sabato 24 dicembre 2016

Battaglia di Sekigahara

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La battaglia di Sekigahara (関ヶ原の戦い Sekigahara no tatakai), combattuta il 21 ottobre del 1600, fu una battaglia decisiva nella storia del Giappone. Fu il culmine dell'aspro confronto che teneva impegnati i due schieramenti dal luglio precedente. Grazie alla vittoria conseguita, il condottiero Tokugawa Ieyasu si garantì il controllo del paese sconfiggendo il rivale Ishida Mitsunari, che guidava le armate alleate al clan Toyotomi.
Negli anni successivi Ieyasu avrebbe consolidato il proprio potere arrivando a fondare nel 1603 lo shogunato Tokugawa, l'ultima dittatura militare del Giappone, che avrebbe dominato il paese fino al 1868. La battaglia contribuì in modo determinante alla fine dell'epoca Sengoku, il lungo periodo di guerre civili che insanguinavano il Giappone dal 1478. Con l'istituzione dello shogunato, Ieyasu avrebbe dato il via ad un periodo di pace e di grande stabilità politica.


La battaglia

La battaglia di Sekigahara ebbe luogo nella Provincia di Mino, nella zona meridionale dell'odierna Prefettura di Gifu. Prese il nome dal piccolo villaggio presso il quale fu combattuta, situato ai piedi dei monti Sasao, Nangu e Matsuo, che rendevano il luogo strategicamente importante. Tuttavia la scelta del terreno non fu determinante per lo sviluppo della battaglia. Ishida e il suo esercito occupavano le alture, il generale aveva invano sperato di poter attaccare più a ovest, in quanto Sekigahara si trovava troppo vicina al castello di Sawayama, roccaforte e residenza di Ieyasu.
Mitsunari aveva insediato il campo al fianco del monte Sasao, mentre i suoi alleati Kobayakawa e Mori si erano schierati rispettivamente lungo il monte Matsuo ed il monte Nangu. Ieyasu aveva disposto i suoi uomini lungo la via di Nakasen, fronteggiando Mitsunari solo con l'avanguardia: sperava nell'arrivo del numeroso esercito guidato dal figlio Hidetada che tuttavia giunse solo a battaglia finita. Ieyasu aveva lasciato scoperto il fianco della sua armata in corrispondenza del monte Matsuo, da cui sarebbe stato facile attaccarlo e sbaragliarlo.
Nonostante le cariche guidate dagli alleati di Ieyasu, Masanori Fukushima e Ii Naomasa, le forze di Ishida tennero campo fino a mezzogiorno, favoriti dalla foschia dovuta alla pioggia dei giorni precedenti. Konishi Yukinaga, Otani Yoshitsugu e Ukita Hideie diedero filo da torcere agli avversari, e la coalizione di Ishida pensò che la battaglia fosse ormai vinta.
A mezzogiorno, Ishida diede simultaneamente l'ordine di attaccare sia a Kobayakawa che alle truppe dei Mori, accampate poco più in basso, ma i due comandanti lo tradirono. Kobayakawa aveva segretamente trattato con Ieyasu e rimase neutrale, indeciso sul da farsi, fino a che Ieyasu stesso ordinò di far fuoco sulle sue truppe per obbligarlo a scegliere. Di fronte a questo attacco, Kobayakawa si schierò contro l'alleato Ishida ed i suoi uomini diressero il tiro sui soldati di Otani. I Mori avevano invece previsto la vittoria di Ieyasu, temevano le ritorsioni del dopo battaglia e si astennero dal combattimento. L'inattività dei Mori impedì ai rinforzi di Chosokabe di giungere in tempo sul campo di battaglia. Questa decisione fu decisiva per l'esito della battaglia e sconvolse Ishida Mitsunari.
Dopo una strenua resistenza e dopo aver perso migliaia di uomini, le forze di Ishida furono costrette alla fuga.
Tra le file dello schieramento perdente di Mitsunari era presente anche Musashi Miyamoto, all'epoca sedicenne, che riuscì a mettersi in salvo ed in seguito sarebbe diventato famoso come uno dei più grandi samurai della storia.

Perdite

Armata dei Toyotomi

  • Ishida Mitsunari: riuscì a scappare da Sekigahara, ma fu catturato una settimana più tardi e decapitato a Kyōto da Tokugawa
  • Konishi Yukinaga: consegnato dai contadini del villaggio in cui si era nascosto, fece la stessa fine di Ishida
  • Shima Sakon: morì per proteggere la ritirata del suo signore, Ishida Mitsunari
  • Shimazu Toshihisa: morì per salvare lo zio daimyo di Satsuma, Shimazu Yoshihiro
  • Otani Yoshitsugu: fece seppuku quando le sue truppe furono attaccate da quelle di Kobayakawa

Armata di Tokugawa

  • Ii Naomasa: morì due anni dopo per un'infezione della ferita al braccio sinistro subita in battaglia

Letteratura

Vi sono numerosi romanzi la cui trama ruota attorno alla battaglia di Sekigahara.
  • Shōgun di James Clavell.
  • Musashi di Eiji Yoshikawa.
  • Nube di Passeri di Matsuoka Takashi.
  • Trilogia: Agguato all'incrocio-Vendetta al Palazzo di Giada-A morte lo Shogun di Dale Furutani.

venerdì 23 dicembre 2016

Bokator

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Bokator (ល្បុក្កតោ) è un'arte marziale cambogiana, da cui è derivata la versione moderna e sportiva Pradal Serey, anche nota come khmer boxing. Presenta diverse similitudini con la "vicina" Mae Mai Muay Thai: un largo uso di tecniche di gomito e ginocchio, soprattutto nelle fasi di combattimento ravvicinato, tipologie di calci laterali (roundhouse kick) separate da differenze molto piccole e l'uso di posizioni di difesa/attacco quasi identiche. Una delle tecniche più note di quest'arte marziale,ad esempio, è la combinazione di ginocchiata saltata e gomitata discendente.

Storia

L'origine leggendaria del Bokator narra di un contadino che si spinge nella giungla, armato solo di un piccolo coltello, e viene assalito da un leone: inizialmente il contadino viene sopraffatto dalla bestia. Ma quando questa sta per divorarlo, il contadino lo colpisce con un fortissimo calcio nei genitali, uccidendolo all'istante. La traduzione letterale di Bokator è infatti "uccidere il leone".
Durante il governo (e le indicibili violenze sui civili) di Pol Pot, molti praticanti ed esperti di Bokator vennero barbaramente uccisi. Questo lascia attualmente un solo vero Gran Maestro di Bokator ancora in vita. Bokator non è praticata a livello agonistico, in quanto un incontro full contact ucciderebbe quasi sicuramente uno dei due contendenti. Come molte altre arti marziali, venne probabilmente creata per un uso di tipo bellico, a costituire la difesa di un guerriero che, disarmato, avrebbe dovuto sopravvivere affidandosi esclusivamente alle sue capacità nel combattimento senza armi, e avrebbe dovuto uccidere o ferire il nemico il più in fretta possibile.

Rituali

Come la Muay Thai, il Bokator e la sua versione sportiva, hanno un gran numero di rituali pre-scontro. Come ad esempio l'esecuzione del Wai Kru, seguito da una danza simile in tutto e per tutto alla Ram Muay. Entrambi i riti vengono eseguiti subito prima dello scontro, e servono a proteggere i guerrieri che si apprestano a combattere.
Quando ancora si svolgevano incontri full contact di Bokator, i lottatori indossavano corde annodate intorno alle mani, per infliggersi profonde ferite, e pare che l'esecuzione dei riti pre-combattimento, e la musica pentatonica che accompagnava lo scontro, rallentassero la percezione del tempo e del dolore. Altro aspetto spirituale molto visibile (e ancora una volta simile alla Mae Mai Muay Thai) e l'indossare il mongkon prima, o anche durante gli scontri.

