giovedì 3 dicembre 2020

Esistono dei combattenti realmente esistiti considerati leggendari per le loro doti quasi sovrumane?

Quasi tutte le mitologie parlano di guerrieri molto forti il cui intervento in battaglia a volte si era rivelato decisivo. Ma vincere le battaglie non significa viincere le guerre. Il guerriero migliore nell'antichità non sempre era il più forte. Dal mito Acheo della guerra di Troia sappiamo che le armi del prode Achille, dopo la sua uccisione a tradimento da parte di Paride tramite un colpo di freccia nel tallone sappiamo che le sue armi non furono assegnate al valorosissimo e forte Aiace Telamonio ma bensì al meno forte ma intelligentissimo Ulisse capace come nessun altro guerriero di elaborare strategie vincenti elaborate dalla sua leggendaria astuzia. Il Cavallo di troia ne è un esempio eloquente.

Dall'alba della civiltà sono esistiti uomini che di umano avevano ben poco. Oggi abbiamo a testimonianza molti scritti storici (nella maggior parte dei casi militari) che raccontano le vere gesta di alcuni condottieri. La maggior parte di questi fenomeni della battaglia viene dal Giappone, la dottrina samurai consisteva nel vedere la resa come peggiore della morte, ne consegue che i samurai si gettassero in battaglia anche uno contro dieci consapevoli di non avere speranza e felici di ricevere "una morte onorevole". Tra questi un Ronin Miyamoto Musashi (un samurai senza padrone), affrontò e sconfisse i campioni della scuola di yoshioka e questo generò una vendetta dei suoi alunni che si riunirono in un folto gruppo per vendicare l'onta subita ma trovarono la morte per mano di Musashi che da solo li uccise tutti quanti. Abbiamo poi la guerriera Tomoe che vinse una battaglia con 600 uomini contro 3000 e se ci spostiamo in Occidente troviamo altri esempi come il gladiatore mirone da Crotone campione indiscusso dei Giochi dei gladiatori; il poco noto ma altrettanto temibile Götz von Berlichingen soldato di Ventura che perse la mano ma nonostante ciò continua a combattere in molte altre battaglie imbracciando niente meno che uno spadone. Questi sono solo alcuni esempi di uomini che in epoca di conflitti si sono comportati più come armi che come persone, ce ne sono molti altri quasi tutti precedenti al 9° secolo in cui appunto la modernità delle guerre ha fatto sì che non si potesse avere la testimonianza dei singoli soldati in quanto le battaglie si combattevano a colpi d'artiglieria e mitragliatrici e i singoli uomini venivano spazzati via in massa quindi fatta eccezione per rarissimi casi come il barone rosso è stato pressocchè impossibile sapere se un soldato abbia combattuto meglio degli altri.

Per "doti quasi sovrumane" non so se questa figura va bene, però mi ha sempre impressionato la figura di Nai Khanon Thom.

Nel 1774, costui fu imprigionato insieme ad altri suoi compagni, dai Birmani, nel corso di una guerra, nella battaglia di Ayutthaya. I Birmani hanno ed avevano un sistema di combattimento chiamato Parma, molto valido e pericoloso, che si disputa senza protezioni. I Thailandesi avevano un sistema di combattimento chiamato Pahuyuth, una parte di questo sistema è quella che oggi è nota come Muay Thai, "l'arte delle otto armi", per l'uso delle ginocchia e dei gomiti, oltre che dei calci e dei pugni, (in realtà la Muay Thai è la versione sportiva del combattimento, la versione militare si chiama Muay Lert Rit, e sono tutte parte del Muay Boran, che a sua volta è parte della Pahuyuth). Entrambe le arti sono abbastanza simili tra loro, data la vicinanza tra i due stati.

Il re Mangra volle provare quale delle due arti fosse la migliore, in una serie di incontri classici contro i suoi migliori combattenti; incontri che vennero disputati in un "ring" sulla terra, costituito dai militari birmani in cerchio, che delimitavano un'area, nel quale i combattenti si sfidavano all'ultimo sangue. Per il combattimento fu scelto proprio Nai Khanon Thom.



I Birmani che combattevano, vestivano i "sarong", delle specie di gonne/parei molto lunghi, mentre il Thai indossava un semplice perizoma. Quest'ultimo quindi era più agile negli spostamenti e nel "footwork". A dispetto delle similitudini tra le due arti di combattimento, fatte per la potenza e per pochi colpi messi con tempismo, ci furono delle strategie di combattimento diverse tra le due parti contendenti. I Birmani, limitati dal sarong, aspettavano il palesarsi di un errore nella guardia del Thai, per infilare soprattutto colpi di pugno, mentre Nai Khanon Thom colpiva con tutto quello che aveva, muovendosi decisamente di più.

Ebbene, il Thai sconfisse tutti i dieci (DIECI !) campioni Birmani. Anche il re Mangra si complimentò con lui, tanto che disse "Ogni parte del corpo dei Thai è piena di veleno; anche a mani nude possono sconfiggere dieci potenti avversari !"

Il Thai tornò libero e da eroe, a casa sua. Questa vittoria fu importante per i Thailandesi, risollevando loro il morale e l'orgoglio.

Ogni 17 Marzo i Thailandesi onorano questo campione, tanto che questo giorno è il giorno nazionale di tutti i pugili, dedicato al loro indomabile eroe, che rappresenta al meglio gli attributi che dovrebbe avere ogni praticante di Muay Thai: volontà ferrea, un cuore che non trema mai, tecnica e spirito affinati al massimo.


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