimento il progetto occorreranno anni ma vorrei che questo fosse il mio contributo per aiutare il settore a crescere a livello professionale e qualitativo, per estinguere situazioni incresciose di incompetenza e truffa ai danni del pubblico e di chi si rivolge al mondo delle arti marziali.



“oggi sii umile, sorridi e allenati perché presto sarà già domani”

martedì 17 marzo 2015

Le Arti Marziali Lasciano il Tempo che Trovano Dato che in un Combattimento per Strada Non Ci Sono Rispetto o Regole?

 


Le arti marziali sono spesso criticate per la loro apparente mancanza di applicabilità in situazioni di combattimento reale, come le risse da strada. In questi contesti, l'assenza di regole e di rispetto reciproco può far sembrare le tecniche marziali inutili. Tuttavia, è essenziale esaminare più da vicino questa affermazione per capire se le arti marziali possano davvero lasciare il tempo che trovano o se possano offrire un vantaggio significativo anche in situazioni caotiche e imprevedibili.


Comprendere la Differenza tra Allenamento e Realtà

Struttura dell'Allenamento

L'allenamento nelle arti marziali si svolge in un ambiente controllato, dove le tecniche vengono praticate in modo metodico e sicuro. Questo permette agli studenti di apprendere i movimenti corretti, migliorare la loro forma fisica e sviluppare abilità di combattimento in modo graduale. Tuttavia, la realtà di una rissa da strada è molto diversa.

Adattabilità e Improvvisazione

In una situazione di strada, non esistono regole. Gli attacchi possono essere improvvisi e non convenzionali, e l'ambiente può essere ostile e imprevedibile. Le arti marziali che enfatizzano l'adattabilità e l'improvvisazione, come il Krav Maga, possono essere particolarmente utili in questi contesti. Questi sistemi di combattimento sono progettati per essere pratici e brutali, preparandosi a difendersi efficacemente in situazioni di vita reale.


Benefici delle Arti Marziali in Contesti Reali

Miglioramento della Condizione Fisica

Un aspetto fondamentale delle arti marziali è il miglioramento della condizione fisica. Una buona forma fisica può fare una grande differenza in un combattimento da strada. La resistenza, la forza e la velocità sono tutte qualità che possono determinare l'esito di uno scontro.

Consapevolezza Situazionale

Le arti marziali insegnano anche la consapevolezza situazionale. Questa abilità è cruciale in un combattimento da strada, dove il pericolo può arrivare da qualsiasi direzione. Essere in grado di riconoscere le minacce e reagire rapidamente può essere la chiave per evitare o sopravvivere a un attacco.

Autodisciplina e Calma Sotto Pressione

Le arti marziali sviluppano l'autodisciplina e la capacità di mantenere la calma sotto pressione. In una rissa, il controllo emotivo è fondamentale. Un praticante di arti marziali ben addestrato è meno incline a farsi prendere dal panico e può prendere decisioni più lucide in situazioni di stress elevato.


Esempi di Arti Marziali Efficaci in Contesti Reali

Krav Maga

Il Krav Maga è noto per la sua efficacia in situazioni di autodifesa reale. Nato dall'esperienza militare israeliana, questo sistema di combattimento si basa su movimenti semplici e diretti, progettati per neutralizzare rapidamente un aggressore.

Muay Thai

Il Muay Thai, o boxe thailandese, è un'altra arte marziale efficace in situazioni di strada. Conosciuto per l'uso di gomiti, ginocchia, pugni e calci, il Muay Thai insegna tecniche che possono infliggere danni significativi rapidamente, rendendolo utile in combattimenti reali.

Brazilian Jiu-Jitsu

Il Brazilian Jiu-Jitsu (BJJ) si concentra sul combattimento a terra e sulle tecniche di sottomissione. In una situazione di strada, dove lottare a terra può essere inevitabile, il BJJ offre strumenti efficaci per controllare e neutralizzare un avversario senza dover ricorrere alla forza bruta.


Critiche e Limiti

Svantaggi dell'Allenamento Tradizionale

Una critica comune alle arti marziali è che l'allenamento tradizionale non prepara adeguatamente per situazioni di strada. Le tecniche che funzionano bene in palestra possono non essere altrettanto efficaci in un ambiente non strutturato e caotico. Inoltre, le restrizioni di sicurezza durante l'allenamento possono impedire di sviluppare una vera capacità di difesa personale.