Bokator e Mae Mai

Tutti i punti in comune che sono stati sopra citati fra queste due arti marziali, sono dovuti al semplice fatto che il popolo Khmer proviene dalla Thailandia, e risiede ancora nel sud-est di quest'ultima, come anche in Vietnam. Vi sono però anche piccole differenze tecniche, in realtà abbastanza sostanziali. Ad esempio mentre nella Mae Mai e Muay Thai, il calcio in assoluto più utilizzato (roundhouse kick) sfrutta una potente torsione dell'anca quando colpisce l'avversario, colpendolo con la tibia come se si volesse trapassarlo, nel Bokator e Pradal Serey il calcio mira a colpire l'avversario con forza e velocità, per poi ritrarsi subito seguendo la traiettoria opposta. Questa differenza è determinata dalla maggiore elusività in generale del Bokator rispetto alla Mae Mai, più aggressiva e orientata all'attacco costante.

giovedì 22 dicembre 2016

Saṃsāra

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Il termine sanscrito saṃsāra (devanāgarī संसार, "scorrere insieme") indica, nelle religioni dell'India quali il Brahmanesimo, il Buddhismo, il Giainismo e l'Induismo, la dottrina inerente al ciclo di vita, morte e rinascita. È talora raffigurato come una ruota.
In senso lato e in un significato più tardo, viene ad indicare anche "l'oceano dell'esistenza", la vita terrena, il mondo materiale, che è permeato di dolore e di sofferenza, ed è, soprattutto, insustanziale: infatti, il mondo quale noi lo vediamo, e nel quale viviamo, altro non è che miraggio, illusione māyā. Immerso in questa illusione, l'uomo è afflitto da una sorta di ignoranza metafisica (avidyā), ossia da una visione inadeguata della vita terrena e di quella ultraterrena: tale ignoranza conduce l'uomo ad agire trattenendolo così nel saṃsāra.

Origine della dottrina

Non vi sono riferimenti alla dottrina del saṃsāra nella religione vedica (XX-VIII secolo a.C.), la quale è piuttosto concentrata ad ottenere mediante i sacrifici e i riti il godimento (bhukti) della vita terrena.
Il primo riferimento alla dottrina del saṃsāra sembra infatti comparire nel XVI verso del II brāhmaṇa nel VI adhiyāya della Bṛhadāraṇyaka Upaniṣad (IX-VIII secolo a.C.):
«Coloro che conquistano i mondi celesti con il sacrificio, l'elemosina, l'ascesi, costoro entrano nel fumo, dal fumo [passano] nella notte, dalla notte nella quindicina della luna calante, dalla quindicina della luna calante nel semestre in cui il sole si muove verso il Sud, da questo semestre nel "mondo dei Mani, dal mondo dei Mani nella luna. Giunti che siano alla luna, essi diventano nutrimento e gli dei quivi se ne cibano come si cibano della luna con le parole ""Accresciti, riduciti!"". Poiché questa [sosta] è per essi terminata, allora ritornano nello spazio, dallo spazio passano nel vento, dal vento nella pioggia, dalla pioggia sulla terra. Giunti che siano sulla terra, diventano cibo e di nuovo sono sacrificati in quel fuoco che è l'uomo e rinascono in quel fuoco che è la donna. Giungendo ai diversi mondi, continuano così il loro ciclo. Ma coloro che non conoscono queste due vie, rinascono come vermi, insetti e tutte le specie che mordono.»
(Bṛhadāraṇyaka Upaniṣad. VI, 2, 16)
Tale testo, databile tra l'VIII e il V secolo a.C. appartiene all'ultimo capitolo del Śatapatha Brāhmaṇa ovvero al commentario delle formule recitate dall'officiante dello Śukla Yajurveda (Yajurveda bianco) denominato adhvaryu.
Mentre il primo riferimento esplicito alla dottrina del Saṃsāra, nell'ambito della letteratura vedica, si ha nel VII verso della III valli della Kāṭha Upaniṣad:
«Colui che è privo di ragione, senza criterio, sempre impuro, costui non giunge alla sede [suprema], ma ricade nel ciclo delle esistenze.»
(Kāṭha Upaniṣad. III, 6)
La Kāṭha Upaniṣad, databile probabilmente dopo il V secolo a.C. in quanto conterrebbe delle influenze buddhiste, appartiene alla scuola dei Kaṭaka del Kṛṣṇa Yajurveda (Yajurveda nero).
Riferimenti alla dottrina del Saṃsāra sono cospicuamente presenti nella letteratura buddhista e giainista, religioni coeve a buona parte delle Upaniṣad.
Così, nel Canone buddhista in lingua pāli viene spiegata la nostra esistenza nel saṃsāra (pāli samsāra):
«A Savatthi. Là il Benedetto del Cielo disse: "È a partire da un inconoscibile principio che viene la trasmigrazione. Il punto di principio non è evidente, sebbene degli esseri impediti dall'ignoranza ed incatenati per l'invidia insaziabile trasmigrano e continuano ad errare. Che ne pensate, monaci,: Che cosa è più grande, le lacrime che avete versato mentre voi trasmigrate ed erravate in tutto questo lungo tempo - piangendo e lacrimosi di essere associati con ciò che è sgradevole, di essere separati da ciò che è piacevole - o l'acqua dei quattro grandi oceani"? "Così come noi comprendiamo il Dhamma a noi insegnato dal Benedetto del Cielo, questo è il più grande: le lacrime che abbiamo versato mentre noi trasmigravamo ed erravamo in tutto questo lungo tempo - piangendo e lacrimosi di essere associati con ciò che è sgradevole, di essere separati da ciò che è piacevole - non l'acqua dei quattro grandi oceani." "Eccellente, monaci. Eccellente. È eccellente che comprendiate così il Dhamma che insegno." "Questo è il più grande: le lacrime che avete versato mentre voi trasmigravate ed erravate in tutto questo lungo tempo - piangendo e lacrimosi di essere associati con ciò che è sgradevole, di essere separati da ciò che è piacevole - non l'acqua dei quattro grandi oceani."
Voi avete molto tempo, fatta l'esperienza della morte di una madre. Le lacrime che avete versato sulla morte di una madre mentre voi trasmigravate ed erravate in tutto questo lungo tempo - piangendo e lacrimosi di essere associati con ciò che è sgradevole, di essere separati da ciò che è piacevole - sono più grandi dell'acqua dei quattro grandi oceani. Voi avete molto tempo, fatta l'esperienza della morte di un padre... della morte di un fratello... della morte di una sorella... della morte di un figlio... della morte di una ragazza... di una perdita rispetto ai genitori... di una perdita rispetto alla ricchezza... di una perdita rispetto alla malattia. Le lacrime che avete versato su una perdita rispetto alla malattia mentre voi trasmigravate ed erravate in tutto questo lungo tempo - piangendo e lacrimosi di essere associati con ciò che è sgradevole, di essere separati da ciò che è piacevole - sono più grandi dell'acqua dei quattro grandi oceani. "Qual è la ragione? È a partire da un inconoscibile principio che viene la trasmigrazione. Il punto di principio non è evidente, sebbene degli esseri impediti dall'ignoranza ed incatenati per l'invidia insaziabile trasmigrano e continuano ad errare. Voi avete molto tempo così fatta l'esperienza del dolore, fatta l'esperienza della sofferenza, fatta l'esperienza della perdita che riempie i cimiteri - abbastanza per disingannarvi da ogni cosa fabbricata, abbastanza per voi di non avere passioni, abbastanza per liberarvi."»
(Samyutta Nikaya. XV,3)
L'origine della dottrina del Saṃsāra è dunque tutt'oggi controversa, ma come nota Brian K. Smith:
«In ogni caso, con il VI secolo a.C. periodo in cui presero forma il Buddhismo antico e il Jainismo da una parte e le Upaniṣad dall'altra, la teoria della rinascita fu pressoché universalmente accettata»
Inoltre, come nota sempre Brian K. Smith:
«Non c'è una visione univoca della visione del saṃsāra e del processo di rinascita. Ogni religione ha la posizione propria e all'interno di ogni religione ci sono variazioni settarie»

