venerdì 9 dicembre 2016

Ban Naoyuki

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Ban Naoyuki (塙 直之; 26 maggio 1567 – 1615), conosciuto anche come Ban Dan'emon (塙 団右衛門), è stato un samurai del tardo periodo Sengoku e del primo periodo Edo.
Servì inizialmente come vassallo di Katō Yoshiaki, una delle "sette lance di Shizugatake", che diventò in seguito padrone del dominio Aizu, presso Mutsu. Naoyuki servì Katō come comandante d'artiglieria (teppō-taishō).
Naoyuki seguì il suo signore durante l'invasione giapponese della Corea intorno al 1590, e per le sue azioni in combattimento in quella circostanza gli fu dato uno stipendio di 350 koku. Comunque, nella battaglia di Sekigahara nel 1600, si oppose agli ordini di Yoshiaki e conseguentemente lasciò il servizio. Dopo questi avvenimenti, servì numerosi signori, inclusi Kobayakawa Hideaki, Matsudaira Tadayoshi, e Masanori Fukushima; comunque, poiché il suo signore precedente, Yoshiaki, era d'impaccio, Naoyuki diventò monaco per un certo tempo.
Servì il clan Toyotomi nella campagna invernale dell'assedio di Osaka nel 1614. Comunque, durante la campagna estiva dell'anno seguente, fu ucciso in azione mentre combatteva le forze di Asano Nagaakira nella provincia di Izumi.

giovedì 8 dicembre 2016

Sette lance di Shizugatake

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Le sette lance di Shizugatake (賤ヶ岳の七本槍 Shizugatake no shichi-hon-yari) erano le guardie a cavallo di Toyotomi Hideyoshi durante la battaglia di Shizugatake del 1583. Nel momento decisivo della battaglia Hideyoshi ordinò loro di abbandonare la posizione e caricare l'armata di nemica di Shibata Katsuie. Dopo che Hideyoshi prese il controllo del Giappone molti di loro vennero promossi a daimyō.
Le sette lance di Shizugatake erano formate dai seguenti samurai:
  • Fukushima Masanori (1561–1624)
  • Hirano Nagayasu (1559–1628)
  • Kasuya Takenori (1562–1607)
  • Katagiri Katsumoto (1556–1615)
  • Katō Kiyomasa (1562–1611)
  • Katō Yoshiaki (1563–1631)
  • Wakizaka Yasuharu (1554–1626)
Fukushima, Katō Kiyomasa e Katō Yoshiaki ricevettero grandi ricompense da Hideyoshi, rispettivamente feudi da 240.000 koku a Owari, 195.000 koku a Higo e 100.000 koku a Iyo. Gli altri membri ebbero ricompense più modeste ma comunque di migliaia di koku.
Nella battaglia di Sekigahara e nell'assedio di Osaka tutti tradirono Toyotomi Hideyori, figlio di Hideyoshi, con l'eccezione di Kasuya Takenori che combatté al fianco di Ishida Mitsunari. Takenori fu perdonato successivamente, dopo la sconfitta di Ishida.
Con l'avvento dello shogunato Tokugawa, le sette lance o i loro successori vennero cacciati dalle loro terre, escluso Hirano.

mercoledì 7 dicembre 2016

Battaglia di Shizugatake

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La Battaglia di Shizugatake (賤ヶ岳の戦い Shizugatake no Tatakai) fu una battaglia del periodo Sengoku tra i sostenitori di Toyotomi Hideyoshi e Oda Nobutaka per la successione del clan Oda dopo la morte di Oda Nobunaga.