Importanza della Preparazione Mentale

La preparazione mentale è altrettanto importante quanto l'allenamento fisico. Essere pronti ad affrontare la violenza reale richiede una mentalità diversa da quella sviluppata in un ambiente controllato. Alcuni programmi di autodifesa includono scenari di simulazione per aiutare gli studenti a prepararsi meglio per scontri reali.


Nonostante le critiche, le arti marziali offrono una serie di benefici che possono essere cruciali in un combattimento da strada. La chiave sta nell'approccio all'allenamento e nella capacità di adattare le tecniche apprese in palestra a situazioni reali. Se integrate con una mentalità pratica e una consapevolezza delle dinamiche di strada, le arti marziali possono fornire strumenti preziosi per la difesa personale.









lunedì 16 marzo 2015

Esistono Tecniche o Arti Marziali che Possiedono dei Colpi Concepite Specificamente per Creare Lesioni agli Organi Interni?

 


Le arti marziali sono studiate e praticate per migliorare le capacità di autodifesa, la disciplina e il benessere fisico. Tuttavia, alcune di queste tecniche sono progettate per colpire specificamente gli organi interni, causando lesioni gravi e potenzialmente letali. Queste tecniche richiedono una conoscenza approfondita dell'anatomia umana e una precisione eccezionale per essere efficaci.


Dim Mak: Il Tocco della Morte

Origini e Filosofia

Il Dim Mak, noto anche come il "Tocco della Morte", è una tecnica che trova le sue radici nelle antiche arti marziali cinesi. Si basa sul concetto che determinati punti del corpo, quando colpiti con precisione, possono interrompere il flusso di energia o qi, causando gravi danni interni o addirittura la morte.


Tecniche e Applicazioni

Le tecniche del Dim Mak si concentrano su colpi mirati ai punti di pressione e ai meridiani energetici del corpo umano. Questi colpi possono provocare lesioni interne come la rottura di organi, emorragie interne e danni ai nervi. Il Dim Mak richiede un livello elevato di abilità e conoscenza, poiché colpire i punti sbagliati o con la forza sbagliata potrebbe non avere l'effetto desiderato.


Kyusho Jitsu: L'Arte dei Punti di Pressione

Origini e Principi

Il Kyusho Jitsu è un'arte marziale giapponese che si focalizza sull'attacco ai punti di pressione del corpo umano. Derivato da antiche tradizioni marziali, il Kyusho Jitsu utilizza una conoscenza dettagliata dell'anatomia per colpire punti specifici che possono causare paralisi momentanea, dolore intenso e lesioni interne.

Colpi e Effetti

I praticanti di Kyusho Jitsu apprendono come colpire punti chiave per ottenere effetti devastanti. Ad esempio, colpire il plesso solare con sufficiente forza può interrompere la respirazione e causare danni agli organi interni. Colpire il fegato o i reni può provocare emorragie interne e dolore debilitante.


Muay Thai: La Scienza degli Otto Arti

Tecniche di Colpo

Il Muay Thai, noto anche come la "Scienza degli Otto Arti", è famoso per l'uso di pugni, gomiti, ginocchia e calci. Alcune tecniche di Muay Thai sono progettate specificamente per colpire organi interni. I calci alle costole, i gomitate al fegato e i colpi di ginocchio all'addome sono esempi di tecniche mirate a causare danni interni.

Formazione e Precisione

I combattenti di Muay Thai si allenano per anni per perfezionare la precisione e la forza dei loro colpi. La combinazione di velocità, potenza e precisione rende queste tecniche estremamente efficaci nel danneggiare gli organi interni di un avversario.


Karate: L'Arte del Colpo Decisivo

Kata e Kumite

Il Karate è un'arte marziale giapponese che enfatizza colpi potenti e precisi. Attraverso l'allenamento di kata (sequenze di movimenti predefiniti) e kumite (combattimento libero), i praticanti imparano a colpire punti vulnerabili del corpo. Tecniche come il pugno diretto al plesso solare o il calcio laterale alle costole possono causare danni interni significativi.

