venerdì 11 maggio 2018

Gran maestro dell'Ordine teutonico

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Col titolo di gran maestro si definiscono i supremi comandanti dell'Ordine teutonico. Il titolo è equivalente a quello di qualsiasi altro gran maestro di ordine dinastico o militare o di superiore generale. Hochmeister, letteralmente "alto maestro", è utilizzato solo in riferimento all'Ordine teutonico, mentre Großmeister ("gran maestro") usato generalmente per tutti gli altri ordini.
Una versione del titolo in tardo latino fu Magister Hospitalis Sancte Marie Alemannorum Jerosolimitani. Dal 1216, venne utilizzato comunemente il titolo completo di Magister Hospitalis Domus Sancte Marie Theutonicorum Jerosolimitani ("maestro dell'ordine ospitaliero di Santa Maria dei Germani di Gerusalemme").

Storia

Sin dal Medioevo, il passaggio del titolo fu estremamente efficiente. Dalla morte di un gran maestro, il vice maestro convoca il consiglio generale per l'elezione del successore. Il capitolo generale è composto da dodici persone: sette cavalieri, quattro sergenti e un sacerdote. Una volta scelto il candidato a maggioranza, anche la minoranza deve prestargli fede. L'elezione si conclude solitamente tre mesi dopo la morte del gran maestro.
I candidati devono dimostrare di avere spiccate doti d'amministrazione e vengono scelti per i propri meriti, non per il lignaggio. Questa clausola venne revocata solo dall'elezione dei duchi Federico di Sassonia e Alberto di Brandeburgo-Ansbach, membri delle potenti casate dei Wettin e degli Hohenzollern.
Quando l'Ordine teutonico aveva sede ad Acri in Terra Santa, i gran maestri risiedevano principalmente alla corte papale o a quella imperiale. Il potere dei gran maestri aumentò notevolmente nel corso del XIII secolo quando venne conquistata la Prussia orientale, durante le crociate del Nord, portando alla creazione di uno stato monastico, che perdurò sino al 1525. Dopo che la capitale dell'ordine venne trasferita da Venezia al castello di Malbork (Marienburg) nel 1309, il potere del gran maestro era al suo apice. Essi ottrennero infine il controllo dell'intera regione della Prussia, che li pose come supremi comandanti delle forze tedesche prussiane. Il gran maestro aveva inoltre il ruolo di castellano di Marienburg ed era il tesoriere dell'ordine. Egli era inoltre membro della Lega anseatica, che gli accreditava i benefici di questa associazione.
Il gran maestro Alberto di Brandeburgo-Ansbach si convertì al luteranesimo e fece ritorno a Ordenstaat nel secolare e luterano ducato di Prussia, nel 1525. L'ordine sopravvisse ad ogni modo in Germania e nella provincia autonoma della Livonia. Per limitare i loro possessi in altre aree della Germania, i titoli di Hochmeister e Deutschmeister vennero uniti durante il regno di Walter von Cronberg, che venne nominato dall'imperatore Carlo V. Questo doppio titolo perdurò sino al 1923. Per secoli il reggimento dei "Cacciatori di Vienna" (Jägerregiment Wien) dell'esercito austriaco venne conosciuto con il nome di "Hoch- und Deutschmeister Regiment".
L'Ordine teutonico, ancora oggi esistente, è guidato ancora da un gran maestro (attualmente da Bruno Platter) ed è oggi un ordine del clero della Chiesa cattolica romana.

Elenco dei gran maestri dell'Ordine teutonico

Capi del primo ordine (1190-1198)

L'Ordine teutonico aveva la gestione di un ospedale in Terra Santa:
  • 1190 Maestro Sibrando
  • 1192 Gerhard
  • 1193-1194 Heinrich, priore
  • 1195-1196 Ulrich
  • 1196 Heinrich, precettore (identificabile probabilmente con Heinrich Walpot von Bassenheim)

Gran maestri dell'ordine (1198-1525)

L'Ordine teutonico venne classificato come ordine spirituale.
  • 1198–1200 Heinrich Walpot von Bassenheim
  • 1200–1208 Otto von Kerpen
  • 1208–1209 Heinrich von Tunna
  • 1209–1239 Hermann von Salza
  • 1239–1240 Corrado di Turingia
  • 1240–1244 Gerhard von Malberg
  • 1244–1249 Heinrich von Hohenlohe
  • 1249–1252 Günther von Wüllersleben
  • 1252–1256 Poppo von Osterna
  • 1256–1273 Anno von Sangershausen
  • 1273–1282 Hartmann von Heldrungen
  • 1282 o 1283–1290 Burchard von Schwanden
  • 1290–1297 Konrad von Feuchtwangen
  • 1297–1303 Gottfried von Hohenlohe
  • 1303–1311 Siegfried von Feuchtwangen
  • 1311–1324 Karl von Trier
  • 1324–1330 Werner von Orseln
  • 1331–1335 Luther von Braunschweig (Lotario)
  • 1335–1341 Dietrich von Altenburg
  • 1342–1345 Ludolf König
  • 1345–1351 Heinrich Dusemer
  • 1351–1382 Winrich von Kniprode
  • 1382–1390 Konrad Zöllner von Rothenstein
  • 1391–1393 Konrad von Wallenrode
  • 1393–1407 Konrad von Jungingen
  • 1407–1410 Ulrich von Jungingen
  • 1410–1413 Heinrich von Plauen
  • 1414–1422 Michael Küchmeister von Sternberg
  • 1422–1441 Paul von Rusdorf
  • 1441–1449 Konrad von Erlichshausen
  • 1449 o 1450–1467 Ludwig von Erlichshausen
  • 1467–1470 Heinrich Reuß von Plauen
  • 1470–1477 Heinrich Reffle von Richtenberg
  • 1477–1489 Martin Truchseß von Wetzhausen
  • 1489–1497 Johann von Tiefen
  • 1497–1510 Federico di Sassonia
  • 1510–1525 Alberto di Brandeburgo-Ansbach

Hoch - und Deutschmeister (1530-1929)

  • 1527–1543 Walter von Cronberg
  • 1543–1566 Wolfgang Schutzbar
  • 1566–1572 Georg Hundt von Weckheim
  • 1572–1590 Heinrich von Bobenhausen
  • 1590–1618 Massimiliano d'Austria
  • 1619–1624 Carlo I d'Austria
  • 1625–1627 Johann Eustach von Westernach
  • 1627–1641 Johann Kaspar von Stadion
  • 1641–1662 Leopoldo Guglielmo d'Austria
  • 1662–1664 Carlo Giuseppe d'Austria
  • 1664–1684 Johann Caspar von Ampringen
  • 1685–1694 Luigi Antonio del Palatinato-Neuburg
  • 1694–1732 Francesco Luigi del Palatinato-Neuburg
  • 1732–1761 Clemente Augusto di Baviera
  • 1761–1780 Carlo Alessandro di Lorena
  • 1780–1801 Massimiliano d'Asburgo-Lorena
  • 1801–1804 Carlo d'Asburgo-Teschen
  • 1804–1835 Antonio Vittorio d'Asburgo-Lorena (l'incarico divenne appannaggio ereditario della casa imperiale austriaca)
  • 1835–1863 Massimiliano d'Asburgo-Este
  • 1863–1894 Guglielmo Francesco d'Austria
  • 1894–1923 Eugenio Ferdinando Pio d'Asburgo-Teschen (fine dello status ereditario della carica)
  • 1923–1933 Norbert Klein

1929 - oggi

L'Ordine Teutonico diviene un ordine della Santa Sede
  • 1923–1933 Norbert Klein
  • 1933–1936 Paul Heider
  • 1936–1948 Robert Schälzky
  • 1948–1970 Marian Tumler
  • 1970–1988 Ildefons Pauler
  • 1988–2000 Arnold Othmar Wieland
  • 2000–oggi Bruno Platter
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giovedì 10 maggio 2018

Gedo

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Keiji Takayama (高山 圭司 Takayama Keiji; Musashimurayama, 20 febbraio 1969) è un wrestler giapponese.
Conosciuto soprattutto con il ring name di Gedo (外道 Gedō), è noto principalmente come wrestler di coppia, in particolare per le numerose partecipazioni al World Class Tag Team a fianco di Jado.