La battaglia

Nel maggio 1583, un generale veterano di Nobunaga chiamato Shibata Katsuie lanciò diversi attacchi simultanei a Shizugatake, dove si trovavano una serie di forti controllati dai generali di Hideyoshi, tra i quali Nakagawa Kiyohide. Sakuma Morimasa attaccò su ordine di Shibata, e Nakagawa fu ucciso, ma le difese del castello resistettero. Non appena ne venne a conoscenza Shibata Katsuie ordinò immediatamente a Sakuma di ritirare le sue truppe poiché erano pericolosamente lontane ed isolate dalle forze di Katsuie. Sakuma comunque non eseguì gli ordini e pianificò di lanciare un'altra offensiva.
Si sa che Hideyoshi era lontano almeno quattro giorni di marcia durante l'attacco di Sakuma. Tuttavia non appena Hideyoshi venne a conoscenza dell'attacco si mise in marcia forzata durante la notte e raggiunse Shizugatake in un giorno e mezzo. Avendo saputo che Hideyoshi stava arrivando con i rinforzi, Sakuma ordinò ai suoi uomini di rompere l'assedio e prepararsi alla difesa. Ma era troppo tardi e le forze di Hideyoshi sbaragliarono facilmente le forze assedianti.

Inseguimento e vittoria

Le armate di Hideyoshi spinsero le forze di Sakuma in una disfatta e le cacciarono indietro fino alla fortezza di Shibata Katsuie, il castello di Kitanosho a Fukui nella provincia di Echizen. Conquistarono il castello ma non prima che Shibata lo desse alle fiamme. Shibata subito dopo commise seppuku con la moglie Oichi facendo fuggire le sue figlie.

Conseguenze

I sette generali in comando di Hideyoshi dopo la battaglia guadagnarono un'enorme fama, e vennero chiamati shichi-hon yari o "Sette lance" di Shizugatake. Alcuni di questi divennero tra i servitori più stretti di Hideyoshi, tra i quali ricordiamo Katō Kiyomasa.

martedì 6 dicembre 2016

Seiza

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Seiza (正座, letteralmente "sedersi correttamente") è il termine giapponese per indicare la posizione seduta tradizionale.
Generalmente, per sedersi correttamente, il ginocchio sinistro deve essere posato a terra per primo, seguito dal destro e dai glutei, che infine appoggiano sui talloni. Le punte dei piedi possono essere vicine o sovrapposte. Tradizionalmente le donne si siedono con le ginocchia strette, mentre gli uomini le divaricano in una certa misura. In alcune arti marziali come il kendō o l'aikidō lo spazio tra le ginocchia è misurato da due pugni chiusi.
Sedersi in seiza è usuale in molte arti tradizionali giapponesi quali la cerimonia del tè (cha no yu), la calligrafia (shodō) e la composizione floreale (ikebana).

Storia

Durante la storia giapponese si sono sperimentate numerose posizioni per sedersi a gambe incrociate. In base alle circostanze, agli abbigliamenti e ai luoghi alcune hanno prevalso su altre. Nel periodo Muromachi l'architettura giapponese faceva grande uso del tatami (la tradizionale pavimentazione composta di tappeti di paglia di riso intrecciata e pressata) il che, combinato con la rigida formalità allora predominante nella classe guerriera per la quale questo tipo d'architettura fu ideata, contribuì alla nascita dello stile seiza come metodo corretto per sedersi. Comunque probabilmente non fu prima del diciottesimo secolo (tra le ere Genroku a Kyōhō nella storia giapponese) che tutti i giapponesi adottarono questo stile nella vita quotidiana. Nel Giappone moderno le stanze tradizionalmente arredate con il tatami e le circostanze in cui si deve rispettare Il seiza sono diventate piuttosto rare per cui oggi molte persone sono ormai disabituate al seiza.

Pavimento

Il Seiza consiste nel sedersi a terra e non su una sedia. Nell'architettura tradizionale giapponese, i pavimenti delle camere sono piuttosto confortevoli perché rivestiti da tatami. Il Seiza è, quindi, strettamente correlato alla pavimentazione tatami. Ci sono occasioni, comunque, in cui sedersi secondo lo stile seiza su un tappeto o un pavimento duro è possibile. In molte arti marziali, per esempio, questa seduta generalmente avviene su pavimenti duri. In base alla propria collocazione sociale e ad altre convenzioni, è possibile sedersi secondo lo seiza anche su speciali cuscini detti zabuton (座布団, letteralmente dei "futon su cui sedersi").

