Il Drago (龍,龙,
Lóng) ricopre un ruolo egemone nella mitologia cinese in particolare
e nei miti dell'Asia Orientale in generale. Per questo motivo, non
stupisce che, spesso, il Drago Cinese sia preso a modello
archetipico per il Drago asiatico.
Nella sua raffigurazione
standardizzata, il dragone cinese è un animale colossale (talune
incarnazioni pantagrueliche lo vorrebbero lungo fino a cento
chilometri), avente corpo di serpente, quattro zampe di pollo, testa
di coccodrillo, baffi simili a quelli di un pesce gatto, criniera e
corna di cervo. La creatura raffigura dunque un miscuglio di tutte le
specie animali.
È stato per lungo tempo un simbolo di buon
auspicio nel folclore cinese, in contrasto con il Drago Occidentale
che ha invece sempre avuto, anche prima della diffusione del
Cristianesimo, dei connotati negativi. Questo perché il Drago Cinese
è l'incarnazione del concetto di Yang, il Bene/Spirito-Fecondo,
associato all'acqua. Il drago è quindi la creatura portatrice di
pioggia, nutrimento per le messi e gli armenti, e non il mostro
distruttore sputa veleno/fuoco della tradizione occidentale. I cinesi
pregavano il drago nei momenti di siccità e lo consideravano il
padre della loro civiltà. Il drago era inoltre simbolo dell'Ime e si
riteneva che, al momento della morte, l'Imperatore stesso rivelasse
la sua vera natura di drago liberando il proprio spirito di drago ora
svincolato dalle catene terrene e libero di ascendere al cielo e/o
vigilare sulla città. I dragoni cinesi si riproducono fecondando una
perla (nelle loro raffigurazioni, la tengono spesso nelle fauci), che
in seguito si schiudeva dando alla luce un nuovo drago. Questa perla
o gemma era l'essenza dello spirito del drago.
La controparte femminile del Drago
Cinese è la Fenghuang, ossia la
fenice cinese.
Simbologia
La figura del dragone ha legato le sue
fortune a quelle dell'Impero cinese sin dal XII secolo a.C.. Già al
tempo della Dinastia Zhou, infatti, il dragone unghiuto venne
associato alle caste dominanti siniche: cinque dragoni
simboleggiavano il Figlio del Cielo, quattro i suoi nobili
(gli zhuhou) e tre dei suoi burocrati/ministri (i daifu).
Con la Dinastia Qing i cinque dragoni vennero confermati
quali simbolo dell'Imperatore mentre il dragone singolo passava a
simboleggiare il popolo dell'Impero in sé e non più talune sue
caste divenendo simbolo nazionale raffigurato sulle bandiere.
Ancora oggi, i cinesi indicano sé
stessi come "Discendenti del Drago" ( 龙的传人 cinese
semplificato; 龍的傳人 cinese
tradizionale), seppur la creatura mitologica sia oggi abbastanza in
disuso quale simbolo ufficiale della Cina moderna. I motivi di questa
controversa situazione sono molteplici. In via non ufficiale, il
dragone è a pieno titolo considerato il simbolo della Repubblica
popolare cinese tanto quanto della Repubblica di Cina, per
non parlare poi di Hong Kong che ha nel dragone una parte
fondamentale del suo brand. Importante anche ricordare che, a
partire dagli anni settanta, le popolazioni dell'Asia Orientale hanno
codificato la scelta di un "animale nazionale" ed i cinesi,
proprio in quel periodo, hanno ribadito la loro scelta del dragone
(là dove i tibetani scelsero la scimmia ed i mongoli il
lupo). Precise scelte di strategia comunicativa hanno però spinto la
classe politica cinese ad accantonare il drago nella grafica
pubblicitaria del loro Stato per evitare di veicolare messaggi
erronei o allarmanti agli Occidentali, per i quali la figura del
dragone ha valenze prettamente bellico/negativi e non
benevolo/propiziatorie. La scelta incontrò però la netta
disapprovazione della popolazione.
