Negli ultimi trent’anni, il Brazilian Jiu-Jitsu (BJJ) ha rappresentato una delle discipline più influenti e temute nelle arti marziali miste (MMA). Tuttavia, l’evoluzione del combattimento ha messo in luce alcune falle intrinseche di questo stile, dimostrando che, pur essendo estremamente efficace a terra, il BJJ ha i suoi limiti quando il confronto si svolge in piedi o quando l’avversario riesce a mantenere una posizione dominante.
Il BJJ si distingue soprattutto per il suo vasto repertorio di sottomissioni e tecniche di lotta a terra, eredità preziosa delle arti marziali giapponesi come il judo, ma sviluppata e raffinata dalla famiglia Gracie e da numerosi altri praticanti nel corso degli anni. Tuttavia, questa specializzazione ha spesso portato a trascurare un aspetto fondamentale: la capacità di portare l’avversario a terra con efficaci tecniche di takedown. A differenza di wrestling o judo, infatti, il BJJ non possiede un arsenale particolarmente ampio o dominante per iniziare lo scontro sul terreno, lasciando così spazio agli specialisti di lotta in piedi di imporre il proprio ritmo.
Una delle chiavi per neutralizzare il BJJ nelle MMA è quindi il controllo della posizione e la gestione del combattimento in piedi. Se un lottatore riesce a evitare o respingere i tentativi di takedown e a mantenere la lotta in piedi, riduce drasticamente le occasioni per l’avversario di applicare le sue temute sottomissioni. Se invece la lotta scende a terra, diventa fondamentale controllare la posizione in modo sicuro e dominante, impedendo al praticante di BJJ di imporre la sua strategia e isolare eventuali aperture per le sottomissioni.
La storia delle MMA testimonia chiaramente questo cambiamento di paradigma. Ricordo come, un tempo, quasi tutte le cinture nere di BJJ dominassero le diverse categorie di peso: nomi come Carlos Newton e BJ Penn erano sinonimo di eccellenza nella disciplina. Tuttavia, con il passare degli anni, la supremazia passò quasi rapidamente nelle mani dei lottatori di wrestling, come Matt Hughes e Jens Pulver, fino a campioni più recenti come Quinton “Rampage” Jackson. La ragione è semplice: i wrestler hanno mostrato come controllare il takedown e gestire la posizione possa neutralizzare efficacemente il gioco di sottomissioni del BJJ.
Oggi, è evidente che per competere ad alti livelli nelle MMA non basta più un solo background tecnico, ma serve un approccio ibrido e completo. Molti atleti provenienti dal BJJ hanno evoluto il loro stile, migliorando la lotta in piedi e la difesa dai takedown per rimanere competitivi. Tuttavia, la regola fondamentale rimane: controllare la posizione, evitare di essere messi a terra in situazioni sfavorevoli e difendersi abilmente dalle sottomissioni sono le armi più efficaci per contrastare il Brazilian Jiu-Jitsu nel contesto dinamico e completo delle MMA.
In conclusione, il BJJ resta una disciplina di valore assoluto, ma nel combattimento moderno la sua efficacia è condizionata dalla capacità dell’avversario di controllare il terreno di scontro e di impedire che il match si trasformi in un terreno favorevole per le sue tecniche a terra. Per chiunque voglia difendersi efficacemente dal BJJ nel MMA, il segreto è quindi nella gestione del combattimento, nell’adattabilità e nella padronanza della lotta in piedi e del controllo della posizione.
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