Difficoltà

Per chi è ferito oppure troppo anziano sedersi su appositi sgabelli è considerato tollerabile anche quando sarebbe richiesto lo stile seiza. Questi speciali sono trasportabili e chiudibili e possono essere collocati, chiusi, al di sotto dei piedi diminuendo la pressione sui medesimi. Nelle occasioni molto formali è tuttavia consigliato almeno tentare di sedersi secondo lo stile seiza per poi farsi aiutare a sistemarsi sullo sgabello nel caso il tentativo fallisca o i dolori siano eccessivi. Gli stranieri hanno in genere estrema difficoltà a sedersi secondo questa posizione e chi non è avvezzo allo stile seiza difficilmente riuscirà a resistere oltre i due minuti. La circolazione infatti rallenta in alcune parti delle gambe e spesso si manifestano il formicolio o, peggio ancora, la totale impossibilità di muovere le gambe. Con l'esperienza comunque questi disturbi tendono a diminuire fino a scomparire quasi del tutto, e i praticanti esperti dello stile seiza riescono a resistere in questa posizione a lungo e con disturbi minimi. Alcuni problemi alle giunture - in particolare il ginocchio - possono però espandersi se si è tesi a sedersi in tale posizione; particolarmente grave è la sindrome di Osgood-Schlatter.


Uso nelle arti tradizionali

Sedersi secondo lo stile seiza è fondamentale in alcune arti giapponesi, come nelle arti marziali e la cerimonia del tè, sebbene esista anche la cerimonia del tè da tavolo, la ryūrei, inventata nel diciannovesimo secolo. Seiza è anche lo stile di seduta praticato durante l'esecuzione dello shodo (calligrafia) e dell'ikebana (confezionamento di fiori) sebbene, con l'arrivo della mobilia moderna in sile europeo, certe maniere di comportarsi siano ormai considerate obsolete. Molti teatri che ospitano spettacoli tradizionali come il teatro kabuki ancora oggi obbligano gli spettatori a sedersi secondo lo stile seiza.

Shikkō

Il camminare sulle propria ginocchia durante la postura seiza è conosciuto come Shikko (膝行 shikkō, movimento con le ginocchia) ed è considerato molto più cortese che alzarsi e camminare in piedi. Questo modo di spostarsi oggigiorno è raro; lo Shikkō viene utilizzato nei ristoranti formali, nei ryokan e nell'arte marziale dell'aikidō, in cui i praticanti apprendono lo shikkō.
Per camminare sulle propria ginocchia correttamente i talloni devono essere vicini quanto più possibile ed il corpo deve muoversi come un solo blocco sinergico. Lo shikkō è considerato uno dei migliori esercizi per il praticante d'aikidō, dato il coinvolgimento di tutti i muscoli del corpo.

Uso nelle arti marziali

Nelle arti marziali tradizionali come il ninpo è buona regola compiere questi movimenti per compiere una seiza corretta (notare che tale posizione è usata durante i saluti più formali e rispettosi):
1. Si comincia con un classico inchino (rei) accompagnato tradizionalmente da parole di saluto.
2. Si poggia a terra il ginocchio sinistro (badando a poggiare al suolo la punta del piede e a tenere le mani sui fianchi).
3. Si poggia a terra a sua volta il ginocchio destro (sempre badando alle sopracitate posizioni).
4. Ci si siede per un momento sui talloni dopodiché ci si solleva leggermente per cambiare il punto d'appoggio dei piedi, che dalla punta passa al collo, per poi risedersi sui talloni.
5. Ci si inchina posando al suolo rispettivamente la mano sinistra e la mano destra creando con le dita una sorta di triangolo.
6. Durante l'inchino si porta la fronte a brevissima distanza dal triangolo formato dalle mani pronunciando le stesse parole del precedente rei.
7. Ci si rialza riportando rispettivamente la mano destra e la mano sinistra sui fianchi.
8. I piedi ritornano ad appoggiarsi sulle punte.
9. Si porta in avanti il piede destro e poggiando su di esso si ritorna in posizione eretta.
10. Si fa un altro rei pronunciando tradizionalmente delle parole di ringraziamento.



Metodi di seduta alternativi

Agura

La posizione agura, ovvero il sedersi a gambe incrociate, è considerata informale se paragonata alla seiza nel caso degli uomini ed è decisamente mal vista se a praticarla sono le donne.