Il saṃsāra nel Buddhismo

Per il Buddhismo dei Nikaya è il ciclo vitale al quale tutti gli esseri senzienti sono sottoposti data la condizione indisciplinata della loro mente. Accumulando karma negativo di fatto gli esseri senzienti si "condannano" ad una nuova rinascita di sofferenza in un livello inferiore dell'esistenza (es. nel "regno animale" o degli "spiriti") aumentando così la probabilità di essere più facilmente vittima delle emozioni perturbatrici e precipitare dunque in un livello ancora più basso d'esistenza. Anche l'accumulo di kamma (pāli, karma, sanscrito) positivo comporta una rinascita nel ciclo, anche se in condizioni più favorevoli, e, dato che è la vita in quanto tale che fa sperimentare la sofferenza, la condizione migliore è quella di un abbandono del Samsāra (Nibbāna).
Per le scuole del Buddhismo Mahayana non vi è invece differenza tra samsara e nirvana. È nel regno in cui la vita rinasce che si realizza il nirvana, ambedue i mondi sono vuoti (sunyata) di qualsiasi proprietà inerente. La realizzazione di questa profonda verità porta alla liberazione completa (bodhi). Così Nagarjuna:
«Non vi è la minima differenza fra samsara e nirvana, né la minima differenza fra nirvana e samsara»
(Madhyamakakarika, XXV, 19)
Iconograficamente il Saṃsāra viene rappresento nel Buddhismo con la ruota dell'esistenza.

Il saṃsāra nel Giainismo

Saṃsāra nel Giainismo si pone nella via della salvezza attraverso la rigida applicazione di una retta condotta di vita atta a non produrre più i frutti dell'azione (karman) e a esaurire quelli accumulati nelle esistenze precedenti. Sull'esempio del fondatore, ciò si ottiene perseguendo l'ascesi, la rinuncia, la mortificazione del corpo e la radicale non violenza (ahimsa) nei confronti di ogni creatura animata, che per i jaina significa ogni elemento e fenomeno naturale.
Non vi è devozione né nei confronti degli dei né nel fondatore (detto anche Mahavira, “grande eroe”) o degli altri ventitré tirthankara (“creatori del guado”), profeti che compaiono nelle diverse epoche per ricostruire la giusta conoscenza della dottrina. Solamente l'esempio dei siddha (“perfetti”), le anime che sono riuscite a sottrarsi al samsara, è realmente utile al credente. La fortissima base etica del Giainismo si riflette sia nella tolleranza nei confronti di tutti gli altri culti, sia nella forte diffusione tra i credenti di mestieri non violenti quali soprattutto il commercio e la finanza, aspetto che ha contribuito a rendere molto influente la ristretta ma compatta comunità jaina.

Il saṃsāra nell'Induismo

Il ciclo delle rinascite, e delle rimorti, è uno dei pochi concetti su cui concordano quasi tutte le scuole dell'Induismo. Il motore di questo ciclo è riconosciuto nel karman (azione; in modo non corretto, d'uso corrente, il termine viene scritto karma). Secondo la dottrina del karman, qualsiasi azione, e qualsiasi volizione, generano come effetto l'accumulo di karman, che va considerato alla stregua di un bagaglio gravato da tutto ciò che una persona ha compiuto, tanto nel bene quanto nel male. Ciò comporta che, alla morte, l'elemento individuale sia costretto a rinascere nuovamente, in forma umana ma anche divina, demoniaca, animale o vegetale. Nella nuova esistenza l'individuo si troverà in una condizione migliore o peggiore della precedente a seconda della qualità morale del karman accumulato. Agendo in modo corretto, il nuovo individuo si guadagnerà la possibilità di ottenere una rinascita migliore; in caso contrario, rinascerà in una condizione peggiore. Il fine ultimo è naturalmente estinguere il proprio debito karmico fino a raggiungere il Mokṣa, la liberazione, ovvero la definitiva uscita dal Saṃsāra.
Si rimane quindi prigionieri nel Saṃsāra per un numero indefinito di volte, fino al totale esaurimento del proprio bagaglio karmico. Le vie (mārga) che possono essere seguite per giungere a tale obiettivo sono in buona sostanza tre: la via del sacrificio rituale (karma-mārga), la via della gnosi (jñāna-mārga) e la via della dedizione amorosa a un dio (bhakti-mārga). Il Mokṣa è di norma descritto come una sorta di condizione indistinta (ossia uno stato del quale non è possibile dare una definizione positiva) ove non si prova più né gioia né dolore. Gran parte delle correnti devozionali, che seguono la corrente religiosa della bhakti, identifica invece la liberazione come l'immergersi per sempre nella perfetta e beata unione con l'amato dio.
Nella vita attuale ogni individuo deve necessariamente compiere la propria esperienza, per poi poter giungere alla liberazione definitiva (Mukti o Mokṣa: il termine sanscrito significa, letteralmente, scioglimento), che è il fine delle religioni e delle filosofie dell'India con l'eccezione delle scuole materialiste (che ripudiano questa dottrina).

Tomari-te

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Tomari-te (泊手 in okinawense: Tumai-dī) si riferisce al karate che si praticava intorno al villaggio di Tomari. Il Tomari-te si sviluppò soprattutto grazie all'influenza di diplomatici e di altri visitatori cinesi esperti di quanfa come Wan Ji, Anan e Ason, nel tardo XVII secolo. Insieme al Naha-te e al Shuri-te, il Tomari-te è parte integrante del corpus del Tode-jutsu, ovvero l'arte del Tōde. L'Okinawa-te o più semplicemente Te, detta anche Tode, si differenziò subito in tre stili, a seconda dei luoghi di Okinawa in cui veniva praticato: il Naha-te (sul modello del kung fu/gongfu della Cina meridionale), lo Shuri-te e il Tomari-te (entrambi sul modello del kung fu/gongfu della Cina settentrionale).
Importanti maestri okinawensi di Tomari-te:
  • Matsumora Kōsaku
  • Oyadomari Kokan
  • Yamazato Gikei
  • Motobu Chōki
  • Kyan Chōtoku


Importanti kata
  • Ananku
  • Rōhai
  • Oyadomari Passai
  • Wankan
  • Wanduan
  • Wansu



mercoledì 21 dicembre 2016

Tokugawa Ieyasu

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Tokugawa Ieyasu (徳川 家康; a volte erroneamente indicato come Iyeyasu; Mikawa, 31 gennaio 1543 – Edo, 1º giugno 1616) è stato un militare giapponese, fondatore dello shogunato Tokugawa nel 1603, sebbene governasse già non ufficialmente il Giappone dal 1600, anno della battaglia di Sekigahara.
Il suo governo si concluse ufficialmente nel 1605 quando abdicò in favore del figlio Hidetada, ma continuò a esercitare fino alla sua morte il suo potere attraverso il governo del chiostro.