Nella cultura popolare cinese attuale,
il dragone è uno stilema decorativo molto ricorrente. Notevoli sono
state le sue fortune nel campo sub-culturale dei tatuaggi, fenomeno
osservabile anche per la controparte nipponica del long, il ryū.
Drago Cinese e Drago Orientale: varianti "geografiche"
Il Drago Cinese, complice il ruolo
egemone svolto per secoli dalla cultura cinese nei
confronti delle altre culture dell'Asia Orientale, funse in buona
sostanza da modello per lo sviluppo di figure simili nella mitologia
e nel folklore di quelle culture che coabitarono e/o si
scontrarono/incontrarono con il blocco culturale sinico. Un po' più
problematico è invece stabilire la correlazione tra il dragone
sinico ed i Nāga del Subcontinente indiano. Le
creature serpentiformi semi-divine dell'Induismo, più una vera e
propria razza pre-umana di abitatori della Terra che delle
"creature" senzienti, spartirebbero infatti con
il long solo una leggera similitudine estetica
(caratteristica tipica dei nāga è l'assenza delle zampe e
la pluri-cefalia, attributi questi carenti al dragone cinese) ed il
comune habitat marino-lacustre.
Drago giapponese
Il Drago del Sol Levante è,
tra i vari draghi asiatici, il più simile al modello cinese. Unica
apprezzabile differenza tra il Nihon no ryū (日本の竜)
ed il long e la zampa d'uccello dotata di soli tre rostri
nella creatura nipponica.
Miti e Leggende
Evidenze archeologico-scientifiche a supporto del mito
Allo stato attuale, i reperti
archeologici più antichi attestanti l'esistenza della figura
mitica del drago nella cultura cinese datano al Neolitico.
Nello specifico, si tratta di una statua attribuita alla Cultura
di Yangshao (5000-3000 a.C.) dello Henan e dei
distintivi di grado a spirale in giada, decorati in foggia
serpentiforme, attribuiti alla Cultura di Hongshan (4700-2900
a.C.), gli zhūlóng.
Proprio queste suppellettili a spirale richiamanti la forma del
serpente ma con testa chiaramente non ofidea funsero,
presumibilmente, da tramite per: (a) lo sviluppo dei successi amuleti
di giada draghiformi della Dinastia Shang (ca. 1600-1046
a.C), codificando così la forma del dragone dal lungo corpo di
serpente che appare nei primi testi cinesi; e (b) lo sviluppo
dell'ideogramma indicante appunto il dragone.
In Cina come in Occidente, il
rinvenimento di fossili di dinosauro e/o
di paleofauna alimentò, nel corso dei secoli, il mito del
drago. Lo scrittore Chang Qu (IV secolo a.C.), per esempio,
menziona il rinvenimento di "ossa di drago" nel Sichuan.
Questi reperti non vennero però
semplicemente conservati come reliquie dai cinesi, un aspetto questo
della "cultura archeologica" occidentale, ma divennero
oggetto di vere e proprie raccolte sistematiche per un loro
riutilizzo nella formulazione di ricette della medicina
tradizionale cinese. Una pratica ancora oggi diffusa, nonostante le
invettive della comunità scientifica.Interessante
inoltre osservare che, oggi, la parola utilizzata dalla Lingua
cinese per indicare i dinosauri, kónglóng (恐龍),
significa, letteralmente, "drago terribile" e non
"lucertola terribile" come invece vale per gli Europei. Più
specificatamente, specie autoctone di dinosauri rinvenuti in Cina
vedono spesso il suffisso "-long" divenire parte
integrante del loro nome. Eclatante è il caso dei Draghi-Dormienti,
i mèilóng (寐
龙 ), rettili preistorici fossilizzatisi in gruppi,
probabilmente colti nel sonno da veleno aereo, tutti accovacciati e
ripiegati su sé stessi a disegnare grandi anelli/spirali.
Analizzare le origini del mito del
drago in Cina è cosa abbastanza complessa.