Kiza

Per sedersi secondo lo stile seiza è richiesto di poggiarsi sulle ginocchia momentaneamente, con i talloni tesi verso l'alto; se ci si siede ponendo la caviglia a terra e toccando il pavimento con gli alluci, la posizione è detta invece kiza (跪座). Se si abbassano i piedi a terra completamente, allora si trova seduto nella posizione seiza. Nello iaido i praticanti si alzano per impugnare la propria Katana e fendere l'aria dopo aver assunto la posizione kiza, invece che saltare direttamente dalla posizione seiza.



lunedì 5 dicembre 2016

Chōsokabe Chikakazu

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Chōsokabe Chikakazu (長宗我部 親和), noto altresì come Kagawa Chikakazu (香川 親和)
(1567 – 1587) è stato un samurai del periodo Azuchi-Momoyama.

Biografia

Figlio di Chōsokabe Motochika e fratello di Chōsokabe Nobuchika, salì al potere del clan Kagawa, ma non fu capace di ottenere il comando del clan Chōsokabe che andò ad un altro suo fratello, Chōsokabe Morichika.


domenica 4 dicembre 2016

Tsuki

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In giapponese col termine "Tsuki" viene indicata la tecnica di pugno.

Kendo

Nel Kendo. la parola Tsuki, corrisponde ad una delle cinque aree su cui attaccare. Esso è una spinta dal punto dello shinai alla gola, inteso a tagliare un'arteria carotide. Nel combattimento con la spada, l'avversario morrebbe dissanguato. Diversamente dalle arti marziali che usano questo termine, nel "kendo ", lo "tsuki "è un termine comprensivo per il movimento e l'obiettivo.



Karate

Nel karate e nelle sue varianti, il vocabolo "tsuki" è usato come una parte di una parola composta, generalmente usata per descrivere varie tecniche di pugno,(ad esempio: Gyaku zuki, Oi zuki..ect) e, virtualmente, non serve mai a descrivere una tecnica unica, (Da notare che in una parola composta, dove tsuki non viene prima, la sua pronuncia e scrivendo leggermente cambi a causa di il rendaku; questo è traslitterato come "zuki ".)
Qualche esempio d'uso di alcune tecniche basilari include:
  • Choku-zuki (直突き), pugno dritto
  • Gyaku-zuki (逆突き), pugno opposto alla gamba in avanzamento
  • Oi-zuki (追い突き), pugno portato in avanzamento con la gamba corrispondente al braccio
  • Age-zuki (上げ突き), pugno portato dal basso verso l'alto
  • Ura-zuki (裏突き), pugno rovesciato (corto raggio)
  • Tate-zuki (立て突き), pugno verticale portato al centro del petto (corto raggio)
  • Morote-zuki (双手突き), pugno portato con due mani
  • Yama-zuki (山突き) or Rete-zuki, doppio pugno portato su due livelli (combinazione di ura-zuki e jodan oi zuki)
  • Kage-zuki (鉤突き), gancio
  • Mawashi-zuki (回し突き), pugno circolare