Biografia

I primi anni (1543-1556)

Tokugawa Ieyasu nacque il 31 gennaio 1543 nella provincia di Mikawa. Il suo nome alla nascita era Matsudaira Takechiyo (松平 竹千代) ed era il figlio di Matsudaira Hirodata (1526-1549), un signore feudale di Mikawa che spese la maggior parte del suo tempo in guerra con i clan degli Oda e degli Imagawa. Il clan Matsudaira era diviso: una parte dei samurai volevano diventare vassalli del clan Imagawa, mentre l'altra (a cui appartenevano Takechiyo e Hirotada) preferiva gli Oda. Questa faida familiare fu la causa dell'assassinio di Matsudaira Kiyoyasu (? - 1536), padre di Hideita e nonno di Takechiyo. Diversamente da suo padre e dalla maggioranza del suo ramo familiare, Hirodata considerava gli Imagawa come il male minore e a causa di ciò i suoi parenti supportarono gli Oda ancora più fortemente. Nel 1548 il clan Oda invase Mikawa e Hirodata si rivolse a Imagawa Yoshimoto, il capo del clan Imagawa, per ottenere aiuto contro l'invasione. Yoshimoto impose una condizione - disse a Hirodata di inviare Takechiyo a Sumpu come ostaggio in esilio. Hirodata acconsentì, anche contro le proteste della famiglia Matsudaira. Takechiyo venne inviato a Sumpu con altri uomini non appartenenti ai Matsudaira che dovevano fungere da ostaggi, ma che dovevano anche servire Takechiyo.
Oda Nobuhide, il leader degli Oda, venne a saperlo e attaccò il seguito di Takechiyo, che fu rapito e confinato nel Castello di Kowatari nella provincia di Owari. Nobuhide minacciò di mettere a morte Takechiyo se Hirodata non avesse troncato tutti i legami con gli Imagawa. Hirodata replicò dicendo che il sacrificio di suo figlio avrebbe dimostrato quanto seriamente avrebbe mantenuto il suo patto. Takechiyo venne risparmiato. Nel 1549 Hirodata morì di morte naturale e poco dopo morì anche Nobuhide. I già indeboliti Oda si trovarono perciò in una situazione ancora peggiore e i Matsudaira erano rimasti senza leader, pertanto gli Imagawa si trovarono a essere in vantaggio e Yoshimoto inviò un esercito, al comando di Imagawa Sessai, il fratello più giovane di suo padre, per attaccare il castello degli Oda dove Oda Nobuhiro, figlio maggiore di Nobuhide e nuovo capo degli Oda viveva. Sessai, che era anche un brillante uomo di stato, prese il castello e catturò come ostaggio Nobuhiro. Comunque offrì a Oda Nobunaga, secondo figlio di Nobuhide, di rendere il castello e risparmiare la vita di Nobuhiro solo se Takechiyo fosse stato reso agli Imagawa. Nobunaga acconsentì con riluttanza e il castello venne reso agli Oda, mentre Oda Nobuhiro divenne il nuovo capo clan degli Oda. Nel frattempo Sessai ritornò a Sumpu con Takechiyo. Takechiyo crebbe in Sumpu, ma i suoi parenti a Mikawa erano ora preoccupati del futuro della famiglia Matsudaira, adesso che gli Oda erano indeboliti e che i Matsudaira erano vassalli degli Imagawa.

Ascesa al potere (1556-1584)