Carriera

Gedo compie il suo debutto per la New Japan Pro Wrestling (NJPW) il 19 marzo 1989 durante il Takeshi Puroresu Gundan (TPG), parodia giapponese dell'era Rock 'n Wrestling della World Wrestling Federation. Il suo primo avversario è Magic Monkey Wakita, più tardi divenuto noto come Super Delfin. Al termine del TPG, Jedo lascia la NPJW insieme a Makita ed al collega Jado: proprio con quest'ultimo avrebbe più tardi formato il World Class Tag Team, tra le principali coppie giapponesi degli anni novanta e duemila.
I due firmano più tardi per la Universal Wrestling Association in Messico con i nomi di Punish (Jado) e Crush (Gedo), sconfiggendo Silver King ed El Texano per i titoli intercontinentali di coppia UWA/UWF l'8 novembre 1991. Nel corso del 1992 conquistano nuovamente le cinture in altre due occasioni. Il 1994 vede i due passare alla Wrestle Association R (WAR), dove si confermano nuovamente tra i migliori tag team del momento e vincono i titoli di coppia a sei uomini a fianco di "Kodo" Fuyuki il 6 giugno, in un match contro Genichiro Tenryu, Animal Hamaguchi e Koki Kitahara. Tra il 1994 ed il 1996 Gedo riuscirà ad aggiudicarsi tale cintura altre quattro volte.
Oltre a distinguersi come wrestler di successo a livello di tag team, nei primi anni novanta Gedo riesce a ritagliarsi uno spazio anche da singolo nella divisione dei pesi massimileggeri. Nel 1994 raggiunge la semifinale della Super J-Cup prima di essere superato da Wild Pegasus. Vi partecipa nuovamente l'anno seguente, raggiungendo questa volta la finalissima che lo vede però battuto da Jushin Thunder Liger. Conquista il suo primo campionato da singolo il 26 marzo 1995 quando sconfigge Lionheart per il titolo internazionale WAR dei massimileggeri. Dopo un breve regno, più tardi riconquista la cintura grazie ad un successo su Último Dragón.
Con il declino della WAR Gedo e Jado scelgono di trasferirsi altrove. La loro scelta ricade quindi sulla Frontier Martial-Arts Wrestling, tra le principali federazioni indipendenti nipponiche, dove il 21 marzo 1997 assieme a Kodo Fuyuki conquistano le cinture FMW World Street Fight a sei uomini imponendosi sugli Headhunters e Hisakatsu Oya. Lo stesso anno Gedo ha l'opportunità di viaggiare in Nord America per la tournée WCW Halloween Havoc, dove si misura con Chris Jericho[8] e il 31 agosto vince il titolo nordamericano CRMW dei mediomassimi contro Ricky Fuji. Nel corso di questa tappa estiva Mike Tenay, dopo aver conosciuto personalmente l'asiatico, definirà Gedo il "Dusty Rhodes del Giappone", sottolineando tra l'altro la sua passione per lo stile di wrestling statunitense degli anni settanta.
La prossima importante tappa della carriera del giapponese arriva il 13 giugno 1999, non più a fianco dell'inseparabile Jado ma di Koji Nakagawa: in tale occasione la coppia sconfigge Masato Tanaka e Tetsuhiro Kuroda per i titoli di coppia FMW Brass Knuckles. Gedo abbandona la FMW nel 2001 insieme ai vari Masato Tanaka, Jado, Hideki Hosaka e Kaori Nakayama, con i quali forma un gruppo di freelancer. Successivamente Gedo e Jado fanno il proprio ritorno alla New Japan, dove il 20 luglio 2001 vincono i titoli di coppia IWGP dei massimileggeri ai danni di Jushin Thunder Liger ed El Samurai. Intraprende quindi un'accesa rivalità con Liger, dopo essere riuscito a smarcherarlo con l'aiuto di Jado. I due vinceranno nuovamente le cinture di coppia dei massimileggeri nel 2003 dopo aver sconfitto Liger e Samurai.
Nel 2007 riceve un'offerta dalla World Wrestling Entertainment (WWE), poi rifiutata per differenze di visione in quanto la compagnia gli aveva chiesto di interpretare uno stereotipo di personaggio giapponese.
Il 13 novembre 2010 Gedo e Jado tornano alla vetta della categoria di coppia sconfiggendo i membri del Chaos Davey Richards e Rocky Romero nella finale del torneo Super J Tag League 2010. Dopo tale importante traguardo ricevono un'opportunità titolata per le corone di coppia IWG dei massimileggeri, venendo però sconfitti dai campioni in carica Golden☆Lovers (Kenny Omega e Kota Ibushi) il 26 dicembre seguente. Con l'avanzare dell'età Gedo e Jado inizieranno a limitare le proprie presenze sul ring, preferendo dedicarsi all'attività di booker dietro le quinte. Ciò nonostante Gedo non si leva completamente dalle scene, facendo da manager per il promettente Kazuchika Okada. Il 5 luglio 2013 torna a competere da singolo quando viene sconfitto da Prince Devitt in un match valevole una title shot al titolo IWGP dei massimileggeri, detenuto proprio da Okada. Il 1º novembre torna a far coppia con Jado in occasione di una sconfitta contro i campioni in carica Suzuki-gun (Taichi e Taka Michinoku), per i campionati di coppia IWG dei massimileggeri.
Agli inizi del 2015 viene scelto come booker principale della New Japan Pro Wrestling, mentre Jado sceglie di far carriera alla Pro Wrestling Noah sempre in qualità di consulente. Il 12 giugno 2016 si riuniscono per sfidare senza successo Atsushi Kotoge e Daisuke Harada per le cinture di coppia GHC dei massimileggeri, in un three-way match che vede coinvolti anche Taichi e Taka Michinoku.[17] L'8 ottobre sconfiggono i nuovi campioni Kotoge e Harada, contro i quali perderanno le cinture il 24 dicembre in una rivincita.



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mercoledì 9 maggio 2018

Shōbōgenzō

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Shōbōgenzō (正法限蔵), La Custodia della Visione del Vero Dharma (o Il Tesoro dell'Occhio del Vero Dharma, secondo un'altra possibile traduzione) è il titolo dell'opera maggiore di Eihei Dōgen (1200-1253) monaco buddista giapponese, una delle figure spirituali più significative dell'Estremo Oriente cui si rifà idealmente il Sōtō Zen, una delle scuole del buddismo zen giapponese.
Esistono diverse redazioni dell'opera che, secondo le intenzioni dell'autore, avrebbe dovuto essere composta di cento sezioni o libri: ne restano oggi numerose edizioni più o meno inclusive, che vanno dalle dodici sezioni (le ultime in ordine di tempo redatte dall'autore) alla più ampia, composta da novantacinque libri.
Il titolo scelto da Dōgen non è originale ma è ripreso da altre opere della Cina del periodo Song (960-1279) e richiama l'Occhio del Vero Dharma, ovvero la visione di Buddha, il risvegliato, colui che apre gli occhi alla realtà autentica (dharma).

Il contenuto dell'opera

È evidente dunque l'intenzione di chi utilizza questo titolo, e dunque anche di Dōgen, di scrivere una summa del vero insegnamento buddista. Ogni sezione parte da un particolare punto di osservazione della realtà, solitamente usando come traccia espressioni di antichi sūtra indiani e cinesi o espressioni caratteristiche di famosi monaci e maestri del passato.
Gli argomenti trattati vanno dal tempo alla vita e morte, dalla pratica religiosa al funzionamento intrinseco della realtà, dalla natura alla legge di causa effetto, ognuno analizzato, scrutato ed esposto con un rigore logico che è insieme caratteristico e peculiare dell'Autore e fonte di ispirazione non solo per chi segue esplicitamente la Via buddista ma anche per pensatori e filosofi delle più varie formazioni.

Approfondimenti

Gli studi sullo Shōbōgenzō conoscono una particolare fioritura a partire dal XVIII secolo e soprattutto dopo l'apertura del Giappone all'influenza occidentale anche sul piano filologico e metodologico. Oggi molti sono gli studi e gli approfondimenti dello Shōbōgenzō in Giappone, negli Stati Uniti d'America e in Europa, sia a livello accademico filosofico sia a livello della riflessione religiosa.
Il maestro zen Gudo Nishijima roshi, avendone iniziato lo studio con Sawaki Kōdō, ha sviluppato una esegesi quadropartita nella quale osserva il Dogen esporre l'aspetto ideologico, poi materiale, in terza posizione nel modo dell'azione ed infine poetico, per poter rappresentare l'ineffabilità della realtà. La sua versione dell'opera è oramai disponibile in giapponese moderno, in inglese, in tedesco ed in spagnolo, queste ultime ad opera dei suoi allievi occidentali.

Struttura dell'opera

Lo Shobogenzo esiste in parecchie versioni, le tre principali sono l'edizione in 12 capitoli, l'edizione in 75 capitoli e l'edizione in 95 capitoli. Le prime due sono edizioni antichissime che non furono mai stampate, ma furono tramandate attraverso copie manuali. L'edizione in 95 capitoli include tutti i capitoli delle altre due edizioni con una eccezione: il capitolo intitolato Ippyaku Hachi Homyo Mon. Questa edizione, essendo la più completa, fu pubblicata nell'era di Genroku (1688- 1704) e fu stampata su tavole di legno nel 1816. Ciò ebbe per effetto di fissarne i contenuti a quello stadio, e fu questa edizione che divenne la versione studiata in Giappone a partire da questo momento sino alla Seconda Guerra Mondiale. Dopo la guerra, certi giovani studiosi dell'epoca stabilirono che l'edizione in 75 capitoli fosse quella più genuina, poiché stesa dallo stesso Maestro Dogen. Scoprirono una vecchia copia che constava di 75 capitoli, che stabilirono fossero stati scritti dalla stessa mano di Dogen Zenji. Una successiva analisi sulla scrittura del testo fece nascere dubbi su questa pretesa, che ancora oggi attende di venir confermata.



Titoli dei capitoli
  1. GENJOKOAN: La realizzazione del Risveglio.
  2. MAKAHANNYAHARAMITSU: La realizzazione della Grande Saggezza del Buddha.
  3. BUSSHO: La natura-di-Buddha.
  4. SHINJINGAKUDO: Studiare con corpo-e-mente.
  5. SOKUSHINZEBUTSU: La nostra mente è Buddha.
  6. GYOBUTSU IIGI: Il corretto contegno del Buddha che agisce.
  7. IKKAMYOJU: Una perla splendente.
  8. SHINFUKATOKU: La mente non può essere afferrata.
  9. KOBUSSHIN: La mente degli eterni Buddha.
  10. DAIGO: La grande realizzazione.
  11. ZAZENGI: La regola per lo Zazen.
  12. ZAZENSHIN: Indicazioni per lo Zazen.
  13. KAIINZAMMAI: Sagara mudra Samadhi.
  14. KUGE: Il fiore di vacuità.
  15. KOMYO: Luce infinita.
  16. GYOJI: La prassi assidua (I).
  17. GYOJI: La prassi assidua (II).
  18. IMMO: Quiddità.
  19. KANNON: Il Bodhisattva della compassione.
  20. KOKYO: L'Antico Specchio.
  21. UJI: Esistenza-tempo.
  22. JUKI: Predizione di Buddhità.
  23. ZENKI: La totale attività di vita e morte.
  24. TSUKI: Completa realizzazione.
  25. GABYO: Il dipinto di una torta di riso.
  26. KEISEISANSHOKU: Il suono delle valli, il colore delle montagne.
  27. BUTSUKOJOJI: Il continuo sviluppo di là del Buddha.
  28. MUCHUSETSUMU: Spiegare un sogno dentro un sogno.
  29. RAIHATOKUZUI: Prostrarsi e conseguire il midollo.
  30. SANSUIKYO: Il Sutra di fiumi e montagne.
  31. KANGIN: Leggere i sutra.
  32. SHOAKUMAKUSA: Non commettere cattive azioni.
  33. DEN-E: La trasmissione dell'Abito.
  34. DOTOKU: Parlare della Via.
  35. BUKKYO: L'Insegnamento del Buddha.
  36. JINTSU: Il potere mistico.
  37. ARAKAN: L'Arhat.
  38. SHUNJU: Primavera e autunno.
  39. KATTO: Groviglio spirituale.
  40. SHISHO: Il certificato della successione.
  41. HAKUJUSHI: La quercia.
  42. SANGAI YUISHIN: I tre mondi sono solo mente.
  43. SESSHIN SESSHO: Spiegare la mente, Spiegare la natura.
  44. SHOHOJISSO: La reale forma di tutte le cose.
  45. BUTSUDO: La Via del Buddha.
  46. MITSUGO: Insegnamento segreto.
  47. MUJOSEPPO: Gli esseri insenzienti predicano la Legge.
  48. BUKKYO: I sutra buddhistici.
  49. HOSSHO: La reale natura dei fenomeni.
  50. DHARANI: Formula mistica.
  51. SENMEN: Lavarsi il viso.
  52. MENJU: Trasmissione diretta, viso a viso.
  53. BUSSO: I Buddha e i Patriarchi.
  54. BAIGE: Fiori di pruno.
  55. SENJO: Lavare purificando.
  56. JIPPO: L'intero Universo.
  57. KEMBUTSU: Vedere il Buddha.
  58. HENZAN: Studio diretto sotto un Maestro.
  59. GANZEI: Visione illuminata.
  60. KAJO: La vita quotidiana.
  61. SANJUSHICHIHON-BODAI-BUMPO: Le trentasette condizioni propizie al risveglio.
  62. RYUGIN: Il ruggito del drago.
  63. SOSHISEIRAII: Perché il Primo Patriarca venne da occidente.
  64. HOTSUMUJOSHIN: Lo sviluppo della Mente Suprema.
  65. UDONGE: Il fiore di udumbara.
  66. NYORAIZENSHIN: L'intero corpo del Tathagata.
  67. ZANMAI O ZANMAI: Il re di tutti i samadhi.
  68. TEMBORIN: Il girare della ruota della Legge.
  69. DAISHUGYO: La grande prassi della Via.
  70. JISHOZAMMAI: Il samadhi del risvegliarsi da sé.
  71. KOKU: Vacuità universale.
  72. HOU: La ciotola per le elemosine.
  73. ANGO: Il periodo di addestramento.
  74. TASHINTSU: Leggere la mente degli altri.
  75. OSAKUSENDABA: La richiesta del Maestro.
  76. SHUKKE: La rinuncia al mondo.
  77. SHUKKE KUDOKU: La virtù della rinuncia al mondo.
  78. JUKAI: Prendere i precetti.
  79. KESA KUDOKU: Il merito dell'indossare il kesa.
  80. HOTSU BODAI-SHIN: Risvegliare la Mente che cerca il Buddha.
  81. KUYOSHOBUTSU: Venerare i Buddha.
  82. KIE BUPPOSO-BO: Prendere rifugio nei Tre Tesori.
  83. JINSHIN INGA: Profonda fiducia nella causalità.
  84. SANJI GO: I tre momenti della retribuzione karmica.
  85. SHIME: I quattro cavalli.
  86. SHIZENBIKU: Un monaco al quarto dhyana.
  87. IPPYAKU-HACHI HOMYO-MON: Le cento e otto porte del Risveglio.
  88. HACHIDAI-NINGAKU: Gli otto grandi mezzi al Risveglio.
  89. BENDOWA: Una storia sulla prassi.
  90. BODAISATTA SHISHOBO: Le quattro azioni benefiche del Bodhisattva.
  91. HOKKE TEN HOKKE: Solo un vero fiore mostra il suo vero volto.
  92. SHOJI: Vita e morte.
  93. YUIBUTSU YOBUTSU: Soltanto i Buddha, assieme ai Buddha.