Kumite

Il combattimento nel Karate è chiamato kumite (組手:くみて). Si traduce letteralmente come: "incontro di mani." Il Kumite viene praticato sia come sport che come allenamento all'auto-difesa dove le tecniche di pugno vengono sviluppate ed eseguite insieme ad altre tecniche.
Il livello di contatto fisico nel combattimento varia notevolmente. Al Full contact karate sono state apportate molte modifiche. Knockdown karate (such as Kyokushin) utilizza tecniche a contatto pieno per mandare a terra l'avversario. Nelle varianti del Kickboxing, ( per esempio K-1), si preferisce la vittoria per k.o. Sparring in armour (bogu kumite) permette di portare a piena potenza le tecniche con qualche protezione. Sport kumite in many international competition under the World Karate Federation is free or structured with light contact or semi contact and points are awarded by a referee.
Other arts, including throwing and grappling oriented styles such as judo, jujutsu, or aikido, also often use this terminology to describe such an attack.
Nella pratica dell'aiki-jō e di alcuni stili dell'aikido (in particolare nell'Stile Iwama di Morihiro Saito), lo tsuki è usato letteralmente come parte del nome di numerose tecniche di spinta con the short staff ().
Nel karate e nelle sue varianti, il gyaku-zuki è il termine utilizzato per indicare il pugno opposto. Un tradizionale pugno contrario straight punch eseguito da una posizione frontale, with the punching hand on the opposite side to the leading leg (e.g., left leg forward, punch with the right fist). In alternativa il gyaku-zuki può essere utilizzato come termine per qualsiasi pugno scagliato con la mano dello stesso lato della gamba posteriore. Gyaku-zuki, Shotokan karate's strongest punch, develops power through movement of the hips. The hips twist as the returning (non-punching) hikite arm is pulled back and the punching arm is pushed forward, the fist twisting at point of impact. Tensing of the whole body is synchronised as the punch makes contact and at this time the rear foot is pushed down.

Choku zuki

Nel karate e nelle sue versioni, è il termine usato per indicare un "pugno diritto." La camera, o posizione preparatoria, di choku-zuki è con la mano impressionante ritirata all'anca o sulle costole, in un pugno, col palmo che affronta su. Il pugno viaggia direttamente in un percorso lineare verso l'obiettivo, col gomito dietro al pugno tracciando il percorso del pugno. La mano rimane tocca col palmo su fino a che gli ultimi due pollici del pugno, quando ruota affrontare in giù. Idealmente, l'inizio della rotazione del pugno coincide col contatto iniziale con l'obiettivo. Il gomito rimane sul fondo del braccio. Permettendolo per ruotare al lato o diretto verso l'alto lo mette in mostra a danno da entrambi hyperextension inflitto da sé, o da un blocco rigido dall'oppositore. Il contatto è fatto con nocche dell'anteriore-pugno. Un pugno diritto eseguito da una posizione anteriore (zenkutsu-dachi) viene chiamato gyaku-zuki (pugno inverso), se la gamba avanzata e pugno sono su lati opposti, od oi-zuki (pugno di affondo) se la gamba e pugno sono sullo stesso lato.

sabato 3 dicembre 2016

Anatolij Charlampiev

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Anatolij Arkad'evič Charlampiev (in russo: Анатолий Аркадьевич Харлампиев; Smolensk, 29 ottobre 1906 – 16 aprile 1979) è stato un judoka russo, studioso delle lotte tradizionali dei popoli dell'URSS, fondatore del Sambo.

