«Per proteggersi contro le aggressioni occorre, innanzi tutto, superare i propri limiti psicologici. La paura». Parola di Sergio Cavagliano. Professione: istruttore di «Urban body defence», un corso di difesa personale riservato alle donne. La disciplina, recentemente introdotta da Corte Regina, insegna alle signore come affrontare eventuali approcci sgraditi come e riconoscere, evitare e prevenire situazioni di pericolo. Attraverso un approccio psicologico e, solo successivamente, pratico.
«Il corso è basato su una serie di incontri nei quali, innanzi tutto, parliamo dei problemi relativi alla paura e alle difficoltà di relazione - spiega l'istruttore -. Le lezioni cominciano domandandosi perché si è deciso di iscriversi. E continuano prendendo progressivamente coscienza dei meccanismi che sono alla base di alcuni comportamenti che impediscono di reagire in modo corretto alle aggressioni». Alle donne si insegna, quindi, a superare i propri limiti, a non avere timore di affrontare un eventuale contatto fisico. Solo in un secondo momento subentra l'approccio fisico. «Gli esercizi prendono spunto da un'arte marziale denominata Aikido - continua Cavagliano -. Le donne imparano a gestire l'equilibrio, a cadere senza farsi male, a respirare in modo corretto, a scoraggiare l'avversario».
Il corso è appena partito, ma è già molto richiesto. Non esiste un'allieva tipo, perché agli istruttori si rivolgono donne molto diverse fra loro. «Ci sono ragazze di quindici anni, ma anche signore di cinquanta - conferma Cavagliano -. Purtroppo, in comune hanno quasi sempre esperienze personali traumatiche. Come laver subito molestie o veri e propri atti di violenza. Nella maggior parte dei casi in giovane età». È proprio questo che le spinge a seguire il corso: superare i limiti psicologici che in passato non hanno permesso loro di difendersi in modo efficace.
«All'inizio - conclude l'istruttore - nessuna ammette di essersi iscritta per quel motivo. Esiste una sorta di pudore che impedisce di aprirsi. Con il tempo, però, i problemi vengono a galla. Si tratta di argomenti estremante delicati, di solito di competenza degli psicologi. Io non mi sostituisco ai medici, ma cerco di prendere atto del disagio e aiutare queste persone da un punto di vista pratico».
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