Il rinvenimento
dei mèilóng diede
abito a supposizioni circa un loro presunto rinvenimento da parte di
abitanti dell'Antica Cina che ne avrebbero fatto lo spunto per lo
sviluppo dei loro bracciali di giada. D'altro canto, in Cina come
altrove, si tende a supporre che la figura del drago sia stata
assemblata mescolando caratteristiche fisiche di vari esponenti della
paleofauna locale. Il naturalista He Xin ha perorato la causa di una
derivazione del lóng dal Crocodylus
porosus, il rettile vivente di maggiori dimensioni, o, meglio ancora,
da qualche suo progenitore di maggiori dimensioni (varie sono le
specie di Crocodylomorpha di dimensioni ben maggiori
rispetto alle specie attuali datate al solo Cretaceo: es.
il Deinosuchus dell'America Settentrionale o
il Sarcosuchus africano). L'accostamento drago-coccodrillo
sarebbe principalmente dovuto allo stretto legame del lóng con
l'acqua, suo habitat privilegiato nonché elemento da lui
controllato. Il dragone portatore di pioggia sarebbe così una
trasposizione delle capacità "meteorologiche" di
coccodrilli/alligatori, capaci di percepire l'arrivo delle
perturbazioni perché sensibili ai cambi di pressione dell'aria.
Il binomio dragone-coccodrillo sarebbe poi confermato da
quelle fonti storiche riportanti memorie di scontri tra
eroi-salvatori e draghi infestanti corsi d'acqua: tale, per esempio,
il caso del guerriero Zhou Chu, al tempo della Dinastia
Jìn (265-420), riportato nel Shishuo Xinyu.
Un altro
approccio al problema delle origini del lóng predilige
un'interpretazione più antropologica, tendente a leggere nella
figura del dragone un esempio tangibile del sincretismo
caratterizzante l'origine dell'Impero cinese, formatosi da un
amalgama di popoli e tradizioni culturali. Il lóng sarebbe
dunque un miscuglio di vari animali totemici, frutto dell'unione
tra diverse tribù, cominciata con mostri leggendari come Nüwa (女媧)
e Fuxi (伏羲), molto
simili ai Nāga dell'India. Meglio ancora, una chiave di
lettura vorrebbe il dragone frutto di
una contaminatio araldica sull'originario modello del
serpente che funse da stemma di Huang Di (黃帝),
l'Imperatore Giallo, da lui arricchito con attributi araldici
sottratti agli stemmi dei nemici sconfitti: le corna del cervo, le
zampe dell'aquila, ecc.
La creatura
mitologica
Lo storico Wang Fu, vissuto al
tempo della Dinastia Han, testimoniò ai posteri l'esistenza di
nome differenti caratteristiche che, nel loro insieme, danno al
dragone cinese la sua identità:
« La gente dipinge il drago con la testa di un cavallo e
la coda di un serpente. Si evincono inoltre tre sezioni e nove
rassomiglianze [del drago], sarebbe a dire: dalla testa alle
spalle, dalle spalle al petto, dal petto alla coda. Queste sono le
sezioni. Per quanto riguarda le rassomiglianze, esse sono: le
corna somigliano a quelle di un cervo, la testa a quella di un
cammello, la criniera di un leone, gli occhi di un demone, il
collo di un serpente, la pancia di una vongola [shen,
蜃], le scaglie di una
carpa, gli artigli di un'aquila, le palme di una tigre e le
orecchie di una vacca. Sopra alla testa [il drago] ha
un'escrescenza simile ad un bernoccolo chiamata chimu [尺木].
Senza il chimu, un drago non può ascendere al cielo.» |
(Wang Fu)
|
Altre fonti forniscono differenti
rassomiglianze tra le parti anatomiche della creatura e quelle di
altri animali. Il sinologo Henri Doré ha codificato l'autentico
dragone cinese come dotato di: corna di cervo, testa di coccodrillo,
criniera di un leone, occhi di demone, collo di serpente, pancia di
tartaruga, artigli di falco, palme di tigre, orecchie di vacca.
Peculiarità della creatura è poi quella di utilizzare, quale organo
sensoriale uditivo, le corna e non le orecchie che sono prive di tale
capacità.
Ultima peculiarità anatomica del dragone era la
presenza di una perla sotto al suo mento.