Biografia

Suo nonno, Georgij Jakovlevič Charlampiev (Георгий Яковлевич Харлампиев) era un famoso ginnasta e pugile. Per tutta la vita il nonno raccolse, studiò e classificò le tecniche di combattimento, della lotta e della difesa personale. Era talmente forte che riusciva a strappare con le dita una moneta da tre kopeiki, una cosa impossibile per il suo tempo (e forse anche per i giorni nostri). Un aneddoto racconta che la sua futura moglie stava su una trojka quando i cavalli impazzirono. La catastrofe sembrava imminente. Per fortuna sulla strada passeggiava Georgiy Yakovlevič, il quale riuscì a fermare la carrozza. Così conobbe la sua futura sposa.
Anche suo padre, Arkadij Georgievič Charlampiev (Аркадий Георгиевич Харлампиев) era una personalità non comune. Eccellente studente dell'Accademia delle Belle Arti, fu mandato a studiare a Parigi con la borsa di studio conferitagli dallo Stato. In un momento di difficoltà economica, per continuare gli studi Arkadij Georgievič decise di approdare ai combattimenti di pugilato professionista europeo. In breve tempo divenne il campione di Francia e in seguito il campione d'Europa nei pesi assoluti. Proprio lui divenne, al suo ritorno in Russia, il padre della scuola russa (ed in seguito della scuola sovietica) di pugilato.
All'età di sei anni Anatoliy, allenato dal nonno e dal padre, si esibiva al circo come trapezista.
All'età di sedici anni Anatolij oramai era un combattente maturo, eccellente in vari tipi di sport. Proprio in quei giorni un famoso militare sovietico, Nikolaj Ilijč Podvoiskij approvava la sua decisione di creare un tipo di lotta universale.
In quel periodo Anatolij insegnava educazione fisica all'Università Rossa Dei Lavoratori dell'Oriente e le basi dei movimenti sportivi in un teatro di Mosca.
L'Università era piena di rivoluzionari professionisti dai paesi dell'Estremo Oriente, in particolare della Cina e della Mongolia. Molti di loro conoscevano le arti marziali e Anatoliy aveva tantissime possibilità di fare pratica con loro. Si allenava anche con i tartari nella disciplina della lotta nazionale tartara (detta lotta della cintura). Ancora prima aveva imparato in maniera eccellente la lotta francese, il pugilato francese e inglese, si dedicava alla scherma, corsa, era un buon acrobata. Conosceva di persona i lottatori "leggendari" Ivan Poddubnij, Klementij Bul, Ivan Spul, ecc. Era anche uno scalatore di alta classe. Partecipò, infatti, alla conquista del Picco del Comunismo (già Picco di Stalin), la vetta più alta dell'URSS – 7495 m.
Per alcuni anni, durante il periodo invernale, Anatolij metteva da parte i soldi per poter andare d'estate nelle repubbliche Caucasiche o dell'Asia Centrale, dove vari tipi tradizionali di lotta sono rimasti ancora popolari. Imparò tutti questi tipi di lotta, sistematizzando le loro tecniche e i metodi di allenamento. Per raggiungere il suo scopo doveva partecipare alle competizioni locali, spesso molto dure e con molti lottatori. Le categorie di peso non esistevano e il giovane atleta che pesava 72 chili, vinceva i combattenti pesanti oltre un quintale e mezzo. Questi studi hanno dato inizio alla nuova disciplina di lotta, Sambo.
Già divenuto un maestro famoso comincia a imparare il Jūdō classico sotto direzione del suo amico Vasilij Sergeevič Ošepkov (Василий Сергеевич Ощепков), che ha vissuto a lungo in Giappone e fu il quarto europeo a ottenere la cintura nera a Kodokan. Questa amicizia contribuì ulteriormente alla Sambo appena nata.
Nel 1938 Sambo acquistò uno statuto ufficiale e Charlampiev divenne il presidente della Federazione.
Lo sviluppo del nuovo universale tipo di lotta fu rallentato dalla seconda guerra mondiale. Anatolij combatté come volontario fin dall'inizio e si mostrò un militare valoroso. Fu insignito di tante medaglie e riconoscimenti.
Kharlampiev finì la guerra in Estremo Oriente dove ebbe occasione di combattere sul tatami con tanti judoka giapponesi che facevano parte dell'Armata del Kwangtung. Infatti 10 tatami da Jūdō seguirono i reggimenti giapponesi per allenamenti. Kharlampiev vinse su tutti i suoi avversari, persino sul campione del Giappone nei pesi massimi.
Dopo la guerra continuò il suo lavoro di sviluppo e di popolarizzazione della Sambo. Rimase il leader indiscutibile anche quando lasciò la carica di Presidente della Federazione.
Negli anni cinquanta i giapponesi gli hanno conferirono honoris causa l'ottavo Dan Jūdō. In quel periodo ciò era ritenuto impossibile per un non-giapponese.




venerdì 2 dicembre 2016

Chambara

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La parola Chambara o Chanbara significa letteralmente combattimento con la spada e, riferita al cinema, indica il filone creativo dei film di cappa e spada giapponesi.
Questi film (anche noti come Samurai movies) rappresentano per il Giappone quello che il western rappresenta per gli Stati Uniti d'America: una mitizzazione di una parte della storia nazionale (in questo caso il periodo medievale feudale nipponico) che nella sua versione cinematografica ha contribuito in parte a creare la moderna identità nazionale del paese.
Un famoso esponente di questo genere di cinema è Akira Kurosawa, che ha firmato film come I sette samurai e La sfida del samurai.