Nel 1556 Takechiyo raggiunse l'età adulta e cambiò il suo nome in Matsudaira Motoyasu. Gli venne permesso di ritornare alla sua nativa Mikawa e gli Imagawa gli ordinarono di combattere il clan Oda in una serie di battaglie. Motoyasu vinse la sua prima battaglia a Terabe, cominciando a farsi un nome. In questo periodo Oda Nobuhiro morì e il comando del clan degli Oda passò a suo fratello più giovane, Oda Nobunaga. Poco dopo il clan Matsudaira e i soldati di Mikawa cominciarono a chiedere maggiore autonomia dagli Imagawa. Yoshimoto assemblò 20.000 soldati (molti di essi provenienti da Mikawa) e marciò verso Kyoto - il primo daimyo a farlo dal 1538. Motoyasu venne inviato da Mikasa con i suoi uomini per attaccare la fortezza di Marune. Riuscendo a catturare il forte di Motoyasu e i suoi uomini, vi si insediarono per difenderlo. A causa di ciò evitarono la sanguinosa Battaglia di Okehazama combattuta vicino a Kyoto nella quale Imagawa Yoshimoto morì e gli Imagawa vennero sconfitti. Motoyasu si ritirò con i suoi uomini a Mikawa e infine, morto Yoshimoto decise di liberarsi dell'influenza degli Imagawa.
Motoyasu decise di allearsi con gli Oda, stringendo un patto segreto con Oda Nobunaga. La segretezza era dovuta al fatto che la maggior parte della famiglia Matsudaira - inclusa la moglie di Motoyasu e il suo figlio ancora in fasce, Hideyasu - erano ancora tenuti in ostaggio a Sumpu dal nuovo capoclan degli Imagawa, il figlio di Yoshimoto, Imagawa Ujizane. Nel 1561, Motoyasu e i suoi uomini marciarono contro la fortezza di Imagawa di Kaminojo, conquistandola e avvisando così Nobunaga che Motoyasu non era più fedele agli Imagawa. Motoyasu uccise il comandante del castello, Udono Nagamochi, e prese in ostaggio sua moglie e i suoi due figli. Ujizane, calcolando che gli Udono fossero seguaci più importanti dei Matsudaira, rilasciò i suoi ostaggi Matsudaira in cambio della moglie e figli di Udono.
Libero di agire Motoyasu cominciò a riformare il clan Matsudaira dopo anni di decadimento e a pacificare Mikawa. Curò e rinforzò gli interessi dei suoi vassalli ricompensandoli con terre. Distribuì anche castelli ai seguaci e vassalli più importanti (tra cui Honda Tadakatsu, Ishikawa Kazumasa, Kōriki Kiyonaga Sakai Tadatsugu, e Sakikabara Yasumasa), i cui castelli sarebbero stati presi e ridistribuiti nel 1566.
Nel 1564, Motoyasu sconfisse il Mikawa monto, un gruppo militaristico anti-Matsudaira, rischiando anche la propria vita quando venne colpito da un proiettile che però non riuscì a penetrare la sua armatura. Nel 1567 avanzò una petizione all'Imperatore del Giappone Ōgimachi per cambiare il suo nome familiare in Tokugawa e prendere il nome di Tokugawa Ieyasu. Così facendo iniziò anche a sostenere di discendere dal clan Minamoto attraverso il clan Nitta e, quindi, di discendere dalla Famiglia Imperiale. Allo stesso tempo scelse un ramo familiare separato che asseriva di discendere dai clan Fujiwara. Gli storici moderni ipotizzano che Ieyasu stesse mentendo sulla sua discendenza imperiale, che venne semplicemente usata (come fecero gli Ashikaga prima di lui) per legittimare il suo potere e la sua superiorità sugli altri daimyo.
Sebbene la famiglia Tokugawa fosse simbolicamente indipendente non poteva ancora sopravvivere senza il clan Oda ed erano soggetti di Oda Nobunaga stesso. Quando Nobunaga marciò su Kyōto nel 1568 diventando il leader de-facto del Giappone, molte delle sue truppe appartenevano ai Tokugawa. Allo stesso tempo Ieyasu era ansioso di espandere i suoi territori. Egli e Takeda Shingen, capo del clan Takeda, di provincia di Kai, strinsero un patto per annettere Totomi, ma, successivamente, Shingen occupò Suruga e la capitale degli Imagawa, Sumpu. L'accordo Takeda-Tokugawa stava declinando e Ieyasu diede anche riparo al suo precedente nemico, Imagawa Ujizane, promettendogli di restituirgli Totomi e Suruga. Allo stesso tempo Ieyasu tentò anche di stringere un'alleanza con Uesugi Kenshin, capo del clan Uesugi e acerrimo nemico del clan Takeda. Una volta stretta la nuova alleanza Ieyasu si mosse dalla sua capitale Hamamatsu in Mikawa verso Totomi (dove sarebbe stato più vicino a Shingen).
I territori degli Imagawa erano ormai stati completamente assorbiti dalla sfera di influenza Tokugawa e il clan Imagawa era diventato vassallo dei Tokugawa, mentre il clan Uesugi mantenne una forte alleanza. I Tokugawa e i Takeda erano pronti alla guerra. Ieyasu aveva ancora il supporto di Nobunaga, ma questo pensava che alcune delle azioni di Ieyasu fossero pericolose e irritanti. Comunque nel 1570 Ieyasu condusse 5.000 suoi uomini in aiuto di Nobunaga alla Battaglia di Anegawa contro i clan Asai e Asakura a dimostrazione che l'alleanza Tokugawa-Oda era ancora salda. Nonostante ciò Ieyasu non sarebbe stato capace di aiutare Nobunaga per altri due anni, perché nel 1571 il clan Takeda attaccò.
Nel 1572 i Takeda sottrassero il Castello di Futamata a Ieyasu e più tardi Shingen sconfisse Ieyasu alla battaglia di Mikatagahara, dove Ieyasu perse quasi la sua vita mentre conduceva le sue truppe. Comunque Takeda Shingen morì nel 1573 e gli successe il figlio ed erede designato Takeda Katsuyori che riuscì a conquistare il Castello di Takatenjin nel 1574. Sebbene questo fosse un porto importante per i Tokugawa la scalata militare dei Takeda era quasi al termine. Nel 1575 Katsuyori attaccò il Castello di Nagashino in Mikawa e Ieyasu chiese aiuto a Nobunaga. Quando Nobunaga si mostrò riluttante a attaccare i Takeda, Ieyasu minacciò di fare pace con il clan Takeda e attaccare le posizioni del clan Oda nelle province di Owari e Mino. Nobunaga cambiò idea e condusse un esercito a Mikawa. L'esercito Oda-Tokugawa, forte di 38.000 uomini, inflisse il 28 giugno 1575 una devastante sconfitta ai Takeda ma ancora per alcuni anni Takeda Katsuyori organizzò frequenti raid contro i territori dei Tokugawa e degli Oda.
Nel 1579 la moglie di Ieyasu e il suo figlio più anziano, Tokugawa Nobuyasu, vennero accusati di aver cospirato con Takeda Katsuyori per assassinare Nobunaga. La moglie di Ieyasu venne decapitata e Ideyasu venne forzato a commettere seppuku. Ieyasu nominò allora come successore il suo terzo e favorito figlio Tokugawa Hidetada, poiché il suo secondo figlio doveva essere adottato da un altro samurai in ascesa, Toyotomi Hideyoshi.
Nel 1582 un'altra forza combinata Oda-Tokugawa attaccò e sconfisse l'esercito Takeda, nella Battaglia di Temmokuzan. Takeda Katsuyori, così come il suo figlio maggiore ed erede, Takeda Nobukatsu, commisero seppuku. Con i Takeda che non erano più una minaccia, Ieyasu poteva aiutare Nobunaga nella sua campagna di riunificazione del Giappone. Per il suo aiuto Ieyasu ricevette il controllo de jure della provincia di Suruga (inclusa Sumpu) e delle aree confinanti con i possedimenti del clan Hojo. I Tokugawa e gli Hojo si allearono, dato che Ieyasu era amico di Hojo Ujinori, fratello minore del capo del clan Hojo, Hojo Ujimasa.
Alla fine del 1582 Ieyasu si trovava a Sakai, provincia di Settsu, quando ricevette la notizia della morte di Oda Nobunaga causata da Akechi Mitsuhide. Ieyasu ritornò a Mikawa temendo che come alleato di Oda sarebbe stato assassinato anche lui. Ieyasu non voleva attaccare il clan Akechi, condotto da Mitsuhide, ma i Tokugawa si avvantaggiarono della situazione e conquistarono le province di Kai e Shinano dopo una vittoria decisiva alla battaglia di Yamazaki. Hojo Ujimasa, sentendosi minacciato inviò truppe a Kai. Non vi furono combattimenti e entrambe le fazioni decisero per la pace. Per salvare la faccia Ieyasu diede alcune terre in Kai e Shinano agli Hojo. Ieyasu iniziò a modificare la sua base amministrativa sul modello dell'ormai defunto Takeda, assumendo bande di uomini Takeda nell'esercito Tokugawa. Nel 1583 i principali candidati a condurre il Giappone erano Toyotomi Hideyoshi (il padre adottivo del secondo figlio di Ieyasu) e Shibata Katsuie. Ieyasu rimase neutrale in questo conflitto, ma Hideyoshi sconfisse i Katsuie nella battaglia di Shizugatake nel 1583, e dopo che Shibata Katsuie ebbe commesso seppuku, Toyotomi Hideyoshi e il suo clan divennero i governanti de-facto del Giappone.

La strada verso Sekigahara (1584-1600)

Nel 1584 Ieyasu decise di supportare Oda Nobukatsu, il figlio maggiore ed erede di Oda Nobunaga, con l'intenzione di provocare Hideyoshi in battaglia, dato che gli Oda erano rimasti indeboliti a causa della scomparsa di Nobunaga e i Tokugawa erano ora molto più forti (sebbene i governanti Toyotomi fossero più potenti di entrambi). Con il consenso di Oda Nobukatsu, i Tokugawa occuparono la provincia di Owari, base del potere Oda in uno sforzo di costringere Hideyoshi a scendere sul campo di battaglia. Hideyoshi rispose inviando un esercito in Owari e iniziando la campagna di Komaki e Nagakute. Ieyasu vinse l'unica battaglia degna di nota della campagna, la Battaglia di Nagakute e per la fine del 1584 vi fu una tregua tra i Toyotomi/Oda e i Tokugawa. Infatti nel frattempo Oda Nobukatsu aveva cambiato fazione per salvarsi, stringendo una tregua separata con Hideyoshi molto prima di quella tra Ieyasu e Hideyoshi. Il clan Oda e i loro territori (inclusa Owari) furono annessi alle terre Toyotomi, segnando la fine del potere politico degli Oda. Ieyasu si recò a Osaka nel 1585, e promise di sospendere i combattimenti contro Hideyoshi.
Nonostante ciò la Campagna di Komaki rese Hideyoshi diffidente nei confronti di Ieyasu e ci fu una sola occasione (la Campagna di Odawara nel 1590) in cui Tototomi e Tokugawa combatterono insieme. Nel 1585 Ishikawa Kazumasa abbandonò Ieyasu per unirsi a Hideyoshi, dopodiché Ieyasu riformò tutta la struttura militare sul modello di Takeda. I Tokugawa non parteciparono all'invasione di Shikoku da parte di Hideyoshi, né alla pacificazione dell'Honshu, ma fecero da forza cuscinetto tra Toyotomi e gli Hojo negli anni 1580. Ieyasu fece del suo meglio a favore di Hojo Ujimasa, ma infine i Tokugawa presero le parti di Toyotomi nel 1589, l'anno nel quale cominciò la campagna di Odawara.
Durante l'Invasione di Hideyoshi dei territori del clan Hojo nel 1590, Ieyasu stesso condusse 30.000 uomini in battaglia. Le forze Toyotomi-Tokugawa misero sotto assedio la città di Odawara. Durante questo periodo Hideyoshi e Ieyasu si avvicinarono - tanto che Hideyoshi propose un patto: avrebbe dato a Ieyasu le otto province del Kantō in cambio delle cinque province che erano il territorio tradizionale dei Tokugawa e dei loro antenati Matsudaira, detenuti correntemente da Ieyasu. Nel 1590 gli Hojo vennero sconfitti e le loro terre annesse a quelle dei Toyotomi, ponendo fine a 450 anni di regno del clan.
Al termine di ciò Ieyasu concesse le sue cinque province di Mikawa, Totomi, Suruga, Shinano e Kai e spostò la sua nuova base di potere nella regione del Kantō, insediandosi nella città castello di Edo. Era ormai riconosciuto come uno dei maggiori signori del paese. Circondato dal mare e dalle montagne era molto lontano dall'area principale della politica giapponese e poteva vantare un'autonomia da Toyotomi che nessun altro in Giappone aveva a quel tempo.
Nel 1592 Hideyoshi invase la Corea in un tentativo di attaccare la Cina e l'India: Sebbene gli eserciti giapponesi riuscirono a prendere il controllo della capitale, furono continuamente bersaglio della guerriglia coreana in tutto il montagnoso paese. I Tokugawa non presero parte a questo attacco, Ieyasu rimase stazionato nel Kyushu così che, probabilmente, Hideyoshi potesse tenerlo d'occhio. Nonostante la sua assenza i suoi vassalli consolidarono le nuove terre dei Tokugawa a Edo. Nel 1598 i giapponesi si ritirarono dalla Corea e Ieyasu tornò a Edo.
Nel 1593 Hideyoshi ebbe un figlio ed erede, Toyotomi Hideyori. Nel 1598 convocò una riunione per determinare i sei reggenti che avrebbero governato nel nome di suo figlio dopo la sua morte. I sei a essere scelti come reggenti (tairo) per Hideyori furono Maeda Toshiie, Mori Terumoto, Ukita Hideie, Uesugi Kagekatsu, Kobayakawa Takakage, e Tokugawa Ieyasu.