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martedì 8 maggio 2018

Tanden

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Tanden 丹田 (in cinese: Dāntian 丹田; in coreano: 단전 DanJeon 丹田; in tailandese Dantian ตันเถียน) è un termine sinogiapponese che ricorre spesso nelle arti marziali giapponesi e particolarmente nella disciplina dell'Aikidō.
Esistono tre sedi naturali in cui si localizza il
Ki e nella lingua giapponese esse sono denominate "tanden" 丹田. Queste non sono però delle vere e proprie sedi fisiche, materiali, corporee, ma sono dei punti virtuali dove viene localizzata la cosiddetta presenza mentale del praticante. Il Ki è l'energia vitale che percorre questi i centri vitali, li rende funzionali e capaci di svolgere il loro compito essenziale per il mantenimento in vita dell'essere umano. Nelle arti marziali orientali esistono tecniche particolari che sono in grado di provocare il collasso di questi centri vitali, agendo sul normale fluire del Ki e le sue interazioni fra i tanden: sono i cosiddetti colpi mortali, i quali sono portati in punti del corpo umano non necessariamente corrispondenti alle localizzazioni dei tre tanden, in quanto in questi casi si sfrutta l'effetto reflessologico esistente nell'interazione fra le parti del corpo umano con i vari centri vitali con cui la parte stessa interagisce nell'espletare le proprie funzioni vitali.
Nella disciplina dell'Aikidō i tre centri vitali presi in considerazione corrispondono ad altrettanti centri già utilizzati nella disciplina dello yoga, denominati bandha (
बन्ध in sanscrito)
Si riscontrano tre centri vitali: viscerale, mediano, superiore.

Il centro viscerale

Il Seika tanden 臍下丹田 anche denominato kikai tanden 気海丹田: è la sede viscerale, localizzata attraverso la presenza mentale del praticante nel cosiddetto "seika no itten", un punto psicofisico immateriale a circa 4 centimetri sotto dell'ombelico. In questa sede avvengono le interazioni con le energie basali che provengono all'uomo direttamente dalle forze vitali più profonde della natura collegate con il senso della vita e della morte. Il seika tanden 気海丹田 è intimamente correlato a ciò che i giapponesi identificano più in generale con il termine hara , cioè la postura dell'uomo intesa come atteggiamento fisico del corpo in correlazione con l'atteggiamento e la disposizione d'animo e l'espressione della qualità della vita interiore di una persona. Dal punto di vista della capacità di movimento dinamico del corpo nelle arti marziali giapponesi, hara ed in particolare seika no itten, costituiscono la sede psicofisica della presenza mentale del praticante, il quale porta in questa sede il centro della propria stabilità psicofisica e della generazione dei propri movimenti corporei. Questo è il centro vitale dell'Uomo anche secondo il Buddhismo Zen . Questo centro vitale localizzato alla base della hara , compendia quelle funzionalità che nella tradizione induista sono attribuite ai due chakra inferiori: il Muladhara ed il Svadhishthana chakra.

Il centro mediano

Il Chudan tanden 中段丹田 è la sede mediana localizzata attraverso la presenza mentale del praticante in corrispondenza del torace all'altezza del cuore. Secondo la tradizione orientale questa è la sede relazionale dell'uomo: per quanto riguarda la vita interiore questo centro vitale pone in relazione il centro inferiore del kikai tanden con il centro vitale superiore del jodan tanden, mentre per quanto concerne la vita di relazione con l'esterno esso pone in relazione il sentire dell'uomo con l'ambiente e gli altri esseri a lui circostanti. Questo centro vitale ha le funzionalità corrispondenti a quelle che nella tradizione induista sono attribuite ai due chakra mediani denominati Manipura ed Anahata chakra.

Il centro superiore

Il Jodan tanden 上段丹田 è la sede superiore dei centri vitali dell'uomo, che il praticante localizza attraverso la presenza mentale in corrispondenza del punto situato fra le sopraccìglia degli occhi e che si avvale delle funzionalità corrispondenti a quelle che nella tradizione induista sono attribuite i tre chakra superiori: il Vishuddha, l'Ajna ed il Sahasrara chakra.


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lunedì 7 maggio 2018

Confucianesimo coreano

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Il confucianesimo coreano è la forma di confucianesimo sviluppata in Corea. Una delle più sostanziali influenze nella storia intellettuale coreana fu infatti l'introduzione del pensiero confuciano come parte dello scambio culturale dalla Cina. Oggi il lascito del confucianesimo rimane una parte fondamentale della società coreana, plasmando il sistema morale, il modo di vita, le relazioni sociali tra vecchi e giovani, la cultura elevata, ed è la base di gran parte del sistema legale. Il confucianesimo in Corea è a volte considerato un modo pragmatico di tenere insieme una nazione senza le guerre civili ed il dissenso interno che era stato ereditato dalla dinastia Goryeo e ancora prima.

Il confucianesimo nel periodo dei Tre Regni

A causa della sua collocazione geografica, la Corea è stata a lungo influenzata dalla Cina, il grande vicino dell'ovest. L'influenza del buddhismo nel sistema educativo, morale e politico coreano fu la prima grande importazione intellettuale; il confucianesimo arrivò dalla Cina in Corea nel periodo dei Tre Regni insieme all'insegnamento buddhista. Il Regno di Goguryeo introdusse la cultura cinese ed il confucianesimo, ma mantenne inizialmente le proprie usanze e tradizioni. Il Regno di Baekje, d'altro canto, adottò interamente il confucianesimo, che plasmò il sistema amministrativo, la cultura e le arti. Silla fu l'ultimo regno ad accettare lo stile di vita confuciano ai più alti livelli dell'amministrazione.

Il confucianesimo sotto la dinastia Goryeo

Sotto la dinastia Goryeo, il confucianesimo si diffuse in modo particolare nel sistema amministrativo ed educativo, grazie all'opera di due sovrani, Gwangjong e Seongjong. Il primo creò gli esami nazionali del servizio statale, sul modello degli esami imperiali cinesi, favorendo quindi lo sviluppo di una casta di funzionari dell'amministrazione statale fortemente permeati di cultura cinese e confuciana. Re Seongjong fondò nel 992 il Gukjagam, la più alta istituzione educativa della dinastia Goryeo, che divenne a sua volta uno dei più importanti veicoli di trasmissione del pensiero confuciano. Nel 1304, il Gukjagam fu rinominato Seonggyungwan e nel 1367 fu trasferito nel sito di Sungmoon-Gwan durante il regno di re Gongmin, verso la fine della dinastia Goreyo. Il Seonggyungwan era un'accademia con insegnamenti di ispirazione confuciana, volta essenzialmente alla formazione dei futuri funzionari statali, e che avrebbe conosciuto un ulteriore importante sviluppo a partire dalla successiva dinastia Joseon.
In larga misura, alla fine della dinastia Goryeo due figure ebbero un'influenza duratura sullo sviluppo del confucianesimo coreano: Jeong Dojeon (1324–1398) ed il monaco Gihwa (1376–1433), che testimoniarono il grande dibattito che accompagnò la transizione dal buddhismo al neoconfucianesimo. Jeong, nel suo Bulssi japbyeon o "Serie di critiche del buddhismo" riassunse le critiche al buddhismo Seon condotte da Hanyu, dai fratelli Cheng e da Zhu Xi. Gihwa rispose con il suo Hyeonjeongnon o "Esposizione di ciò che è corretto", un'educata difesa del buddhismo, ma al tempo stesso un aggressivo rimprovero ai tentennamenti neo-confuciani tra ideale ed azione. (I testi sono citati alla fine nella sezione dei collegamenti esterni.)

Il neoconfucianesimo sotto la dinastia Joseon

Con il neoconfucianesimo della dinastia Joseon, o seongnihak, vi fu un incoraggiamento ancora maggiore delle idee e degli ideali confuciani come chung o "lealtà", hyo o "pietà filiale", in o "benevolenza", e sin o "fiducia".
Durante la dinastia Joseon, dal 1392 in poi, il confucianesimo costituì il sistema primario di fede tra le classi colte yangban e tra i generali. I Coreani storicamente hanno sempre mostrato un atteggiamento aperto e spontaneo nei confronti delle religioni ed hanno mantenuto una sovrapposizione fra tutte le religioni. Così ad esempio i generali della famiglia Yi frenarono il buddhismo, mantennero lo sciamanesimo nelle aree rurali, ma incoraggiarono l'uso del confucianesimo nell'amministrazione e nella regolamentazione sociale, oltre ad integrare molto rapidamente una società civilizzata sui modelli burocratici cinesi per aumentare il trasferimento culturale dalla Cina.
Furono costruite scuole confuciane coreane, che avevano tutte eruditi insegnanti stranieri, grandi biblioteche, il patrocinio di artigiani ed artisti ed un corso di studi basato su ideali confuciani. Così all'epoca di re Sejong (che governò nel 1418–1450), tutte le branche del sapere erano radicate in questa forma di pensiero, anche se fuori dai principali centri politici si consentiva ancora lo sviluppo di rami del buddhismo coreano come forma di tolleranza verso altri tipi di culto. Gli studi confuciani in Corea comprendevano dalle 13 alle 15 opere principali, con un esteso commento esegetico, che non può essere approfondito in questa sede.
Il confucianesimo nella Corea dei Joseon fiorì molto probabilmente nel XVI secolo, sotto la guida dei due più eminenti studiosi confuciani del paese. Yi Hwang (1501–1570) e Yi I (1536–1584), che sono spesso citati con i loro pseudonimi Toe gye e Yul gok, sono oggi commemorati rispettivamente sulle banconote sudcoreane da 1.000 e 5.000 won e nei nomi delle principali arterie del centro di Seul.
Poiché la dinastia Joseon durò più di cinque secoli, una divisione approssimativa dell'avanzamento del confucianesimo coreano è la seguente:
  • primo secolo: confucianizzazione dell'amministrazione governativa
  • secondo secolo: età d'oro dei filosofi confuciani
  • terzo secolo: sviluppo del sistema patrilineare basato sul potere esercitato dal figlio maggiore
  • quanto secolo: misticismo confuciano e ricerca delle qualità di saggezza nelle classi dominanti
  • quinto secolo: il sistema confuciano crolla dinanzi agli scontri con l'Occidente, al crollo della dinastia Qing e alle invasioni giapponesi; il confucianesimo entra in clandestinità, in attesa di una reviviscenza nel periodo repubblicano del sesto secolo.
A cominciare dalla fine del XVII secolo, alcuni confuciani iniziarono a reagire alla natura metafisica del neoconfucianesimo. Questi studiosi sostennero riforme sociali più concrete, in un movimento noto come Silhak.

