sabato 23 settembre 2017

Yamato Takeru

Risultati immagini per Yamato Takeru


Yamato Takeru (Yamato, 375 – Ise, 455) è stato un principe giapponese che, con le sue eroiche gesta, soffocò diverse rivolte contro il potere centrale del paese detenuto da suo padre, il sovrano del regno di Yamato.
I frammentari riferimenti storici che lo riguardano, mettono in dubbio la sua effettiva esistenza e ne fanno un personaggio leggendario, sebbene un principe pare esser realmente esistito con tale identità, durante quello che le antiche fonti giapponesi chiamano "Il periodo degli enigmi" nel IV secolo - V secolo d.C.
Secondo tali fonti, fu il figlio dell'imperatore Keikō, ed il padre dell'imperatore Chūai.
I riferimenti storici che lo riguardano sono contraddittori, ma la sua epopea, ampiamente riportata negli antichi testi di corte, fornisce un quadro originale su quelli che erano i rapporti di forza e gli schieramenti della corte di Yamato e dei clan delle altre province del Giappone.

La collocazione storica

Fondatore dello stato fu, secondo la tradizione, il leggendario imperatore Jimmu, discendente della dea del Sole, Amaterasu Omikami, che nel VII secolo a.C. condusse le sue armate alla vittoria che gli garantì il controllo della regione di Yamato.
Durante il periodo Kofun ("Degli Antichi Tumuli"), che va dal 250 d.C. al 538 d.C., si assiste al lento passaggio da una condizione di frammentazione politica, in cui regna l'anarchia e la lotta tra i vari regni tribali giapponesi, ad una progressiva unificazione politica del paese, ad opera del Regno di Yamato, sito nella parte centrale dell'isola di Honshū. L'affermazione definitiva degli Yamato avviene durante il periodo Asuka, dal 538 al 710 d.C., che segna l'uscita del paese dall'oscurità dei tempi antichi e la fioritura di una cultura moderna.

Il personaggio

Il principe Yamato Takeru rappresenta l'equivalente nipponico del cavaliere "senza macchia e senza paura" medioevale europeo. Il suo nome, che significa "Eroe del Giappone", può essere riferito ad altre personalità del paese, dove si stava passando dalla tradizione orale a quella scritta. Gli annali cinesi riportano come le prime iscrizioni in cinese furono inviate in Giappone nel 57 d.C. Gli annali giapponesi antichi Nihongi, fanno risalire alla fine del terzo secolo l'invio dei primi studenti giapponesi in Cina per apprendere la scrittura. Ma sarà nel VI secolo che avverrà una discreta diffusione dell'uso dei caratteri cinesi.
Alla fine del VI secolo, il buddhismo divenne religione di Stato in Giappone, ed iniziò un processo di sincretismo tra la nuova dottrina e quella tradizionale del paese, lo Shintoismo. Lo "Scin-to", letteralmente "Via degli Spiriti", si basa sulla tradizione mitologica giapponese che annovera innumerevoli personaggi a cavallo tra leggenda e realtà storica, come nel caso di Yamato Takeru e dei primi imperatori del paese.

La leggenda

Yamato (大和) era il nome dell'antica provincia i cui clan unificarono il paese. Per estensione l'intero regno assunse tale nome. Takeru (長ける) è un verbo che esprime il concetto di eccellere, essere superiore ed identifica l'eroe.
L'epopea di Yamato Takeru narra che fu un principe di nome Ousu, secondo di due gemelli figli dell'imperatore Keikō. Tale legame di parentela implica un problema di collocazione storica, essendo Keikō il semi-leggendario 12º sovrano di Yamato, che secondo i Nihongi visse tra il 71 d.C. ed il 130 d.C.), tre secoli prima del periodo descritto dai Nihongi per Takeru. L'altra antica fonte giapponese, i Kojiki, sono apparentemente più fedeli nel riportare la storia di Yamato Takeru, che viene collocata in un periodo diverso.
Il violento temperamento del giovane Takeru lo portò ad uccidere il fratello per aver mancato di rispetto al padre. Questi, spaventato, lo allontanò dalla corte dandogli il pericoloso incarico di combattere contro un regno che si trovava nell'ovest di Honshū, ed uno che si trovava in Kyūshū. Il clan dei Kumaso, che comandava in quest'ultimo regno, venne annientato da Takeru con uno stratagemma, si travestì da cameriera per infiltrarsi in un banchetto di corte ed uccidere i presenti. Con il grande stupore del padre, riuscì a sconfiggere tutti i potenti nemici, uno dei quali, ammirato dalle sue doti di guerriero, gli assegnò il nome Yamato Takeru.
L'imperatore non lo voleva a corte e, al ritorno dall'impresa, gli assegnò un altro duro incarico, sottomettere le popolazioni ribelli Emishi, storicamente collegate ai tuttora esistenti Ainu, che si erano sollevate nei territori ad est. Lungo il tragitto incontrò la zia Yamato, sacerdotessa del tempio di Ise che, mossa a compassione, gli consegnò la leggendaria spada Kusanagi-no-tsurugi, appartenuta al Kami delle Tempeste Susanoo, fratello della grande Dea del Sole Amaterasu. Dopo aver perso la moglie Ototachibanahime durante una tempesta, si scontrò a più riprese coi ribelli e riportò l'ordine nella provincia ottenendo nuovi successi.
Sulla strada del ritorno, offese il Kami del monte Ibuki, le cui maledizioni gli procurarono una grave malattia e la morte, che avvenne nell'antica provincia di Ise, l'odierna prefettura di Mie, nel quarantatreesimo anno del regno di Keikō. Una statua che lo raffigura, a ricordo del funesto evento, è stata collocata sulla sommità del monte Ibuki.
I suoi averi e la spada vennero dapprima custoditi dalla moglie, ed in seguito vennero trasferiti nel santuario Atsuta, lui dedicato, sito nell'odierna città di Nagoya. Tale santuario è tuttora uno dei più venerati del Giappone. Secondo la leggenda, dopo la morte Yamato Takeru si trasformò in un uccello bianco e volò via. Le sue spoglie sono custodite nel mausoleo del piviere bianco, che si trova a Ise.