Verso la Battaglia di Sekigahara (1598-1603)

Toyotomi Hideyoshi morì infine nel 1598. Gli succedette il suo figlio ed erede Hideyori, messo ufficialmente alle cure di uno dei reggenti Maeda Toshiie. Non appena Hideyoshi morì Ieyasu cominciò a stringere alleanze con varie famiglie anti-Toyotomi alienandosi gli altri reggenti. Dopo la morte di Toshiie nel 1599, Ieyasu condusse le sue truppe fino a Fushimi e occupò il Castello di Osaka, facendo infuriare gli altri quattro reggenti (Takakage era già morto). L'opposizione contro Ieyasu venne valorosamente condotta da Ishida Mitsunari, che non era un reggente ma aveva già tentato di assassinare Ieyasu nel 1599. Alcuni dei comandanti generali di Ieyasu volevano uccidere Ishida, ma questi trovò ironicamente riparo presso Ieyasu.
L'"amicizia" tra i due si ruppe presto. C'erano due fazioni - quella "orientale" che sosteneva Tokugawa Ieyasu e quella "occidentale" sostenitrice di Ishida Mitsunari. Mitsunari era determinato ad attaccare per primo e si alleò con il reggente Uesugi Kagekatsu che possedeva un feudo non troppo lontano da Edo. Ishida voleva che Uesugi tenesse occupate le truppe di Ieyasu abbastanza a lungo da permettere alla Fazione Occidentale di occupare Edo e sconfiggere la Fazione Orientale. Nel giugno 1600 Kagekatsu e Ieyasu iniziarono a combattere. Ieyasu marciò con i suoi alleati, i clan Date e Mogami per sconfiggere Uesugi e condusse un esercito a occidente per sconfiggere il clan Ishida in ottobre. Ishida riprese Fushimi da Ieyasu e sebbene questo fosse un grande successo, richiese un tempo molto lungo.
Nella provincia di Shinano 36.000 uomini dei Tokugawa, condotti da Tokugawa Hidetada, figlio ed erede di Ieyasu, erano stazionati senza alcuna ragione apparente; Ieyasu sapeva però che il clan Kobayakawa, condotto da Kobayakawa Hideaki, stava progettando di abbandonare Ishida e che il Mori non progettava di combattere.
La Battaglia di Sekigahara iniziò il 21 ottobre 1600 e vi presero parte un totale di 160.000 uomini. Le fazioni Ishida e Tokugawa si affrontarono in campo aperto, mentre i Kobayakawa e i Mori erano stazionati sulle montagne,fattore che avrebbe deciso la battaglia. Hidetada che era stato convocato da Shinano non era ancora arrivato. Infine quando i Tokugawa parevano ormai sconfitti i Mori e i Kobayakawa arrivarono in loro aiuto sconfiggendo e schiacciando Ishida. La Battaglia di Sekigahara fu una vittoria dei Tokugawa e della Fazione Orientale, la Fazione Occidentale era stata polverizzata, i clan Kobayakawa e Mori si allearono con i Tokugawa e nel giro di pochi giorni Ishida Mitsunari e altri generali della fazione occidentale vennero decapitati. Tokugawa Hidetada arrivò in ritardo perdendo l'occasione di partecipare alle ostilità.
Immediatamente dopo la vittoria di Sekigahara Ieyasu ridistribuì le terre ai propri vassalli che l'avevano servito. Chi aveva giurato alleanza a lui prima della battaglia venne detto fudai daimyo, mentre chi aveva giurato alleanza dopo la battaglia venne detto tozama daimyo. Ieyasu lasciò alcuni daimyo occidentali intatti, come il clan Shimazu, ma altri vennero completamente aboliti. Toyotomi Hideyori si ritirò a vita privata presso il Castello di Osaka, mentre Tokugawa Ieyasu era ora de facto il governante del Giappone.

Lo shogun Tokugawa Ieyasu (1603-1605)

Nel 1603 Tokugawa Ieyasu ricevette il titolo di shogun dall'imperatore Go-Yōzei, all'età di 60 anni. L'erede di Ieyasu era ancora suo figlio Tokugawa Hidetada. Come shogun inaugurò il bakufu Tokugawa, il terzo governo di uno shogunato (dopo i Minamoto e gli Ashikaga), governo che avrebbe deciso le sorti del Giappone per molti anni a venire. Iniziava così il periodo Edo che sarebbe durato fino al 1867.
Sorprendentemente dopo un breve periodo abdicò da Shogun nel 1605. Gli successe il figlio ed erede, Tokugawa Hidetada, che divenne il secondo Shogun della dinastia Tokugawa.