Società contemporanea e confucianesimo

Oggi, il panorama delle scuole, dei templi, dei luoghi di culto ancestrale e degli studi confuciani sono stati ridotti ai minimi termini, se non messi da parte come manufatti storici meritevoli solo dell'attenzione di turisti, studiosi o di una distratta conservazione. Tuttavia, i valori confuciani presumibilmente hanno ancora un'immensa influenza sulla psiche del popolo coreano. Inoltre, il confucianesimo non è considerato necessariamente come una religione, permettendo ad uno di essere taoista, cristiano, musulmano, scintoista o buddhista e di professare ancora credenze confuciane.
Forti elementi di pensiero confuciano esistono ancora nelle gerarchie amministrative ed organizzative di tutti i giorni, ma le situazioni ed i servizi che li portarono in essere sono scomparsi. Con la rimozione del confucianesimo dai programmi scolastici e dalla vita quotidiana, il senso della perdita di una parte essenziale della storia coreana condusse, alla fine degli anni 1990, ad una rinascita del confucianesimo. Anche gli studiosi stranieri hanno sviluppato un interesse per il confucianesimo coreano che, dal XIV secolo in poi, si affermò come fattore primario di governo ed indispensabile strumento di controllo e coesione della società al servizio di un'élite appena sorta all'interno della Corea.
Culturalmente, le arti ancora mantengono le principali tradizioni: la ceramica coreana, la cerimonia del tè coreana, i giardini coreani e la disposizione dei fiori coreani seguono tutti i principi e l'estetica confuciani. La calligrafia erudita e la maggior parte della poesia seria continuano ancora questa eredità, anche se in misura molto minore. Nei film, le storie scolastiche di costume e di situazioni comiche ambientate nei contesti scolastici si prestano bene alla satira sul confucianesimo dei primi scritti. La lealtà alla scuola e la devozione agli insegnanti è ancora un genere importante nelle commedie popolari.

Arte confuciana coreana

L'arte confuciana coreana e la filosofia confuciana coreana ebbero grandi e profondi effetti sulla cultura coreana.

Cerimonie confuciane

Le più importanti cerimonie del confucianesimo coreano erano quelle che celebravano l'avvento della maggiore età, il matrimonio, la morte, come anche l'anniversario della morte degli antenati. Non a caso i funerali avevano l'impatto maggiore sulla vita delle persone comuni. Benché il confucianesimo non sia più l'ideologia dominante, la sua influenza sulla società coreana contemporanea non è difficile da individuare.

Il futuro del confucianesimo coreano

I confuciani contemporanei stanno tentando di ricreare istituzioni scolastiche o universitarie di ispirazione confuciana che possano formare una nuova generazione di studiosi. In molte città coreane, inoltre, gli antichi templi confuciani sono in corso di restauro per fini turistici.


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domenica 6 maggio 2018

Giardino cinese

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Il giardino cinese (中國園林, 中国园林, Zhōngguó yuánlín) è un giardino di carattere paesaggistico che si è evoluto nel corso di 3000 anni. Esso infatti ricrea un paesaggio in miniatura idealizzato e si propone di esprimere l'armonia che dovrebbe esistere fra l'uomo e la natura. Le rocce vengono scolpite come se fossero erose dagli agenti atmosferici, gli alberi vengono ridotti di taglia per esser inseriti in contesti più ristretti, si ricreano artificialmente quegli equilibri visivi che si hanno in natura.
Inoltre il tipico giardino cinese è cinto e diviso in settori da muraglioni, include bacini, rocce, alberi e fiori oltre che a un assortimento di sale e padiglioni posti in dei punti precisi di contemplazione visiva, collegati fra loro da sentieri tortuosi, ponti e gallerie a zigzag. Spostandosi di struttura in struttura si possono vedere una serie di scene accuratamente composte, come se si srotolasse un rotolo pittorico raffigurante un paesaggio.
I giardini sorsero sia per il piacere o per impressionare, come nei grandi giardini imperiali; per rilassarsi e fuggire dal mondo reale, come nei giardini più intimi creati da poeti, studiosi, ex funzionari governativi, soldati e mercanti; sia per la riflessione e preghiera, dunque un contatto con la natura e il creatore, come nei dei templi.

Storia

Origini

I primi giardini cinesi di cui si hanno notizia, sono quelli che sorsero nella valle del Fiume Giallo durante la dinastia Shang (1600-1046 a.C.). Si presentavano come grandi parchi chiusi dove i re e i nobili cacciavano selvaggina, o dove venivano coltivate frutta e verdure.
Le prime iscrizioni di questo periodo, scolpite su gusci di tartaruga, presentano tre caratteri cinesi per giardino, You, Pu e Yuan. You era concepito come un giardino reale dove venivano tenuti gli uccelli e gli animali; mentre pu era un giardino per le piante. Durante la dinastia Qin (221-206 a.C.), yuan divenne il prototipo per tutti i giardini cinesi. Il più antico esempio dello stile yuan () è una piccola immagine di un giardino. Inscritto in un quadrato, che può rappresentare un muro, porta dei simboli che possono costituire la pianta di una struttura; una piccola piazza che simboleggia uno stagno, e un simbolo per una piantagione o un albero di melograno.
Un famoso giardino reale della dinastia Shang era la Terrazza, lo Stagno e il parco dello Spirito (Lingtai, Lingzhao Lingyou) costruiti dal re Wén Wáng di Zhou (1099-1050 a.C.) a ovest della sua capitale, Yin. Il parco è stato descritto nella celebre Shijing in questo modo:
«L'imperatore fa la sua passeggiata nel parco dello Spirito,
I cervi sono inginocchiati sull'erba, nutrendo i loro cerbiatti,
I cervi sono belli e splendenti.
Le gru immacolate hanno piume di un bianco brillante.
L'imperatore fa la sua passeggiata al laghetto dello Spirito,
L'acqua è piena di pesci, che guizzano.»
Un altro antico giardino reale era Shaqiu (沙丘, Shāqiū), o delle Dune di Sabbia, costruito dall'ultimo sovrano Shang, Di Xin (1075-1046 a.C.). Era composto da una terrazza di terra, o Tai, che serviva come una piattaforma di osservazione al centro di un grande parco. Venne descritto in uno dei primi classici della letteratura cinese, lo Shiji. Secondo lo Shiji, una delle caratteristiche più famose di questo giardino era il Lago di Vino e la Foresta di Carne, dove un bacino rivestito da lucide pietre ovali marine, abbastanza grande per diverse piccole imbarcazioni, venne costruito alla base del Castello, per poi esser stato riempito con del vino. Al centro vi era un'isola dove vennero piantati degli alberi ai quali rami vennero appesi spiedini di carne arrostita. Di Xin e i suoi cortigiani e concubine andavano alla deriva con le loro barche, bevendo il vino con le loro mani e mangiando la carne arrostita dagli alberi. Più tardi filosofi e storici cinesi citarono questo giardino come un esempio di decadenza e di cattivo gusto.
Durante il Periodo delle primavere e degli autunni (722 a.C. al 481 a.C.), il re Lì Wáng della Dinastia Zhou costruì nel 535 a.C. la Terrazza di Shanghua, con palazzi riccamente decorati. Nel 505 a.C. si iniziò la costruzione di un altro giardino ancor più elaborato, la Terrazza del Gusu, situato sul fianco di una montagna, comprendeva una serie di terrazze collegate da gallerie, e un lago dalle barche a forma di draghi blu. Dalla terrazza più alta la vista si estendeva fino al Tai Hu, il Grande Lago.

La leggenda dell'Isola degli Immortali

Un'antica leggenda cinese ha giocato un ruolo importante nella creazione dei primi giardini. Nel IV secolo a.C. un racconto dello Shan Hai Jing, o Libro dei monti e dei mari, ha descritto un picco chiamato Monte Penglai situato su una delle tre isole all'estremità orientale del Mare di Bohai, tra la Cina e la Corea, residenza degli Otto Immortali. Si raccontava che su questa isola vi sorgevano palazzi d'oro e d'argento, con gioielli sugli alberi. Non c'era dolore, né inverno, bicchieri di vino e ciotole di riso erano sempre pieni, e la frutta, se mangiata, concedeva l'immortalità.
Nel 221 a.C. Ying Zhèng, il re di Qin, conquistò i suoi rivali e unificò la Cina in un impero. Venuto a conoscenza della leggenda delle isole inviò subito degli emissari alla ricerca del luogo per riportare l'elisir dell'immortalità; senza successo. Allora nel suo palazzo nei pressi della sua capitale, Xianyang, creò un giardino con un grande lago chiamato Lanchi gong, "Lago delle orchidee", dal quale sorgeva un'isola dove ricreò la replica del monte Penglai, a simboleggiare la sua ricerca del paradiso. Dopo la sua morte, il suo impero cadde nel 206 a.C. e la sua capitale e il giardino andarono completamente distrutti. Tuttavia la leggenda continuò a ispirare molti giardini cinesi.

Dinastia Han

Con l'avvento della nuova Dinastia Han (206 a.C.-220 d.C.), una nuova capitale venne fondata a Chang'an, e l'imperatore Han Wudi costruì un nuovo giardino imperiale che univa le caratteristiche dei giardini botanici e zoologici, nonché i tradizionali terreni di caccia . Ispirato da un'altra versione del classico cinese sulle isole di Immortali, chiamato Liezi, o Libro del Vuoto Perfetto, creò un grande bacino artificiale, il Lago dell'Essenza Suprema, con tre isole artificiali al centro a rappresentare le tre isole degli Immortali. Il parco venne poi distrutto, ma il suo ricordo continuerà ad ispirare il disegno dei giardini cinesi per secoli.
Un altro notevole giardino del periodo Han era quello del generale Liang-Ji, costruito sotto l'imperatore Shundi (125-144 d.C.) utilizzando la sua fortuna accumulata durante i 20 anni di servizio alla corte imperiale. Liang-Ji fece costruire un immenso giardino paesaggistico con montagne artificiali, gole e foreste, pieno di uccelli rari e animali selvatici addomesticati. Fu uno dei primi giardini che ha cercato di ricreare la natura, idealizzata.