Applicazioni in Situazioni Reali

In situazioni di autodifesa, i karateka utilizzano la loro conoscenza dei punti deboli del corpo per neutralizzare rapidamente gli avversari. Colpire con precisione le aree che proteggono gli organi interni può essere decisivo per sopravvivere a un attacco.


Wing Chun: La Velocità e la Precisione

Principi di Base

Il Wing Chun è un'arte marziale cinese che pone grande enfasi sulla velocità, la precisione e l'efficacia. Le tecniche di Wing Chun includono colpi diretti agli organi interni, come pugni al plesso solare e palmi alla base del torace, che possono causare lesioni interne.

Chi Sao e Sensibilità

L'allenamento di Chi Sao (mani appiccicose) nel Wing Chun sviluppa la sensibilità e la reattività dei praticanti, permettendo loro di colpire rapidamente e con precisione i punti vulnerabili del corpo dell'avversario. Questa capacità di reagire istintivamente a qualsiasi apertura è fondamentale per sfruttare al meglio le tecniche di colpo interno.


Le arti marziali che comprendono tecniche progettate per colpire gli organi interni sono diverse e provengono da diverse tradizioni culturali. Il Dim Mak, il Kyusho Jitsu, il Muay Thai, il Karate e il Wing Chun sono solo alcune delle discipline che insegnano come sfruttare i punti deboli del corpo umano per causare danni significativi. Queste tecniche richiedono un addestramento rigoroso e una comprensione profonda dell'anatomia umana. La loro applicazione dovrebbe essere sempre guidata da principi etici, utilizzando tali abilità solo in situazioni di autodifesa legittima.







domenica 15 marzo 2015

Come pubblicizzare una scuola di arti marziali



In un periodo di crisi economica come quella che sta vivendo oggi l’Italia, ognuno cerca di portare avanti la propria attività in tutti i modi possibili e resistere alla concorrenza che c’è sul mercato. Anche le attività sportive vengono aperte in numero sempre più crescente nelle città. Tutti hanno compreso quanto sia importante infatti, praticare attività sportiva per contrastare la vita sedentaria causata dalle ore trascorse a seduti dietro un banco di scuola per i bambini o intere giornate ad una scrivania per gli adulti. Ottimo sistema per scaricare la tensione e mettere in movimento i nostri muscoli atrofizzati da giorni passati seduti, è sicuramente quello di praticare uno sport. Interessante sicuramente una scuola di arti marziali, sempre più di moda per la difesa personale, per quanto riguarda gli adulti e consigliata ai i bambini per la disciplina che essa insegna. Come vengono pubblicizzate le scuole o palestre di arti marziali delle varie città?
Sicuramente il sistema più usato è quello del passa parola, ci fidiamo sicuramente di un amico o un parente che ci consiglia una scuola di arti marziali perché la frequenta e si trova bene. Un’altro sistema che prende sempre più campo, è quello del marketing telefonico, capita sempre più facilmente di ricevere telefonate da palestre della nostra città che propongono giorni di prova in una determinata palestra della nostra città, prova che include tutte le discipline presenti nella scuola. Sicuramente questo è un sistema che invoglia a conoscere l’attività che si offre di mettere a disposizione le sue sale ed attività gratuitamente normalmente, mai per meno di una settimana. Ancora un sistema per pubblicizzare una scuola di arti marziali, è quello di inserire specifici annunci nelle bacheche online di inserzioni della propria città. Molti giornali locali, oltre ad avere una pagina cartacea dedicata agli annunci pubblicitari, hanno anche una sezione su internet, dove è possibile inserire annunci gratuitamente. Oggi tutti navigano sul web e se il mercatino online è ben indicizzato e si sono usate le parole giuste nell’inserzione, sarà facilissimo trovare l’annuncio attraverso qualunque motore di ricerca. Se la scuola di arti marziali ha dei corsi per bambini, un’idea potrebbe essere quella di chiedere autorizzazione ai vari direttori scolastici per poter lasciare del materiale informativo o dei volantini che avremo stampato. Non date i volantini fuori dalla scuola direttamente ai bambini, eccitati e stanchi dopo una giornata di studi, getteranno via il foglio o lo depositeranno sul sedile della macchina di mamma e papà. Mi capita spesso di vedere volantini pubblicitari di palestre all’interno dei piccoli supermercati di quartiere, poggiati vicino alle buste per la spesa, questo fa si che vengano notati da chiunque si accinga a prenderne una. Personalmente prendo sempre questi volantini e li leggo e vedo che lo fanno in molti, tra tutti quelli esposti, si può trovare qualcosa che ci interessa. Io frequento una palestra che ha anche le arti marziali e sono venuto a conoscenza delle sue offerte tramite un volantino che ho trovato poggiato sui tavoli all’interno di un pub.