Regno claustrale dello Shogun Ieyasu (1605-1616)

Nonostante la sua abdicazione a favore di Hidetada, Ieyasu mantenne la posizione di Shogun Ritirato (Ogosho), rimanendo comunque il governante effettivo del Giappone fino alla sua morte. Ieyasu si ritirò a Sumpu, dove supervisionò la costruzione del Castello di Edo. Nel 1609 diresse le trattative diplomatiche con i Paesi Bassi e la Spagna.
Nel 1611 Ieyasu alla testa di 50.000 uomini visitò Kyoto per testimoniare l'incoronazione dell'Imperatore Go-Mizunoo, sebbene suo figlio fosse ufficialmente lo Shogun. A Kyoto Ieyasu ordinò ai daimyo occidentali di firmare un giuramento di fedeltà a lui. Nel 1613 compose un documento conosciuto come Kuge Shohatto, che metteva i nobili di corte sotto stretto controllo e li rese figure di rappresentanza cerimoniali, prive di potere effettivo. Nel 1614 firmò l'Editto di Espulsione dei Cristiani e bandì il cristianesimo, espulse tutti gli stranieri e vietò ai cristiani giapponesi di praticare la loro religione, molti di questi fuggirono nelle Filippine spagnole.
Nel 1615 preparò il Buke Shohatto, un documento che fissava il futuro del regime Tokugawa.
Urna che contiene le ceneri di Tokugawa Ieyasu, conservata a Nikko
Al culmine del primo periodo Edo avvenne l'Assedio di Osaka del 1614-1615. Hideyori viveva ancora nel castello di Osaka e non progettava di ribellarsi contro Ieyasu, ma Ieyasu usò un pretesto per avere la scusa di attaccare. All'inizio i Tokugawa vennero respinti dai resti dei Toyotomi, condotti da un ansioso Hideyori, ma Ieyasu ordinò un controattacco. I Tokugawa, condotti dallo Shogun Hidetada, posero un lungo assedio al Castello di Osaka. Infine alla fine del 1615, il castello cadde nello loro mani e Hideyori, sua madre (Yodogimi, la vedova di Hideyoshi) il suo bambino ed erede commisero seppuku. Sua moglie Senhime (pronipote di Ieyasu), venne salvata da Ieyasu e non subì il fato del marito, figlio e suocera. I Tokugawa erano ora liberi di sviluppare il Giappone.
Nel 1616 Ieyasu si ammalò e morì nel suo letto all'età di 73 anni. Ebbe molti figli e si spense in pace sapendo che aveva creato molti rami della famiglia per continuare la sua dinastia. Venne sepolto nel tempio di Nikkō Tōshō-gū a Nikko nella prefettura di Tochigi.

Nella letteratura

Tokugawa Ieyasu è presente in alcuni romanzi celebri:
  • La storia dell'ascesa al potere dei Tokugawa è stata fonte di ispirazione per James Clavell nel romanzo Shogun. Clavell usa il nome Toranaga per riferirsi ai Tokugawa.
Tokugawa Ieyasu è spesso citato nell'opera di Eiji Yoshikawa MYAMOTO MUSASHI, ambientato proprio durante la battaglia di Sekighara.
  • Tokugawa Ieyasu è un personaggio importante della trilogia gialla del "Mistero del Samurai" dello scrittore Dale Furutani.
  • appare in particolare nel terzo libro (A morte lo Shogun), dove lo vediamo intento a gestire i pericolosi giochi politici dei daimyo che lo circondano.Si trova inoltre, come uno dei personaggi principali nell'intreccio dell'Anime d'impostazione storica Sasuke, il piccolo ninja di Sampei Shirato.
  • Ieyasu ha un ruolo importante nella storia a fumetti La grande battaglia di Lilith, personaggio di Luca Enoch edito dalla Sergio Bonelli Editore, episodio ambientato durante la battaglia di Sekigahara.

martedì 20 dicembre 2016

Date Masamune

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Date Masamune (伊達 政宗; Yonezawa, 5 settembre 1567 – 27 giugno 1636) è stato un daimyō giapponese vissuto a cavallo del periodo Azuchi-Momoyama e del primo periodo Edo.
Fu erede di una lunga serie di potenti daimyō della regione del Tōhoku e fondò l'attuale città di Sendai. Tattico eccezionale, è stato reso ancora più iconico grazie al suo occhio destro mancante, tanto che gli venne dato il soprannome di dokuganryū (独眼 竜) o "il drago con un occhio solo".

Biografia

Date Masamune era il figlio primogenito di Date Terumune, nato nel castello di Yonezawa (l'attuale prefettura di Yamagata). All'età di 14 anni, nel 1581, Masamune ha condotto la sua prima campagna militare, aiutando il padre nella lotta contro la famiglia Sòma. Nel 1584, all'età di 18 anni, Masamune succedette al padre, Terumune, che scelse di ritirarsi dalla sua posizione di daimyo.
La famiglia Date è stata fondata nel primo periodo Kamakura da Isa Tomomune, che originariamente proveniva dal distretto di Isa della provincia di Hitachi (ora prefettura di Ibaraki). La famiglia ha preso il nome dal quartiere Date (oggi prefettura di Fukushima) della Provincia di Mutsu, che era stata assegnata a Isa Tomomune da Minamoto no Yoritomo, il primo shōgun di Kamakura, per la sua assistenza durante la guerra Genpei (1180-1185) ed in seguito contro il fratello di Minamoto no Yoritomo, Minamoto no Yoshitsune. L'esercito di Date Masamune è famoso per la sua armatura nera e copricapo d'oro.