I giardini dei poeti e degli studiosi

Dopo la caduta della dinastia Han iniziò in Cina un lungo periodo di instabilità politica. Il buddismo fu introdotto già nel 64 dall'imperatore Ming Di (57-75 d.C.), e si diffuse rapidamente, tanto che nel 495, nel periodo Dinastie del Nord e del Sud, la città di Luoyang, capitale della dinastia Wei del Nord, contava oltre 1.300 templi e ciascuno di essi dotati del suo piccolo giardino.
Durante questo periodo, molti funzionari di governo lasciarono la corte e costruirono dei giardini dove potevano sfuggire al mondo esterno e concentrarsi sulla natura e la letteratura. Un esempio è il Jingu Yuan, o "Giardino della Valle d'Oro", costruito nel 296 a una decina di chilometri a nord-est di Luoyang da Shi Chong (249-300 dC), un aristocratico ed ex funzionario di corte. Shi Chong invitò una trentina di famosi poeti a un banchetto nel suo giardino, e descrisse l'evento stesso:
«Posseggo casa di campagna nel torrente della Valle d'Oro ... dove c'è una sorgente di acqua pura, una rigogliosa foresta, alberi da frutto, bambù, cipressi e piante officinali. Ci sono campi, duecento fra pecore, polli, maiali, oche e anatre ... C'è anche un mulino ad acqua, un stagno con pesci, grotte, e tutto per distrarre lo sguardo e compiacere il cuore .... Con i miei amici letterati, abbiamo passeggiato giorno e notte, banchettato, scalato la montagna per vedere il paesaggio, e ci siamo seduti lungo il torrente
Questa visita al giardino determinò una famosa raccolta di poesie, Jingu Shi, o "Poesie della Valle d'Oro", e ha lanciato la lunga tradizione di scrivere poesie e sui giardini
Il poeta e calligrafo Wang Xizhi (307-365) scrisse nella sua eccellente calligrafia Lanting Xu, Prefazione al poema del padiglione delle orchidee, l'introduzione del celebre libro La raccolta del padiglione delle orchidee, dove racconta di una seduta poetica tenutasi nel ritiro di campagna detto appunto Padiglione delle Orchidee e ne registrò le poesie:
«questo parco aveva un ruscello serpeggiante, dove Wang Xizhi aveva riunito un gruppo di famosi poeti facendoli sedere accanto al ruscello. Poi mise delle coppe di vino nel flusso lasciandoli galleggiare. Se la coppa si fermava accanto a uno dei poeti, quest'ultimo era costretto a bere e poi a comporre una poesia. Il Liubei tang, "Giardino della Coppa galleggiante'", con piccoli padiglioni e sinuosi ruscelli artificiali, divenne estremamente popolare sia nei giardini imperiali che in quelli privati.
Il Padiglione delle Orchidee ispirò anche l'imperatore Sui Yangdi (604-617) per costruire il suo nuovo giardino imperiale, il Giardino dell'Ovest, vicino a Hangzhou. Il giardino era incentrato proprio su un torrente tortuoso atto a far galleggiare le coppe di vino e dotato di padiglioni per la scrittura di poesie. Egli utilizzò il parco anche per eventi teatrali; e fece fluttuare piccole imbarcazioni con figure animate che illustravano la storia della Cina.»

Dinastia Tang

La dinastia Tang (618-907) è stata considerata come la prima Epoca d'oro del giardino classico cinese. L'imperatore Xuan Zong fece costruire un magnifico giardino imperiale, il Giardino del Maestoso Lago Limpido, vicino a Chang'an, dove ha vissuto con la sua famosa concubina Yang Guifei, che governava il palazzo e l'imperatore.
Pittura e poesia raggiunsero un livello mai visto prima, e nuovi giardini, grandi e piccoli, riempirono la capitale, Chang'an. I nuovi giardini erano ispirati alle leggende classiche e poesie. C'erano Shanchi yuan, giardini con montagne e stagni artificiali, ispirati alla leggenda delle isole di immortali, e Shanting yuan, giardini con repliche di montagne e padiglioni. Anche le residenze ordinarie avevano dei piccoli giardini nei loro cortili, con le montagne di terracotta e piccoli stagni.
Questi giardini classici cinesi, o Wenren yuan, giardini degli studiosi, si sono ispirati, e, a sua volta ispirarono, la poesia classica cinese e la pittura. Un esempio notevole fu il Giardino della Valle del Jante del poeta-pittore e funzionario Wang Wei (701-761) che acquistò la villa in rovina di un poeta vicino alla foce di un fiume, su un lago. Vi creò una ventina di piccole scene di paesaggistiche: il Giardino delle Magnolie, dei Salici ondeggianti, il chiosco nel cuore dei bambù, la primavera della polvere d'oro, e lil padiglione sul lago. Scrisse una poesia per ogni scena del giardino e commissionò un famoso artista, di dipingere le scene del giardino sulle pareti della sua villa. Dopo il ritiro dal governo, Wang Wei, passò il tempo facendo escursioni in barca sul lago, suonando la Cetra e scrivendo e recitando poesie.
Durante la dinastia Tang, inoltre, la coltivazione delle piante raggiunse un livello avanzato. Vennero introdotte essenze attraverso varie vie: la naturalizzazione, l'addomesticamento, trapianto, e l'innesto. Le proprietà estetiche delle piante vennero evidenziate, e numerosi libri sulla classificazione e coltivazione delle piante vennero pubblicati. L'allora capitale, Chang'an, era una città cosmopolita, piena di diplomatici, mercanti, pellegrini, monaci e studenti, che portavano le descrizioni dei giardini in tutta l'Asia. La prosperità economica della Dinastia Tang ha portato alla crescente costruzione di giardini classici attraverso tutta la Cina.
L'ultima grande creazione del giardino della Dinastia Tang fu il Pingquan Shanzhuang, "Borgo della Montagna delle Primavere Serene", costruito a est della città di Luoyang da Li Deyu, Gran Ministro dell'Impero. Il giardino era enorme, con oltre un centinaio di padiglioni e strutture, soprattutto famoso per la sua collezione di rocce e piante esotiche, che raccolse in tutta la Cina. Le rocce dalle forme insolite, conosciute come "Pietre degli studiosi cinesi", erano sempre più selezionate per rappresentare la parte di una catena montuosa o di una montagna all'interno di una scena del giardino. A poco a poco divenne una caratteristica essenziale del giardino cinese.

Dinastia Song

La Dinastia Song (960-1279), divisa nei due periodi "Song settentrionali" e "Song meridionali" a seguito dell'invasione degli Jurchen, erano entrambi noti per la costruzione di famosi giardini. L'imperatore Hui Zong (1082-1135) fu un pittore di uccelli e fiori. Studioso egli stesso, integrò gli elementi del giardino degli studiosi nel suo grande giardino imperiale. La sua prima creazione fi il cosiddetto Bacino della Chiarezza d'Oro nella sua capitale Kaifeng. Si componeva di un lago artificiale circondato da terrazze e padiglioni, venne inaugurato in primavera con regate e spettacoli sul lago. Nel 1117 curò personalmente la costruzione di un nuovo giardino, ricco di piante esotiche e pittoresche rocce importate da tutto l'impero, in particolare le rocce pregiate del Tai Hu. Alcune delle rocce erano così grandi che per permettere il loro trasporto via acqua sul Gran Canale, dovette distruggere tutti i ponti tra Hangzhou e Pechino. Al centro del suo giardino aveva costruito una montagna artificiale alta un centinaio di metri, con scogliere e anfratti, che chiamò Genyue, o "Montagna della Stabilità"." Il giardino fu terminata nel 1122, ma nel 1127 l'imperatore Huizong fu costretto a fuggire quando la sua capitale venne attaccata dagli eserciti della dinastia Jīn. Al suo ritorno, il suo giardino era completamente distrutto, tutti i padiglioni bruciati e le opere d'arte saccheggiate. Solo la montagna era rimasta.
Certamente i giardini imperiali erano i più noti, ma innumerevoli giardini minori, altrettanto suggestivi, sorsero nelle città cinesi. A Luoyang per esempio si ricordano il Giardino del Monastero dei governanti celesti, conosciuto per le sue peonie, che attiravano tutta la popolazione al momento della loro fioritura; il Giardino delle molteplici Primavere, apprezzato per la sua vista sulle montagne. Il più famoso di Luoyang era il Dule Yuan, "Giardino della Gioia Solitaria", costruito dal poeta e storico Sima Guang (1021-1086) con superficie di otto mu, circa 1,5 ettari. Al centro sorgeva il "Padiglione dello Studio", la cui biblioteca conteneva cinquemila volumi; a nord vi era un lago artificiale con una piccola isola e un pittoresco villaggio di capanne di pescatori; a est un orto di erbe medicinali, e ad ovest una montagna artificiale con un Belvedere alla sommità sui quartieri circostanti. Qualsiasi passante poteva visitarlo pagando una piccola somma.
Dopo la sconfitta dell'imperatore Hui Zong, la capitale della dinastia Song fu trasferita a Lín'ān (l'odierna Hangzhou), che ben presto si coprì di più di una cinquantina di giardini costruiti sulle rive del Lago dell'ovest. L'altra città famosa della provincia per i suoi giardini era Pingjiang (l'odierna Suzhou), dove molti studiosi, funzionari governativi e mercanti costruirono residenze con giardino. Alcuni di questi giardini esistono ancora oggi, anche se la maggior parte vennero molto alterati nel corso dei secoli. Il più antico giardino di Suzhou ancora esistente è il Cāng Làng Tíng, "Padiglione delle Onde che irrompono", costruito nel 1044 dal poeta Su Shunqing come un padiglione di osservazione sulla collina. Altri padiglioni intorno lago vennero aggiunti man mano. Nel corso dei secoli è stato molto modificato, ma conserva ancora il suo piano essenziale.
Un altro giardino sopravvissuto della dinastia Song è il Wǎngshī Yuán, Giardino del Maestro delle Reti di Suzhou, creato nel 1141 da Shi Zhengzhi, Vice Ministro del governo dei Song meridionali. Possedeva una biblioteca, la "Sala dei Diecimila volumi" e un giardino adiacente chiamato "Ritiro dei Pescatori". Ampiamente rimaneggiato tra il 1736 e il 1796, rimane tuttavia uno dei migliori esempi di giardino degli studiosi della dinastia Song.
Nella città di Wuxi, sul bordo del Tai Hu e ai piedi di due montagne, sorgevano trentaquattro giardini in epoca Song, come registrato dallo storico Zhou Mi (1232-1308). I due più famosi giardini erano il Bei Yuán, "Giardino del Nord", e il Nan Yuán, "Giardino del Sud", entrambi appartenenti a Shen Dehe, Gran ministro all'Imperatore Gāozōng (1131-1162). Il primo era un classico giardino con laghetti affacciato sulle montagne (Shanshui); aveva un lago con un'isola dell'Immortalità (Penglai dao), sulla quale spuntavano tre grandi macigni portati dal Tai hu. Il Giardino del Sud era un giardino acquatico, con cinque grandi laghi collegati al lago Tai hu. Una terrazza permetteva una splendida vista sul lago e sulle montagne.

