Come già accennato, la maggior parte delle arti marziali coreane divenute famose nel mondo consiste in una codificazione recente sulla base dei metodi antichi, ricostruiti più o meno fedelmente. Uno di questi prodotti senz’altro tra i più interessanti, completi e diffusi è il kuk sool won (Associazione delle arti marziali nazionali coreane). Esso venne fondato nel 1961 da In Hyuk Suh, la cui famiglia, che oggi vive vicino a Daegu — nelle terre orientali della Corea del Sud — si distingueva nelle arti marziali da ben 16 generazioni. Il kuk sool won contiene più di 3600 tecniche, che In avrebbe tratto primariamente, nel corso di una ricerca durata più di 50 anni, dalle tre arti coreane storiche, il sahdo mu sool, il boolkyo mu sool e il koong joong mu sool.
Lo stesso fondatore racconta: “Quand’ero giovane, aprii i miei occhi al mondo delle arti marziali. Dimentico di ogni cosa che non fosse l’allenamento, a volte addirittura scordandomi di dormire e mangiare, viaggiai di provincia in provincia e di villaggio in villaggio, per essere istruito da più di un centinaio di maestri che rifiutavano di far sapere il loro nome. Mi insegnarono i segreti di generazioni di arti marziali uno per uno, a volte con qualcuno di questi maestri che mi trasmetteva soltanto una tecnica speciale, e dopo anni di apprendistato e di ricerca, esitavo a tenere per me tutte queste preziose arti dei miei antenati...”.
In effetti il kuk sool won spazia davvero in ogni settore delle arti marziali: calci, pugni, e altre tecniche di percussione, praticamente con ogni parte del corpo possibile (testa, spalle, gomiti, ginocchia, mani e piedi); inoltre leve articolari, proiezioni, spazzate, atterramenti e cadute. Si passa poi alla pratica armata, che include tutte le 24 armi tradizionali usate anticamente dai guerrieri del koong joong mu sool (tra cui bastoni e spade di varie fogge, la lancia e il ventaglio da guerra).
Lo stesso fondatore racconta: “Quand’ero giovane, aprii i miei occhi al mondo delle arti marziali. Dimentico di ogni cosa che non fosse l’allenamento, a volte addirittura scordandomi di dormire e mangiare, viaggiai di provincia in provincia e di villaggio in villaggio, per essere istruito da più di un centinaio di maestri che rifiutavano di far sapere il loro nome. Mi insegnarono i segreti di generazioni di arti marziali uno per uno, a volte con qualcuno di questi maestri che mi trasmetteva soltanto una tecnica speciale, e dopo anni di apprendistato e di ricerca, esitavo a tenere per me tutte queste preziose arti dei miei antenati...”.
In effetti il kuk sool won spazia davvero in ogni settore delle arti marziali: calci, pugni, e altre tecniche di percussione, praticamente con ogni parte del corpo possibile (testa, spalle, gomiti, ginocchia, mani e piedi); inoltre leve articolari, proiezioni, spazzate, atterramenti e cadute. Si passa poi alla pratica armata, che include tutte le 24 armi tradizionali usate anticamente dai guerrieri del koong joong mu sool (tra cui bastoni e spade di varie fogge, la lancia e il ventaglio da guerra).
Un settore altrettanto ricco e interessante è quello delle pratiche interiori, con un numero consistente di tecniche di respirazione e di meditazione che consentono lo sviluppo di un’energia potente, presto utilizzabile. A livelli avanzati, questo tipo di insegnamenti comprende elementi di medicina orientale, come il massaggio, l’agopuntura e l’erboristeria. Tutto questo dà vita a un sistema che riesce a modulare egregiamente gli aspetti morbidi e duri del combattimento, l’interno e l’esterno, in base al motto “you won hwa” (morbidezza, circolarità, armonia).