mercoledì 11 marzo 2015

Siming Neijiaquan


Siming Neijiaquan (四明内家拳, pugilato della famiglia interna di Siming) è uno stile interno di arti marziali cinesi. È chiamato anche semplicemente Neijiaquan ed a livello popolare è anche conosciuto come Etoujingquan (鹅头颈拳, pugilato del collo dell'anatra).
Il Siming Neijiaquan si fa risalire alle svariate esperienze di Famiglia Interna che hanno caratterizzato il Wushu della provincia di Zhejiang a partire dall'epoca della dinastia Ming: Huang Zongxi (黄宗羲, 1610-1695) a cui Zhang Sanfeng, secondo il Wang Zhengnan muzhiming, avrebbe trasmesso il Neijiaquan; Zhang Songxi (张松溪); Ye Jimei (叶继美); Wang Zhengnan (王征南); ecc. In particolare nell'area del Simingshan, nell'ovest della provincia di Zhejiang, il Neijiaquan è stato trasmesso da Zhang Songxi fino a Huang Baijia (黄百家) ed in seguito è caduto nell'oblio. I praticanti di Taijiquan, di Xingyiquan e di Baguazhang, riesumarono il nome di questa scuola, per definire l'unione di principi, quindi esso venne ad essere una categoria di Wushu e perciò quello che era il Neijiaquan venne rinominato per precisione Siming Neijiaquan. Nel 2004 un nipote di Xia Mingtu e di dodicesima generazione nella discendenza di Zhang Songxi, Xia Baofeng (夏宝峰), è diventato presidente del ramo dell'Associazione di Wushu di Ningbo (宁波) che si occupa del Siming Neijiaquan.
Questo è un elenco di contenuti del Neijiaquan redatto dal maestro Xia Mingtu (夏明土): Qishier jiayi de bianfa (七十二加一的变法); Sanshijiu dafa (三十九打法); Ershisi jiayi de zhengce (二十四加一的正侧); Xiao jiu tian (小九天, che sono 18 metodi Yin Yang); Shier cheng yi (十二成一, che sono 13 lavori sul cinabro); Guanqi jue (贯气诀, formule propiziatorie); Wen shi duan (文十段); Wu shi duan (武十段); Shier duan jin (十二段锦, dodici pezzi di broccato); inoltre l'arte della grande spada (changjian 长剑) e conoscenze di traumatologia.
Simingpai Wushu (四明派武术, Arte marziale della scuola Siming) è una scuola fondata dal maestro Wang Bo (汪波) sulle radici dell'insegnamento del bonzo Huiliang (慧良婵师 Huiliang Chanshi) del Simingshan (四明山), nella provincia di Zhejiang. Raccoglierebbe l'eredità delle arti marziali e degli esercizi per la salute del Simingshan (四明山), ma anche del Songxi Neijiaquan (松溪内家拳) attribuita al maestro Zhang Songxi (张松溪) e Fojiaquan. Inoltre sintetizza altre conoscenze di Wang Bo: Yangshi Taijiquan appreso dal maestro Tian Zhaolin (田兆麟); Chenshi Taijiquan appreso da Chen Fake (陈发科); Quanyou Laojia; Baguazhang appreso da Jiang Rongqiao (姜容樵); Wudangjian; ecc. Questa pratica cerca l'equilibrio tra Wu (tecnica marziale) e Wen (dimensione spirituale legata alla quiete ed alla longevità).