Dinastia Yuan

Nel 1271 Kublai Khan, condottiero mongolo, si affacciò in Cina, dove nel 1279 annientò l'ultima resistenza dei Song. Unificò la Cina e stabilì la Dinastia Yuan (1279-1368) fondando la nuova capitale a Dadu (grande capitale), sul sito dell'odierna Pechino.
Il più famoso giardino della dinastia Yuan è quello che venne realizzato da Kublai Khan per la sua residenza estiva di Xanadu. Il viaggiatore veneziano Marco Polo avrebbe visitato Xanadu intorno al 1275, e descrisse il giardino in questo modo:
«E atorno a questo palagio è uno muro ch'è grande 15 miglia, e quivi àe fiumi e fontane e prati assai. E quivi tiene lo Grande Kane di molte fatte bestie, cioè cerbi, dani e cavriuoli, per dare mangiare a' gerfalchi e a' falconi ch'egli tiene in muda: in quello lugo egli v'à bene 200 gerfalchi. Egli medesimo vuole andare bene una volta ogne settimana (a vedere). E più volte quando 'l Grande Kane vae per questo prato murato, porta uno leopardo in sulla groppa del cavallo; e quando egli vuole fare pigliare alcuna di queste bestie, lascia andare lo leopardo, e 'l leopardo la piglia e falla dare agli suoi gerfalchi ch'egli tiene in muda; e questo fae per suo diletto.»
Quando fondò la sua nuova capitale a Dadu, Kublai Khan ampliò i laghi artificiali del ‘' Běihǎi Gōngyuán'’, il Parco Beihai, già creati un secolo prima dalla Dinastia Jīn, e costruì l'isola di ‘'Qióng-huá'’, alta fino a 32 metri sul livello del lago, creando un forte contrasto tra le banchine curve del lago e dei giardino e la geometria rigorosa di ciò che più tardi divenne la Città Proibita di Pechino. Questo contrasto è ancora oggi visibile.
Nonostante l'invasione mongola, il giardino classico cinese, dei Poeti e degli Studiosi, ha continuato a fiorire in altre parti della Cina. Un ottimo esempio è lo Shizi Lin, La "Foresta dei Leoni" di Suzhou che, costruito nel 1342, prese nome dalla raccolta delle fantastiche e grottesche rocce provenienti dal Lago Tai, le quali assomigliavano a teste di leone. Più tardi gli imperatori Kangxi e Qianlong, della dinastia Qing, visitarono il giardino più volte, e lo presero come modello per il proprio giardino estivo, il Giardino della Perfezione e dello Splendore, a Bìshǔ Shānzhuāng, Località montana di Chengde.
Nel 1368, le forze di Zhu Yuanzhang presero Dadu dai Mongoli e rovesciarono gli Yuan, installando la celebre dinastia Ming che durò per ben tre secoli. Zhu Yuanzhang ordinò di bruciare tutti i palazzi degli Yuan a Dadu.

Dinastia Ming

Il più famoso giardino esistente dalla dinastia Ming (1368-1644) è il Giardino dell'Umile Amministratore a Suzhou. Costruito durante il regno dell'imperatore Zhengde (1506-1521) da Wang Xianchen, un amministratore di governo che ritiratosi dal servizio si dedicò al suo giardino. Venne molto modificato nel corso del tempo, ma la parte centrale è sopravvissuta secondo l'impianto originale: un grande stagno pieno di fiori di loto, circondato da strutture e padiglioni progettati come punti di vista sul lago e i giardini. Inoltre fa un buon uso del principio Jiejing, la "vista in prestito", inquadrando con cura e attenzione la vista sulle montagne circostanti e su una pagoda in lontananza.
Di quest'epoca è anche il Giardino del Mandarino Yu a Shanghai, commissionato dall'ufficiale Pan Yu nel XVI secolo al celebre architetto-paesaggista Zhang Nayang. Vero microcosmo in cui piante, animali e minerali convivono, è ricco di più di 30 padiglioni e presenta tutte le caratteristiche del tipico giardino cinese; è diviso da mura dove qui prendono le sembianze di un drago serpeggiante.
Un altro giardino esistente dalla dinastia Ming è il Liú Yuán, "Giardino dell'Indugiare", sempre a Suzhou, costruito durante il regno dell'imperatore Wanli (1573-1620). Si sviluppa intorno a un camminamento coperto che serpeggia per 700 metri, collegando i punti di vista più interessanti. Durante la dinastia Qing vi vennero aggiunte dodici alte rocce calcaree a simboleggiare le montagne, la più pittoresca delle quali era il cosiddetto Picco della Nube promettente, diventato un elemento centrale del giardino.
Il celebre giardiniere-paesaggista cinese Ji Cheng, autore di numerosi giardini, scrisse fra il 1631 e il 1634 lo Yuanye, un manuale di creazione del giardino classico cinese.

Dinastia Qing

La dinastia Qing (1644-1912) l'ultima della Cina ha continuato l'arte dei giardini. I più famosi di questo periodo furono quelli del Palazzo d'Estate e dell'Antico Palazzo d'Estate, sulla Collina della Longevità, vicino a Pechino. Entrambi i giardini sono diventati i simboli del lusso e della raffinatezza, e sono stati ampiamente descritti da visitatori europei.
Padre Jean-Denis Attiret, gesuita francese che divenne pittore di corte per l'imperatore Qianlong 1738-1768, descrisse la Terrazza di Giada dell'Isola dell'Immortalità nel lago del Palazzo d'Estate:
«Ciò che è un vero gioiello è una roccia o isola ... che è nel mezzo di questo lago, su cui è costruito un piccolo palazzo, che contiene un centinaio di camere e saloni ... di una bellezza e di un gusto che non sono in grado di esprimervi. La vista è ammirevole ...»
La loro costruzione e modifiche consumarono gran parte del tesoro imperiale. Infatti, come comunemente noto, l'Imperatrice vedova Cixi dirottò i fondi destinati alla modernizzazione della flotta Pei-yang per ripristinare il Palazzo d'Estate e la singolare casa da tè di marmo a forma di barca del lago Kunming. Sia il Palazzo d'Estate che l'Antico Palazzo d'Estate furono distrutti durante la rivolta dei Boxer e da una spedizione punitiva delle forze armate europee durante il XIX secolo, ma ora è in corso il loro restauro.
Oltre ai palazzi sulla Collina della Longevità gli imperatori Qing costruirono tra il 1703 e il 1792 un nuovo complesso di giardini e palazzi in montagna, a 200 chilometri a nord-est di Pechino, per sfuggire alla calura estiva della capitale. Venne chiamato Bìshǔ Shānzhuāng letteralmente: "luogo di soggiorno montano per evitare il caldo" e oggi noto come Località montana di Chengde. Occupava 560 ettari, con settantadue viste paesaggistiche separate che ricreavano paesaggi in miniatura di diverse parti della Cina Questo parco è sopravvissuto relativamente intatto.
Fra i giardini dei letterati ancora esistenti risalenti a tale periodo vi sono il Ǒu Yuán, "Giardino del ritiro della coppia" (1723–1736), e il Tuìsī Yuán, "Giardino del ritiro e della riflessione" (1885), entrambi a Suzhou.

Caratteristiche ed elementi

Un giardino cinese è stato concepito per essere scoperto poco a poco e non essere visto tutto in una volta. il progetto di un giardino classico cinese si presenta al visitatore con una serie di scorci perfettamente composti e incorniciati di paesaggi; una vista su uno stagno, o su una roccia, su un boschetto di bambù, su un albero in fiore, o uno scorcio su una montagna o una pagoda distanti. Lo scrittore e filosofo cinese del XVI secolo Ji Cheng istruì i costruttori di giardini su come "nascondere il volgare e comune e risaltare l'eccellente e lo splendore".
Alcuni dei primi visitatori visitatori occidentali dei giardini imperiali cinesi li vedevano caotici, affollati di edifici in stili diversi, senza alcun ordine apparente. Ma il sacerdote gesuita Jean Denis Attiret, che ha vissuto in Cina dal 1739 divenendo pittore di corte di Qianlong, osservò che c'era un "bel disturbo, un anti-simmetria" nel giardino cinese.
«Si ammira l'arte con cui questa irregolarità si svolge tutto è di buon gusto, e così ben organizzato, che non c'è un solo panorama da cui tutta la bellezza può essere vista,.. Bisogna vedere pezzo per pezzo.»
I giardini classici cinesi variavano notevolmente in termini di dimensioni. Il più grande giardino di Suzhou, quello dell'Umile Amministratore, misurava un po' più di dieci ettari, e un quinto del giardino è occupato dal laghetto. Ma essi, tuttavia, non devono essere di grandi dimensioni. Ji Cheng, celebre paesaggista, costruì un giardino per Wu Youyu, il tesoriere di Nanchino, che era poco meno di un ettaro in termini di dimensioni, e il tour del giardino era lungo solo quattrocento passi dall'ingresso all'ultimo punto di osservazione, ma Wu Youyu disse che conteneva tutte le meraviglie della provincia in un unico luogo. Il giardino classico è circondato da un muro, di solito dipinto di bianco, come sfondo puro per fiori e alberi. Un stagno di acqua di solito si trova in pieno centro e molte strutture, grandi e piccole, vi sono erette intorno. Le strutture, padiglioni, biblioteca o studi, sono concepiti come punti di osservazione delle caratteristiche del giardino e sono collegati da gallerie che aiutano a dividere il giardino in singole scene o paesaggi. Gli altri elementi essenziali di un giardino cinese sono le piante, gli alberi, e le rocce, tutte accuratamente composti in piccoli paesaggi perfetti. Un altro elemento è lo Jiejing o "Scenario in prestito", dove spesso scorci inaspettati di paesaggi al di fuori del giardino, come le cime, pagode, sembrano essere un prolungamento del giardino stesso.