Discrepanze dei riferimenti storici

Gli eventi narrati nella leggenda di Yamato Takeru sono contenuti negli antichi testi giapponesi dell'VIII secolo d.C., noti come Kojiki e Nihonshoki. Il periodo in cui viene ambientata l'intera leggenda, dalla descrizione della casa regnante alla morte dell'eroe, è compreso in un arco di circa centotrent'anni, tra il 370 d.C. ed il 500 d.C.. Sicuramente non poté un singolo uomo pacificare l'intero paese. Il processo di unità nazionale richiese alcuni secoli. Viene collocata attorno al 480 d.C. l'espansione giapponese a danno dei nativi indigeni Ainu, che vennero spinti a settentrione, proprio come narra la leggenda di Yamato Takeru.
Si può ipotizzare che possa essere stato uno degli strateghi più abili al servizio dell'imperatore Ingyō, che regnò tra il 411 d.C. ed il 453 d.C.. A riprova della inaffidabile cronologia delle battaglie, l'arco temporale degli avvenimenti trasfigurati nella leggenda dell'eroe è di circa ottant'anni, compresi tra il 375 d.C. ed il 455 d.C., troppi per una persona dedita all'arte della guerra che - considerati gli elevati rischi - difficilmente raggiungeva i cinquant'anni d'età.

venerdì 22 settembre 2017

Mitologia giapponese

Risultati immagini per Mitologia giapponese



La mitologia giapponese è un complesso sistema di credenze e di culti.

Caratteristiche

Il pantheon shintoista, da solo, già vanta una "collezione" di più di 8 milioni di kami (parola giapponese per "spirito" o "divinità"). Nonostante l'influenza dell'antica civiltà cinese, la maggior parte della mitologia e della religione giapponesi è autoctona. Abbraccia tradizioni shintoiste e buddhiste, ma anche credenze popolari legate all'agricoltura. Oltretutto, diversamente dalle mitologie greche, nordiche ed egiziane, è relativamente difficile distinguere che cosa è veramente "mito" in quella giapponese. In questo post verranno trattati solamente gli elementi mitologici tipici presenti anche nella mitologie occidentali, come la cosmogonia, le divinità principali e le più famose storie mitologiche giapponesi.
Il pensiero mitologico giapponese, come cioè è generalmente riconosciuto oggi, si basa sul Kojiki, sul Nihonshoki e su altri libri complementari. Il Kojiki, o "registrazione di cose antiche", è il più antico libro riconosciuto di miti, leggende e storie giapponesi. Lo Shintoshu spiega le origini delle divinità giapponesi da un punto di vista buddista, mentre il Hotsuma Tsutae riporta una versione sostanzialmente diversa della mitologia nipponica.
Un'importante conseguenza della mitologia giapponese, spiegando le origini della Famiglia Imperiale nipponica, è che le attribuisce una discendenza divina. La parola giapponese per "Imperatore", tennō (天皇), significa appunto "imperatore divino" (l'ideogramma significa "celeste", "del paradiso").