giovedì 1 dicembre 2016

Bajutsu

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Il bajutsu è l'arte dell'equitazione giapponese, specialmente nel sistema di istruzione militare dell'epoca feudale (bujutsu). Si trattava di una delle discipline base dell'addestramento dei samurai[1], insieme al kyujutsu ed al kenjutsu.
Intorno al 1600, per via del relativo periodo di pace, unitamente ai costi probitivi per l'acquisto ed il mantenimento di un cavallo, il bajutsu fu progressivamente abbandonato, e la sua pratica limitata a parate militari e cerimonie.
il termine è l'unione di "Ba" (cavallo) e "jutsu" (arte).

mercoledì 30 novembre 2016

Ban Naoyuki

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Ban Naoyuki (塙 直之; 26 maggio 1567 – 1615), conosciuto anche come Ban Dan'emon (塙 団右衛門), è stato un samurai del tardo periodo Sengoku e del primo periodo Edo.
Servì inizialmente come vassallo di Katō Yoshiaki, una delle "sette lance di Shizugatake", che diventò in seguito padrone del dominio Aizu, presso Mutsu. Naoyuki servì Katō come comandante d'artiglieria (teppō-taishō).
Naoyuki seguì il suo signore durante l'invasione giapponese della Corea intorno al 1590, e per le sue azioni in combattimento in quella circostanza gli fu dato uno stipendio di 350 koku. Comunque, nella battaglia di Sekigahara nel 1600, si oppose agli ordini di Yoshiaki e conseguentemente lasciò il servizio. Dopo questi avvenimenti, servì numerosi signori, inclusi Kobayakawa Hideaki, Matsudaira Tadayoshi, e Masanori Fukushima; comunque, poiché il suo signore precedente, Yoshiaki, era d'impaccio, Naoyuki diventò monaco per un certo tempo.
Servì il clan Toyotomi nella campagna invernale dell'assedio di Osaka nel 1614. Comunque, durante la campagna estiva dell'anno seguente, fu ucciso in azione mentre combatteva le forze di Asano Nagaakira nella provincia di Izumi.

martedì 29 novembre 2016

Chōsokabe Morichika

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Chōsokabe Morichika (宗我部盛親; 11 maggio 1575 – 1615) è stato un samurai e daimyō giapponese.

Biografia

Samurai vissuto nel periodo Azuchi-Momoyama e nel primo periodo Edo, quarto figlio di Chōsokabe Motochika, daimyō e vassallo di Toyotomi Hideyoshi, fu il signore della provincia di Tosa, ma il mandato gli fu revocato da Tokugawa Ieyasu dopo la battaglia di Sekigahara, in quello stesso anno ordinò l'esecuzione di suo fratello Chōsokabe Chikatada, il quale aveva rivendicato per sé il diritto ad ereditare il titolo di capoclan. Dopo aver perso la signoria di Tosa, si ritirò nei pressi di Kyoto, ma nel 1614 unì le sue forze a quelle del clan Toyotomi per la difesa del castello di Osaka, per il quale sia lui che suo figlio vennero decapitati dopo la definitiva sconfitta alla battaglia di Tennoji.

lunedì 28 novembre 2016

Clan Abe

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Il clan Abe (阿部氏 Abe-shi) fu uno dei clan più antichi e potenti del Giappone. Raggiunse il massimo dell'influenza durante il periodo Heian, conservò il potere durante il periodo Sengoku e il periodo Edo, e conobbe una rinascita nel XVIII secolo. Le origini degli Abe sono controverse, così come la loro connotazione etnica. Si è ipotizzato che esistessero già nel periodo Yamato, e che fossero discendenti degli Emishi, gli abitanti aborigeni della regione di Tōhoku.
Nel IX secolo si ha testimonianza dell'esistenza di due Abe che ricoprirono la carica di chinjufu-shōgun, Abe Koretaka nel 878 e Abe Mitora nel 884, e di due governatori di Mutsu, Abe Kiyoyuki nel 886 e Abe Tsunemi nel 940.
Abe è un cognome piuttosto comune nel Giappone dei tempi moderni, ma non tutti coloro che lo portano discendono necessariamente da questo clan.