Architetture

I giardini cinesi sono puntellati di innumerevoli architetture: sale, padiglioni, templi, gallerie, ponti, chioschi, e torri, che occupano circa i due terzi dello spazio. Ad esempio il Giardino dell'Umile Amministratore a Suzhou, dispone di quarantotto strutture, tra cui una residenza con diverse sale per riunioni di famiglia e di intrattenimento, diciotto padiglioni per la visualizzazione delle differenti caratteristiche del giardino, e un assortimento di torri, gallerie e ponti, tutti progettati per visualizzare più parti dei giardini da diversi punti di vista. Le strutture da giardino non sono progettate per dominare il paesaggio, ma per essere in armonia con esso.
Le sale (ting) sono utilizzate piuttosto per accogliere ospiti e dare ricevimenti, i padiglioni, più piccoli, (detti anche ting), sono progettati per fornire riparo dal sole o dalla pioggia, per contemplare una scena, recitare una poesia, giocare, o semplicemente riposare. I Padiglioni potrebbero trovarsi nel luogo in cui l'alba può essere meglio ammirata, dove la luce della luna splende si riflette sull'acqua, dove il fogliame autunnale domina meglio, dove il rumore della pioggia può essere meglio ascoltato (sulle foglie di banano), o dove il vento fischia attraverso le canne di bambù. A volte sorgono isolati o talvolta sono attaccati alla parete di un altro edificio, e posti nei migliori punti di vista del giardino, su uno stagno o in cima ad una collina, e prendono nome dalla scena che mostrano o dall'esperienza che offrono: Sala degli Aromi distanti, Padiglione della Luna e del Vento, Torre per scorgere la montagna, ecc. I giardini classici tradizionalmente hanno queste strutture:
  • Tang o Ting, edificio utilizzato per feste di famiglia o cerimonie, di solito con un cortile interno, non lontano dal cancello d'ingresso.
  • Dating, è il padiglione principale, per accogliere gli ospiti, dare banchetti e celebrare feste come il Capodanno, la Festa delle Lanterne. Spesso l'edificio è cinto da un portico per fornire fresco e ombra.
  • Huating, è il padiglione dei fiori, situato nei pressi della residenza, questo edificio ha un cortile posteriore pieno di fiori, piante, e un piccolo giardino roccioso.
  • Simian ting, padiglione di fronte le quattro direzioni. Questo edificio ha pareti mobili o pieghevoli, per l'apertura di una vista panoramica sul giardino.
  • Hehua ting, padiglione di loto. Costruito accanto a un laghetto di loto, per vederne i fiori e apprezzare la fragranza.
  • Yuanyang ting, padiglione delle anatre mandarine. Edificio diviso in due sezioni; una esposta a nord, usata in estate, dal cortile ombreggiato e affacciato su un laghetto che fornisce aria fresca; e la parte meridionale, utilizzata in inverno, con un cortile alberato da pini sempreverdi e susini, i cui fiori annunciato l'arrivo della primavera.
I giardini spesso dispongono di torri a due piani (lou o ge) solitamente ai margini del giardino, con una parte inferiore in pietra e un piano superiore imbiancato, per una vista dall'alto di alcune parti del giardino o per scorgere il paesaggio lontano.
Alcuni giardini hanno un pittoresco padiglione di pietra a forma di barca, che si trova nello stagno. (chiamato Xie, fang, o Shifang). Questi in genere era costituiti da tre parti; un chiosco con timpani alati sul davanti, una sala più intima al centro, e una struttura a due piani con una vista panoramica dello stagno nella parte posteriore.

Cortili
I giardini contengono solitamente piccoli cortili chiusi (yuan) che offrono la tranquillità e la solitudine per la meditazione, la pittura, bere il tè, o suonare strumenti.
Le gallerie (lang) sono stretti corridoi coperti che collegano gli edifici, proteggono dalla pioggia e dal sole, e contribuiscono a dividere il giardino in diverse sezioni. Queste gallerie sono raramente dritte; infatti possono essere a zig-zag o serpeggiano seguendo la parete del giardino, il bordo dello stagno, o il crinale della collina del giardino roccioso. Sono dotate di piccole finestre, ora rotonde ora dalle forme geometriche particolari, che regalano viste della parte di giardino che si sta attraversando.
Finestre e porte sono un elemento architettonico importante del giardino cinese. Talvolta sono rotondi (finestre della luna o cancello della luna) o ovali, esagonali o ottagonali, o nella forma di un vaso o un pezzo di frutta. A volte presentano cornici importanti in ceramica e possono inquadrare dei dettagli (ramo di un albero di pino, un susino in fiore) o affacciarsi su scorci o paesaggi.
I ponti sono un'altra caratteristica comune del giardino cinese. Come le gallerie, raramente sono dritti, ma a zig-zag o arco, rialzati sopra gli stagni, ispirandosi ai ponti della Cina rurale. Anch'essi aprono delle viste sul giardino. I ponti sono spesso costruiti in legno grezzo o in pietra e a volte sono dipinti a colori vivaci o laccati.
I giardini, spesso, accolgono anche piccole case austere per la solitudine e la meditazione, a volte sotto forma di rustiche capanne da pesca, e gli edifici isolati che servono come librerie o studi (Shufang).



Montagne artificiali e giardini di rocce

Lo Jiashan, la montagna artificiale o giardino di rocce, è un elemento integrante dei giardini classici cinesi. Il picco della montagna era un simbolo di virtù, simbolo di stabilità e resistenza secondo la filosofia confuciana e il Libro dei Mutamenti. Un picco di una montagna su un'isola è stata anche la parte centrale della leggenda dell'Isola degli Immortali, e divenne così un importante elemento per molti giardini classici.
Il primo giardino roccioso apparso nella storia quello di Tu Yuan (letteralmente "Giardino dell'appartato"), costruito durante la dinastia Han (206 a.C. - 220 d.C.). Durante la dinastia Tang, la roccia è stata elevata al rango di un oggetto d'arte, giudicato per la sua forma (xing), sostanza (zhi), colore (se), e consistenza (wen); ma anche per la sua morbidezza, trasparenza, e altri fattori. Il poeta Bai Juyi (772-846) scrisse un catalogo delle famose rocce del lago Taihu, chiamato Taihu Shiji. Queste rocce di calcare scolpite dall'erosione divennero le più apprezzate per i giardini.
Durante la dinastia Song, le montagne artificiali vennero realizzate in gran parte di terra. Ma l'imperatore Huizong (1100-1125) ha quasi rovinato l'economia dell'Impero distruggendo i ponti del Gran Canale per recuperarne le enormi rocce per il suo giardino. Durante la dinastia Ming, l'uso di pile di rocce per creare montagne artificiali e grotte raggiunse il suo culmine. Durante la dinastia Qing, i giardini di rocciosi dei Ming furono considerati troppo artificiali e le nuove montagne vennero composte sia da rocce che da terra.
Le montagna artificiali solitamente presentano un piccolo padiglione panoramico al vertice. Nei piccoli giardini classici, una singola roccia rappresenta una montagna, e una fila di rocce una catena montuosa.

Acque

Uno stagno, o un lago, è l'elemento centrale di un giardino cinese, spesso piantumato con fiori di loto e animato da pesci rossi. Gli edifici principali vi sono in genere collocati accanto, e i padiglioni offrono piacevoli scorci sulle acque.
Gli specchi d'acqua hanno un importante ruolo simbolico nel giardino. Nel Libro dei Mutamenti l'acqua rappresenta la leggerezza e la comunicazione, e portava il cibo della vita nel suo viaggio attraverso le valli e pianure. È anche il complemento alla montagna, l'altro elemento centrale del giardino, che rappresenta i sogni e l'infinità degli spazi. La morbidezza dell'acqua contrasta con la solidità delle rocce. L'acqua riflette il cielo, e, pertanto, è in continua evoluzione, anche un vento leggero può ammorbidire o cancellare i riflessi.
I laghi e padiglioni posti lungo le acque dei giardini cinesi sono stati influenzati anche da un altro classico della letteratura cinese, il Shishuo Xinyu di Liu Yiqing (403-444), che illustra le passeggiate dell'Imperatore Jian Wen Di della Dinastia Jìn lungo le rive dei fiumi Hao e Pu, nel Giardino della Splendida Foresta (Hualin yuan). Molti giardini, in particolare in quelli del Jiangnan o quelli imperiali del nord della Cina, hanno caratteristiche e nomi tratti da quest'opera.
I giardini più piccoli presentano sovente un unico stagno, con una roccia, piante e strutture in tutto il bordo. Giardini di medie dimensioni in genere posseggono un lago con uno o più flussi attraversati da ponti, o un singolo lago, lungo, diviso in due corpi d'acqua da uno stretto canale e scavalcato da un ponte. In un giardino molto grande tutto è amplificato, come ad esempio nel Giardino dell'Umile Amministratore, la cui caratteristica principale è il grande lago con le sue isole simboliche, a riecheggiare le isole dei immortali. I flussi entrano nel lago formando diversi scenari, numerose strutture forniscono differenti vedute dell'acqua, vi sono numerosi padiglioni, una barca di pietra, un ponte coperto.
I corsi d'acqua nel giardino cinese seguono sempre un andamento tortuoso, e sono nascosti, di volta in volta, da rocce o vegetazione. Un missionario gesuita francese, padre Attiret, divenuto pittore al servizio dell'imperatore Qianlong (1738-1768), descrisse così un giardino che aveva visto:
«I canali non sono come quelli del nostro Paese dove sono bordati con la pietra finemente tagliata, ma sono molto rustici e rivestiti con ciottoli o rocce, a volte protesi in avanti e a volte ritratti all'interno. Sono posti in un modo che si potrebbe pensare sia opera della natura.»
In alcuni giardini, dei cortili sono allestiti in una strana maniera. Delle zone piane e lisce, riempite con della sabbia bianca, e bordate di rocce creavano l'impressione di laghi e stagni, che alla luce della luna sembravano specchi d'acqua reali. Questo stile di giardino secco fu poi importato in Giappone e sviluppato nel giardino zen.