martedì 10 marzo 2015

Il srbosjek

Risultati immagini per Srbosjek



Il srbosjek (che in croato significa "tagliaserbo") era un'arma appositamente creata dagli ustaša dello Stato Indipendente di Croazia durante la seconda guerra mondiale per la rapida uccisione di prigionieri nei campi di concentramento.
Il srbosjek trovò principalmente utilizzo nel campo di concentramento di Jasenovac contro i prigionieri etnici (serbi, ebrei e rom) e anche contro un gran numero di appartenenti alla resistenza partigiana o presunti tali.
Tale arma, prodotta dalla ditta tedesca Gebrüder Gräfrath di Solingen su speciale commessa del governo ustaša croato, consisteva in un guanto di pelle al quale era fissata una lama di una decina di centimetri. Il guanto copriva giusto il palmo e il dorso della mano, lasciando libere tutte le cinque dita La lama era fissata ad una piastra del guanto, in modo da non rischiare di causare ferite all'utilizzatore, e per non dover maneggiare un coltello a sè stante, il che aumentava la velocità d'uso. La lama era leggermente ricurva per permettere lo sgozzamento delle vittime con il minore sforzo possibile ed era quindi concepita per uccidere grandi quantità di persone.
Il srbosjek divenne tristemente famoso per le competizioni organizzate dagli ustaša a Jasenovac, in cui veniva premiato colui che riusciva a uccidere il maggior numero di prigionieri nel minor tempo. Uno dei vincitori di queste macabre scommesse fu Petar Brzica, studente del collegio francescano di Široki Brijeg, che la notte del 29 agosto 1942 riuscì a sgozzare 1.360 prigionieri, eccidio che gli valse l'appellativo di "re delle gole tagliate".


