Se per arte marziale intendiamo un'arte
marziale da contatto e per praticante intendiamo una persona con
l'esperienza di diversi anni di combattimenti, vedo veramente poche
possibilità di successo per la persona comune, a meno che non
parliamo di una differenza di peso e altezza esagerata.
Racconto un fatto che mi è capitato quando frequentavo una palestra di thai boxe.
Facendo sparring coi miei compagni di corso, in linea di massima me la cavavo piuttosto bene anche con quelli più esperti, perché ero spesso decisamente più alto e pesante di loro.
Un giorno si è presentato in palestra un signore a cui avrei dato una cinquantina d'anni, una decina di centimetri più basso di me e un po' in sovrappeso.
Era un amico del mio insegnante, in passato era stato un pugile discreto, ed era venuto a dare una mano.
Visto che quel giorno non c'erano compagni di allenamento di taglia simile alla mia, ha pensato di fare un po' di sparring con me.
Lì mi sono realmente reso conto di che cos'è la soglia del dolore di un pugile esperto, anche se "in pensione".
A un certo punto si è fatto avanti a testa bassa e ha iniziato a colpirmi al corpo.
Mi sono detto: ok, qualche gancio alla testa dovrebbe convincerlo ad allontanarsi.
Macché! Pareva fatto di ghisa, ha continuato a martellarmi ignorando completamente dei pugni per cui qualunque altro ragazzo in palestra non dico sarebbe andato al tappeto, ma avrebbe quantomeno accusato il colpo.
Dopo pochi minuti di questo trattamento mi sono arreso, ben consapevole che se avesse fatto sul serio sarebbe finita molto male per me.
Spesso ci si concentra sul fatto che chi pratica arti marziali conosca delle tecniche speciali, quando una delle capacità principali di chi combatte spesso è la capacità di incassare un colpo importante senza battere ciglio e restituirlo con gli interessi.
Racconto un fatto che mi è capitato quando frequentavo una palestra di thai boxe.
Facendo sparring coi miei compagni di corso, in linea di massima me la cavavo piuttosto bene anche con quelli più esperti, perché ero spesso decisamente più alto e pesante di loro.
Un giorno si è presentato in palestra un signore a cui avrei dato una cinquantina d'anni, una decina di centimetri più basso di me e un po' in sovrappeso.
Era un amico del mio insegnante, in passato era stato un pugile discreto, ed era venuto a dare una mano.
Visto che quel giorno non c'erano compagni di allenamento di taglia simile alla mia, ha pensato di fare un po' di sparring con me.
Lì mi sono realmente reso conto di che cos'è la soglia del dolore di un pugile esperto, anche se "in pensione".
A un certo punto si è fatto avanti a testa bassa e ha iniziato a colpirmi al corpo.
Mi sono detto: ok, qualche gancio alla testa dovrebbe convincerlo ad allontanarsi.
Macché! Pareva fatto di ghisa, ha continuato a martellarmi ignorando completamente dei pugni per cui qualunque altro ragazzo in palestra non dico sarebbe andato al tappeto, ma avrebbe quantomeno accusato il colpo.
Dopo pochi minuti di questo trattamento mi sono arreso, ben consapevole che se avesse fatto sul serio sarebbe finita molto male per me.
Spesso ci si concentra sul fatto che chi pratica arti marziali conosca delle tecniche speciali, quando una delle capacità principali di chi combatte spesso è la capacità di incassare un colpo importante senza battere ciglio e restituirlo con gli interessi.
In conclusione si, essenzialmente
perché la maggior parte delle arti marziali presuppongono azione e
reazione a condizioni controllate e coerenti. Si combatte in un ring
o in un dojo, non nel vagone di un treno, in un ristorante, in acqua…
ci si confronta uno contro uno, senza distrazioni, ad armi pari ed
accedendo allo stesso portfolio di attacchi e difese consentite e
previste. Oppure…
Pensa ad esempio ad un praticante
professionista, magari campione, di un'arte marziale occidentale come
scherma o lotta greco-romana. Il contesto é essenziale per l'impiego
della loro arte.
Tieni anche presente che quasi nessuna
arte marziale insegna le tecniche di difesa più efficaci in quasi
tutte le situazioni di combattimento: diplomazia e fuga.
Il segreto per vincere qualsiasi
confronto é sedurre l'avversario fuori dalla sua area di supremazia
e spingerlo nella tua area di controllo. Battere un campione di Kung
Fu a mani nude é molto difficile, improbabile se non sei tu stesso
un esperto di arti marziali, a meno che… a meno che tu non abbia
davvero compreso bene qual é il terreno del confronto, il suo scopo
e la misura del successo. Se lo scopo fosse la sopravvivenza,
batterlo significherebbe non combatterlo fisicamente o, se questo
fosse precluso, approfittare della prima occasione propizia per darsi
alla fuga e svanire il più rapidamente possibile. Questa non é
codardia, ma saggezza. Affrontarlo nel suo campo di supremazia non é
coraggio ma stupidità: se hai appena imparato come muovere i pezzi
su una scacchiera, non hai alcuna possibilità contro un maestro di
scacchi. Un neopatentato finirà malamente in pista contro un pilota
esperto.
Ma come un principiante di Ju Jitsu può
avere agevolmente la meglio in un confronto fisico sul migliore
scacchista che non abbia una preparazione marziale, allo stesso modo
non c'è ragione per cui tu non debba battere il più grande maestro
di arti marziali al mondo nel tuo regno, con le tue regole e nel tuo
gioco. Se non puoi vincere la montagna con il pugilato, lo farai con
la corsa.
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