Piante

Fiori e alberi, insieme all'acqua, le rocce e l'architettura, sono il quarto elemento essenziale del giardino cinese. Essi rappresentano la natura nella sua forma più viva, e contrastano con le linee rette dell'architettura e la staticità. Cambiano continuamente con le stagioni, e forniscono sia suoni (il suono della pioggia sulle foglie di banano o il vento sui bambù) che aromi e colori per compiacere il visitatore.
Ogni pianta nel giardino aveva un suo significato simbolico. Il Pino, il Bambù e il Prugno cinese (Prunus mume) erano considerati i Tre Amici d'inverno (歲寒 三 友) dagli studiosi che crearono i giardini classici, preziosi per rimanere verdi o fiorire in inverno. Erano spesso dipinti da artisti come Zhao Mengjian (1199-1264). Per gli studiosi, il pino era l'emblema di longevità e tenacia, nonché costanza nell'amicizia. Il bambù, una cannuccia cava, rappresentava un uomo saggio, modesto e in cerca della conoscenza, anche noto per essere flessibile in una tempesta senza rompersi. I Susini erano venerati come simbolo della rinascita dopo l'inverno e l'arrivo della primavera. Durante la dinastia Song, l'albero preferito era il susino, apprezzato per la sua precoce fioritura dai toni bianchi e rosa e il dolce aroma.
Il Pesco nel giardino cinese simboleggia la longevità e l'immortalità. Le pesche sono associate alla mitologica storia del Frutteto di Xī Wángmǔ, la "Regina Madre d'Occidente", dove in questo luogo leggendario i peschi fiorivano solo dopo tremila anni, fruttificavano solo dopo altri tre mila anni, e maturano dopo altri tre mila anni. Chi riusciva a mangiare quelle pesche diveniva immortale. Questo leggendario frutteto è stato raffigurato in molti dipinti cinesi, e ha ispirato molte scene di giardino. Gli alberi di Pero erano il simbolo della giustizia e della saggezza, ma poteva anche simboleggiare una lunga amicizia o il romanticismo, dato che la pianta vive molto a lungo.
L'Albicocco simboleggiava la via del Mandarino. Durante la dinastia Tang, infatti, coloro che superavano gli Esami imperiali, venivano premiati con un banchetto nello Xingyuan, o "Giardino degli albicocchi".
Il frutto del Melograno veniva offerto alle giovani coppie come simbolo di fertilità. Il Salice rappresentava l'amicizia e i piaceri della vita, infatti dei ramoscelli venivano offerti agli ospiti in simbolo di amicizia.
Nell'antica Cina era molto apprezzato il Glicine, che con la sua attitudine a saldarsi strettamente al suo supporto era considerata un simbolo di amicizia che niente e nessuno poteva spezzare.
Tra i fiori del giardino cinese, i più apprezzati sono l'Orchidea, la Peonia, e il Fior di loto. L'orchidea è stato il simbolo di nobiltà. Durante la dinastia Tang, la peonia, con una delicata fragranza e simbolo di opulenza, era il fiore più celebre nel giardino. Il poeta Zhou Dunyi scrisse un famoso elogio al loto, paragonandolo a un junzi, un uomo che possedeva l'integrità e l'equilibrio. Il loto veniva ammirato per la sua purezza, e gli sforzi che fa per giungere fuori dall'acqua e fiorire in aria, era un simbolo della ricerca della conoscenza. Il Crisantemo è stato elogiato dal poeta Tao Yuanming, i cui fiori circondavano la sua capanna di eremita, era simbolo di longevità, forza e determinazione, in quanto spuntando in autunno, sfida i primi freddi.
I paesaggisti cinesi facevano molta attenzione a mantenere l'aspetto naturale del paesaggio. La potatura dei fusti e delle radici cercavano di preservare la forma naturale e contenere le piante. Alberi nani dall'aspetto nodoso e antico erano particolarmente apprezzati nei paesaggi in miniatura dei giardini cinesi, furono gli antenati dei Bonsai.

Filosofia

L'espressione della filosofia Taoista della natura, così come l'associazione alle arti della poesia e calligrafia, costituisce una costante nei giardini cinesi. Il Tao, letteralmente la "Via", si riferisce più a un processo che non a un cammino da seguire, esalta il contatto con l'universo, dove tutti gli elementi sono costituiti dal medesimo materiale, il Qi. Il Tao rappresenta la somma di tutte le cose passate, presenti e future.
Le rocce erose dal tempo, ad esempio, sono considerate una manifestazione del Tao in quanto rappresenta il corso del tempo e il nostro futuro scomposto. Le rocce e l'acqua sono elementi opposti, come lo yin e yang, ma complementari e si completato l'un l'altro. Le rocce sono solide, ma l'acqua le sgretola. Le rocce erose dalle profondità del Lago Tai, usate spesso nel giardino classico, illustrato questo principio.
I sentieri tortuosi e i ponti e gallerie a zig-zag si ispirano al proverbio cinese, "Per deviazioni, l'accesso ai segreti".
I giardini cinesi hanno profonde radici filosofiche e legate al Feng shui, gli elementi naturali sono scelti con una cura minuziosa in relazione al loro significato storico-mitologico, letterario o simbolico. La pittura del paesaggio e l'arte dei giardini si sviluppava in perfetta simbiosi nell'antica Cina. L'aspetto finale del giardino cinese é profondamente studiato, niente è per caso, è il risultato della combinazione dei punti di vista del pittore e del paesaggista. Lo si potrebbe paragonare alla pittura su rotoli che, inventata da Wang Meng nel periodo Tang, mostra l'opera svelarsi progressivamente, come un giardino si ammira muovendocisi.

Influenze

In Giappone

Il giardino classico cinese ha avuto una notevole influenza sul giardino giapponese. Dapprima venne preso come modello in Corea prima del 600, e nel 607, il giapponese Principe Shōtoku, inviato per una missione diplomatica alla corte cinese, vi iniziò un vero e proprio scambio culturale che durò per secoli. Centinaia di studiosi giapponesi vennero inviati a studiare la lingua cinese, il sistema politico, e la cultura. L'ambasciatore giapponese in Cina, Ono no Imoko, descrisse i grandi giardini paesaggistici dell'imperatore cinese alla corte giapponese che ebbero subito una profonda influenza sullo sviluppo della progettazione del paesaggio giapponese.
Durante il periodo Nara (710-794), quando la capitale giapponese si trovava dapprima a Nara, poi spostata a Heian-kyō, il tribunale giapponese creò ampi giardini paesaggistici con laghetti e padiglioni sul modello cinese per aristocratici, e giardini più intime per la contemplazione e la meditazione religiosa.
Il monaco giapponese Eisai (1141-1215) importò la Scuola Rinzai-shū del Buddhismo Zen dalla Cina al Giappone, sviluppando il Giardino roccioso cinese nel famoso giardino zen, esemplificato dal giardino di Ryoan-ji. Importò anche il tè verde dalla Cina, originariamente per mantenere i monaci svegli durante una lunga meditazione, e ponendo così la base per la Cerimonia del tè giapponese.
Il paesaggista giapponese Musō Soseki (1275-1351) creò il celebre Giardino Saihō-ji a Kyoto, che comprendeva una ricreazione delle Isole di Otto Immortali, Horai in giapponese, caratteristica importante di molti giardini cinesi. Fu solo durante il periodo Kamakura (1185-1333), e in particolare durante il periodo Muromachi (1336-1573), che il giardino giapponese seguì i propri principi estetici, divenendo più austero rispetto al giardino cinese.

In Europa

Il primo europeo a descrivere un giardino cinese fu il celebre mercante e viaggiatore veneziano Marco Polo, che visitò la residenza estiva di Kublai Khan a Xanadu. Questo giardino, tuttavia, ebbe un effetto solo molto più tardi sulla cultura europea; nel 1797, ispirò la poesia romantica, Kubla Khan, al poeta inglese Samuel Taylor Coleridge.
Marco Polo descrisse anche i giardini antenati dell'odierno Parco Beihai, quelli del palazzo imperiale di Khabaliq, il nome d'epoca, mongolo, della città di Pechino. Ne descrisse i bastioni, le balaustre e i padiglioni che circondano un lago profondo pieno di pesci, con cigni e altri uccelli acquatici. L'elemento centrale è una collina artificiale con cento gradini per raggiungere la sommità e un migliaio di perimetro, coperta da alberi sempreverdi e decorata con pietre di azzurrite verdi.
Il primo prete gesuita, Francesco Saverio, arrivò in Cina nel 1552, e padre Matteo Ricci ricevette il permesso di stabilirsi a Pechino nel 1601. I gesuiti iniziarono a inviare una copiosa documentazione in Europa sulla cultura cinese e giardini. Louis Le Comte, un matematico al servizio del Re di Francia, venne inviato in missione scientifica in Cina nel 1685. Descrisse come i giardini cinesi avevano grotte, colline artificiali e rocce accatastate a imitare la natura, al contrario dei giardini geometrici francesi.
Nel XVIII secolo inizia un grande interesse verso la Cina, vasi cinesi, lacche e altri oggetti decorativi cominciarono ad arrivare in Europa, cominciando la moda delle Cineserie. Il pittori Watteau, e François Boucher e Giandomenico Tiepolo dipinsero scene cinesi a loro immaginazione; Caterina la Grande, Maria Teresa d'Austria e Federico II di Prussia fecero decorare stanze nei loro palazzi in stile cinese, o fecero costruire dei padiglioni a tema. C'è stato un grande interesse per tutto Chinsese, compresi i giardini.
Nel 1738, il missionario gesuita francese Jean-Denis Attiret, andò in Cina, dove divenne pittore di corte dell'imperatore Qianlong. Egli descrisse, con dovizia di particolari, i giardini imperiali vicini a Pechino:
«Si esce da una valle non attraverso un viale largo e rettilineo come in Europa, ma tramite dei sentieri tortuosi o a zig-zag. Ogni parte è decorata con piccoli padiglioni e grotte, e quando si esce da una valle ci si trova subito in un'altra, diversa da quella di prima in forma, paesaggio e stile degli edifici. Tutte le montagne e le colline sono coperte da alberi in fiore, che sono molto comuni qui. Si tratta di un vero e proprio paradiso terrestre. I canali non sono come quelli del nostro Paese dove sono bordati con la pietra finemente tagliata, ma sono molto rustici e rivestiti con ciottoli o rocce, a volte protesi in avanti e a volte ritratti all'interno. Sono posti in un modo che si potrebbe pensare sia opera della natura. A volte un canale è largo, a volte stretto. Qui si torcono, là s'incurvano, come se fossero davvero creati da colline e rocce. I bordi sono coltivati a fiori come nei giardini rocciosi, che sembrano esser frutto della natura. Ogni stagione ha i suoi fiori. A parte i canali, ovunque ci sono percorsi pavimentati con piccole pietre, che portano da una valle all'altra. Questi percorsi a volte si torcono e s'incurvano, a volte arrivano vicino ai canali, a volte si allontanano. Tutto è veramente grande e bello, sia per quanto riguarda la progettazione che l'esecuzione: e (il giardino) mi ha colpito di più, perché non avevo mai visto una cosa che potesse in alcun modo assomigliarsi a loro, in nessuna parte del mondo dove sono stato prima»
D'altra parte l'imperatore Qianlong (1711-1799) è stato ugualmente interessato a ciò che stava accadendo in Europa. Commissionò al gesuita Giuseppe Castiglione, addestrato in ingegneria, di costruire fontane per il suo giardino simile a quelle dei giardini di Versailles, di cui aveva sentito parlare.
L'architettura cinese e la sua estetica influenzò notevolmente il giardino all'inglese. Nel 1685, il diplomatico e scrittore inglese Sir William Temple scrisse un saggio Al giardino di Epicuro (pubblicato nel 1692), che contrastava le teorie europee dei giardini simmetrici (alla francese), con composizioni asimmetriche provenienti dalla Cina.
Il giardino paesaggistico inglese si consolidò in Inghilterra nella prima parte del XVIII secolo, influenzato anche dai viaggio in Italia dall'alta classe britannica e dal loro desiderio di avere un nuovo stile di giardino che si abbinasse bene con lo Stile palladiano, allora scelto per le loro case di campagna; o che riecheggiasse i paesaggi romantici di Claude Lorrain e di altri pittori. Ma la novità e l'esotismo dell'arte e architettura cinesi in Europa portò nel 1738 alla costruzione della prima casa cinese in un giardino all'inglese, la Stowe House, nel Buckinghamshire, a fianco di templi romani, rovine gotiche e altri stili architettonici.

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