Il drago cinese era dunque un amalgama
di parti anatomiche provenienti da altri animali tanto quanto
la chimera e la manticora della mitologia
greca ma mancava della loro natura poliedrica. Il lóng aveva
infatti un aspetto omogeneo e conciso, là dove, invece, la chimera
greca ostentava l'evidenza della sua eterogeneità.
Un'altra chiave di lettura
dell'eterogenea natura estetica del drago cinese si rifà
allo zodiaco e presenta la creatura come una mescolanza di
attributi tipici alle altre undici bestie zodiacali cinesi.
Il lóng sarebbe dunque dotato dei baffi del topo, del
cranio e delle corna del bue, degli artigli e delle zanne della
tigre, della pancia del coniglio, del corpo di un serpente, delle
zampe di un cavallo, della barba di una capra, dell'arguzia della
scimmia, della cresta del gallo, delle orecchie del cane e del muso
di un maiale.
Scarse ma comunque presenti le
raffigurazioni del lóng con ali di pipistrello, attributo
tipico del demone nell'arte del Celeste Impero. Importante a
questo punto ricordare che la mitologia cinese (i miti d'Oriente in
generale) svincola le capacità aeronautiche del dragone dalla
presenza di ali, là dove, invece, la mitologia occidentale segna una
netta differenza tra i draghi vermiformi (v. Serpente-Ariete celtico)
ed i draghi dotati di ali
e quindi volanti.
Creatura sostanzialmente benevola, il
dragone aveva 117 scaglie, delle quali 81 yang (positive) e
36 yin (negative). La perla stessa, attributo tipico del
dragone, era simbolo di prosperità, ricchezza e buona sorte. La
creatura acquisiva valenza negativa là dove la sua furia andava a
simboleggiare l'aspetto distruttivo e non più unicamente benefico
dell'elemento acqua: alluvioni, maremoti e tempeste.
Questa accezione distruttivo-malvagia, in disaccordo rispetto
all'originale natura positiva, della creatura "drago" si
dovette all'intromissione del buddhismo nella cultura della
Cina.
Oltre alla capacità di volare, la
natura sovrannaturale del dragone si manifesta in una variegata serie
di altri poteri mistici. Il lóng è creatura muta-forma:
può trasformarsi in un baco da seta tanto quanto
ingigantirsi sino a divenire grande quanto l'universo stesso. La sua
affinità con l'elemento acquatico gli permette di immergersi tra i
flutti tanto quanto di acquattarsi tra le nuvole. Meglio ancora, il
dragone sarebbe capace di trasformarsi in acqua, originare fenomeni
meteorologici come la pioggia, mimetizzarsi con l'ambiente
circostante sino a divenire invisibile.
Nel folklore cinese, si ritiene che
l'effigie del dragone debba sempre essere rivolta verso l'alto.
Sarebbe infatti di cattivo auspicio rivolgere la creatura verso il
basso, verso la terra, quasi si volesse precluderle la possibilità
di spiccare il volo per librarsi verso i cieli. È poi credenza
diffusa che il ricorso al lóng quale proprio stemma sia da
intendersi come arma a doppio taglio: simbolo di potenza, la creatura
può essere usata come simbolo solo da chi è sufficientemente
potente da domarne il sovrannaturale potere (non a caso, il dragone è
simbolo dell'Imperatore cinese). Un debole verrebbe infatti consumato
dalla forza stessa del drago di cui vuole servirsi come stemma.
Simili considerazioni valgono, al giorno d'oggi, per i cinesi,
soprattutto membri di organizzazioni criminali, che decidono di
marcare il proprio corpo con il dragone tramite tatuaggio.