Pronuncia dei nomi propri

Numerose divinità appaiono nella mitologia giapponese, e molte di esse hanno più di un nome. Inoltre, alcuni dei loro nomi sono così lunghi da risultare tediosi per la maggioranza dei lettori. Perciò questo articolo elenca solo i nomi più importanti, che verranno trascritti in forma abbreviata. Altre forme di abbreviazione sono comunque in uso.
(Per esempio, Ninigi, o per esteso Ame-Nigishikuni-Nigishiamatsuhiko-Hikono-no-Ninigi-no-Mikoto, può anche essere abbreviato con Hikoho-no-Ninigi o Hono-Ninigi).
In alcune parti di quest'articolo, i nomi propri sono scritti in maniera storica. Inoltre, le lettere sottolineate h, y, e w indicano suoni muti; sono omesse dalla pronuncia moderna. Questa convenzione di sottolineatura è però una caratteristica di QUESTO articolo. Altre sillabe sono modernizzate come segue. Da notare che talvolta vengono usate entrambe le trascrizioni fonetiche.
  • HU è modernizzato in FU
  • ZI e DI sono modernizzati in JI
  • ZU e DU sono modernizzati in TSU
  • OO è modernizzato in O o OH
Per esempio, fra le varie pronunce di Ohonamudi vi sono Ohonamuji, Oonamuji, Ohnamuji, e altre.
Per ragioni storiche, K, S, T e H sono talvolta confuse con, rispettivamente, G, Z, D e B.
Ad esempio, altre pronunce di Ohonamudi sono anche Ohonamuti e Ohonamuchi.

Mito della Creazione

Le prime divinità diedero alla luce due esseri divini, l'essenza maschile Izanagi e l'essenza femminile Izanami, che incaricarono di creare la prima terra. Per aiutarli in tale compito, venne loro donata un'alabarda ingioiellata, chiamata Amanonuhoko ("Alabarda Celeste della Palude"). Le due divinità andarono quindi al ponte che collegava cielo e terra, l'Amenoukihashi ("Ponte Fluttuante del Cielo"), e mescolarono il mare sottostante con l'alabarda. Quando alcune gocce di acqua salata precipitarono da questa, si trasformarono nell'isola di Onogoro. Izanami e Izanagi scesero dal ponte del cielo e realizzarono la loro dimora sull'isola. Vollero infine avere dei figli, così eressero un pilastro (chiamato Amenomihashira) e attorno ad esso costruirono un palazzo (chiamato Yahirodono, "La sala dall'area di 8 braccia di lunghezza"). Izanagi e Izanami girarono attorno al pilastro in direzione opposta l'uno all'altra, e quando si incontrarono sull'altro lato Izanami, la divinità femminile, salutò per prima Izanagi, la divinità maschile. Questi pensò che ciò non fosse corretto, ma si coricarono assieme comunque. Ebbero due bambini, Hiruko ("bambino debole") e Awashima ("isola pallida"); ma erano malformati e non sono considerati divinità.
Izanagi e Izanami misero i bambini in una barca e li lasciarono andare in mare aperto, pregando dunque gli altri dei che fosse data loro una spiegazione per ciò che avevano fatto di sbagliato. Venne loro detto che la divinità maschile avrebbe dovuto salutare per prima quella femminile durante la cerimonia, mentre era avvenuto il contrario. Così Izanagi e Izanami ritornarono al pilastro, e vi rigirarono intorno, e questa volta quando s'incontrarono fu Izanagi a parlare per primo e la loro unione fu fruttuosa.
Dalla loro unione nacquero le Ōyashima, cioè le otto grandi isole del Giappone:
  • Awazi
  • Iyo (successivamente Shikoku)
  • Ogi
  • Tsukusi (successivamente Kyushu)
  • Iki
  • Tsushima
  • Sado
  • Yamato (successivamente Honshu)
Notare che Hokkaidō, Chishima, e Okinawa non facevano parte del Giappone nell'antichità.
Generarono in seguito sei ulteriori isole e molte divinità. Izanami, tuttavia, morì dando alla luce il figlio Kagu-Tsuchi (incarnazione del fuoco) o Ho-Masubi (causa prima del fuoco). Venne sepolta sul monte Hiba, al confine delle antiche province di Izumo e Hoki, vicino l'odierna Yasugi della Prefettura di Shimane. Incollerito, Izanagi uccise Kagu-tsuchi, dalla qual morte vennero generate dozzine di altre divinità.
Gli dei nati da Izanagi e Izanami sono i simboli di importanti aspetti naturali e culturali, ma sono troppi per essere qui menzionati. Un esempio di conseguenza sulla cultura nipponica è, comunque, il fatto che (nel mito) fu necessario che la divinità maschile Izanagi assumesse la posizione di "guida", mentre la divinità femminile Izanami dovette essere di "seconda posizione". Ciò riflette la concezione diffusa in Giappone di un'implicita discriminazione nei confronti del genere femminile.