lunedì 9 marzo 2015

Daodejing

Laozi, il filosofo cinese autore presunto dell'opera


Il Daodejing (道德經, 道德经, Pinyin: Dàodéjīng, Wade-Giles: Tao Te Ching «Libro della Via e della Virtù») è un testo cinese di prosa talvolta rimata, la cui composizione risale a un periodo compreso tra il IV e il III secolo a.C.
Il libro è di difficile interpretazione. A ciò si aggiunge il sospetto che le tavolette dalle quali era composto, mal rilegate, si slegassero frequentemente, in modo tale che blocchi di caratteri si mescolassero nel tramandarlo: da qui il sorgere di numerose questioni critiche e interpretative. Il testo permette di affrontare diversi piani di lettura e d'interpretazione.
L'opera è stata composta in una fase storica non ben delineata. Per secoli gli studiosi l'hanno attribuita al saggio Laozi (老子, pinyin: lǎozi), ma, in primo luogo, non vi è attestazione storica dell'esistenza dell'uomo, nemmeno lo storico cinese Sima Qian si dice certo del personaggio, inoltre il testo ha subito numerosi rimaneggiamenti sino al primo periodo Han (206 a.C.-220 d.C.). Tuttavia, l'esistenza del testo non è attestata prima del 250 a.C..
Il periodo tra il 403 a.C. ed il 256 a.C., chiamato degli Stati combattenti, fu un'epoca durante la quale i vari sovrani cinesi si dichiaravano guerra continuamente. Età violenta ma che, nonostante ciò, risultò essere l'apice della creatività del pensiero cinese. La tradizione racconta che Lao Zi decise di allontanarsi dalla corte Zhou perché, stanco delle lotte e del disordine, desiderava tranquillità. Partì con il suo bufalo ed arrivò al confine del suo stato dove venne fermato dal guardiano del valico, chiamato anche Yin del valico (关尹, pinyin: Guān Yǐn). Il guardiano riconobbe Lao Zi e gli disse che non poteva andarsene prima di aver lasciato un segno tangibile della sua saggezza. Fu in questa occasione che Lao Zi compose il Tao Te Ching. Finito di scrivere, Lao Zi se ne andò e di lui non si seppe più niente.
Il Daodejing è un testo relativamente breve, che consta di 5.000 caratteri: per questo motivo è noto anche come 五千文 (wù qian wen) o "[Classico] dei cinquemila caratteri". Il testo è suddiviso in ottantuno capitoli o "stanze" di lunghezza diversa, all'interno dei quali si ritrovano numerosi passaggi in rima, costituiti da veri e propri versi ritmati.
Il testo tratta argomenti molto eterogenei nelle diverse stanze: si tratta molto spesso di aforismi, massime e precetti che vengono proposti in un linguaggio in cui abbondano metafore e termini di significato ambiguo, spesso di difficile traduzione. Per questo motivo sono possibili diverse interpretazioni degli stessi passaggi.
Per le sue caratteristiche compositive il Daodejing si differenzia da altri importanti testi filosofici cinesi, quali i Dialoghi, in cui la stragrande maggioranza degli aneddoti riportano veri e propri frammenti di dialogo tra il maestro e i suoi discepoli, o il Zhuangzi, l'altro grande testo della tradizione taoista che invece è strutturato in veri e propri capitoli narrativi.
L'eterogeneità del contenuto non offre coordinate spazio-temporali o riferimenti specifici, rendendone difficile la datazione e la collocazione geografica: ciò, assieme al linguaggio usato, permette un'ampia varietà di interpretazioni del testo i cui insegnamenti sono stati applicati alle tematiche più disparate.
Il primo capitolo del Daodejing si apre con la seguente affermazione: "Il tao che può essere detto non è l'eterno tao". Una delle interpretazioni di questa frase, alla luce di altri passaggi del testo che ritornano su questo argomento, è che vi sia una dimensione dicibile del tao che però non arriva a sfiorare la vera natura di esso, che per definizione sfugge a qualunque tentativo di "presa" mediante il discorso e il linguaggio.
Circa il significato del titolo:
  • Dào/Tao letteralmente ha il significato di "via".
  • Dé/Te traducibile con "virtù".
  • Jīng/Ching qui usato nei significati di canone o "grande libro" o "classico"
Il titolo dell'opera si può tradurre come "il classico della Via e della virtù".
Nel secondo capitolo si afferma che il tao è al di là degli opposti, un'essenza che la dualità non comprende. Gli opposti (per es. il bene e il male) servono solamente per orientarsi, ma qualunque saggio sa che non esistono. Lo yin e lo yang (prodotti del tao) non esistono puri ma sono sempre in reciproca proporzione e il loro intreccio dà vita alle "10.000 cose" (tutte le cose) che non sono altro che un'interazione fra opposti.
Infatti il tao è "uno stile di vita, la via maestra che si riflette sia nel macrocosmo (l'organizzazione perfetta dell'universo) che nel microcosmo (lo stile di vita di ognuno di noi, l'arte di compiere ogni attività)".
Nel capitolo 11 Laozi parla di un vaso e dice che la sua utilità non sta nell'argilla usata per produrlo, bensì nel vuoto che può essere riempito. Questa constatazione ci fa entrare nell'ottica del wu (, cinese semplificato: ), da intendersi come nothing, nessuna cosa, quel vuoto che non è mancanza ma è il nulla, potenziale matrice di ogni cosa. In questa visione è più importante ciò che non è detto, ciò che si legge fra le righe, ciò che non si sente. È in quest'ottica che si comprende la brevità del Tao Te Ching.