Dragoni, acque e fenomeni atmosferici
Come anticipato, il lóng aveva
un fortissimo legame con l'elemento acquatico, sia nelle sue
manifestazioni tangibili (laghi, fiumi, cascate) sia nelle
manifestazioni atmosferiche (tornado, trombe d'aria originatesi sopra
specchi d'acqua, ecc.). In questa sua incarnazione dello spirito
elementale, il dragone è però raffigurato quale creatura
antropomorfa più che bestiale. Il lóng diventa dunque un
umanoide con paludamenti regali, conservante solo la testa della
creatura mitologica, testa ornata da una corona. Da ciò trae origine
il mito dei "Re Dragoni" che presiedono i quattro mari
della Cina: il Mare dell'Est (Mar Cinese Orientale), il Mare
dell'Ovest (Mar Giallo), il Mare del Sud (Mar Cinese Meridionale) ed
il Mare del Nord (Lago Baikal). Divinità potenti e largamente
adorate, questi sovrani dalla testa di drago estendevano la loro
influenza a tutti i fenomeni acquatico-atmosferici del loro regno di
competenza. Sovente, in epoca pre-moderna, i villaggi cinesi
prospicienti al mare o a grossi corsi/specchi d'acqua avevano templi
dedicati al culto del locale Re-Dragone. Presso questi luoghi di
culto si officiavano, in tempi di crisi idrico-correlata (siccità o
inondazione), rituali di massa quali preghiere, sacrifici
propiziatori, ecc., per cattivarsi il favore della divinità. Il
sovrano di Wuyue, durante il Periodo delle Cinque Dinastie
e dei Dieci Regni (907-979), era noto con l'appellativo di "Re
Dragone" per l'attenzione profusa nella promozione di opere
idrico-ingegneristiche volte a controllare i danni prodotti dal
capriccio delle maree.
Simbolo
del potere imperiale
Nel mito cinese, i primi autarchi che
riunirono sotto il loro scettro l'ecumene del "Popolo dai
capelli neri" erano legati alla figura del lóng. Yandi,
monarca semi-leggendario della Cina proto-storica, sarebbe stato un
ibrido uomo-dragone. Huang Di, il cui stemma era appunto un
dragone, secondo la leggenda ascese al cielo nella forma di un
dragone. Proprio per questa vicinanza degli ancestrali sovrani con i
draghi, i Cinesi indicano sé stessi come "Discendenti del
Drago". Parimenti, queste leggende spiegano il perché, sin
dall'inizio, il lóng sia divenuto simbolo del potere
imperiale in Cina salvo poi divenire, già al tempo della Dinastia
Qing, simbolo della Cina stessa e del suo popolo.
La forma canonica del drago imperiale
ritrae la creatura di colore giallo/oro con zampe munite di
cinque artigli. Come simbolo, il lóng figurava sulle vesti
del Figlio del Cielo, sui suoi stendardi e sugli edifici vicini alla
sua persona: es. frequentissimo è l'uso del drago quale stilema
decorativo nella Città Proibita di Pechino. Il trono
imperiale cinese era chiamato, non a caso, "Trono del Drago".
Simbolo intimo dell'Imperatore,
il lóng ne marchiava spesso anche le carni. Frequente è
la menzione di segni draghiformi sul corpo dei rampolli della
dinastia imperiale tanto quanto su quelli di usurpatori di successo.
Contestualmente
al binomio Imperatore-Lóng l'Imperatrice ebbe quale
suo simbolo distintivo la fenghuang.
Persistenze moderne
Seppur sia diventato, al pari di altre
creature mitologiche, un elemento grafico-decorativo della cultura
mediatica moderna, il lóng conserva ancora un suo ruolo
ben definito all'interno del folklore cinese. È ancora oggi molto
persistente il mito dei Re Dragoni, celebrati durante il Capodanno
cinese ed ancora oggetto di una velata venerazione in talune
aree rurali della Cina.
Descrizione
e Tassonomia
Tassonomia
Neolitica
La più antica raffigurazione del
dragone cinese è lo zhūlóng della Cultura di
Hongshan, sviluppatasi in un territorio grossomodo sovrapponibile a
quello dell'attuale Mongolia Centrale. Questo "Drago
Maiale" era una creatura serpentiforme con un muso prognato
molto simile a quello di un cinghiale. Da questo archetipo
svilupparono, al tempo della Dinastia Shang, sia
l'ideogramma lóng sia il dragone vero e proprio.