Yomi, l'oscura terra dei morti

Izanagi pianse la morte di Izanami ed intraprese un viaggio verso Yomi, "La terra tenebrosa dei morti". Izanagi trovò poche differenze fra Yomi e la terra superiore, eccetto l'eterna oscurità. Comunque, questa tenebra soffocante era sufficiente per farlo soffrire, in mancanza della luce e della vita del mondo superiore. Cercò rapidamente Izanami e la trovò. Dapprima, Izanagi non poteva vederla affatto a causa delle ombre che celavano la sua figura. Ciononostante, le chiese di tornare con lui. Izanami gli parlò, informandolo che era ormai troppo tardi: ella aveva infatti già mangiato il cibo degli Inferi ed ora faceva parte della Terra dei Morti. Non poteva più ritornare fra i viventi.
Izanagi rimase interdetto all'udire questa notizia ma rifiutò di sottomettersi al suo desiderio di essere lasciata nell'oscuro abbraccio di Yomi. Così, mentre Izanami dormiva, prese il pettine che legava i lunghi capelli dell'amata e lo accese come una torcia. Sotto l'improvvisa fiamma luminosa, Izanagi vide l'orripilante figura dell'un tempo bella e graziosa Izanami: era ora un corpo di carne devastata dalla decomposizione, pieno di larve ed altre creature abominevoli che vi camminavano sopra.
Urlando, Izanagi non poté più controllare la sua paura e cominciò a correre, volendo ritornare fra i viventi ed abbandonare sua moglie, morta e disgustosa. Ma Izanami, gridando indignata, si erse dalla terra e prese ad inseguire il consorte. Anche delle shikome, specie di "arpie" o "furie", incaricate da Izanami di riportarlo indietro, cominciarono a rincorrere Izanagi.
Pensando velocemente a cosa potesse fare, Izanagi gettò a terra il suo cappello, che si trasformò in un grappolo d'uva nera. Le shikome vi si inciamparono ma continuarono l'inseguimento. Dopo, Izanagi lanciò a terra il pettine che divenne un cespuglio di canne di bambù. A questo punto le creature del mondo di Yomi iniziarono ad inseguirlo, ma Izanagi urinò contro un albero, formando un grande fiume che gli diede del vantaggio. Sfortunatamente, continuarono ad inseguire Izanagi, costringendolo a gettar loro addosso delle pesche. Sapeva che ciò non li avrebbe rallentati a lungo, ma era quasi libero, ché il confine del mondo di Yomi era ormai vicinissimo.
Izanagi sgusciò fuori dall'entrata e veloce spinse una grossa roccia a tappare la bocca della caverna, che era poi l'ingresso a Yomi. Izanami gridò da dietro questa impenetrabile barriera e disse ad Izanagi che, qualora l'avesse abbandonata, avrebbe ucciso 1000 persone viventi ogni giorno. Ma lui rispose furiosamente che in tal caso avrebbe dato la vita a 1500 persone viventi ogni giorno!
E così iniziò l'esistenza della Morte, provocata dalle mani dell'irata Izanami, la moglie che Izanagi aveva abbandonato.

Sole, Luna e Vento

Come ci si potrebbe aspettare, Izanagi andò subito a purificarsi dopo la sua discesa nel mondo di Yomi. Mentre si svestiva, e rimuoveva tutti gli ornamenti dal suo corpo, ogni oggetto che gettava a terra si trasformava in una nuova divinità. E ancora più dei nacquero quando andò a lavarsi in acqua. I più importanti si crearono una volta che Izanagi lavò la sua faccia:
  • Amaterasu (l'incarnazione del Sole) dal suo occhio sinistro;
  • Tsukuyomi (l'incarnazione della Luna) dal suo occhio destro;
  • Susano-o (l'incarnazione del Vento e della Tempesta) dal suo naso.
Izanagi stabilì che il mondo venisse diviso fra loro: ad Amaterasu andò il Cielo, a Tsukiyomi la notte e la Luna, e a Susanoo i mari.