Persona storica

Masamune è noto per un paio di cose che lo fecero emergere rispetto ad altri daimyō dell'epoca. In particolare, il suo famoso casco a falce di luna-cuscinetto gli valse una fama terribile. Da bambino, il vaiolo lo privò dell'occhio destro, ma non è chiaro esattamente come ha perso del tutto l'organo.Alcune fonti dicono che egli stesso strappò l'occhio quando un membro anziano del clan sottolineò che un qualsiasi nemico avrebbe potuto afferrarglielo durante un combattimento. Altri dicono invece che fu il suo più fidato servitore, Katakura Kojūrō, a cavare l'occhio per lui. A causa del suo occhio mancante, sua madre lo giudicò non idoneo a diventare capo clan, a differenza di suo fratello più giovane.
Il clan Date ha costruito alleanze con i clan vicini attraverso matrimoni rispetto alle generazioni precedenti. Tuttavia, ci sono state molte dispute sulle terre durante il quindicesimo e sedicesimo secolo. Poco dopo la successione di Masamune, uno dei vassalli dei Date di nome Ōuchi Sadatsuna disertò il clan per entrare nella casata Ashina della regione di Aizu. Masamune, irritato da questo tradimento, decise di dichiarargli guerra, ma il suo esercito fu fermato dal generale Ashina Inawashiro Morikuni, che costrinse Masamune a ritirarsi dalla campagna. Poco dopo Masamune prese il controllo del castello Obama.
Con l'ascesa di Masamune, dopo aver stretto alcune alleanze, ha iniziato ad attaccare e conquistare tutte le terre circostanti, anche quelle dei suoi parenti nelle province di Mutsu e Dewa. Colpito dalla sua spietatezza, una famiglia vicina, gli Hatakeyama, fece un disperato appello a Date Terumune per tenere a freno le campagne militari di suo figlio. Invitato a cena da Hatakeyama Yoshitsugu, Terumune disse che era incapace di controllare suo figlio. In un inaudito atto di disperazione, la famiglia Hatakeyama sequestrò Terumune. Masamune ricevette la notizia del rapimento mentre era a caccia. Quando lui e i suoi uomini raggiunsero i sequestratori che nel frattempo stavano attraversando un fiume, Terumune ordinò agli uomini del figlio di uccidere tutti i nemici, anche a costo della propria vita. Gli uomini di Masamune fecero quello che gli fu detto e uccisero chiunque, compreso Terumune. Masamune continuò la guerra e torturò e uccise le famiglie dei rapitori di suo padre.
Dopo aver sconfitto gli Ashina nel 1589, ha fatto del dominio di Aizu la sua base operativa.
Nel frattempo, il suo rapporto con la madre, Yoshihime, ha continuato a deteriorarsi. Yoshihime insisteva con Masamune affinché cedesse il diritto di successione al suo secondo figlio, Kojiro. Secondo alcuni storici, lei cercò di avvelenarlo una sera, durante la cena. Masamune di conseguenza uccise il proprio fratello, al fine di giungere al potere. Dopo la tragedia, sua madre fuggì a casa di suo fratello, nel clan Mogami. Nel 1590, Toyotomi Hideyoshi prese il castello di Odawara e costrinse i daimyo della regione di Tōhoku a partecipare alla campagna. Masamune era molto indeciso riguardo alle richieste di Hideyoshi, ma non ebbe molta scelta poiché Hideyoshi era di fatto il dominatore del Giappone. Masamune continuava a prendere tempo per decidere, e ciò fece infuriare parecchio Hideyoshi. Aspettandosi di essere giustiziato, Masamune si presentò di fronte al suo signore arrabbiato vestendo i suoi abiti migliori senza mostrare paura. Non volendo ulteriori problemi, Hideyoshi risparmiò la sua vita, dicendogli che «sarebbe potuto essere di qualche utilità».
Dopo aver servito Hideyoshi per qualche tempo, gli venne concesso il dominio del castello Iwatesawa e delle terre circostanti. Masamune vi si trasferì nel 1591, ricostruì il castello, ribattezzato Iwadeyama, ed incoraggiò la crescita di una città alla sua base. Masamune soggiornò a Iwadeyama per 13 anni e trasformò la regione in un importante centro politico ed economico. Lui e i suoi uomini servirono con distinzione Hideyoshi durante le invasioni giapponesi della Corea (1592-1598) e, dopo la morte di Hideyoshi, ha cominciato a sostenere Tokugawa Ieyasu - a quanto pare su consiglio di Katakura Kojūrō.
Tokugawa Ieyasu premiò Masamune dandogli il dominio della vasta e proficua Sendai, che rese Masamune uno dei daimyō più potenti del Giappone. Tokugawa inoltre promise a Masamune che il terreno avrebbe prodotto 1 milione di koku, ma, nonostante sostanziali miglioramenti, la terra produsse solo 640.000 koku, la maggior parte dei quali fu utilizzato per alimentare la regione di Edo. Nel 1604, Masamune, accompagnato da 52.000 vassalli con le proprie famiglie, si trasferì in quella che allora era un piccolo villaggio di pescatori: Sendai. Ha lasciato il suo quarto figlio, Date Muneyasu, a governare Iwadeyama. Masamune successivamente trasformerà Sendai in una grande e prosperosa città.
Anche se Masamune era un mecenate delle arti e simpatizzava con le cause straniere, era anche un daimyō aggressivo e ambizioso. Quando prese il controllo del clan Date, inflisse grandi sconfitte a clan potenti e influenti come gli Ashina.
Essendo una delle maggiori potenze nel nord del Giappone, Masamune era naturalmente visto con sospetto, come ogni potenziale rivale potrebbe essere visto. Toyotomi Hideyoshi ridusse le dimensioni delle sue terre dopo che Masamune arrivò in ritardo durante l'assedio di Odawara contro Hōjō Ujimasa. Più tardi nella sua vita, Tokugawa Ieyasu aumentò nuovamente le dimensioni delle terre di Masamune, ma era continuamente sospettoso di lui e della sua politica. Era particolarmente sospettoso dei missionari stranieri, da lui percepiti come una minaccia al suo potere. A causa di questo, ordinò l'esecuzione di Padre Sotelo dopo il suo viaggio intorno al mondo.
Nonostante i sospetti di Tokugawa Ieyasu e degli altri alleati, Date Masamune ha servito per la maggior parte del tempo i Tokugawa e Toyotomi lealmente. Ha partecipato alle campagne di Hideyoshi in Corea, e nelle campagne di Osaka. Quando Tokugawa Ieyasu era sul letto di morte, Masamune lo ha visitato e gli ha letto un brano di poesia Zen. Masamune è stato molto rispettato per la sua etica, un aforisma ancora citato è "La rettitudine trasforma l'eccessiva durezza in freddezza; abbandonarsi alla benevolenza oltre misura tramuta il lasciarsi andare in debolezza".

Patrono della cultura e della Cristianità

Masamune espanse il commercio nella oltremodo remota e arretrata regione di Tohoku. Nonostante le iniziali sconfitte subite da parte di alcuni clan ostili, riuscì ad avere la meglio e poi a governare uno dei più grandi feudi dello shogunato Tokugawa. Ha costruito molti palazzi e ha lavorato a molti progetti per abbellire la regione. È anche conosciuto per avere incoraggiato gli stranieri a venire nelle sue terre. Le voci che asserivano la probabile fede cristiana di Masamune furono infondate, sebbene finanziò una spedizione per stabilire le relazioni col Papa a Roma, cosa che fu probabilmente motivata almeno in parte da un desiderio di tecnologia straniera, simile a quella di altri signori, come Oda Nobunaga. Dopo che Tokugawa Ieyasu dichiarò come fuorilegge qualsiasi praticante il cristianesimo, Masamune cambiò tuttavia la sua posizione, lasciando che Ieyasu perseguitasse i cristiani nel suo dominio, sebbene non lo gradisse. Per 270 anni, Tōhoku è rimasto un luogo di turismo, commercio e prosperità. Matsushima, per esempio, una serie di piccole isole, è stata elogiata per la sua bellezza e serenità dal poeta errante haiku Matsuo Bashō.
Egli ha mostrato simpatia per i missionari cristiani e commercianti in Giappone. Oltre a permettere loro di venire a predicare nella sua provincia, ha anche rilasciato il prigioniero, missionario Padre Sotelo, dalle mani di Tokugawa Ieyasu. Date Masamune ha anche permesso a Sotelo come pure ad altri missionari di praticare la loro religione e convertire nella provincia di Tōhoku.
Una delle migliori mosse di Masamune è stato il finanziamento e il sostegno ad uno dei pochi viaggi diplomatici ed esplorazioni lontani dal Giappone. Ordinò la costruzione della nave di esplorazione Date Maru o San Juan Bautista, utilizzando le tecniche straniere (europee) di costruzione navale. Egli mandò uno dei suoi seguaci, Hasekura Tsunenaga, Sotelo, e un'ambasciata composta da 180 persone, a Roma per stabilire rapporti con il Papa. Questa spedizione ha visitato luoghi come le Filippine, il Messico, la Spagna e Roma, diventando così il primo viaggio giapponese intorno al mondo. In precedenza i signori giapponesi non avevano mai finanziato una spedizione del genere, quindi quello di Tsunenaga fu probabilmente il primo viaggio compiuto con successo. Alla fine, 5 membri della spedizioni si stabilirono a Coria (Siviglia) in Spagna per scampare alla persecuzione dei cristiani in Giappone. 600 dei loro discendenti, con il cognome di Japòn (Japan), vivono tuttora in Spagna.
Quando il governo dei Tokugawa bandì il Cristianesimo, Masamune dovette obbedire alla legge. Tuttavia, alcune fonti suggeriscono che la figlia maggiore di Masamune, Iroha, fosse cristiana.

Famiglia

Padre

  • Date Terumune

Madre

  • Yoshihime, figlia di Mogami Yoshimori, daimyo della provincia di Dewa.

Moglie

  • Megohime, figlia di Tamura Kiyoaki, padrone del castello di Miharu, nella provincia di Mutsu.

Figli

  • Date Hidemune (1591–1658), primo detentore del dominio di Uwajima
  • Date Tadamune (1599–1658)
  • Date Munekatsu (1621–1679)
  • Date Munekiyo (1600–1634)
  • Date Munetsuna (1603–1618)
  • Date Munetaka (1607–1626)
  • Date Munesane (1613–1665)
  • Irohahime (1594–1661)

Cugini

  • Date Shigezane (1568-1646)

Note