Specie, sotto-razze e Lóng degni di nota
La letteratura e la mitologia della
Cina Imperiale descrivono svariate tipologie di drago oltre
al long propriamente detto. Il linguista Michael Carr
analizzò ed attestò la presenza di oltre 100 nomi di draghi nella
produzione letteraria dei "Classici cinesi" La quasi
totalità di questi nomi presenta però sempre il suffisso "-long":
Tianlong ((ZH) ), dragone
celeste che sorveglia i palazzi delle divinità celesti e funge loro
da mezzo di locomozione (spesso trainandone la biga). Con
questo nome viene indicata anche la costellazione del Draco;
Shenlong ((ZH) ), divinità
del tuono raffigurata come un dragone con testa umana
e stomaco in forma di tamburo;
Fucanglong ((ZH) ), guardiano
del mondo ctonio e dei suoi tesori, spesso associato anche
ai vulcani;
Dilong ((ZH) ), signore dei
fiumi e dei mari;
Yinglong ((ZH) ), dragone
alato associato con i temporali e la pioggia, funse da cavalcatura
a Huangdi nell'esecuzione di Chi You;
Jiaolong ((ZH) ), dragone
privo di corna, coperto di scaglie, signore delle creature
acquatiche;
Panlong ((ZH) ), dragone di
lago incapace di ascendere al cielo;
Huanglong ((ZH) ), dragone
privo di corna simboleggiante l'Imperatore della Cina;
Feilong ((ZH) ), dragone
alato che corre sopra le nuvole e la nebbia; il nome designa anche
lo pterosauro;
Qinglong ((ZH) ),
incarnazione del punto cardinale Est nella simbologia
cinese del Si Ling, i "Quattro Animali";
Qiulong ((ZH) ),
contraddittoria definizione indicante sia un dragone con le corna
sia un dragone privo di corna;
Zhulong ((ZH) ),
anche Zhuyin ((ZH) ) gigantesca divinità draghiforme di
colore rosso, con corpo di serpente e testa umana. Il giorno e la
notte erano create dal movimento delle sue ciglia mentre i venti
erano il frutto della sua respirazione. Da non confondere con
il Drago-Maiale zhulong.
Chilong ((ZH) ), dragone
privo di corna, anche demonio di montagna;
Molto rari invece i casi in cui "long-"
viene utilizzato come prefisso:
Longwang ((ZH) ) celesti
governatori dei Quattro Mari;
Longma ((ZH) ), creatura
mitologica che emerse dal Fiume Luo e rivelò il ba gua a Fu
Xi.
Alcuni dragoni non presentano invece
alcun riferimento alla parola "long":
Hong ((ZH) ), un dragone a
due teste, variante cinese del Serpente Arcobaleno;
Shen ((ZH) ), un
dragone/mostro-marino mutaforma, ritenuto l'origine dei miraggi;
Bashe ((ZH) ), un
dragone-serpente, simile ad un pitone gigante, che si
nutre di elefanti;
Teng ((ZH) )
o Tengshe ((ZH) ; lett. "serpente impennato"),
un dragone volante privo di zampe.
Gli studiosi cinesi dirimano questo
variegato insieme di creature in diverse classificazioni.
L'imperatore Huizong di Song, per esempio, canonizzò le figure
dei cinque Re-Dragoni in base al loro colore:
Dragone Azzurro
[Qinglong 青龍], patrono dei
sovrani compassionevoli;
Dragone Vermiglio [Zhulong 朱龍],
patrono dei sovrani che elargiscono benedizioni sui laghi;
Dragone Giallo [Huanglong 黃龍],
patrono dei sovrani favorevoli alle petizioni di supplica;
Dragone Bianco [Bailong 白龍],
patrono dei sovrani virtuosi; e
Dragone Nero [Xuanlong 玄龍],
patrono dei sovrani che dimorano nelle profondità delle acque
mistiche.
Ora, tenendo presente che il Dragone
Azzurro è già presente nella nomenclatura dei punti cardinali
cinesi (il Si Ling), i Dragoni Vermiglio, Bianco e Nero vanno a
sostituire, rispettivamente, l'Uccello Vermiglio (Sud), la Tigre
Bianca (Ovest) e la Tartaruga Nera (Nord), mentre il
Dragone Giallo si "posiziona" nel centro, producendo così
una variante a cinque voci della toponomastica cardinale "classica"
cinese.
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