Amaterasu e Susanoo

Amaterasu, la potente dea giapponese del sole, è la più famosa divinità della mitologia nipponica. Il suo governo terreno col suo incontrollabile fratello Susano-o, tuttavia, è decisamente poco conosciuto ed appare in numerosi racconti. Una storia parla del terribile comportamento di Susano-o nei confronti di Izanagi: questi, stanco delle continue lamentele di Susano-o, lo confinò nel mondo di Yomi. Susano-o accettò riluttante, dicendo che prima avrebbe dovuto adempiere ad alcune sue faccende incompiute. Andò in Takamanohara (Cielo) per dire addio a sua sorella, Amaterasu. Ma questa ben sapeva che il suo imprevedibile fratello non aveva buone intenzioni, e si preparò per la battaglia. "Perché sei giunto fin qui?", domandò Amaterasu. "Per dirti addio", rispose Susanoo.
Ma lei non gli credeva, e gli propose una gara per provare la sua buona fede. Venne organizzata una sfida, che avrebbe vinto chi avrebbe dato alla luce il maggior numero di figli divini. Amaterasu generò tre donne dalla spada di Susanoo, mentre Susanoo generò cinque uomini dal monile di Amaterasu. Questa pretese che i cinque uomini generati da un suo oggetto fossero attribuiti a lei; di conseguenza, le tre donne furono attribuite a Susanoo.
Chiaramente, entrambi gli dei si dichiararono vincitori. L'insistenza di Amaterasu in ciò portò Susano-o ad intraprendere violenti scontri contro di lei, che raggiunsero il loro apice quando Susano-o gettò in una delle sale del palazzo di Amaterasu un poni mezzo scorticato (animale che era consacrato alla dea), causando la morte di una delle ancelle della divinità. Amaterasu fuggì, e si nascose nella grotta di Iwayado. Poiché l'incarnazione del sole si era nascosta in una grotta, il mondo venne interamente oscurato.
Tutti gli dei e le dee quindi cercarono, a turno, di trarre Amaterasu fuori dalla grotta, ma lei rifiutò sempre. Infine, il kami dell'ilarità, Ama-no-Uzume, ebbe un piano. Piazzò un largo specchio di bronzo su un albero, dirimpetto alla caverna di Amaterasu. Quindi Uzume si ricoprì di fiori e foglie, capovolse una tinozza e prese a ballarvici sopra, tamburellando la superficie con i suoi piedi. Alfine, Uzume si spogliò delle foglie e dei fiori e danzò nuda. Tutte le divinità maschili esplosero in fragorose risate, e Amaterasu, sentendole, s'incuriosì. Quando Amaterasu sbirciò fuori dalla caverna, ove a tanto a lungo era stata, ne dipartì un raggio di luce, chiamato "alba", e la dea rimase abbagliata dal suo riflesso sullo specchio. Il dio Ameno-Tajikarawo la trasse a sé dalla grotta, che fu sigillata con una roccia sacra detta shirukume. Circondata di risate, la depressione di Amaterasu scomparve e accettò di restituire la sua luce al mondo. Ama-no-Uzume fu da allora conosciuta come kami dell'alba e dell'ilarità.

Susano-o e Orochi

Susano-o, esiliato dal Cielo, giunse nella provincia di Izumo (oggi parte della Prefettura di Shimane). Dopo poco tempo incontrò un uomo anziano e sua moglie, piangenti assieme alla loro figlia. L'anziana coppia spiegò che avevano all'inizio otto figlie, che furono divorate però una ad una, ogni anno, dal drago chiamato Yamata-no-Orochi ("Il serpente otto-forcuto", che si diceva venisse dalla regione di Kosi, oggi Hokuriku). Il terribile drago aveva otto teste ed otto code. Ed ora, Kusinada (o Kushinada-Hime, "principessa della risaia") era l'ultima rimasta delle otto figlie.
Susano-o, che ben conosceva la relazione della coppia con la dea del sole Amaterasu, sua sorella, offrì loro il suo aiuto in cambio della mano della loro magnifica figlia. I genitori accettarono e Susanoo trasformò Kushinada in un pettine, nascondendola in modo sicuro fra i suoi capelli. Ordinò poi che fosse costruita una staccionata attorno alla casa, con otto cancelli, otto tavoli ad ogni cancello, ed otto fiaschi su ogni tavolo, ognuno riempito con vino di riso fermentato otto volte.
Orochi arrivò, e fu attirato dal vino; lo bevve, e con suo stupore fu ucciso da Susano-o. Un fiume vicino divenne rosso per il sangue del drago ucciso. Mentre Susano-o tagliava il drago a pezzettini, trovò all'interno di una delle code un'eccezionale spada, che il dio non era stato in grado di tagliare con la sua. La spada venne successivamente portata da Amaterasu, e venne chiamata Ame no Murakumo no Tsurugi (in seguito, Kusanagi). Questa spada ricorrerà spesso in molti altri racconti.

Il Principe Ōnamuji

Ōnamuji (altrimenti detto Ōkuninushi) era un discendente di Susanoo. Egli, assieme ai suoi molti fratelli, volle competere per la mano della principessa Yakami di Inaba. Mentre viaggiava da Izumo a Inaba per corteggiarla, i suoi fratelli trovarono un coniglio scorticato che giaceva sulla spiaggia. Vedendolo, gli dissero di immergersi in mare e di asciugarsi poi col vento su un'alta montagna. Il coniglio dette loro retta e perciò, per il sale del mare, soffrì agonizzando. Ōnamuji, che era in ritardo dietro ai suoi fratelli, arrivò e vide il coniglio in agonia. Gli diede istruzioni di immergersi nell'acqua dolce, e di coprirsi con la polvere del fiore "gama" (una sorta di giunco). Il coniglio rinvigorito, che era invero una divinità, predisse a Ōnamuji che sarebbe stato lui a sposare la principessa Yakami.
Le lotte che Ōnamuji dovette affrontare furono molte, e morì due volte per le mani dei suoi fratelli gelosi. Ogni volta era però stato salvato da sua madre, Kusanda-Hime. Inseguito dai suoi nemici, si avventurò nel regno di Susanoo dove avrebbe incontrato la vendicativa figlia del dio, Suseri-Hime. L'astuto Susanoo avrebbe provato Ōnamuji numerose volte ma alla fine Susanoo proclamò la sua vittoria sui suoi fratelli.
Seppur la tradizione Yamato attribuisca la creazione delle isole giapponesi a Izanagi e Izanami, la tradizione Izumo afferma che Ōnamuji, con l'aiuto di un dio nano chiamato Sukunabiko, avrebbe contribuito alla creazione della terra nipponica, o almeno l'avrebbe ultimata.