domenica 8 marzo 2015

Hagakure



Hagakure è una delle opere letterarie più significative tramandateci dal Giappone, pubblicata nel 1906 ma composta due secoli prima. Il titolo Hagakure significa letteralmente "nascosto dalle foglie" (oppure "all'ombra delle foglie"; il titolo completo era Hagakure kikigaki, "annotazioni su cose udite all'ombra delle foglie") e l'opera trasmette l'antica saggezza dei samurai sotto forma di brevi aforismi dai quali emerge lo spirito del Bushidō (la Via del guerriero) con la differenza di rivolgersi al Samurai solitario (rōnin) che può venire a trovarsi, per una serie di vicissitudini che non dipendono dalla sua volontà, senza un Signore da servire.
L'autore Yamamoto Tsunetomo fu al servizio del daimyo Nabeshima Mitsushige (1632-1700) del feudo di Saga in un'epoca di pace e di inizio della decadenza dei samurai. Quando il daimyo morì, Yamamoto divenne monaco buddhista della setta "Soto Zen" e si ritirò in monastero dove compose, in circa sette anni, aiutato dall'allievo Tashiro Tsuramoto, lo Hagakure, l'opera sullo spirito e il codice di condotta del samurai.
Tsunemoto espresse il fermo desiderio al discepolo che il libro non venisse pubblicato ma dato alle fiamme, tuttavia il giovane Tsuramoto decise di renderlo pubblico ai samurai di Saiga con il nome di "Nabeshima Rongo" (i dialoghi di Nabeshima). Il Libro fu adottato per secoli come codice dei Samurai e vide la stampa solo nel 1906 con il titolo "Hagakure". Dopo la pubblicazione, che da subito destò molto interesse, il testo subì la strumentalizzazione del militarismo giapponese della prima metà del XX secolo al punto che i Kamikaze portavano con sé questo testo come ultimo compagno di morte.
Il tema principale del testo è la morte, non come semplice estinzione della vita, piuttosto nel senso psicologico dell'eliminazione dell'io. Lo Hagakure fu considerato un libro fondamentale e profondamente ispirante da Yukio Mishima. Egli, nell'estate del 1967, cioè tre anni prima del suo clamoroso seppuku, scrisse un commento ai primi tre volumi dell'opera. Questo libro, edito in Italia col titolo: La via del samurai, Bompiani 1987 costituì, oltre che un interessante approfondimento sull'opera, un vero e proprio testamento spirituale di Mishima.
Hagakure è una raccolta di principi morali ma anche di consigli pratici, norme comportamentali, notizie storiche ed episodi esemplari di valore. Alcuni sono di natura assai spicciola (Come reprimere uno sbadiglio o Come licenziare un servo) e di semplice etichetta, altri invece costituiscono il nucleo del Bushidō cioè di quell'insieme di principi che costituì per secoli l'etica di tutto il popolo giapponese.
Il libro che in originale consta di 11 volumi non è mai stato tradotto integralmente in lingua italiana, a causa del fatto che molte delle sue parti si riferiscono così specificamente alla cultura giapponese da risultare ostiche alla lettura da parte di un pubblico italiano: sono perciò state operate delle scelte da parte dei curatori delle varie edizioni.

sabato 7 marzo 2015

Chūshingura

Le tombe dei quarantasette rōnin nel tempio Sengakuji

Chūshingura (忠臣蔵) è un'opera teatrale giapponese.
Il Kanadehon chūshingura, o più semplicemente Chūshingura, è forse l'opera teatrale giapponese più nota di tutti i tempi. Fu scritta da Takeda Izumo e rappresentata per la prima volta nel 1748 a Osaka al teatro Takemotoza. Essa descrive le eroiche gesta dei quarantasette rōnin: un gruppo di samurai che vendicarono la morte del loro signore Asano Naganori, costretto al seppuku (suicidio rituale) in seguito ad un duello avvenuto all'interno del palazzo dello shogun.
In realtà Asano aveva reagito alle ripetute provocazioni di un funzionario dello shogun: Kira Yoshinaka, il quale lo aveva ripetutamente offeso. In seguito alla morte di Asano, i suoi beni furono confiscati e la sua famiglia finì in rovina. I suoi samurai persero anch'essi il loro status diventando appunto rōnin.
Trascorso un lasso di tempo sufficiente a far allentare la protezione su Kira, i samurai di Asano lo assalirono e uccisero. Rifugiatisi successivamente nel tempio Sengakuji si suicidarono tutti compiendo il rituale seppuku come estrema dimostrazione di fedeltà al loro signore.
Poco dopo i fatti, avvenuti dal 1701 al 1702, l'attacco al palazzo di Kira, in Edo, avvenne infatti il 15 dicembre del 1702, cominciarono a circolare lavori teatrali che narravano la vicenda. Il teatro all'epoca era anche un mezzo di comunicazione di eventi, solitamente drammatici.
Quando andò in scena il Chushingura di Takeda, erano trascorsi quasi cinquant'anni dagli eventi e ormai i protagonisti erano divenuti eroi popolari leggendari. L'opera che fu rappresentata in origine come joruri (con marionette) fu riproposta nel 1749 come kabuki, genere teatrale che all'epoca costituiva lo spettacolo favorito delle classi medio-borghesi.
Tuttora il dramma è rappresentato e la vicenda commuove profondamente, i quarantasette eroi sono considerati i più puri interpreti del bushidō, l'insieme dei principi morali e comportamentali dei samurai, che sono divenuti col tempo patrimonio etico dell'intero popolo giapponese. Poiché la parola rōnin ha, nel linguaggio comune, una valenza spregiativa, i protagonisti della vicenda sono designati come "Quarantasette gishi (uomini retti)".