I maestri di kuk sool won, infatti, tengono particolarmente alla filosofia dello stile, volta, in un’ottica moderna, a incrementare la forza e l’equilibrio della mente del discepolo; ciò non toglie che in quest’arte prevalga giustamente l’idea per cui i concetti filosofico-spirituali non sono granché utili finché non vengono applicati nella realtà: “La filosofia delle arti marziali è tutta nella tua pratica “, dichiara infatti il famoso maestro In Joo Suh, fratello minore del fondatore. Non poteva mancare, infine, l’ispirazione dei movimenti di combattimento al mondo animale, con il praticante di kuk sool che deve adattare al proprio corpo le caratteristiche dell’aquila (dok-soo-ri), della tigre (ho-rang-ee), della mantide (sama-gi) e poi ancora serpenti, leopardi, orsi e gru. Ciascun animale, oltre a suggerire diverse tipologie di movimento, trasmette al praticante, attraverso forme codificate all’uopo, le proprie caratteristiche. Anche il lato agonistico è molto sviluppato nell’arte di In Hyuk Suh, con gare di forme a solo a mani nude e con le armi, difesa da due e tre avversari e tecniche di rottura. Negli Stati Uniti, paese occidentale dove giunse nel 1974 e in cui si è maggiormente diffuso, il kuk sool won è ritenuto un’arte marziale che addestra gli allievi in una maniera il più possibile vicina al combattimento reale. Al contempo, però, tale arte è molto vasta, comprendendo un gran numero di aspetti. Queste due caratteristiche hanno fatto si che il kuk sool won venisse scelto per l’insegnamento ai cadetti della prestigiosa accademia militare statunitense di West Point; il che può costituire una buona testimonianza dell’efficacia di questo metodo coreano, perché l’approccio degli istruttori di West Point alle arti marziali parte dalla loro considerazione che esse nacquero in un contesto militare per permettere la vittoria in guerra sui nemici.
I maestri di kuk sool won, infatti, tengono particolarmente alla filosofia dello stile, volta, in un’ottica moderna, a incrementare la forza e l’equilibrio della mente del discepolo; ciò non toglie che in quest’arte prevalga giustamente l’idea per cui i concetti filosofico-spirituali non sono granché utili finché non vengono applicati nella realtà: “La filosofia delle arti marziali è tutta nella tua pratica “, dichiara infatti il famoso maestro In Joo Suh, fratello minore del fondatore. Non poteva mancare, infine, l’ispirazione dei movimenti di combattimento al mondo animale, con il praticante di kuk sool che deve adattare al proprio corpo le caratteristiche dell’aquila (dok-soo-ri), della tigre (ho-rang-ee), della mantide (sama-gi) e poi ancora serpenti, leopardi, orsi e gru. Ciascun animale, oltre a suggerire diverse tipologie di movimento, trasmette al praticante, attraverso forme codificate all’uopo, le proprie caratteristiche. Anche il lato agonistico è molto sviluppato nell’arte di In Hyuk Suh, con gare di forme a solo a mani nude e con le armi, difesa da due e tre avversari e tecniche di rottura. Negli Stati Uniti, paese occidentale dove giunse nel 1974 e in cui si è maggiormente diffuso, il kuk sool won è ritenuto un’arte marziale che addestra gli allievi in una maniera il più possibile vicina al combattimento reale. Al contempo, però, tale arte è molto vasta, comprendendo un gran numero di aspetti. Queste due caratteristiche hanno fatto si che il kuk sool won venisse scelto per l’insegnamento ai cadetti della prestigiosa accademia militare statunitense di West Point; il che può costituire una buona testimonianza dell’efficacia di questo metodo coreano, perché l’approccio degli istruttori di West Point alle arti marziali parte dalla loro considerazione che esse nacquero in un contesto militare per permettere la vittoria in guerra sui nemici.
Prima dell’introduzione a West Point, l’arte era già stata insegnata ai militari americani durante la Guerra di Corea e in seguito al corpo dei marines e ad alcune forze speciali della Repubblica di Corea.