Regalità, Conoscenza e Forza

Amaterasu ordinò a suo nipote Ninigi di regnare sulla Terra. E gli donò i Tre Sacri Tesori:
  • il monile Magatama, del Yasakani no Magatama (ora sito nel Palazzo Imperiale di Tokyo), simboleggiante la regalità;
  • lo specchio di bronzo del Yata no kagami (ora sito nel Gran Tempio di Ise), simboleggiante la conoscenza; inoltre in antichità veniva definito come lo scudo per eccellenza, poiché nessun arma poteva superarlo
  • la spada Kusanagi (una possibile replica del quale è ora sita nel Tempio di Atsuta a Nagoya), simboleggiante la forza.
I primi due vennero realizzati per trarre Amaterasu fuori dalla grotta Amano-Iwato; l'ultimo fu trovato da Susanoo nell'Orochi, l'"Idra" dalle otto teste. Di questi tre, lo specchio è anche il simbolo di Amaterasu. I tre oggetti insieme costituiscono le Insegne imperiali del Giappone.
Ninigi e la sua compagnia andarono sulla Terra e giunsero a Himuka, quindi fondò il suo palazzo.
  • La Spada Totsuka No Tsurugi: servendosi della Spada Totsuka (十挙剣, Totsuka no Tsurugi?), una spada che trasporta la vittima colpita in un'altra dimensione ove regna un'illusione eterna.

Prosperità ed Immortalità

Ninigi incontrò la principessa Konohana-sakuya (incarnazione dei fiori), figlia di Yamatumi (maestro delle montagne), e s'innamorarono. Ninigi chiese a Yamatumi la mano della figlia; questi ne fu ben felice, e gli offrì entrambe le figlie, Iwanaga (incarnazione delle rocce) e Sakuya. Ma Ninigi sposò solamente Sakuya, e rifiutò Iwanaga.
"Iwanaga ha il dono dell'immortalità, mentre Sakuya quello della prosperità", disse dispiaciuto Yamatumi. "Rifiutando Iwanaga, la tua vita sarà d'ora in poi mortale". A causa di ciò, Ninigi ed i suoi discendenti furono mortali.
Una notte, Sakuya rimase incinta, e Ninigi dubitò che fosse lui il responsabile. Per provare che il figlio fosse legittimo, Sakuya fece un giuramento sulla sua stessa vita: avrebbe appiccato il fuoco alla sua stanza una volta partoriti i suoi tre bambini. Così, Ninigi verificò la sua castità. I nomi dei tre neonati furono Hoderi, Hosuseri, e Howori.

L'alta e la bassa marea

Hoderi si guadagnò da vivere pescando in mare, mentre suo fratello Howori fece il cacciatore nelle montagne. Un giorno, Howori chiese a suo fratello di scambiare i loro ruoli per un giorno. Howori provò quindi a pescare, ma non riusciva a prendere molti pesci, e ciò che era peggio, perse l'amo che aveva preso in prestito dal fratello. Hoderi, spietato, lo incolpò e non accettò le scuse del fratello.
Mentre Howori era seduto in spiaggia, assai perplesso, Shihotuti gli disse di prendere la nave chiamata Manasikatuma e andare ovunque andasse la corrente. Seguendo il suo consiglio, Howori raggiunse la casa di Watatumi (maestro dei mari). Qui conobbe Toyotama, la figlia di Watatumi, e la sposò. Dopo tre anni di matrimonio, si ricordò di suo fratello e dell'amo, così ne parlò a Watatumi.
Questi trovò presto l'amo nella gola di un'abramide e lo porse a Howori. Watatumi gli diede anche due sfere magiche, la Sihomitutama, che poteva generare l'alta marea, e la Sihohirutama, che poteva invece generare la bassa marea; e così lo mandò in terraferma, assieme a sua moglie.
Mentre Toyotama stava partorendo, chiese a Howori di non guardare il parto. Ma questi, pieno di curiosità, diede una sbirciata, e vide la moglie trasformarsi in uno squalo nel momento in cui suo figlio, Ugaya, era nato. Conscia di ciò, Toyotama scomparve in mare e non tornò, ma affidò alla sorella Tamayori la passione per Howori.
Ugaya sposò sua zia Tamayori ed ebbe cinque figli, fra cui Ituse e Yamatobiko.