Origini e Storia

Secondo il Nihon Shoki, gli Abe discendevano da un figlio dell'Imperatore Kōgen. Un certo numero di famiglie con il patronimico Abe, originarie dalla Provincia di Iga (oggi Prefettura di Mie), affermano di discendere da una figura leggendaria di nome Abi. Questi si sarebbe opposto all'Imperatore Jimmu, il primo leggendario Imperatore del Giappone, nei suoi piani di conquista del Regno Yamatai, spingendo le varie famiglie Abe ad insediarsi nel lontano nord dell'Honshū. Il clan avrebbe qui acquistato un'influenza crescente fino a raggiungere la massima espansione nel periodo Heian.
La regione settentrionale, conosciuta come territorio delle provincie di Mutsu e Dewa, fu conquistata dai giapponesi nel IX secolo, ed il popolo nativo Emishi che là viveva venne soggiogato o scacciato. Mentre molte provincie a quel tempo erano supervisionate da un governatore, Mutsu vide l'ascesa di potenti e ricche famiglie indipendenti chiamate gōzoku che amministravano gli affari locali. Gli Abe furono nominati "sovrintendenti degli sborigeni", apparentemente per controllare per conto del governo centrale la popolazione locale, rappresentata da un mix di immigrati giapponesi ed ex tribù Emishi. Di fatto però la loro nomina confermava la difficoltà del governo di Kyoto di tenere sotto il proprio diretto controllo la regione. Il clan Abe sfruttò la posizione acquisita per estendere il controllo ai sei distretti roku-oku-gun, situati nell'attuale prefettura di Iwate, riscuotere le tasse e confiscare i beni in totale autonomia.
Per riaffermare la propria autorità e contrastare il potere del clan Abe, il governo imperiale designò governatore e chinjufu-shōgun ossia "comandante in capo per la difesa del nord", il capo del clan Minamoto, Minamoto Yoriyoshi.
Minamoto Yoriyoshi e suo figlio Minamoto no Yoshiie durante quella che fu definita "prima guerra dei nove anni" (前九年合 guerra Zenkunen, 1051-1063), uccisero Abe no Yoritoki e sconfissero suo figlio Abe no Sadato, aiutati da un'altra potente famiglia, i Kiyohara della vicina provincia di Dewa.

Altre famiglie Abe

Anche se molte altre figure importanti nel corso della storia sono state chiamate Abe, è difficile sapere quali fossero imparentati con il clan Abe di Iga e Mutsu. Ad esempio, Abe no Nakamaro, un importante nobile di corte dell'VIII secolo, si chiamava così perché proveniente dalla città di Abe vicino Nara.
Ugualmente problematico è determinare la linea di discendenza della famiglia di nome Abe che acquistò un certo rilievo nel periodo Edo, occupando il ruolo di rōjū durante lo shogunato Tokugawa. Abe Tadaaki fu il primo a servire come rōjū, mantenendo la carica dal 1633 al 1671. Molto probabilmente era un figlio, o comunque era imparentato, con Abe Masatsugu (1569-1647) che servì Tokugawa Ieyasu e combatté per lui nella decisiva battaglia di Sekigahara. Altri membri della famiglia Abe sarebbero succeduti a Tadaaki nella carica di rōjū per gran parte del periodo Edo (1603-1867). L'ultimo di questi fu Abe Masahiro, che fu a capo del consiglio dei rōjū al tempo dell'arrivo del Commodoro Perry.

Membri del clan

  • Abe no Hirafu (c. 575-664) conosciuto anche come Abe no Ōmi, uno dei generali più importanti nelle guerre contro gli Ainu
  • Abe no Yoritoki (morto nel 1057) chunjufu-shōgun durante la guerra Zenkunen
  • Abe no Sadato (1019 - 1062)
  • Abe Masatsugu (1569 - 1647) Combatté a Sekigahara, divenne un fudai-daimyō sotto i Tokugawa
  • Abe Tadaaki - primo membro del clan Abe ad essere un rōjū
  • Abe Masahiro - tra gli ultimi dei rōjū, firmò il trattato di Kanagawa
  • Abe no Seimei - famoso praticante di onmyōdō