Leggende

Il primo imperatore

Il primo leggendario imperatore del Giappone fu Iwarebiko, cui postumo venne dato nome di Jimmu. Iniziò a regnare nella data convenzionale del 660 a.C. Ecco la sintesi del suo albero genealogico:
  • Iwarebiko è figlio di Ugaya e Tamayori
  • Ugaya è figlio di Howori e Toyotama
  • Howori è figlio di Ninigi e Sakuya
  • Ninigi è figlio di Osihomimi e Akidusi
  • Osihomimi è nato da uno degli ornamenti di Amaterasu
  • Amaterasu è nata dall'occhio sinistro di Izanagi
  • Izanagi si è autogenerato.

giovedì 21 settembre 2017

Kami

Risultati immagini per Kami shintoismo



Kami () è la parola giapponese indicante gli oggetti di venerazione nella fede shintoista. Sebbene la parola sia talvolta tradotta con "dio" o "divinità", i teologi shintoisti specificano che tale tipo di traduzione può causare un grave fraintendimento del termine. In alcune circostanze, come Izanagi e Izanami, i kami sono identificati come vere e proprie divinità, simili agli dèi dell'antica Grecia o dell'antica Roma. In altri casi invece, come il fenomeno della crescita, gli oggetti naturali, gli spiriti che dimorano negli alberi, o forze della natura, tradurre kami con "dio" o "divinità" sarebbe una errata interpretazione.
Limitatamente all'uso nello Shintoismo, la parola è un'onorificenza per spiriti nobili e sacri, che implica un senso di rispetto o adorazione per la loro virtù e autorità. Dal momento che tutti gli esseri (viventi e non) possiedono tali spiriti, l'essere umano (come d'altra parte ogni altro essere) potrebbe essere considerato un kami o un kami potenziale. Tuttavia, poiché i giapponesi non usano mai un'onorificenza per riferirsi a sé medesimi o ad un membro di un gruppo cui appartengono, non è abitudine riferirsi ad un normale essere umano col termine kami.
Poiché il giapponese normalmente non distingue il numero (singolare/plurale/duale) nei nomi, non è talora chiaro se kami si riferisca ad una singola entità o ad entità multiple. Quando è assolutamente necessario un concetto di pluralità, viene usato il termine kami-gami (神々), che è una ripetizione della stessa parola (kami diventa gami per eufonia). A volte ci si riferisce a kami "femminili" col termine megami (女神). Si dice poi spesso che ci sono Yaoyorozu-no-kami (八百万の神), ossia "otto-milioni-di-kami"; in giapponese, questo numero spesso porta con sé il concetto di infinito (come già avveniva per la simbologia ebraica e cristiana circa il numero 7).

I kami nella credenza shintoista

Kami sono i fondamentali oggetti di venerazione per la fede shintoista. Lo Shintoismo nacque come una delle varie antiche religioni popolari animistiche del Giappone, e divenne una religione unificata a seguito delle influenze di altre religioni portate in Giappone dall'estero. Conseguentemente, la natura di ciò che può essere chiamato kami è molto estesa ed abbraccia molti differenti concetti e fenomeni.
Alcuni degli oggetti o fenomeni designati come kami sono qualità della crescita, fertilità e riproduzione; fenomeni naturali come vento e tuono; "esseri" naturali come il Sole, le montagne, i fiumi, gli alberi e le rocce; alcuni animali (come la volpe e il tanuki, il cane procione); e spiriti ancestrali. Fra questi possono essere annoverati, per esempio, gli spiriti degli antenati della famiglia imperiale giapponese, ma anche degli antenati di nobili famiglie così come degli antenati della gente comune.
Ma ci sono anche altri spiriti denominati kami. Ad esempio, gli spiriti guardiani della patria, della casa e delle virtù; spiriti di eroi giapponesi, di uomini di azioni o virtù fuori del comune, e di coloro che hanno contribuito alla civilizzazione, alla cultura ed al benessere dell'umanità; di coloro che sono morti per la patria o per la comunità (vedi: santuario Yasukuni); e di quanti sono morti pietosamente. Bisogna notare però che possono essere considerati kami nello Shinto non soltanto gli spiriti superiori all'uomo, ma anche quegli spiriti che suscitano un sentimento di pietà o che sono ritenuti deboli.
Il concetto di kami è stato mutato e raffinato fin dall'antichità, anche se nulla di ciò che era considerato kami dallo Shintoismo "antico" è ancora considerato kami in quello "moderno" (dove lo Shintoismo "moderno" comincia da quando venne formalizzato in una religione unificata sotto l'influsso di religioni straniere come il Buddhismo). Anche per quanto riguarda lo Shintoismo "moderno" , comunque, non ci sono criteri chiaramente definiti per cosa debba o meno essere venerato come kami. La differenza fra lo Shintoismo "moderno" e le antiche religioni animistiche del Giappone è fondamentalmente un raffinamento del concetto di kami, più che una differenza in termini di definizioni.
Nelle antiche religioni animistiche, i kami erano concepiti semplicemente come le divine forze della natura. I cultori della religione nel Giappone antico veneravano le creature della natura che ispiravano un particolare senso di bellezza e potere, come le cascate, le montagne, le rocce, gli animali, gli alberi, le erbe e persino le risaie. Credevano fermamente che gli spiriti o i kami meritassero rispetto.
Sebbene questi arcaici concetti siano ancora presenti, nello Shintoismo "moderno" molti sacerdoti considerano i kami anche come spiriti antropomorfi, con nobiltà e autorità. Fra questi vi sono anche figure mitologiche come Amaterasu, la dea solare del pantheon shintoista. Anche se questi kami possono essere considerati delle divinità, non sono ritenuti onnipotenti né onniscienti. Nel mito di Amaterasu, per esempio, si dice che la dea non era in grado di vedere gli eventi del mondo umano. E per vedere il futuro doveva praticare rituali divinatori.
I kami possedevano tradizionalmente due "anime", una gentile (nigi-mitama) ed una aggressiva (ara-mitama). Questa forma di kami, umana ma potente, era ancora divisa in amutsu-kami ("divinità" del mondo ultraterreno) e in kunitsu-kami ("divinità" del mondo terreno). Un kami si comporterebbe in modo diverso in base a quale "anima" si trova come soggetto in un preciso momento. In molti modi, ciò rappresentava gli improvvisi mutamenti della natura e spiegherebbe perché c'erano kami per ogni evento meteorologico e non: neve, pioggia, tifoni, inondazioni, lampi e vulcani.
Gli antenati di una particolare famiglia possono anche essere venerati come kami. In questo senso, questi kami erano venerati a causa dei loro poteri benefici, per una qualità o un valore particolare. Molti altari (hokora) furono eretti in onore di questo tipo di kami, che erano regionali. In molti casi, quindi, i morti possono essere divinizzati; un esempio di ciò è il kami Tenjin, che fu Sugawara no Michizane (845-903) in vita.
Nella sua trasmissione radio del 1946 Ningen sengen, l'Imperatore Hirohito dichiarò di non essere un akitsumikami (kami terreno, manifesto). Tuttavia, dopo questa dichiarazione, Hirohito chiese il permesso alle forze occupanti statunitensi di venerare i suoi antenati e, una volta ottenuto il permesso, venerò Amaterasu, che implicava dunque che egli fosse di discendenza divina: secondo la tradizione, infatti, tutti gli imperatori del Giappone discendono dal primo imperatore Jimmu (660 a.C.), che i devoti credono discendesse a sua volta da questa dea.



mercoledì 20 settembre 2017

Ashikaga Shigeuji

Risultati immagini per Ashikaga Shigeuji



Ashikaga Shigeuji (足利 成氏; 1438 – 1497) è stato un guerriero del periodo Muromachi e quinto e ultimo Kantō Kubō di Kamakura-fu ("sostituto dello shōgun"). Quartogenito del quarto Kubō Ashikaga Mochiuji, succedette al padre nel 1449, 10 anni dopo la sua morte per seppuku.

martedì 19 settembre 2017

Asano Nagaakira

Risultati immagini per Asano Nagaakira


Asano Nagaakira (浅野長晟; 1586 – 1632) è stato un samurai giapponese del primo Periodo Edo che servì come daimyō nell'han di Wakayama, e fu in seguito trasferito all'han di Hiroshima.
Nato con il nome di Asano Iwamatsu, era il figlio di Asano Nagamasa, un vassallo di Toyotomi Hideyoshi. Nel 1594, Nagaakira fu a sua volta fatto vassallo di Toyotomi Hideyoshi, e fu stipendiato con 3.000 koku. Seguendo Tokugawa Ieyasu sei anni dopo nella Battaglia di Sekigahara, fu premiato con i 24.000 koku dell'han di Ashimori. Essendo suo fratello Yukinaga morto senza lasciare eredi nel 1613, Nagaakira gli succedette, diventando daimyo dell'han di Wakayama. Nell'assedio di Ōsaka, comandò una parte dell'armata di Tokugawa Ieyasu. Nell'estate del 1615, l'armata occidentale di Toyotomi Hideyori si mosse per attaccare il castello di Asano a Wakayama. Nonostante la maggior parte delle forze di Asano fossero ad Osaka, le guarnigioni rimaste sconfissero i guerrieri dell'armata occidentale, ed Asano poté così condurre i propri uomini contro il nemico nella Battaglia di Kashii.
Asano combatté anche nella Battaglia di Tennoji, la battaglia decisiva dell'assedio di Osaka, dove comandò la guardia posteriore di Tokugawa. Nel 1619, gli fu garantito il feudo di Hiroshima, nella provincia di Aki, che sarebbe così diventata la casa della famiglia Asano per molte generazioni.